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Paesaggio lacustre e trasformazioni in un contado della Toscana del ‘500
Posted By Comitato di Redazione On 1 luglio 2023 @ 00:51 In Cultura,Letture | No Comments
Nel 1599, allʼetà di 63 anni, Ceseri Frullani nativo di Cerreto Guidi, un piccolo comune a poche decine di chilometri da Firenze, scriveva Glʼavvenimenti del lago di Fucecchio e modo del suo governo, che sarebbe stato dato alle stampe solo quattro secoli dopo nel 1988, per iniziativa e a cura di Anna Corsi e Adriano Prosperi, edito dallʼIstituto Storico Italiano per lʼetà moderna e contemporanea. Una seconda edizione, con nuova veste tipografica, è stata realizzata lo scorso 2022 dalle Edizioni dellʼErba, con sede a Fucecchio.
Il manoscritto si compone di cinque parti, ciascuna delle quali suddivisa in brevi capitoli, da un minimo di dieci a un massimo di quindici, nei quali prevalgono le descrizioni della genesi di alcuni eventi, i risultati di osservazioni dirette, le notazioni di carattere tecnico e le indicazioni specifiche su come operare per affrontare una serie di problemi: «Rovina della pesca e destruzzion dʼalcune castella»; «Del rifacimento del lago»; «Come sʼabbassò il lago»; «Del miglioramento della pesca e in specie per lʼanguille»; «Mutazion di tempi e cose occorse»; «Modo di guidare deʼ fiumi», ecc.
La motivazione che 35 anni fa aveva indotto i due autorevoli curatori a proporre la conoscenza dellʼopera del Frullani ad un più vasto pubblico risiedeva ‒ come spiega Prosperi nellʼIntroduzione a sua firma ‒ principalmente nella volontà di indagare sulla memoria dei luoghi:
Ma prima di addentrarci nelle riflessioni sullʼambiente naturale descritto dal Frullani, personaggio «dotato di una sua rispettabile cultura umanistica e soprattutto di buone letture storiche», Prosperi delinea un breve profilo dellʼautore dal quale si rileva il suo ruolo attivo tra i consiglieri del comune di Cerreto e saltuariamente anche lʼincarico di capitano.
Per quanto piccola la realtà nella quale operava, dagli «orizzonti stretti, ma non certo privi di conflitti», il rapporto tra governo centralizzatore mediceo e comunità locali imponeva periodici confronti e verifiche nei quali fu impegnato anche il Frullani per incombenze amministrative.
Laghi di Bientina e di Fucecchio nel sec. XV (Archivio di Stato di Lucca, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri, n. 3)
Lʼautore in questione deteneva un discreto patrimonio ed era certamente interessato ad accrescerlo, grazie al fatto che di opportunità non ne mancavano, soprattutto sul versante delle istituzioni pubbliche del principato.
Un caso emblematico ricordato da Prosperi, per esempio, riguardava la grande impresa edilizia per la costruzione di una villa medicea a Cerreto, che portò alla trasformazione del preesistente castello, preceduta e accompagnata da una progettazione articolata e dai relativi interventi collaterali. In quellʼoccasione, il Frullani ricoprì il ruolo di «sottoproveditore di detta fabrica», intraprendendo da lì la sua ascesa personale al livello gestionale e amministrativo dei beni granducali. La villa di Cerreto, si inseriva, infatti, «in una zona fittamente punteggiata di strutture analoghe, tutte facenti capo alla amministrazione fiorentina» dei possedimenti medicei.
Chiamato a occuparsi, in qualità di «agente» granducale, della costruzione di un ponte e di alcune cateratte sul torrente Vincio, non risparmiò energie e, soprattutto non esitò a mostrarsi intransigente nei confronti delle autorità locali che avrebbero dovuto mettere a disposizione uomini e mezzi per la realizzazione dei lavori:
Ma Frullani dedicò la sua attenzione, con notevole competenza, anche al tema della pesca, essendo stato per due anni responsabile in quellʼarea lacustre e paludosa del Padule di Fucecchio e sostenne energicamente la necessità di preservare la vasta zona umida, urtando frontalmente «contro una delle tendenze maggiori di quel secolo in genere e di quella dinastia in specie». Questo suo convincimento, che nel manoscritto avrebbe trovato ampia trattazione, alimentava le accuse dei numerosi individui che mal sopportavano il «fattore» Frullani. Peraltro, si era impegnato anche a insediare castagneti sulle pendici del Montalbano, guadagnandosi sia lʼapprezzamento di Francesco I deʼ Medici che praticava la caccia in quelle zone, sia lʼimpiego per otto anni come amministratore della fattoria di Casteltermini.
Dopo quella fase sarebbe, però, iniziato il suo rovinoso declino con la condanna della magistratura nel 1590 a due anni di reclusione nel carcere delle Stinche di Firenze, «per pena della fraude», oltre allʼobbligo della restituzione «di una certa somma agli agenti del granduca».
La documentazione giudiziaria rinvenuta non chiarisce in cosa consistesse la frode contestatagli, ma Prosperi, attraverso lʼesame di altre carte, fornisce gli elementi necessari per comprendere la vicenda. Quando intorno al 1583-84, in «uno dei periodici tentativi medicei di conquistare terre coltivabili strappandole alle acque», si decise di ridurre il livello del lago, Frullani, insieme ad un altro perito, fu chiamato a occuparsi dellʼappoderamento dei nuovi terreni disponibili e da lì sarebbe scaturita lʼaccusa di avere operato in modo fraudolento:
Le conseguenze della sua detenzione e anche di quella di due suoi figli, per ragioni diverse ‒ poi morti in carcere ‒ furono la leva principale che lo spinse a scrivere Glʼavvenimenti del lago di Fucecchio, una sorta di riscatto personale per mostrare le competenze possedute e indicare soluzioni a problemi concreti del territorio. Scontata la condanna e pagata la sanzione pecuniaria, Frullani si ripropose con un certo successo ogniqualvolta fosse possibile ottenere un incarico pubblico o riguadagnare la fiducia del governo mediceo e aspirare a un incarico di «ministro».
Il suo manoscritto, di cui si prevedeva esplicitamente la pubblicazione, reca la data del 30 dicembre 1599 e già questo indizio offre a Prosperi lo spunto per alcune considerazioni che non attengono solo alla cronologia:
Frullani aveva dedicato Glʼavvenimenti al suo principe con la speranza che le sue proposte e indicazioni fossero apprezzate e fatte proprie «per benefizio pubblico»; non fu scritto per gloria letteraria, ma soprattutto, «per gli effetti pratici che la sua fatica voleva avere sul piano del governo del contado». Prosperi evidenzia la cultura storiografica e civile di cui è impregnata lʼopera, che si evince dal costante collegamento tra «pratica del presente e memoria del passato». E pur se il titolo circoscrive la trattazione nel merito (avvenimenti) e nello spazio (lago di Fucecchio), quasi a prendere le distanze da «forme arcaiche di storia municipale o di cronachistica locale», il testo si colloca in un ambito di studi abbastanza originale, confluendo in esso documenti scritti, tradizione orale ed esperienze personali frutto di conoscenza diretta dei luoghi, delle caratteristiche e dei problemi che quel territorio presentava.
Lʼopera non è classificabile, quindi, tra quelle propriamente di carattere storico; nonostante lʼautore rilevi dal passato i dati storici necessari a ricostruire lʼevoluzione del paesaggio che analizza e descrive, «sembra apparentarsi di più ai trattati di economica e di agronomia».
Tuttavia, la strategia perseguita dal governo mediceo non era in sintonia con la visione generale che del problema aveva il Frullani; peccava di scarsa attenzione riguardo allʼecosistema nel suo complesso e alle conseguenze che la riduzione dellʼarea lacustre provocava sulla disponibilità del pescato; sottovalutava i danni alle piante e alla salute degli abitanti per effetto della maggior «putrefazzion dellʼaria».
Frullani, citando ripetutamente anche il parere di altri esperti (agenti, ingegneri, capimastri) con i quali si confrontava, mirava a sottolineare lʼesigenza di amministrare un territorio secondo criteri razionali, cercando di armonizzare le esigenze del privato e quelle dello Stato, «senza sacrificare tutto alla fame di terre coltivate del piccolo produttore». Lʼautore era convinto che in un passato più o meno lontano, il lago fosse stato assai pescoso e il bosco più fitto e vasto: «Caccia e pesca potevano essere, insomma, non solo il trastullo dei potenti ma unʼattività economicamente importante».
Nelle considerazioni di chiusura dellʼIntroduzione Prosperi proietta la sua riflessione anche sul lungo dopo Frullani e sulla sostanziale “attualità″ e fondatezza delle preoccupazioni dellʼautore cinquecentesco. Basti rivedere quanto poi si sarebbe verificato dalla seconda metà del Settecento e fino agli anni del fascismo che delle bonifiche delle terre paludose fece obiettivo di politica agraria e sanitaria: tutelare la salute dei braccianti dagli effetti della malaria e acquisire terre coltivabili, da destinare preferibilmente alla cerealicoltura per garantire lʼautarchia granaria. Ma aveva già iniziato un prestigioso medico e naturalista fiorentino, Giovanni Targioni Tozzetti, ad invocare, con un suo scritto del 1761, un radicale intervento nel Padule per trasformarlo, a forza di colmate in un semplice canale o fiume.
Una sorta di guerra santa che non ha risparmiato «né la fisionomia naturale dei luoghi né quella sociale degli abitanti». Una ragione in più, dunque, secondo Prosperi per apprezzare il testo di Frullani, che a distanza di quattro secoli ha avuto finalmente un suo pubblico di lettori, sempre più numeroso e … preoccupato.
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