Stampa Articolo

Dalle colline all’Appennino piemontese: gli ecomusei del Piemonte sud-orientale. L’Ecomuseo di Cascina Moglioni

Teatro nella natura, Ecomuseo di Cascina Moglioni, ARCHIVIO APAP_foto di G. Gola

Teatro nella natura, Ecomuseo di Cascina Moglioni, Archivio APAP (ph. G. Gola)

CIP

di Elisa Arecco 

Introduzione

A partire dalla prima legge regionale del 1995, nella zona sud-orientale del Piemonte – nelle province di Alessandria e Asti – sono sorte diverse realtà ecomuseali con il compito di studiare, preservare e interpretare il patrimonio culturale locale. In un territorio caratterizzato da paesaggi perlopiù collinari e appenninici, ricchi in biodiversità, e da saperi materiali e immateriali assai variegati, ogni ecomuseo, nonostante la comune missione, ha attuato strategie originali, adattando al contesto di riferimento azioni specifiche per il raggiungimento dei propri obiettivi.

L’Ecomuseo del Basso Monferrato, nella valle Versa, con i suoi più di settanta comuni distribuiti tra la provincia di Asti e quella di Alessandria, ha lavorato, oltre che sul recupero di pratiche agricole tradizionali, sull’arte – musica e teatro – e sullo scambio culturale tra “vecchi” e “nuovi” residenti, attività testimoniata dalla ricca raccolta di favole provenienti da Paesi diversi e consultabile online [1]. L’Ecomuseo della Pietra da Cantoni della zona del Monferrato casalese, invece, nato con l’obiettivo di valorizzare un materiale da costruzione, la pietra da cantoni, elemento identitario di una comunità e di un territorio agricolo in cui domina la coltivazione della vite, ha sviluppato una serie di proposte ad essa riconducibili come i laboratori di paleontologia e le visite agli “infernot” [2]. Anche l’Ecomuseo della Pietra e della Calce di Visone, istituito per valorizzare le ex-cave di pietra calcarea, propone ai suoi fruitori percorsi culturali sulla produzione industriale di calce, sull’utilizzo storico della pietra come materiale da costruzione e da scultura insieme a interessanti approfondimenti geologici e paleontologici [3].

Procedendo verso est, nel Comune di Carrega Ligure, incontriamo l’Ecomuseo dei Sette Ricordi. Quest’ultimo, come evocato dal suo nome, si focalizza sul recupero attivo della memoria materiale di emergenze architettoniche tipiche come i mulini, gli essiccatoi, le fasce terrazzate, le carbonaie, i muretti a secco e i Pascoli, e di quella immateriale, che trova la sua massima espressione e originalità nella musica “da piffero” di una comunità appenninica di confine [4]. Sempre sull’Appennino piemontese, sospeso tra la riviera ligure e la pianura, si trova l’Ecomuseo di Cascina Moglioni; nato come presidio di una piccola realtà di montagna, legata all’economia del castagno, nel corso degli anni ha ampliato il suo raggio d’azione coinvolgendo i paesi di collina limitrofi con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento culturale della zona [5].

L’Ecomuseo di Cascina Moglioni 6-logo-apap-e-ecm

L’Ecomuseo di Cascina Moglioni, istituito nel 1996, è stato tra i primi nati in Italia. Con sede in una tipica cascina all’interno del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo è amministrato, così come l’area protetta in cui esso si trova, dall’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese, ente strumentale della Regione Piemonte [6], aspetto quest’ultimo di primaria importanza poiché tale gestione ha permesso di operare in sinergia tra le due istituzioni, di arricchire la proposta culturale e di implementare studi e ricerche, che da decenni vengono effettuati sul territorio.

La zona di Capanne di Marcarolo, divenuta Parco naturale regionale nel 1979 [7], infatti, è stata a fondo analizzata, almeno a partire dagli inizi degli anni ‘80, proprio per le sue particolarità non solo ambientali ma anche storico-antropiche, dovute al lungo isolamento geografico rispetto ai centri urbani limitrofi e alle tragiche vicende della Resistenza partigiana.

Dopo una prima fase, durante la quale ci si è concentrati principalmente sull’area di Capanne di Marcarolo, a partire dal 2020, anno cruciale per musei ed ecomusei, che, a causa della pandemia, sono stati obbligati a reinventarsi, si è deciso di attuare nuove strategie a cominciare da un più diretto coinvolgimento di tutti i Comuni del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo e della Riserva naturale del Neirone.  La nuova stagione è stata inaugurata con la pubblicazione Il sentimento religioso in tempo di pandemia, con la nascita di una rubrica online, consultabile sul sito ufficiale, “News Ecomuseo di Cascina Moglioni e dintorni” e con l’ideazione di una mappa di comunità dal titolo “Archeologia del gusto”. In questo processo di trasformazione è stato altresì importante il ruolo attribuito ad un’ulteriore cellula ecomuseale individuata presso il Centro di documentazione per la storia e la cultura locale di Palazzo Gazzolo a Voltaggio dove sono aperti al pubblico:  il “Museo della civiltà Contadina”, la “Biblioteca scientifica” e la “Biblioteca della fiaba”, la sala multimediale con video, filmati e documentazione fotografica e, infine, l’”Ostello Voltaggio”.

Nei mesi di chiusura, l’ecomuseo ha inoltre partecipato attivamente alle iniziative organizzate dalla Rete Ecomusei Italiani e a quelle promosse dalla Rete degli Ecomusei del Piemonte e dalla Regione Piemonte, grazie alle quali è stato possibile un confronto a più ampio respiro. Infatti, per un efficace rinnovamento si sono rivelate centrali la condivisione della conoscenza in una prospettiva non solo locale ma anche internazionale e l’interpretazione, con uno sguardo proiettato verso il futuro, del patrimonio culturale, quale insieme di beni materiali e immateriali, artificiali e naturali. All’interno di questo percorso in continua evoluzione anche l’arte e le esperienze estetiche del teatro e delle mostre a tema hanno fornito un contributo efficace per una fruizione ancor più coinvolgente da parte del pubblico.

2. Ecomuseo di Cascina Moglioni - ARCHIVIO APAP_foto di G. Gola

Ecomuseo di Cascina Moglioni, Archivio APAP (ph. G. Gola)

La Cascina

Poche sono le notizie storiche circa la Cascina Moglioni, il cui nome deriva dal termine dialettale muiuìn che significa zona umida, habitat presente nelle pertinenze dell’abitato. Essa viene citata, per la prima volta, in un documento della seconda metà del ‘700, tra le numerose proprietà degli Spinola, famiglia nobile genovese che possedeva molti terreni e case rurali in zona; da testimonianze più recenti sappiamo inoltre che l’edificio è stato abitato da diverse famiglie, fino all’inizio degli anni ‘70  del ‘900, periodo storico nel quale era in corso un massiccio abbandono della zona da parte dei suoi abitanti, i Cabané, scesi nelle città limitrofe in cerca di condizioni di vita migliori.

Per quanto riguarda la struttura e le pertinenze, l’ecomuseo si trova in un contesto naturale assai suggestivo, tra boschi di faggio, castagni secolari e praterie umide che ospitano specie vegetali e animali di grande interesse. Tra le tante emergenze naturalistiche presenti ricordiamo: le farfalle Zerynthia cassandra, con la sua pianta nutrice Aristolochia rotunda e Euphydryas provincialis, con la sua pianta nutrice knautia arvensis; le orchidee Neotinea tridentata e Neotinea ustulata, che fioriscono nei prati della cascina; gli anfibi Ichthyosaura alpestris apuana e Bufo bufo insieme alle piante Caltha palustris, Eriophorum angustifolium e Narcissus pseudonarcissus, concentrati in particolare nella zona umida intorno alla pozza dell’acqua; tra gli uccelli, Dryocopus martius, che vive nelle faggete mature, e tra i grandi carnivori, Canis lupus, avvistato intorno alla struttura e segnalato nell’area protetta con continuità da più di vent’anni.

L’edificio, invece, si sviluppa su due corpi paralleli tra loro, un tempo utilizzati rispettivamente come stalla e fienile e come abitazione; gli abitati presentano tipici tetti molto spioventi (a 45° gradi), l’uno ricostruito con le tipiche tegole della zona dette pisanìn, l’altro con scàndole di legno di castagno. 

Progetto Giornate Accoglienza, Archivio APAP (ph.G. Gola )

Progetto Giornate Accoglienza, Archivio APAP (ph.G. Gola)

L’allestimento degli spazi

Oggi l’utilizzo della struttura è naturalmente cambiato ed è diventato funzionale alla documentazione delle pratiche tradizionali. Presso l’ecomuseo si trovano:

- una sala video, dove è possibile assistere alle proiezioni di documentari sulla vita in cascina e prendere visione dei diversi studi pubblicati;

- uno spazio espositivo permanente con oggetti e attrezzi della cultura locale;

- un percorso multimediale, realizzato in particolare per i bambini, lungo il quale sono stati ricostruiti gli ambienti più significativi della cascina (stalla, momento della fienagione, faggeta, arbègu – essiccatoio per le castagne).

Per quanto riguarda invece le pertinenze, intorno all’ecomuseo sono presenti:

- alcuni castagni secolari, testimonianza di un’antica civiltà che si fondava proprio sulla gestione del castagneto;

- la pozza dell’acqua, in cui le donne andavano a lavare i panni, ambiente interessante anche dal punto di vista naturalistico;

- l’orto didattico e il frutteto, dove sono state recuperate varietà tipiche della zona;

- il “Teatro nella Natura”, un teatro all’aperto per la realizzazione del quale, sull’esempio delle antiche strutture greche, si è privilegiato il contesto naturale del luogo limitando al minimo gli interventi architettonici.

Il percorso esterno è stato allestito con pannelli esplicativi che guidano i visitatori in modo autonomo, anche nei periodi di chiusura della struttura. 

Allestimento mostra fotografica di Virginia Repetto Percorsi dello sguardo ispirati dal luogo (ph. Elisa Arecco)

Allestimento della mostra fotografica di Virginia Repetto Percorsi dello sguardo ispirati dal luogo (ph. Elisa Arecco)

Le attività

L’ecomuseo, fin dall’inizio della sua attività, ha cercato di mettere in pratica gli obiettivi che la legge istitutiva indica, agendo pertanto in diversi ambiti: la ricerca, la tutela, il coinvolgimento della popolazione locale e la promozione delle attività economiche e turistiche. Nel campo della ricerca, sono stati realizzati documentari e pubblicazioni che possono essere visti e, in alcuni casi acquistati, nelle diverse sedi dell’Ente. Gli studi si sono principalmente concentrati sulle pratiche agricole tradizionali (con particolare riferimento alla coltura del castagneto) e sul patrimonio immateriale (favole tradizionali e dialetto). Alcune indagini hanno avuto una successiva applicazione pratica con il fine di renderle direttamente fruibili da parte dei visitatori.

L’orto didattico e il frutteto, ad esempio, oltre a permettere il recupero di varietà antiche, sono diventati un’esperienza concreta per i turisti che possono così riconoscere e assaggiare i prodotti di stagione. Altre iniziative di restituzione storico-culturale sono il “Laboratorio sulla filatura tradizionale della lana” e il “Laboratorio Terra di Fiaba” insieme ai percorsi turistici e didattici, realizzati in collaborazione con le aziende agricole locali produttrici di prodotti tipici come la “Formaggetta delle Capanne”. Rientra in questo ambito anche l’“Antica fiera del bestiame”, rievocazione di una delle numerose fiere che in passato venivano organizzate nell’area di Capanne di Marcarolo, finalizzate allo scambio di bestiame e, in particolare, di buoi; essa risulta estremamente interessante sia per conoscere le razze locali, molte delle quali sono oggi a rischio di abbandono, che per comprendere le pratiche con cui avvenivano queste compravendite.

Tra gli eventi artistico-culturali, organizzati in collaborazione con diverse istituzioni piemontesi tra cui l’Associazione culturale Hiroshima mon amour, la Fondazione Piemonte dal Vivo, la Regione Piemonte, l’Associazione Abbonamento Musei e la Rete degli Ecomusei del Piemonte, meritano una segnalazione speciale:

- gli spettacoli teatrali incentrati sull’analisi della nostra contemporaneità;

- le mostre temporanee dedicate al rapporto uomo e natura;

- il “Marcarolo Film Festival”, rassegna cinematografica di documentari a tema etnografico e naturalistico;

- il laboratorio di disegno e acquerello botanico, “Il pennello”, tenuto dalla pittrice Lucilla Carcano.

Immagine 5. Moni Ovadia in “Dante, il coraggio di assumere il proprio destino”, teatro nella natura, Ecomuseo di Cascina Moglioni_archivio apap_ph. G. Gola

Moni Ovadia in “Dante, il coraggio di assumere il proprio destino”, teatro nella natura, Ecomuseo di Cascina Moglioni (Archivio APAP (ph. G. Gola)

Degni di nota infine due luoghi strettamente connessi agli ambiti indagati dall’Ecomuseo, anch’essi spazi di educazione alla biodiversità e al paesaggio, alla conoscenza della cultura locale e dell’identità storico-naturalistica del territorio nonché mete per lo sviluppo di un turismo ecosostenibile e di prossimità: le antiche miniere d’oro e il Cammino del PiemonteSud.

Le antiche miniere d’oro, attive tra il XVI e il XIX secolo e parte del complesso storico minerario denominato delle aurifodine (a sua volta originatosi già in epoca romana), si trovano in un contesto storico-naturale di grande pregio costituito dai Laghi della Lavagnina e dalle pozze balneabili del loro principale affluente, il torrente Gorzente. La riapertura del sito, avvenuta a seguito degli interventi di recupero, risponde a due obiettivi: conservare e restituire alla collettività uno spazio che da secoli è parte del patrimonio storico-culturale e che, nel tempo, è diventato anche habitat prioritario di specie animali protette (chirotteri e anfibi); rendere fruibile al pubblico, attraverso un’attenta e sicura gestione delle visite quegli stessi luoghi al fine di evidenziarne, attraverso un’opera di divulgazione, il loro valore.

Il Cammino del PiemonteSud, work in progress suddiviso in 19 tappe di facile percorrenza, attraversa territori di notevole interesse storico e ambientale in gestione all’Ente (2 parchi naturali, 1 riserva naturale, 7 siti comunitari della Rete “Natura 2000” e 1 corridoio ecologico), offrendo agli escursionisti la possibilità di realizzare un’autentica esperienza di biodiversità naturale e di diversità culturale.

Dialoghi Mediterranei, n. 62, luglio 2023 
 Note
[1] www.ecomuseobma.it
[2] www.ecomuseopietracantoni.it
[3] www.comune.visone.al.it
[4] www.comune.carregaligure.al.it/ecomuseo/
[5] www.areeprotetteappenninopiemontese.it
[6] L’Ente di Gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese (già Ente di gestione del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo), oltre ad essere ente gestore del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, il cui territorio si sviluppa in sei piccoli comuni della provincia di Alessandria (Voltaggio, Bosio, Mornese, Casaleggio Boiro, Lerma, Tagliolo Monferrato), della ZSC/ZPS «Capanne di Marcarolo» e dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni, ha ottenuto in gestione dal 2016 la Riserva naturale del Neirone (comune di Gavi-AL), il Parco Naturale dell’Alta Val Borbera, istituito nel 2019, e i siti Natura 2000 dell’Appennino Piemontese. Per maggiori informazioni si rimanda al paragrafo qui di seguito e alla pagina  https://www.areeprotetteappenninopiemontese.it/wp-content/uploads/2019/05/1.jpg
[7] Il territorio del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo è prevalentemente caratterizzato da una natura selvaggia con una grande varietà di specie e ambienti dall’enorme valore naturalistico e paesaggistico secondo quanto definito dalla Direttiva europea della Rete Natura 2000. Tra le emergenze botaniche più significative, si segnalano, come endemiche, la Viola bertolonii, il Cerastium utriense e l’Aquilegia ophiolithica, quest’ultima recentemente descritta; tra quelle faunistiche, nuove per la scienza, i lepidotteri Coleophora marcarolensis e Elachista cabanella.
Riferimenti bibliografici
D. Bortoli, R. Botta, F. Castelli, Benedicta 1944, Alessandria, 1984.
R. Botta, F. Castelli, Un luogo chiamato Capanne, Alessandria, 1984.
M. Piacentino (a cura di), A.a. V.v., Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo. Storia, natura, escursioni, Torino, 1993
Sitografia
www.areeprotetteappenninopiemontese.it
https://www.areeprotetteappenninopiemontese.it/2020/07/20/cammino-del-piemontesud/
https://www.youtube.com/@appenninopiemontese/videos
https://www.facebook.com/AreeProtetteAppenninoPiemontese/
https://www.instagram.com/appenninopiemontese/?hl=it
 ___________________________________________________________________________
Elisa Arecco, laureata in lettere classiche con una tesi in glottologia, è docente di Storia dell’arte e guida naturalistica; collabora con l’Ecomuseo di Cascina Moglioni dal 2007, anno di apertura al pubblico della struttura ecomuseale.

_____________________________________________________________

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Società. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>