il centro in periferia
di Settimio Adriani
Il titolo assegnato a questo breve scritto è la prima parte del doppio verdetto sancito in un proverbio fiamignanese, opportunamente adattato per l’occasione [1]. È opinione comune che i proverbi siano la saggezza dei popoli, ma forse in questo caso la congettura mostra qualche crepa, una è certamente presente nell’affermazione del titolo, mentre, come si vedrà in chiusura, la veridicità della seconda parte appare indubbia.
Il riferimento al detto è dovuto agli spunti di riflessione di carattere generale che fornisce e che voglio calare sull’accoglienza e l’assistenza ad alcuni profughi ucraini, ospitati in una minuscola frazione del complessivamente esiguo comune di Fiamignano. «Guerra in Ucraina, primi profughi arrivati a Rieti accolti nel Cicolano», scrive Francesca Sammarco il 2 marzo sul Corriere di Rieti [2[: «Sono arrivati a Marmosedio, frazione di Fiamignano, ieri mattina alle 7 dopo un viaggio di cinque giorni a dir poco rocambolesco. Sono partiti da Bila Tserkva (il nome significa ‘chiesa bianca’), un paese di 300 mila abitanti nel distretto di Kiev (precisamente a 70 chilometri da Kiev) dove Olga, 34 anni, figlia di Natalia, compagna di Aldo di Marmosedio, è avvocato. Olga è partita insieme al marito, alle figlie di 24 e 18 anni e al fidanzato di una delle figlie, con lei la famiglia della sua collaboratrice allo studio legale insieme al marito e a tre minori (due di 10 anni e uno di 4). Sono in totale 10 persone, due nuclei familiari sono fuggiti su altrettante automobili appena hanno iniziato a bombardare, portando con sé solo i soldi che avevano in casa. Al confine con l’Ungheria ci sono stati problemi, perché dall’Ucraina non fanno uscire uomini sotto ai 60 anni e il gruppo è rimasto bloccato un giorno alla frontiera. Hanno avuto l’autorizzazione solo perché un ragazzo era convalescente e c’erano tre minori da accudire. Non è voluta partire la mamma di Natalia, 82 anni, nonna di Olga, che è rimasta con l’altra figlia e altri parenti nella casa di campagna «Sono nata e cresciuta sotto le bombe, morirò sotto le bombe» ha detto risoluta: appena sentono i primi colpi aprono la botola e si rifugiano nello scantinato che hanno molte case di campagna, all’interno stesso dell’abitazione, sotto al pavimento, adibito solitamente a cantina per la conservazione delle provviste. Il gruppo è stato accolto con grande calore e solidarietà da tutta la comunità di Fiamignano, dove in tempi di pace Olga è venuta spesso a trovare la madre e il compagno Aldo (che fa il tassista a Roma)».
Considerati i primi ad arrivare nel Lazio [3], i nostri ospiti ci hanno catapultati sulla ribalta dei media locali e regionali, facendoci raccogliere consenso e complimenti a tutti i livelli. Il primo e più grande “grazie” per l’intera operazione è però dovuto ad Aldo Delfini, pronto a mettere gratuitamente a disposizione la sua seconda casa. Ma al di là delle tante belle parole circolate, vorrei riflettere su alcune questioni strettamente concrete.
Ai primi profughi se ne sono aggiunti altri nei giorni immediatamente successivi, ora sono 15, ospitati nel borgo che di suo conta ordinariamente 18 abitanti. Oltre a offrire l’abitazione, già prima dell’arrivo, Aldo ha riempito il frigorifero e il bombolone del gas. A 850 metri di altitudine l’inizio di marzo è però un periodo ancora pienamente invernale e mantenere la temperatura a livelli accettabili è piuttosto impegnativo; cosicché Antonio Rossi è prontamente intervenuto regalando un carico di legna, lo ha poi imitato Pietro Diamante, e via via di seguito Pino Giuliani, Giovanni Di Paolantonio, Angelo Michelangeli…
Nel frattempo c’è stato chi ha offerto il farro e chi le lenticchie; la farina, il pane e le patate di casa non sono mai mancate, come anche la poca verdura dell’orto invernale. All’agnello pasquale ci ha pensato Antonio Massimetti, mentre al sollievo quotidiano con qualche dolcetto, e non solo, Maria Rossi si è mostrata insuperabile. All’inserimento dei bambini nella scuola elementare ha sollecitamente provveduto il comune. Un contributo economico importante lo ha dato Aurelio De Silvestris. Tuttavia, da subito e più d’ogni altra cosa, la spesa quotidiana ha generato grande preoccupazione tra la popolazione ospitante, perché, manco a dirlo, per farla occorre il danaro, e se non c’è non si fa, e se non si fa non si mangia.
Mia madre, da sempre laureata in Economia domestica (honoris causa!!!), ha fatto subito due conti: «Se sono 15, fanno 15 docce al giorno – 450 al mese, ribadisco io – e almeno 3 lavatrici al giorno – per un totale di almeno 90 al mese, aggiungo – così un pieno di gas dura poco e la bolletta della corrente vola. Soltanto per la colazione servono 3 litri di latte e perlomeno 2 pacchi di biscotti; se per pranzo c’è la carne occorrono a dir poco 30 fettine, che in totale fanno almeno un paio di chili; se a fine pasto si accontentano di un’arancia ciascuno, ne servono non meno di 3 chili; ai quali vanno aggiunte quelle della cena. Se alla sera mangiano l’uovo ne devono cucinare tra 20 e 30. Insomma, – dice l’esperta – come potremo sostenere nel tempo questo doveroso impegno economico? Qui siamo in pochi, anzi pochissimi, vecchi e in gran parte con la pensione sociale!».
Poi riflette un attimo, e siccome nonostante la laurea in Economia domestica ha qualche difficoltà con le proporzioni, mi chiede: «Quanti ne potrebbero ospitare a Roma se facessero come noi?», intuisco cosa intende, attivo la calcolatrice del cellulare e le rispondo «60.000», «In tutta Italia?», «1.000.000», «Allora, poveri sventurati, almeno per l’accoglienza non si devono preoccupare più di tanto!». Spero che l’esperta opinionista abbia ragione!
Intanto la Pro Loco di Fiamignano, unica Associazione del terzo settore attiva nel territorio, ha immediatamente raccolto la sfida, Bernardino ha costruito un numero sufficiente di salvadanai da dislocare nei locali pubblici dispersi nelle 23 esigue frazioni: 4 bar, 3 generi alimentari, 1 parrucchiera, 1 ferramenta, 1 farmacia, 1 forno, 1 macelleria. All’atto della prima apertura hanno restituito circa 800 Euro, «Ma quanto daranno alla prossima? Staremo a vedere, anche se non riesco a immaginare altro che non siano offerte sempre più misere», commenta l’opinionista.
Fin dall’inizio della tragedia, i media hanno ripetutamente parlato e continuano (sempre meno) a parlare di aiuti governativi in danaro a sostegno dei rifugiati, quantificati addirittura in ‘quota giornaliera per persona accolta’. Tuttavia, ad oggi 8 giugno, dopo due mesi e mezzo dall’arrivo di tutto ciò non si è ancora visto nulla, e fino a una quindicina di giorni fa i nostri disgraziati ucraini sono stati nelle sole mani dei disgraziati fiamignanesi. Poi, improvvisamente, dev’essere accaduto qualcosa che sfugge, da un giorno all’altro gli ospiti sono diventati autonomi; continuano ad essere gentilissimi, riconoscenti e sufficientemente integrati, ma non si mostrano più bisognosi d’aiuto. Tutto ciò è certamente un bene, innanzitutto per loro, che hanno riacquistato autonomia e orgoglio, ma anche per la popolazione locale, apparentemente affrancata dal pressante (ma doveroso) onere del sostegno materiale.
In realtà, indipendentemente dalla disponibilità o dall’avversione delle comunità di approdo, l’accoglienza è un dovere istituzionale, sancito dalla Convenzione sui rifugiati del 1951 [5], norma di diritto internazionale consuetudinario incentrata sul principio fondamentale del non-refoulement, ovverosia che nessun rifugiato può essere respinto verso il Paese di provenienza, laddove la vita e la libertà siano minacciate. L’UNHCR è posto a garanzia dell’osservanza dei diritti, del rispetto e della protezione individuale [6].
Nel caso fiamignanese, la buona integrazione del gruppo di ucraini, realizzata in così poco tempo sia grazie al loro garbo e alla capacità di adattamento sia all’attitudine all’accoglienza della piccola comunità ospitante, è testimoniata da alcune vicende, tanto concrete quanto inconsuete, che si sono incredibilmente registrate in meno di 100 giorni. La più significativa è forse rappresentata dall’assunzione di due profughe, una in un agriturismo che opera a Rascino, l’altopiano in cui si coltivano in via esclusiva le lenticchie che a lei e al suo gruppo sono state offerte all’atto dell’affannoso arrivo, la seconda è in procinto di esserlo in un’analoga struttura del fondovalle. Il tutto in un contesto caratterizzato dalla cronica mancanza di lavoro
Nel frattempo, la notizia dei precoci arrivi ha rapidamente varcato i confini locali e giunta a Rieti ha generato molto interesse. L’Istituto Tecnico Agrario, ad esempio, ha prontamente preso a cuore la situazione, reindirizzando il focus del numero in uscita della sua rivista quadrimestrale AAA, bloccandone la stampa, chiedendo ai collaboratori di scrivere con sollecitudine nuovi articoli specialistici sui risvolti del conflitto russo-ucraino [7] e commissionando l’immagine di copertina a Polina Yarmólenko, bambina di 10 anni del gruppo di profughi.
Intanto, sulla scorta dell’esperienza che si sta vivendo, ha ripreso vigore l’idea già da tempo attentamente vagliata, e da molti auspicata, che Fiamignano possa diventare un ‘paese dell’accoglienza e della solidarietà’, obiettivo che si va rafforzando principalmente nel gruppo operativo della Pro Loco. A tal fine, la caserma del dismesso Corpo Forestale dello Stato è stata già da tempo individuata come possibile struttura prontamente utilizzabile, perché composta da quattro appartamenti in buono stato di conservazione e corredata da strutture accessorie con ampi spazi comuni. Attualmente si trova in totale stato di abbandono, e se non se ne riprende con sollecitudine l’utilizzo e la manutenzione è inesorabilmente destinata alla rovina in breve tempo. Per evitare che ciò accada e poterla impiegare ai fini auspicati, l’associazione ha mosso i primi passi informali con il preciso obiettivo di averla in affidamento e poterla quindi gestire per l’ospitalità dei bisognosi, dei rifugiati e dei migranti.
Ad oggi non è riuscita però ad appurare quale sia l’ente pubblico proprietario al quale rivolgere l’istanza: il comune rimanda a ciò che resta del Corpo Forestale dello Stato, che indirizza verso il corpo dei Carabinieri forestali, che rinvia al Demanio che a sua volta rimanda al comune. Tant’è che a tuttora non è stato possibile presentare formalmente la domanda di affidamento. Con il mesto risultato che, ancora una volta, le folli pastoie e gli inestricabili meandri burocratici costituiscono l’ostacolo insormontabile per l’avvio di un’attività sociale estremamente utile, a costo zero e, questione non secondaria, in parte capace di contrastare sia lo spopolamento sia l’inesorabile degrado del bene collettivo in sé.
È quindi chiaro che oltre al profondo e doveroso senso altruistico, l’accoglienza può riservare anche risvolti ‘egoistici’, nel senso che può essere una reale opportunità di rivitalizzazione dei piccoli paesi, sempre più sofferenti a causa dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione; questo è ciò che attestano nel concreto sia i numeri già riportati per la frazione Marmosedio sia l’inconsueta crescita numerica che i bambini ucraini hanno significato per le scuole elementare e media.
Intanto, in attesa degli sviluppi di questa intrigata vicenda, si è tristemente capito che, in assoluto, il chi nón magna magnerà del nostro proverbio non è un imperativo certo, ma è strettamente subordinato al contesto comunitario in cui ogni singolo caso accade.
Dialoghi Mediterranei, n. 56, luglio 2022
Note
[1] Renzo Tosi
https://www.academia.edu/5915663/SULLA_GENESI_DI_ALCUNI_PROVERBI?email_work_card=view-paper
[2] https://corrieredirieti.corr.it/news/rieti/30663565/guerra-ucraina-primi-profughi-rieti-cicolano.html
[3] «Al Tgr Lazio [del 3 marzo], nell’edizione delle 14, è andato in onda un servizio della giornalista reatina Gemma Giovannelli dedicato a Fiamignano e all’accoglienza che le famiglie del posto hanno riservato a ucraini in fuga dalla guerra. È il caso di due nuclei familiari, una decina di persone, accolti in una frazione di Fiamignano e che hanno già legato con la gente del posto, accolti come pezzi di famiglia» https://www.rietilife.com/2022/03/03/reatini-dal-cuore-grande-in-tanti-pronti-ad-accogliere-ucraini-in-fuga-dalla-guerra-le-storie-di-fiamignano-al-tg3/.
[4] https://www.interno.gov.it/it/notizie/attivata-piattaforma-line-richiedere-i-contributi-dedicati-profughi-ucraini
[5] https://www.unhcr.org/it/chi-siamo/la-nostra-storia/la-convenzione-sui-rifugiati-del-1951/
[6] UNHCR attesta che il 23 marzo 2022 erano già 65.350. https://www.interno.gov.it/it/notizie/sono-65350-i-profughi-giunti-finora-italia-dallucraina
[7] Il comitato scientifico della rivista è composto da 7 docenti universitari appartenenti a tre diversi atenei, ‘Sapienza’ di Roma, Tuscia di Viterbo e L’Aquila. https://ita.calameo.com/books/000726311626902f53240
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Settimio Adriani, laureato in Scienze Naturali e Scienze Forestali, si è specializzato in Ecologia e ha completato la formazione con un Dottorato di ricerca sulla Gestione delle risorse faunistiche, disciplina che ha insegnato a contratto presso le Università degli Studi della Tuscia di Viterbo (facoltà di Scienze della Montagna, sede di Rieti), di Roma “La Sapienza” (facoltà di Architettura Valle Giulia) e dell’Aquila (Dipartimento MESVA). Per passione studia la cultura del Cicolano, sulla quale ha pubblicato numerosi saggi.
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Didascalie
Figura 1. Veduta aerea di Marmosedio
Figura 2. I primi ucraini rifugiati a Marmosedio