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Il culto e le tradizioni di San Marziale a Torricella Peligna

Processione di san Marziale e san Domenico, anni 50

Processione di san Marziale e san Domenico, anni 50

di Amelio Pezzetta 

Premessa

Con il presente saggio si analizzano le tradizioni indicate nel titolo al fine di farle conoscere, evitare che vadano disperse, evidenziare le trasformazioni che hanno subito e i motivi che hanno portato in certi casi all’abbandono, la conservazione e/o alle innovazioni. Le notizie riportate sono state ottenute da interviste, la consultazione di materiale bibliografico e vari siti facebook. Alcuni parziali fatti riguardanti il culto di San Marziale a Torricella Peligna sono stati descritti da Verlengia (1933, 1940), Piccone (1955) e diverse persone che hanno pubblicato i loro saggi nelle riviste locali “Amici di Torricella” e “Chi se dicie?”. Al momento attuale manca un quadro che li riunisca e analizzi.  Con il presente lavoro si tenta di colmare anche questa lacuna. Per le informazioni fornite si ringraziano Alessandro Di Luzio, Teresa Madonna, Antonio Piccoli e Antonello Tetiviola. 

Torricella Peligna, anni 50

Torricella Peligna, anni 50

Il Comune di Torricella Peligna 

Torricella Peligna è un Comune abruzzese della provincia di Chieti la cui popolazione attuale di 1118 individui (31-12-2022) è distribuita tra il centro comunale, diverse frazioni e case sparse. Il suo territorio copre la superficie di 36,11 Km², è situato su una collina che raggiunge l’altitudine massima di 910 metri, è posto di fronte al massiccio della Majella e gode di un’ampia visione panoramica che spazia sino al mare Adriatico comprendendo le vallate dei fiumi Sangro e Aventino. Nel 1863, due anni dopo l’Unità d’Italia, al sostantivo Torricella che all’epoca era la denominazione ufficiale del Comune, fu aggiunto il suffisso Peligna per distinguerlo da località omonime.

I reperti archeologici rinvenuti nel territorio comunale documentano una continuità insediativa che inizia nell’epoca preistorica e prosegue ininterrottamente durante l’occupazione romana, il Medio Evo, l’Età Moderna e l’attualità. La popolazione locale, dalla seconda metà del XVII secolo al 1901 ha seguito un trend positivo di crescita e ha raggiunto il suo massimo storico con 4794 individui. In seguito a causa del movimento migratorio è iniziato il decremento demografico che ha portato ai numeri attuali.

Per quanto riguarda l’economia, sino ad alcuni decenni fa, la maggioranza della popolazione era occupata nell’agricoltura praticata su terreni generalmente frammentati, spesso distanti tra loro e non sempre di proprietà dei soggetti che li coltivavano. A tal proposito, nel 1929 risulta che all’attività agricola erano addette 573 famiglie con 2990 componenti, una cifra corrispondente al 81,3% della popolazione presente [1].

Dagli anni 50 del secolo scorso, il Comune insieme ad altri centri montani abruzzesi, è stato interessato da vari sconvolgimenti economico-sociali che hanno inciso sul tessuto culturale modificando credenze, modelli di comportamento e valori radicalizzati da secoli. Nella situazione attuale, l’importanza dell’agricoltura nell’economia locale si è notevolmente ridotta e molti elementi tipici della cultura contadina abruzzese sono scomparsi tra cui vari culti religiosi con i riti e le credenze ad essi connessi. 

San Marziale, stampa devota

San Marziale, stampa devota

Il culto di San Marziale a Torricella Peligna 

San Marziale venerato a Torricella Peligna è un santo bambino, l’ultimo di sette figli che visse a Roma all’epoca dell’imperatore Marco Aurelio (161-180 d. C.) e morì all’età di sette anni. Nonostante la sua tenera età, fu accusato di essere cristiano, processato insieme alla madre Felicita e ai suoi fratelli e, in seguito martirizzato poiché si rifiutò di abiurare la sua fede religiosa. Dopo il martirio Santa Felicita e i suoi figli furono sepolti nelle vicinanze di Roma.

La prima attestazione del culto di San Marziale risale al 354 d. C ed è riportata nella Depositio Martyrum che fa presente che il 10 luglio si venerava San Marziale nel suo luogo di sepoltura posto sulla via Salaria. Quando il culto del santo raggiunse e si diffuse anche Torricella Peligna? A tal proposito non esiste nessun documento che possa portare a fare affermazioni certe. Di conseguenza tutte le ipotesi che si formuleranno contengono grandi margini di dubbi ed incertezze.

Durante il Medio Evo la diffusione del culto di San Marziale fu favorita dai monaci benedettini e virginiani e in epoca imprecisata raggiunse anche l’Abruzzo. La prima dimostrazione in tal senso la fornisce un monastero ubicato nel Comune di Mosciano Sant’Angelo (Te) che fu costruito nell’XI secolo dai benedettini cassinensi e fu dedicato a Santa Felicita e ai suoi figli martiri. è ipotizzabile che in analogia con questo fatto storico, anche a Torricella Peligna, il culto di San Marziale si sia inizialmente diffuso per opera dei benedettini o di qualche altro ordine simile.

San Marziale, stampa devota

San Marziale, stampa devota

La presenza benedettina a Torricella e dintorni è confermata da vari documenti storici, Infatti, diverse fonti attestano che nel 1060 il Papa Niccolò II assegnò ai frati benedettini delle isole Tremiti un castello situato a Torricella. Altre fonti fanno presente che, nelle vicinanze di tale località e a poca distanza dai resti del municipio romano di Juvanum, sorgeva l’abbazia cistercense di Santa Maria in Palazzo che fu edificata attorno al 1140 da un feudatario locale. Nel 1197 un altro feudatario donò all’abate del monastero benedettino di Santa Maria di Monteplanizio (prov. Ch), la chiesa di San Venanzio situata nel territorio di Torricella. In analogia a quanto avvenuto nel teramano, non è da escludere che i benedettini possano aver portato nel torricellano il culto del santo bambino.

Per quanto riguarda il patronato, alludendo alla giovane età di San Marziale, in un passato non molto lontano, gli abitanti locali usavano dire che avevano un patrono “scompisciato”, cioè che si urinava addosso poiché era un bambino e si meravigliavano che fosse stato scelto per proteggere il loro paese [2]. Ad avviso di Pettenella, sino agli ultimi anni del XVII secolo, il santo patrono di Torricella Peligna era San Giacomo, come attesterebbe un documento del 30 novembre 1698 [3]. Piccone, a sua volta non concorda con questa tesi e sostiene che prima di San Marziale, il santo protettore del paese era San Pantaleone, un altro santo bambino poco conosciuto [4]. Le tesi esposte concordano che San Marziale sostituì il patronato di qualcun altro ma lasciano molti dubbi riguardo all’epoca in cui ciò avvenne e chi effettivamente fu sostituito.

Per quanto riguarda le motivazioni che portarono a tale scelta, si hanno solo alcuni riscontri leggendari che evidenziano che San Marziale fu assunto come nuovo patrono poiché i torricellani non erano soddisfatti della protezione offerta da altri santi. A tal proposito Calabrese ha osservato che la popolazione locale non era soddisfatta del patronato di San Giacomo e di conseguenza fu nominata una commissione di anziani per scegliere un nuovo patrono del paese [5]. A tal fine alcuni membri della commissione, su consiglio di un sacerdote locale si recarono a Napoli per scegliere e acquistare la statua di un nuovo santo protettore. Mentre giravano in un negozio di oggetti sacri, il mantello di un delegato rimase impigliato nella mano di un simulacro che rappresentava un santo bambino, ovvero San Marziale. Il fatto fu ritenuto un segno ultraterreno e dopo aver discusso e superato diverse perplessità, la delegazione acquistò la statua e la riportò a Torricella. Non è dato di sapere quanto ci sia di vero in questo racconto né l’epoca storica in cui è collocabile.

Ad avviso di Piccone invece, durante la metà del XIX secolo tre torricellani tra cui un suo avo, partirono per Roma al fine di scegliere, acquistare la statua di un nuovo santo protettore e acquisire le relative reliquie Mentre giravano tra vari simulacri, il mantello di uno di loro rimase impigliato nel braccio della statua di San Marziale, un fatto che fu ritenuto anch’esso un segno della volontà di essere prescelto [6]. I due racconti sono accomunati dal fatto che la mano della statua di San Marziale rimase impigliata nel mantello di un torricellano, ma non sono ambientati nello stesso periodo storico e affermano che in un caso la località visitata fu Roma e in un’altra Napoli.

In un’altra leggenda pubblicata da Verlengia, si narra che San Marziale fu scelto come santo protettore dopo aver protetto il paese lottando contro un drago [7]. A tal proposito egli scrisse che un tempo a Torricella Peligna attorno al 10 luglio, il cielo si oscurava e sul colle in cui sorge il centro abitato faceva la comparsa un drago che girava per i campi, distruggeva il raccolto e poi spariva. Un anno, un sacerdote del luogo di nome Diego Macchioli sognò San Marziale che gli disse: “Se mi verrai a prendere a Roma ove riposa il mio corpo, io libererò Torricella dal drago e diventerò il suo protettore”. Dopo il sogno Don Diego si recò a Roma, fu ricevuto dal papa che lo condusse alla Scala Santa ove si conservano i resti di vari martiri cristiani saliti all’onore dell’altare. Quando giunsero presso i resti di San Marziale, dall’urna uscì una mano, un segno dimostrativo della volontà del Santo di essere scelto. In seguito il papa fece aprire l’urna, prese una reliquia della mano e la consegnò a Don Diego affinché la riportasse a Torricella. Prima dell’arrivo del sacerdote, il paese era tristemente avvolto dalle nubi e un drago viaggiava tra le nuvole. Quando il sacerdote raggiunse Torricella, si vide San Marziale che si levò verso il cielo, andò incontro al drago, lo affrontò in battaglia e lo costrinse ad allontanarsi.

Torricella Peligna, anni 50

Torricella Peligna, anni 50

In questo racconto leggendario si accenna a un sacerdote di nome Diego Macchioli. A Torricella Peligna vissero realmente due sacerdoti con questo nominativo. Il primo di essi visse nella prima metà del XVIII secolo e nel 1721 fu nominato arciprete in un Comune vicino. Il secondo, invece visse nel secolo successivo e attorno alla sua  prima metà, ricopriva la carica di abate di San Giacomo nel suo luogo d’origine. Tenendo conto di questi fatti è ipotizzabile che San Marziale fu scelto come patrono di Torricella Peligna in un anno imprecisato del XVIII o XIX secolo.

A giustificare e rinforzare la scelta del patronato di San Marziale concorrono altri fatti ed episodi anch’essi leggendari. Nel primo, Verlengia narra che un tempo Torricella fu colpita da una terribile carestia e i suoi abitanti invocarono l’aiuto del loro patrono. Dopo un pò di tempo alcuni paesani si recarono a Sulmona (Aq) per fare le provviste e vi trovarono dei sacchi carichi di fave provenienti dalla Grecia che a detta dei mercanti erano stati acquistati da un fanciullo, in seguito identificato come San Marziale [8].

In un altro racconto leggendario Piccone narra che un anno in cui la festa di San Marziale cadde nella giornata di venerdì, i torricellani mangiarono carne. In quell’occasione una tempesta di grandine colpì il paese, rovinò il raccolto e la processione non fu organizzata, nonostante tutti i preparativi. Molti abitanti del luogo si convinsero di aver peccato, provarono rimorso e diedero la carne in pasto ai cani. In seguito a questo fatto, le condizioni atmosferiche migliorarono e i campi rifiorirono di grano. I torricellani in segno di devozione e ringraziamento, raccolsero una spiga e la appesero sulla statua di San Marziale [9].

Altri possibili motivi meno leggendari e più realistici che hanno portato a scegliere San Marziale come santo patrono tengono conto di altri fattori e attributi che in genere sono assegnati a chi occupa questo ruolo. Il santo appartiene alla categoria che Niola definisce dei “Piccoli patroni” e sono caratterizzati da una diffusione e funzioni taumaturgiche ristrette solo ai luoghi che li scelgono come protettori soprannaturali. Ad avviso dello studioso ogni santo di questa categoria dona «volto e corpo all’appartenenza comunitaria» e incarna «i valori dei gruppi e dei poteri sociali che adottandolo come simbolo, di fatto lo reinterpretano, lo reinventano incessantemente per adattarlo ai tempi e alle situazioni che mutano» [10]. In accordo con questa tesi si può dire che un santo protettore poco conosciuto come San Marziale rinforza il senso identitario del gruppo che l’ha scelto, sacralizza il territorio e lui stesso si qualifica come principale abitante simbolico del luogo.

I motivi della scelta potrebbero essere stati anche altri. I bambini simboleggiano il divenire della vita, la speranza per il futuro, il desiderio di crescita e la purezza della fede religiosa. Di conseguenza il patronato di un santo bambino assicura speranza, maggiori certezze per il futuro e consegna un gruppo a un’entità soprannaturale pura e lineare.

Il simulacro di San marziale a Torricella Peligno

Il simulacro di San Marziale a Torricella Peligna

In base a varie credenze popolari, a Torricella Peligna San Marziale protegge il bestiame, i campi coltivati e propizia un buon raccolto. A tal proposito in una borgata campestre del Comune è posta una croce dedicata al santo, al fine di proteggere i vigneti della zona dalle tempeste e le grandinate. In un passato non molto lontano, la statua si esponeva all’aperto nella speranza che interrompesse le sequenze dei forti temporali accompagnati da grandine, tuoni e fulmini. Sembra che nel 1861, durante una pubblica esposizione, la statua del santo fu scambiata per un brigante e poco mancò che fosse presa a fucilate da un plotone di gendarmi.

Il prezioso simulacro di San Marziale che si conserva nella chiesa parrocchiale di San Giacomo risale alla prima metà del XVII secolo e per la Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici dell’Abruzzo riveste un certo interesse artistico e culturale. La statua è alta circa 80 cm, è appoggiata su un piedistallo ed è in legno colorato e dorato. San Marziale è rappresentato con i tratti del volto infantili, è in piedi, indossa una tunica rossa e un mantello verde con i bordi dorati. La sua testa è coronata, con la mano destra regge un libro chiuso, mentre con la sinistra una palma simbolo del suo martirio. Oltre alla statua, nella chiesa parrocchiale si conservano anche alcune reliquie del santo che il giorno della festa sono portate in processione dal parroco.

A molti torricellani è assegnato il nome di Marziale, un appellativo dimostrativo della devozione locale al santo che non ha riscontri negli altri Comuni della valle dell’Aventino. Nel 1932, in paese c’erano oltre trenta individui a cui era stato assegnato il nome di battesimo di Marziale.

Ovviamente non potevano mancare le invocazioni e le preghiere religiose locali che sono rivolte al santo. La prima di esse che è stampata sul retro di un vecchio santino di circa un secolo fa, cosi recita: 

«Noi ammiriamo, S. Marziale, la tua eroica fermezza nel sostenere la fede di Gesù Cristo. Incoraggiato dalle parole sublimi della tua santa madre Felicita e dall’esempio di sei fratelli che l’uno dopo l’altro ti furono uccisi dinanzi, tu, fanciullino di pochi anni, offrendo giulivo il capo al carnefice cingevi tu si tenera età la gloriosa corona del martirio. Deh che la nostra fede, come la tua non vacilli in mezzo ai tanti pericoli della moderna incredulità. Non vacilli la fede dei nostri cari emigrati in America, i quali, partendo, rivolgevano a te, Protettore insigne della nostra Torricella, gli occhi bagnati delle lagrime della speranza. Quantunque lontani, essi son sempre cittadini di questa cara patria, la quale si ebbe tante prove del tuo potente patrocinio. Tu dunque abbi cura speciale di loro che sono figli tuoi e tuoi protetti: vivano da fervorosi cristiani, godano florida salute e tornino presto allietati da buona fortuna, ad inchinarsi riconoscenti dinanzi alla tua immagine graziosa. Cosi noi nel giubilo del nostro cuore, seguiteremo a decantare che tu o S. Marziale, sei il sollievo, la gioia, la gloria di Torricella».

Un’altra preghiera che invece è stampata sul retro di un santino più recente, recita: 

«Dio nostro padre che hai affidato la nostra città e noi tuo popolo alla protezione di San Marziale martire ascolta la nostra preghiera. Aiutaci ad accogliere il suo invito alla conversione e alla testimonianza, per creare in noi lo spazio in cui possa abitare il tuo figlio Gesù. Donaci la forza e il coraggio per aderire alla parola del Cristo e come il nostro Patrono esprimere con il dono della vita la ricchezza dei beni del cielo. Manda in mezzo a noi uomini e donne della tempra, del vigore, della passione di San Marziale, che ci facciano provare il desiderio di te. Riscalda il nostro cuore perché sappiamo testimoniare con la parola e la vita che Gesù è il Cristo, unico Salvatore del mondo che vive e regna con te e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen».

Un’altra breve preghiera stampata anch’essa sul retro di un santino recita: “Glorioso S. Marziale, ammirando la tua fede eroica, ti supplichiamo, rendici forti nella prova e vittoriosi contro le lusinghe di questo mondo che vuol sommergere nei vortici sporchi del peccato le anime redente dal sangue prezioso di Gesù. Amen» [11]. 

le-ragazzeLa festa patronale di San Marziale sino agli anni 80 

A Torricella Peligna si organizza una festa in onore di San Marziale che ha seguito un proprio divenire e rispetto a un passato non molto lontano presenta alcuni aspetti formali che si sono conservati e altri che invece sono cambiati. Alla sua organizzazione provvede un comitato spontaneo composto di più persone.

Dalla bibliografia consultata è emerso che la più antica descrizione della festa e processione di San Marziale risale al 1919 [12]. All’epoca, la festa si celebrò il 10 luglio, si legò ai riti rurali della trebbiatura e fino al 1986 commemorava anche il martirio di Santa Felicita e dei suoi sette figli che opportunamente rappresentati sfilavano durante la processione. Per ricoprire il ruolo di Santa Felicita si sceglieva una ragazza che era considerata la più bella del paese e sette ragazzini tra cui il più piccolo rappresentava San Marziale. Essi erano vestiti allo stesso modo e attorno ai piedi avevano degli straccetti [13]. Per le giovani donne torricellane rappresentare Santa Felicita, oltre che un atto di devozione era anche un gesto che arricchiva la loro immagine e reputazione sociale di brave ragazze; quindi anche di future buone mogli e madri. Alcuni decenni fa era diventata quasi una tradizione che la ragazza che avesse interpretato il ruolo di Santa Felicita durante la processione, dopo la festa di San Marziale incontrasse il principe azzurro e nel corso dell’anno si sposasse [14].

All’epoca la festa religiosa di San Marziale era una delle occasioni che la comunità torricellana aveva a disposizione per uscire momentaneamente dalle costrizioni ed angustie della vita quotidiana e dalla miseria e povertà tipiche del mondo contadino. Infatti, durante le sue giornate si mangiava di più e meglio, si avevano maggiori momenti d’incontro con amici e parenti, si cantava, ballava, spendeva qualche piccola somma in pubblici divertimenti e si scambiavano regali reciproci. Le celebrazioni festive con i riti religiosi favorivano le occasioni di maggiori incontri tra uomini e donne e spesso capitava che le persone innamorate si scambiassero qualche languido sorriso, dichiarandosi l’un l’altro e solennizzando promesse d’amore.

Durante una processione organizzata nel tardo pomeriggio di circa cento anni fa, si trasportarono le statue di San Marziale e della madre Felicita a cui, in entrambi i casi, i fedeli appesero le loro offerte in denaro e metalli preziosi. Al centro della stessa c’era il parroco riparato sotto un baldacchino e al suo termine alcuni somari che trasportavano sacchi e cesti contenenti il grano appena raccolto. Quando la processione si concluse, il grano trasportato fu lasciato nella sagrestia della chiesa di San Giacomo e donato alla parrocchia. L’evento vide un’ampia partecipazione popolare con diversi uomini anziani che indossavano tipici abiti tradizionali e marciavano davanti alla banda. Anche le donne che accompagnavano la processione erano vestite con abiti tradizionali, erano disposte per due file parallele e avevano appoggiato sulla testa una conca ricolma di grano e decorata con nastri e fiori [15]. Questa tipica usanza torricellana detta “La Sfilata delle conche” fu introdotta nelle festività locali durante il XIX secolo. Dai racconti di un’anziana signora del luogo sembra che nei primi decenni del XX secolo, una Sfilata delle Conche si tenesse durante la festa di San Rocco che a Torricella si organizzava l’11 settembre. Dopo la processione, le partecipanti si diressero verso il luogo in cui era posto un deposito di cereali denominato “Il fondaco di San Marziale “ e svuotarono le loro conche. In seguito il grano fu venduto e il ricavato andò a beneficio della parrocchia [16].

Felicita e figli

Felicita e figli

Nella prima metà degli anni Venti del secolo scorso si conferma che, durante la festa, una giovane contadina raffigurava Santa Felicita e sei ragazzi i fratelli dl San Marziale. Inoltre durante la messa e il vespro, la banda suonava in chiesa, un fatto che era disapprovato dalle autorità diocesane [17].  Nel giorno della festa si teneva anche una fiera che ha continuato a essere organizzata sino alla prima metà degli anni 60 e a cui partecipavano pastori, contadini e venditori ambulanti provenienti dai Comuni vicini. Durante una di esse, il comitato feste, fece eseguire dei fuochi artificiali a mezzogiorno in punto, quando lungo le strade del paese si trovavano ancora molti animali che gli allevatori della zona avevano portato a vendere. Dopo il boato che seguì il primo scoppio, gli animali presenti iniziarono ad agitarsi, scalciando, mescolandosi tra loro e preoccupando i loro proprietari e le altre persone presenti.

Nel 1927, una circolare del Prefetto di Chieti ordinò che i Comitati feste della Provincia dovevano essere costituiti dal Podestà che lo avrebbe presieduto, il Parroco, il Segretario locale del Partito Fascista e altre persone esperte nell’organizzare festeggiamenti. La raccolta dei fondi poteva essere fatta solo dalle persone designate dal Comitato ed autorizzate dalla Prefettura. Con quest’ordinanza, la festa di San Marziale iniziò a essere gestita dai gerarchi locali del regime che in questo modo condizionarono anche la vita religiosa.

Ad avviso di Verlengia, il giorno della festa, San Marziale riceveva in dono una grande spiga di granturco che si appoggiava sul piedistallo della statua o sul braccio del santo e si portava in processione. Nel gergo locale essa è chiamata “marrocca” e per questo motivo durante la festa il santo era chiamato “San Marziale marroccaro” [18].

Processione delle conche (ph. Antonio Piccoli)

Processione delle conche (ph. Antonio Piccoli)

La processione con le conche, le offerte di grano e granturco sono caratteri che accomunano l’evento festivo agli antichi rituali pagani di ringraziamento per il raccolto e di propiziazione per un nuovo e più favorevole ciclo agrario. Alcuni decenni fa, la statua di San Marziale si portava in processione anche durante la festa della Madonna delle Rose che a Torricella Peligna si organizza l’ultimo sabato del mese di maggio [19]. In quest’occasione, al termine della messa celebrata dall’omonimo santuario mariano posto a qualche chilometro del paese, partiva una processione con la statua della Madonna che s’incontrava con un’altra con i simulacri di San Marziale, San Vincenzo, San Giovanni e San Mariano che proveniva dalla chiesa parrocchiale di San Giacomo. L’evento simboleggia l’accoglienza e il benvenuto che la Madonna delle Rose fa agli altri santi. In seguito le statue si univano e formavano un’unica processione che proseguiva sino al santuario mariano ove tutte si ponevano al suo interno e vi restavano durante tutta la durata della festa. Questo secondo fatto, a sua volta simboleggia l’accoglienza e l’invito a stare insieme per proteggere la località e i suoi abitanti. Al termine della festa, le statue della Madonna e degli altri santi si riavviavano in processione verso Torricella. Allo stesso punto d’incontro della mattina, i portatori della statua mariana si fermavano, lasciavano passare i portatori dei santi e poi ciascuno tornava nella propria chiesa.

In base alle tradizioni torricellane, San Marziale e la Madonna delle Rose sono accomunati dal numero sette. Infatti, il primo sarebbe uno tra sette fratelli, mentre, secondo una leggenda, la Madonna delle Rose è una delle sette sorelle. Questo numero ha diversi connotati magico-religiosi e, ad avviso di Profeta (1992), per l’immaginario popolare potenzia il potere protettivo sul territorio.

Negli anni 50 del secolo scorso, la festa di San Marziale aveva la durata di due giornate e si organizzava il 10 e 11 luglio. Nell’epoca in considerazione, alla festa s’invitavano rinomati complessi bandistici che nel corso della mattinata si esibivano per le principali vie del paese e nel tardo pomeriggio partecipavano alla processione. Di solito le esibizioni bandistiche per le strade torricelliane erano sempre accompagnate e seguite da diversi bambini che portavano con loro un giocattolo acquistato durante una delle giornate festive. Questo fatto dimostra che la trasgressione momentanea delle regole di vita interessavano anche i rappresentanti della tenera infanzia che seguivano gli eventi in corso ed erano oggetto di regali e maggiori attenzioni. Nel corso della serata il complesso bandistico si esibiva con il suo repertorio lirico-sinfonico su una cassa armonica o chiosco musicale in legno, pieno di luci e di forma circolare.

Durante la processione ai lati della statua del Santo si ponevano quattro ragazzi che reggevano pannocchie di grano, a voler ribadire che San Marziale era protettore delle attività agricole. Nello stesso periodo, riprendendo un’antica tradizione locale, ha iniziato a essere organizzata anche una fiaccolata notturna. Essa è caratterizzata dallo spegnimento di tutte le luci dell’illuminazione pubblica; dall’accensione di fiaccole sui lampioni e i balconi delle abitazioni di Corso Umberto I, la più importante arteria del paese, sede di vari negozi, luoghi d’incontro e abitazioni signorili; nonché da un corteo  assimilabile a una processione “laica” senza statue di santi, che era accompagnato dalla banda sino al piazzale della chiesa parrocchiale di San Giacomo. Tale rituale, nel contesto dell’economia agro-pastorale che all’epoca era dominante, si può considerare purificatorio e propiziatorio di un nuovo e più favorevole ciclo agrario.

Le conche portate in processione (ph. Antonio Piccoli)

Le conche portate in processione (ph. Antonio Piccoli)

In diverse occasioni, nel corso del decennio in considerazione, in una delle due giornate festive sono state organizzate corse ciclistiche e partite di calcio dilettantistiche tra una squadra di Torricella e un’altra di qualche Comune vicino. La festa era accompagnata anche da giostre per adulti e bambini e vari giochi popolari che contribuivano a interrompere la monotonia della vita quotidiana e aggiungevano altri elementi tipici della trasgressività festiva accettati dalla comunità: corse con i sacchi, tiri alla fune, gare degli spaghetti e alberi della cuccagna sui quali si ponevano vari prodotti alimentari. La festa era ed è tuttora accompagnata dall’accensione di luminarie lungo il Corso Umberto I e dai venditori ambulanti che si collocano lungo i suoi marciapiedi e propongono ai festaioli l’acquisto di giocattoli per bambini, porchetta arrosto, bibite, gelati, noccioline e lupini.

Dagli anni 60 del secolo scorso la festa di San Marziale e quelle di altri santi (San Domenico e San Rocco) sono state unificate nelle cosiddette “feste patronali” che da questo periodo hanno continuato a tenersi nella prima metà di agosto, quando in paese fanno ritorno molti emigranti. L’esibizione musicale serale della banda è iniziata ad essere sostituita da orchestre di musica leggera che con le loro cantanti vestite alla moda e le canzoni diffuse dalla radio e televisione assicuravano maggiori ascolti e partecipazione popolare. Le novità hanno interessato anche la tradizionale processione religiosa in cui hanno iniziato a essere portate più statue di santi.

manofesto-feste-patronali-1922Le feste di San Marziale oggi 

Dagli anni 80-90 del secolo scorso all’epoca recente, la festa di San Marziale è stata caratterizzata da vari eventi e riti che sono stati abbandonati, modificati, aggiunti o riproposti. Innanzitutto è da dire che la festa stessa ha perso la centralità che aveva nel passato ed è stata affiancata da varie celebrazioni e avvenimenti di natura laica che assicurano richiamo turistico, spettacolo e ampia partecipazione popolare. Inoltre:  è stata riproposta la partecipazione alla processione delle persone che rappresentano Santa Felicita e i suoi figli; nel rispetto della scelta operata negli anni 60 del secolo scorso, la festa celebra anche San Domenico e San Rocco e continua ad essere organizzata in due giornate consecutive poste nella prima metà del mese di agosto. La stessa è stata inserita in un programma di manifestazioni estive definito “Estate torricellana” curata da varie associazioni locali e dall’Amministrazione Comunale e,  dall’ultima settimana di maggio alla prima di ottobre, generalmente propone: attività sportive, conferenze, feste religiose, realizzazione di mostre, marce ecologiche, presentazione di testi, spettacoli musicali, teatrali e altro. Nel mese di agosto, in coincidenza con la maggiore presenza in paese di turisti ed emigranti locali, si hanno le maggiori proposte di manifestazioni che raggiungono una frequenza quasi giornaliera.

Il programma che “L’estate torricellana” propone dimostra che i riferimenti locali alla vita agricola si sono attenuati; si è ridotta la centralità della religione nella vita pubblica; la “sacralità referenziale” è stata trasferita dai santi ai personaggi dello spettacolo e dello sport che assicurano interesse, richiamo turistico e partecipazione popolare; la festa di San Marziale ha abbandonato il suo ruolo di importante rituale del ciclo agrario locale e si è inserito in quello che caratterizza i cicli di lavoro e riposo contemporanei, garantisce lo spettacolo, l’evasione collettiva e fa di agosto il mese delle ferie e del riposo per eccellenza.

Seguendo consuetudini che continuano a persistere, durante le giornate festive, gli spazi sociali e le strade principali del paese si addobbano con luminarie di vario tipo e archi carichi di lampadine poiché la festa è luce sia durante il giorno sia durante la notte e alla luce è associata la vita e la voglia di vivere. A Torricella arrivavano festaioli provenienti dai paesi vicini e venditori ambulanti che offrono ai convenuti le loro mercanzie.

festa di san Marziale  a Torricella Peligna, luminarie

Festa di san Marziale a Torricella Peligna, luminarie

Nel 2004 le celebrazioni festive patronali in onore di San Marziale, San Domenico e San Rocco si sono svolte il 12 e il 13 agosto. Esse sono state aperte in mattinata dal frastuono dei fuochi d’artificio che ha rimboccato per tutta la valle dell’Aventino e si è sentito anche nelle località poste a diversi Km di distanza in linea d’aria. In seguito una banda ha percorso le principali vie del paese suonando marcette e canzoni tipiche.

Durante le ore pomeridiane, la banda ha accompagnato i bambini e le donne, che vestite con abiti tradizionali, hanno partecipato alla sfilata delle conche addobbate con fiori, che non trasportavano grano, ma tipici dolci abruzzesi tra cui le pizzelle e i fiadoni. Alla sua conclusione si è assistito alla premiazione della conca più bella e alla vendita all’asta di tutti i dolci al fine di ricavare altri fondi utili per il finanziamento della festa.

Questa sfilata non ha accompagnato la processione religiosa, come avveniva in passato, e ha perso la sua funzione di rituale agrario di ringraziamento e di propiziazione di un buon raccolto. Ora è stata rifunzionalizzata al fine di riproporre un evento della tradizione che alimenta il senso di appartenenza territoriale, lo spettacolo, la partecipazione popolare e l’evasione collettiva.

Attorno alle dieci di sera si è organizzata la “Fiaccolata” lungo Corso Umberto I. In questo caso si sono spente le luci della strada percorsa, accese le fiaccole poste sui lampioni e i partecipanti si sono incamminati verso la chiesa parrocchiale sul cui sagrato, dopo il loro arrivo è iniziato il brillamento dei fuochi artificiali. Dopo di essi, su un apposito palco si è tenuto un concerto di una rinomata banda musicale di “Gioia del Colle”, una cittadina pugliese. La fiaccolata conserva oggi il significato propiziatorio di buoni auspici futuri e nello stesso tempo ha assunto anche una funzione spettacolare che accresce il fascino festivo, unisce le persone e rinforza il senso di appartenenza comunitaria.

Processione delle conche (ph. Alessandro Di Luzio)

Processione delle conche (ph. Alessandro Di Luzio)

Il giorno successivo la festa è proseguita con i riti religiosi tra cui la processione con la statua di San Marziale e le persone che hanno rappresentato Santa Felicita e tutti i suoi figli. Per diversi anni tale rappresentazione era stata abbandonata ma per il suo forte senso identitario, la tipicità e la spettacolarità che assicura è stata riscoperta e riproposta. Alla processione della contemporaneità continuano a partecipare vari emigranti che ritornano in paese durante il periodo di ferie estive e con questo gesto essi dimostrano di voler essere sempre dei “veri torricellani” che accettano e condividono i valori culturali e religiosi locali. Alla processione hanno partecipato anche il sindaco con la fascia tricolore e le altre autorità comunali a voler ribadire la loro vicinanza alla popolazione anche in questo giorno di festa.

Durante la serata la festa è proseguita con il brillamento di fuochi d’artificio e l’esibizione di un’orchestra folkloristica abruzzese che ha proposto canzoni popolari regionali molto coinvolgenti che hanno indotto i presenti a ballare sino alle due di notte.

Nel 2010 la sfilata delle conche è stata aperta da tre suonatori che, con i loro strumenti musicali, aiutavano a dare voce al coro che intonava canzoni abruzzesi. Le conche addobbate con fiori colorati e prodotti tipici, sono state trasportate da donne e bambini vestiti con abiti tradizionali [20].  Nel 2012 la festa di San Marziale è stata organizzata nei giorni 8 e 9 agosto. Il primo giorno festivo è stato caratterizzato dalla tradizionale sfilata delle conche lungo Corso Umberto. In questa particolare occasione è stata arricchita da alcuni carri allegorici che hanno rievocato mestieri e attività del passato [21]. Il loro inserimento nel programma era finalizzato a riscoprire e rievocare antichi modi di vivere del luogo al fine di conservarne la memoria e incrementare la spettacolarità dell’evento e il suo carattere identitario. I temi rappresentati sono stati: la mietitura, la vendemmia, il mestiere del cestaio, la caccia e la vita famigliare con i lavori di cucina, il gioco delle carte, le massaie intente a lavare i panni e a stenderli al sole. Dopo la sfilata le persone presenti si sono riunite in piazza per assistere alla vendita all’asta dei prodotti trasportati con le conche, per cantare canzoni popolari regionali e scatenarsi in balli popolari tipici tra cui il saltarello abruzzese.

Tra il 2013 e il 2015 la festa di San Marziale non si è tenuta. Nel 2014 è stata organizzata una festa in forma ridotta, a proprie spese, da due persone locali di nome Marziale di cui uno di loro, emigrato in Canada che spesso ritorna nella terra d’origine. In quella occasione è stata organizzata una serata musicale denominata “Nu fra nu, coma esce esce” (noi tra noi, come esce esce) con cantanti, suonatori e attori locali. Ai festaioli presenti sono stati offerti dolci abruzzesi, birra alla spina e porchetta arrosto. Recentemente ai riti religiosi partecipa un minor numero di persone e durante le processioni talvolta si fa fatica a trovare le persone che portano le statue dei santi, a differenza del passato in cui c’era quasi una gara per essere prescelti.

manifestoLe festi recenti sia religiose che laiche hanno accentuato i loro effetti spettacolari proponendo spettacoli serali con personaggi televisivi di successo che richiamano visitatori anche dai Comuni vicini. Tra coloro che si sono esibiti a Torricella Peligna, figurano: Bobby Solo, Eugenio Finardi, Max Gazzè, i Collage, Francesco De Gregori, Il Giardino dei Semplici, etc.

A sua volta la processione di San Marziale ha continuato a svilupparsi per le principali vie del centro abitato a voler ribadire che lo spazio urbano è sacro e protetto. Tuttavia il decremento demografico che ha interessato il Comune e lo sviluppo di una mentalità più laica hanno portato alla riduzione delle persone che vi partecipano. Ora chi va alla processione lo fa per fede religiosa, devozione al santo, per incontrare qualche conoscente e dimostrare attaccamento alle tradizioni locali. Questi soggetti appartengono a tutti gli schieramenti politici del paese che almeno per un giorno dimenticano le divisioni reciproche.

La festa, essendo stata spostata in un momento di ferie in cui avviene il ritorno degli emigranti, ha assunto nuovi significati e funzioni. Infatti, ora favorisce il ricompattamento comunitario e, rappresenta un valido strumento d’attrazione turistica che alimenta l’interesse verso il paese. In questo senso, San Marziale nella vita contemporanea ha assunto il ruolo di soprannaturale aggregatore comunitario, rappacificatore paesano e di simbolo della “restanza” che contrassegna chi non emigra e si fa carico d’iniziative utili per conferire un nuovo volto e rendere più vivibile la propria terra.

Potremmo dire con Clara Gallini che in quest’occasione: 

«L’ordine quotidiano è soppresso, ma vigono altre norme, le norme della festa: ospitalità, facile rapporto interpersonale, caduta di barriere. I giovani si corteggiano, gli adulti si danno reciprocamente il benvenuto. In questo grande rituale, in fondo, si esprime una solenne protesta contro la miseria sociale e le ingiustizie della vita quotidiana, per inseguire un ideale effimero di felicità comunitaria» [22]. 

estate-torricelliana-2024Nel 2016 la festa di San Marziale è stata organizzata dall’associazione degli alpini torricellani. Nel primo giorno, si è tenuta la sfilata delle conche arricchita dall’esibizione di una banda con le majorette e dalla partecipazione di un folto gruppo di persone di un coro folkloristico di Gessopalena, un Comune confinante con Torricella Peligna [23].

Nel 2024 la processione di San Marziale è stata aperta dalla banda ed è stata seguita dal sagrestano con la croce, le donne disposte su due file, il parroco con la reliquia del Santo, una donna e sette bambini che hanno rappresentato Santa Felicita e i suoi figli, la statua di San Marziale portata da quattro portantini, i membri del comitato feste, il sindaco con la fascia tricolore, le altre autorità comunali e altri fedeli che procedevano in ordine sparso. Alla stessa in quest’occasione ha partecipato una ragazzina che è nata negli Stati Uniti, porta il nome di battesimo di Torricella e ha interpretato il ruolo di uno dei figli di Santa Felicita. 

La statua di san Marziale (ph. Antonio Piccoli)

La statua di san Marziale (ph. Antonio Piccoli)

La festa di San Marziale e internet 

Da alcuni anni le immagini della festa sono messe in rete dai siti privati facebook di singole persone e di altri pubblici con molti iscritti e denominati “Torricella Peligna Community”, “Arricunde, arricunde, Sei di Torricella se” e “Comitato Feste Patronali Torricella Peligna” che a fine settembre del 2024 registravano rispettivamente: il primo 3326 iscrizioni, un valore numerico di quasi tre volte superiore a quello della popolazione torricellana attualmente residente; il secondo 1378, il terzo 730 iscritti e il quarto 698. Essi nel loro complesso si possono considerare il facsimile di “piazze parallele” che ripetono e amplificano le discussioni e le opinioni che di solito si manifestano negli spazi sociali dei centri abitati. Questi siti estendono le relazioni individuali, sono luoghi d’incontro virtuale tra persone, fungono da cassa di risonanza per eventi in precedenza confinati solo negli spazi di produzione, informano sui principali avvenimenti recenti del paese (feste civili e religiose, convegni, nascite, matrimoni, lutti, interventi pubblici, etc.) e pubblicano riassunti di saggi, immagini e notizie varie utili anche per conoscere il passato. Le immagini e i filmati che diffondono creano particolari meccanismi identitari che provocano le reazioni degli utenti e suscitano discussioni aperte con approvazioni, gradimenti ed altro.

Attraverso la diffusione in rete, la festa di San Marziale e tutte le manifestazioni di devozione e di fede individuali che vi sono legate, escono dall’intima sfera locale e/o privata e diventano un prodotto del folklore cibernetico e della cultura del villaggio globale facilmente esplorabile e caratterizzato da tantissimi “rioni” diversi che, pur relazionandosi tra loro, conservano ognuno i tratti distintivi delle loro specificità. Altri particolari effetti prodotti dalla diffusione in rete delle immagini e filmati sulla festa di San Marziale sono i seguenti: la maggiore vitalizzazione e visibilità che acquista il Comune di Torricella Peligna; l’aumento del numero di spettatori che seguono i programma festivi; il conferimento a San Marziale di una nuova linfa vitale che lo rende un emblema anche di una realtà virtuale che supera le dimensioni fisiche strettamente locali; la maggiore possibilità per gli emigranti e loro discendenti che visionano le immagini e i filmati di riaccendere i legami e i ricordi personali, rinsaldare le radici ed essere informati sulle principali vicende della terra d’origine. 

Dialoghi Mediterranei, n. 70. novembre 2024 
Note
[1] ISTAT (a cura), Catasto Agrario 1929 VIII. Compartimento degli Abruzzi e Molise, Provincia di Chieti, fasc. 64, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1935: 34.
[2] Materazzi G., La processione di San Marziale, Amici di Torricella n. 17, 1996: 5.
[3] Pettenella D., Una carestia colpi Torricella nel 1623, Amici di Torricella n. 3, 1990: 8.
[4] Piccone G., Le ragazze di Torricella attendono il “principe azzurro” da San Marziale, L’Amico del Popolo, Chieti, 20 giugno 1955: 3. 
[5] Calabrese L., Alla ricerca del Santo patrono. Amici di Torricella n.17, 1996: 10.
[6] Piccone G., Le ragazze di Torricella attendono il “principe azzurro” da San Marziale, op. cit.
[7] Verlengia F., La leggenda e la festa di S. Marziale martire a Torricella Peligna (tradizioni abruzzesi), Il Nuovo Abruzzo, 24 agosto 1933.
[8] Verlengia F., La leggenda e la festa di S. Marziale martire a Torricella Peligna, op. cit.
[9] Piccone G., La scelta del Santo Patrono tra fede e leggenda, Chi ’ssi dicie? n.22, 2011: 43
[10] Niola M., I santi patroni, Il Mulino, Bologna, 2007: 147.
[11] Teti G., Storia, arte e fede nelle chiese di Torricella Peligna, Città del Vaticano, 2000: 14.
[12] Porreca G. & Fadelli I., Nel Millenovecentodiciannove, Amici di Torricella n. 20, 1996: 11.
[13] D’Ippolito A. & Di Pomponio F., I racconti di Za Mariannina, Chi ’ssi dicie? n.16, 2010: 26.
[14] Piccone G., La scelta del Santo Patrono tra fede e leggenda, op. cit.
[15] Le conche abruzzesi sono recipienti tradizionali rame che in passato le donne utilizzavano per conservare o trasportare l’acqua dalle fontane pubbliche alle abitazioni. La conca, dopo che era stata riempita, si metteva in testa sopra la “spara”, consistente in un panno arrotolato che attutiva il peso e faceva da base facilitando il trasporto.
[16] Ficca A. & Piccoli A., Za Mariannina e la processione delle conche., Chi ’ssi dicie? n. 32, 2015: 33.
 [17] Liberatoscioli G., Nicola Monterisi Arcivescovo di Chieti e Vasto (1920-1929), Tinari Edizioni, Villamagna (Ch), 2002.
[18] Verlengia F., La leggenda di San Marziale patrono di Torricella Peligna, Il Giornale d’Italia 31 marzo 1940.
[19] La Madonna delle Rose è una denominazione locale che ha assunto la Madre di Dio ed è circondata da varie vicende leggendarie. La sua statua è posta in un omonimo santuario a qualche km dal paese.
[20] Di Falco G., La sfilata delle conche. Chi ’ssi dicie? n. 17, 2010: 32.
[21] Di Falco G., Le conche. Chi ’ssi dicie? n. 26, 2012: 32.
[22] Gallini C., Tra passato e presente. La festa, prefazione a Pirisinu S., 1000 feste, Guida alle feste tradizionali della Sardegna, Superstar/Edes, Sassari, 1988: 3-4.
[23] Piccoli A., Le feste tradizionali. Chi ’ssi dicie? n. 35, 2016: 18-19. 
Riferimenti bibliografici
Bindi, L., Folklore virtuale. Note preliminari a un’etnografia delle tradizioni sul web, La Ricerca folklorica n. 57 (1), 2008: 87-93
Buttitta I., Feste d’estate, Nuove Effemeridi n. 30, 1997: 62-72.
Di Renzo A., L’orma di Sansone e la chiesa della Madonna delle Rose, Rivista Abruzzese, anno LXXVI, n. 4, 2023: 268-272.
Giancristofaro, L., Le tradizioni al tempo di facebook, Carabba Ed., Lanciano (Ch), 2017.
Profeta G., I sistemi di tutela sacrale del territorio e i santuari mariani delle sette sorelle, Abruzzo. Rivista di studi abruzzesi, anno XXX, 1992: 235-286.
Teti, V., Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati, Donzelli, Roma 2004;
Teti, V., Pietre di pane. Un’antropologia del restare, Quodibet, Macerata, 2011. 
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Amelio Pezzetta, laureato in filosofia all’Università di Trieste, è insegnante di Scuola Media in quiescenza. I suoi interessi principali sono la storia locale e le tradizioni popolari dei Comuni della Valle dell’Aventino (Prov. di Chieti, Abruzzo). Ha collaborato e collabora tuttora con varie riviste del settore tra cui: Aequa, Dada, L’Universo, Palaver, Rivista di Etnografia, Rivista Abruzzese e Utriculus e Valle del Sagittario.

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