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Come lo scirocco
Posted By Comitato di Redazione On 1 luglio 2024 @ 02:05 In Cultura,Letture | No Comments
di Rosanna Bertuglia
Avevo 12 anni quando Nino entrò a far parte della mia famiglia, una famiglia tranquilla di una più tranquilla cittadina di provincia dove tutto era facilmente ed inesorabilmente programmabile.
Io ero una specie di animaletto selvatico che cominciava a fare i conti con l’adolescenza e mi fiondai nel mio nascondiglio preferito per poter osservare il disturbatore di cotanta quiete e poi….ma cosa vorrà questo da mia sorella…? Lo vidi entrare e salutare educatamente mia madre mentre chiedeva di mia sorella e quello che vidi non aveva niente a che spartire con il “fidanzatino” bene accetto ai miei, ragazzo “posato” e per bene ma in verità più noioso dell’elenco telefonico.
I capelli neri lunghi sul collo, gli occhiali dalla montatura spessa ed un paio di baffi neri e prepotenti. Entrò così, con i suoi jeans e la sua maglietta bianca con due enormi mani stampate sul petto come a voler dichiarare le tante volte che aveva resistito a spintoni di qualche tipo.
Entrò come lo scirocco, caldo e turbolento, e come lo scirocco le scompigliò i capelli e il cuore. Da lì imparai come fosse importante scegliere e come potesse essere liberatorio e divertente disubbidire.
Imparai da lui come può diventare immenso l’orizzonte osservato attraverso i pochi centimetri del mirino della mia prima reflex, come basti un particolare a dare senso ed emozione.
Il bagno di casa era spesso trasformato in camera oscura, le mani incrociate a fare un balletto sotto la lampada del proiettore e contare i secondi come fosse una nenia e poi lì attenti a non sbagliare vaschetta, prima sviluppo e poi fissaggio e infine le foto attaccate ad asciugare con le pinze per stendere i panni.
E poi lo sviluppo delle diapositive…maledettamente faticoso ma la meraviglia di quell’acqua che cambiava colore ad ogni risciacquo aveva qualcosa di magico. E poi le proiezioni, soprattutto le sere d’estate…interminabili e a volte qualche amico non disdegnava una fuga silenziosa e discreta…così, per non disturbare.
Nino entrò così, come lo scirocco, ed è così che voglio pensarlo, tumultuoso e avvolgente fino a diventare fastidioso prendere in prestito l’odore del sale, lo stridìo dei gabbiani, il canto del mare che ci narra di genti lontane e il profumo dei gelsomini che ci accarezza il cuore.
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