SOMMARIO N. 70

islanda, Aurora boreale (ph. Seby Scollo)

Islanda, Aurora boreale (ph. Seby Scollo)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Francesco Azzarello, Caspar David Friedrich fra religione e spiritualità; Igor Baglioni, Sulla via delle amazzoni. Wonder Woman e l’attivismo femminista in America (1941-1979); Paolo Cherchi, La periegesi mediterranea di Venere e una “meraviglia” occulta dell’ “Adone” di Giovan Battista Marino; Giovanni Cordova, Crocevia del sacro. Islam ed esperienza religiosa oltreconfine; Liviana Gazzetta, Dalla contestazione cattolica al femminismo. Il percorso di Lidia Menapace (1968-1972); Continua a leggere

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EDITORIALE

Corpi (ph. Francesco Faraci)

Corpi (ph. Francesco Faraci)

Sarà perché l’Albania è tornata protagonista nelle cronache di queste settimane ma nell’aria sembra soffiare un vento coloniale d’altri tempi, quando il Paese delle Aquile era un pezzo d’Italia esportato nell’altra sponda adriatica.

Nel dibattito pubblico il colonialismo è pratica politica dissimulata nella esternalizzazione delle frontiere e nella delocalizzazione di quei Centri di rimpatrio destinati a trattenere i migranti trasferiti come merce, simbolicamente e fattualmente deportati come i condannati ai campi di concentramento. La nuova “campagna d’Albania” progettata per dare visibilità all’orgogliosa immagine propagandata dell’identità nazionale fuori della nazione porta gli stessi segni dell’ignominia militare del 1939, lo stesso disonorevole quanto grottesco fallimento. Continua a leggere

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Caspar David Friedrich fra religione e spiritualità

Ritratto di Caspar David Friedrich, Gerhard von Kugelgen

Ritratto di Caspar David Friedrich, Gerhard von Kugelgen

di  Francesco Azzarello

Il 2024, anno in cui il pittore tedesco avrebbe compiuto 250 anni, sta per volgere al termine. Il 5 gennaio del 2025 si chiuderà anche la mostra di Dresda (terza dopo Amburgo e Berlino) dedicatagli. Naturale che il numero di pubblicazioni relative alla sua persona e alla sua opera si siano moltiplicate. Mi sembra dunque opportuno:

(1-2) presentare brevemente le posizioni ermeneutiche più importanti riguardo a tutta la sua produzione (selezionando quelle che hanno maggiore attinenza al tema che ho scelto);

(3) esaminare in particolare il contributo di Werner Busch, che nella sua interpretazione  dell’opera di Friedrich insiste sugli aspetti tanto matematici che religiosi della produzione del pittore, conferendo molta importanza al ruolo della teologia di Friedich Schleiermacher per la comprensione della stessa;  Continua a leggere

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Sulla via delle amazzoni. Wonder Woman e l’attivismo femminista in America (1941-1979)

All Star-Comics 8, December 1941-January 1942

All Star-Comics 8, December 1941-January 1942

di Igor Baglioni 

Tra passato e presente 

«Bella come Afrodite – saggia come Atena – dotata della velocità di Mercurio e della forza di Ercole – lei è conosciuta solo come Wonder Woman, ma chi lei sia, o da dove venga, nessuno lo sa!». Siamo nel dicembre del 1941, verso la fine del mese, quando, sul numero 8 di All Star-Comics [1], una nuova eroina, Wonder Woman, viene così presentata ai lettori. Questi, fin dalle prime pagine, vengono proiettati in un nuovo mondo di avventure le cui trame presentano un aspetto che particolarmente le contraddistingue a livello temporale: lo sguardo parallelo al presente e al passato. Il presente, come affermano chiaramente le prime righe introduttive, è «un mondo devastato dalla guerra e dall’odio degli uomini», è quel mondo che vive la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e in cui gli Stati Uniti sono impegnati a combattere le forze dell’Asse e vedono la propria terra in pericolo, minacciata da spie e sabotatori tedeschi. Continua a leggere

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La periegesi mediterranea di Venere e una “meraviglia” occulta dell’ “Adone” di Giovan Battista Marino

Frontespizio della prima edizione, 1623

Frontespizio della prima edizione, 1623

di Paolo Cherchi 

Marino viene associato alla “meraviglia” estetica, cioè a quel tipo di creazione artistica che desta stupore perché sorprende il lettore con immagini, finzioni, giri linguistici imprevisti e alquanto inconsueti. Di solito tali sorprese si realizzano nel piano linguistico con metafore ardite o con i “concetti” che si ottengono  spesso usando impropriamente i “predicamenti” o le categorie che Aristotele elenca nelle sue Categorie. Sono dieci: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, situazione, averi, azione, patire. Per cui se dico che “Il silenzio scendeva a passi rapidi” sto usando impropriamente il verbo ‘scendere’ e la categoria di “azione”, che non si addice al sostantivo “silenzio’ che semmai “ si diffonde”, e l’idea  di dargli piedi e gambe sembra allontanarsi dal principio della mimesi e affidarlo ad una discorso metaforico che ha sempre bisogno di raccordi fra realtà diverse. E quando le metafore di questo tipo sono “oltranzose”, allora si creano quei “concetti” che la letteratura secentesca privilegiava. Continua a leggere

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Crocevia del sacro. Islam ed esperienza religiosa oltreconfine

Casablanca, la Moschea di  Hassan II

Casablanca, la Moschea di Hassan II

di Giovanni Cordova [*] 

Il ripensamento epistemologico e metodologico con cui le scienze umane e sociali hanno affrontato negli ultimi due decenni lo studio dell’Islam e dell’esperienza religiosa musulmana riflette le aporie e gli impliciti slittamenti semantici che, più in generale, l’assunzione ad universalità della categoria di “religione” (e del suo ineliminabile contrappunto, il “secolare”) ha comportato nell’applicarla oltre la genealogia storico-politico-culturale che l’ha generata. Continua a leggere

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Dalla contestazione cattolica al femminismo. Il percorso di Lidia Menapace (1968-1972)

Lidia Menapace

Lidia Menapace

di Liviana  Gazzetta 

Ad un secolo dalla nascita, settori della società e della cultura italiane stanno avviando una riflessione sul ruolo e sul lascito etico-politico di Lidia Brisca Menapace [1]. Certo è un’impresa non facile, quella di ricostruire l’evoluzione del pensiero, la fede spirituale, l’instancabile militanza incarnata nel percorso biografico di questa protagonista, in oltre sessant’anni di attività molteplice e complessa. Anche il presente contributo tenta di mettere in luce solo alcuni degli elementi di tale percorso, all’interno di una delle fasi probabilmente più ricche della sua esperienza politica e foriero di molti, successivi sviluppi: quello in cui – dopo l’adesione al marxismo – avveniva l’incontro col femminismo. Continua a leggere

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Il potere delle parole: Gaël Faye e la voce del genocidio dei Tutsi in Rwanda, tra memoria e responsabilità

Ruanda

Rwanda

di Giovanni Gugg 

Durante l’ultimo anno, il termine “genocidio” è stato utilizzato in modo crescente per descrivere vari eventi di violenza su larga scala, dall’escalation del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza alle accuse contro la Cina per il trattamento degli Uiguri nello Xinjiang  [1]. Tuttavia, è fondamentale usare questa parola con grande cautela, per evitare che il suo significato venga sminuito. Il genocidio è una delle più terribili manifestazioni della violenza umana, e le sue radici affondano in processi lenti e complessi che spesso cominciano con atti di disumanizzazione e segregazione sociale. Continua a leggere

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“Il fiume ghiacciato” di Mikhail Naimy. L’esordio poetico in lingua russa di uno scrittore arabo

Mikhail Naimy

Mikhail Naimy

di Francesco Medici 

In un suo saggio pubblicato in occasione dei novant’anni di Mikhail Joseph Naimy (Mīḫā’īl Yūsuf Nu‘aymah), l’insigne arabista Francesco Gabrieli (1904-1996) fu il primo in Italia ad adoperare per il grande scrittore libanese la definizione di «triplice anima», alludendo alla triplice lingua e triplice cultura di quest’ultimo: araba, inglese e russa. Se è vero infatti che il mondo anglosassone d’America ha formato la ‘seconda anima’ di numerosi autori della letteratura araba dell’emigrazione d’inizio Novecento, quali ad esempio Kahlil Gibran (Ǧubrān Ḫalīl Ǧubrān, 1883-1931) e Ameen Rihani (Amīn Fāris al-Rīḥānī, 1876-1940), una serie di circostanze che si tenterà nel presente articolo di illustrare mise invece Naimy a contatto con l’ambiente slavo ben prima che egli varcasse l’Atlantico, come molti dei suoi compatrioti tra il XIX e XX secolo, e si stabilisse, seppure non definitivamente, negli Stati Uniti [1]. Continua a leggere

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Cancel culture, patrimonio culturale e sguardo turistico

David di Michelangelo, particolare

David di Michelangelo, particolare

di Marxiano Melotti 

Il David a Glasgow: italianità, stereotipi e tourist gaze 

Il David di Michelangelo, una delle più famose statue della storia dell’arte, simbolo del Rinascimento italiano, è finito, ancora una volta, al centro di un divertente, ma assurdo dibattito.

Un ristorante italiano di Glasgow aveva pensato di usare l’immagine della celebre statua in una campagna pubblicitaria nella metropolitana della città. Di fatto nulla di nuovo: un classico esempio di tematizzazione commerciale, ossia dell’uso di un “tema”, in questo caso collegato al patrimonio culturale italiano, per rendere più interessante e attrattivo un luogo, una merce o un’esperienza. Continua a leggere

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Il viaggio di ritorno in cerca delle radici

da Antenati. Gli archivi della ricerca anagrafica

da Antenati. Gli archivi per la ricerca anagrafica

di Grazia Messina 

Premessa

Il topos del viaggio ha sempre attraversato e accompagnato la storia umana. Ha suggerito pagine epiche e grandi mitologie, ha ispirato espressioni e riflessioni in ogni settore culturale e artistico, ha senz’altro esercitato spinte potenti nella ricerca, nella scienza, nella tecnologia.

Se è vero che non esiste cultura senza l’esperienza del viaggio come tratto essenziale, bisogna altresì riconoscere che nel movimento umano verso luoghi sconosciuti sono state intraviste spinte assai varie, e non sempre del tutto volontarie. A progetti e cammini a lungo pianificati si sono alternati in alcune fasi storiche spostamenti dettati dalla necessità e dal bisogno di nuovi orizzonti per migliorare le condizioni di vita. Continua a leggere

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Pinocchio e il turismo “ecumenico”: osservazioni dal supermercato delle libertà

Santorini, un muro di Oia, credits Elena Nicolai

Santorini, un muro di Oia (ph. Elena Nicolai)

di Elena Nicolai 

Mi rivolgo a te, Pinocchio.

Rispetto. È la tua vacanza… ma è casa nostra [1].

Abbiamo letto con attenzione e passione nell’uscita di settembre di Dialoghi Mediterranei (DM), nella sezione “Venezia e il consumo delle città” [2], preziosi contributi e riflessioni [3] che ho avuto l’onore di sollecitare con un mio precedente, pur umile, contributo omaggio alla mia città, Venezia, così tormentata e vilipesa dalla voracità di uno sfruttamento sempre più erosivo. Continua a leggere

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Mahmud Darwish, poeta della Resistenza palestinese

 Manifesto per il 15 maggio, giornata della lotta palestinese (1970).


Manifesto per il 15 maggio, giornata della lotta palestinese (1970)

di Giovanni Canova 

Il 16 settembre di quarantadue anni fa ebbe luogo il massacro di Sabra e Chatila, nel quale i falangisti libanesi con la complicità israeliana trucidarono migliaia di Palestinesi, uomini, donne, bambini. Pochi anni prima, nel 1970, avevo avuto occasione di visitare quei campi profughi con i responsabili dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, come pure i campi gestiti dall’UNRWA alla periferia di Amman.

Avevo così potuto toccare con mano la sofferenza di un popolo umiliato dalla nakbah, il “disastro”, l’esodo forzato durante la guerra del 1948. L’incontro con poeti e artisti aveva arricchito questa esperienza e permesso la raccolta di prezioso materiale sulla Resistenza. Continua a leggere

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Gaza e la banalità dell’Occidente

Gaza

Striscia di Gaza

di Iain Chambers 

Non posso parlare a nome e per conto della Palestina. Ma posso provare a dire qualche parola alla luce dell’atroce massacro in corso nel Mediterraneo orientale.

Condannate Hamas? No, altrimenti devo condannare l’FLN in Algeria, i Vietcong, il FRELIMO in Mozambico, la Rivoluzione cubana, l’ANC in Sud Africa e le storie di lotta anticoloniale in tutto il mondo. Tutte comportano le atrocità della violenza coloniale sia per il colonizzatore che, soprattutto, per il colonizzato. Continua a leggere

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Gaza, lo sterminio di un popolo e le responsabilità dell’Occidente

gazadi Sergio Todesco

L’attuale dramma umanitario che si svolge, sotto gli occhi di un Occidente distratto, a Gaza e nel Libano sollecita alcune riflessioni, che possono a mio parere articolarsi secondo due principali tematiche: la questione israelo-palestinese vera e propria; lo sguardo esterno e le svariate narrazioni che intorno a tale questione si sono storicamente dispiegate.

Ernesto de Martino ebbe a osservare, ormai più di sessant’anni fa, che questo nostro pianeta è divenuto troppo angusto – tanto velocemente ormai lo si attraversa! – per poter tollerare semplici coesistenze. Ciò comportava, secondo l’etnologo napoletano, che nel panorama caratterizzante le nostre giornate storiche fosse necessario il riconoscimento reciproco e condiviso di una comune condizione umana, piuttosto che delle asettiche e indifferenti “tolleranze”. Sarebbero dunque occorse la conoscenza reciproca, il rispetto reciproco, il reciproco ascolto. In una parola il dialogo. Continua a leggere

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Gaza: riflessioni sull’orrore e sulle pronunce delle Corti internazionali

Corte di giustizia dell'Aja, sentenza contro Israele

Corte di Giustizia  internazionale de L’Aja, sentenza contro Israele

di Lauso Zagato 

Come studioso di diritto umanitario, e quindi dei crimini gravi a tale diritto connessi (crimini di guerra, contro l’umanità, genocidio [1]), incontro una iniziale difficoltà ad entrare nel merito dell’orrore in cui la situazione nel vicino Oriente è ormai precipitata. So bene che quanto perpetrato da Israele è al di là di qualsiasi giustificazione; rimane però sempre presente la consapevolezza del mio essere europeo, e della corresponsabilità storica dell’Europa, anche occidentale (Italia e Francia, purtroppo, in testa) nell’Olocausto (Porrajmos per quanto riguarda il parallelo genocidio del popolo rom). Continua a leggere

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Il concetto di sviluppo nella ricerca antropologica

2-progetti-di-sviluppo-in-contesti-economicamente-disagiatidi Linda Armano 

Il concetto di “progresso” è stato oggetto di un lungo dibattito soprattutto dal periodo illuminista a partire dal quale sono state prodotte definizioni di un progresso storico teologico, lineare, globale e razionalista. Più recentemente però il dibattito sul progresso si è maggiormente interessato a come esso abbia influenzato le visioni contemporanee (Bloch 2015). Se quindi il discorso illuminista ha costituito un primo stadio della naturalizzazione del progresso, il discorso contemporaneo ne segna i suoi limiti e il suo completamento soprattutto quando esso viene inteso come strumento di valutazione qualitativa dell’evoluzione delle culture umane. Continua a leggere

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Fardelli e futuri. A margine della riflessione su “Antropologia e progresso”

Fardello (ph. Daniela

Fardello (ph. Daniela D’Ottavi)

di Letizia Bindi  

Ha fatto bene la redazione di Dialoghi Mediterranei, sempre attenta nello scegliere, suggerire, sollecitare gli interventi,  a mettere la foto titolata Fardello di Daniela D‘Ottavi, all’inizio dell’interessante riflessione che Fabio Dei ha proposto sulle pagine digitali della rivista. Riflettere sulla complessa relazione tra antropologia e progresso, infatti, intrattiene un rapporto radicale con le subalternità e la violenza coloniale – cosa che Dei puntualmente ricorda – e con un sistema di gerarchie interiorizzate tra mondo occidentale e ‘altri mondi’ che a lungo ha utilizzato le metafore della bestia da soma, dello sfruttamento e della doma antropocentrica dei colonizzati, dei migranti come esseri dotati di un agency minore, di una soggettività meno titolare di diritti, di una cittadinanza negata o in altre fasi e contesti sostanzialmente menomata. Continua a leggere

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È vero se ci credo. Sull’idea di progresso nell’esperienza della vita quotidiana

18let01af01di Fulvio Cozza 

Mentre le religioni tradizionali concepiscono il processo storico come un moto verso un termine ultimo e conclusivo, verso un regno in cui il male sarebbe definitivamente vinto, e la lotta, e quindi la storia stessa, soppresse e annullate, la religione della libertà respinge invece come mitologica questa figurazione e afferma che ogni età storica ha il suo problema concreto di liberazione da certe servitù di cui acquista consapevolezza; e che ogni epoca ha la sua «giustizia» da conquistare, il suo «regno» sofferto e sperato, da attuarsi nel mondo con fatiche umane; e che quindi anche le epoche future avranno i loro travagli e le loro servitù, e quindi la loro «storia della libertà».

Ernesto de Martino, 15 giugno 1944, Centro Studi P.I.L. (Partito Italiano del Lavoro)  Continua a leggere

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Convergenze relative. Appunti sul concetto di progresso in antropologia

stairs going  upwarddi Nicola Martellozzo

Noi quindi li possiamo ben chiamare barbari considerando le regole della ragione, ma non rispetto a noi che li superiamo in ogni sorta di barbarie (Montaigne 1991: 240).

Introduzione 

In un denso articolo apparso nello scorso numero della rivista, Fabio Dei propone una disamina del concetto di progresso, dei suoi utilizzi e dei suoi evitamenti all’interno dell’antropologia occidentale. Continua a leggere

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Il progresso, l’antropologia e l’ingombrante Occidente

istockphoto-1497862660-612x612di Federico Scarpelli [*] 

E se la ricchezza non desse la felicità?

Vorrei provare a raccogliere l’invito alla discussione lanciato da Fabio Dei nel numero di settembre, in merito al rapporto difficile, quasi imbarazzato, che l’antropologia sembra avere con la nozione di progresso. Condivido l’impostazione di quell’intervento e ne riprenderò alcuni temi, a partire da una delle questioni di fondo, quella della valutazione qualitativa delle società umane, facendo riferimento al modo in cui approcci antropologici molto diversi fra loro finiscono ugualmente incagliati in una concezione di “Occidente” più statica e monolitica del suo corrispettivo nel mondo reale. Continua a leggere

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Immaginari sincretici: l’Antropologia come scelta fra progresso e conflitto

Medioriente (ph. Eugenio Grosso)

Medioriente (ph. Eugenio Grosso)

di Giuseppe Sorce 

Possiamo considerare finalmente scoppiata la bolla di pace in cui l’Occidente europeo ha sonnecchiato negli ultimi settant’anni. L’egemonia statunitense vive ormai una fase di decadimento e i disastri causati dal cambiamento climatico sono ormai una nota costante anche nella nostra penisola.

Il nostro mondo non è quello che i nostri genitori negli anni ‘90 ci avevano detto sarebbe stato. Continua a leggere

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Progresso, gerarchia, evoluzione e – mannaggia – potere

 Melville Herskovits

Melville Herskovits

di Pietro Vereni 

Leggendo le riflessioni di Fabio Dei su Dialoghi Mediterranei di settembre 2024, non sono riuscito a trattenere una serie di considerazioni che vorrei condividere. Non si tratta di critiche (condivido nella sostanza tutto quello che Fabio ha scritto) ma piuttosto di implicazioni e conseguenze che io considero tali, e che invece non è affatto detto che siano condivise da chi concorda con Fabio. Il mio è insomma una specie di spin-off dal testo che ho letto (se fosse un video, sarebbe un reaction), e non mi aspetto che trovi necessariamente il consenso di colui che quel testo originario ha scritto. Continua a leggere

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Stranieri al nostro tempo, promotori di nuove possibili terre

Da "La battaglia di Algeri" Di Gillo Pontecorvo

Da “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo

CIP

di Pietro Clemente 

Il dolore del mondo

Quello che non mi pareva nemmeno immaginabile sta accadendo sotto i nostri occhi. Il tentativo di costruire relazioni internazionali di pace, attivare regolamenti, stipulare impegni giurati, creare una legislazione universalistica viene sistematicamente disatteso ad opera delle principali potenze che a suo tempo si erano impegnate in questo senso e avevano sottoscritto accordi di pace. Parlo della Russia ex URSS per l’Ucraina e degli USA per Israele. Continua a leggere

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L’Archivio Nazionale diaristico di Pieve Santo Stefano e il Premio Tutino alla svolta dei quarant’anni di vita

Premio Pieve 2024

Premio Pieve 2024

CIP

di Natalia  Cangi [*] 

Pieve Santo Stefano 12-15 settembre 2024 quarant’anni dopo

Il Premio Tutino è diventato nel tempo una sorta di festival, con più attività e offerte al pubblico. Negli ultimi anni la presenza del DiMMi ha fortemente arricchito e cambiato il pubblico. Quest’anno per il 40° della nascita dell’Archivio c’è stato un pubblico numeroso e attento a tutte le attività: Il premio Tutino per il migliore testo autobiografico o diaristico o epistolare, il premio per i migranti, il nuovo premio Barnaba, e anche per le serate di teatro, le presentazioni di libri. Essendo il 40° della nascita dell’Archivio ma anche l’80° della distruzione nazista di Pieve con tanti morti, forse c’è stata anche una nuova presenza del pubblico locale. Come valuti la partecipazione di quest’anno. Continua a leggere

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Scrittura autobiografica e Natura al Festival dell’Autobiografia 2024

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CIP

di Roberto Scanarotti 

La scrittura e la memoria come percorsi di crescita personale e sociale. In sintesi è questa la missione che la Libera Università dell’Autobiografia (LUA) si è data ormai da ventisei anni a questa parte, avendo come centro operativo lo storico borgo di Anghiari. Dove la sua scuola accoglie ogni anno persone adulte che desiderano fare esperienza con la scrittura di sé, mettendosi alla prova, o che intendono invece specializzarsi in questo campo (molti, non a caso, sono insegnanti, educatori e psicologi). Continua a leggere

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Sessant’anni di attività culturali a Seneghe

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CIP

di Mario Cubeddu

Seneghe raggiunge un massimo di popolazione nei primi anni successivi alla Seconda guerra mondiale, arrivando a superare i 2500 abitanti. Oggi si avvia a scendere rapidamente sotto i 1700. Ancora negli anni Cinquanta persisteva la produzione del grano con le antiche forme dell’aratura con i buoi e l’aratro leggero che consentivano di utilizzare anche le superficie agrarie col terreno poco profondo e la roccia affiorante. Si coltivava la vite e soprattutto l’ulivo. Nelle annate di carica gruppi numerosi di ragazze tornavano la sera in paese dalle giornate di raccolta delle olive. Continua a leggere

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Qui non “succede mai nulla”. Per un’autoetnografia di un festival di poesia in Sardegna

Seneghe, Festival de Cabuodanno (h. Luca Manunzia)

Seneghe, Cabudanne de sos poetas (ph. Luca Manunza)

CIP 

di Luca Manunza 

Durante una ricerca sul campo, si può partecipare a riti, rivoluzioni o cene con l’attore sociale che si vuole raccontare. Tuttavia, è importante ricordare che esiste un “rapporto obliquo”, non perfettamente orizzontale, tra chi partecipa per raccontare e chi lo fa consapevole di essere il soggetto principale del racconto. Questo per dire che chi scrive questo pezzo è inevitabilmente vicino al soggetto/oggetto del racconto e che non sarà imparziale.  Continua a leggere

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Un festival, un paese, una comunità, una vita

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di Giacomo Mameli 

“Leggendo si vive”

 Sono queste tre parole, dall’estate del 2011, lo slogan che accompagna “SetteSere SettePiazze SetteLibri”, il festival letterario che a Perdasdefogu (oggi 1721 abitanti, Sardegna- Ogliastra orientale) caratterizzerà anche la quindicesima edizione. Io ne sono il direttore artistico, titolo usurpato sul campo senza aver mai fatto specifici corsi di preparazione per incarichi così impegnativi e complessi. Il prossimo festival si svolgerà da lunedì 28 luglio a domenica 3 agosto 2025. Vi aspetto. Sarà preceduto dal prefestival itinerante in alcuni paesi sardi. Continua a leggere

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Festival letterari e territorio. Un caso di studio: Strangius, a Serramanna

Serramanna (ph. Giulia Camba)

Serramanna (ph. Giulia Camba)

CIP 

di Veronica Medda 

«Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa».

(C. Pavese, Il diavolo sulle colline, 1949)  Continua a leggere

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Apologia delle aree interne

Mappa delle aree interne

Mappa delle aree interne

CIP

di Gianpiero Lupatelli

Le parole e le cose

Man mano che l’arco della mia vita procede verso Occidente, mi accorgo di nutrire una sensibilità diversa nei confronti delle parole, cellule elementari di una lingua che è sempre stata l’utensile principe del mio lavoro, comunque io l’abbia voluto o saputo etichettare nel tempo.

Una sensibilità che ora si rivolge ad ascoltare il suono più antico delle parole, anzi ad ascoltare il loro risuonare nelle lingue antiche dalle quali le moderne hanno tratto origine e senso, deformandolo spesso nel loro divenire. Nascondendo talvolta significati che ora ci stupiscono. Continua a leggere

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Fa’ sucietà inseme pe’ l’avvene

Corsica (ph. Corradino Seddaiu)

Corte, Corsica (ph. Corradino Seddaiu)

CIP 

di Costantino Seddaiu

Ridjmu tantu che ci sentia u corpu [1]

Ormai è tanti anni che come pellegrini attraversiamo le bocche di Bonifacio e percorriamo la Corsica in lungo e in largo per ritrovare amici e per ritrovarci. Viaggi nati con l’associazione culturale “Realtà Virtuose” che prova ad approfondire la conoscenza delle due isole alla ricerca di altre maniere di reagire alla desertificazione dei territori, per cambiare lo sguardo, cambiare rotta e non stare seduti al posto consueto con la stessa visuale/visione.

Viaggi che sfociano in incontri che a loro volta innescano processi creativi come quello con la rivista “Robba” che recita nel suo manifesto in lingua corsa: Continua a leggere

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“Lascia o Raddoppia” e l’“Orlando Furioso” nella storia di vita di un boscaiolo

Gianmaria Cardini a Lascia o Raddoppia?

Gianmaria Cardini a Lascia o Raddoppia?

CIP

di Mario Spiganti 

8 agosto 1957, negli studi televisivi della Fiera di Milano il boscaiolo cardese Giovanni Maria Cardini partecipa come concorrente alla celebre trasmissione  televisiva di quiz “Lascia o Raddoppia?”

Uno strano conflitto culturale tra Milano, la indiscussa capitale economica di Italia, il centro pulsante del boom economico, e Carda [1], una minuscola – 300 abitanti circa – frazione montana della Toscana in provincia di Arezzo,  periferica persino rispetto al suo capoluogo comunale situato nel fondovalle, lungo l’Arno, e distante 14 chilometri di strada non agevole. Continua a leggere

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Abitare la Terra da esule

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CIP

di Ottavia Aristone 

Il libro di Vincenzo Carboni e Mirco Di Sandro, Sui bordi del qui e dell’adesso. Essere giovani in un’area interna del Molise, con la prefazione di Rossano Pazzagli (Pacini editore, 2024) è esito di un lavoro di ricerca, svolto sul campo, che ruota intorno a tre parole chiave: «aree interne, paesi e giovani […] alle quali se ne possono aggiungere altre, come lavoro, mobilità, partecipazione, comunità» insieme a globalizzazione e futuro, riposizionandone il significato nella rielaborazione delle interviste svolte e della letteratura scientifica. Pertanto, pone numerose domande al lettore attento a questi temi: alcune sono formulate esplicitamente, altre invece sono sottese e riconsegnano senso a perplessità e indugi a chi vi si approssima. Continua a leggere

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Il Carnevale di Tricarico. Una riflessione sul cambiamento culturale di una comunità patrimonializzata

Alcune maschere della Vacca sfilano sul Belvedere a Carnevale. Sullo sfondo, il centro storico del paese. Tricarico (MT), marzo 2022(p, foto di Emanuele Di Paolo.

Alcune maschere della Vacca sfilano sul Belvedere a Carnevale. Sullo sfondo, il centro storico del paese. Tricarico (MT), marzo 2022 (ph. Emanuele Di Paolo)

CIP

di Emanuele Di Paolo [*] 

Quasi vent’anni fa, gli Stati membri del Consiglio d’Europa firmavano la Convenzione di Faro (2005). Insieme alle politiche UNESCO, ha portato gli studiosi dei Beni Culturali a dirigere attenzioni e  riflessioni sul ruolo giocato da politica e opinione pubblica nell’ambito della patrimonializzazione di saperi e pratiche locali (Appadurai 1998, Palumbo 2006). Uno spostamento del focus dall’oggetto-patrimonio, materiale o immateriale, al discorso che intorno ai beni culturali costruiscono i vari gruppi, dalle istituzioni al singolo soggetto, con configurazioni oggettivanti più disparate della concezione di autenticità e tradizione. Continua a leggere

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Il valore immateriale della museografia spontanea etnografica

Il museo etnografico “El vout dale arzare dan bòt”, La cantina degli attrezzi di una volta, frazione Mione, Rumo, Valle di Non. Copyright: Filippo Broll – Museo Pietra Viva

Il museo etnografico “El vout dale arzare dan bòt”, La cantina degli attrezzi di una volta, frazione Mione, Rumo, Valle di Non (ph. Filippo Broll – Museo Pietra Viva)

 CIP

di Filippo Broll

Museografia spontanea etnografica fossile accademico?

Il termine museografia spontanea etnografica o spontaneismo etnografico non è di certo nuovo nell’ambito degli studi di antropologia museale, ma progressivamente esso è uscito dal dibattito accademico, prettamente italiano, di cui faceva parte. La definizione del fenomeno e le sue direttive parte certamente dalla metamuseologia di Cirese (1977) a cui seguono: Giovanni Kezich, Pietro Clemente e Sandra Puccini. Quest’ultimi dai tardi anni novanta fino ai primi anni duemila hanno analizzato criticamente quel fermento di collezionismo popolare di oggetti etnografici, nato nell’Italia del post boom economico, consapevole dei “prezzi pagati” (Cirese, 1977) dai padri e dalle madri che alla civiltà contadina hanno partecipato come “protagonisti”. Continua a leggere

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Dalle Pro Loco al real fantasy: forme di patrimonializzazione e costruzione identitaria

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CIP

di Mara Bernardini e Erika Grancagnolo [*] 

L’azione di patrimonializzazione consiste nella espressione costante di un’istanza sociale, nella risposta ad una tendenza a creare comunità. In tal senso, una particolare attenzione è stata riservata dagli antropologi allo studio delle relazioni tra i processi patrimoniali e le costruzioni identitarie. Come ha sottolineato Gino Satta (2013), il rapporto tra patrimonio e politiche dell’identità è un rapporto piuttosto stretto dal momento che le identità collettive si costruiscono e si affermano in virtù del possesso di un patrimonio comune. Infatti, come ha evidenziato Berardino Palumbo (2003: 23): Continua a leggere

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Sul ruolo dell’antropologia tra comunità patrimoniali e governance: posizionamenti, frizioni, dialoghi

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CIP

di Michela Buonvino, Daria De Grazia ed Elisa Rondini [*] 

Patrimoni immateriali e comunità patrimoniali alla prova del campo 

Lo scorso 7 settembre 2024, nella cornice della VI edizione del Festival di Antropologia e Storia delle Religioni “Nella Terra di Diana”, evento promosso dal Museo delle Religioni “Raffaele Pettazzoni” diretto da Igor Baglioni, con il patrocinio dei comuni di Genzano di Roma e Velletri [1], si è tenuta, nella splendida location di Palazzo Sforza-Cesarini, una tavola rotonda (da me curata e coordinata) di giovani ricercatori e ricercatrici, dal titolo “Associazionismo, comunità patrimoniali e patrimoni culturali immateriali. Il ruolo dell’antropologia tra comunità locali e governance”. Continua a leggere

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Governare la transizione energetica in Sardegna, tra conflitti d’interessi e responsabilità sociali

screenshot-2024-05-28-alle-11-11-11di Costantino Cossu 

Sulle rinnovabili si gioca in Sardegna una partita che supera di molto i confini dell’isola. La transizione ecologica prevede a livello internazionale una serie di impegni assunti in varie sedi dai governi, compreso ovviamente  quello italiano. L’obiettivo è diminuire progressivamente l’utilizzo delle fonti fossili a favore delle fonti rinnovabili. Obiettivo legato all’esigenza ormai pressante di ridurre le emissioni in atmosfera di anidride carbonica al fine di evitare effetti che potrebbero avere conseguenze disastrose. Continua a leggere

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Scrittori sardi e difesa dell’ambiente

Grazia Deledda

Grazia Deledda

di Cristina Lavinio 

Premetto che questo è il testo del mio intervento nella tavola rotonda di apertura del festival “Teatro di terra” (Quartucciu, 12-20 settembre 2024), organizzato da Rita Atzeri, del Centro di intervento teatrale “Il Crogiuolo”.  La tavola rotonda era dedicata alla discussione su quanto sta accadendo in Sardegna a proposito dei tanti progetti su eolico e fotovoltaico, per una transizione energetica che ha urgente bisogno di essere regolamentata,  sottraendola a quella che altrimenti appare come una insopportabile speculazione. Infatti, a tanti presentatori o sostenitori dei moltissimi  progetti esistenti, sembra troppo spesso importante e urgente solo incassare gli incentivi, incuranti del giusto equilibrio, che spetta alla politica e al governo regionale trovare, fra la transizione alle rinnovabili e la salvaguardia del paesaggio e delle tante chiese, nuraghi, menhir e siti archeologici di ogni tipo disseminati sul territorio isolano.  Continua a leggere

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Le rinnovabili in Sardegna, ai confini della realtà

sardegnamaindi  Mariagrazia Midulla 

Quando le compagnie del petrolio e del gas, ben prima di tutti gli  altri [1], realizzarono che l’uso dei combustibili fossili stava provocando un danno enorme a tutti gli abitanti del Pianeta Terra, cercarono quasi subito di correre ai ripari: non per ovviare al problema, si badi bene, ma per nasconderlo e posporre le soluzioni, finanziando una campagna di disinformazione e diversi gradi di negazionismo o “inazionismo”. Continua a leggere

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Artigianato democratico e transizione energetica. Il dibattito sulle fonti rinnovabili in Sardegna

358102258_145095438618059_5092185041429177858_ndi Maura Piras

Introduzione

La transizione energetica è un processo complesso e multidimensionale che ha come obbiettivo la trasformazione del sistema energetico globale con la progressiva sostituzione delle fonti fossili. I grossi cambiamenti infrastrutturali previsti da un’implementazione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili hanno delle importanti conseguenze sui territori interessati e le comunità che li abitano (Draklé e Krauss 2011). Continua a leggere

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Quale green deal per la Sardegna. Il ruolo dei Comitati

liniziativa-popolare-pratobello-24-sardegna-unita-contro-linvasione-delle-rinnovabilidi Luigi Pisci 

Il Movimento Pratobello 24 è riuscito a far diventare centrale nella società sarda, nel mondo della politica e in quello dell’informazione, il tema della speculazione energetica. Questo grande contributo civico non era scontato e pone oggi le basi per un ragionamento critico su quanto accaduto e su quanto può ancora accadere. Continua a leggere

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La voce e le ragioni dei Comitati

456330953_385744827886451_902611287843581154_ndi Marta Tolar

È ancora buio, fa fresco, l’estate è davvero finita ma anche se stanchi nessuno ha rinunciato ad essere presente; alcuni sono già partiti da qualche giorno per riuscire ad organizzare la manifestazione prevedendo che ci siano anche musica, opere d’arte, allegria e tanta bellezza. Siamo carichi di entusiasmo, di soddisfazione e anche di boccioni di acqua potabile da portare a chi vive da tempo nel presidio permanente di Selargius e di nuovi alberi da piantumare a difesa dei terreni sottoposti ad esproprio. Saremo ancora una volta tutti insieme. Continua a leggere

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Tunisi, collage di culture e di esperienze umane e artistiche

Tunisi, mappa delle medina rivisitata, opera di Bond

Tunisi, mappa delle medina rivisitata, opera di David Bond

di Rosy Candiani 

Conoscere da vicino un artista non è soltanto occasione per trarre dalle sue opere sollecitazioni di idee, immaginazioni e suggestioni ma diventa anche un varco verso le impareggiabili meraviglie della conversazione che colma sovente le distanze, offre scorci della vita e della ricchezza emotiva di persone memorabili, sia pure attraverso il filtro della riservatezza discreta. Continua a leggere

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Malek Sebai: storia di un sogno poetico e politico

Malek, Face à la mer (ph. Agathe Poupeney)

Malek Sebai, Face à la mer (ph. Agathe Poupeney)

di Diletta D’Ascia 

Una delle prime cose che mi hanno colpito di Malek Sebai è la sua capacità di trasmettere l’arte attraverso il suo corpo, anche con un piccolo, infinitesimale, gesto, e la grande generosità che traspare in lei. Ho conosciuto Malek Sebai poiché ha partecipato a uno degli atelier di sceneggiatura che tengo insieme al regista e produttore Nidhal Chatta, il quale mi aveva annunciato qualche giorno prima che avrebbe preso parte al nostro corso; trascorsi i giorni successivi a ripetermi “tieni la schiena dritta, alza il mento, sorridi”, terrorizzata all’idea di insegnare alla Direttrice Artistica del Ballet de l’Opéra de Tunis. Malek arrivò per prima a lezione, mi disse di aver letto il mio curriculum e mi chiese dei miei studi di danza, di colpo mi ritrovai catapultata indietro di trent’anni mentre entravo in sala per gli esami di fine anno, a poco servì ripetermi ossessivamente di tenere la schiena dritta o qualsiasi altra cosa. Continua a leggere

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Estate in Tunisia: disoccupazione, xenofobia, e un enorme potenziale tra i giovani

Tunisi, 2024 (ph. Giada Frana)

Tunisi, 2024 (ph. Giada Frana)

di Giada Frana 

È l’11 agosto 2024 quando rimetto piede, dopo quattro mesi, in Tunisia. Agosto non è propriamente il mese migliore per soggiornare nel Paese, se non si sceglie una località marittima: le temperature sono molto alte, uffici ed attività spesso aperti solo metà giornata per la cosiddetta “séance unique”, riuscire ad intercettare le persone per intervistarle diventa un terno al lotto. «Molti lavorano ma hanno la testa in vacanza», mi dirà una collega.  Continua a leggere

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Voci di donne, vite di uomini. “Storie minori” di siciliane in Tunisia

A passeggio per avenue Jules Ferry (Archivio di famiglia Contento Cangemi)

A passeggio per avenue Jules Ferry (Archivio di famiglia Contento Cangemi)

di Gloria Frisone [*] 

Le origini della diaspora italiana in Tunisia risalgono a una storia antica, scandita da diverse stagioni migratorie tra il XV secolo e il Secondo Dopoguerra (Speziale 2016, 21; Montalbano 2023). Ma la presenza di una vera e propria comunità diasporica che si percepisce e si autorappresenta nella categoria identitaria di “siciliani (e siciliane) di Tunisia” si installa solo dalla Seconda metà del XIX secolo, per raggiungere l’apogeo durante il Protettorato francese (1881-1956). Fu allora che i flussi migratori dalle coste siciliane cominciano a farsi tanto cospicui da condensarsi intorno a una categoria identitaria, oggi sopravvissuta nelle sembianze di una “comunità immaginata” (Anderson 1983). Continua a leggere

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Il cibo dell’altro fra accoglienza e rifiuto: percorsi d’integrazione nella cucina dei siciliani in Tunisia

Couscus

Couscous

di Marinette Pendola [*] 

«  -     Comu si dici ‘nfrancisi lu pani?

          Lu pani ‘nfrancisi si dici lu pen.

-          E comu si dici ‘nfrancisi u vinu?

          Lu vinu ‘nfrancisi si dici lu vin.

-          E l’alivi comu li chiamanu?

         L’alivi ‘nfrancisi si chiamanu li zitoun» [1].  Continua a leggere

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Bizerte, la “perla del Nord” della Tunisia

Bizerte (ph. Davide Renda)

Bizerte (ph. Davide Renda)

di Davide Renda

Bizerte, situata sulla costa settentrionale della Tunisia, è una città portuale di circa 150 mila abitanti conosciuta come meta turistica grazie alle sue affascinanti bellezze naturali e coste mediterranee, al suo patrimonio storico e alla gastronomia locale. Raggiungibile a circa 70 km da Tunisi, la città e il suo Governatorato rappresentano ancora oggi una “fuga” perfetta da Tunisi, in una delle regioni più verdi e allo stesso tempo di rilevanza storica della Tunisia. Continua a leggere

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Fermenti. La Medina di Tunisi e l’Arte contemporanea

        Fig.1. Istallazione dell’artista Yasser Jeradi.

Istallazione dell’artista Yasser Jeradi

di Giorgia Rubera                             

Stamattina ho finalmente riposato dopo mesi di tanto lavoro, la palma di fronte la mia stanza, compagna di questa permanenza tunisina, è illuminata dal sole. Ondeggia al canto del muezzin che profondo in questa terra risuona cinque volte al giorno ricordando il mistero della vita e riportando chi lo ascolta su un altro piano rispetto all’ordinario.

La Tunisia è sorprendente, contiene così tanti mondi! A Tunisi basta cambiare quartiere per essere catapultati altrove. La Medina, per esempio, vive la sua incessante esistenza sospesa in un tempo indefinito dove i secoli si sovrappongono incarnati in tutti noi strani personaggi che percorriamo le sue vie. Continua a leggere

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I rapporti italo-egiziani dal Novecento ad oggi: sull’eredità linguistica lasciata dagli italiani

associazione italiana di probabile origine veneta al Cairo nel 1908 E. Lauro Photographe - Le Caire - Egypt

Associazione italiana di probabile origine veneta al Cairo nel 1908 (E. Lauro Photographe – Le Caire)

di Zenab Ataalla 

L’esodo di massa degli italiani, che iniziò poco dopo poco dopo l’Unità d’Italia, non riguardò solo le Americhe e i Paesi europei, ma anche quelli africani bagnati dal Mediterraneo, in questo caso per la vicinanza geografica, per la facilità nei collegamenti e nelle relazioni commerciali.          Presenterò una breve sintesi dei flussi indirizzatisi verso l’Egitto, prima riassumendo alcune caratteristiche dei contatti italo-egiziani dal Basso Medioevo fino all’Ottocento, per poi soffermarmi sul secolo successivo ed arrivare così alla fase attuale, ed individuare alcuni spunti atti a illustrare l’influsso culturale e linguistico esercitato dalla presenza italiana in quel Paese. Continua a leggere

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L’Italia nel mondo attraverso la sua lingua. Una nuova ricerca

Stampadi Benedetto Coccia, Karolina Peric e Franco Pittau [*]

Da sempre si è cercato di dare un nome alle cose, di esprimerne il significato con una parola, con peculiarità diverse in ciascuna lingua e con tonalità differenziate a seconda degli ambiti in cui si interviene. Ogni lingua merita interesse e rispetto, essendo l’espressione di una comunità umana più o meno ampia o di un intero popolo. Su questa realtà sostanziale si innestano differenze, che nel corso del tempo hanno favorito la maggiore o minore diffusione (e spesso anche l’estinzione) di una lingua. Continua a leggere

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L’apprendimento della lingua italiana in area mediterranea tra sfide e soluzioni

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di Alaa Dabboussi

Nell’era della globalizzazione, le lingue straniere assumono un ruolo di primaria importanza. Imparare una lingua diversa dalla propria madrelingua non solo arricchisce il bagaglio culturale e personale, ma apre anche a nuove opportunità in diversi ambiti della vita, e il caso dell’italiano, con la sua ricca storia e il suo ruolo fondamentale nella cultura occidentale, rappresenta una lingua di grande valore. Impararla significa non solo acquisire uno strumento di comunicazione utile in vari contesti, ma anche aprire le porte a un mondo di risorse e chance culturali e professionali. Continua a leggere

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Per una rilettura dell’esperienza coloniale italiana nel Corno d’Africa

360px-possessions_italiennes_en_afrique-1896di Monica De Pietri 

È notevole l’interesse che attualmente si ha per i Paesi del Corno d’Africa, rivestendo gli stessi una sostanziale importanza sotto l’aspetto geopolitico. Anche l’Italia, nel suo piccolo, guarda con molto interesse a questa area, e all’Africa in generale. Il “Piano Mattei” esplicita questo interesse nella ricerca di nuove relazioni economiche e sociali, con un ipotizzato rapporto paritario di collaborazione con vari Stati africani. Affinché questo impegno avvenga nella maniera più adatta bisogna conoscere i precedenti coloniali, che costituiscono l’oggetto di queste riflessioni. Andando al di là del vecchio luogo comune “italiani, brava gente”, questo saggio invita a una rilettura dell’esperienza coloniale che pone in evidenza anche le gravi storture a noi imputabili, con la consapevolezza che il riconoscimento dei propri sbagli è un segno di forza e la base per costruire rapporti paritari moderni.  Continua a leggere

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Belgio: il ruolo della lingua italiana in un Paese plurilingue

Belgio, minatori italiani

Belgio, minatori italiani

di Giulia Fagnoni 

Le fasi dell’emigrazione e il ruolo ricoperto dall’insegnamento della lingua italiana nel Paese

Il XIX secolo è considerato dagli esperti in materia “l’inizio di una lunga storia” [1] di emigrazione verso il Belgio, vide gli italiani come protagonisti, spinti da motivazioni politiche ed economiche. Gli esuli risorgimentali parteciparono alla vita politica del Paese al fianco dei liberali belgi; tuttavia, la presenza italiana all’epoca risulta ancora modesta: nel 1910 si contano 4490 italiani [2]: svolgono mestieri più disparati come artisti di circo, suonatori di organetto, camerieri e venditori di gelato [3]. Nonostante le basse presenze, prima dello scoppio della Ia guerra mondiale nella parrocchia di Santa Maria di Schaerbeek – quartiere di Bruxelles – si officiavano alcune messe e alcuni corsi di catechismo per bambini in italiano [4]. Continua a leggere

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Intorno al Ramadan e alle altre feste mussulmane nella Tripolitania italiana

Un rito con danza in Tripolitania

Un rito con danze e suoni in Tripolitania

di Giovanni Piazza [*]

Il Ramadan è un mese dell’anno mussulmano in cui si osserva il digiuno fra il popolo islamico; esso significa periodo di penitenza ed equivale alla Quaresima cristiana – Non capita mai in epoca fissa, ma varia di anno in anno, computo fatto seguendo le fasi lunari. Il suo termine è festeggiato col “Piccolo Bairam” corrispondente alla Pasqua. Fra le popolazioni indigene della Tripolitania, la parola Ramadan viene anche usata qual nome proprio di persona di genere maschile. Continua a leggere

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L’eredità delle comunità italiane in Europa Centrale e Orientale. Immigrazione e presenza italiana ieri e oggi

Oradea, Fortificazione e Palazzo Pentagonale

Oradea, Fortificazione e Palazzo Pentagonale

di Antonio Ricci 

Introduzione 

Non tutti ricordano che numerose comunità italiane, stabilitesi in vari Paesi dell’Europa Centrale e Orientale [1], vantano radici profonde che risalgono fino al Medioevo e all’età moderna. A quei tempi, l’Italia era suddivisa in una moltitudine di principati indipendenti e città-stato, ognuno caratterizzato da istituzioni proprie e culture e tradizioni distintive. Queste comunità hanno portato con sé un ricco patrimonio culturale, contribuendo a plasmare le società locali con le loro influenze artistiche, linguistiche e commerciali, e mantenendo nel tempo un legame forte con le loro origini italiane.  Continua a leggere

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Voci dal mare. Un mosaico di vite nell’opera di Evelina Santangelo

immagine1di Grazia Aiello 

Evelina Santangelo è una scrittrice e giornalista nota per la sua prosa densa e fortemente evocativa, capace di esplorare tematiche sociali e politiche di stringente attualità, come la migrazione, la tutela ambientale e le complesse dinamiche delle identità culturali. Nei suoi romanzi, tra cui La lucertola color smeraldo (2003) e Da un altro mondo (2018), emerge una peculiare abilità nell’intrecciare la dimensione intima del vissuto personale con una riflessione più ampia e collettiva, che offre al lettore un racconto costantemente in movimento tra il particolare e l’universale. Continua a leggere

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Escatologia e promessa nella “Teologia della speranza”

Jürgen Moltmann

Jürgen Moltmann

di Antonio Albanese 

Il contesto della nascita 

Quasi nello stesso tempo in cui in America esplodeva il movimento della “Teologia della morte di Dio” [1], in Germania nasceva il movimento della “Teologia della speranza”. Gli inizi del secondo sono stati meno chiassosi del primo, ma hanno avuto uno sviluppo più continuo che è arrivato fino ad oggi. Entrambe le teologie devono la loro origine ad una decisa volontà di dialogare con l’ambiente culturale del tempo; un ambiente, in generale, profondamente ateo. Continua a leggere

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Sport e salute. Osservazioni a margine delle Olimpiadi di Parigi

benefici-dello-sport-sulla-salute-03-1024x340di Aldo Aledda 

Sanità. Una guerra tra poveri

Vorrei soffermarmi in questo articolo sul tema della salute e della sanità cercando di dimostrare che non sempre sono la stessa cosa. A parte la scarsa disponibilità di fondi per fare tutto di cui obiettivamente è difficile addebitare responsabilità eccessive a chi solo da poco si arrabatta a stare al governo soprattutto da parte di chi è stato seduto sulla cassa non molto tempo prima, anche perché sa bene che la sanità, se non stai attento (e pochi ci stanno), può rivelarsi un pozzo senza fondo come ha riconosciuto da poco lo stesso capo di Cinque Stelle definendola fonte di sprechi e di inefficienze. Continua a leggere

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Il dialogo mai interrotto con gli Antichi. La lezione dei miti

9788815390486_0_536_0_75di Francesca Amoroso

L’opinione comune e il dibattito pubblico imputano spesso agli studi classici un anacronismo che li renderebbe inutili e, se si guarda all’inquietante e incalzante fenomeno della cancel culture, persino dannosi. Le principali obiezioni sono sollevate da chi si ostina a trovare un risvolto pratico nello studio del latino e del greco, riducendoli a meri esercizi logici, e chi, invece, ne difende il prestigio imbracciando la bandiera della cosiddetta civiltà occidentale da difendere e preservare. Reagire allo svilimento e alla strumentalizzazione dei quali sono preda le lingue classiche non è cosa facile, ma è necessaria sia per frustrare l’ossessione utilitaristica che classifica ogni aspetto delle nostre vite in base al profitto materiale che se ne può trarre, sia per scongiurare che esse vengano pericolosamente arruolate nelle battaglie identitarie e nazionaliste. Continua a leggere

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Gli ulivi, Carson, un’ode e un balcone

Laura Malacart:

Ceglie Messapica (ph. Laura Malacart)

di Ada Bellanova 

Il 13 giugno 2024 mentre nel territorio di Fasano, a Borgo Egnazia, i grandi della Terra  cominciano a confrontarsi sulle principali questioni globali e quindi anche su ambiente e ecologia, a poche decine di chilometri di distanza – siamo sempre nella provincia di Brindisi –, da un balcone al primo piano nel centro storico di Ceglie Messapica si vede spuntare una tenda diversa dalle altre. Originali questi inglesi, pensano i vicini, le vicine soprattutto, tutte donne avanti con gli anni, che si conoscono tra loro da sempre, da quando lavoravano la terra, tagliavano e cucivano o preparavano i biscotti. In effetti, originali questi inglesi, che scelgono una tenda da sole che pare un film, con immagini in bianco e nero su tessuto, un aereo che sta rovesciando qualcosa dall’alto, una donna, il suo volto e la sua mano con un dito indice che accusa – o suggerisce? –. Chi è quella donna? È famosa quella donna?  Continua a leggere

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Coronavirus crisis, social vulnerability, visibility, and the structure of social policies in Morocco

 Morocco began this morning January 29 vaccinating health workers security services and local authorities across the country against COVID-19


Morocco began this morning January 29 vaccinating health workers security services and local authorities across the country against COVID-19

di Abderrahim Anbi [*]

Introduction 

On March 2, 2020, the Moroccan government confirmed the first case of coronavirus. Less than two weeks after the new virus was declared a worldwide pandemic, His Majesty King Mohammed VI chaired a government council on March 17, 2020, to study all possible effects of the epidemic. Consequently, the Moroccan government adopted a highly restrictive set of measures to contain the spread of the virus [1]. These measures included shutting down all educational activities, suspending international flights and ferry crossings, and closing public venues like coffee shops, restaurants, and other services [2]. Continua a leggere

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Le parole di Dio: la preghiera

Birmania, Yangoon, 1999 (ph. Melo Minnella)

Birmania, Yangoon, 1999 (ph. Melo Minnella)

di Antonio Bica            

L’alba di questo terzo millennio lascia alle sue spalle la storia tormentata del secolo breve (come lo ha ben definito lo storico britannico Eric Hobsbawm) con tutti i suoi fallimenti e le guerre di religione. Ma è un’alba dalla luce fioca, un’alba che ci consegna un’umanità sofferente e costretta a fare i conti con l’identità globale, con la crisi di identità nazional-sociale, con la crisi etica e quella del rapporto col sentimento religioso.

Insomma la nostra civiltà postmoderna eredita dal secolo breve un patrimonio malato, una luce tenue che cerca fra mille insidie di illuminare uno stato di caos e disordine planetario. Chiedersi cos’è la preghiera, dinanzi a queste premesse, può essere l’occasione per un momento di introspezione, di riflessione e di meditazione filosofica. Sono innumerevoli le definizioni di preghiera, e ciascuna racchiude in se stessa un particolare dettaglio, un aspetto, una visione che apre successivamente la mente dell’uomo ad altri interrogativi e considerazioni. Continua a leggere

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Materia e transumanesimo in Giovanni Gentile

attualismodi Alberto Giovanni Biuso 

Attualismo e idealismo 

L’attualismo è anche un già e non ancora, è una tensione verso un assoluto fuori del tempo e fondante il reale che però si dispiega tutto nell’atto temporale del suo farsi. È, questa, una delle più feconde contraddizioni non soltanto di Giovanni Gentile ma dell’intera storia della metafisica. Perché essa non è una semplice contraddizione ma costituisce il tentativo di intendere, cogliere e spiegare l’unità molteplice del mondo, la differente identità del reale.

L’idealismo metafisico è sempre un errore poiché errata, e in ogni caso assolutamente parziale, è ogni forma di antropocentrismo che ritiene l’esistere del mondo dipendente dall’esserci di una sua parte.

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Vita, morte e rinascita degli oggetti. Un caso personale per analizzare la “agency di riflesso”

ferr di maglia (ph. Campagnola)

I ferri da maglia della nonna (ph. Clara Campagnola)

di Clara Campagnolo

Ce ne sont pas des aiguilles à tricoter

Il ticchettio dei ferri che sbattevano l’uno sull’altro, separati solo da quell’intreccio di filati di lana o di sintetico, era un vero e proprio rito che scandiva le giornate della mia infanzia. Mia nonna, appena aveva finito di lavare i piatti, aspettava pazientemente la puntata della sua serie televisiva preferita, sempre alla stessa ora, tutti i giorni feriali della settimana.

Ho spesso pensato che non potesse che essere quello il momento che segnava la distanza fra una dimensione e l’altra, una sorta di fase liminale fissata tra il tempo della scuola (la mattina) e il tempo dello studio, della merenda e dei giochi (il pomeriggio); il momento in cui mia nonna, aspettando la fine del telegiornale e della successiva pubblicità, raggruppava diligentemente tutto l’occorrente per “fare a maglia”. Continua a leggere

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Gesù di Nazareth: cosa resta dopo la critica biblica?

coverdi Augusto Cavadi 

Negli ambienti cristiani, soprattutto cattolici, lo studio scientifico dei testi biblici è stato ostacolato in tutti i modi. E a ragione. Se si ritorna alle fonti con gli attrezzi della critica moderna (come l’umanesimo rinascimentale aveva provato con intellettuali del calibro di Lorenzo Valla, Tommaso Moro ed Erasmo da Rotterdam) tutto l’impianto dogmatico e sacramentale delle Chiese così come si sono configurate – almeno dal IV secolo in poi – crolla. Bisogna scegliere: o ci si aggrappa al cristianesimo della catechesi tradizionale perché suona confortevole, rinunziando a indagarne le radici storiche, o si è disposti a ricominciare dall’inizio con l’entusiasmo e la totale incertezza di chi sa che sta aprendo cammini inediti. Continua a leggere

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Scrivere di migrazioni oltre le schizofrenie

prove-copertina-franco_page-0001di Antonino Cusumano [*] 

Nel tempo capovolto che viviamo si fa la guerra a chi fugge dalle guerre e si criminalizza la solidarietà di chi li soccorre. Si trasformano la povertà in una colpa, le vittime in irresponsabili, le tragedie in mare in sanzioni ineluttabili di chi ha la spericolata ambizione di aspirare a nuove vite.  Per legittimare e imporre il “dovere di non emigrare” si proclama il “diritto a non emigrare”. Si dichiara di combattere i trafficanti in tutto l’orbe terraqueo e si patteggia ipocritamente con le milizie colluse con i criminali. Si applicano formalmente gli obblighi di protezione e soccorso sanciti dal diritto internazionale mentre si chiudono di fatto le frontiere e si trasferiscono i doveri di asilo a Paesi terzi, siano essi Tunisia o Albania. Più in generale s’improvvisano e si adottano strategie emergenziali e securitarie su dinamiche storiche endemiche e strutturali. Mentre si concede automaticamente la cittadinanza per naturale filiazione di sangue alle lontane generazioni di discendenti degli emigrati di oltreoceano che non conoscono e non abitano il nostro Paese, ci si ostina a negarla ai figli degli immigrati stranieri nati, cresciuti, scolarizzati e socializzati in Italia che parlano la nostra lingua e amano la nostra musica e il nostro calcio.  Continua a leggere

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Quando la terra dialogava sapientemente con l’acqua

copertina_tirare_la_terra_1-4di Mariza d’Anna

“Tirare la terra” è un’espressione ormai desueta che si è perduta nel linguaggio agricolo di oggi. “Tirare la terra” è proprio di un passato contadino propriamente siciliano, un’arte, una tecnica di comunicazione tra suolo e acqua tramandata nei secoli e utilizzata dagli agricoltori della Sicilia occidentale nelle coltivazioni di orti, giardini e appezzamenti di terreni. “Tirare la terra” è lessico simbolico di un mondo culturale naufragato.

Oggi può considerarsi una tecnica in via di estinzione, oggetto di studi e di riflessioni e testimone di una memoria rurale che Tommaso La Mantia, docente all’Università degli Studi di Palermo, ha raccontato in un libro edito nell’aprile scorso per far sì che resti ricordo di un passato agricolo fecondo se non prodigioso. Continua a leggere

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Dentro il fondamentalismo islamico. Chi era Sayyid Quṭb

foto-1-un-bambino-di-paesedi Stefania Di Giorgi 

Ogniqualvolta si parli di fondamentalismo islamico non si può non imbattersi nella figura di uno dei suoi ideologi più importanti, Sayyid Quṭb. Il presente elaborato ha come obiettivo quello di ripercorrere i momenti salienti del progressivo radicalismo di questo grande autore, al fine di comprendere più profondamente i concetti cardine di questa corrente di pensiero, soprattutto quello di ğihād (lett. sforzo).

Nella dottrina islamica il termine ğihād indica sia lo sforzo di miglioramento del credente (ğihād superiore), soprattutto intellettuale, rivolto per esempio allo studio e alla comprensione dei testi sacri o del diritto, sia lo sforzo condotto “per la causa di Dio”, ossia per l’espansione dell’Islām al di fuori dei confini del mondo musulmano (ğihād inferiore). Continua a leggere

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Sopravvivenza convergente: tra burocrazia, inclusione e bambini in movimento

Bambini a scuola (ph. Anna Maria Francioni)

Bambini a scuola (ph. Anna Maria Francioni)

di Anna Maria Francioni 

Assieme agli esseri in movimento di questo secolo globalizzato e surriscaldato si spostano anche moltissimi bambini che, in questo articolo, cercando di restringere lo sguardo il più possibile, cercherò di accogliere con una prospettiva ampia, che possa osservare il loro spostamento non solo nella banale interpretazione d’uso comune. Questo per superare la visione stereotipata, da un lato capace di rivestirli del solito, compassionevole, sguardo rivolto a tutti i bambini che non rispecchiano la rappresentazione occidentale, sommersi di giocattoli, attivi a livello sportivo e ingolfati di merendine, e, dall’altro lato, spaventata da queste “ondate di nuove generazioni”, come vengono definite, che filtrano tra le rigide mura di questa civiltà sempre più chiusa e restrittiva in completo paradosso con quanto costruito, o distrutto, dal sistema mondo, fino ad ora. Continua a leggere

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Filomena, ovvero la componente femminile del brigantaggio ottocentesco

9788829024742di Mariano Fresta 

«Non intendo, qui, fare un elogio del brigantaggio, come pare che sia diventato di moda, da qualche tempo, da parte di letterati estetizzanti, o di politici in malafede. Giudicato da un punto di vista storico, nel complesso del Risorgimento italiano, il brigantaggio non può essere difeso. Da un punto di vista liberale e “progressista”, quello appare l’ultimo sussulto del passato, che andava spietatamente stroncato, un movimento funesto e feroce, nemico dell’unità, della libertà e della vita civile. E lo fu realmente, nella sua realtà di guerra fomentata e alimentata dai Borboni, dalla Spagna, e dal Papa, per i loro particolari motivi. Ma il brigantaggio dei contadini è un altro: a guardarlo da quel punto di vista non solo non si può giustificarlo, ma non si riesce nemmeno a intenderlo. Del resto, quando i contadini lo giudicano e lo difendono, e quando ne parlano con tanta passione, non se ne gloriano. I suoi motivi storici, e gli interessi dei Borboni e del papa e dei feudatari, essi non li conoscono. Anche per loro, quella è una storia triste, desolata e raccapricciante. Soltanto, sta ad essi nel cuore; fa parte della loro vita, è il fondo poetico della loro fantasia, è la loro cupa, disperata, nera epopea» [1]. Continua a leggere

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Tra dissipazione e solitudine. Noterelle e divagazioni da una lettura

1-eredita-dissipate-coverdi Aldo Gerbino 

Poi a un tratto si fanno / gravi: e a lavarsi tornano / umilmente ridicoli… / perché si vergognano / di trovarsi felici / senza lavorare [Vann’Antò, da “Contadini al mare”, 1945]. 

Leggendo le Eredità dissipate, assistiamo in modo palmare al pluridecennale cammino analitico condotto da Francesco Virga. Un tragitto non privato di quell’eccitante e proficua ossessione che fa brillare quei suoi smalti critici, in cui Gramsci, di certo non a caso primario oggetto delle sue attenzioni, fu ed è, la vivida attrazione verso una figura esemplare della nostra cultura. Un baricentro per l’autore, sin dalla sua lontana tesi di laurea capace di trasformarsi, per necessaria e intima disposizione, in un nucleo indefettibile nel quale convergono i nodi dell’uso abnorme del potere, alimentando così il proprio pensiero di un efficace imprinting esistenziale. Continua a leggere

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Pirandello e la disintegrazione del sé sociale come ribellione alle maschere

luigi-pirandello-uno-nessuno-e-centomiladi Claudio Gnoffo 

Moscarda, l’inetto apparente 

Vitangelo Moscarda, dilaniato da un tragico disagio esistenziale, è un giovane uomo di 28 anni che arriva a scelte estreme pur di trovare l’autenticità dell’esistenza e affrancarsi da tutte le fonti di rabbia nel mondo: si può ritenere questo il nucleo attorno cui ruotano le dinamiche di Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello, del 1926. Moscarda è un uomo la cui epifania è la consapevolezza di doverne trovare una. È mosso dall’ossessivo bisogno di guardare e osservare, che però non è un semplice atto di uso della vista ma una contemplazione attiva della realtà, per vedersi vivere e non essere solo ciò che vedono gli altri in lui, e risolvere così la crisi della propria identità, che riflette «la grande crisi d’identità che investe l’uomo moderno» (De Michele, 2008: 161). Continua a leggere

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Nel tempo di naufragi scavare dentro l’acqua del tempo

9791281484269_0_536_0_75di Nicola Grato 

Salpò sabato da Brema Per un porto d’America, Contando coloni e marinai, uomini e donne Duecento anime in tutto – O Padre, non sotto le tue penne né mai pensando Che la meta era una secca, che d’un quarto di loro Destino era affogare… (Gerard Manley Hopkins, Il naufragio del Deutschland). 

La cronaca di questi giorni è occupata dalle vicende tragiche del Medioriente e, in Italia, da fatti riguardanti il Mar Mediterraneo e le persone che lo attraversano per cercare un’altra terra e un’altra vita. In modo particolare, la vicenda relativa ai dodici uomini bloccati al largo di Lampedusa e trasferiti in Albania in un “centro migranti” appare particolarmente odiosa, poiché fondamentalmente frutto di propaganda politica da parte del nostro Governo sulla pelle di questi dodici emigrati. Niente di nuovo sotto il sole, viene da dire, purtroppo. Continua a leggere

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Alcide De Gasperi e la giustizia sociale

Alcide De Gasperi

Alcide De Gasperi

di Antonio La Spina 

Uno sguardo diverso su De Gasperi 

Quando viene evocata l’eredità politica di Alcide De Gasperi si fa in genere riferimento al suo essere stato una figura politica di centro, un moderato, leader di un partito con le medesime caratteristiche. Affermazioni del genere non sono del tutto prive di fondamento. Per di più, accanto a De Gasperi nella DC degli esordi operavano figure come Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira, che erano più difficilmente etichettabili come centristi, moderati e così via. Continua a leggere

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Italy-Trucial States trade relations and the historical pearls trade

Mappa del 1838 dell'attuale Oman, la costa dei pirati

Mappa del 1838 dell’attuale Oman, la costa dei pirati

di Paola Laviola [*]

Introduction

From the pearl trade, Italy and the Trucial States experienced mutual economic growth and cultural influence, impacting both regions significantly. The historical trade relations between Italy and the Trucial States, focusing on pearls, reveal intriguing economic and cultural interactions between these pre-modern counterparts. In 1853, the sheiks signed the Perpetual Treaty of Maritime Peace, which mandated maritime peace and an end to all wars at sea. The British government, aiming to avoid involvement in the area’s internal issues, restricted its engagement to marine security. Consequently, the term “Trucial States” or “Trucial Coast” emerged from these agreements (Zaga, 2021; Carter, 1915). The Trucial States, now part of the UAE, were renowned for their pearling industry, a vital aspect of their economy and culture. Italy, located in the Mediterranean and already engaged in export business, gained significant influence in this lucrative market (Hightower, 2016; Braudel, 1972). Continua a leggere

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Intorno ad uno dei più importanti medici di Bristol a Palermo

Il Lazzaretto di Palermo - ph. Sommer 1870 ca.

Il Lazzaretto di Palermo (ph. Sommer 1870 ca.)

di Laura Leto

L’amministrazione del Cimitero acattolico “degli Inglesi” all’Acquasanta, ha drasticamente spezzato ogni legame con il Lazzaretto di Palermo per il quale era originariamente nato. Continua a leggere

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Per un catalogo ragionato e illustrato dell’arte ceramica tradizionale

coverdi Luigi Lombardo 

Nel 1991 Antonino Cusumano dava alle stampe un libro fondamentale per lo studio della ceramica popolare in Sicilia, con particolare riguardo, e non poteva che essere così, all’area della Sicilia Occidentale, e in particolare, alla “sua” Mazara del Vallo, dove ancora gli ultimi ceramisti producevano gli antichi “prodotti del fuoco”.  Non a caso il libro di Cusumano prendeva il titolo La terra e il fuoco.

Fu presentato a Mazara, e io c’ero, per fortuna perché assistetti ad un piccolo dialogo tra il prof. Antonino Buttitta e Antonino. Continua a leggere

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Tra verità e finzione il potere delle immagini. Un breviario dell’iconosfera

teoria_dell_immagine-1-scaled-e1712816199857di Silvia Mazzucchelli

Il primo libro di teoria dell’immagine (Einaudi, 2024) di Andrea Pinotti inizia con un dittico: una Cena in Emmaus, finto Vermeer, realizzato dall’abile falsario Han van Meegeren, ed una delle fotografie più famose e discusse della storia: Il miliziano di Robert Capa. Cosa è vero e cosa è falso?

Se facciamo riferimento alla fotografia, si tratta della raffigurazione di un evento reale o di un’immagine accuratamente messa in scena? Difficile rispondere in maniera definitiva. Nel tempo, il dubbio si è trasformato in uno scontro: chi mira alla verità dell’informazione, mettendo in prima linea il valore indiziale del mezzo e l’intimità del suo rapporto con la realtà; lo stesso Capa affermava se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino. Continua a leggere

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Connessioni mediterranee: tracce dell’influenza araba nella lingua e nella cultura maltese

Malta (ph. Veronica Merlo)

Malta (ph. Veronica Merlo)

di Veronica Merlo

Sorvoliamo il mare fino a intravedere un lembo di terra, con colline brulle e abitazioni sparse, punteggiate qua e là da pochi arbusti che interrompono il giallo predominante. “La roccia”, come i locali amano chiamare affettuosamente la loro isola, emerge tra le acque del Mediterraneo. 

“Merħba f’Malta”, ci dà il benvenuto la scritta in maltese ripetutamente esposta su diversi lati dell’aeroporto. Sorrido, sorpresa di poter capire perfettamente il significato grazie ai miei anni di studio della lingua araba: “benvenuti a Malta”. Ritiro il bagaglio tra un misto di spaesamento, essendo la prima volta che visito Malta, e una sensazione di familiarità, che accresce man mano che procedo fuori dall’aeroporto e mi ritrovo a ordinare un taxi, tra una folla di macchine, turisti, locali, autisti e accompagnatori. Durante il tragitto, inizio a conversare con l’autista del mio taxi, curiosa di ascoltare informazioni e storie su questo posto dove trascorrerò l’estate. Continua a leggere

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Pensare criticamente il presente: sul politicamente corretto

coverdi Federico Nicolosi 

È con un tono aspro, risoluto, talora cinico, ma in fondo assai addolorato, che Alberto Giovanni Biuso in Zdanov. Sul politicamente corretto (Algra Editore, Viagrande 2024) dialoga con il fenomeno che ha forgiato il XXI secolo dai suoi albori, denunciandone con veemenza le subdole nefandezze senza il timore di scorgerne le cause teoretiche, storiche e socio-economiche sottese.

Il politicamente corretto è disaminato nelle sue molteplici ed eterogenee declinazioni, sottoposto al vaglio teoretico di chi sa osservare e pensare il presente in modo critico e disincantato. Quanto emerge è, anzitutto, un triplice processo di manipolazione ontologica dell’umano operato rispettivamente sui suoi modi d’essere costitutivi del linguaggio, dell’alterità, dello stare nel mondo. Continua a leggere

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L’argentiere Wolfgang Hüber: dalla Baviera a Trapani (1764-1782)

2)Reliquiario VB, Chiesa Madre, Erice (foto Lallo Savalli)

Reliquiario VB, Chiesa Madre, Erice (ph. Lallo Savalli)

di Lina Novara 

Tra il 1764 e il 1782 è attivo a Trapani Wolfgang Hüber, un esperto argentiere tedesco che diffonde attraverso i suoi manufatti, tutti di ottima fattura, quel gusto rococò già affermatosi in Europa, nel quale esplodono i tipici motivi a cartouche, le volute, le forme sinuose.

Proveniva da una cittadina del Ducato di Baviera, indicata nei documenti come Chempsi, nome sicuramente italianizzato e forse corrispondente a Kempten. Nato nel 1730 ca., figlio d’arte, fu come il padre Mattia, orafo e argentiere [1]. Poche sono le notizie pervenuteci su di lui e lo stesso cognome Hüber nei vari documenti d’archivio viene diversamente indicato: Guver, Gueber, Gruber, Uber, Hueber, Huebuer …, ed il nome Wolfgang viene trasformato in Alfango, Wulfango, Golfango, Volfang ed anche Wolfan. Continua a leggere

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Narrare per includere. Raccontare e raccontarsi per riconoscere il valore della diversità

IL GIOCO DELLA VITA ? DUCCIO DEMETRIOdi Emanuela Panajia 

Un intervento teorico sulla narrazione e l’inclusione a scuola esplora in che modo la narrazione possa essere utilizzata come strumento pedagogico per promuovere un ambiente inclusivo e rispettoso della diversità, anche attraverso uno sguardo antropologico che va a braccetto con tantissima letteratura. Nell’ambito dell’istruzione inclusiva, è fondamentale creare un ambiente che esalti e valorizzi la diversità culturale, sociale ed esperienziale degli studenti e questa via è percorribile, per la mia esperienza, soprattutto se si trovano dei contesti favorevoli. Continua a leggere

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“Les contrebandiers de la mémoire” . Riflessioni sull’opera di Jacques Hassoun

Jacques Hassoun

Jacques Hassoun

di Alessandro Perduca 

Seule une pensée qui relève du noir ou du blanc, du plus ou du moins, une pensée qui relève du ou bien/ou bien, vel tragique destructeur et profondément mélancolique, pourrait imaginer une pénsee dominée par la seule dimension de l’alternative (Jacques Hassoun) [1] 

L’esilio costantemente ci ri-guarda, getta lo sguardo su di noi e ci abita rendendoci tema e interrogativo a noi stessi. Il tempo feroce al quale apparteniamo rimette in discussione il mondo di ieri e la fiducia in un tutto-politico della sua interpretazione e lettura. Continua a leggere

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Il culto e le tradizioni di San Marziale a Torricella Peligna

Processione di san Marziale e san Domenico, anni 50

Processione di san Marziale e san Domenico, anni 50

di Amelio Pezzetta 

Premessa

Con il presente saggio si analizzano le tradizioni indicate nel titolo al fine di farle conoscere, evitare che vadano disperse, evidenziare le trasformazioni che hanno subito e i motivi che hanno portato in certi casi all’abbandono, la conservazione e/o alle innovazioni. Le notizie riportate sono state ottenute da interviste, la consultazione di materiale bibliografico e vari siti facebook. Alcuni parziali fatti riguardanti il culto di San Marziale a Torricella Peligna sono stati descritti da Verlengia (1933, 1940), Piccone (1955) e diverse persone che hanno pubblicato i loro saggi nelle riviste locali “Amici di Torricella” e “Chi se dicie?”. Al momento attuale manca un quadro che li riunisca e analizzi.  Continua a leggere

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Sulla rotta di Rino Gattuso. Una bella storia tra barche e campi di calcio

Giuseppe “Peppiceddo” Barraco sul suo motopeschereccio “Eurostar” (2019)

Giuseppe “Peppiceddo” Barraco sul suo motopeschereccio “Eurostar” (2019)

di Ninni Ravazza [*] 

“La mia casa era sul porto. I miei sogni in riva al mare” 

Un ragazzino di paese dai piedi d’oro che all’odore della gloria calcistica preferisce il profumo delle alghe di mare. È la storia di Giuseppe “Peppiceddo” Barraco nato a San Vito lo Capo il 22 ottobre 1951, figlio e nipote di pescatori, padre di un giovane pescatore, armatore di un moderno peschereccio, che a un certo punto della sua vita sarebbe potuto diventare un calciatore di serie A e invece ha scelto di non abbandonare il mare che da generazioni dava da vivere alla sua famiglia. È una storia bella perché non c’è rimorso per i successi sportivi rifiutati – al massimo un po’ di rimpianto – ma piuttosto l’orgoglio di avere proseguito nella professione che fu del padre e del nonno, e la consapevolezza di avere lasciato un’eredità morale e professionale al suo unico figlio. Continua a leggere

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MAV 2024 Materiali di antropologia visiva. Per i 100 anni dalla nascita di Diego Carpitella

17locandina-mav-2024_defdi Antonello Ricci 

Dal 18 al 20 settembre si è svolto MAV 2024, convegno-rassegna dei Materiali di Antropologia Visiva, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Sapienza Università di Roma, a cura di Laura Faranda, Giovanni Giuriati e Antonello Ricci.

Dopo una pausa forzata di alcuni anni a causa dell’epidemia di Covid, l’evento è stato riproposto per celebrare i 100 anni dalla nascita di Diego Carpitella: un momento di ricordo di un Maestro, per chi scrive e per i co-curatori delle tre giornate, e, per molti versi, anche per tanti altri studiosi e ricercatori antropologi ed etnomusicologi per i quali continua a essere un riferimento importante. Continua a leggere

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La Chiesa condanna la guerra?

di Elio Rindonemaxresdefault 

Nel 1991, appena finita la Prima guerra del Golfo, Giovanni Paolo II afferma che la fede in Dio genera la pace tra gli uomini, e perciò «non ci sono guerre di religione in corso e non ci possono essere guerre sante». E, in occasione della Seconda guerra del Golfo del 2003, ha più volte ripetuto che le religioni non possono e non debbono essere usate per giustificare le guerre. Continua a leggere

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Calvino, lettore universale

cover-1di Khadija Rochdi                                        

Che Calvino sia stato un uomo di vaste letture, si evince sia dalla sua produzione narrativa che da quella saggistica. Sono letture caratterizzate dalla varietà e dalla molteplicità degli autori, dei temi e degli indirizzi letterari. L’esperienza che egli ha prima come responsabile della stampa e poi come membro del comitato dei lettori nonché come dirigente della casa editrice Einaudi, oltre al suo interesse per la ricerca di quel libro che un giorno avrebbe dovuto leggere, tutto ciò gli ha permesso di avere un maggior contatto con le opere di tanti altri scrittori italiani e stranieri, siano classici che contemporanei, tramite la lettura, la critica, la stampa e a volte la traduzione. Continua a leggere

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Violenza di campo: le donne del caporalato

Donne braccianti nell'Agro Pontino

Donne braccianti nell’Agro Pontino

di Valeria Salanitro 

L’ area meridionale del nostro Paese è nota per l’arretratezza economica e sociale in cui versa, soprattutto nell’entroterra delle zone liminari rispetto alle c.d. zone sviluppate, secondo modelli capitalistici e liberisti. I modelli economici sommersi seguono, di pari passo, modelli statuali divenendo paradigmi alternativi per gli invisibili. Questa categoria sociale, sufficientemente stratificata, accoglie: migranti, di­soccupati, invalidi, stigmatizzati, e persino minori. Un puzzle umano il cui comune denominatore è: la sopravvivenza. Continua a leggere

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La storia di un emigrante altomontese: Domenico Antonio Santoro (1907 – 1976)

lo zio Domenico Antonio, qualche anno dopo l’arrivo a Cuba.

Zio Domenico Antonio, qualche anno dopo l’arrivo a Cuba

di Michele Santoro 

Il nonno Vincenzo Santoro, nato nel 1866, era analfabeta ma aperto al mondo che cambiava. Nella Calabria del 1899, comprò prima un aratro “a carrello” che permetteva di arare il terreno in profondità per aumentare la produzione del frumento e poi una macchina per mietere il grano prodotta in Inghilterra, marca McCormick, che veniva trainata da due paia di buoi, quando la mietitura era effettuata tutta a mano con la falce. 

Viveva a Galati, lavorava le colline di Altomonte ed arrivava fino al fiume Grondi. Grazie alla sua intraprendenza capì che aveva bisogno di spazi più ampi, pianeggianti e più produttivi e per questo nel 1922 comprò i terreni di Larderia – nella Valle dell’Esaro – dove in collina costruì la casa e dove si trasferì nel 1923 con tutta la famiglia che era composta dalla moglie Maria Caterina e 11 figli.  Continua a leggere

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Un nuovo percorso nel paesaggio sonoro mediterraneo fra natura e aerofoni di antica memoria

sarica-porta-cd-natale-2024-okdi Mario Sarica 

Un lungo viaggio, quello intrapreso tanti anni fa da Salvatore Pinello Drago, alla ricerca dei suoni pastorali siciliani arcaici delle origini. Una scelta coraggiosa, ispirata da un sentimento profondo e umile di conoscenza e ascolto di una memoria sonora fra natura e cultura, sommersa dalle incrostazioni della vorace globalizzazione musicale planetaria. Una crescita graduale, la sua, sul versante della storia etnorganologica e della relativa pratica costruttiva degli aerofoni pastorali, e dei loro “segreti”, e su quello performativo della rigenerazione musicale degli stessi strumenti. Continua a leggere

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La “terra delle Sirene”: Massa Lubrense, Sorrento, Sant’Agnello, Piano, Meta, Vico Equense

Fig. 1 Carta nautica francese, XVII secolo (Esposito Ruocco: 160)

Carta nautica francese, XVII secolo (Esposito Ruocco: 160)

di Maria Sirago

 Massa Lubrense

La città regia di Massa Lubrense, i cui numerosi casali erano adagiati su un incantevole promontorio prospiciente l’isola di Capri, produceva cospicue e deliziose derrate alimentari trasportate con feluche a Napoli per il suo approvvigionamento annonario e scaricate in una delle porte detta appunto di Massa. Il commercio era controllato da un portulanoto nominato dal Mastro Portolano di Napoli: l’ufficio era poco importante rispetto a quelli degli altri approdi campani perché qui si praticava solo commercio di cabotaggio, per cui nel Cinquecento e Seicento l’ufficiale non percepiva uno stipendio fisso ma solo “emolumenti” (guadagni esatti dai marinai a seconda dei trasporti) (Sirago, 2004). Continua a leggere

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Etnografia sul campo. Svolte teoriche e questioni metodologiche

9788829026241di Orietta Sorgi

Dal rapporto fra noi e gli altri hanno preso le mosse, come sappiamo, i processi culturali e interculturali, ma anche, in buona sostanza, tutto il percorso etnografico dell’antropologo, le sue modalità di approccio con popoli diversi in terre inesplorate e la possibilità di restituirne la conoscenza attraverso la scrittura.

A partire dal 1871, quando Edward Burnett Tylor elaborava quella celebre definizione del concetto di cultura, l’attenzione verso i popoli cosiddetti primitivi segnava l’ingresso ufficiale dell’antropologia fra le scienze ritenute oggettive. Tuttavia in pieno clima positivista e colonialista studiosi e missionari trascurarono di fatto il lavoro sul campo a contatto con gli indigeni, nella convinzione che i loro modi di vita altro non fossero che una tappa di una scala evolutiva che avrebbe raggiunto il suo traguardo nel modello occidentale. Antropologi da tavolino furono definiti pertanto dalle generazioni successive, in quanto la loro preoccupazione principale era quella di isolare gli elementi di una data cultura e classificarli secondo tassonomie che andavano dal semplice al complesso. Continua a leggere

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La fervida stagione delle riviste del secondo dopoguerra

9788832747355_0_536_0_75di Francesco Virga 

Le riviste hanno svolto un ruolo importante nella storia d’Italia. Basti pensare al peso che hanno avuto, nella prima metà del 900, La Voce di Prezzolini,  La Critica di Benedetto Croce, La Rivoluzione Liberale di Piero Gobetti e L’Ordine Nuovo di Gramsci.

Giuseppe Muraca, nel suo ultimo libro, Un fare comune. Da “Politecnico” a “Diario”. Riviste italiane del secondo (Il Convivio Editore, Catania 2024), propone una rassegna critica di alcune  riviste culturali che hanno animato il dibattito pubblico in Italia dalla fine del Secondo conflitto mondiale al 2000. Essendo impossibile in una recensione dare pieno conto di tutte queste riviste e delle problematiche ad esse connesse, concentreremo la nostra attenzione su due testate che Muraca ha saputo ben analizzare nel corso del suo lavoro: Il Politecnico e i Quaderni Piacentini. Continua a leggere

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La magia tra la luce e l’ombra, tra il visibile e l’invisibile

da "La bocca dell'anima" (ph. Floriana Di Carlo)

da “La bocca dell’anima” (ph. Floriana Di Carlo)

di Flavia Schiavo 

Solo brevissime notazioni per introdurre i saggi interessanti ed esaustivi che rileggono il film di Giuseppe Carleo, La bocca dell’anima. Opera che affonda in una porzione rimossa e oscura della cultura umana, e non solo locale. Il rapporto con la magia, infatti, riguarda ogni espressione culturale sempre costituita da esoterico ed essoterico, da aree emerse e porzioni abissali e celate. Continua a leggere

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Dall’etnografia al retelling cinematografico. Un caso di magismo siciliano

da La bocca dell'anima" di Carleo

da “La bocca dell’anima” di Giuseppe Carleo

di Annamaria Clemente 

Una piazza innevata, a sinistra il loggiato di una chiesa è sicuramente la Chiesa Madre del paese, a destra edifici bassi, case di quelli che saranno gli abitanti. Dominano colori freddi, plumbei, il bianco della neve, il grigio della pietra, il cinereo delle nubi. Non un’anima, silenzio. O forse no. La neve continua a fioccare, il vento a sferzare, accanto alla chiesa si forma un piccolo vortice di polvere e neve, «‘na rufuliata, che sia la ddraunara?» penso. Continua a leggere

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Tra sangue e farina un film esistenzialista e siciliano per caso

da "La bocca dell'anima" di Giuseppe Carleo

da “La bocca dell’anima” di Giuseppe Carleo

di Anna Fici 

A mia mi piaci u silenzio chi c’è a ‘stura/ I cristiani s’arricampano a’ casa/ I fammigghi s’assettano pi manciari/ E quanno i strati su vacanti,/ io arrestu finalmente sula/ Ma nuautri un semu suli  figghiu mio. 

Sono queste le parole d’esordio del personaggio di Mariannina, interpretato da una bravissima Serena Barone. Parole che, pronunciate intorno al quindicesimo minuto dall’inizio del film, rappresentano una sorta di manifesto, attraverso cui gli sceneggiatori (Giuseppe Carleo e Carlo Cannella) ci presentano il nocciolo esistenzialista di questa storia. Continua a leggere

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La bocca dell’anima, corpo e magia nella vita di una comunità

da "La bocca dell'anima" di Giuseppe Carleo

da “La bocca dell’anima” di Giuseppe Carleo

di Giulia Panfili 

Il film La Bocca dell’Anima è esordio al lungometraggio di finzione del regista palermitano Giuseppe Carleo, già noto per il cortometraggio Parru pi tia (2018), vincitore della terza edizione del concorso i love gai – giovani autori italiani, in cui una “fattura d’amore” è messa in scena nella periferia di Palermo. Con il nuovo film, uscito nelle sale italiane il 26 settembre, riprende il tema della magia popolare in un racconto drammatico realistico, ambientato nel dopoguerra dell’entroterra siciliano, montano e nevoso. Continua a leggere

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Poteri e magia popolare nella Sicilia del dopoguerra

da "La bocca dell'anima" di Carleo (ph. Floriana Di Carlo)

da “La bocca dell’anima” di  Giuseppe Carleo (ph. Floriana Di Carlo)

di Valeria Salanitro 

«L’occhio manifesta molte cose magiche, poiché incontrandosi un uomo con l’altro, pupilla con pupilla, la luce più possente dell’uno abbaglia e abbatte l’altro, che non può sostenerla» T. Campanella, Del senso delle cose e della magia. 

Un paesaggio innevato, degli scalini scolpiti, il silenzio roboante del paese di “Petrasanta” arroccato tra le Madonie di una Sicilia rurale del 1949, il volto pallido di un corpo segnato dalla guerra e stremato dalle vicissitu­dini di cui è portatore il protagonista Giovanni Velasques, sono i segni prodromici di questa narrazione antropologica, ispirata a una storia vera. Continua a leggere

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Note di regia

la_bocca_dell_anima_di_giuseppe_carleo_poster_verticaledi Giuseppe Carleo

La bocca dell’anima traduce l’espressione siciliana vucca di l’arma. Per la cultura popolare essa corrisponde ad una parte del corpo ben precisa: il plesso solare. La bocca dell’anima è il centro del corpo, il luogo in massimo grado investito dai movimenti della vita: non solo soglia di guardia tra basso e alto, natura e cultura, ma anche punto di convergenza e di sintesi di ciò che si muove dentro lo stomaco, dunque dei rapporti fra corpo individuale e corpo sociale, fra interno ed esterno.

Nella tradizione magica la bocca dell’anima, lo stomaco, è il ricettacolo degli esseri che attraversano il mago, dandogli la forza per aiutare gli altri, ma è anche il punto del corpo in cui si annida il male. Continua a leggere

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Lo chiederemo agli alberi

Lo chiederemo agli alberi (ph. Sabina Bernacchini)

Lo chiederemo agli alberi (ph. Sabina Bernacchini)

di Sabina Bernacchini 

Ispirata dalla splendida canzone di Simone Cristicchi, ho imparato a guardare e ad abbracciare un albero, interagendo con una creatura che, a differenza degli animali, percepisce l’ambiente circostante con una sensibilità superiore.

In molte culture, gli alberi sono simboli di vita, saggezza e connessione tra cielo e terra. Dalle querce sacre degli antichi Celti agli alberi della vita presenti in molte tradizioni religiose, gli alberi sono stati associati a culti, miti, rituali e credenze.

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Linee di costa. Genova e il mare

Pegli (ph. Giovanni Cerami)

Pegli (ph. Giovanni Cerami)

di Giovanni Cerami 

Genova, da Nervi a Voltri, è una stretta lingua di terra lunga poco più di trenta chilometri, incastrata tra il mare da una parte e le montagne dall’altra.

Una città che, durante gli anni del boom economico, per accogliere i flussi migratori provenienti dal sud, è cresciuta urbanisticamente in modo disordinato e disorganico. Continua a leggere

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Vacuus

Vacuus (ph. Marica Di Bartolo)

Vacuus (ph. Marica Di Bartolo)

di Marica Di Bartolo

…E si sentì talmente vuoto…

La zucca pensò compulsivamente: “devo riempire quel vuoto, devo riempire quel vuoto, devo riempire quel vuoto…

E, fragilmente, si sentì pieno di sé… Continua a leggere

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Toraja: vita oltre la morte

Villaggio Toraja (ph. Silvana Licciardello)

Villaggio Toraja (ph. Silvana Licciardello)

di Silvana Licciardello

Dopo l’esperienza in Sulawesi, alle parole di Oscar Wilde «il viaggio migliora la mente ed elimina i nostri pregiudizi», aggiungerei che talvolta costringe a misurarsi con paure e tabù della nostra cultura. Noi occidentali malvolentieri pensiamo alla morte, davanti ad un cadavere proviamo disagio, fatichiamo ad elaborare il lutto e abbiamo paura. Continua a leggere

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Storie di corpi: la fotografia di Francesco Faraci

Corpi (ph. Francesco Faraci)

Corpi (ph. Francesco Faraci)

di Antonina E. Ferruzza Marchetta 

La fascinazione per il potere evocativo del corpo delle periferie urbane non è un fattore che si insinua casualmente nel percorso di Faraci, ma si inscrive come preciso riscatto personale ed autobiografico. La sua infanzia è per l’appunto marchiata dalle stesse dinamiche di cui tiene meticolosamente traccia nel proprio lavoro fotografico. L’elemento determinante però a livello stilistico è la scoperta di Pasolini che con i suoi Ragazzi di vita folgora e impregna i suoi futuri progetti, nonché l’ossatura filosofica del suo agire. Continua a leggere

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“Terra nera”. L’emergenza degli incendi boschivi (e non) in Sicilia

Terra nera (ph. Lorenzo Mercurio)

Terra nera (ph. Lorenzo Mercurio)

di Lorenzo Mercurio 

Il fuoco, elemento che per eccellenza carica su di sé universi sconfinati di senso, si rivela una fonte di inesauribile ispirazione anche per chi si serve, con scientifica metodologia, delle sue doti purificatrici e innovatrici, con la specifica e deliberata intenzione di modificare drasticamente il paesaggio e, con esso, interi ecosistemi in cui l’uomo riveste pur sempre un ruolo da protagonista.  Continua a leggere

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Una settimana in Anatolia. Appunti di un diario

Gaziantep (ph. Nino Pillitteri)

Gaziantep (ph. Nino Pillitteri)

di Nino Pillitteri

Con l’occasione di un viaggio scolastico Erasmus, progetto “Digi4girls for Equal future” che coinvolge Italia, Olanda, Romania e Turchia, siamo stati invitati con il nostro liceo scientifico, il Benedetto Croce di Palermo, a questo incontro a Gaziantep, Turchia occidentale meridionale, sul confine siriano. In effetti la base del nostro hotel è Nizip, centro agricolo di colture di cotone, olive in campi interminabili interrotte da filari di pistacchi e noci. La terra è molto fertile e non per nulla ci troviamo ad una decina di chilometri ad est dall’Eufrate. Continua a leggere

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Dall’altro mondo

Aurora boreale, Islanda, Hackurey (ph. Seby Scollo)

Aurora boreale, Islanda, Hackurey (ph. Seby Scollo)

di Seby Scollo 

Amo la fotografia e  ho iniziato a fotografare a partire dal mio paese, da Buccheri nel Siracusano dove sono nato e cresciuto e dalla dimensione locale  abitata e vissuta ho  imparato a sporgermi sull’orizzonte lontano, a guardare la dimensione globale, il mondo oltre i confini del conosciuto, oltre la frontiera dei consueti viaggi. Continua a leggere

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Crocevia Istanbul

Crocevia Istanbul (ph. Martino Zummo)

Crocevia Istanbul (ph. Martino Zummo)

di Martino Zummo 

Forse puoi ascoltarla e non vederla mai veramente. Come è successo a me. La prima volta che ci sono arrivato erano i primi anni del nuovo secolo, terzo millennio. 

Di passaggio per l’Anatolia per un progetto della Comunità europea mi avvicinavo con devozione e rispetto a  questa città dai tre nomi.

Per me era anche la ricerca di luoghi forse ancora   sopravvissuti, amati dentro le mitiche fotografie dell’occhio di Istanbul, Ara Guler e di un occidentale innamorato dell’Asia, di nome Marc Riboud, cantori di una città crocevia del mondo e di mondi contraddittori.  Continua a leggere

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