In questo mio breve contributo propongo una riflessione sul concetto di cittadinanza e in particolare su quello di cittadinanza euromediterranea, nella sua evoluzione storica e geopolitica, in una dimensione locale e globale.
Prima però occorre una breve premessa sulla condizione geopolitica, sociale e attuale nel mondo mediterraneo. Sono due i punti dai quali muovere per dare maggiore enfasi e risalto al fatto che la partita sulla cittadinanza comune euromediterranea potrebbe essere la chiave di volta per risolvere, o quantomeno tentare di risolvere, le problematiche drammatiche che stanno esplodendo nel nostro continente. La prima è quella relativa all’immigrazione clandestina:
Frasi come queste:“ li ho visti appena scesi dalla nave, puzzano, sono violenti e litigiosi, fra qualche giorno si ubriacheranno e ruberanno nelle nostre case e violenteranno le nostre donne”,erano contenute in un articolo del New York Times del 1929 in riferimento agli immigrati siciliani che sbarcavano nelle coste americane: si chiamavano Concetta, Rosalia, Turiddu. Erano partiti dall’Agrigentino, dal Catanese, dal Trapanese e dal Palermitano con una valigia legata con lo spago al cui interno vi erano sogni, speranze di una vita migliore, dignitosa. Oggi, gli immigrati hanno caratteristiche somatiche diverse, sono più scuri in volto, non si chiamano più Concetta, Rosalia, Turiddu; i loro nomi sono Rashid , Mohammed, Rula. Allora erano siciliani oggi sono maghrebini, mediorientali. Allora come ora erano e sono solo dei poveri esseri umani alla ricerca disperata di una vita migliore
La seconda problematica riguarda la presenza in Europa di immigrati di terza generazione:
Sono ragazze e ragazzi che studiano nei nostri licei, nelle nostre università, vivono la vita insieme e al pari dei connazionali europei: però non possono votare e non possono accedere a determinate cariche pubbliche e istituzionali. Non si sentono più legati ai loro Paesi di origine ma non sono totalmente accettati nel Paese dove i loro nonni e i loro padri hanno deciso di vivere, perché, e spesso lo dimentichiamo, ognuno di noi non sceglie dove nascere; al contrario ad ognuno di noi e alla propria famiglia deve essere concesso di vivere una vita dignitosa in qualsiasi Paese si scelga di vivere.
Può accadere che questi ragazzi, avvicinandosi alle tentazioni dell’integralismo ideologico religioso,, assumano un atteggiamento di rivalsa nei confronti dei Paesi che sentono pur loro, ma dove, tuttavia, sono trattati come figli di un dio minore.
Sono errori che a mio avviso l’Europa sta commettendo, si può e si deve porre rimedio attraverso uno strumento straordinariamente efficace: quello della cittadinanza euro mediterranea, che si può solo raggiungere intensificando i rapporti sociali, culturali ed economici in tutti i settori chiave tra le genti dei Paesi euromediterranei.
Ognuno di noi, attraverso la sua storia, comunica la propria esperienza: George Bernard Shaw diceva che l’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori.
Il tema della cittadinanza è indissolubilmente legato al mutare degli strumenti tecnologici che in questa straordinaria epoca che stiamo vivendo favoriscono sempre più l’intensificarsi dei rapporti umani tra le genti. La comunicazione, il dialogo, i giornali, i mass media, internet sono strumenti che favoriscono sempre più lo sviluppo di un conoscere comune e spero condiviso.
Basta riflettere su come il mondo cambi rapidamente attraverso l’evoluzione dei sistemi geopolitici accompagnata da un intensificarsi dei processi di comunicazione di massa.
Cominciamo per gradi, a partire dal concetto di cittadinanza.
Quando si usa l’espressione cittadino, il primo pensiero va al civis romanus. Il cittadino si distingue dal non cittadino, il civis si distingue dal non civis, dal liberto, dallo schiavo secondo le categorie. Civis romanus sum, è certamente al tempo stesso garanzia di diritti, ma esclusione di diritti per altri, essendo la cittadinanza in sé un concetto che, in una fase storica, serve ad affermare diritti e, subito dopo, la difesa di questi diritti diventa esclusione di diritti altrui o di altri diritti.
Poi un salto storico al 1492. In quell’anno muore Lorenzo il Magnifico; Cristoforo Colombo scopre l’America; i Reali di Spagna cacciano gli ebrei. Si pensi a quanta attualità c’è in questi tre fatti: la fine del Rinascimento, quindi una battuta di arresto di un periodo in cui il libero pensiero dell’essere umano in quanto tale rende l’uomo padrone del proprio destino; lo spostamento dell’asse degli equilibri mondiali oltre oceano, con il Mediterraneo che da mare centrale diventa un lago di periferia, la teorizzazione da parte di Reali cristiani di una nuova crociata, accanto a quella vecchia , cioè il tentativo di distruzione dell’identità di un popolo, quello ebreo.
Prendiamo in considerazione un’altra data,a noi più recente: il 1989. É l’anno della caduta del muro di Berlino che ha la dimensione degli eventi che cambiano radicalmente il modo di parlare delle persone, di comunicare, di dialogare; ma soprattutto i rapporti di forza tra gli Stati. Con il 1989, con la caduta del muro di Berlino, cambia radicalmente lo scenario.
Durante l’esperienza della guerra fredda ogni singola realtà del mondo sotto l’aspetto prettamente geopolitico aveva un potere contrattuale che ha perso. Negli anni della guerra fredda, lo Zimbabwe era in condizione di dire a Mosca: se non mi tratti bene passo con Washington. O di dire a Washington: se non mi tratti bene, passo con Mosca. Adesso lo Zimbabwe a chi interessa più? Tutti se ne fregano da che parte va.
Con la caduta del muro di Berlino cambia radicalmente anche il modo in cui il cittadino si pone davanti al microcosmo sociale, politico e amministrativo in cui ha vissuto, in cui vive. Il cittadino diventa protagonista della difesa dell’ambiente in cui ha deciso di vivere, diventa sempre più avido di notizie del mondo che lo circonda Il concetto di globalità lo si trasferisce in una dimensione locale: quello che accade da un punto di vista politico, ambientale, sociale e culturale in Siria, in Marocco in Giordania, in Iran diventa anche affar mio.
In considerazione di ciò il termine cittadinanza assume anche una dimensione globale. In questa straordinaria epoca in cui viviamo attraverso i sistemi di comunicazione, il mondo si fa Stato, lo Stato si fa Regione, la Regione si fa provincia, la provincia si fa città, la città si fa quartiere e viceversa. Attraverso la comunicazione personalmente vivo l’orgoglio di essere siciliano e cerco di diventare cittadino del mondo. In effetti, per la mia esistenza, quella vera, quella fatta dei sentimenti, dei sogni, dei valori, delle speranze, del linguaggio, è estremamente importante la mia radice, ma è soprattutto importante essere riconosciuto civis del mondo. Vivo l’orgoglio di essere siciliano e cerco di diventare cittadino del mondo.
Occorre dunque enfatizzare gli aspetti internazionali comuni che hanno ricadute positive, possono mutare rapidamente la vita degli uomini e non solo la sottomissione a vincoli normativi comuni. Infatti non riusciremo mai a far cambiare a qualcuno lo stile di vita, nel senso di avere rispetto per sé e per l’ambiente che lo circonda, se non riusciamo a fargli capire che è conveniente. Dobbiamo prima comunicare, in special modo nei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, attraverso i giornali liberi, attraverso internet, il messaggio che esiste convenienza e convenienza: che esiste la convenienza della libertà, che è diversa dalla convenienza dell’arbitrio; che esiste la convenienza della competizione, che è diversa dal monopolio; che esiste la convenienza dello sviluppo, che è diversa dalla convenienza dell’accaparramento delle risorse come ricchezza, senza tenere conto dei danni che talvolta gli accaparramenti creano.
Alcuni anni fa il prof Padoa Schioppa al Cairo mi spiegò con semplicità la differenza tra sviluppo e sottosviluppo in un popolo, in un Paese. Eravamo in una bellissimo Palazzo governativo, nella zona più bella della capitale egiziana. Lui si guarda attorno e dice: “Vedi questo palazzo? Questo è un palazzo che in termini di ricchezza vale 30 milioni di euro, quindi è un segno di ricchezza. Però, vedi, lì c’è il tondo di controllo dei fili dell’energia elettrica, manca il tappo: 1 euro. Questo è sottosviluppo. Sottosviluppo è l’incompletezza. Sottosviluppo è il mancato rapporto tra quello che hai e come vivi” .
Gli impedimenti, gli ostacoli, le difficoltà che si incontrano nel mio lavoro per realizzare il concetto di Mediterrraneo “continente comune” si possono in parte superare con iniziative che hanno un notevole impatto sul maggior numero di donne e uomini di questo straordinario continente euroemediterraneo. Il COPPEM ha pubblicato,in collaborazione con il Centro mediterraneo di studi interculturali (Cemsi) di Mazara del Vallo, un fumetto con protagonisti dei bambini euromediterranei, che in una sceneggiatura ad episodi , attraverso avventure comuni, toccano i temi della pace, della fratellanza e del dialogo.
In questo fumetto, distribuito in scuole campione di Paesi europei, del Maghreb e del Mediterraneo, c’è lo sforzo, a mio avviso, di superare l’incapacità di coniugare il locale e il globale, l’incapacità di coniugare la mia identità, l’orgoglio di crescere, partendo dal passato per andare verso il futuro, confrontando ragazzi e ragazze della stessa età provenienti da Paesi diversi, che attraverso Rashid, Maometto, Helmut, Francoise, (i nomi dei protagonisti del fumetto), rivelano le loro esperienze,l e loro storie, non per uniformarle ma per continuare a viverle nella piena conoscenza e nel rispetto reciproco. Il ritorno al fumetto:potrebbe simboleggiare per noi che non siamo più dei ragazzini, un epoca che sa di antico. Ma non di vecchio.
Un grande architetto dell’epoca Liberty, Basile, diceva: “Occorre pensare in modo antico e parlare il linguaggio dei contemporanei”. Pensare in modo antico, non vecchio. Le cose vecchie si buttano, si riciclano: pensare in modo antico significa avere coscienza della propria identità, ma parlare il linguaggio dei contemporanei.
Le sconfitte sui temi del dialogo della pace che ha avuto la nostra generazione possono essere la premessa della vittoria di domani. Il sogno, l’idea di un Mediterraneo mare comune ha subìto in questi anni tante fasi di arresto, di stasi. Nonostante le sconfitte, il sogno tuttavia rimane. Come sarebbe straordinario che mia figlia Lavinia, i nostri bambini, i nostri giovani, oltre che sentirsi ed essere orgogliosi di essere cittadini mazaresi, siciliani, italiani, cominciassero a percepire sempre più intensamente la dimensione di cittadinanza euro mediterranea.
Sarebbe il modo, credo più opportuno, migliore, per coniugare i valori simboleggiati dalla mano di Fatima, dalla Stella di Davide e dalla Croce di Cristo. Sarebbe l’inizio di un mondo più pulito, di un mondo migliore, senza più i veli intrisi di ipocrisia, di odio, di violenza, di sopraffazione. Un nuovo inizio che andrebbe al di là di ogni tempo e al di là di ogni spazio.