SOMMARIO N. 67

Betlemme, 2011 (ph. Stefania Donno)

Betlemme, 2011 (ph. Stefania Donno)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Linda Armano, Dov’è il campo? Riflessioni metodologiche sull’inaccesso etnografico; Paolo Attanasio, Clima e migrazioni: un nodo scorsoio da sciogliere; Francesco Azzarello, L’incoerenza del nostro tempo, le cose e le non-cose e Caspar David Friedrich; Alberto Giovanni Biuso, Il disincanto gnostico di Camus; Michela Buonvino, Performance culturali, politiche dell’identità e sfera pubblica islamica nel Marocco contemporaneo; Marina Castiglione, Una laurea lunga una vita (e qualcosa in più); Paolo A. Cherchi, L’Impero Genovese nel “Tirant lo Blanc”; Fabio Dei, Logocentrismo critico;  Continua a leggere

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EDITORIALE

Grammichele (ph. Nino Giaramidaro)

Grammichele (ph. Nino Giaramidaro)

Ogni anno che passa in occasione del 25 aprile si sente sempre più il bisogno di tornare a leggere le Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, di sfogliare quelle pagine luminose e dolorose, di ripensare a quei giovani caduti in combattimento o fucilati in esecuzioni di massa che, tra il 1943 e il ’45, hanno sacrificato la loro giovinezza e la loro stessa vita, per liberare l’Italia dalla tirannide. Continua a leggere

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Dov’è il campo? Riflessioni metodologiche sull’inaccesso etnografico

Colombia,, 2015 (ph. Jusezam)

Colombia, 2015 (ph. Jusezam)

di Linda Armano

Il termine “gate” è una metafora ricorrente per riferirsi ai momenti di accesso e di negazione del lavoro etnografico sul campo. È stato particolarmente utilizzato nella ricerca sociale in relazione ai meccanismi delle strutture di potere soprattutto in contesti estrattivi (Straube 2020) oppure in determinati periodi storici come quello della pandemia di COVID-19. Continua a leggere

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Clima e migrazioni: un nodo scorsoio da sciogliere

climate_change_1800di Paolo Attanasio

Introduzione: un po’ di storia

I movimenti migratori di massa, come è ormai ampiamente noto, non hanno nulla di eccezionale o straordinario nella storia dell’umanità, né sono unicamente appannaggio dell’età contemporanea. Il progressivo popolamento del pianeta Terra sta a ricordarci che sono state proprio le grandi migrazioni a dare origine alla diffusione dell’essere umano in tutti i continenti. Continua a leggere

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L’incoerenza del nostro tempo, le cose e le non-cose e Caspar David Friedrich

caspar

Caspar David Friedrich, Viandante sopra il mare di nebbia, 1817

di Francesco Azzarello 

Questo articolo si interroga sulle ragioni profonde del grande successo della mostra dedicata al pittore da poco conclusasi, cercando di valutarle sullo sfondo della gara per l’attenzione umana fra mondo reale e mondo digitale, e della forte inflazione di immagini che ne è parte, nonché di metterle in relazione – alla luce di alcuni aspetti centrali della teoria di Johannes Grave sulla visione delle immagini e sul loro potere – con alcune caratteristiche della pittura di Friedrich che hanno permesso alle sue tele di resistere a detta inflazione. Tutto questo lo troverà chi legge nei paragrafi contrassegnati dalla lettera A. Chiude, quindi, l’articolo una breve sezione autonoma (ma non del tutto indipendente dalla prima), contrassegnata dalla lettera B, contenente un’analisi ermeneutica della tela Eismeer (Il mare di ghiaccio) come esempio di applicazione pratica della teoria di Grave. L’analisi è incentrata fondamentalmente sulla elaborazione del problema del male e della sofferenza riscontrabile nel quadro.  Continua a leggere

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Il disincanto gnostico di Camus

Albert Camus

Albert Camus

di Alberto Giovanni Biuso 

Stranieri al mondo, gettati nel mondo 

Albert Camus [1] è uno degli gnostici più sottili ma anche più evidenti del XX secolo. A partire dal titolo del suo libro fondamentale, lo Straniero, ogni idea, pagina, affermazione programmatica, diventa una metafora del sentimento di profonda estraneità e distanza che lo gnostico nutre verso un mondo il quale «tel qu’il est fait, n’est pas supportable» (Caligula, CM: 26). Continua a leggere

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Performance culturali, politiche dell’identità e sfera pubblica islamica nel Marocco contemporaneo

La bandiera nazionale del Marocco proiettata sul maxischermo, Festival des Cerises, Sefrou, 2019. Foto di Michela Buonvino.

La bandiera nazionale del Marocco proiettata sul maxischermo, Festival des Cerises, Sefrou, 2019 (ph. Michela Buonvino)

di Michela Buonvino [*] 

Diventare lo Stato, rappresentare lo Stato 

Ciò che potrebbe forse a prima vista sembrare un’operazione agevole e aproblematica, ovverosia il tentativo di riferirsi a un “Paese”, individuandolo e includendolo in quanto soggetto e oggetto delle nostre ricerche, come un’entità sociale con una sua fisionomia, dotata di un suo “potere”, rappresenta, al contrario, una questione delicatissima e assai scivolosa. «Distesa di spazio delimitata da confini, variamente permeabili», «immenso segno, dalle molteplici letture» (Geertz 1995: 35), un “Paese” sfugge a qualsiasi tipo di riduzione, che sia quella compiuta dal «linguaggio nominalista delle cose materiali» e/o quella operata dal «linguaggio platonico delle forme ideali» (ibidem).   Continua a leggere

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Una laurea lunga una vita (e qualcosa in più)

Palermo, conferimento della laurea a Mimmo Cuticchio

Palermo, conferimento della laurea honoris causa a Mimmo Cuticchio

di Marina Castiglione 

Il 10 luglio 2019 il Consiglio del Corso di Studi in Italianistica dell’Università degli Studi di Palermo votò all’unanimità la proposta di conferimento della Laurea honoris causa a Mimmo Cuticchio. Proponente ne fui io, dopo averne già discusso in precedenti sedute a partire dal 2018. Le motivazioni allegate alla delibera di quel Consiglio sono state lette dalla Coordinatrice del corso di Studi e Prorettrice alla Didattica dell’Ateneo, prof.ssa Luisa Amenta, in data 13 marzo 2024, giorno in cui, finalmente, Mimmo Cuticchio è stato insignito del titolo, nell’Aula Magna di Palazzo Steri, sede del Rettorato. Di seguito riporto la laudatio che ho pronunciato nell’occasione.  Continua a leggere

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L’Impero Genovese nel “Tirant lo Blanc”

evento_impero_di_genovadi Paolo A. Cherchi 

Il recente convegno su “L’Impero Genovese”, tenuto a Genova nel gennaio del 2024, ha avuto il merito grandissimo di richiamare l’attenzione sulla storia plurisecolare e gloriosa di una Repubblica marinara ingiustamente dimenticata rispetto a quella di Venezia, che viene studiata in maniera intensiva e costante. Il convegno spiega le ragioni di tale oblio riportandolo in buona parte alla diversa costituzione dei due imperi: quello ligure aveva un carattere “liquido” – come ricorda Alessandro Barbero nelle sue “conclusioni” – mentre quello veneziano, oltre alla fitta rete di rotte marittime, aveva basi territoriali estese. Continua a leggere

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Logocentrismo critico

coverdi Fabio Dei 

Il recente libro di Pietro Meloni, Cultura visiva e antropologia (Roma, Carocci, 2023) si colloca in un robusto filone della produzione antropologica italiana – oltre che internazionale – degli ultimi vent’anni: la riflessione sulle immagini, intese nel duplice senso di fonti o risorse della ricerca e di suoi “oggetti”. Come altri contributi sul tema, anche quello di Meloni propone con lucidità la questione che mi preme di più discutere: la nostra disciplina è eccessivamente “logocentrica”? C’è una prevalenza del linguaggio rispetto alle immagini che ne impoverisce i risultati? C’è un autonomo potere conoscitivo delle immagini, una loro irriducibilità al linguaggio verbale, che andrebbe meglio riconosciuto e sfruttato?  Continua a leggere

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Linee per una futura agenda di riforma delle politiche migratorie nazionali

Openpolis

da Openpolis

di Luca Di Sciullo 

Breve ricognizione degli effetti dell’attuale gestione delle migrazioni in Italia e in Unione europea 

Ripercorrendo a ritroso i 50 anni di storia dell’immigrazione in Italia (è nel 1973 che il numero di immigrati che si sono fermati stabilmente nel Paese ha superato, per la prima volta, quello degli emigrati italiani che nello stesso anno si sono trasferiti all’estero, né la situazione si è mai più rovesciata da allora), colpisce che, a dispetto di ben 9 regolarizzazioni varate in 38 anni [1] di legiferazione in materia, la sacca di non comunitari in condizione di irregolarità giuridica consti di poco meno di mezzo milione di persone: fino al 2021 sono stati, per lungo tempo, oltre 500mila (506 mila ancora nel 2021) e solo nel 2022 sono scesi al numero sopra indicato grazie agli effetti di riassorbimento – piuttosto tenui – della regolarizzazione del 2020 [2], proceduta con stucchevole lentezza e non ancora portata a compimento (delle 207 mila domande presentate da datori di lavoro, a maggio 2023 soltanto 65 mila, il 31%, avevano terminato l’iter con un esito positivo – il rilascio di un permesso di soggiorno per lavoro – mentre un altro 15% ha conosciuto un definitivo rigetto). Continua a leggere

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Dai protocolli al campo. La sfida interculturale della scuola italiana

Alunni e alunne della scuola primaria dell'Istituto di Pioltello alla fine dalle lezioni 18 marzo 2024 (ANSA/ANDREA CANALI)

Alunni e alunne della scuola primaria dell’Istituto di Pioltello alla fine dalle lezioni 18 marzo 2024 (Ansa/Andrea Canali)

di Dario Inglese 

Introduzione

Se si analizzano con spirito critico e un minimo di onestà intellettuale (per non dire buon senso) certe retoriche securitarie in materia di integrazione della popolazione straniera in Italia, non si può non notare la tendenza a investire la scuola di un ruolo particolare e all’improvviso centrale all’interno dello spazio pubblico: quotidianamente svilita, delegittimata e privata di risorse adeguate allo svolgimento della propria funzione primaria, quella educativa e formativa, essa viene magicamente trasformata in una roccaforte contro il caos indistinto della diversità culturale che bussa alle nostre porte; un bastione di frontiera ciclicamente alle prese con orde di barbari che tentano di entrare o che, oltrepassato il limes, cercano di minare alla radice i fondamenti della nostra identità nazionale. Continua a leggere

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Il teatro evangelizzatore dei Francescani nella Nueva Espaňa

Protomartiri Francescani in Coimbra

Protomartiri Francescani nella chiesa di Coimbra

di Giovanni Isgrò 

Il 1523 è l’anno dell’approdo dei primi 12 frati francescani in México, con licenza dell’imperatore Carlo V, cui seguiranno altri in osservanza della Bolla Pontificia di Adriano VI. Il fenomeno missionario francescano fu motivato dalla necessità di una cristianizzazione globale di fronte alla paura dell’approssimarsi della fine del mondo diffusa nel Medioevo nell’Europa occidentale. In questo scenario apocalittico gli indios furono considerati gli ultimi pagani da redimere e da chiamare alla conversione e alla penitenza salvifiche. Dal canto suo il re di Spagna, estendendo anche al mondo americano la promozione dell’opera di divulgazione del cristianesimo già avviata nella penisola iberica nei confronti delle comunità islamiche, puntava a garantire legittimità alla conquista attraverso l’azione moralizzatrice ed evangelizzatrice messa in atto dalla Chiesa. Continua a leggere

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Prima della “Wilderness”: le terre selvagge nel mondo greco-romano

Cotton Map, tratta da un codice della Perigesi di Prisciano, sec. X d. C.

Cotton Map, tratta da un codice della Perigesi di Prisciano, sec. X d. C.

di Pietro Li Causi [*] 

A pensarci bene, il fronte dell’ambientalismo contemporaneo è meno compatto di quanto si creda. Da un lato, ci sono le retoriche dello sviluppo sostenibile, divenute per molti versi egemoni in un mondo occidentale fiducioso di poter mitigare gli effetti devastanti dell’industrializzazione e del neoliberismo con le cosiddette ‘politiche verdi’ e con l’impiego – in vista della riduzione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente – della stessa tecnoscienza che, dall’Ottocento in poi, è stata spesso causa di disastri di dimensioni apocalittiche. Dall’altro lato, quasi all’estremo opposto, ci sono correnti di pensiero come la Deep Ecology che mettono la natura al centro senza se e senza ma, e che arrivano finanche a ipotizzare il suicidio di massa della specie umana al fine di salvaguardare la vita sul pianeta Terra. Continua a leggere

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L’Ifigenia di Goethe, il mito greco come metafora per la terra di Cutro?

Iphigenia i Tauris, Serov, 1893

Iphigenia in Tauris, V. Serov, 1893

di Luca Renzi 

Il mare mi divide dai miei cari
e me ne sto per giorni sulla riva
agognando la terra dei Greci
mentre le onde rispondono ai miei sospiri
scrosciando con rumori cupi.
Guai a chi vive solo, lontano
da genitori e fratelli! Il dolore
strappa alle sue labbra la gioia più vicina
[1].
 

Ifigenia, la sacerdotessa e principessa greca, figura del dramma euripideo e in seguito goethiano (ma non dimentichiamo Guimond de La Touche e Racine…) che ha trascorso ormai parte della sua esistenza in terra straniera, in Tauride, ove il padre Agamennone la fece approdare, ha interceduto fin dal suo arrivo presso il re barbaro Toante affinché il tiranno revocasse l’uso barbaro del sacrificio degli stranieri che sventuratamente vi approdavano: fiera di tale conquista e forte di questa alleanza con il re di Tauride, ella reclama la sua autonomia e il suo libero arbitrio, che non appaiono semplice affrancamento dal sovrano, ma affermazione della libertà di stabilire la propria sorte, compresa quella del ritorno. Continua a leggere

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Il diritto internazionale fra storia e nuova preistoria: ragioni per un giudizio in tempo di guerre

diritto-internazionaledi Roberto Settembre 

Desideriamo preliminarmente avvertire il lettore che quanto verrà detto in apertura di questo breve lavoro non entra subito nel tema proposto, ma è l’oggetto di una sfida cognitiva a cui il lettore viene chiamato, affinché, risolta, il discorso lo introduca nello spazio dove il giudizio possa muoversi in modo articolato e non predeterminato. Continua a leggere

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Quella innocente parola

Maschera per la danza Deangle, Costa d'Avorio

Maschera per la danza Deangle, Costa d’Avorio

di Lauso Zagato 

Prima di stendere questo intervento mi ero domandato se, considerato il mondo di orrore in cui siamo immersi ogni giorno di più, abbia senso soffermarsi su qualcosa che ha avuto origine da un litigio sul campo tra giocatori di calcio del massimo campionato, cioè tra soggetti appartenenti comunque, siano essi bianchi, neri, o a pois, ad una minoranza privilegiata. Il punto è che da tale, diciamo così, leggerezza originaria dell’evento hanno tratto origine prese di posizione e narrazioni che lasciano esterrefatto il lettore/ascoltatore, soprattutto per la enorme ignoranza brandita come un’arma da supposti opinionisti: nella fattispecie mi riferisco, più che al vacuo cicaleccio dell’umanità da bar sport alle diverse latitudini, agli autori che scrivono i loro elzeviri nel paginone centrale di (più di) un noto quotidiano sportivo. Continua a leggere

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Da Harward Gaza è lontana. Sull’importanza del dialogo

Harward, l'Università

Harward, l’Università

di Francesca M. Corrao 

L’escalation di violenza in Medio Oriente a cui la comunità mondiale assiste da ormai oltre sei mesi, ha visto alternarsi nel dibattito pubblico scontri verbali e commenti ‘a caldo’ molto più numerosi di analisi pacate. Queste sono utili per cercare soluzioni adeguate ad una situazione intricata che diventa sempre più grave con il passare degli anni. Nessuno ha soluzioni facili da proporre, ma il dibattito tra tifoserie contrapposte tende a radicalizzare ulteriormente le posizioni e non aiuta a ponderare la situazione da nuove prospettive. Credo che piuttosto che esacerbare le divisioni sia utile cercare gli argomenti che possano avvicinare i contendenti. Continua a leggere

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L’ascolto come antidoto all’odio. Ascoltare David Grossman

9788804789130_0_536_0_75di Giovanni Gugg 

Contemplando le proprie rovine

Ogni forma di trauma genera una serie di reazioni immediate: urgenza, dolore, disperazione, incredulità e spaesamento. Spesso la sua gravità rende difficile per le persone colpite riconoscere la realtà di ciò che sta accadendo: si fa «fatica a credere ai propri occhi», dice Stanley Cohen (2008), e questo vale sia per i singoli che per la collettività. Si avvia, cioè, un «periodo di latenza» (Djament-Tran, Reghezza-Zitt 2012), la cui durata varia in base a numerosi fattori fisici e sociali: dalla gravità del danno all’intensità della vulnerabilità, dalle retoriche mediatiche e politiche alla minaccia di ulteriori rischi. In questo periodo di inerzia, osserva Pierre George (1960: 2), sembra «que chaque pays [contemple] avec stupeur l’immensité de ses ruines»[1]. Continua a leggere

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Gaza, da tranquilla cittadina di provincia a capitale di uno “Stato-canaglia”?

Da One more jump (ph. Emanuele Gerosa)

Gaza, da One more jump (ph. Emanuele Gerosa)

di Vincenzo Meale 

Striscia di Gaza, una striscia lunga circa 41 km e larga in media meno di 10 km. 14 maggio 1948: finisce il mandato inglese sulla Palestina e Ben Gurion proclama la nascita dello Stato d’Israele. Scoppia la guerra, che finisce con conquiste territoriali da parte israeliana e relativo sfollamento più o meno spontaneo di molti palestinesi. La striscia di Gaza, sfuggita all’occupazione israeliana grazie all’arrivo dell’esercito egiziano, vede affluire ben 250 mila profughi che sconvolgono l’assetto demografico preesistente diventandone la componente maggioritaria: secondo il calendario Atlante De Agostini dell’epoca la striscia su 378 kmq (per avere il senso delle dimensioni del territorio basti dire che è poco meno esteso del comune di Enna e poco più di quello di Olbia) nel 1966 aveva già 440 mila abitanti (nella stessa epoca Enna aveva circa 28 mila abitanti e Olbia meno di 19 mila) [1]. Continua a leggere

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Gaza: l’insostenibile leggerezza degli effetti collaterali

Taqual e i suoi versi su un un muro di Nail

Fadwa Taqan e i suoi versi su un un muro di Nablus, Palestina

di Enzo Pace 

Tawfiq Zayyad è una figura ben presente alla memoria dei palestinesi. Era un cittadino israeliano, vissuto tra il 1929 e il 1994 a Nazareth, di cui sarà sindaco nel 1975, tre anni dopo la IV guerra arabo-israeliana, detta del Kippur. Tawfiq è stato, allo stesso tempo, un poeta e un politico. Affidava alla parola inerme della poesia la forza di raccontare la resistenza di un popolo. Ogni palestinese ricorda e canta ancora oggi le rime di hunā bāqūn (Resteremo qui):  Continua a leggere

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Gaza oggi: e ieri?

51qrejls3ldi Elio Rindone 

Premesse necessarie: questo articolo, scritto da chi non nutre affatto sentimenti antisemiti, non si occupa di quanto avvenuto in seguito all’attacco, sicuramente da condannare, sferrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 e che ha provocato una reazione che pare un vero e proprio massacro degli abitanti di Gaza. Intende, invece, descrivere – certo non in maniera approfondita, come si potrebbe fare solo in un libro – la situazione di Gerusalemme Est, della Cisgiordania e della Striscia di Gaza nei decenni precedenti, perché il presente non si può comprendere, né valutare, senza una qualche conoscenza del passato. A questo scopo, mi è sembrato utile consultare le informazioni diffuse dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e, in particolare, il testo La prigione più grande del mondo. Storia dei territori occupati di Ilan Pappé, un autorevole storico israeliano (docente all’Università di Exeter, in Inghilterra), rappresentante della Nuova storiografia israeliana, che si propone di sottoporre a un accurato riesame la documentazione relativa alla politica israeliana degli ultimi decenni nei confronti della Palestina.  Continua a leggere

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I Cento fiori delle aree interne e le minacce della destra

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di Pietro Clemente 

Adiosu

Adiosu si dice in Sardegna quando ci si accomiata per un lungo periodo di tempo. In queste pagine, oltre al testo di Paolo Nardini a memoria di un lontano addio, quello a Roberto Ferretti morto nel 1984, sono presenti altri due ‘adiosu’. Ed hanno tutti a che fare col Centro in periferia. La vita di Ferretti intorno alle tradizioni popolari maremmane, la sua ricerca a più direzioni, sono quasi un emblema: lui cercava la voce dei piccoli paesi tra pianura e monti, documentava e cercava di rianimare forme di teatro e riti tradizionali, saperi pratici e provava a farli confluire in un museo della Maremma.   Continua a leggere

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Aree protette, parchi e antropologi

Pescasseroli convegno Convivere, 26 gennaio

Pescasseroli, Convegno Convivere. le Scienze sociali e il rapporto uomo-Natura,  26 gennaio 2024

CIP 

di Alessandro Simonicca 

Pietro Clemente mi chiede di ragguagliare maggiormente il lettore circa l’intervento su un dibattito sorto relativamente alla giornata di studi svoltasi il 26 gennaio 2024 a Pescasseroli presso la Sala Convegni del Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise e dedicata alla presentazione di Etnosimbiosi, un progetto di ricerca finanziato dal Parco, entro il tema più generale Convivere. Le scienze sociali e il rapporto Uomo-Natura. Continua a leggere

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La processione delle Torce a Sonnino: i fuochi di una tradizione viva

La processione notturna delle Torce sopra il paese di Sonnino

La processione notturna delle Torce sopra il paese di Sonnino

CIP

di Giuseppe Lattanzi, Nicola Martellozzo [*]

Introduzione 

Non è un caso che il principale museo di Sonnino sia stato chiamato “delle terre di confine”. Il piccolo comune della provincia di Latina si trova alle estreme propaggini dei Monti Ausoni, verso il Mar Tirreno (Lattanzi 1991: 94), e da secoli costituisce un territorio segnato da molteplici frontiere, su tutte quella tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie. Qui, soprattutto, ogni anno ha luogo una processione in cui gli antichi confini comunitari vengono ripercorsi alla luce delle torce, da cui questo evento trae il suo nome. Continua a leggere

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Marmilla, tra scorie e spopolamento

abia (ph. Costantino Cossu)

Albagiara (ph. Costantino Cossu)

CIP

di Costantino Cossu [*]

Si può restare fedeli a un luogo quando non può darti niente? Si può vivere pensando che niente di ciò che chiude la tua vita in un cerchio di solitudine e di rinuncia possa mai cambiare? Ad Albagiara vivono appena 240 persone. È uno dei Comuni più piccoli d’Italia. Ci si mette un quarto d’ora a percorrerlo tutto a piedi. È una mattinata di luce intensa, con un cielo primaverile alto, lontano, di un azzurro che stordisce. Sono le undici e lungo le strade strette non incontri nessuno. Il silenzio è rotto appena dal vento tra i rami della quercia sulla piazzetta su cui si affaccia la chiesa di San Sebastiano. Continua a leggere

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La forza di ogni centro sono i suoi limiti ultimi: il pensiero meridiano e il margine

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di Fabrizio Ferreri 

Questo contributo nasce dalla rilettura de Il pensiero meridiano di Franco Cassano alla luce delle principali categorie che animano il dibattito sulle aree interne e marginali del Paese. Ci sembra che il pensiero meridiano, o un suo modo di intenderlo, si presti a fare attrito al silenziamento, che ha corso da più di mezzo secolo, dei luoghi del margine. 

Ci sembra utile, un pensiero meridiano, non per fare del margine un nuovo centro, confermando lo schema binario centro-margine, ma per riconnettere il margine alla molteplicità delle forme di vita attuali e possibili riconoscendo a ognuna di esse il suo valore e al contempo la sua finitezza.  Continua a leggere

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La Comunità non abita più qui

  Stigliano, Basilicata 2024 (ph. Olimpia Niglio)


Stigliano, Basilicata 2024 (ph. Olimpia Niglio) 

CIP

di Olimpia Niglio

Ogni epoca storica ha ereditato notevoli trasformazioni generando poi altri cambiamenti che inevitabilmente ne hanno creati tanti altri. Ogni epoca storica rimpiange o rinnega un passato in nome di una modernità che non sempre ha prodotto risultati incoraggianti, soprattutto quanto rivolgiamo lo sguardo su alcuni territori della nostra penisola la cui storia è stata molto intensa, importante e produttiva ma le cui sorti non hanno onorato al meglio lo splendore del tempo che è stato. Continua a leggere

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La campagna ritrovata: transizioni e contraddizioni. Note su un convegno

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CIP 

di Maddalena Burzacchi 

Giovedì 7 e venerdì 8 marzo 2024 si è svolto a Perugia, presso Palazzo Stocchi, il convegno “Illegale, informale, istituzionale. Neoruralismo e campagne globali”. L’evento, promosso dal Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia e dalla Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli, è stato realizzato grazie ai contributi della Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali (MIC) e del PRIN “Rethinking Urban-Rural Relations for a Sustainable Future” che ne ha costituito uno dei risultati dell’unità di ricerca di Perugia coordinata da Alexander Koensler [1]. Continua a leggere

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Memoria e rigenerazione di un luogo di confine

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di Giada Cerri 

Stages of Memory. Strategie per la rigenerazione dell’ex manicomio di San Salvi a Firenze (Tab edizioni 2023), di Eliana Martinelli, architetta e ricercatrice dell’Università degli Studi di Perugia, non è solo l’esito di un percorso di ricerca sulla rigenerazione dell’ex-manicomio di San Salvi a Firenze: è un libro utile. In collaborazione con la compagnia teatrale Chille de la Balanza, che dal 1997 ha sede nel Padiglione 16 del complesso, Martinelli propone un progetto di musealizzazione attiva di una porzione di San Salvi. Continua a leggere

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Roberto Ferretti quaranta anni dopo

Roberto Ferretti

Roberto Ferretti, demologo e pubblicista (Grosseto, 31 marzo 1948-al-Karak, Giordania, 26 dicembre 1984)

CIP

di Paolo Nardini 

Piergiorgio Zotti e io, una sera di febbraio del 1988, di ritorno dalla visita per un’intervista a un pastore che aveva fatto la transumanza fino a pochi anni prima fra l’Appennino tosco-emiliano e la Maremma, prendemmo l’impegno reciproco di indirizzare tutti i nostri sforzi, da allora in avanti, a far emergere il lavoro di Roberto Ferretti che era rimasto incompiuto. In fondo c’era solo da tirarlo fuori da cassetti che cominciavano a impolverarsi, renderlo pubblico, valorizzarlo nel modo migliore. Sapevamo che si sarebbe trattato di un impegno gravoso e di lungo respiro, che avremmo incontrato molti ostacoli. Da allora sono passati trentasei anni, e il lavoro non è ancora concluso.

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Collezioni matrigne. “Oggetti etnologici” in cerca di casa

la collana prelevata dal corpo di una donna uccisa da una granata durante la battaglia di Otjihinamaparero (25 febbraio 1904). Immagine: @Linden-Museum Stuttgart (Dominik Drasdow) c/o www.riffreporter.de

Collana prelevata dal corpo di una donna uccisa da una granata durante la battaglia di Otjihinamaparero (25 febbraio 1904). Immagine: @Linden-Museum Stuttgart (Dominik Drasdow) c/o www.riffreporter.de

CIP

di Sandra Ferracuti 

Su invito di Pietro Clemente e Mario Turci, in vista del convegno Ci sono case che sono musei. Ci sono musei che sono case (Museo Ettore Guatelli, 20-21 ottobre 2023) sono stata insieme ad altri chiamata a riflettere sulle possibili relazioni immaginative tra ‘museo’ e ‘casa’. Tra le suggestioni che hanno a suo tempo condiviso con noi è la seguente: «in cosa ci aiuta a pensare il ruolo delle case quando diventano musei e dei musei quando diventano case?». Continua a leggere

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L’importanza di conoscersi: l’isola alla prova di sé stessa

71xtiismesl-_ac_uf10001000_ql80_di Nicolò Atzori 

Mentre tutto intorno il mondo corre, s’agita e dimena, ebbro di una novità incalzante ma più prudente sulle riflessioni, stordito da venti di guerra, la Sardegna tiene il passo del presente ed elegge la sua prima presidente: Alessandra Todde, 55 anni, di Nùoro, è la prima donna a ricoprire la carica di governatrice della Regione. Quello che definiremmo un momento topico, insomma, si profila nello spartito vitale dei sardi consegnandosi alla storia, al di là delle congiure di palazzo e di una presunta “indolenza culturale” denunciata, a più riprese, dalla meno recente storiografia quando non dalle figure decisionali di punta. Continua a leggere

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Quo vadis Sardinia? Uno sguardo aperto al futuro, contro le eterne geremiadi

Sardegna, impianto petrolchimico (ph. Roberto Pili)

Sardegna, impianto petrolchimico (ph. Roberto Pili)

di Giacomo Mameli

Con il libro E l’Isola va (Il Maestrale editore 2022) Gianfranco Bottazzi – sociologo dell’economia abituato a usare le parole col bilancino dell’orafo – conferma che «la Sardegna non è un disastro». Forse in questa primavera 2024 non ripeterebbe le stesse parole, perché dal 2022, anno di uscita del documentatissimo saggio (col sostegno della Fondazione di Sardegna), attorno ai nuraghi molte cose sono obiettivamente, e vertiginosamente, precipitate in peggio: sempre più difficile viaggiare, prenotare aerei e navi con costi peraltro osceni, calano gli iscritti alle università, la dispersione scolastica sfiora il 30 per cento, molti neodiplomati scelgono atenei esteri, per carità di Dio non parliamo di ospedali chiusi, della sanità in mano ai privati o dei trasporti interni. Per non parlare dello spopolamento continuo (nei prossimi trent’anni la Sardegna perderà – dicono i demografi – oltre 350 mila abitanti). Continua a leggere

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L’Isola post-industriale, fragilità e potenzialità

274143014_10159790049569901_854918204647381886_ndi Sandro Ruju

Il volume di Gianfranco Bottazzi E l’isola va. La Sardegna nella seconda modernizzazione (Il Maestrale, 2022) ha tra i suoi obiettivi, come scrive l’autore nella nota introduttiva, quello di «contrastare il pessimismo paralizzante e di ragionare pacatamente delle tante cose che non vanno, ma anche di quelle che più o meno funzionano». Continua a leggere

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Industria e storie di vita. Sull’analisi antropologica del passato industriale

Ottana

Ottana, anni sessanta

di Andrea Francesco Zedda

Premessa 

Tra il 1969 e il 1974 ha luogo in Sardegna una seconda fase di industrializzazione, successiva a quella che ha coinvolto Porto Torres, Assemini e Sarroch. Al centro del maestoso progetto industriale, inserito nel Piano di Rinascita della Sardegna e finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno [1], questa volta si trova la realizzazione di uno stabilimento chimico a Ottana, paese ai piedi della Barbagia di Nuoro. Da quel momento in poi, il discorso sull’industria di Ottana verrà utilizzato nella narrazione politica e intellettuale regionale come testimonianza della “colonizzazione del centro Sardegna”, dello “sconvolgimento antropologico” o frequentemente della “venuta, non richiesta, dello Stato e della modernità”; racconto utilizzato in passato e adottato ancora oggi da movimenti politici, scrittori, registi e, spesso, anche da studiosi universitari. Continua a leggere

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La storia di Ida, mia nonna, una donna italo-tunisina

Ida a Rue el Karamed, anni trenta (Archivio famiglia Contento-Cangemi)

Ida a rue el Karamed, anni trenta (Archivio famiglia Contento-Cangemi)

di Lorenzo Bonazzi

La sentita e profonda esigenza di salvaguardare la memoria della mia storia famigliare materna, in particolare quella della nonna Ida Cangemi, unita alla consapevolezza, acquisita negli anni, che la sua vita poteva essere rappresentativa della vicenda storica dei tanti italiani di Tunisia, sono stati i motivi che mi hanno spinto a scrivere il libro Al di là del mare. Una storia italiana tra due sponde del Mediterraneo, edito per Affinità elettive e pubblicato a gennaio 2024. La genesi del volume parte dalla rielaborazione personale di quanto vissuto per quasi quarant’anni, sia a Bologna mia città natale che al Kram, paesino di mare a circa una quindicina di chilometri da Tunisi dove passavo i mesi estivi, in un intimo collegamento tra il passato e il presente, quasi fossi una specie di sentinella che perpetua un ricordo o una spugna, imbevuta di sapori, colori, odori arabi e delle abitudini siculo-tunisine vissute con i famigliari materni. Continua a leggere

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Hergla e il cinema. Quello che io devo a Rossellini

coverdi Mohamed Challouf [*] 

Nell’agosto del 2004, ho organizzato l’edizione zero di ciò che sarà a partire dal 2005 “Rencontres Cinématographiques de Hergla”, una manifestazione dedicata al cortometraggio e al documentario d’Africa e del Mediterraneo. In questa occasione e durante una delle due serate di questa manifestazione intitolata: “Carta bianca al nostro padre spirituale Tahar Cheriaa”, ho incontrato «Amm» Hedi Bessaad che mi parla, per la prima volta, del passaggio nel 1968 del grande cineasta italiano Roberto Rossellini a Hergla per la ripresa della sua serie di film “Gli atti degli Apostoli”. Continua a leggere

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Ritorno a Massicault. Una memoria familiare

41utqmzfkl-_ac_uf10001000_ql80_di Mariza D’Anna 

La memoria ha qualcosa di misterioso, si muove su percorsi inaspettati nell’intento di comprendere angoli di un passato lontano. Scavare indietro nel tempo andato per riempire vuoti è talvolta necessario per stare meglio e a proprio agio nel presente e fugare interrogativi rimasti a lungo senza risposta. Ma non sempre il percorso è lineare. Ci sono vite che faticano ad essere ricostruite perché accadimenti diversi ne hanno spezzato o interrotto il ciclo naturale, temporale e di spazio. Accade quasi sempre nelle famiglie che per necessità economiche, sociali o anche politiche hanno scelto luoghi lontani dalle proprie origini dove stabilirsi per costruire o ri-costruire il loro presente.  Continua a leggere

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Nidhal Chatta, «le cinema avec un souffle» venuto dal deserto e dal mare

Nidhal Chatta,

Nidhal Chatta,

di Diletta D’Ascia 

Tunisi è una città culturalmente vibrante che pullula di artisti e dei loro talenti, riflesso di una storia, una tradizione, una cultura estremamente ricche. La fase post-rivoluzionaria ha visto una proliferazione artistica che ha avuto come ripercussione una moltiplicazione di produzioni di arti figurative e cinematografiche. Assistiamo oggi a una diversificazione degli stili, dell’estetica, delle tematiche, nuove conquiste che vengono spesso premiate in festival internazionali permettendoci di scoprire meglio un cinema che in Europa era poco conosciuto, sebbene abbia sempre avuto un certo fermento soprattutto grazie ad alcuni registi estremamente interessanti. Continua a leggere

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La tradizione afro-tunisina Stambeli: il presente e il contesto

Un quartetto di musicisti suona Stambeli. Il maestro Salah el-Ouergli, penultimo da destra, suona il Gombri, alle estremità gli strumenti sono i Chkacheks

Un quartetto di musicisti suona Stambeli. Il maestro Salah el-Ouergli, penultimo da destra, suona il Gombri, alle estremità gli strumenti sono i Chkacheks (ph. Jevan Joseph Pudota)

di  Jevan Joseph Pudota 

Introduzione 

Il presente saggio esplorativo mira a collocare storicamente la tradizione dello Stambeli, rito di guarigione musicale e di trance sviluppato per la prima volta in Tunisia da schiavi e altri sfollati sub-sahariani che portarono con sé le loro culture musicali e spirituali attraverso il deserto del Sahara. Ci si domanda qui quale sia lo stato di salute dello Stambeli nell’attuale contesto politico-sociale e quali minacce lo indeboliscano. Continua a leggere

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Siciliani di Tunisia e relazioni interreligiose (1930-1960). Dall’enfasi del mescolamento all’oblio delle conversioni all’islam

Eglise Saint Augustin et Fidèle, agosto 2017 (ph. Carmelo Russo)

Eglise Saint Augustin et Fidèle, agosto 2017 (ph. Carmelo Russo)

di Carmelo Russo [*] 

Introduzione

Scopo di questo saggio è analizzare alcuni temi inerenti alle relazioni interreligiose, declinate rispetto a questioni cultuali, rituali, sociali, festive e identitarie, i cui protagonisti sono siciliani di Tunisia vissuti nel Paese nordafricano tra gli anni Trenta e Sessanta del secolo XX. Si vuole mostrare come le narrazioni siciliane rilevino un forte ancoramento al contesto: le costruzioni identitarie si rigenerano in rapporto dialettico alle altre componenti nazionali, sociali e religiose. In primis a quella tunisina, con un raffronto immediato e “spontaneo” con l’islam. Continua a leggere

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I cupi labirinti del potere e la Rivoluzione di Bella Baxter

91fxihqxp7l-_ac_uf10001000_ql80_di Flavia Schiavo 

Sguardi sul cinema

Con il numero 67 Dialoghi Mediterranei battezza un nuovo spazio: “Sguardi sul Cinema”, che del tutto nuovo non è. Da anni la Rivista tratta e dibatte di e sul cinema, esplorato in numerose declinazioni e generi, inteso quale “fonte non convenzionale” in grado di sollecitare riflessioni inclusive e transdisciplinari. Essere inclusivo e transdisciplinare è, peraltro, attributo precipuo della nostra Rivista, dove studiosi e studiose di numerosi ambiti si confrontano, cercando intersezioni e affinità, attivando dibattiti e feconde diatribe culturali.  Continua a leggere

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Il corpo narrante di Bella Baxter

poorthings-683x1024di Annamaria Clemente 

«Un ammasso di organi senza il barlume di autocoscienza data dal cervello o dal sangue pompato dal cuore. Un vassoio da macellaio per il pranzo della domenica. Ora chi di voi vuole posizionare gli organi? E chi può distinguere l’uomo dall’animale? Sempre se c’è una differenza. Coraggio, coraggio, da bambini facevate i puzzle, non è vero?».

«Mi sbaglio o è impossibile concentrarsi se il mostro parla?».

«È un chirurgo straordinario, le sue ricerche sono all’avanguardia. Suo padre ha fondato questo posto».

«Credi erroneamente di essere incluso in questa conversazione Max McCandles?  La tua prossimità a noi non vuol dire che tu lo sia. Vaffanculo McCandles e comprati un vestito». Continua a leggere

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Quante “Povere Creature!”

poor-things-3di Aldo Gerbino 

È la Londra vittoriana ad accogliere Bella Baxter (nell’esaltante interpretazione di Emma Stone) in questo pluripremiato “Povere Creature!” di Yorgos Lanthimos [1]. Lei: prorompente, assoluta, icastica, ingenua e percettiva è la donna accolta dall’orrorifico Godwin Baxter (un inquietante quanto incisivo Willem Dafoe) quale corpo suicidario d’una donna gravida, profondamente delusa dal suo rapporto sentimentale, lanciatasi in un disperante gesto nelle acque oscure del Tamigi. Su di essa il disincantato e lucido fanta-chirurgo impianta il cervello di quel feto che stava crescendo dentro il suo corpo, restituendogli la possibilità di progredire biologicamente verso un’integrazione quanto più possibile completa della sua ricreata esistenza. Continua a leggere

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Da un mucchio di letame sociale una nuova vita: Bella

locandina-filmdi Giulia Panfili 

Vincitore del Leone d’oro al miglior film all’80a mostra di Venezia, di due Golden Globe e di quattro premi Oscar come miglior attrice, migliore scenografia, migliori costumi e miglior trucco e acconciatura. Il film Povere creature! diretto da Yorgos Lanthimos e sceneggiato da Tony McNamara è senza dubbio da vedere al cinema, non in streaming sul divano di casa. Pur non potendo fare altrimenti, e pure con tre o quattro interruzioni, la visione del film è una di quelle che rimane addosso dopo giorni, con i suoi innumerevoli spunti di riflessione e interrogativi. Proprio il corpo d’altronde è fulcro di questa storia che incrocia fiaba e satira socio-culturale e politica. Il corpo è sezionato, cucito, ricomposto, addomesticato, goduto, così come la storia è tagliente, sperimentale, perturbante, divertente.  Continua a leggere

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“Povere creature”: dal grado zero della corporeità alla frammentarietà dell’Esser-ci

Bella in abito da sposa (da Povere creature)

Bella in abito da sposa (da Povere creature)

di Valeria Salanitro 

“Poor Things” è il titolo in lingua originale della pellicola prodotta dal regista Yorgos Lanthimos, insiem­e con Ed Guiney, Andrew Lowe, ed Emma Stone. Commedia, ma potremmo dire, genere mediale ibrido, poiché accorpa dramma, fantascienza e senti­mento, in un unico prisma filmico; è uscito nelle sale cinematografiche a gennaio del 2024 [1].

Un caleidoscopio magnifico in cui lo spettatore si addentra in un mondo fantasmagorico, ma al contem­po, iper-realistico. Luci, colori, toni, posture, costumi, ambienti scenici e battute, che segnano il viaggio introspettivo e biologico dell’incantevole Bella Baxter e dei protagonisti che, alla stregua, di un coro ac­compagnano, metalessicamente, il processo di costitutività del soggetto di ogni personaggio e, su tutti, quello di Bella.  Continua a leggere

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Che fine hanno fatto le fiabe?

Da Povere creature

Da Povere creature

di Giuseppe Sorce 

Un po’ Pinocchio, un po’ Ex-machina. Grazie a L’Ève future, caposaldo del genere di Villiers de l’Isle-Adam del 1886, anche se potremmo risalire alla storia di Pigmalione e chissà quale altro prima. Infatti, il mito della donna artificiale, assemblata, ma in qualche maniera più vera di quelle vere, è assai antico e se ne può tracciare una genealogia senza soluzione di continuità fin dagli albori dei miti greci appunto [1]. La fantascienza letteraria e cinematografica del secondo Novecento ha poi dato visibilità planetaria all’idea dell’androide, del cyborg, degli innesti di una coscienza su un corpo, di una mente su un’altra, ricordi che si accavallano, identità che si ricostruiscono e così via. Continua a leggere

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Creature di una nuova antropopoiesi

progetto-senza-titolo-2024-01-25t171219-718di Nuccio Zicari 

Povere creature a chi? Già dal titolo Povere creature! – traduzione più compassionevole ed esclamativa dell’originale Poor thinghs – il film del regista greco Yorgos Lanthimos sembra un’invettiva verso qualcuno [1]. Apprezzato, criticato, perfino vietato ai minori di 14 anni in Italia (di 17 negli USA) non accompagnati da adulti, in realtà si impone come un racconto di formazione contemporaneo necessario. Complesso nella sceneggiatura ma dalla narrativa semplice, mai semplicistica, si apre con un bianco nero che trae ispirazione dal Frankeinstein di Mary Shelley, un’influenza più strutturata di quello che potrebbe apparire a prima vista. Continua a leggere

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Paura di votare

191215661-86a73d6e-3c14-4c36-8f21-25c5141cebdbdi Aldo Aledda 

Che problema c’è se uno risponde astenendosi a una chiamata di voto, si tratti di un Parlamento, di un’assemblea di condominio o della bocciofila? Sicuramente nessuno dopo la prima ipotesi. Ma allora perché tanti si sdegnano se analoga risposta viene data a una elezione politica o amministrativa e gridano che la democrazia è in pericolo? Vogliamo provare a capirci qualcosa? Non tutto è scontato. Continua a leggere

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Il Taʽziye-xwāni iraniano e la “Dimostranza” di San Ciro a Marineo

 Kārvān. Qom, 1 agosto 2022 [3 muḥarram 1444] (ph. Salvatore Amenta)


Kārvān, Qom, 1 agosto 2022 [3 muḥarram 1444] (ph. Salvatore Amenta)

di Salvatore Amenta 

L’Islam, come ogni religione, ha una dimensione esteriore e una interiore, la legge e la via. Nella bilancia tra essoterismo ed esoterismo, lo sciismo, come il taṣawwuf, lascia pendere l’ago verso il secondo (Nasr, 2015, 147-175). Se l’ortoprassi è di per sé sufficiente alla salvezza [1], essa non rende la fede completa. Il taʽziye è la manifestazione esteriore di una verità profonda. Continua a leggere

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All’origine di una creatività rivoluzionaria e oltre

unlibrodoroedargentodi Ada Bellanova 

All’origine c’è un gruppo di maestri. Ma prima ci sono i venti di democrazia del dopoguerra. E ci sono un cane e un armadio, anzi, per essere precisi, le parole «cane» e «armadio». E bambini, che si divertono a giocarci, con queste parole. Sì, ci sono i bambini e ci sono sguardi che si posano su di loro con attenzione, rispetto, con curiosità e desiderio di sperimentare imparando da loro. E oltre invece cosa c’è?

Rodari è stato spesso etichettato in maniera rassicurante come scrittore per l’infanzia, ma la definizione è incompleta o viziata da alcuni errori di valutazione. Ad esempio, è cosa di poco conto o più semplice occuparsi dell’infanzia? Rodari si è occupato solo di bambini? Non è stato invece un intellettuale rivoluzionario, serio e attento nel suo coltivare la fantasia, sì al servizio dell’infanzia ma per costruire una società e un mondo diversi? Continua a leggere

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Oriente e Occidente come retropensiero. Rivisitando Siena

incontri-fra-oriente-e-occidentedi Franca Bellucci 

Primavera e Pasqua precoci, quest’anno, hanno fatto accavallare i diversi appuntamenti dedicati al mio gruppo di familiari e intimi. Ho dunque proceduto a semplificare nel diario gli impegni, riducendoli nel numero e nelle implicazioni. Ciononostante, con disappunto, ho constatato che la semplificazione non era abbastanza efficace, che non guadagnavo tempo come desideravo. Continua a leggere

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La logica di Dio fra Oriente e Occidente

Moschea Hassani a Casablanca

Moschea Hassani a Casablanca

di Antonio Bica

Due mondi diversi, Oriente islamico e Occidente, tanto vicini ma pure distanti, con posizioni sempre più antitetiche, nonostante l’intensificarsi delle relazioni interculturali in un contesto di globalità senza precedenti nella storia. Un dialogo sempre più difficile e contorto, caratterizzato sovente da una crescente incomprensione, da espressioni culturali che si configurano in opposizione per via della loro inconciliabilità, per non parlare dei fantasmi delle antinomie legate alla tradizione sacrale e alla letteratura religiosa, del rimando fin troppo immediato a concetti come il radicalismo religioso e i fondamentalismi, della difficoltà, mai risolta in termini di approccio, dinanzi a parole come teocrazia, sharia, hijab, jihad ed altre ancora, che sono entrate quasi di prepotenza a far parte del nostro tranquillo vocabolario di occidentali. Continua a leggere

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Paolo Conte come poeta

submission_38_45_coverimage_it_it_tdi Arnaldo Bruni 

Il fenomeno è recente, anzi è databile con qualche sicurezza. Non c’è dubbio che l’assegnazione del premio Nobel a Bob Dylan nel 2016 abbia segnato un vero e proprio attraversamento della linea di faglia che ha modificato la dislocazione dei cantautori nella cultura corrente. Fino a quella data infatti i cantautori, per quanto distinti da un alto profilo artistico, pensando per esempio a Elvis Presley, a Patti Smith, a Brian Eno; o, tra gli italiani, a Gino Paoli, a Fabrizio De André e a Lucio Dalla, rimanevano comunque distinti e separati rispetto alla produzione dei poeti senza aggettivi. Il soffitto di cristallo sembra essersi incrinato proprio con il discusso evento dell’assegnazione del Nobel appena ricordato, anche se le premesse sono più antiche, legate probabilmente alla partecipazione corale del pubblico, in termini di numerosità e di adesione, ai concerti rock che di volta in volta animano gli stadi e le piazze di tutto il pianeta. Continua a leggere

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Nella pietra l’anima di Avola

Il sito di Avola antica (da Gringeri Pantano, La città esagonale, Sellerio 1996)

Il sito di Avola antica (da Gringeri Pantano, La città esagonale, Sellerio 1996)

di Sebastiano Burgaretta 

Ebla-Ibla?

Secondo un’ipotesi, non però scientificamente attestata, l’antica voce semitica, probabilmente accadica, Ebla, in arabo trascritta Eb-la, sarebbe la stessa che Ibla, nel significato di pietra bianca calcarea. Accostamento deduttivo non corroborato da alcun testo. Sta di fatto però che Pelio Fronzaroli [1] spiega il nome dell’antica città di Ebla con la radice semitica che riconduce a roccia bianca, a pietra o montagna le cui pietre sono bianche. Ipotesi ripresa di recente da Rita Dolce in un saggio nel quale, con riferimento a Fronzaroli, la studiosa scrive: «dove veniva proposta la lettura del nome della città sulla base di un presunto sviluppo fonetico della lingua eblaita (poi smentito), simile a quello riscontrato in accadico. Secondo P. Fronzaroli, che ringrazio, il nome di Ebla potrebbe derivare da un termine che significa “roccia bianca”, ipotesi che resta tutt’oggi plausibile, nonostante la difficoltà di individuare la forma da ricostruire» [2]. Continua a leggere

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Verso un noi più esteso: per un’etica della cura oltre e dentro la conservazione della natura

Zona aperta di baraggia nell'altipiano del Baraggione di Candelo. Si possono notare il brugo (la pianta più bassa), la molinia (più slanciata) e il terreno irregolare (ph. Mila Casali)

Zona aperta di baraggia nell’altipiano del Baraggione di Candelo. Si possono notare il brugo (la pianta più bassa), la molinia (più slanciata) e il terreno irregolare (ph. Mila Casali)

di Mila Casali 

Cosa significa conservare la Natura? Cosa va conservato? Come e per chi? Una “buona” conservazione richiede l’allontanamento o il coinvolgimento dell’essere umano? Chi è il noi che viene interrogato nei processi di conservazione della natura? Chi (e cosa) viene incluso, chi (e cosa) viene escluso da questo noi? Sono questi gli interrogativi che ho incontrato durante la mia ricerca etnografica all’interno della Riserva Naturale delle Baragge, in Piemonte, dove diversi modi di intendere la conservazione e la gestione di questo luogo hanno rivelato differenti posizionamenti che hanno stimolato la scrittura di questo articolo. Continua a leggere

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Il cardinale Ernesto Ruffini e la mafia siciliana: una questione aperta

9788885631526_0_900_0_0di Augusto Cavadi

Il cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo dal 1945 al 1967 (anno della morte), è stato certamente una delle figure più chiacchierate del mondo cattolico nel XX secolo. Un presbitero palermitano, don Francesco Conigliaro, ne ha voluto restituire un ritratto, per quanto possibile oggettivo, nel volume Sed contra. Ruffini dice che la mafia esiste. Pagine sul Cardinale Ernesto Ruffini Arcivescovo di Palermo (Carlo Saladino Editore, Palermo 2020). In questo corposo saggio l’autore, pur senza tacerne alcuni limiti, si impegna a difendere la memoria del vescovo da giudizi che ritiene ingiustamente detrattori, dando riprova di due caratteristiche della sua personalità: una senz’altro positiva, l’anticonformismo intellettuale; l’altra, meno apprezzabile, la vis polemica.  Continua a leggere

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Le istituzioni religiose tra domanda e consumi e tra credito e interesse

TimeStamp:2020/02/27 10:06:36.000, Protocol:smb, Destination:192.168.2.200di Sergio Ciappina 

Introduzione 

All’interno della densa e approfondita introduzione di Erik Aerts, che fa da cornice concettuale al ciclo di relazioni e comunicazioni della «Quarantatreesima Settimana di Studi» ospitata dalla Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”, avente titolo «Religione e istituzioni religiose nell’economia europea. 1000-1800» [1], verranno approfondite quelle comunicazioni, espresse al convegno, che si possono inquadrare sotto due dei tanti criteri d’indagine proposti e delineati dalla suddetta introduzione: «Domanda e consumi» e «Credito e interesse». Continua a leggere

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La diffusione dell’italiano negli Stati Uniti: problemi e prospettive

corsilinguaitalianamarchedi Benedetto Coccia, Karolina Peric e Franco Pittau 

USA, il Paese di maggiore sbocco dell’emigrazione italiana 

L’arrivo degli italiani negli Usa iniziò sommessamente prima dell’Unità d’Italia, per diventar poco dopo di massa, arrivando anche ai 300 mila sbarchi l’anno. Anche nel periodo tra le due guerre non si fermarono gli arrivi (mezzo milione complessivamente, nonostante le norme restrittive sull’ingresso approvate tra il 1921 e 1924, che colpivano i nostri meridionali, meno istruiti) per riprendere con intensità nel periodo postbellico e attenuarsi negli anni ‘60 quando venne soppressa la normativa delle quote in ingresso assegnate secondo la confidenza della comunità già residente.   Continua a leggere

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Perché la rappresentanza politica dovrebbe imparare dall’ideologia studentesca

Cariche della polizia sugli studenti a Pisa

Cariche della polizia sugli studenti a Pisa

di Fulvio Cozza 

«Non avevo neanche iniziato a parlare che si sono alzati tutti e se ne sono andati» ha dichiarato Luigi Gaglione, studente di Giurisprudenza all’Università di Cassino e rappresentante degli studenti, intervenuto all’inaugurazione dell’anno accademico del suo ateneo. All’evento erano state invitate diverse personalità della politica del Lazio e di quella nazionale, a partire dal governatore Francesco Rocca. Eppure, non appena Gaglione ha cercato di raggiungere il palco per il suo discorso previsto subito dopo l’intervento del Rettore – come mostra l’impietoso video circolato in rete – i vari rappresentanti politici, si sono alzati e hanno guadagnato l’uscita ostruendo persino il passaggio di Gaglione. Continua a leggere

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Luigi M. Lombardi Satriani e “Dialoghi Mediterranei”

lmpsmess-536x334di Antonino Cusumano [*]

Ho conosciuto Lombardi Satriani attraverso Antonino Buttitta in occasione dei numerosi convegni organizzati tra gli anni ‘80 e ‘90 a Palermo, a Gibellina, a Palazzolo Acreide, a Marsala. Non posso dire di essere entrato in confidenza con lui, di aver intrattenuto rapporti di consuetudine o di frequentazione, ci siamo sfiorati tra un intervento e l’altro, abbiamo scambiato qualche battuta durante le pause. Continua a leggere

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“Salir adelante”: “Virgen De Cocharcas” di Roma tra transnazionalismo, esperienze di fede e poetiche dell’identità

Processione della Virgen de Cocharcas per le vie di Casali di Mentana (RM), settembre 2023

Processione della Virgen de Cocharcas per le vie di Casali di Mentana (RM), settembre 2023 (ph. Daria De Grazia)

di Daria De Grazia 

Madre oyeme, mi plegaria es un grito en la noche.

Madre mìrame, en el tiempo de mi juventud.

Madre cuidame, mil peligros acechan mi vida.

Madre, llename de esperanza, de amor y de fe.

Madre guiame, en las ombras no encuentro el camino.

Madre llevame, que a tu lado feliz cantare.

(Madre de los jovenes, dal canzoniere dell’Associazione “Virgen de Cocharcas”) Continua a leggere

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Napul’è … percorsi di etnoantropologia partenopea

Naepolis, di Matthaus Merian il Vecchio, 1640

Neapolis, di Matthaus Merian il Vecchio, 1640

di Annalisa Di Nuzzo

incipit

Ipertrofica, esplosiva, sconcia e moralista, violenta e accogliente, lazzara e giacobina, città d’arte e patria del più becero folklore, tutto è stato detto e scritto su Napoli. Questa breve guida antropologica ed etnografia si propone di essere il filo di Arianna con il quale attraversare il labirinto più affascinante e paradossale che una città possa offrire, in cui convive, in un caos ordinato, tutto e il contrario di tutto. Un ritratto, sicuramente incompleto, di una delle civiltà mediterranee più affascinanti: la città che da circa tremila anni continua a rimettere in gioco collaudati meccanismi culturali e simbolici, ricontestualizzando vecchio e nuovo, tra tensioni metropolitane e antichi vissuti della tradizione colta e popolare. Continua a leggere

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“Via Matris”: I sette dolori di Maria. Preghiera per la Palestina

08-nuovo-documento-2024-03-26t093710-892di Leo Di Simone

La Via della Madre – Via Matris – è il cammino percorso da Maria non solo durante la passione del Figlio, ma in tutta la sua vita. Tanto doloroso quanto è quello di ciascun essere umano. Via Matris è la strada che facciamo tutti insieme a Maria. Cammino che lei ben conosce perché lo ha percorso prima di noi in dimensione tipica. Ce lo siamo già chiesti prima d’ora [1]: Di «che cosa», Maria si fa tipo? Si manifesta tale tipicità nella direzione dell’astrazione o della concretezza? Si idealizza e si divinizza Maria o si trova in lei «il simbolo» che «esprime cielo e terra in uno», storia di debolezza e di potenza della fede che si colma nel colmarsi del mistero nella fanciulla che partorisce il Figlio, rendendo colma con ciò la lacunale frattura mentre lo stesso colmarsi si avverte come istanza cultica che in sé trova il suo culmine e la sua fonte nella consistenza di una presenza che pure le sfugge addolorandola? Continua a leggere

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Il mito del Carnevale: note a margine di un convegno e di un libro

copertina_maschere_exe-1di Mariano Fresta 

Il mio paese natio si trova sul fianco orientale dell’Etna, ed è lì che, per la prima volta, sono stato spettatore di un episodio carnevalesco. Avrò avuto otto o nove anni e quel martedì grasso con mia madre ero andato in chiesa ad assistere alla funzione religiosa svolta in riparazione dei peccati che altri avrebbero commesso durante i bagordi del carnevale. Non credo che a quell’età avessi idea di quali peccati si potessero commettere durante il carnevale che per me, tra l’altro, era una ricorrenza del tutto sconosciuta, perché al mio paese non era uso festeggiarla. Continua a leggere

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Giuseppe Leone, nato nella Notte di Natale

ph. Giuseppe Leone

Castelluccio, Gela (ph. Giuseppe Leone)

di Paolo Giansiracusa 

Giuseppe Leone nacque sotto il segno della cometa spirituale e creativa della notte di Natale del 1936 e portò con sé, per tutta la vita, la luce mistica che proviene dal presepe. Il padre era un organista apprezzato, in particolare per le celebrazioni dei matrimoni che accompagnava con musiche melodiose e struggenti. Continua a leggere

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Lo scrittore come sociologo implicito: Pirandello e “la fortuna dell’inconsapevolezza di sé”

9788835362838_0_536_0_75di Claudio Gnoffo 

La novella: Fortuna d’esser cavallo 

Pubblicata originariamente sul Corriere della sera del 23 novembre 1935, Fortuna d’esser cavallo, di Luigi Pirandello, viene poi inserita nella raccolta postuma di novelle Una giornata, del maggio 1937. Il contesto della storia è indefinito ma sembra la campagna di un sobborgo siciliano in un’epoca coeva all’autore. Il protagonista è il cavallo del titolo.

La narrazione, svolgendosi in tempo reale, inizia con la descrizione dell’ambiente da cui il cavallo è stato escluso. Sta fuori da una tenuta vecchia e consunta, con l’acciottolato logoro e la porta all’ingresso ammuffita. Anche la serratura della porta è arrugginita, e la casa è la più vecchia di tutto il sobborgo. Continua a leggere

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La resa, la lettura, la meditazione

libri-studenti-universitadi Rosario Greco 

La resa, in una battaglia, è l’azione dell’arrendersi, è l’atto di chi si rende all’altro (in latino: ad-rendere), è l’atteggiamento di chi si consegna al nemico che ha vinto: è l’atto di chi, avendo perso, ammette di essere stato sconfitto e si affida al vincitore. Per alcuni (i moralisti) è un atto di vigliaccheria… ma noi di questo non parleremo. Continua a leggere

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Un “Giornale di Tonnara” ritrovato, un unicum tra le fonti di storia del ‘900

picture1di Rosario Lentini [*]

«[…] un microcosmo antropologico traboccante di azione».

È questa una delle immagini efficaci e nitide con le quali Gianluca Serra ci conduce nel cuore del suo libro; ha scolpito un nuovo raffinato e armonioso bassorilievo raffigurante una porzione del mondo delle tonnare definitivamente scomparso; per niente mitologico come lʼAtlantide, ma un continente vero, tangibile, di esseri umani, di genialità, di competenze e lavoro.

Scrivo bassorilievo non perché lʼAutore non sia stato in grado di analizzare e raccontare a tutto tondo la realtà economico-produttiva e sociale dei siti, dei relativi assetti organizzativi, della cultura materiale e tecnologica che li plasmava, oggetto delle sue approfondite ricerche, ma perché molto della storia della pesca del tonno lungo le coste della Sicilia è andato perduto e continua a disperdersi. Dobbiamo prendere atto, dopo tanti decenni di incuria e di scempi archivistici e architettonici, che le “sculture” non possiamo più realizzarle. Continua a leggere

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In ricordo di Beppe Matulli. L’impegno politico per i detenuti

Fermata Lavagnini Fortezza dedicata a Beppe Matulli  (ph.Sabina Leoncini)

Fermata Lavagnini Fortezza dedicata a Beppe Matulli
(ph. Sabina Leoncini)

di Sabina Leoncini

Chi era Beppe Matulli

È una giornata primaverile di aprile, piena di sole quando ferma al semaforo in viale Spartaco Lavagnini, una delle arterie del traffico fiorentino, mi volto a guardare l’avanzamento dei lavori della nuova linea della tramvia, tanto contestata in origine dagli abitanti del capoluogo toscano, Lavagnini-Fortezza-Libertà-San Marco. «Hanno inserito panchine e fermate nuove», dico a mia figlia, frettolosamente, mentre sta per scattare il rosso. Leggo velocemente il nome della fermata “Lavagnini Fortezza Beppe Matulli”. Mia figlia mi chiede: «Chi è Beppe Matulli?» Continua a leggere

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La Palermo ottocentesca: una capitale della moda

Monumento funebre di Julius Heyl nascosto dalla vegetazione, (ph. Laura Leto 2019)

Monumento funebre di Julius Heyl nascosto dalla vegetazione, (ph. Laura Leto 2019)

di Laura Leto 

Ai lettori che seguono la mia ricerca sul Cimitero acattolico “degli Inglesi” a Palermo è ormai noto l’intento di dare voce agli individui ivi sepolti, i quali privati dei loro monumenti hanno perduto ogni legame con la terra dove hanno esalato l’ultimo respiro.

L’importanza del sito – senza trascurare le vicende costruttive e trasformative del Cimitero-Lazzaretto – risiede nella sua multiculturalità. Le diverse nazionalità dei suoi ospiti lo caratterizzano come unica realtà in Città e le storie di vita si intersecano come tessere di un mosaico policromo che attirerebbe – come auspico – fruitori da ogni parte del mondo. Continua a leggere

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Manfredi Nicoletti architetto

Manfredi Nicoletti

Manfredi Nicoletti

di Antonietta Iolanda Lima 

Nasce a Rieti nel 1930, morirà a Roma nel 2017. Inizia il suo percorso artistico e intellettuale giovanissimo presso lo studio romano di Giacomo Balla a Roma. Allievo di Pierluigi Nervi, laurea in architettura alla facoltà di Valle Giulia nel 1954, successiva borsa di studio Fulbright al Massachusetts Institute of Technology con il master nel 1955, dove feconda la sua formazione con le visioni e le operatività di Buckminster FullerPietro BelluschiEero SaarinenLouis Kahn,  Walter Gropius  Sigfried Giedion  di cui è assistente all’Università di Harvard. Collabora inoltre, e fino al 1957, con lo studio di Minoru Yamasaki. Continua a leggere

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La memoria di bitume

bitume-cop-1-01-1024x1020di Luigi Lombardo 

Bitume più che un libro sembra un “mattone”, quasi nel vero senso della parola, non in quello traslato, sia per il volume (peso) sia per la forma che richiama il mattone di asfalto (o bitume come comunemente è chiamato). Non a caso anche la coperta cartonata porta stampata la macrofotografia di una colata di quella materia plastica scura che si ricava dalla pietra asfaltica o petrapici. 

Da secoli i Ragusani conoscono la petrapici, l’hanno estratta dalle miniere presenti nelle plaghe ragusane dei monti Iblei, sul tavoliere ragusano a corona della città che fu Contea normanna. Continua a leggere

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Attilio Russo fotografo, mio fratello e compagno dei santi

Attilio Russo (ph. Giuseppe Muccio)

Attilio Russo, Barrafranca, domenica di Pasqua  (ph. Giuseppe Muccio)

di   Giuseppe Muccio

«Promettimi di portare avanti e realizzare i nostri progetti sulle feste …» Così Attilio, mi rese testamentario di una grande ed importante eredità, fatta non di beni materiali, bensì immateriali.

Le nostre “fotine” come le chiamava, o meglio ancora le “operine” da lui titolate ironicamente, quasi a denudarle dell’importanza e del valore che avevano. Le stesse dovevano rappresentare la testimonianza diretta, ricca di emozioni e di passione popolare, per marcare un periodo storico pregno di cambiamenti frenetici, causa spesso del mutamento o della scomparsa delle stesse feste. Continua a leggere

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Sogni en rose ad Alessandria di Egitto

9c522ee9-0d27-4c8d-94e4-371437e5f4bddi Aldo Nicosia 

«Alessandria, la città della mia infanzia, non è altro che un ricordo. (…), nient’altro che un mito (…), sopravvive nella memoria degli alessandrini cosmopoliti stabilitisi nelle loro nuove terre d’origine (..). Quando si incontrano nelle loro città adottive raramente parlano del cataclisma che li ha dispersi. Ci sono ferite che non si rimarginano mai; se ne tace per paura di riaprirle, e anche per decenza. Alessandria rivive nella memoria e nelle memorie di chi l’ha vissuta» [1].

Così scrive l’alessandrino di nazionalità francese Paul Balta [2]. Continua a leggere

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Francesco Carbone e l’Opera Universitaria di Palermo

71a9-mg9pgl-_ac_uf10001000_ql80_di Vincenzo Ognibene [*]

Non ho avuto molte occasioni di frequentare Francesco Carbone, l’ho conosciuto all’Opera Universitaria di Palermo tra gli anni ottanta e novanta del secolo scorso ed in particolare per alcune mostre da lui suggerite e da me organizzate alla sala mostre della Discoteca, che esprimevano il senso profondo del suo operare. Era diventato per me come un fratello maggiore. Oggi posso affermare che ci univano l’esperienza dell’emigrazione, una profonda vicinanza per la cultura contadina, l’intolleranza per il sopruso mafioso, un grande desiderio di conoscenza e la propensione per l’arte. La necessità e l’entusiasmo di scoprire nuovi artisti e nuovi talenti ci facevano fare un tratto di percorso assieme e ciò è avvenuto nel periodo in cui teneva dei corsi sull’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti a Palermo. Continua a leggere

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Nello Ticci, libraio, partigiano e socialista travagliato

coberdi Monica Pacini

La fotografia in bianco e nero posta in apertura del volume Storia di un galantuomo Nello Ticci libraio antifascista («MAITARDI» I Quaderni, Siena, Venti Media Print, 2023) è la porta attraverso la quale si entra nella storia politica e familiare di Nello Ticci e delle carte donate dalla nipote Laura Della Corte all’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età contemporanea (ISRSEC) nel 2015. In una porzione di giardino tagliata orizzontalmente dal filo dei panni stesi, un uomo troppo magro per stare nel vestito tiene per mano una bambina sorridente che ha appena iniziato a camminare. Siamo a S. Colomba, una frazione rurale in provincia di Siena, negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale. Continua a leggere

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Il cielo stellato del bene. La metafisica del negativo in “True Detective”

a1pvkouyd7l-_ac_uf10001000_ql80_di Enrico Palma 

Das Böse ist der Sternhimmel des Guten

(Il male è il cielo stellato del bene).

Franz Kafka 

Sempre su questa rivista, anni fa, è stato pubblicato un testo in cui mi soffermavo sulle serie-tv e sulla loro struttura [1]. Mi dicevo che in questa particolare forma d’intrattenimento, o d’arte e di pensiero come cercheremo di vedere in queste pagine, c’è da ravvisare – abbracciando, per ricordare Eco, un approccio apocalittico nei confronti delle altre forme estetiche, in primis quelle letterarie in tutte le loro diramazioni – uno dei fattori maggiormente esplicativi e caratterizzanti della serializzazione, con cui potrebbero intendersi le modalità attraverso le quali la società contemporanea ha organizzato se stessa. Continua a leggere

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La cultura dell’acqua in un comune abruzzese: Lama dei Peligni

Lama dei Peligni, La Fonte Cannella

Lama dei Peligni, La Fonte Cannella

di Amelio Pezzetta 

Introduzione 

Per cultura dell’acqua s’intende l’insieme delle credenze, tradizioni, simboli, valori, creazioni artistico-letterarie, proverbi, termini linguistici, conoscenze tecnologico-produttive e oggetti materiali legati all’acqua e al suo uso. Tenendo conto di tale definizione, nel presente saggio si analizzano e descrivono i tratti tipici della cultura a Lama dei Peligni, un Comune della Provincia di Chieti alle falde della Majella. A tale scopo si utilizzano i dati di un’inedita ricerca archivistica e bibliografica dello scrivente, altre conoscenze personali derivanti dal vissuto nel luogo e le fonti orali della popolazione locale che si è negli ultimi anni drasticamente ridotta (Pezzetta 1994, 2015, 2019). Continua a leggere

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È dolce morire nel mare. Da Odisseo a Lighea

H. W. VAN LOON, Il terribile pesce succhiatore, da “Storia della navigazione”, Bompiani, Milano 1939

H. W. Van Loon, Il terribile pesce succhiatore, da Storia della navigazione, Bompiani, Milano 1939

di Ninni Ravazza 

Questo scritto intende essere nient’altro che un’idea nata per caso scorrendo le pagine delle pubblicazioni che intrecciano la vita delle persone con le onde del Mare per dare vita a racconti, poemi, liriche … Idea che se ritenuta meritevole andrebbe approfondita, ampliata, arricchita, resa degna di uno studio complesso ancorché difficile da definire compiutamente per la vastità della materia. Ritenendo purtuttavia che l’argomento sia intrigante, affascinante, emotivamente coinvolgente, mi piace pensare che qualcuno – magari uno studente che non si accontenti di ricopiare brani attinti sul web – un giorno voglia dare corposità a quello che intende essere soltanto un invito all’approfondimento.  Continua a leggere

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Economia e Poesia

denarodi Fabio Sebastiani 

Questo articolo vuole essere una piccola provocazione, o grande, a seconda di quanto si voglia andare oltre le semplici basi del ragionamento che qui viene posto nella sua generalità. L’oggetto è il profilo dei nessi tra poesia ed economia. Si cercherà di rispondere a questa domanda: la poesia può rappresentare un luogo di riflessione utile alla società in un momento in cui l’economia non sembra poter assicurare orizzonti di benessere collettivo e nemmeno grandi possibilità alle giovani generazioni? Sinteticamente, l’economia ha bisogno della poesia? E ancora, perché proprio la poesia dovrebbe svolgere questo ruolo?  Continua a leggere

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L’economia dell’isola di Capri in età moderna: tra pesca, archeologia, Grand Tour e turismo di massa

Felice Giordano, Scene di vita di pescatori capresi alla Marina di Mulo, inizi del Novecento.

Felice Giordano, Scene di vita di pescatori capresi alla Marina di Mulo, inizi del Novecento

di Maria Sirago 

Introduzione

L’isola di Capri, prevalentemente rocciosa, aveva un’economia di sussistenza, per cui doveva approvvigionarsi a Napoli. I suoi abitanti erano abili calafati e pescatori, ma per mancanza di capitali esercitavano il loro mestiere sulle imbarcazioni dei padroni di Santa Lucia, il quartiere marinaro napoletano più importante (Sirago, 2024), o sulle feluche coralline dei pescatori di corallo di Torre del Greco (Sirago, 2006). Alcuni poi si occupavano del trasporto delle derrate alimentari da Napoli, anche per la certosa di San Giacomo che possedeva dei territori agricoli a San Giacomo (oggi San Giacomo dei Capri, Vomero), situazione rimasta immutata fino agli inizi dell’Ottocento, quando i francesi promulgarono la legge eversiva della feudalità (1806). Continua a leggere

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Ritornare alla Storia a partire da Marc Bloch

coverdi Giuseppe Sorce 

Ero sempre quel tipo di studente che scorreva le pagine della lezione di storia per andare a leggere gli approfondimenti a fine capitolo. Avete presente? Quelli che parlavano di come viveva la gente dell’epoca. Le mode, le abitudini, le forme di intrattenimento, le cose in cui credevano, i rituali sociali. Questo perché mi chiedevo sempre perché studiassimo solo e soltanto sovrani, nobili, re e regine, figure di spicco, quasi sempre solo singoli individui. Dove erano le collettività, dove erano i popoli, le loro nevrosi, le loro idiosincrasie, le loro fissazioni, i loro vizi e virtù peculiari, le loro battaglie infime e più dolorose dietro le conquiste più alte? Continua a leggere

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Oltre lo storytelling, oltre il consumo di like e selfie

9788806260897_0_536_0_75di Orietta Sorgi 

Il tempo – ce lo ricorda Eliade – non è solo quello che comunemente percepiamo in senso storico e transitorio, o cronologico, dato dalla sommatoria delle esperienze vissute individuali e collettive. Quello è il tempo lineare che procede, come sappiamo, secondo una retta da un punto d’inizio a una fine. È il tempo quantitativo, cumulativo, del consumo e della morte.

Ma vi è un’altra dimensione del tempo, quella del sacro, un tempo spiraliforme, che ruota in senso circolare verso una puntuale ripetizione di eventi accaduti in illo tempore, dando un senso al mondo che ci circonda. È il tempo dell’eterno ritorno, di un nuovo inizio, della rigenerazione e della rinascita. Il tempo del mito che si rinnova costantemente nel rito, sottraendosi allo scorrere del tempo e riaffermando la permanenza dell’essere. Continua a leggere

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“Verso nord il morbo dirige il suo corso”: la leishmaniosi e i cani come sentinelle dei cambiamenti climatici

Uno schnauzer nano dell’allevamento da me visitato (foto per gentile concessione dell’allevamento “Stone Gray”).

Uno schnauzer nano dell’allevamento visitato (per
gentile concessione dell’allevamento “Stone Gray”).

di Pietro Terzuolo 

Introduzione 

Questo testo si propone di esaminare la percezione del rischio sanitario legato alla diffusione della leishmaniosi in aree del nord Italia in precedenza non affette da tale malattia, un fenomeno che è causato dall’aumento delle temperature dovuto al surriscaldamento globale. Continua a leggere

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Rock Art Museum. “Cubburi” e megaliti: emergenze rupestri tra Peloritani e Nebrodi

Borgo pastorale nebroideo  (ph. Benedetto Rubino)

Borgo pastorale nebroideo (ph. Benedetto Rubino)

di Sergio Todesco 

C’era una volta la cultura pastorale. Era una cultura povera, elaborata dagli uomini che di essa erano partecipi per meglio affrontare regimi esistenziali di incredibile durezza e precarietà. Ma si trattava di una cultura genuina, fiera dei propri codici comportamentali e condivisa solidalmente dai suoi storici portatori. Era inoltre una cultura muta e silenziosa, in quanto priva del controllo dei mezzi di comunicazione di massa gestiti dalla cultura egemone; e di fatto, quale messaggio “universale” avrebbe essa potuto propagandare se non quello della fatica quotidiana, dell’intenso lavorìo di addomesticamento della natura? Continua a leggere

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Costruire una cultura nuova. La lezione di Francesco Carbone

Francesco Carbone

Francesco Carbone

di Francesco Virga 

Abbiamo tutti un debito con Francesco Carbone. Non abbiamo compreso fino in fondo il senso della sua opera. Ed io stesso, pur avendo avuto l’opportunità di incontrarlo e vederlo spesso, non sempre mi ritrovavo nelle mille cose che faceva. Ma c’era una cosa che mi colpiva particolarmente ed era la cosa che più mi piaceva di Ciccino: era la sua straordinaria capacità di ascolto e di dialogo che mostrava sia con i contadini e i pastori analfabeti di Godrano (PA) che con i grandi intellettuali del suo tempo.      Continua a leggere

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La presenza degli italiani in Eritrea tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento

Asmara (collezione Pasquale Santoro)

Asmara (collezione Pasquale Santoro)

di Nabil Zaher

Il nome della prima colonia italiana che fu poi ripreso da parte dei colonialisti italiani deriva dalla parola greca erythros e significa “rosso”, in rapporto al Mar Rosso.  In meno di cinque anni, l’Italia riuscì a vincere tante difficoltà, creando la sua prima colonia, che, per volontà di Crispi, con decreto del primo gennaio 1890, venne chiamata: Eritrea [1]. In seguito all’accorpamento di singoli protettorati tra il 1882 e il 1890, «i possedimenti del Mar Rosso furono riuniti in un’unica colonia, che la legge 1° luglio 1890 n.7003 fissandone il riordinamento denominò Eritrea » [2]. La colonia ebbe come capitale la città di Asmara la quale restò sotto il predominio italiano sino al 1941. Continua a leggere

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Catania. Frammenti di un discorso amoroso

Catania. Frammenti di un discorso amoroso (ph. Cosimo Di Guardo)

Catania. Frammenti di un discorso amoroso (ph. Cosimo Di Guardo)

di Cosimo Di Guardo

Ho fotografato le mie idee, queste sono soggette al mio stato d’animo, in poche parole amo fotografare il quotidiano, il vissuto. Il come, il quanto, il dove, deve stare dentro l’immagine. Stacco alcuni frammenti importanti e significativi della mia storia di uomo e di fotografo.

Un modo di percorrere le strade di sempre, magari tornando a rivedere meglio le cose più nascoste, le pietre vissute, i gesti silenziosi che parlano, facendo memoria della comune umanità. Continua a leggere

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Palestina: più di dieci anni fa

Hebron (ph. Stefania Donno)

Hebron (ph. Stefania Donno)

di Stefania Donno 

Sono stata nell’agosto del 2011 in Israele e Palestina in occasione di un soggiorno organizzato dall’associazione “Casa per la Pace” di Milano, che dal 2000 promuove l’educazione alla gestione nonviolenta dei conflitti e, tra le varie attività, promuove viaggi estivi di quindici giorni nell’area. Continua a leggere

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Un viaggiatore curioso lungo i sentieri dell’Etna e degli Iblei

Archivio Ferla di Tristaino, Palazzolo Acreide

Archivio Ferla di Tristaino

di Paolo Giansiracusa 

I Fondi fotografici privati sono beni culturali da recuperare, conservare, curare. Sono un patrimonio etnoantropologico di estrema importanza. Sono documenti di storia, di storie, di costumi, di vita. Come l’Archivio Ferla di Tristaino che consta di 347 fotografie d’altri tempi, autentiche feritoie di luce e memoria su un mondo che non c’è più, ricordi di un sistema sociale che si è dissolto sotto i nostri occhi, polverizzandosi per sempre. Continua a leggere

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Le città del mondo

Agrigento (ph. Nino Giaramidaro)

Agrigento (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

Erano città. Con le strade da città i cieli cittadini belli e tersi e i nugoli di chiacchiericcio sorridente appostati lungo aree strategiche che non si poteva sbagliarle. Era caldo da camicia di cotone con le maniche corte, altri le avevano signorilmente arrotolate lungo tutto l’avambraccio. Continua a leggere

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Fotografie come ricerca

Montelepre (Palermo), Domenica delle Palme, La processione dei Misteri, 2022

Montelepre (Palermo), Domenica delle Palme, La processione dei Misteri  (ph. Vincenzo Giompaolo 2022)

di Vincenzo Giompaolo 

Essendo nato, cresciuto e vissuto, fino all’età di circa 20 anni, a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, certamente sarò stato influenzato, nelle mie scelte culturali, dall’esempio di quel grand’uomo e galantuomo che fu il prof. Antonino Uccello, ideatore, fondatore e creatore della sua notissima Casa Museo che proprio a Palazzolo fu inaugurata il 26 settembre del 1971.

Uccello, che considero il più grande demologo, come si diceva un tempo, che la Sicilia abbia avuto dopo Giuseppe Pitrè, abitava a poche centinaia di metri dalla mia casa, anch’essa sita nel “Quartiere S. Michele”, e spesso vi passava davanti imbracciando vecchie cose, in effetti oggetti dell’allora agonizzante civiltà contadina, che in seguito avrebbero costituito quell’enorme corpus documentale della scomparsa civiltà agro-pastorale siciliana. Tra l’altro il prof. Uccello fu, per qualche giorno, mio insegnante supplente alle elementari. Continua a leggere

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Tutta la vita in un ritratto

La vita in un ritratto (ph. Lorenzo Ingrasciotta)

Tutta la vita in un ritratto (ph. Lorenzo Ingrasciotta)

di Lorenzo Ingrasciotta 

«Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali, per quanto maestose e imponenti siano» (Van Gogh). Ogni ritratto è un dialogo silenzioso. Ci racconta la vita dell’uomo attraverso le parole della luce. 

Può svelare sentimenti, partecipare emozioni. Il ritratto può essere intimo e rispettoso. A volte è necessario che sia invadente, impertinente, sfrontato. Spontaneo o recitato. Rivelatore, prudente o controverso. Il ritratto può essere rubato e può essere concordato. Richiesto o regalato.  Continua a leggere

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Ecumene. Viaggio intorno alle origini

Ecumene (ph. Cristiano La Mantia)

Ecumene (ph. Cristiano La Mantia)

di Cristiano La Mantia

Servirebbe porre più attenzione, rendersi conto di ciò che ci circonda e del suo valore. Bisognerebbe rimettere in moto la curiosità, il desiderio di apprendimento, riscoprire il “mondo conosciuto” ma frettolosamente dimenticato.

L’esplorazione è condizione innata nell’uomo e comune a tutti gli animali. La ricerca e più in generale la comprensione del mondo vissuto spinge a scostare una porta socchiusa per scoprire storie sconosciute: vivere, anche solo per pochi istanti, all’interno di una capsula del tempo. Continua a leggere

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La luce tra le rovine

Poggioreale (ph. Valeria Laudani)

Poggioreale (ph. Valeria Laudani)

di Valeria Laudani

Mi immergo in luoghi dimenticati e abbandonati, dove il tempo sospeso tra la polvere ha rarefatto la presenza umana.  Natura e architettura si mischiano in un intrico inestricabile.

Camminando tra fabbriche in rovina, case deserte e paesaggi rurali degradati, affiora un contrasto stridente. Da un lato, la malinconica desolazione, dall’altro, la vigorosa e rigogliosa vegetazione. Continua a leggere

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Leonardo Sciascia continua a percorrere le strade di Racalmuto

 1) “Racalmuto è davvero un paese straordinario… tutti sono come personaggi in cerca di autore” (ph. Massimo Minglino)

Racalmuto è davvero un paese straordinario… tutti sono come personaggi in cerca di autore (ph. Massimo Minglino)

di Massimo Minglino 

Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di avere dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione

L. Sciascia – Le parrocchie di Regalpetra – 1956 Continua a leggere

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“Dal Càos”: per un documentario

Dal Caos

Dal Càos: per un documentario

di Enrico Montalbano [*]

«Questa città è inondata di una luce abbagliante che mi ha completamente rapito». Così scriveva agli inizi degli anni cinquanta il pittore Nicolas De Stael durante la sua breve ma intensa permanenza in un territorio che lo incantò e lo sedusse per quel fulgore che sprigionava, e che egli rappresentò sulle sue tele con colori acidi, netti, violenti, trovando proprio in quei luoghi, inaspettatamente, una cifra stilistica a metà strada tra astrazione e forme riconoscibili. Continua a leggere

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Marginalità, ritratti di invisibili

Ritratti di invisibili (ph. Ljdia Musso)

Ritratti di invisibili (ph. Ljdia Musso)

di Ljdia Musso 

Nelle nostre società democratiche, la dicotomia tra centro e periferia assume una nuova complessità. Le periferie non sono solo spazi geografici ai margini delle città, ma diventano spazi concettuali, “centri di marginalità”. 

La periferia, oggi non necessariamente coincidente con la periferia geografica, è il “luogo” dove si concentrano l’esclusione sociale e la privazione dei diritti.  Continua a leggere

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Venerdì Santo e confraternite ad Enna

Enna, Venerdì Santo (ph. Rossana Salerno)

Enna, Venerdì Santo (ph. Rossana Salerno)

di Rossana Salerno 

Ancora oggi, ad Enna, le celebrazioni rituali durante la Settimana Santa rappresentano un momento cruciale nel calendario delle festività, riassumendo la vita sia laica che religiosa delle comunità: esse costituiscono una sintesi della loro storia culturale, economica e politica.

Durante il lungo periodo di dominazione spagnola sull’Isola, le confraternite, originariamente formate come corporazioni di arti e mestieri, si trasformarono in istituzioni civili secondo il modello delle “confradias” spagnole. Continua a leggere

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