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La forza di ogni centro sono i suoi limiti ultimi: il pensiero meridiano e il margine

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di Fabrizio Ferreri 

Questo contributo nasce dalla rilettura de Il pensiero meridiano di Franco Cassano alla luce delle principali categorie che animano il dibattito sulle aree interne e marginali del Paese. Ci sembra che il pensiero meridiano, o un suo modo di intenderlo, si presti a fare attrito al silenziamento, che ha corso da più di mezzo secolo, dei luoghi del margine. 

Ci sembra utile, un pensiero meridiano, non per fare del margine un nuovo centro, confermando lo schema binario centro-margine, ma per riconnettere il margine alla molteplicità delle forme di vita attuali e possibili riconoscendo a ognuna di esse il suo valore e al contempo la sua finitezza. 

Nel progetto, brevi righe di testo si accompagnano a nove foto di altrettanti fotografi amatoriali che abitano in piccoli paesi siciliani testimoniando un modo di essere margine, facendo emergere il parlato del pensiero meridiano, il suo orizzonte progettuale, la sua peculiare semantica.

Foto e testo di accompagnamento ricercano e portano sul piano del visibile un modo di essere territorio, di viverlo e attraversarlo. Indicano un futuro non ancora immaginato che converte il dominio e l’abbandono nella riaffermazione di uno “stare nei luoghi” con tutte le sue infinite varianti e possibilità. Si avverte il senso di una certa bellezza, che non è estetismo, bensì forza e coralità narrativa, fiducia nella reciproca consegna dell’atto di parola. 

“Comunicare” e “comunità” hanno la stessa radice: per comunicare bisogna “mettere in comune”, non basta il sistema dei mezzi e l’infrastruttura tecnologica. Se il diritto a esistere di chi e di ciò che sta ai margini non è semplice retorica, bisogna ridar loro parola e non parlare in vece loro, al loro posto, dicendo loro da fuori chi sono e cosa devono essere. A un discorso-sostanza ortopedico e accentratore che sorveglia e amministra la realtà, il pensiero meridiano sostituisce un discorso acentrico, mobile, arioso, favorevole alla moltiplicazione e alla liberazione dei discorsi, dei significati, delle pratiche. 

downloadIl pensiero meridiano non si fonda soltanto sulla crisi del modello di sviluppo turbocapitalista centrato sulla megalopoli urbana: non è semplicemente un contro-pensiero (o un pensare-contro). Attraverso un lavoro di demistificazione e contro l’opinione che la salvezza dei margini del mondo sia una iniezione di modernità, di sviluppo economico e che dipenda dall’incorporazione più compiuta e profonda nel modello capitalistico globale, il pensiero meridiano smaschera la falsa neutralità del sistema di valore e di pensiero dominante, decostruisce la sua arroganza simbolica e culturale.

Intervenendo sulle egemonie consolidate e sui consueti rapporti di subalternità, e senza essere in alcun modo campanilistico o localistico, il pensiero meridiano intende riattivare la capacità di immaginare e perseguire futuri possibili.

Il pensiero è dunque meridiano non perché si opponga frontalmente al globalismo centrale turbocapitalista, ma perché ne denuncia la falsa universalità. Questa relativizzazione impone al modello dominante di rinunziare al suo carattere totalitario. Un vero globalismo dovrebbe saper tutelare modelli economico-culturali non produttivistici, che non sanno nulla della globalità. Globalismo vorrebbe dire allora apertura anche ad altre cittadinanze possibili, svelamento di tutte le monocrazie, della povertà e dell’ottusità del pensiero e del modello unico. 

Il pensiero meridiano, plurale e divergente nelle forme e nei contenuti, è quindi militante: milita per le tante “coscienze di luogo” disperse sui territori, il cui spazio deve essere riconosciuto e difeso. Dare spazio ai margini, alle periferie, ai sud del mondo entro una geografia sempre più concentrica e accentrata è una battaglia di cultura e civiltà. Il pensiero meridiano, recuperando slancio utopistico, esercita così una dissonanza dal quieto e interessato riprodursi della realtà. 

Poggioreale antica (ph. Sebastiano Tuccitto)

Poggioreale antica (ph. Sebastiano Tuccitto)

VUOTI 

Il pensiero meridiano è un modo possibile di pensare il presente a partire dai vuoti, dal margine. 

Arresto e collasso delle normali forme colonizzate dello spazio, il margine interroga fino in fondo lo spirito del tempo: è quella linea sottile dove è in gioco la possibilità di coniugare uno e molteplice, fuori e dentro, radici e vento. 

Santa Margherita Belice (ph. Girolamo Gullotta)

Santa Margherita Belice (ph. Girolamo Gullotta)

L’OSSO 

La vita odierna è interamente assorbita in una virtualità anestetizzante, coincide con una realtà spuntata, incasellata, codificata prima di ogni esperienza. Mappata ancora prima di accadere. 

A questa programmata anestesia del reale, il pensiero meridiano oppone una nudità scabra, incongruente, a tratti disturbante. Il margine scopre, in questo modo, di poter essere forse la nostra ultima riserva di reale. 

Santa Margherita Belice (ph. Girolamo Gullotta)

Francavilla di Sicilia (ph. Barbara Pindo)

LONTANANZE

Il pensiero meridiano preserva le cose nella loro lontananza, in una sorta di distanza che salva dall’intasamento futile del brusio, delle mode, della sovrabbondanza.

Si tratta di una forma peculiare di realismo che si oppone al brutale realismo economico contemporaneo che avvicina le cose, le manipola instancabilmente nella rincorsa a una potenza sempre crescente.

 

  Polizzi Generosa (ph. Giulio Azzarello)


Polizzi Generosa (ph. Giulio Azzarello)

FUORI USO 

Il pensiero meridiano ha un solo fronte: affrontare il dominio in tutte le sue forme.

Si impegna, pertanto, perché ciò che sta ai margini possa rimettere in moto una propria verità, un proprio modo di fare esperienza di sé e del mondo. 

Per coltivare narrazioni e modelli di vita alternativi vi è bisogno di un dirompente esercizio dell’immaginazione. È necessario far circolare immagini fuori uso.

Il pensiero meridiano si sottrae a un dire sempre più artificiale che è già declinazione del produrre. 

Custonaci (ph. Roberto Ragusa)

Custonaci (ph. Roberto Ragusa)

FARE SPAZIO 

Si diviene poveri e arroganti quando ci si riduce a essere ciò che siamo. Si è sempre più di ciò che si è. La parte più importante di noi stessi è sempre quella che ci è estranea.

Incontriamo veramente le cose, i luoghi, le persone solo attraverso le nostre fratture, i nostri buchi. 

La lentezza non è solo una declinazione del tempo, è anche un modo di generare spazio. Scombinando le tirannie dell’Io, il pensiero meridiano fa spazio all’Altro, lo libera finalmente alla sua alterità. 

Sperlinga (ph. Antonio Maria Fiorentino)

Sperlinga (ph. Antonio Maria Fiorentino)

APERTURA 

Il pensiero meridiano rifiuta i discorsi unici. È polifonico, plurale: ogni voce la propria intonazione, ogni sguardo una prospettiva unica e irriproducibile.

È pensiero della differenza – di differenze che, nel riconoscimento reciproco, si dichiarano le une con le altre pari dignità a esistere. 

La verità non è un insieme di formulazioni univoche e assolute: è il confronto alla pari tra diversi, è questo stesso confronto nella sua apertura, nella sua irresolutezza.

San Mauro Castelverde (ph. Filippo Barbaria)

San Mauro Castelverde (ph. Filippo Barbaria)

L’ABBRACCIO 

Il pensiero meridiano non è tanto un pensiero su, è piuttosto un pensare con.

Indagare dall’alto, dall’esterno – “rappresentare” – anche laddove vi siano le migliori intenzioni, rischia di confermare i punti di vista e le gerarchie costituite. 

Il pensiero meridiano è pensiero del radicamento ma rifugge dalla retorica delle radici. Il radicamento è relazione, la radice è ripiegamento. Il radicamento è tuffo nel vento, la radice è imposizione del sangue e della terra. Il pensiero meridiano è appropriazione e dono delle proprie radici.

Caltabellotta (ph. Accursio Castrogiovanni)

Caltabellotta (ph. Accursio Castrogiovanni)

PAUSA 

Il pensiero meridiano lotta per le pause. In questo rutilante presente di continui aggiornamenti di stato, accade sempre qualcosa che porta l’attenzione altrove. Tra un fare compulsivo e un accadere labile e mutevole che distrae, non c’è più tempo, non c’è più alcuna pausa. 

Eppure, sono le pause che ci distinguono dai robot, dai manichini meccanici dell’intelligenza artificiale. Il pensiero meridiano è una specie di pausa insostenibile, una smagliatura nel lavorio della macchina economica e sociale: è una risposta, decisa, alla contabilizzazione universale. 

Il pensiero meridiano, dunque, custodisce il difetto nella società dell’efficienza perfetta.

Gibellina (ph. Alessandro Mastromarino)

Gibellina (ph. Alessandro Mastromarino)

RIPARTENZA

La cultura occidentale si è formata sul calco della triade vero-bello-buono. Con l’apparato ideologico del capitalismo questa triade si è travasata in quella ben più brutale efficienza-bellezza-ricchezza. 

Il pensiero meridiano milita per un nuovo umanesimo, è pensiero del margine, della pausa, dell’incompiutezza.

Il pensiero meridiano chiarisce che oggi o si riparte dagli ultimi o perdono tutti. 

Dialoghi Mediterranei, n. 67, maggio 2024 

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Fabrizio Ferreri, assegnista di ricerca all’Università di Catania è dottore di ricerca in Filosofia, Università Statale di Milano, e in Sociologia sviluppo locale, Università Kore di Enna, si occupa di aree interne e luoghi marginali. È socio della Società dei Territorialisti, dell’Associazione Italiana di Sociologia e di Riabitare l’Italia. Fa parte della Rete Nazionale di Giovani Ricercatori per le Aree Interne promossa dal Politecnico di Milano. È autore di monografie, saggi, articoli scientifici e interventi più divulgativi sui temi dello sviluppo locale nelle aree interne, della rigenerazione culturale, dei nuovi immaginari e del rapporto tra digitale e capitalismo. È direttore artistico del Festival e del Premio di Poesia Paolo Prestigiacomo – San Mauro Castelverde (PA).

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