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Le Case Museo: identità e progetti

Fondazione Molinari Pradelli, Parma (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Fondazione Molinari Pradelli, Parma (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

CIP

di Claudia Collina

Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.

La definizione di museo di ICOM che data al 2007 è stata recepita integralmente dalla normativa italiana, il Decreto ministeriale MIBAC 23 dicembre 2014 Organizzazione e funzionamento dei musei statali all’art.1 con una precisazione finale «promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica».

Il 24 agosto 2022 alle ore 14:00 nell’ambito dell’Assemblea Generale Straordinaria di ICOM a Praga, è stata approvata la nuova definizione di museo, frutto di un lungo processo partecipativo che ha coinvolto 126 Comitati nel mondo e che modifica l’Art. 3 dello Statuto di ICOM nel seguente modo e che amplia il grandangolo della visione di ogni istituto museale:

Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.

Rosanna Pavoni, la più grande esperta nazionale sul tema delle case museo e già presidente di Demhist, in un suo recente interessante libello pubblicato per l’Istituto Mantovano di Storia contemporanea dal titolo Museo: un’istituzione permanente in continua trasformazione ripercorre tutte le tappe che hanno coinvolto Icom nel corso del tempo sulla definizione e del suo processo tutt’ora in corso; e tale processo è assai ben documentato sul sito nazionale della nostra organizzazione. Ella, prima di calarsi nelle case museo, che è anche il tema delle giornate organizzate dal museo Guatelli,  sintetizza che il museo, pur apparendo quello che di più statico e inamovibile esista di progettato dall’uomo, è in realtà un organismo in perenne trasformazione, come il tempo, perché i musei rappresentano la cultura, i valori, gli obiettivi delle società, delle comunità, delle amministrazioni, sia in senso diacronico che sincronico; e sottolineano le aspettative, la sensibilità, le visioni di una società; e il museo le restituisce in percorsi, in narrazioni, in interpretazioni che si rinnovano, che si rimettono in discussione, creando nuovi spazi d’intelligenza.

Circostanziandoci al tema delle case museo, Icom Demhist nel 2010 ne classificava otto categorie:

1) case di uomini illustri

2) case della bellezza

3) case di testimoni di eventi storici

4) case a carattere etno-demoantropologico

5) dimore nobiliari

6) palazzi reali

7) abitazioni di collezionisti

8) case atelier-botteghe di artisti.

Casa di Tonino Guerra, Pennabili (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Casa di Tonino Guerra, Pennabili (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Le case museo sono una tipologia che si fonda proprio sull’abitare, nel luogo abitativo quale elemento identitario che stabilisce empatia tra l’aura del genius loci e il fruitore, in un gioco di specchi in cui la quotidianità si riflette tra quella del proprietario della casa museo e il visitatore, rendendoglielo familiare e più vicino attraverso la narrazione della sua vita vissuta. Infatti, è proprio Pavoni a ricordarci come ad Anversa nel 2011, nel convegno dedicato alle case museo dal titolo Catching the Spirit, Peter Van Mensch esplicitava chiaramente: «Per definizione, in una dimora storica musealizzata il visitatore si confronta sempre con una situazione mediata. Non è la casa dove è successo qualcosa, o dove qualcuno ha vissuto. È la casa che viene interpretata e quindi presentata come la rappresentazione della casa dove è successo qualcosa, o dove qualcuno ha vissuto».

Infatti, nel convegno internazionale organizzato dal Settore Patrimonio culturale a Cesena nel 2022 Case e studi delle persone illustri in Europa si faceva proprio perno sulla narrazione del patrimonio culturale degli artefici quali esempi di valorizzazione integrata al fine della loro conoscenza e trasmissione.

Le case e gli studi di ogni individuo sono un luogo nel luogo, una realtà fisica e psicologica al contempo, un’anima da scoprire, ancora più magica e intrigante se l’anima del luogo è appartenuta a un artefice illustre, il cui corpo ha contenuto forme interiori e generatrici, espresso valori che si sono prolungati con amore nei confini dell’opera e degli ambienti, in una correlazione osmotica tra l’interno e l’esterno, tra il dentro e il fuori, che fa dello spazio dell’illustre la condizione dell’esprit e l’estensione culturale prolungata anche nello spazio paesistico e urbano attraverso i luoghi topici del suo vissuto.

Casa Museo Carlo Zauli, Faenza  (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Casa Museo Carlo Zauli, Faenza (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Le case e gli studi possono disigillare i loro segreti e le loro numerose storie biografiche, narrate attraverso i luoghi esistenziali prescelti, gli arredi, gli oggetti, i libri, le opere, le biblioteche e gli archivi, raccolti in quell’aura di autenticità, espressa dalla vita di ogni singolo illustre, valore patrimoniale della loro memoria intrecciata con l’ordito del tempo e la trama delle rinate storie in un aggiornato tessuto d’insieme che altro non è che il patrimonio culturale del territorio riletto con uno sguardo diverso, integrato dalle relazioni e attualizzato in una geografia spaziosa, fisica e culturale al contempo, che percorre le prospettive urbane, le terre basse, le terre alte e la costa.

Ogni casa e studio può diventare un romanzo biografico, che sfida ogni categoria per interrogarsi sulle relazioni tra realtà e narrazione, tra oggetto d’uso e oggetto artistico, traendo ispirazione dall’attualità della formula dell’atlante Mnemosyne di Aby Warburg ove sono accostati documenti di ogni cultura che seguono il filo delle associazioni storico-artistiche e delle “formule di pathos” dando origine a “musei sentimentali” fondati su mitologie individuali interdipendenti con il territorio; e tra di loro.

Un altro importante e fondamentale tassello di chiarezza al tema delle case museo lo aggiunge il già citato Françoise Mairesse che, in collaborazione con Icom, nel suo Dictionary of museology, pubblicato ad aprile 2023, affonda sull’importanza delle relazioni attive che un museo – e soprattutto una casa museo – instaura attraverso oggetti, documenti, patrimoni materiali e immateriali di diversi generi, con persone e gruppi di persone, dentro e fuori il museo stesso. E circostanziando sulle case museo, egli le definisce una categoria di musei composta da un edificio abitativo convertito in casa museo solitamente dai suoi proprietari, collezionisti o artisti, in uno spazio espositivo semi museale per le sue collezioni o creazioni artistiche. A differenza delle francesi Maison des illustres, a cui la Regione Emilia-Romagna si è ispirata per la creazione del marchio Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna, queste strutture, le case museo in generale, possono diventare “tipo il museo” (museum – like, come le creme bottox – like) e adottare i ruoli di una istituzione tradizionale che osservano il pieno rispetto per le volontà, o gli accordi, dettate dai proprietari o per lo stesso spirito del luogo.

Casa Museo Giosuè Carducci  (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Casa Museo Giosuè Carducci (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Il progetto Case e studi delle persone illustri in Emilia-Romagna nella sostanza è coincidente con questa visione e, in filigrana, questo lavoro complessivo attraverso il censimento, il processo di riconoscimento e la legge regionale n. 2/2022, può dare una risposta alla questione fondante di questo convegno: Ci sono case che sono musei, ci sono musei che sono case.

È vero che la prima affermazione è decisamente la più frequente e significativa, ma può capitare che raramente anche la seconda avvenga. È questo il caso emblematico del Centro Studi Bassaniani, istituito nel 2014 presso casa Minerbi, nel cuore medievale della città di Ferrara con lo scopo di conservare gli studi sul poeta e scrittore Giorgio Bassani prodotti in Italia e nel mondo; e si fonda sulle donazioni al Comune di Ferrara di Portia Prebys, ultima compagna dell’autore che alimenta il fuoco della sua memoria.

Il Centro conserva il salotto purpureo e la sala da pranzo della casa romana di Trastevere in cui Bassani ha vissuto con la Prebys gli ultimi ventitré anni della sua vita. Ivi si scopre che l’intellettuale usava un bastone da passeggio con il pomo d’argento, amava le incisioni di Giovanni Battista Piranesi e si circondava di decine di suoi ritratti fatti da amici, tra cui un olio su tela di Carlo Levi e uno di Margaret McCann.

Quotidianamente, lo scrittore amava mangiare a un tavolo elegantemente apparecchiato con argenti, porcellane e cristalli (qui ricollocati nel loro mobilio originale), e attorno ad esso sedevano spesso amici del calibro di Attilio Bertolucci, Pier Paolo Pasolini e Natalia Ginzburg.

Centro Studi Bassaniani, Ferrara  (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Centro Studi Bassaniani, Ferrara (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Di fronte al tavolo da pranzo è stata ricollocata la grande mappa di Roma di Giambattista Nolli, in dodici fogli del 1748, che Bassani teneva in camera, di fronte al letto, e dalla quale ogni mattina si lasciava ispirare per una nuova esplorazione della Capitale, così come sono numerose le incisioni di antichità romane che costellano le pareti delle sale.

La donazione della signora Prebys comprende inoltre un ingente patrimonio documentario e librario, tra cui spiccano i quaderni autografi de Gli occhiali d’oro e de L’Airone (dedicato a Beppe Minerbi, l’amico intrinseco allo scrittore che dà il nome al palazzo del centro Studi), e il dattiloscritto de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, annotato e commentato da Bassani che ne curò la pubblicazione per Feltrinelli.

Insomma, come il Museo dell’Innocenza di Oran Pamuk a Istanbul si fonda sulla narrazione della storia d’amore di  Kemal per la cugina Füsun il Centro studi Bassaniani di Ferrara riflette la storia e la vita di Giorgio Bassani e Portia Prebys, per cui sì ci possono essere musei che sono case ma sono casi rarissimi e prescindono tassativamente dal luogo e dall’entità delle collezioni che, comunque devono far respirare e ritrovare, a chi le frequenta, la custodia del fuoco inventivo e l’integrità dell’aura e dello spirito del genius loci a cui appartenevano.

Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024 

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Claudia Collina, è responsabile dell’Ufficio Valorizzazione del Patrimonio culturale del Settore Patrimonio culturale della Direzione Generale conoscenza, ricerca, lavoro, imprese della Regione Emilia. Laureata con lode in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Bologna, e ivi specializzata con lode in Storia dell’arte e delle arti minori con indirizzo di età contemporanea, per la regione Emilia-Romagna, dove lavora dal 2000, ha condotto e curato sei macro-censimenti, banche dati e pubblicazioni; ha ideato e curato rassegne ed esposizioni e coordinato la valorizzazione integrata del patrimonio culturale in occasione celebrazioni di centenari. E’ stata docente a titolo gratuito di Processi comunicativi nel Laboratorio di Sintesi finale del Corso di Laurea di Design del prodotto presso la Facoltà di Architettura e Ingegneria dell’Università degli Studi di Bologna e ha fatto parte del Gruppo di Studio e Comitato scientifico di Arte e spazio pubblico, a cura del Ministero della Cultura e della Fondazione Scuola dei Beni e delle attività culturali. È perito di arte e arti minori presso la Camera di commercio di Bologna e, dal 1995 a oggi, consulente ausiliario del Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale – Sede di Bologna. Ha al suo attivo più di cento pubblicazioni, dall’età neoclassica al presente. È membro di ICOM Italia e, dal 2023, Coordinatore ICOM dell’Emilia-Romagna.

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