il centro in periferia
di Corradino Seddaiu
Fa a to casa isulata in un situ commudu e sanu. Ma che un sia tantu luntanu da e case d’altri [1].
La Corsica, come buona parte dei territori nel Mediterraneo, è un’isola che nelle aree interne sperimenta fenomeni di abbandono che evidenziano le fragilità, le disuguaglianze e le sistematiche contrazioni demografiche, antropologiche e culturali. I calcoli purtroppo sono semplici e i risultati freddi e drammatici nella loro semplicità. Secondo una legge dell’invecchiamento «se un paese arriva ad avere una percentuale di ultrasessantenni pari o superiore al 30% della popolazione totale, allora quel paese a meno di una massiccia immigrazione raggiunge un punto di non ritorno demografico. Nel senso che la popolazione, complice il fatto che le morti supererebbero di troppo le nascite, non avrebbe più la capacità endogena di riprodursi efficacemente» [2].
In attesa di più corpose politiche di governance che garantiscano il diritto all’abitare, emergono in Europa e non solo, associazioni e movimenti che cercano di contrastare il fenomeno dell’abbandono partendo dal basso, immergendo nuova linfa in contesti a volte asfittici e rassegnati.
InSite è un’associazione occitana nata dall’idea di un sindaco di un piccolo paese con l’obbiettivo di rigenerare i territori marginali. Nel suo manifesto l’associazione francese descrive così il presente periodo storico: «diverse categorie della popolazione si trovano in una situazione di degrado sociale, economico, culturale e territoriale che mette in discussione la stabilità e la coesione» [3]. Le aree marginali sono al centro di questi cambiamenti e le persone che vi abitano sono le prime vittime di questo declassamento. Per l’associazione «fondamentali sono le problematiche legate alla presenza e alla redistribuzione dei servizi pubblici, alla lotta alla desertificazione sanitaria, al mantenimento delle scuole, allo sviluppo dei negozi locali».
InSite decide di affiancarsi nei paesi a promotori di progetti locali che animano i propri territori e che spesso agiscono in maniera isolata e senza reti di sostegno. Figure che lavorano nell’ombra, portatori di istanze innovative che tutelano e sviluppano il patrimonio materiale e immateriale. Persone che nell’interesse generale talvolta si sostituiscono alle istituzioni creando legami sociali ed economici con artigiani, imprenditori, agricoltori che sviluppano prodotti di alta qualità nel rispetto delle persone e dell’ambiente. L’associazione transalpina offre in questo senso supporto con programmi studiati su misura che consente loro di strutturarsi e di avvalersi di forze vive.
Erasmus rural coinvolge principalmente i giovani in uno scenario che abbraccia un’altra visione di sviluppo locale: «rafforzamento dei legami sociali, supporto all’inclusione digitale, tutela ambientale, sviluppo dell’artigianato locale in simbiosi con le nuove tecnologie, recupero dei patrimoni materiali e immateriali».
Le missioni sul campo (dai sei ai dodici mesi) alimentano dinamiche virtuose sul territorio che contribuiscono, tra l’altro, a creare occupazione e nuove attività nel medio e lungo termine. I giovani imparano, dal canto loro, a fare insieme, a vivere insieme, a stretto contatto con gli abitanti.
L’Erasmus rural intende «rimettere al centro la collettività, la solidarietà, preparando in maniera ambiziosa e realistica che permetta di riportare al centro i villaggi, creare sinergie tra attori e territori che possano contribuire a promuovere un’immagine positiva della ruralità. Le persone al centro delle nostre preoccupazioni e la ruralità al centro del mondo».
InSite si avvale di giovani volontari che per un periodo sono in immersione nella realtà dei paesi. Ogni volontario beneficia di una formazione civica e di una più specifica che gli consente di svolgere al meglio i lavori. I giovani hanno delle missioni da svolgere nel quadro di un programma ampio che tiene conto delle specificità del territorio e delle esigenze dei suoi abitanti. Nel quadro delle attività da svolgere, i partecipanti si occupano della valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale del paese e del territorio circostante, della transizione ecologica. Agevolano il dialogo intergenerazionale incontrando quotidianamente gli attori locali, ma oltre le varie missioni, il fatto importante è che i giovani sono immersi nel paese, diventando nuovi abitanti. Il comune deve occuparsi di procurare l’alloggio ai nuovi abitanti che lo condivideranno e avranno un piccolo rimborso fra 470 e 580 euro finanziato attraverso le service civique.
A loro è affiancata la figura di un tutor che accoglie i volontari e li accompagna nelle missioni. Due volte al mese i volontari esaminano con il team di InSite lo stato di avanzamento della missione, espongono le loro impressioni e i loro bisogni, in tal modo ogni volontario è supportato nello sviluppo del suo percorso.
Nel mese di maggio a Corte con l’associazione Realtà virtuose dalla Sardegna abbiamo avuto il piacere di incontrare Brandon Andreani, responsabile InSite per la Corsica, che ci ha illustrato le missioni nell’isola. Il primo comune di Corsica ad aver accolto l’Erasmus rural è stato Argiusta Moriccio nel 2020, paese di 86 abitanti nella Corsica del sud, a cui poi ne sono seguiti diversi altri. «Avere dei giovani in questi paesi sembra poco – ci racconta – in realtà per questi luoghi si tratta di una cosa grande».
A Speloncato, comune in Haute-Corse di 290 abitanti dove la missione iniziata nel 2021 si è conclusa lo scorso aprile, racconta Brandon Andreani: «Si sono creati dei legami fra le persone anziane e questi giovani emozionanti e toccanti che hanno arricchito tutti. A Speloncato si è vista negli occhi delle persone la gioia, il bisogno di parlare, di raccontare agli altri».
Attualmente fra i vari Erasmus rural ancora in corso nell’isola vi è quello di Bisinchi, comune di 207 abitanti situato nel dipartimento dell’Alta Corsica nella valle del Rostino. Oltre al capoluogo, il comune comprende altri tre abitati che sono Forno, Espago e Vignale. Come in altri luoghi anche qui alla reazione iniziale di stupore della popolazione, (chi sono, cosa fanno) è seguito il desiderio di informarsi sulla missione, di partecipare, di raccontare se stessi e il territorio. Sono nati legami incredibili, nuove amicizie ma anche nuove collaborazioni fra i locali.
La missione InSite a Bisinchi condivisa con la comunità locale si adopera per creare sentieri del patrimonio storico nella valle del Rostino. Una valle ricca di storia che vede in questo territorio la presenza di Pasquale Paoli, “U babbu di a patria”, nato a Morosaglia, comune a circa 10km da Bisinchi e circa 15 da Castello di Rostino. Ma anche dell’abate Angelo Paulo Vignali, originario di Bisinchi che incrocerà il suo destino con quello di Napoleone nell’isola di Sant’Elena dove accompagnerà negli ultimi giorni l’imperatore, occupandosi degli ultimi sacramenti.
Ma la valle del Rostino è soprattutto la storia delle genti che i sentieri li percorreva nella vita di tutti i giorni. Per spostarsi verso altri abitati, per le transumanze che in Corsica si chiamano “A muntagnera” la transumanza a salire e “A piajera” la transumanza a scendere. Nonostante alcune difficoltà logistiche, l’autobus una volta la settimana, la missione a Bisinchi, ancora in corso è un fiore all’occhiello per InSite e per il lavoro dei volontari che hanno scelto il territorio in autonomia. Il primo successo è già avvenuto nel momento in cui si è riusciti a destare l’interesse degli attori locali. Il sindaco, Pierre Olmeta, sostiene il lavoro per il recupero dei vari frammenti di storia di questi piccoli paesi, sovente anche accompagnando negli spostamenti con l’auto i volontari.
Ma una delle peculiarità dell’Erasmus rural è che, pur privilegiando le esigenze del paese, i giovani sono liberi di portare un proprio progetto che nasce dalle passioni personali. A Bisinchi, Lou Clauzier, 23 anni di Lyone, studentessa di Scienze ambientali, ha voluto condividere la sua passione per il mondo delle farfalle coinvolgendo le scuole, bambini ma anche adulti, creando laboratori di studio della farfalla endemica della Corsica, organizzando eventi in aula e sul campo, attraverso dibattiti ed escursioni che hanno stimolato un approccio diverso, con uno sguardo da un’altra prospettiva degli abitanti locali nei confronti del proprio territorio. La ricerca sulla farfalla corsa ha avuto la funzione di far volgere lo sguardo alla bellezza, unendo scienza, gioco e convivialità. Convivialità e bisogno di parlare, di raccontare, di stare insieme che è emersa come una delle maggiori necessità da cui si può ripartire per riformare i luoghi e lo spazio.
A Bisinchi, la farfalla riesce a far emergere una coscienza di luogo, la conoscenza e la consapevolezza dell’esistenza di un patrimonio paesaggistico, storico, che sollecita gli stessi abitanti a prendersi cura del territorio.
Bisinchi e la valle del Rostino, come tanti altri luoghi della Corsica, fanno parte di quella spina dorsale che dall’interno di questa isola-montagna nel Mediterraneo ha visto spesso scivolare le persone e le storie verso la costa, ha conosciuto e conosce l’abbandono.
Forse questi progetti non possono essere in grado ancora di invertire la rotta, dove il tema fondamentale resta quello dei servizi, ma vogliono diventare pratiche stabili che abbiano come conseguenza l’attrazione dei territori per l’alta qualità della vita. La volontà dei giovani di InSite che camminano nel sentiero al fianco degli abitanti locali di paesi spesso dimenticati, procede verso la meta ambiziosa e realistica che si propone l’associazione francese. Cambiare paradigma mettendo al centro le persone, la solidarietà, i luoghi della ruralità. Lo si vede nell’operato di una ragazza di Lyone che si trasferisce in un paesino di pochi abitanti per sostenere una comunità, a volte per rigenerarla, percorrendo una strada che le permette contemporaneamente di esprimere le proprie passioni. Lo si vede nell’amore che Brandon Andreani, ventiseienne studioso della lingua corsa, instancabile promotore della sua terra, che da Corte si sposta quotidianamente per ascoltare, sostenere, risolvere a volte, i problemi che i giovani possono affrontare, in quella che lui descrive come un’avventura umana sia per i giovani che per i paesi.
A tutt’oggi il responsabile dell’associazione in Corsica non ha da raccontare nulla di negativo su questa esperienza. Le sue personali aspettative emergono nella felicità dello sguardo mentre le descrive e parlano del premurarsi che i giovani siano contenti della loro permanenza e delle loro missioni, così come di quella degli abitanti dei paesi. Ma soprattutto il pensiero va alla speranza che il progetto possa continuare ed evolvere. Dopo ogni missione trascorrono circa 6 mesi che Brandon descrive come il tempo della riflessione, il tempo in cui si tirano le somme ma contemporaneamente il tempo per programmare un’altra avventura umana, per vedere luoghi nuovi che, come avrebbe detto Alberto Mario Cirese, hanno i piedi nei paesi e la testa nel mondo.
Fra settembre e ottobre con l’associazione Realtà virtuose saremo sul campo in due villaggi dove l’Erasmus rural è ancora in corso per partecipare a questa avventura di vita insieme a Brandon e a tanti altri giovani, anche noi, pellegrini dei piccoli paesi.
Dialoghi Mediterranei, n. 57, settembre 2022
Note
[1] A. Mattei, Pruverbj, detti e massime Corse, Arnaldo Forni Editore, Ristampa, 1867.
[2] A Golini- M.V. Lo Prete, Italiani poca gente. Il paese ai tempi del malessere demografico, Luiss 2019.
[3] www.insite-france.org
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Corradino Seddaiu, laureato in Sociologia a La Sapienza di Roma con una tesi dal titolo “Paesaggi culturali. L’esempio dei Saltos de Joss nella Sardegna nord orientale”, è Presidente dell’Associazione culturale ‘Realtà Virtuose’, che opera nel nord Sardegna, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e la valorizzazione dei piccoli borghi con un’attenzione particolare alle tematiche ambientali e sociali locali orientate verso il cambiamento dei paradigmi in agricoltura e nel turismo. Membro della Rete delle associazioni della Sardegna, attualmente collabora con sociologi della musica e tecnici del suono per la realizzazione di una mappa sonora dei territori (fiumi, risorgive, borghi abbandonati, chiese, botteghe artigiane) al fine di creare un archivio sonoro a disposizione della collettività e di artisti che ne vogliano rielaborare i suoni e i rumori dando vita a musica e forme d’arte.
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