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Il mondo ceco nel carteggio fra Angelo Maria Ripellino e la Casa editrice Einaudi

Ripellino e Giulio Einaudi

Ripellino e Giulio Einaudi

di Antonio Pane

Uno degli elementi più significativi della biografia intellettuale di Ripellino è la sua collaborazione con Einaudi, documentata solo in parte dal Catalogo della casa editrice. Per saperne di più ho esplorato le carte ripelliniane presenti nell’Archivio Einaudi, ora custodite presso l’Archivio di Stato di Torino. Mi soffermerò brevemente su uno dei capitoli cruciali di questa esperienza, la parte riservata alla letteratura e alla cultura cecoslovacca.

Ripellino arriva alla Einaudi nel dicembre 1955, quando gli viene affidata la consulenza generale per la letteratura russa e, in seconda battuta, per le letterature polacca e cecoslovacca. Di conseguenza nella fase iniziale di questo lavoro si dedica soprattutto all’ambito russo, sacrificando i suoi interessi boemistici che negli anni precedenti, a partire dal 1947, si sono concretizzati in numerosi articoli, traduzioni e saggi apparsi sul quotidiano «L’Unità» e su riviste come «La fiera letteraria», «La strada», «Convivium», oltre che nel volume consacrato alla poesia ceca contemporanea.

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Angelo Maria Ripellino, 1962 (ph. A. De Donato)

Nei primi anni della militanza einaudiana le ‘scappatelle’ ceche di Ripellino sono limitate, ma sempre degne di nota. Le più antiche sono probabilmente due pareri di lettura manoscritti su opere narrative di Vladislav Vančura, Il fornaio Jan Marhoul del 1924 e La fine degli antichi tempi del 1934. Ripellino, che di Vančura nel 1948 ha tradotto per «L’Unità» il racconto Il compagno Don Chisciotte, ne dà un giudizio decisamente lusinghiero. Questi pareri di lettura sono seguiti nel 1957 da alcune notevoli segnalazioni: la prima riguarda la scrittrice ottocentesca Božena Nĕmcová, di cui Ripellino propone una scelta di lettere (di lei in Italia era nota solo la traduzione, a cura di Ettore Lo Gatto, del romanzo La nonna); la seconda, più attuale e ‘politica’, verte sul libro dello slovacco Alfons Bednar, Le ore e i minuti, duramente attaccato nel III ‘plenum’ della Direzione del Sindacato degli scrittori sovietici, che Ripellino consiglia senz’altro di acquisire; la terza è di carattere interculturale, perché Ripellino riferisce a Calvino di un suo incontro con Josef Kalaš, direttore d’una Casa Editrice di Praga, interessato a tradurre opere di autori italiani (tra cui Pavese e lo stesso Calvino).

Ripellino ritorna sulla Cecoslovacchia a distanza di un anno, in una lettera a Calvino del giugno 1958, che illustra un soggiorno di tre settimane a Mosca, Varsavia, Praga. Insieme al rammarico per la reviviscenza dello stalinismo, per il clima intimidatorio che si respira a Praga, per la persecuzione di tanti scrittori, Ripellino esprime la convinzione che, tra i Paesi del blocco sovietico, la Cecoslovacchia è quello che più si avvicina all’Europa, ed elenca novità e ristampe librarie da tenere in conto: la raccolta di scritti d’arte di Josef Čapek; la trilogia Hordubal, La meteora, Una vita comune di Karel Čapek; il romanzo Il cittadino Brych di Jan Otčenášek; i racconti di Eduard Bass; le poesie di Orten e di Halas. A proposito di Halas, in una lettera del 1960 Ripellino lo presenta come il più grande poeta ceco del Novecento e manifesta l’intenzione di tradurlo.

2Altre interessanti segnalazioni riguardano, nel 1962, il curioso volume La cassetta nera di Ludvík Aškenazy, (una collezione di fotografie commentate da canzoni, poesie e prose liriche), e, nel marzo 1963, i romanzi Tre notti di Egon Hostovský (autore di cui Ripellino aveva caldeggiato il precedente The Plot), Ditta Saxová, di Arnošt Lustig, che Ripellino aveva presentato al Premio Formentor, e La bambola abbandonata di Josef Bor, sulla straziante vicenda di una famiglia di ebrei cechi.

Lo spessore di questi ultimi titoli mostra che in Cecoslovacchia la situazione sta cambiando, si avvertono i primi segni di quel rinnovamento che sfocerà nella ‘Primavera di Praga’. Di questo nuovo clima, e del vivace risveglio della letteratura ceca, Ripellino parla con entusiasmo in una lettera a Calvino del settembre 1963 (dove caldeggia la traduzione di un libro di Josef Škvorecký, La leggenda di Emöke, che difenderà poi al Formentor), e ancora in una lettera dell’ottobre successivo a Vittorio Strada, di ritorno da un inebriante soggiorno a Praga che sarà celebrato sulle colonne dell’«Europa letteraria» nel memorabile reportage È l’ora della Cecoslovacchia. Fogli di diario praghese; e quando, recependo una sua idea, viene varata la «Collana di poesia», la ‘bianca’, i suoi primi nomi sono quelli di Halas e Holan.

5Di questa rinascita Ripellino torna a discutere in una lettera del maggio 1964 a Giulio Bollati, scritta durante un nuovo soggiorno a Praga cui dedicherà un altro magnifico reportage per «L’Europa letteraria», intitolato appunto Mosaico praghese: maggio ’64. Nel ribadire che la Cecoslovacchia esprime attualmente il meglio del mondo slavo, Ripellino si fa subito operativo e chiede a Bollati di affrettarsi a prendere l’opzione di tutta l’opera poetica di Holan e Halas, di Il dottor Dongo di Josef Nesvabda, di Volare in fondo è facile di Ivan Vyskočil, dei racconti inediti di Vĕra Linhartová. L’apostolato ceco prosegue negli anni immediatamente successivi con la proposta delle poesie di Jiří Kolář e di Oldřich Mikulášek, dell’opera del filosofo-romanziere Ladislav Klíma, del poeta-saggista Jakub Deml, dei romanzieri Richard Weiner e Vladislav Vančura, delle Conversazioni con Masaryk di Karel Čapek, dei romanzi Gli ossi di Ivan Vyskočil e Il bruciacadaveri di Ladislav Fuks, con il caldo consenso alla pubblicazione di Bohumil Hrabal, con il progetto di una massiccia edizione degli scritti critici di Karel Teige.

Ma l’attività a favore della cultura ceca si fa ancora più intensa dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, che Ripellino vive in prima persona, testimoniandola in fiammeggianti cronache per «L’Espresso» (e pensare che era andato in Boemia per un periodo di cure termali a Marianské Láznĕ).

 Ripellino a Praga bosco.

Ripellino a Praga  (ph. Bosco)

Di ritorno dalla Cecoslovacchia occupata, mentre si prodiga senza risparmio nell’aiuto, anche materiale, agli intellettuali cechi in esilio, Ripellino raddoppia l’impegno nel settore editoriale. Così, già nell’ottobre 1968 propone ad Einaudi una raccolta di saggi di Jan Mukařovský, il breve romanzo Hobby di Jiří Fried, la raccolta di liriche in prosa I miei amici di Jakub Deml, una scelta delle commedie di Josef Topol; e torna a insistere sull’edizione di Teige, su Ladislav Klíma, su Jan Zahradníček. Nel gennaio del 1969 firma il contratto per Praga magica, libro che vagheggia dal 1957 e che diventerà il suo testamento spirituale. Ma questo generoso attivismo non è affatto indiscriminato: nel marzo del 1969 Ripellino si troverà a sconsigliare la pubblicazione di Dal diario di un controrivoluzionario del suo caro amico in esilio Pavel Kohout, e in seguito a non nascondere le riserve sui taccuini di Il freddo sole di Jiří Mucha o sui nuovi versi della Linhartová.

L’azione filo-ceca di Ripellino prosegue comunque senza soste: con un appassionato parere di lettura del settembre 1969 sullo Svoboda di Bablet, che porterà, l’anno successivo, alla pubblicazione del libro; con l’invito a pubblicare gli atti del XIV congresso straordinario del Partito comunista cecoslovacco, tenuto il 22 agosto 1968 sotto l’incombere dei carri armati; con la messa a punto delle commedie di Karel Čapek, delle poesie di Halas, di poesie e collages di Kolář, del Bruciacadaveri di Fuks; e, nel 1971, con il patrocinio del romanzo grottesco Le sofferenze del principe Sternenhoch di Ladislav Klíma.

4Ancora nel 1973, con la salute sempre più precaria, Ripellino prefigura un’antologia di Nezval e dei surrealisti boemi; alla fine del 1974 continua a sollecitare l’edizione di Kolář e comincia a lavorare a uno studio sul Teatro Liberato che rimarrà purtroppo incompiuto; nel marzo 1976 si entusiasma all’idea di pubblicare una silloge di scritti semiologici cechi e slovacchi sul teatro; alla fine di dicembre, alle prese con le gravi difficoltà alla vista procurate dalla retinopatia diabetica, è pronto a ‘raccomandare’ una traduzione del dramma lirico Manon Lescaut di Vítĕzlav Nezval eseguita da un suo allievo, e comunica con gioia che il samizdàt di Praga magica, che da tempo circola in Cecoslovacchia, potrebbe essere pubblicato a Colonia, dagli esuli cechi di Index. Nella penultima lettera alla casa editrice, del giugno 1977, poco prima del tracollo, Ripellino promette eroicamente di portare a termine prima possibile lo studio sul Teatro Liberato di Praga.

Dialoghi Mediterranei, n. 32, luglio 2018
[*] Intervento letto in occasione del quarantennale della scomparsa di Ripellino celebrato il 2 maggio 2018 a Roma, presso l’Ambasciata della Repubblica Ceca.
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Antonio Pane, dottore di ricerca e studioso di letteratura italiana contemporanea, ha curato la pubblicazione di scritti inediti o rari di Angelo Maria Ripellino, Antonio Pizzuto, Angelo Fiore, Lucio Piccolo, Salvatore Spinelli, Simone Ciani, autori cui ha anche dedicato vari saggi: quelli su Pizzuto sono parzialmente raccolti nel volume Il leggibile Pizzuto (Firenze, Polistampa, 1999).
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