CIP
di Costantino Seddaiu
Ridjmu tantu che ci sentia u corpu [1]
Ormai è tanti anni che come pellegrini attraversiamo le bocche di Bonifacio e percorriamo la Corsica in lungo e in largo per ritrovare amici e per ritrovarci. Viaggi nati con l’associazione culturale “Realtà Virtuose” che prova ad approfondire la conoscenza delle due isole alla ricerca di altre maniere di reagire alla desertificazione dei territori, per cambiare lo sguardo, cambiare rotta e non stare seduti al posto consueto con la stessa visuale/visione.
Viaggi che sfociano in incontri che a loro volta innescano processi creativi come quello con la rivista “Robba” che recita nel suo manifesto in lingua corsa:
«Forse chì ci mancava una rivista pè riflette à a nostra sucetà. Cum’ella và, cum’ella ùn và. Cum’ella puderia andà megliu.
Una rivista pè pruvà à analizà, mette à distanza, smitificà. Ma dinù pè pruvà à imaginà, sperimentà, sunnià.
Una rivista chì ci nutrisce, chì c’adunisce. Ingiru à una certa visione di a Corsica.
Una Corsica capace di lià identità è apertura ; patrimoniu è innuvazione ; radiche è mubilità
Una Corsica capace di produce. Di produce idee è robba. E ancu di fabbricà novi Corsi cume si dicia tandu…
Una Corsica capace à risponde à a crisa eculogica ; è capace à prupone modi di campà è di circà a felicità. Individuale è cullettiva. Una rivista pè scopre ciò ch’ella hà da dì è da arricà a Corsica oghje à u mondu.
Una rivista infine pè accoglie voce è penne di chì a si senterà d’impennà» [2].
Queste contaminazioni dolci consentono di scoprire ogni volta storie semplici ma di grande ricchezza e valore sociale. Viaggi che ci hanno rivelato anche l’esperienza di InSite, un’associazione occitana nata dall’idea di un sindaco di un piccolo paese con l’obbiettivo di rigenerare i territori marginali che lavora da qualche anno anche in diversi paesi di Corsica inviando da tutta Europa ragazzi nelle piccole comunità per provare a rivitalizzare i territori insieme agli abitanti locali [3].
Anche in questi giorni di fine settembre abbiamo ritrovato il piccolo porto di Santa Teresa di Gallura ancora affollato di persone in attesa della prima corsa del traghetto Ichnusa. Numerosi i pendolari soprattutto sardi che varcano le bocche per lavoro. Un via vai di manodopera e merci meno care nell’isola sarda rispetto al continente francese. Tanti sono anche coloro che vanno a riabbracciare amici e parenti, legami che le due isole sorelle hanno saputo consolidare nel tempo nonostante le difficoltà nelle vie di comunicazione marittime ma soprattutto nonostante la diffidenza non troppo nascosta di Roma e Parigi che hanno contribuito a far voltare le spalle a due popoli che sempre si erano guardati in faccia riconoscendosi. Tanti sono i turisti che arrivano da tutti gli angoli del pianeta. Per loro visitare Bonifacio equivale a scoprire un altro pezzo di mondo più vicino da raggiungere rispetto a tante altre zone della Sardegna. Anche i segnali stradali in Gallura indicano ormai la distanza di paesi come Tempio Pausania, Palau, Santa Teresa e Bonifacio insieme nello stesso cartello.
“Realtà Virtuose” ha scelto di fare un po’ come quell’antropologia post moderna che sta meno a lungo in più paesi, condividendo studi e pratiche con i locali e gli abitanti temporanei, che quando ritorna a casa porta con sé l’idea di quella comunità plurale di cui si è fatto parte e dove ha lasciato tracce.
La Corsica, come buona parte dei territori nel Mediterraneo, è un’isola che nelle aree interne sperimenta fenomeni di abbandono che evidenziano le fragilità, le disuguaglianze e le sistematiche contrazioni demografiche, antropologiche e culturali. Sono molte le problematiche che anche qui si riscontrano (sanità, istruzione, trasporti, a volte assenza di bar o negozi) in comune con molte realtà dell’area mediterranea e non solo. E come sempre accade le risposte a queste situazioni possono essere efficaci o meno. Di una cosa possiamo però essere sicuri, ogni paese corso ha un suo carattere, un’atmosfera, colori all’interno di uno scenario che lo rendono unico. Questo panorama si riflette non solo sugli spazi ma anche sui comportamenti delle persone, sui sentimenti, sugli stili di vita, sulla natura circostante. Esiste qui una stretta relazione tra piacevolezza del vivere e contesto, tra benessere personale e collettivo, tra paesaggio individuale e diffuso.
I paesi sono luoghi ideali in cui osservare e sperimentare politiche innovative. È risaputo ormai che non basta solo preservare il patrimonio culturale e naturale, è fondamentale la contaminazione delle nuove tecnologie così come il mescolare le buone pratiche del passato con idee nuove. Per aiutare il re-stare con l’entusiasmo del viaggiatore attraverso scambi di saperi che creano arricchimento.
Negli anni abbiamo avuto l’opportunità di visitare numerosi paesi, alcuni solo per poco tempo, altri per un tempo più lungo ma in entrambi i casi siamo riusciti ad entrare in contatto con le persone che ci abitano o ci lavorano. Si sono condivise parole nell’unico bar del paese, a volte in un piccolo museo, in una piccolo forno altre accolti nelle case.
Un paese ci vuole non fosse che per il gusto di andarsene via [4]
Ma un paese ci vuole anche per rimanere, per ritornare, per ri-trovarsi, per rinascere, per accogliere i viaggiatori, coloro che non vi giungono a caso.
È soprattutto nei piccoli paesi dell’isola che ogni volta scopriamo un nuovo dettaglio architettonico, una scritta su un muro sbiadita o recente. Ogni volta accompagnati da racconti itineranti che viaggiano da piazza in piazza, da fontana a fontana, che sostano sotto un leccio o un castagno, che illuminano gli angoli nascosti di una bottega di Vico, di un focolare a Vivario o che si svegliano al suono delle campane sotto il tetto di una antica magnifica mansarda di fronte al palazzo del governo di Pasquale Paoli. Storie ricche di parole, sguardi, gesti che conferiscono pienezza al nostro re-stare come abitanti provvisori, temporanei e che provano a raccontare di coloro che abitano questo tempo.
È tramite la nostra amica Vannina Bernard Leoni, curatrice della rivista “Robba” e tanto altro, che al sole dei tavoli di U Museu a Corte veniamo a conoscenza del Tavagna Club. Alla tv locale France Corse via Stella avevamo già sentito parlare di questo collettivo che metteva in campo una serie di attività culturali per reagire alla desertificazione nella regione della Tavagna coinvolgendo i paesi circostanti. Incredibilmente poco dopo leggiamo un annuncio dove si accoglieva pubblico per la trasmissione L’ochijata su Via Stella dove gli ospiti sarebbero stati proprio quelli del Tavagna Club. Neanche il tempo di inoltrare la mail che la gentile Manon ci conferma l’appuntamento per il mercoledì successivo a Furiani a pochi km da Bastia, negli studi Pasta Production. L’intervista sarà seguita da una esibizione dal vivo del gruppo Tavagna. Subito dopo avremo modo di parlare con Francis Mercantei uno dei fondatori del Tavagna Club, membro nel gruppo musicale nonché sindaco di Talasani dove ha sede “ A Casa Rossa”, sede e tana dell’associazione.
“Lottare contro i mali che affliggono l’interno è l’asse principale del Tavagna Club” ci racconta nascondendo le parole dietro grandi baffi fluenti. «In questa ottica l’associazione punta continuamente sulla polifonia, la musica, il canto, le conferenze, le esposizioni, la ristorazione, la migliore conoscenza dei prodotti locali e artigianali».
Potevamo raggiungere Talasani il giorno dopo come suggerito dal sindaco ma abbiamo preferito anticipare quella visita per curiosità. Il paese lo andiamo a trovare un mercoledì sera di ottobre senza alcun appuntamento quando è senza trucco, mentre si prepara la cena, si beve un bicchiere per salutare la fine della giornata o semplicemente si cura lo sguardo ammirando l’isola di Montecristo all’orizzonte. Talasani è un villaggio situato a 400 metri di altitudine nel nord est dell’isola.
Questa antica pieve faceva parte dei cinque comuni che un tempo componevano il cantone della Tavagna, con Tagliu-Isulaccia (Taglio-Isolaccio), Peru-Casevechje (Pero-Casevecchie), Poghju è Mezana (Poggio-Mezzana) e Vilone Ornetu (Velone-Orneto).
È conosciuto per la resistenza dei suoi abitanti contro il governo del banco di San Giorgio e per aver dato i natali a Luigi Giafferi, figlio di Maria Marchetti e di Francesco Giafferi, capitano delle milizie di Tavagna, nobile del XII sec., proveniente da una famiglia imparentata con i caporali di Renoso, uno dei villaggi che oggi compongono il comune di Poggio Mezzana. È uno dei principali padri fondatori della Nazione Corsa e nel 1729 sconfisse i genovesi a Furiani vicino Bastia, durante la prima insurrezione che apre la Rivoluzione dei quarant’anni contro la Repubblica di Genova.
La fontana di San Rocco, «San Roccu» in Corsica, è la prima fontana che appare quando si arriva a Talasani. Si trova all’ingresso del villaggio e dopo una breve passeggiata si arriva di fronte al monumento ai caduti, estremamente curato. Ben dipinge il periodo tragico delle guerre mondiali che ha straziato tante famiglie anche qui in Corsica. L’affresco murale è stato realizzato dall’artista sarda Pina Mone e rappresenta tutta la popolazione del villaggio di Talasani riunita prima della partenza dei soldati per la Prima guerra mondiale. Girovaghiamo senza una meta precisa, curiosando dentro un balcone per cogliere quel dettaglio all’interno, per incontrare qualcuno che ci racconta del suo tempo a Parigi o che ci accoglie nella casa come si fa con amici di lunga data condividendo tempo e storie e costruendo ponti per nuove amicizie e conoscenze. Incredibilmente ci rendiamo conto di esser già stati qui qualche anno fa anche se solo di passaggio. Avevamo fatto una breve sosta a Talasani incuriositi da alcuni asini che si aggiravano soli e tranquilli lungo le strade, ma non avevamo né visto né saputo del Tavagna Club.
Il paese è sempre stato lì ad aspettarci, come sono sempre lì tutti quei villaggi nascosti fra le fronde delle colline o piantati sulle rocce nelle montagne in attesa che i vuoti vengano riempiti. In attesa di riprendere il racconto all’ombra dei castagni e dei fichi, al fresco delle fontane, magari riempiendo di vita un vecchio rudere destinato all’oblio che diventa uno spazio di co-working, una residenza artistica o la dimora delle voci dei bambini di una coppia che trova il suo posto in quel mondo meraviglioso e difficile.
Ci piace scoprire i villaggi. Andarli a trovare non per raggiungere la vetta e ammirarne il paesaggio, ma per incontrare, per ascoltare storie che se non raccontate a volte si perdono per sempre e diventano due date sul marmo, sul granito. Una di nascita e una di morte senza niente in mezzo che poi assomigliano sempre più alle nostre isole ciambelle con la popolazione sulle coste e il vuoto dentro. Paesi dove a volte gli stessi abitanti rassegnati ti dicono ma cosa venite a vedere non c’è niente, non siamo a Roma o Parigi ma per citare Pietro Clemente: «Forse Parigi e Londra o New York vanno meglio per chi si occupa di arte o di danza, le cose che ci sono a Pescarolo e Uniti o a Piadena mica si trovano in quelle città, e i libri – in effetti un po’ rari – che sono nati da Pescarolo e da Piadena, da Ribolla e Pieve Santo Stefano, a Parigi nemmeno se li immaginano» [5].
Il Tavagna Club non lavora solo su Talasani, ma anche su diversi villaggi della pieve con un’esperienza rara per le sue molteplici proposte e per la sua durata, oltre cinquant’anni di attività. Dopo le grandi migrazioni che iniziarono a spopolare i paesi negli anni sessanta, un gruppo di giovani ha messo in campo una serie di proposte e di azioni che hanno coinvolto la popolazione, sfociate nel Tavagna Club. Negli anni sessanta si partecipò al Riacquistu, un periodo fondamentale per l’isola dove la gente cercava di riscoprire la propria cultura negata o relegata ai margini dalla forte pressione centralizzatrice dello Stato francese. Grazie a questo periodo di lotte e ricerca , la Corsica ottiene fra l’altro la ri-apertura dell’università proprio a Corte dove nacque, fondata da Pasquale Paoli ,“U babbu di a patria” , negli anni dell’indipendenza e poi soppressa con l’avvento della dominazione francese.
«Naturalmente abbiamo pensato a come rivitalizzare i nostri villaggi – racconta Marcantei – si è voluto dare una risposta creando del nuovo. Questa risposta si è deciso che sarebbe stata creativa… Certo, all’inizio è stato difficile, ma ce l’abbiamo fatta».
La sede del Tavagna Club è la Casa Rossa aperta tutte le sere: bar, ristorazione curata, caffetteria. In questo luogo si può ascoltare musica, vedere mostre, partecipare a conferenze o semplicemente scambiare parole e sguardi in un mondo in cui anche nei villaggi la gente si richiude in casa e l’unica voce è quella della tv o dei social. Il Tavagna Club iscrive la totalità delle sue attività nell’ambito di una resistenza attiva alla de-socializzazione che accompagna la desertificazione dei villaggi. Una dimensione parallela è il teatro come mezzo di espressione, questa volta corporale, delle stesse componenti interiori dell’essere. Il club è un ibrido in itinere. Oggi è un’associazione, una compagnia teatrale, un gruppo musicale che fa ricerca, raccoglie e diffonde memoria e prospettiva insieme ai locali, e non solo, ma soprattutto dà prestigio e speranza a Talasani, alla Tavagna, ad altre zone dell’isola.
Uno degli appuntamenti principali sono “I luni di l’identità” che avvengono tutto l’anno dove si organizzano incontri tra produttori e artigiani locali, studiosi e curiosi del territorio isolano. Ogni lunedì, il programma comprende la visita di un villaggio con un mercato contadino che vende prodotti locali e incontri con i produttori della regione. «Le conferenze poi sono un momento importante per la comunità: invitiamo il pubblico a porsi domande su questioni che ci riguardano da vicino. Dopo le presentazioni dei relatori, ovviamente, le discussioni sono libere». È quel che ha insegnato Pigna, nella Balagna in Corsica, dove è la comunità – intesa come un condominio – a stabilire di volta in volta le regole del fare, in rapporto al progetto e alla missione della comunità stessa.
La sera si chiude con un concerto polifonico gratuito nelle chiese dei villaggi di Talasani e Peru Casevechje, seguito da un pasto per assaporare i sapori locali. L’attività aumenta poi in maniera considerevole da maggio a settembre dove sono numerosi coloro che ritornano nei paesi. Il mese di agosto si apre con l’Open di scacchi di cui tutti i corsi sono grandi appassionati e grandi giocatori. Ma sono sicuramente i concerti la parte più attesa e che coinvolge maggiormente la popolazione soprattutto a livello organizzativo. Il festival Settembrinu è una manifestazione musicale internazionale che ha la vocazione di valorizzare la ricchezza scenografica dei villaggi. In estate sono trenta le manifestazioni musicali di cui venti ospitate nel Tavagna Club, fuori stagione sono diciotto i concerti. Ed è bello pensare alla gente che si sposta fra i paesi, si siede al tavolo per un caffè oppure contempla sereno le isole dell’arcipelago toscano.
Le esibizioni vengono suddivise fra tutti i paesi circostanti della Tavagna e non è raro vedere giovani e meno giovani del paese dare una mano nei vari stand, anziane signore accogliere all’ingresso il pubblico e chiacchierare insieme ad artisti internazionali ognuno con la propria lingua e i propri sorrisi.
Quest’anno la presenza di Manu Chao ha richiamato presenze da tutta la Corsica e non solo, a tal punto che Talasani ha dovuto dire no a tanti che avrebbero assistito volentieri all’esibizione. Percorrendo la strada stretta e tortuosa che dalla costa si inerpica in Tavagna abbiamo pensato e sperato che un artista come Manu Chao abbia sicuramente apprezzato quella gente e quel luogo potendosi vantare di esser stato un Talasanincu temporaneo. Il festival accoglie anche la manifestazione Cartoon’s in Tavagna dedicata al disegno di stampa che spesso punta sul ruolo della satira.
ll Tavagna Club è soprattutto conosciuto per l’insieme Tavagna. Gruppo musicale in scena dal 1965. Dalla sua creazione ha registrato una quindicina di album. Tavagna si distingue per le collaborazioni con formazioni di jazz, musica barocca e medievale. Il suo primo obiettivo è la trasmissione del patrimonio polifonico attraverso concerti e workshop. È uno dei gruppi storici della Corsica e come affermano alcuni fondatori tre parole potrebbero definire il gruppo Tavagna: prima le esperienze, poi le esperienze e infine le esperienze.
Il gruppo percorre i diversi universi artistici e musicali che si dice siano divisi con un’apertura mentale che gli permette molte innovazioni, molte creazioni e persino un titolo meritato di precursori, in occasione di incontri tra tradizione e jazz, musica barocca o organo.
Nel gruppo Tavagna il canto polifonico si manifesta come una forma che si è conservata nonostante il trascorrere del tempo, canto del primordiale che cerca di riportare il pensiero a ciò che siamo per preparare al meglio ai nuovi cammini. Nel mondo di Tavagna il campo del canto è esteso quanto quello della vita ed è questa che si esprime attraverso queste diverse forme: la canzone prima, ancora molto lontana dalle facilità del folklore, testimonianza di una grande forza che ha avuto uno sviluppo nuovo e che nello stesso tempo mantiene e rinnova una tradizione.
La formazione completa è composta da: Ghjuvan-Carlu Adami (seconda, terza), Ghjuvan-Claudiu Albertini (seconda), Ricu Barre (bassu), Claudiu Bellagamba (seconda, bassu), Tumasgiu Cipriani (seconda, bassu), Daniele Gonet (terza), Ghjuvan-Petru Lanfranchi (terza, seconda), Ghjuvan-Stefanu Langianni (bassu, seconda), Carlu Levenard (bassu), Francescu Marcantei (bassu), Mighele Paoli (basso).
Forse questi progetti non possono essere in grado ancora di invertire la rotta, dove il tema fondamentale resta quello dei servizi, ma vogliono diventare pratiche stabili che abbiano come conseguenza l’attrazione dei territori per l’alta qualità della vita. In attesa di più corpose politiche di governance che garantiscano il diritto all’abitare, emergono comunque in Europa e non solo, associazioni e movimenti come il Tavagna Club che cercano di contrastare il fenomeno dell’abbandono partendo dal basso, immergendo nuova linfa in contesti a volte asfittici e rassegnati.
Qui la memoria del passato anziché presentarsi come deposito, come passato chiuso e riappropriabile solamente attraverso la ricerca, le fonti, la saggistica, si presenta attualizzandosi in spettacolo. Non tutto del passato era da rimpiangere, certo, ma qualcosa poteva e doveva essere preservato e poi tramandato, adattato alla vita del nuovo tempo. Si è riacceso qualche piccolo focolare, liberando le radici impolverate e intrecciandole con altre per creare qualcosa di nuovo piantato nella terra del passato ma proiettato nel futuro, così come il canto polifonico Corso e i ritmi di Manu Chao.
In Tavagna abbiamo preparato altri attracchi per la nostra associazione. Abbiamo costruito insieme un grande recipiente per contenere vecchie e nuova lingue da impastare dove come si usa dire da queste parti “A pratica vince a grammatica.”
Sono questi i luoghi di Corsica in cui ci sembra di recuperare soffi di vita. Luoghi dove si prova a rimettere l’uomo al centro, concedendo il tempo per apprendere nuove pratiche e saperi, per scambiare parole e opinioni, per stare in famiglia, nella natura, in viaggio con un bagaglio condiviso con la comunità.
In Corsica siamo arrivati come viaggiatori e siamo partiti sempre come amici. E ogni ritorno è diverso, impegna una riflessione su se stessi e sui propri spazi vitali. Ancora un altro paesaggio visto dalla finestra (landscape) che ad ogni viaggio diventa il nostro paesaggio interiore (mindscape). Alla fine siamo anche quello che scopriamo e custodiamo. E questa volta custodiamo nuovi paesi di una terra che come racconta la canzone del gruppo Tavagna:
Ma ci hè un locu in muntagna, chì mancu d’estate ùn vole siccà [6].
Dialoghi Mediterranei, n. 70, novembre 2024
Note
[1] Pruverbj, detti e massime corse, A. Mattei, 1979.
[2] www.rivistarobba.com
[3] Vedi articolo Seddaiu in Dialoghi Mediterranei, 57, settembre 2022
[4] La luna e i falò, C. Pavese, 1950.
[5] Paesi, storie, persone, in Il cannocchiale sulle retrovie, a cura di A. Sobrero, P. Clemente, 2012.
[6] L’Amanti maladitti, Tavagna, Blues di Paese, 1990.
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Corradino Seddaiu, laureato in Sociologia a La Sapienza di Roma con una tesi dal titolo “Paesaggi culturali. L’esempio dei Saltos de Joss nella Sardegna nord orientale”, è Presidente dell’Associazione culturale ‘Realtà Virtuose’, che opera nel nord Sardegna, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e la valorizzazione dei piccoli borghi con un’attenzione particolare alle tematiche ambientali e sociali locali orientate verso il cambiamento dei paradigmi in agricoltura e nel turismo. Membro della Rete delle associazioni della Sardegna, attualmente collabora con sociologi della musica e tecnici del suono per la realizzazione di una mappa sonora dei territori (fiumi, risorgive, borghi abbandonati, chiese, botteghe artigiane) al fine di creare un archivio sonoro a disposizione della collettività e di artisti che ne vogliano rielaborare i suoni e i rumori dando vita a musica e forme d’arte.
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