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Uno sciamano al Campidoglio. Conspiritualità e nuove iconografie dello sciamanesimo

        

Locandina della mostra del Muse dedicata allo sciamanesimo

Locandina della mostra del MUSE dedicata allo sciamanesimo

di Nicola Martellozzo 

«Sciamani di lotta» 

Se esiste un fenomeno culturale particolarmente difficile da analizzare, o anche solo da circoscrivere, quello è lo sciamanesimo. Lo ritroviamo nelle opere seminali dell’antropologia vittoriana, impiegato come categoria transculturale diffusa in tutto il mondo. La sua consacrazione nel campo dell’antropologia e della storia delle religioni si deve senza dubbio a Mircea Eliade (1974), la cui influenza si è riflessa in Italia nei lavori di Carlo Ginzburg: in una delle sue opere più famose, scriveva di come nel fenomeno dei Benandanti friulani vi fossero «elementi di provenienza sciamanica ormai radicati nella cultura folklorica» (Ginzburg 1989: 280). Anche il precoce interesse di Ernesto de Martino per l’etnopsichiatria si deve all’incontro con un testo classico sullo sciamanesimo tunguso (Shirokogoroff 1935). Nel corso degli anni Novanta emergono nuove prospettive analitiche, che da una parte contribuiscono a ridimensionare lo sciamanesimo in quanto categoria transculturale, e dall’altra promuovono analisi delle forme contemporanee di questo fenomeno (Atkison 1992; Dubois 2009; Grant 2011). Ciò vale anche per il contesto italiano, che vanta studiosi di spessore con esperienze di campo internazionali (Zola 2008; Beggiora 2019).

A differenza di altri fenomeni antropologici, lo sciamanesimo è oggetto d’interesse anche per il grande pubblico; una fascinazione evidente nella recente mostra organizzata dal MUSE di Trento, Sciamani. Comunicare con l’invisibile. Meno visibile, ma decisamente interessante, è la questione dei cosiddetti “sciamani di governo”, quelle figure che negli ultimi cinque anni partecipano a manifestazioni politiche, proteste e scioperi adottando abbigliamenti, pratiche e concetti riconducibili allo sciamanesimo. Il caso più famoso è quello dello statunitense Jake Angeli durante l’assalto a Capitol Hill nel gennaio 2021, diventato il modello di una “iconografia sciamanica” ripresa in altre manifestazioni politiche dal Sud America all’Europa, passando per l’Asia. La rivista Iconografie [1], che ha coniato anche la definizione usata come titolo del paragrafo, nel gennaio 2024 ha pubblicato la prima intervista italiana con Angeli (2024). Si tratta di un documento estremamente interessante per provare a comprendere un fenomeno che, lungi dall’essere una curiosità isolata, è frutto di un bricolage in cui sciamanesimo, new age, teorie del complotto e attivismo politico si fondono insieme. Non a caso, lo sfondo in cui questa iconografia sciamanica ha preso forma e visibilità, è quella di QAnon, uno dei centri focali dell’immaginario culturale contemporaneo statunitense.

Assalto a Capitol Hill, 6 gennaio 2021]

Assalto a Capitol Hill, 6 gennaio 2021

Senza ripercorrere la lunga genesi e trasformazione di QAnon di cui ci siamo già occupati in precedenza (Martellozzo 2022), possiamo riassumere questo movimento come un fenomeno della cultura online lentamente affermatosi nella realtà sociale e politica statunitense. Sull’ambiguo confine tra religione, cospirazionismo e attivismo, QAnon implica una complicata matrice mitologica (Salvia 2022) capace di assorbire e integrare quasi ogni altra teoria del complotto, producendo profezie – tutte fallite – e proponendo un’escatologia di rinnovamento. Al cuore di questo eterogeneo coagulo di credenze eterodosse c’è la certezza che la società occidentale sia segretamente dominata da un’élite di potenti dediti a culti satanisti e pratiche pedofile. Ne farebbero parte attori famosi, importanti finanzieri, e la massima parte dei membri del Partito Democratico statunitense. Da fenomeno di nicchia relegato alla subcultura alt-right digitale, QAnon si è rapidamente espanso in tutto il contesto americano, al punto che quasi un quinto degli statunitensi accetta – pienamente o in parte – questa moderna mitologia (Bloom & Moskalenko 2021: 5). L’espressione più forte di questo fenomeno è stato senza dubbio l’assalto a Capitol Hill, all’indomani dell’elezione presidenziale di Joe Biden.  Per molti credenti di QAnon – il termine è piuttosto azzeccato – lo sfidante ed ex-Presidente Donald Trump incarnava e incarna tuttora il ruolo di salvatore, colui che scatenerà la tempesta (The Storm) attraverso cui purificare la società dalla cospirazione in atto.

Come anticipato, gli eventi di Capitol Hill sono stati il palcoscenico per colui che si è definito lo “sciamano di QAnon”. Nel settembre 2019 Jake Angeli aveva già condotto una protesta presso un’altra Capitol Hill, in Arizona. In quel caso si trattava di una marcia per il clima come parte del Global Week for Future, serie di proteste e scioperi coordinati a livello internazionale. Già in quell’occasione indossava l’abbigliamento che le televisioni di tutto il mondo hanno mostrato nel gennaio 2021: pantaloni cachi, berretto di pelo sormontato da corna di bisonte, la faccia colorata con la bandiera degli Stati Uniti. Il passaggio da immagine a icona è piuttosto rapido: nel 2021 a Sao Paulo compare una figura molto simile a quella di Angeli: copricapo di piume con corna, torso nudo, tatuaggi, e la faccia dipinta con la bandiera brasiliana, a sostegno dell’allora presidente Bolsonaro. È significativo che quell’immagine sia stata recuperata e abbia avuto ampia diffusione solo all’indomani dell’assalto al Congresso nazionale brasiliano dell’8 gennaio 2023, avvenuto dopo la sconfitta di Bolsonaro. A livello narrativo, l’iconografia sciamanica rinforza il parallelo tra i due avvenimenti, sebbene lo “sciamano brasiliano” non abbia avuto la notorietà di Angeli, né abbia deciso – come invece dichiarato dalla sua controparte statunitense – di entrare nell’agone politico ufficiale. Nell’aprile 2021 anche l’Italia ha avuto il proprio sciamano, comparso in una manifestazione davanti Montecitorio contro le restrizioni del lockdown. Il ristoratore modenese adottò una versione sintetica dell’iconografia sciamanica, limitata al copricapo cornuto e la pittura facciale, usando chiaramente i colori della bandiera italiana.

Lo “sciamano brasiliano” di Sao Paulo]

Lo “sciamano brasiliano” di Sao Paulo]

Per questi “sciamani di lotta” il riferimento ad Angeli non implica un’adesione alla mitologia di QAnon, sebbene non sia da escludere una parziale sovrapposizione con specifiche tematiche nazionali; la persecuzione del leader-salvatore, nel caso brasiliano, l’opposizione alla “dittatura sanitaria”, in quello italiano. Più in generale, il ricorso a questa iconografia manifesta un allineamento contro l’esercizio di un potere considerato illegittimo da parte delle autorità statali, e a favore di un determinato ideale di protesta di cui l’assalto a Capitol Hill è l’emblema. Nel riadattare questa iconografia ai diversi contesti nazionali viene persa però l’originale componente sciamanica che è alla base dell’auto-rappresentazione di Angeli, e che come vedremo attinge consapevolmente a pratiche e saperi culturali indigeni.

Prima di entrare nel merito della questione, trovo opportuno riportare un caso esattamente simmetrico rispetto ai due appena presentati, e che rientra nel novero degli “sciamani di lotta” senza però adottare l’iconografia in questione: si tratta di Alexander Gabyshev, un uomo jacuto originario della Siberia che tra il 2019 e il 2021 ha tentato ripetutamente di organizzare una marcia su Mosca per espellere Vladimir Putin attraverso pratiche sciamaniche. Gabyshev è convinto che il presidente della Federazione Russa rappresenti una forza negativa per la nazione, e che come tale vada esorcizzata e rimossa dalla sua posizione di potere. Nessuno dei suoi tentativi ha avuto successo, dato che lo sciamano jacuto è stato ripetutamente arrestato o internato temporaneamente in manicomio. Sebbene Gabyshev non condivida nessun aspetto dell’iconografia di Angeli, tra i due sussiste un’analogia per quanto concerne i metodi: ossia, il ricorso a pratiche sciamaniche attinte da sostrati culturali indigeni per combattere il potere politico.

Come descritto da Conner (2023), lo sciamanesimo di Angeli reinterpreta le pratiche rituali “tradizionali” attraverso una lettura new age e olistica, basata sulla vibrazione di campi energetici; il particolare addestramento dello sciamano gli permette di manipolare tali campi, producendo determinati effetti sulla realtà. Nella maggior parte dei casi si tratta di effetti positivi, di guarigione, ma le stesse nozioni in mano alle persone sbagliate – come le élite politiche sataniste – possono essere usate per fini malvagi. In questo senso le urla lanciate da Angeli durante l’occupazione della Camera erano finalizzate, a detta dello stesso, alla “purificazione” del luogo dalle vibrazioni negative presenti (Conner 2023: 6-7). Nella sua intervista, i riferimenti dello sciamano di QAnon sono molto precisi: «ho cominciato a vestirmi da sciamano più o meno nel periodo in cui ho cominciato a praticare lo sciamanesimo, all’inizio del 2012. Mi vesto in questo modo ispirandomi agli antichi heyoka» (Angeli 2024). 

Alcune raffigurazioni di heyoka Sioux

Alcune raffigurazioni di heyoka Sioux

Heyoka e sciamanesimo bianco 

Gli heyoka sono figure culturali delle popolazioni Dakota e Lakota, collettivamente più note come Sioux. I loro poteri spirituali e di guarigione derivano dal legame con un essere celeste, wakinyan, che li obbliga anche a tenere un comportamento eccentrico, opposto a quello normale, teso a suscitare il riso o confondere le persone: indossare vestiti pesanti durante l’estate, ridere anziché piangere, camminare all’indietro, fingere d’essere ubriachi (Lewis 1974; 1982; 1990; Wallis 1996). Come molte altre figure sciamaniche, i futuri heyoka iniziano la loro “carriera” con una visione onirica, una chiamata da parte dello spirito del tuono wakinyan, dopo la quale partecipano ad un rituale che sancisce pubblicamente il loro passaggio alla nuova condizione sociale. Questi “buffoni sacri” si comportano «like gluttons, lechers, and buffoons; they accompanied almost all rituals, no matter how solemn or important, with burlesque mimicry and slapstick routines, making fun of the officiants, musicians, and even gods» (Graeber & Sahlins 2017: 382). Essi formano comunemente dei gruppi infra-comunitari, che nella letteratura antropologica vengono chiamati clown society, parte integrante del sistema religioso e cerimoniale. Secondo Lewis, il mascheramento non è parte della caratterizzazione “tradizionale” degli heyoka Sioux, mentre il berretto in pelliccia e corna di bisonte costituisce un elemento centrale (Lewis 1982: 249); tuttavia, come ogni fenomeno culturale, anche l’iconografia e la funzione di questi buffoni sacri è cambiata nel tempo:

«In the late twentieth century the heyoka as a secret society had disappeared, and individual heyoka assumed the quality of masked, disruptive, antinatural, ritual clowns comparable to those of the Esquimo, Kwakiutl, Iroquois, Zuni, Pueblo, and others who act out repressed or inhibited impulses to encourage group discharge of tension through laughter» (Lewis 1982: 282). 

Nell’ormai classico On Kings (2017), Graeber e Sahlins hanno analizzato la figura dei buffoni rituali in un’ottica trans-culturale; i due antropologi considerano questi trickster umani come rappresentanti del potere divino, in contrapposizione a quello sacro: «clowns were the only performers who could break all the rules. Often they carried out tasks literally backward, or upside down. But they also made up rules, and enforced existing ones» (Graeber & Sahlins 2017: 384). Nel contesto delle Grandi Pianure nordamericane, dove risiedono le comunità Sioux, essi individuano il terzo e ultimo stadio – non, chiaramente, storico – di gestione del potere divino, che ha nelle clown society californiane la loro forma “pura”. Allo stadio attuale, gli heyoka non possiedono più il ruolo di «temporary police societies, no longer divine or external, but wielding arbitrary powers of enforcement delegated to them over the course of the ritual season, but not limited to the rituals themselves» (Graeber & Sahlins 2017: 388).

Rimane però la componente “sciamanica”, legata al rapporto privilegiato con l’essere wakinyan, ma che non basta da sola a giustificare ipso facto l’equivalenza heyoka = sciamano. In effetti sono pochissimi gli antropologi che qualificano questi buffoni sacri attraverso lo sciamanesimo, specie da quando questa categoria ha subìto quel processo di ridimensionamento cui accennavamo in apertura. Thomas Lewis, ad esempio, preferisce parlare di medicine man, Wallis di “contrari”, e persino nella più famosa biografia di un heyoka, pubblicata anche in italiano (Neihardt 1968), non c’è traccia del termine “sciamano”. Eppure, Angeli non è l’unico a fare esplicito riferimento alle pratiche sciamaniche dei Sioux: esiste un’ampia letteratura divulgativa legata allo spiritualismo contemporaneo in cui lo sciamanesimo viene usato come termine-ombrello, e dunque applicato a quasi ogni forma di ritualità indigena. Trattando dell’espropriazione della spiritualità Lakota, Suzanne Owen si sofferma sulla selezione di determinati aspetti delle cerimonie religiose in cui sono presenti gli heyoka; una delle più importanti «involves a dog sacrifice and thus unlikely to be appropriated by European Americans» (Owen 2008: 48), ed è significativo che non se ne faccia cenno nel volume di maggior successo editoriale, Medicine Woman, di Lynn Andrews (1981). Conosciuta come la “sciamana di Beverly Hills”, Andrews è tra gli esempi di maggior successo di questa forma di appropriazione culturale, in cui approcci new age, rituali indigeni e self-help marketing vengono fusi insieme. Di questo “sciamanesimo bianco” (Wernitznig 2003) fa parte anche Angeli, che paragona il comportamento eccentrico degli heyoka a quello dei maestri del buddhismo zen: 

«gli heyoka […] si vestivano in modo elaborato per scioccare il sistema cognitivo della tribù e sfruttare quello shock come opportunità per far passare il messaggio che il paradigma culturale della tribù non era la realtà effettiva, ma piuttosto la loro interpretazione soggettiva di una realtà oggettiva che esiste oltre i cinque sensi» (Angeli 2024). 

202309261001009Una simile interpretazione ha il doppio effetto di razionalizzare le pratiche indigene, avvicinandole ai paradigmi occidentali, privandole al contempo della loro specificità culturale. Lo “sciamano heyoka” viene presentato pertanto come una figura capace di trascendere la propria società e la propria storia, accedendo ad una realtà oggettiva e universale che accomuna tutti gli esseri umani. Lo sciamano di QAnon si è posto lo stesso obiettivo, appropriandosi di precisi aspetti del sistema religioso e rituale Sioux – debitamente filtrato attraverso decenni di sciamanesimo bianco – per risvegliare la coscienza della società statunitense. Tuttavia, in questo caso lo svelamento della dimensione segreta del mondo assume tinte malevole: la visione new age di Lynn Andrews trova un inaspettato connubio con la mitologia cospirativa di QAnon. 

Conspiritualità e politica 

“Conspiritualità” è un termine introdotto da Ward e Voas per riferirsi a tutti quei fenomeni in cui la spiritualità new age si fonde con il cospirazionismo (Ward & Voas 2011; Asprem & Dyrendal 2015); un’unione favorita dal fatto che sia i teorici delle cospirazioni sia coloro che aderiscono alle forme contemporanee di spiritualità alternativa condividono alcuni principi d’interpretazione della realtà: nulla accade per caso; nulla è come sembra; ogni cosa è connessa alle altre. Se per i credenti e praticanti new age ciò si traduce in una visione olistica dell’esistenza, nel cospirazionismo è presente una intenzionalità malevola e segreta come principio di spiegazione degli eventi. Come suggeriscono Ward e Voas, la conspiritualità rielabora questi tre principi in una nuova forma, dove viene riconosciuto un potere occulto che tenta di dominare la società, contro cui ci si può opporre attraverso un nuovo paradigma della consapevolezza umana (Ward & Voas 2011: 104). Il caso dello sciamano di QAnon è perfettamente in linea con questa visione, come si evince dalla sua intervista: 

«La realtà americana contemporanea, così come la maggior parte dei paradigmi globali, è basata sull’illusione della separazione. Questa percezione illusoria si manifesta in sistemi come il materialismo, la guerra, la predazione, il parassitismo, il dominio e il consumismo. Il sistema americano, così come i sistemi globali, sono dunque costruiti su falsità riguardo la natura dell’esistenza e del mondo. Di conseguenza, la percezione della maggior parte delle persone si basa su un paradigma illusorio che non tiene conto della grande quantità di informazioni di cui non sono a conoscenza, e che crea sistemi basati sull’ignoranza e sulla negligenza. È su questa mancanza di informazioni che si fondano tutti i sistemi americani, incluso il sistema politico. Il risultato sono sistemi socio-economici e geopolitici fondati sull’illusione della separazione che fanno sì che gli uomini abbiano rapporti parassitari con la natura e gli uni con gli altri. In conclusione, i nostri sistemi e i nostri punti di vista socio-economici e geopolitici globali sono diventati corrotti e distorti, perché i nostri sistemi e i nostri punti di vista spirituali sono corrotti e distorti. Se e quando riusciremo a connetterci ai nostri sistemi e ai nostri punti di vista spirituali, ciò si rifletterà anche sui nostri sistemi socio-economici e geopolitici» (Angeli 2024). 
Jake Angeli all'interno del Campidoglio

Jake Angeli all’interno del Campidoglio

Un’analisi dettagliata del testo richiederebbe troppo tempo, ma segnalo qui la risonanza tra la critica di Angeli alla società tecnologica e alcune posizioni filosofiche di Theodore Kaczynski, meglio conosciuto come Unabomber, riferimento privilegiato all’interno del mondo alt-right e cospirativo statunitense. Per lo sciamano di QAnon è la dimensione spirituale che plasma quella socio-economica, che però predomina in virtù di una separazione illusoria; Angeli opera come uno specialista del piano trascendente, cercando di risvegliare la coscienza collettiva delle persone nello stesso modo in cui – nella sua interpretazione – agivano i buffoni sacri Sioux. In altre parole, egli assume su di sé la funzione sociale degli heyoka adottando la teoria new age delle vibrazioni energetiche come principio operativo, mentre la mitologia cospirativa di QAnon fornisce lo sfondo mitologico. Anziché lo spirito del tuono, e la fede verso la profezia della Tempesta che determina le sue azioni: come riportato in alcuni dei suoi manifesti, “Q sent me”, riferendosi all’utente anonimo che sembra aver dato vita al fenomeno (Martellozzo 2022; Salvia 2022). In questo senso, il corpo di Angeli costituisce una sorta di contrappunto fisico dell’intrico simbolico di QAnon: non solo la bandiera americana e il berretto heyoka, ma anche i tatuaggi “norreni” ritraenti il martello di Thor, l’albero Yggdrasil o il valknut. Anche se alcuni giornalisti hanno speculato sul potenziale rimando di questa simbologia ad ambienti d’estrema destra, resta il fatto che Angeli – così come il fenomeno di cui si è fatto esponente – non si può etichettare semplicemente. Lo dimostra la sua partecipazione, in tempi non sospetti, a manifestazioni per la giustizia climatica, coerente con la sua critica all’artificiosità dannosa dei sistemi sociali. Al contempo, a tre anni di distanza – buona parte dei quali passati in carcere – l’interpretazione dell’assalto a Capitol Hill mostra un totale allineamento alla lettura cospirativa di QAnon: 

«Le mie conclusioni sono che il 6 Gennaio sia stato una trappola organizzata dal Deep State, poi trasformata in una psy-op per dividere il Paese e prendere di mira Trump e i suoi sostenitori. L’operazione di intelligence repressiva orchestrata da Yonaganda Pittman [il vicecapo della polizia di Capitol Hill, responsabile dell’intelligence], dai funzionari del Pentagono e dal direttore dell’FBI Christopher Wray, e la presenza di oltre 200 agenti federali tra la folla, sono prove più che sufficienti per affermare che fosse una trappola. E la copertura mediatica partigiana e manipolatoria del 6 Gennaio, insieme alla ricostruzione farsesca degli eventi fatta della Commissione d’inchiesta della Camera sono ulteriori prove del fatto che si è trattato di una trappola usata per creare una psy-op divisiva» (Angeli 2024). 

Psy-op è l’abbreviazione di psychological operations, intese come tutte quelle pratiche strumentali di manipolazione psicologica individuale o di massa, dalla propaganda di guerra alla diffusione di fake news fino, nel contesto di QAnon, all’inscenamento delle cosiddette false flag: atti violenti commessi sotto copertura per far ricadere la responsabilità su altri. In questa lettura a posteriori, ritroviamo tutti i principali leitmotiv della moderna cosmologia cospirativa statunitense: la presenza di una casta occulta dietro lo Stato, la connivenza dei servizi di intelligence, l’organizzazione di psy-op per stigmatizzare o incarcerare i sostenitori di QAnon, la fede in Trump. Oltre a tutto ciò, la convinzione maturata da Angeli che l’assalto del 6 gennaio fosse una trappola, è l’ennesimo esempio della grande flessibilità della narrazione cospirativa di QAnon: come già all’indomani della sconfitta elettorale di Trump, la “crisi di fede” provocata dal mancato avverarsi della profezia di Q è stata risolta aggiungendo nuovi tasselli, ed interpretando retrospettivamente gli eventi. In questo senso, per Angeli l’assalto al Campidoglio non poteva che fallire, deresponsabilizzando in tal modo sia Q, sia l’ex-presidente, sia i “veri” assaltatori, ugualmente ingannati dal Deep State.

Ora, dopo anni di carcere, lo sciamano di QAnon ha deciso di intraprendere una nuova strada per cambiare il sistema, candidandosi alle prossime elezioni politiche in Arizona con il Partito Libertario, uno dei più grandi al di fuori della coppia Democratici-Repubblicani. È dunque possibile che Angeli entri come rappresentante politico nell’istituzione contro la quale protestò nel 2019, scegliendo di agire dall’interno per opporsi al Deep State. Riprendendo le tesi di Sahlins e Graeber – a loro volta elaborate partendo da Hocart – possiamo interpretare l’entrata in politica di Angeli come una sacralizzazione del potere divino; il suo passaggio cioè da “sciamano di lotta” a “sciamano di governo” costituirebbe un atto di (auto)contenimento politico del potenziale sovversivo in una forma maggiormente controllabile. Angeli non è l’unico aderente di QAnon che ha deciso di intraprendere questa carriera politica: nel 2021 Marjorie Taylor Greene venne eletta al Congresso con i voti della Georgia, rischiando di venirne espulsa pochi mesi dopo per il suo sostegno pubblico a diverse teorie cospirative e all’assalto di Capitol Hill.

Da questo punto di vista lo sciamano di QAnon sembra molto più cauto, e nell’intervista dimostra una discreta consapevolezza delle dinamiche politiche: «Penso che per creare un vero cambiamento dobbiamo avere sia persone all’esterno del sistema che lavorano per ottenerlo, protestando se necessario, sia persone all’interno del sistema che capiscono e rispettano la voce del popolo e che lavorano per creare quel cambiamento attraverso la legislazione e il potere parlamentare» (Angeli 2024). Per lui, forse, può dirsi conclusa la fase “divina” della rivoluzione, e iniziata quella “sacra” del riformismo politico. Che effetto avrà questo passaggio sulla sua dimensione sciamanica, dipenderà in larga misura dall’esito delle elezioni; ma anche se scomparisse, l’iconografia dello sciamano di Capitol Hill è ormai entrata a pieno titolo nell’immaginario culturale statunitense. 

Dialoghi Mediterranei, n. 66, marzo 2024 
Note
[1] Iconografie si definisce come una rivista monografica dedicata ai fenomeni politici, estetiche, trasformazioni tecnologiche e dibattiti culturali sulla contemporaneità. (https://www.iconografie.it/). 
Riferimenti bibliografici 
Andrews, Lynn, 1981, Medicine Woman, San Francisco: Harper & Row. 
Angeli, Jake, 2024, “Sciamani di governo”, tempolinea, gennaio 2024, https://www.iconografie.it/tempolinea/sciamani-di-governo/ [controllato il 08/02/24]. 
Asprem, Egil, and Dyrendal, Asbjørn, 2015, “Conspirituality reconsidered: how surprising and how new is the confluence of spirituality and conspiracy theory?”, Journal of Contemporary Religion 30: 367-382. 
Atkison, Jane M., 1992, “Shamanisms Today”, Annual Review of Anthropology 21: 307-330. 
Barkun, Michael, 2003, A Culture of Conspiracy. Apocalyptic Visions in Contemporary America, Berkely: University of California Press. 
Beggiora, Stefano, a cura di, 2019, Il cosmo sciamanico. Ontologie indigene tra Asia e Americhe, Milano: FrancoAngeli. 
Bloom, Mia, Moskalenko, Sophia, 2021, Pastels and Pedophiles. Inside the Mind of QAnon, Stanford: Redwood Press. 
Butters, Albion, 2022, “(Dis)Belief in QAnon: Competing Hermeneutics in the 2020 U.S. Presidential Election”, WiderScreen 3-4: 1-25. 
Conner, Christopher T., 2023, “QAnon, authoritarianism, and conspiracy within American alternative spiritual spaces”, Frontier in Sociology 8. 
Dubois, Thomas A., 2009,  An Introduction to Shamanism, Cambidge: Cambridge University Press. 
Dyrendal, Asbjørn, Robertson, David G., Asprem, Egil, eds., 2019, Handbook of Conspiracy Theory and Contemporary Religion, Leiden and Boston: Brill. 
Eliade, Mircea, 1974, Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, Roma: Edizioni Mediterranee. 
Ginzburg, Carlo, 1989, Storia notturna, Torino: Einaudi. 
Graeber, David, Sahlins, Marshall, 2017, On Kings, Chicago: HAU Books. 
Grant, Bruce, 2011, “Slippage: An Anthropology of Shamanism”, Annual Review of Anthropology 50: 9-22. 
Howard, James H., 1954, “The Dakota Heyoka Cult”, The Scientific Monthly, 78(4): 254-258. 
Lewis, Thomas H., 1974, “The heyoka Cult in Historical and Contemporary Oglala Sioux Society”, Anthropos 69(1),: 17-32. 
Lewis, Thomas H., 1982, “The evolution of the social role of the Oglala heyoka”, Plains Anthropologist 27(97): 249-253. 
Lewis, Thomas H., 1990, The Medicine Men. Oglala Sioux Ceremony and Healing, Lincoln and London: Nebraska University Press. 
Martellozzo, Nicola, 2022, “Profezie e folQlore. Il ritorno di Kennedy nella narrazione complottista di Qanon”, Dialoghi Mediterranei 53: 1-7, https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/profezie-e-folqlore-il-ritorno-di-kennedy-nella-narrazione-complottista-di-qanon/ [controllato il 08/02/24]. 
Neihardt, John G., 1968, Alce Nero parla: Vita di uno stregone dei Sioux Oglala, Milano: Adelphi. 
Owen, Suzanne, 2008, The Appropriation of Native American Spirituality, London: continuum books. 
Salvia, Mattia (a cura di), 2020, Q. Un tentativo di classificazione, Centro Studi sul XXI secolo. 
Shirokogoroff, Sergeĭ M., 1935, The Psychomental Complex of the Tungus, London: Kegan Paul & Co. 
Wallis, Wilson D., 1996, Heyoka: Lakota Rites of Reversal, Kendall Park: Lakota Books. 
Ward, Charlotte, Voas, David, 2011, “The Emergence of Conspirituality”, Journal of Contemporary Religion 26(1): 103-121. 
Wernitznig, Dagmar, 2003, Going native or going naive? White shamanism and the neo-noble savage, Lanham: University Press of America. 
Zola, Lia, 2008, Il commercio degli spiriti. Forme di sciamanesimo contemporaneo nella Repubblica di Sacha (Jacuzia), Roma: Aracne.

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Nicola Martellozzo, dottorando presso la Scuola di Scienze Umane e Sociali (Università di Torino), negli ultimi due anni ha partecipato come relatore ai principali convegni nazionali di settore (SIAM 2018; SIAC 2018, 2019; SIAA-ANPIA 2018). Con l’associazione Officina Mentis conduce un ciclo di seminari su Ernesto de Martino in collaborazione con l’Università di Bologna. Ha condotto periodi di ricerca etnografica nel Sud e Centro Italia, e continua tuttora una ricerca pluriennale sulle “Corse a vuoto” di Ronciglione (VT). Ha pubblicato recentemente la monografia Traduzioni del potere, Quaderni di “Dialoghi Mediterranei” n. 2, Cisu editore (2022).

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