Stampa Articolo

Oltre la cittadinanza, nel nome di una comune umanità

straniero-cosmopolita-01per la cittadinanza

di Luigi M. Lombardi Satriani

In anni non lontani si affermava orgogliosamente di essere o voler essere “cittadini del mondo”, sottolineando così l’apertura internazionalista del soggetto, desideroso di confrontarsi con il mondo intero senza costrizioni territoriali che ne affievolissero in qualche maniera l’afflato, universale appunto.

La pandemia, l’angoscioso isolamento, il bisogno sempre più pressante di costituire comunità, di ancorarsi a realtà territoriali per supportare un’identità che si avvertiva sempre più fragile, hanno ribaltato il significato della cittadinanza, facendo emergere il bisogno di un ancoraggio molto più ristretto, localmente delimitato, riconoscibile e rassicurante.

Tutto ciò ha portato alla riscoperta delle piccole comunità, all’esodo dalle grandi città, al desiderio di recuperare il sapore del borgo antico, del paese, confortanti anche in assenza, già solo con il ricordo di esso o della sua esistenza. Cesare Pavese scriveva, ne La luna e i falò (1950): «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». L’orizzonte pavesiano, che sembrava così remoto, si rivela inaspettatamente molto più vicino di quanto potessimo immaginare.

Abbiamo bisogno di paesi, di radicarci in una realtà ristretta ad evitare lo smarrimento nell’universo mondo. Cittadini dunque, ma cittadini di una piccola realtà, di un paese che ci sottrae all’angoscia della solitudine, della perdita di sé.

Cittadinanza è anche memoria di una cittadinanza, di far parte di una comunità del noi che parte dal passato, si snoda nel presente, si proietta nel futuro. Cittadinanza è concetto estremamente semplice, che sarebbe bene riaffermare nella sua linearità, nella sua verità, attuando quel processo di semplificazione che è il compito dell’intellettuale, secondo l’insegnamento di Leonardo Sciascia, figura di cui rimpiangiamo lo sguardo disincantato e ironico, la sua partecipe e appassionata lucidità. Cittadini si può essere in tanti modi: cittadinanza attiva, per esempio, partecipi delle vicende collettive, co-protagonisti dei processi che ci investono, trasformandosi, trasformandoci.

Il concetto di cittadinanza è stato utilizzato, come è noto, per un provvedimento equo di giustizia sociale, anche se, nel ring che è diventato oggi il teatrino della politica, piuttosto che attribuirlo all’intera società, è stato utilizzato come rissosa rivendicazione di vittoria politica contro tutte le altre formazioni partitiche.

Servirebbe, nella ripartenza, gentilezza e rispetto; proprio come ha rivendicato, fra gli altri, Salvatore Veca, il filosofo della politica, lucido protagonista della vita intellettuale di Milano e non solo, della seconda metà del secolo scorso, scomparso in questi giorni. Significativamente, l’ultima sua fatica è stata l’evocazione della metafora – cara a Carlo Cattaneo e ripresa da Norberto Bobbio – dell’orchestra dei passerotti, da contrapporre all’altezzosità delle aquile: «quando si parla di cultura vengon fuori le aquile, diceva Cattaneo, ma io vorrei dei passerotti…. Anche oggi, alla vanagloria delle aquile bisogna contrapporre l’orgoglio dei passerotti, alla cultura accademica si deve preferire quella che nasce dal basso, dalle botteghe, dai quartieri, dagli ospedali, dai luoghi marginali, dalla fatica» (Giangiacomo Schiavi, “Corriere della sera”, 8 ottobre 2021).

Gli sbarchi nella nostra terra, di tanti disperati che fuggono dalla guerra, dalla dittatura, da condizioni disumane di esistenza pongono perentoriamente domande e testimoniano problemi cui è indispensabile dare una riposta. Si tratta dell’identità, una e molteplice, dei conflitti tra le diverse declinazioni di essa, dei diritti umani essenziali e quindi non negoziabili. Su questi temi si gioca la democrazia occidentale, e non soltanto occidentale.

Il quadro di valori elaborati attraverso una plasmazione plurisecolare, se non pure millenaria, riguarda i concetti di persona, di dignità, di rispetto, di reciprocità e tutte le altre elaborazioni concettuali che si sono sviluppate negli ultimi secoli e costituiscono ormai un patrimonio talmente comune da apparire scontato, conquista irreversibile quando, essendo il risultato di processi storici, è in realtà fragile, perennemente in pericolo, pur nell’apparente saldezza. Si intende dire che si tratta di valori da riconquistare continuamente, da riguadagnare alla nostra coscienza critica.

Nella ripresa della cultura della cittadinanza occorrerebbe recuperare il rispetto dell’altro, che diventa conquista di una comunità più allargata, dall’io al tu, al noi, per cui ogni cosa viene trascesa, nel senso di una comune umanità, nella quale si esalta la supremazia dell’umano che erompe, nonostante tutto, per la vita. 

Dialoghi Mediterranei, n. 52, novembre 2021

_____________________________________________________________

Luigi Maria Lombardi Satriani, è nato a San Costantino di Briatico (Vibo Valentia). È stato professore ordinario di discipline antropologiche nell’Università di Messina, della Calabria, Federico II di Napoli, La Sapienza di Roma, Mediterranea di Reggio Calabria, di Foggia, Suor Orsola Benincasa di Napoli; ha insegnato anche nelle Università di Austin (Texas) e di San Paolo (Brasile) e ha tenuto seminari e cicli di conferenze in diverse università italiane e di altri Paesi (ad es. nell’École des hautes études en sciences sociales, EHESS) e negli Istituti italiani di cultura dei maggiori centri della Cina e del Giappone, oltre che Senatore della Repubblica nella XIII Legislatura (1996-2001), ha fatto parte della Commissione Cultura del Senato e di quella bicamerale contro l’organizzazione mafiosa e altre realtà criminali. È stato presidente onorario dell’Associazione italiana per le Scienze Etno-antropologiche (AISEA) ed è presidente della Società italiana autori drammatici (SIAD). È autore di molte opere di antropologia e di poesia, numerose delle quali tradotte in altri Paesi. Viene considerato, anche a livello internazionale (v. “American Anthropologist”), uno dei più illustri esponenti dell’antropologia italiana.

______________________________________________________________

 

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Migrazioni. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>