CIP
di Roberto Scanarotti
La scrittura e la memoria come percorsi di crescita personale e sociale. In sintesi è questa la missione che la Libera Università dell’Autobiografia (LUA) si è data ormai da ventisei anni a questa parte, avendo come centro operativo lo storico borgo di Anghiari. Dove la sua scuola accoglie ogni anno persone adulte che desiderano fare esperienza con la scrittura di sé, mettendosi alla prova, o che intendono invece specializzarsi in questo campo (molti, non a caso, sono insegnanti, educatori e psicologi).
Tra i campi di studio e di formazione più cari alla LUA un posto di rilievo lo occupa quello dell’ecologia narrativa, o eco-narrazione autobiografica e biografica, affrontato e promosso con maggior vigore nel 2015, quando lo storico borgo toscano ospitò l’attivista politica e ambientalista indiana Vandana Shiva e venne attivato uno specifico percorso didattico.
Il focus tematico sul quale la LUA ha inteso richiamare l’attenzione, e di cui qui ci occupiamo, era ed è quello della Terra come Luogo per eccellenza nel quale si rispecchia il nostro sentire e al quale offriamo le parole portate in superficie dalla memoria e dalla capacità di osservare. Terra, in altre parole, come espressione di un racconto potenziale che siamo chiamati a diffondere per onorarla e difenderla, di conseguenza difendendo noi stessi. Dando continuità, oggi con modalità diverse e qualche motivazione in più rispetto ad allora, alle pratiche narrative che già qualche secolo prima di Cristo diedero vita nell’antica Grecia alla narrazione dei miti.
A proporre approfondimenti e percorsi esperienziali sul legame che ci unisce alla Natura, in quell’anno uscì nelle librerie il saggio di Duccio Demetrio Green Autobiography, divenuto in breve tempo riferimento indispensabile per chi intenda avvicinarsi alla materia in questione. La pratica della scrittura autobiografica “verde”, nel frattempo, oltre ad essere richiamata nel corso di base della scuola LUA “Mnemosyne”, aveva iniziato a irradiarsi oltre Anghiari grazie alle attività svolte localmente dai referenti territoriali della LUA.
A qualche anno di distanza da Green Autobiography, una ulteriore e più marcata ripresa dell’eco-narrazione è stata voluta dalla LUA come tema guida del 2024, al quale è stato dedicato il Festival dell’Autobiografia tenutosi ad Anghiari a fine settembre, intitolato, appunto, “Raccontare la terra. Acque, terre, cieli”.
«(la Terra) ci ha insegnato a scriverne le gesta, – ha scritto lo stesso Demetrio nella presentazione del Festival – a tradurre in ogni lingua le biografie di ogni essere vivente; ad essere l’autobiografa di se stessa affidandoci il compito sacro di proteggerla innanzitutto da noi stessi e di diventarne i custodi e i suoi più premurosi scrivani» [1].
E in qualità di “scrivani” impegnati a schierarsi dalla parte del nostro Pianeta, al Festival sono intervenuti molti autori e studiosi. Prima di conoscere i quali, e di esaminare gli argomenti trattati, sembra doveroso proporre qualche elemento in più sulla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.
Una comunità di formazione, studio e ricerca
Nello statuto dell’Associazione di Promozione Sociale anghiarese si legge che la LUA è una «comunità volta a promuovere la diffusione delle pratiche autobiografiche e la valorizzazione mediante la scrittura di sé e biografica, delle memorie individuali, collettive e locali» [2]. Finalità che vengono perseguite attraverso attività di formazione, studio e ricerca, in un contesto di life long learning a orientamento filosofico, guidato sul piano metodologico dalla “pedagogia della memoria”.
Fondata dal giornalista e scrittore Saverio Tutino, già fondatore dell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, e dal filosofo Duccio Demetrio, dal 1998 la LUA ha visto crescere esponenzialmente le proprie attività, passando dalle prime esperienze di formazione autobiografica alla costituzione della scuola “Mnemosyne”, articolata su più livelli di specializzazione, ai seminari tematici e alle settimane estive. Ma includendo nei propri programmi anche l’organizzazione di eventi culturali: convegni, simposi, “cantieri” e, dal 2011, il Festival dell’Autobiografia.
I semi di tanto raccolto, del resto, sono oggi già riconoscibili negli intenti dichiarati dei due fondatori [3], al tempo degli entusiastici scambi di idee che precedettero la nascita della LUA. In particolare un ruolo decisivo lo ebbe quella lunga conversazione che accompagnò un loro viaggio in treno, così poi ricordata da Duccio Demetrio:
«Quel viaggio, di fatto, fu l’inizio della fondazione della Libera. In sei ore di tragitto ci raccontammo reciprocamente la nostra vita, gli spiegai che cosa l’autobiografia avrebbe potuto essere oltre il lavoro di archiviazione, che mi interessavano le memorie non da archiviare, ma da far vivere come spettacoli, libri, narrazioni in piazza» [4].
E spettacoli, libri e narrazioni in piazza sono poi puntualmente arrivati. Anghiari, storica “Città della Battaglia”, un anno dopo la nascita della LUA diventava ufficialmente anche “Città dell’Autobiografia”, come certifica il cartello che si offre alla vista di quanti raggiungono il borgo in auto da Arezzo. Da un quarto di secolo le sue vie interne, gli spazi sociali e l’antico teatro ospitano allieve e allievi provenienti da ogni parte d’Italia, docenti, collaboratori, personalità illustri ed emergenti del mondo della cultura e del sociale, avendo come momento di massima aggregazione, di incontro e di scambio quella coinvolgente narrazione polifonica che in buona sostanza è il Festival della LUA, vera festa della scrittura autobiografica e biografica.
Come racconta ancora Demetrio [5], il suo personale avvicinamento alla scrittura di sé fu debitore di un’esperienza di biografo di comunità che aveva condotto a Milano. Raccontarsi e raccontare sono entrambe pratiche di ricerca personale e collettiva cui fanno riferimento in campo scientifico anche l’antropologia, l’etnologia, la sociologia e, ormai sempre più, la medicina narrativa. Ed è per questo che alla LUA, accanto ai percorsi di scrittura autobiografica si affiancano sin dagli inizi corsi e iniziative per la valorizzazione della raccolta di storie di vita e dei luoghi. Tra i più recenti ricordiamo la scuola “Nel borgo dei canta-storie”, che dopo la felice sperimentazione di quest’anno sarà riproposta nel 2025, e il concorso letterario “L’albero delle ciliegie”, dedicato ai racconti dei luoghi e giunto alla sua terza edizione [6]. Ma in passato altri progetti non hanno mancato di accendere i fari sulla LUA, come l’istituzione del Circolo di scrittura a distanza (al quale si partecipa, all’antica, ricorrendo a carta, penna e servizio postale); quella del circolo Thoreau, che si occupa di scritture in cammino, e le altre iniziative rivolte al mondo della scuola con lo scopo di coinvolgere direttamente non solo gli insegnanti, ma anche direttamente i più giovani.
Le varie edizioni del Festival, dal canto loro, sono state occasioni per scandagliare in profondità alcuni dei temi che costituiscono l’ossatura della scrittura autobiografica: la scrittura stessa, la varietà dei linguaggi autobiografici, l’affettività e le fragilità, la musica, il rapporto identitario con i luoghi. Ma anche autobiografia e letteratura, socialità, educazione e cura. Dando sempre spazio, in ogni edizione, al ruolo essenziale delle pratiche e delle esperienze autobiografiche e biografiche realizzate ad Anghiari e in molte altre parti d’Italia, in particolare dai Referenti territoriali LUA.
«La scrittura – sono parole del poeta Stefano Raimondi – è un gesto d’autenticazione, d’identità, che, partendo da qualcuno, definirà l’Altro che legge»[7]. L’”Altro”, come avviene nella pratica autobiografica, non è tuttavia il solo lettore, nella sua intima esperienza di rispecchiamento-apprendimento, ma anche lo stesso scrivente, il quale, mentre fissa le proprie parole diventa a sua volta destinatario della narrazione interiore suscitata dal rapporto empatico che intrattiene con la Natura. Soggetto, quest’ultimo, che non gode certo di buona salute, come ormai da tempo viene insistentemente segnalato dagli scienziati. Ma curato molto più nelle intenzioni che nella reale sostanza delle decisioni, in uno scenario globale in cui dietro ai silenzi e ai tentennamenti della politica si nascondono avide priorità economiche tutt’altro che preoccupate della salute della Terra.
Ma restiamo in tema. L’accenno polemico e preoccupato alla questione dell’ambiente serve qui solo a dare maggiore evidenza alla motivazione che ha spinto la LUA a scegliere per il Festival 2024 il titolo “Raccontare la Terra”. E cioè quella di offrire un proprio contributo alla sensibilizzazione sul tema organizzando un momento di riflessione condivisa, a più voci, e di diversa matrice culturale.
Ma in che modo, e con quali linguaggi, si può effettivamente raccontare la Terra? Perché è necessario valorizzare narrazioni che parlano di cielo, acque, terre e di storie umane e sociali che alla natura sono intimamente collegate? E in che modo la pratica dell’ecologia narrativa, sostenuta dalla scrittura di sé e da quella biografica, può essere utile a sensibilizzare coscienze e a produrre buone pratiche ambientali?
Il Festival dell’Autobiografia 2024
Punti di orientamento del dibattito promosso dal Festival, le domande qui proposte sono state più o meno esplicitamente oggetto di analisi da parte dei relatori invitati per l’occasione. E ciò è avvenuto sollecitando il pubblico con premesse che partivano da molto lontano, per la precisione dal richiamo dell’istinto narrativo e poetico che diede vita agli Inni omerici, omaggio al mito e alla Natura. Non dimenticando che nel corso dei secoli, da Ovidio a Leopardi, e da quest’ultimo ai giorni nostri, il tema peculiare della Natura compagna, maestra e ispiratrice non ha mai smesso di manifestarsi nelle più diverse forme di espressione artistica, civile e scientifica.
Al Festival, a ricordare l’approccio poetico ci ha pensato ad esempio Stefano Raimondi con una vibrante ode all’acqua, mentre la prospettiva letteraria è stata offerta al pubblico dall’originale rilettura della figura di Tarzan (“Un animale allo specchio: autobiografia e alterità”) proposta da Fabrizio Scrivano. E poi dialoghi intorno ai sensi nel loro rapporto con la terra (Giovanna Zucconi con Nicoletta Polla Mattiot), intorno agli alberi, protettori della vita e generatori di pensiero introspettivo (Tiziano Fratus e Gaia De Pascale), e sul paesaggio come fonte di ispirazione e di ricerca interiore (Raffaele Milani e Giampaolo Nuvolati), sino ad allargare il campo alle testimonianze di due scienziati divulgatori: Vincenzo Levizzani, fisico dell’atmosfera e climatologo CNR, autore del recente Quando fuori piove. Storia e futuro della pioggia (Il Saggiatore), e Daniele Zovi, uno dei maggiori esperti in materia di foreste e di animali selvatici, autore del saggio Autobiografia della neve. Le forme dei cristalli, la fine dei ghiacciai e altre storie da un mondo silenzioso (Utet).
La natura va osservata, considerata e curata. Tanto più che essa è anche fonte preziosa di cure per l’essere umano, come ha raccontato Silvia Bencivelli, laurea in medicina, saggista e giornalista scientifica, autrice di Eroica, folle e visionaria. Storie di medicina tra scienza, natura e umane debolezze (Bollati Boringhieri). Nel programma anche un focus sugli abitanti del bosco, portato in scena attraverso un dialogo a più voci: l’entomologo, scrittore e divulgatore Gianumberto Accinelli, il rappresentante della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), Andrea Mazza, il fotonaturalista campione mondiale Franco Fratini con la moglie, l’autobiografa Anna Milanesi, e lo scrittore Sandro Campani, autore di testi molto attenti al rapporto con la natura, tra cui l’autobiografico Alzarsi presto. Il libro dei funghi (e di mio fratello), (Einaudi).
Nella narrazione complessiva che si è prodotta nell’alternarsi degli interventi, un ruolo centrale lo ha conquistato la testimonianza di taglio antropologico di Pietro Clemente con la sua applauditissima lectio magistralis dedicata al mondo contadino. A Clemente, amico di antica data della LUA, Duccio Demetrio e la presidente Stefania Bolletti hanno inoltre consegnato il premio del Centro Nazionale di Ricerche e Studi autobiografici “Athe Gracci” per «l’importanza e la passione civile trasfusa nei suoi studi di antropologia interpretativa dedicati alle scritture popolari, alle storie dei territori e alle culture contadine in Toscana».
Il compito di completare il quadro d’insieme dell’ultima edizione del Festival è stato assicurato dalla premiazione della terza edizione del concorso letterario “L’albero delle ciliegie” (con la presentazione dell’antologia dei racconti vincitori, Luoghi in racconto. Nuove storie dall’albero delle ciliegie) e dalla sezione speciale riservata alle opere autobiografiche, animata dagli scrittori e critici letterari Piero Dorfles (Chiassovezzano, Bompiani) e Tommaso Giartosio (Autobiogrammatica, Minimum Fax), al quale la LUA ha assegnato il premio 2024 “Città dell’Autobiografia” per il contributo che con le sue opere ha assicurato alla divulgazione della scrittura e della cultura autobiografica. Non avere paura del buio (Bambini editore) è stato il terzo libro autobiografico inserito in questa particolare (e imprescindibile, per la LUA) sezione del Festival. Sedici filastrocche scritte da Mariangela Giusti e illustrate da Alessia Roselli che raccontano di case e di natura, di feste e di giorni uguali, di viaggi e di soste. E di paure da superare.
Ospite speciale del Festival è stato Fabio Volo, un personaggio molto amato dai lettori, giovani e non solo, i cui libri sono stati tradotti in molte lingue. Autore e artista eclettico, con i suoi libri tradotti in tutto il mondo ha fatto avvicinare alla lettura e all’interesse per le storie di vita persone di ogni età e di ogni dove. Volo ha affascinato e sorpreso il pubblico raccontando il proprio percorso professionale, nato dal grande amore per la lettura, e dimostrando di possedere una non comune preparazione in campo letterario. A lui, Demetrio e Bolletti, insieme al sindaco di Anghiari, Alessandro Polcri, hanno consegnato il premio “Amico della LUA”, con questa motivazione: «Per averci offerto nei suoi romanzi d’amore le tracce autobiografiche, liriche e interpretative delle generazioni in cammino verso l’età matura».
La Terra può essere difesa – deve essere difesa – non solo con la scienza, nuove politiche globali, tecnologiche ed economiche, ma educando a leggere e a scrivere di natura, in ogni declinazione di genere o disciplina possibile. Come è emerso con grande evidenza dal Festival della LUA, prendersi cura della Terra vuol dire quindi anche raccontarla, fare in modo che essa si racconti per tramite nostro. Alle iniziative e ai progetti ambientalistici occorre affiancare la diffusione di pratiche di ecologia narrativa declinabili nella varietà dei linguaggi espressivi. Lo si può e lo si dovrebbe fare intervenendo nelle scuole, nelle comunità locali, presso le associazioni culturali e le istituzioni, in quei contesti, cioè, dove l’introduzione di esperienze di ecologia narrativa può risultare strategica dal punto di vista della sensibilizzazione e dell’orientamento sociale, soprattutto nei riguardi dei giovani.
Il Festival dell’Autobiografia 2024 ha senza dubbio fornito risposte chiare e condivisibili alle domande poste più sopra: qualunque sia il linguaggio utilizzato, la narrazione ecologica è in sé veicolo di propagazione di un valore civile necessario per la formazione di responsabilità e partecipazione attiva alla generazione di buone pratiche ambientali.
Nel convulso ed evanescente quadro ipermediatico attuale, le narrazioni ascoltate nello storico teatro di Anghiari hanno avuto il merito di riuscire a creare un ponte tra le suggestioni e gli insegnamenti del mito e i più recenti studi sul clima, utilizzando la testimonianza propria della scrittura autobiografica.
La forza della green autobiography, declinazione di pensiero dell’ecologia, consiste nella capacità di rappresentare la vita e la natura in modalità sia descrittive sia introspettive, traendone i benefici pedagogici cui l’alleanza scrittura-natura sa dare sostanza. Ed è per questo che, Festival a parte, ogniqualvolta questa scrittura viene proposta nei laboratori di scrittura autobiografica riesce sempre a sorprendere allieve e allievi, confermandosi efficace strumento di autoformazione e di auto-cura, di crescita personale. Narrare la natura per comprendere quanto c’è di verde nella propria vita permette di scoprire quale importante ruolo educativo la scrittura autobiografica e biografica sia in grado di interpretare per la promozione della sensibilità ecologica. Raccontare la Terra, in definitiva, svela quel sentimento innato che ad essa ci lega e riconduce. Per renderci più attenti osservatori nel nostro passeggiare nella natura, per imparare a cogliere e a ricordare momenti di ammirazione e di emozione. E, in fondo, per essere cittadini migliori.
Dialoghi Mediterranei, n. 70, novembre 2024
Note
[1] Il testo completo si può leggere su www. lua.it/home-eventi/festival-dellautobiografia-2024/
[2] Per lo statuto della Libera Università dell’Autobiografia vedi www.lua.it/associazione
[3] All’ingresso dell’osteria La Pergola di Tavernelle (Anghiari) una targa ricorda l’ideazione ufficiale della LUA, avvenuta la sera del 28 dicembre 1997 in occasione di un incontro conviviale tra Tutino e Demetrio.
[4] Libera Università dell’Autobiografia. La storie, le storie, a cura di Anna Noferi, Anghiari, 2009: 29, nel racconto di D. Demetrio Un progetto culturale, umano e scientifico.
[5] Un progetto culturale, umano e scientifico, cit.
[6] I racconti vincitori di ogni singola edizione, insieme ad altri scelti tra quelli dei finalisti del concorso, sono stati pubblicati nelle antologie L’albero delle ciliegie (2022), Una tira l’altra (2023) e Luoghi in racconto (2024), editi da Equinozi, a cura di R. Scanarotti.
[7] S. Raimondi, La scrittura di Poesia – Una solitudine d’essere, in Autobiografie, n. 5, Mimesis, 2024: 99.
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Roberto Scanarotti, giornalista e biografo di comunità, è oggi direttore e docente della Scuola “Nel borgo dei canta-storie” della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Organizzatore del concorso letterario “L’albero delle ciliegie. Una storia tira l’altra” e del Festival dell’Autobiografia, ha all’attivo numerose esperienze editoriali di scrittura biografica di comunità (ultimo libro: Cambio di passo. Quando un figlio non vede: le testimonianze dei papà, Equinozi) e il saggio La mia anima è un’orchestra. Scrittura autobiografica e molteplicità dell’io (Mimesis). In precedenza, nel suo passato di dirigente nell’area media del Gruppo FS, si era occupato della presenza del treno nell’immaginario collettivo con i saggi Treno e cinema. Percorsi paralleli (Le Mani), Aghi. Macachi e marmotte. Dizionario semiserio per viaggiare in treno (EC edizioni) e Destinazione immaginario. Viaggio in treno nell’universo simbolico della ferrovia (Equinozi).
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