Nel 2021 Torri del Vento Edizioni ha ripubblicato il libro Architettura rustica in Sicilia dell’architetto Luigi Epifanio (Monreale 1898 – Palermo 1976) in un’edizione a cura di Maria Giuffrè e Paola Barbera. Nel testo del 1939 vengono analizzati i caratteri fondamentali dell’edilizia “minore”, con le sue costanti formali riscontrabili in tutta la Sicilia e le sue differenziazioni fra oriente e occidente, fra zone costiere, entroterra montano, e ancora nelle isole, in un vero e proprio viaggio con l’ausilio di fotografie e sessanta disegni dell’autore. Il volume è arricchito da un ulteriore repertorio iconografico di acquerelli, fotografie di progetti e disegni di Epifanio.
Accompagnano l’edizione i contributi delle due curatrici e di Matteo Iannello. Questi forniscono al lettore una chiave utile tanto per approfondire le riflessioni dello studio originario quanto per restituire una visione del contesto storico-culturale nel quale viene prodotto il libro. Viene inoltre delineata una sintesi esaustiva della biografia e carriera professionale dell’autore e si offre così al lettore una visione completa della figura di Epifanio, allo stesso tempo architetto, docente, e pittore. Con questa riedizione ampliata si inaugura il formato “big” della collana L’Acanto - Architettura in Sicilia: protagonisti, opere, narrazioni, già a cura di Giuffrè e ora anche di Barbera, che ha l’ambizione di proporre a un pubblico non solo di specialisti figure legate alla storia dell’architettura siciliana, generando riflessioni che vadano oltre la storia locale e che mettano in evidenza il ruolo della Sicilia come luogo di scambi culturali non solo mediterranei; le intenzioni sono analoghe a quelle di Epifanio, che guarda alla sua Architettura rustica in Sicilia come uno dei tanti tasselli del mosaico di studi sull’architettura vernacolare in Italia.
Non è un caso che il testo abbia inaugurato nel 1939 la collana dal titolo Testi e documenti per lo studio dell’arte popolare per Palumbo. Ripubblicare lo studio di Epifanio a distanza di più di settant’anni è tutt’altro che un’operazione dal gusto antiquario. Il testo supera brillantemente la prova del tempo, offrendo al lettore numerosi spunti a partire dalla riflessione su come le necessità primarie dell’uomo in condizioni di povertà possano produrre sorprendenti risultati nell’utilizzo di forme, materiali, sistemi costruttivi, adeguati alle funzioni e alle condizioni climatiche e territoriali. I sessanta disegni da soli riescono a comunicare, nella loro asciuttezza sintetica e incisiva, i valori formali e distributivi delle architetture anonime e pressoché prive di connotazioni stilistiche che costellano il territorio siciliano.
Il testo si apre con una sintesi storica sull’evoluzione dell’architettura rurale a partire dalle prime evidenze archeologiche di rifugi a capanna in età preistorica alle successive evoluzioni, descrivendo anche le ragioni storico-ambientali che hanno portato alla definizione di determinate forme e tipologie edilizie. Segue un vero e proprio viaggio in lungo e in largo per il territorio siciliano, dove vengono presi ad esempio una serie di edifici analizzati dall’autore nei singoli elementi e che hanno i loro riferimenti visivi nei disegni e nelle fotografie. Lo studio non si limita all’analisi tipologica di abitazioni e casali, ma include mulini e chiese realizzate in povertà di mezzi e in assenza di maestranze colte.
Epifanio sottolinea l’ingegno e la creatività espressa dalle infinite variabili compositive di elementi costanti come scale, archi, pergole, pozzi e cortili affastellati di volumi sporgenti e accessi, che trasmettono nella loro semplicità la centralità dell’uomo con i suoi bisogni materiali e spirituali. La lezione di Epifanio è particolarmente attuale data l’attenzione rivolta oggi alle questioni ambientali e climatiche. Lo studio serve da monito alla tutela dell’immenso patrimonio diffuso nelle nostre città e campagne che resta quasi sempre trascurato e che va scomparendo o trasformandosi.
La nuova edizione de L’architettura rustica in Sicilia è un libro che contiene più libri, offrendosi anche come compendio storico biografico su Luigi Epifanio e sulle sue attività di architetto, docente, pittore e fornendo preziose coordinate bibliografiche e storiche agli studiosi che si interessano delle vicende dell’architettura in Sicilia nella prima metà del Novecento in rapporto con il contesto culturale nazionale e internazionale dell’epoca. Il contributo introduttivo di Maria Giuffrè riassume per il lettore diversi aspetti della figura di Epifanio e del suo operato dal punto di vista storico. Il contributo discute il rapporto di Epifanio con i propri maestri, tra cui Ernesto Basile, Enrico Calandra, Antonio Zanca, così come i parallelismi con altre figure coeve e non come Edoardo Caracciolo, Giuseppe Caronia, Giuseppe Spatrisano e altri. Giuffrè racconta come l’attività didattica di Epifanio, suo maestro, fosse strettamente connessa a quella di progettista, e come questi riuscisse a trasmettere ai propri studenti la passione tanto per l’architettura colta quanto per quella “minore”, da scoprire nelle continue passeggiate e sopralluoghi che conduceva da solo o in compagnia. Epifanio riteneva queste esplorazioni imprescindibili per l’acquisizione di stimoli, principi e proporzioni da reinterpretare non tanto per copiare le forme, quanto per infondere nelle architetture, non solo progettate ma anche da abitare, quei valori di domesticità e di appartenenza fondamentali alla costituzione di comunità felici.
Il saggio di Paola Barbera evidenzia come nel ‘39 Epifanio avesse già progettato borghi rurali e quartieri di edilizia popolare e inquadra quindi lo studio come il frutto di ricerche appassionate condotte con cognizione di causa negli anni precedenti. L’autrice, profonda conoscitrice delle vicende dell’architettura in Sicilia tra Ottocento e Novecento, indaga oltre le ragioni degli studi di Epifanio sull’argomento collocando l’interesse per l’architettura vernacolare nel solco di una lunghissima tradizione che vede il suo apice nella stagione del Grand Tour. Barbera rileva come i numerosi giovani in viaggio in Italia rimanessero colpiti, più che dai modelli caposaldi della storia dell’architettura “maggiore”, dalla vastità di edilizia anonima e tutt’altro che aulica. Casali sperduti nelle campagne, scorci di paesini di montagna e borgate di pescatori affollavano i taccuini accanto agli schizzi del Pantheon o dei templi di Segesta, destando l’interesse di architetti come Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, Karl Friedrich Shinkel, Lèon Dufourny, Pierre-Francois-Henri Labrouste e altri citati da Barbera.
Si potrebbe immaginare che Gottfried Semper, il quale nel 1831 schizza una pianta e veduta prospettica di una fattoria nei pressi di Aragona, non abbia davanti agli occhi le immagini delle architetture delle campagne siciliane quando conia il motto “Artis sola domina necessitas” e che sembra permeare le pagine e i disegni di Epifanio, altrettanto impressionato dalla forza espressiva trasmessa da edifici prodotti senza “alcun intendimento artistico” e spinto quasi esclusivamente dalle necessità primarie di rifugio e sostentamento.
Il saggio di Matteo Iannello è un excursus sull’attività professionale di Epifanio, segnata da concorsi nazionali, collaborazioni e diversi incarichi, soprattutto pubblici, che hanno lasciato un segno positivo a Palermo come in altre città e campagne siciliane. Questo è vero soprattutto per quanto concerne la costruzione di quartieri di edilizia, sia popolare che borghese, dove non viene trascurato il senso della dignità e della comunità. Nella costante evoluzione progettuale Epifanio passa dall’eleganza delle abitazioni del quartiere giardino “Littorio” – oggi “Matteotti” – a Palermo, ingentilite da stucchi della tradizione classica e barocca, fino alle ultime asciutte sperimentazioni dal carattere razionalista e all’avanguardia, ma dove non viene dimenticata la lezione dell’architettura rustica.
L’architettura rustica in Sicilia, estremamente scorrevole, è consigliato sia ad un pubblico specialistico o in formazione, sia a chiunque voglia appassionarsi, insieme ad Epifanio, delle bellezze semplici e senza tempo del territorio siciliano, ricco di emergenze monumentali frutto della Storia, come delle architetture “minori” di un popolo che attraverso i millenni ha conservato, perfezionato, trasmesso saperi tanto adeguati a far fronte ai bisogni quotidiani quanto a rispondere al desiderio di armonia e domesticità cosicché si possa dire di abitare la propria “casa” e non soltanto una “abitazione” o “alloggio”.
Dialoghi Mediterranei, n. 57, settembre 2022
___________________________________________________________________________
Gabriele Vassallo ha studiato Architettura presso l’Università degli studi di Palermo e presso la ETSAB di Barcellona. Nel 2020 si è laureato con una tesi in Storia e Rappresentazione sul progetto di Guarino Guarini per il convento dei Padri Teatini di Messina. Svolge attività di ricerca come dottorando in Storia dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Palermo, occupandosi di architettura di età moderna in Sicilia con una tesi su Regalbuto tra XVII e XVIII secolo. Vincitore nel 2021 di una borsa CMEPIUS del Ministero dell’Educazione Sloveno, ha svolto una ricerca a Lubiana su progetti non realizzati di Jože Pleĉnik.
______________________________________________________________