di Jeremy Boissevain
Nel 1983 un importante antropologo canadese ha osservato che in tutto il mondo «nuove celebrazioni vengono create e quelle vecchie vengono rivissute su una scala che è sicuramente senza precedenti nella storia umana» (Manning 1983: 4). Gli sviluppi che egli notò certamente valgono per Malta, che celebra circa duecento feste religiose all’anno. Si tratta di riti religiosi e cerimonie pubbliche colorate ed esuberanti. Di tutte le feste, le festi che onorano i santi patroni dei quartieri sono le più popolari. Queste celebrazioni offrono il principale spettacolo pubblico della campagna e lo hanno fatto per secoli.
La festa annuale è più di una semplice festa religiosa in onore del santo patrono locale, è una celebrazione gioiosa. Esprime anche l’identità sociale e geografica profondamente sentita da parte della comunità celebrante, sia essa il comitato della banda, un partito politico, una parrocchia e/o un villaggio. La festa è qualcosa che i membri della comunità aspettano tutto l’anno e molti volontari lavorano duramente per mesi per prepararla. La reputazione collettiva e il prestigio dipendono dal suo successo.
Indipendentemente dalla data liturgica della festa, quasi tutte sono ormai celebrate nei mesi estivi per garantire che decorazioni, fuochi d’artificio e visitatori non siano influenzati o disturbati dalla eventuale pioggia. Centinaia di residenti e turisti giungono nel paese che festeggia per osservare e partecipare al piacere dello spettacolo rituale. Tutti i visitatori maltesi hanno idee precise di come una buona festa dovrebbe essere celebrata. Niente di ciò che vedono o sentono sfugge alla loro attenzione critica perché, oltre a godere per la celebrazione, essi la valutano oggettivamente. Si misurano le decorazioni interne ed esterne della chiesa, l’illuminazione e la decorazione delle strade, il numero, le dimensioni e il talento delle bande locali di ottoni che assunte per l’occasione sfilano per il paese, la presenza della gente che affolla e osserva – incluso il numero di bus turistici parcheggiati – e, in particolare, la quantità, la qualità e il ritmo dei fuochi d’artificio, messi a confronto con quelli delle proprie e delle altre feste. L’onore della comunità celebrante dipende dal loro giudizio. Questa è una questione che riguarda tutti, e il villaggio – e/o il comitato della banda – si riunisce per mostrarsi agli estranei nella luce più favorevole.
Nel corso degli ultimi cinquanta anni, i rituali eseguiti nella chiesa sembrano essere rimasti invariati. Al contrario, la misura delle celebrazioni esterne più ludiche e teatrali delle feste è aumentata enormemente. Questo in larga misura a causa del notevole aumento del numero di gruppi musicali – la forza trainante che sta dietro alle celebrazioni della festa. Nel 1960 c’erano a Malta e Gozo una cinquantina di gruppi musicali. Entro il 2010 ce ne sono stati 83. Ancora più significativo è l’aumento della percentuale di frazioni che possono vantare due o più gruppi musicali. Nel 1960 poco più di uno su tre villaggi o città (19 ovvero il 34,5% del totale) ospitava due o più club di bande. Ma entro il 2010 si sono registrati diversi gruppi musicali nella metà delle comunità del Paese (27, ovvero il 49% di 55 borghi e città del Paese). La competizione più intensa e la pika ovvero l’animosità dei gruppi partecipanti alla festa normalmente si svolgono in queste comunità. Questa competitività è il motore che alimenta e spinge il costante incremento nella misura, nell’abbellimento e nelle pratiche innovative delle celebrazioni della festa.
Oltre il crescente numero di gruppi musicali, l’aumento del grado di spettacolarità è evidente in almeno altri quattro modi. In primo luogo, i festeggiamenti esterni durano più a lungo. Nel 1960 duravano tre giorni (l’ultimo giorno del Triduo, la vigilia della festa e il giorno della festa). Oggi durano per almeno una settimana intera. In secondo luogo, le decorazioni di strada sono diventate molto più elaborate e alcune hanno letteralmente assunto proporzioni gigantesche. Negli anni ‘60 gli ombrelli simbolici e i leoni, che venivano sventolati durante la rumorosa marcia che segnava la fine del Triduo il venerdì, erano tenuti in mano. Oggi gli ombrelli, i leoni e i Sorprizi ovvero le sorprese ad effetto sono diventati enormi, addirittura aggeggi colossali che devono essere spinti su ruote. In terzo luogo, le nuove convulse marce di mezzogiorno (marci ta ’fil-gihodu) eseguite nel cuore della festa e introdotte a metà degli anni ’70, sono diventate sempre più diffuse e chiassose. Infine, la quantità, la qualità e le dimensioni dei fuochi d’artificio sono aumentate in modo spettacolare sin dagli anni ‘60.
I fuochi d’artificio
I fuochi d’artificio per molti spettatori sono l’aspetto più teatrale ed emozionante della festa. Affascinano soprattutto i ragazzi e i ragazzi dei villaggi a Malta non fanno eccezione. Dopo la festa sciamano fuori nella zona da cui sono stati lanciati i fuochi d’artificio e, come corvi su un campo di grano dopo la raccolta, cercano nel terreno resti dei petardi inesplosi. Molti di loro vengono attivamente coinvolti nella produzione dei fuochi d’artificio per la festa. Joseph Theuma, presidente della Associazione Pirotecnica di Malta, mi ha detto che il suo interesse per i fuochi d’artificio che durava da una vita era iniziato in questo modo. Altri hanno raccontato che il produrre i fuochi d’artificio dava fiducia ai giovani. Un ufficiale del comitato della Banda della Pace a Naxxar ha notato che i giovani addetti ai fuochi d’artificio diventavano più sicuri di sé, più fiduciosi in se stessi; era ed è un lavoro pericoloso ma altri vegliavano su di loro. Sia uomini che donne preparano la maggior parte degli altri aspetti della festa, ma i giochi pirotecnici sono esclusivo dominio maschile.
Per la maggior parte delle migliaia di maltesi che visitano le rispettive feste durante l’anno, i fuochi d’artificio costituiscono un elemento assolutamente essenziale delle celebrazioni. I Dvd delle feste dedicano una straordinaria quantità di tempo ai fuochi d’artificio. Il Dvd relativo alle celebrazioni della Madonna dei Gigli del 2006, per esempio, dura 198 minuti, di cui 113 minuti – il 57% del tempo – è stato dedicato a discussioni, a scene e ai suoni dei fuochi d’artificio.
Fare fuochi d’artificio è altamente pericoloso. Dal 1980 al 2010 settantacinque persone sono morte a Malta e Gozo a causa di esplosioni dei petardi: un tasso pari a 2,4 morti l’anno (Bartolo 2010). Nel 2010 dieci persone sono rimaste vittime delle esplosioni di fuochi d’artificio. Il tasso medio di Malta di 14,8 incidenti per un milione di persone è uno dei più alti nel Mediterraneo (Kumissjoni Ambjent 2006: 3). Inoltre, il 19% delle persone ferite o uccise da fuochi d’artificio erano sedicenni o addirittura più giovani [1]. L’applicazione rigorosa di norme sui fuochi d’artificio è sempre stato un problema. Petardi possono essere lanciati da siti remoti dietro muri di pietra nella campagna circostante un villaggio. Nel 1961 un poliziotto del villaggio di Kirkop mi ha detto che erano stati dissuasi dall’interferire poiché i tubi di lancio avrebbero potuto «accidentalmente scivolare» e i petardi di fuoco in direzione delle persone avrebbero potuto vagare nei pressi dei siti di lancio. A quel tempo, il reverendo Benny Tonna, che poi sarebbe diventato monsignore e arciprete di Rabat, mi raccontò che aveva sentito dire che gli appassionati di fuochi d’artificio a Rabat avevano montato i tubi per i lanci su un camion riempito di sabbia e l’avevano guidato lungo la periferia della città sparando petardi da postazioni remote. Non i rumorosi petardi aerei, ma i fuochi d’artificio aerei colorati e gli ingegnosi artifici pirotecnici da terra, sono la fonte principale di infortuni. La miscela di sostanze chimiche e di esplosivi utilizzati per i fuochi d’artificio colorati sono altamente instabili.
Nonostante l’attrattività e la popolarità dei colorati giochi pirotecnici aerei e di terra (giggifogu), i maltesi «mostrano una preferenza speciale per i fuochi d’artificio che fanno rumore». Questa è stata la conclusione di un’indagine dettagliata della produzione totale di vari tipi di fuochi d’artificio prodotti da 23 fabbriche durante gli anni 1996-1998 (Bondin 1999: 102). Questa predilezione per il rumore rispetto alla bellezza costituisce un evidente pericolo per la salute e una fonte di notevoli attriti e tensioni sociali tra coloro che vivono nei villaggi o nelle zone limitrofe ai festeggiamenti. Se il livello medio di rumore dei fuochi d’artificio è generalmente inferiore a quello noto che può danneggiare la salute, talvolta era tuttavia superiore all’accettabile. D’altra parte, alcuni dei petardi, bombe e kaxxa infernali regolarmente bruciati durante la Hrug (l’uscita della statua dalla sua nicchia), la processione delle Translazzjoni alla vigilia o all’inizio della processione il giorno della festa, possono produrre un alto rumore impulsivo così forte (120-130 DBA) da danneggiare l’orecchio e compromettere l’udito (Tandon 2003 Kummissjoni Ambjent 2006: 5).
Coloro che soffrono di più fisicamente sono non solo gli abitanti dei villaggi vicini, ma anche gli addetti all’accensione dei petardi e gli entusiasti seguaci che viaggiano da festa in festa per osservare i fuochi d’artificio aerei e, in particolare, i pezzi del set dei giggifogu. Le donne in gravidanza, i bambini e i neonati, gli anziani e gli infermi sono vulnerabili, come lo sono alcuni animali. La Commissione ambientale diocesana ha anche osservato che gli elevati fragori dei giochi pirotecnici danneggiano gli affreschi e i dipinti che decorano l’interno delle cupole delle chiese a causa delle esplosioni e dei tremori conseguenti ai potenti petardi. Il rapporto avverte anche che le 200 tonnellate di prodotti chimici d’artificio esplosi annualmente potrebbero produrre effetti tossici ancora inesplorati. L’amato display dei giggifogu è particolarmente sospetto. Ho spesso fatto parte della folla di spettatori in piedi a pochi metri dall’intricato quadro eruttante scintille colorate che girano e di suoni assordanti e sono stato avvolto in un sudario opaco di acre fumo soffocante.
Nel tentativo di limitare l’escalation costante degli eccessi dei fuochi d’artificio e gli inevitabili incidenti, il governo nel 1998 e di nuovo nel 2010 ha ridotto le dimensioni dei fuochi e il numero dei lanci consentiti [2]. Anche la Chiesa è da tempo allarmata dagli estremi parossistici a cui la devozione alle feste ha portato. Già nel 1935 ha promulgato una serie di norme volte a ridurre la misura spettacolare su cui le feste secondarie potevano essere celebrate [3]. Nel 2002, l’arcivescovo ha emesso un Decreto per limitare le celebrazioni esterne della Festa al fine di ripristinare il decoro e mitigare la pika. Ma questi provvedimenti furono ugualmente largamente ignorati. Nel 2002, l’Arcivescovo ha emesso un Decreto per limitare le celebrazioni esterne della Festa al fine di ripristinare il decoro e mitigare la pika. Ma questi furono ugualmente largamente ignorati. Nel 2006 la Commissione ambientale diocesana ha pubblicato uno studio sugli effetti nocivi che il forte rumore e i fumi tossici prodotti dagli artifici pirotecnici hanno sull’udito e sulla salute.
Quindi, al fine di ripristinare la dimensione religiosa fortemente indebolita nelle feste patronali e ridurre la pika, la Curia nel 2009 ha proposto un altro, più rigoroso, insieme di regole volte a controllare l’estrema competitività: ha imposto un codice di abbigliamento, ha vietato l’indisciplinato comportamento/briju associato alle sfilate chiassose, in particolare la marc ta’ fil-ghodu, ha bandito le sorprisi e ha interdetto altre decorazioni di strada dopo il 2013 (Arcidiocesi di Malta 2009; Nirrestawraw il-Festi Flimkien.). Queste proposte hanno provocato un’estrema reazione [4] emotiva e, da ciò che capisco, sono ancora in discussione.
Fuochi d’artificio come marcatori sociali
I fuochi d’artificio sono anche degli indicatori sociali. Senza dubbio, sono pericolosi e rumorosi. Essi assaltano i sensi ma sono parte intrinseca della cultura maltese. Dividono anche il paese. Alcuni li amano, altri li detestano. Le due fazioni si combattono in un animato dibattito pubblico condotto attraverso la stampa.
Durante la stagione della festa i quotidiani di lingua inglese, in particolare The Times, pubblicano lettere, articoli ed editoriali che lamentano il forte rumore dei petardi. Questa controversia è andata avanti per tutto il tempo in cui sono stato in contatto con Malta (dal 1956). A coloro che criticano i fuochi d’artificio sono opposte pochissime risposte e ci sono due ragioni per questo.
La prima va ricondotta al fatto che coloro che crescono con i rumorosi fuochi d’artificio come parte della loro cultura – in particolare gli abitanti dei villaggi nel sud di Malta – non sono per lo più a conoscenza dei commenti negativi dal momento che in genere non leggono i giornali di lingua inglese. Infatti, a Kirkop nel 2004 nessun quotidiano britannico era venduto nel paese. La stampa in lingua maltese è più in contatto e socialmente in sintonia con la cultura dei villaggi rurali e i piccoli centri urbani che non i giornali di lingua inglese, e ciò vale anche per le questioni legate ai fuochi d’artificio. The Times (di Malta), in particolare, si presenta come effettivamente sbilanciato a favore dei lettori assai critici e contrario a quanti apprezzano i fuochi d’artificio. Ecco un esempio del modo in cui la fatale esplosione di fuochi d’artificio del 1992 a Kirkop è stata riportata da The Times .
Il 1 giugno 1992 The Times ha dato al fatto di cronaca un piccolo spazio in prima pagina e un articolo di 160 parole. Per contro, lo stesso giorno il giornale l-orizzont ha annunciato questa tragica esplosione con un titolo a caratteri cubitali in prima pagina, una foto della fabbrica danneggiata e un articolo di 4000 parole che ha coperto due terzi della pagina e una parte della successiva. Tre settimane più tardi, come commento sulla tragedia di Kirkop così come per la morte, il 15 giugno, a seguito di un fatale incidente per i fuochi d’artificio a Zebbug circa nello stesso periodo (The Sunday Times, 21 giugno 1992: 11) ha pubblicato una vignetta di un uomo che esplode, con i suoi intestini che scoppiano tra stelle di fuochi d’artificio. Era accompagnato dalla seguente poesia:
È di nuovo tempo di festa Così divertente vedere i petardi Mentre illuminano il cielo, E sentire i nostri bambini che urlano, E guardare i nostri giovani uomini morire. Che gioia fare oblazione Come fecero i pagani di un tempo … Forse la tragica madre Si erge orgogliosa nel sangue versato di suo figlio!Irritato dal commento irriverente, ho scritto una lettera all’editore che è stata pubblicata la settimana successiva insieme colla risposta dell’editore (The Sunday Times, 28 giugno, 1992).
«Ancora una volta il suo giornale ha mostrato i suoi pregiudizi di classe e la sua spaventosa ignoranza dei valori dei suoi non-lettori, che costituiscono la stragrande maggioranza in questo paese. … Suggerire che la madre di … qualsiasi vittima dei fuochi d’artificio “forse … si erge fiera al sangue di suo figlio” è morboso. Voi dovete alle famiglie delle vittime ed ai vostri lettori più intelligenti delle scuse immediate» (Naxxa, J. Boissevain).
Nota del redattore:« … [La] vignetta domenica scorsa aveva lo scopo di attirare l’attenzione su una mentalità che, nonostante queste e simili tragedie, ahimè persiste, e non voleva proporre alcuna riflessione sulle famiglie delle due vittime. Se è stata data una tale impressione, ci si rammarica sinceramente. Ci chiediamo, però, dove il nostro “pregiudizio di classe” e “l’ignoranza dei valori” entrano in gioco».
Non ho risposto all’editore ma la mia lettera ebbe l’effetto che avevo sperato; cioè provocare le persone che amano i fuochi d’artificio e indurle a prendere la parola. Un lettore da uno dei villaggi del Sud ha infatti scritto una forte risposta all’editore due settimane più tardi:
«Vorrei unirmi al professor Jeremy Boissevain … nella sua rabbia per la vostra vignetta…Quello che mi ha sorpreso è stata la nota editoriale. … Quando il vostro giornale si renderà conto che i fuochi d’artificio sono parte della nostra cultura e che la loro produzione è un’estensione della cultura “del rischio” così prevalente nel nostro tempo? Si tratta di una continuazione delle attività della corsa di auto orientata al rischio, … dell’alpinismo, del paracadutismo in caduta libera, etc. La sua vignetta ha provato a condannare un’attività “di rischio” intrapresa da una certa classe che molto probabilmente mai si è presa la briga di acquistare il vostro giornale. Altre attività “a rischio”, promosse e finanziate da una sezione influente della società, non vengono mai condannate, ma molto spesso lodate… Ciò che il suo giornale non ha mai capito è che il tentativo di imporre una certa antipatia per i fuochi d’artificio offende le migliaia di maltesi e turisti che affollano le feste dei villaggi e di tutti gli altri abitanti dei dintorni che con le loro auto restano in attesa di uno spettacolo meraviglioso. Possa Dio aiutare i produttori di fuochi d’artificio e muovere il Governo ad aiutarli in modo più efficace così da far rispettare la legge» (Tarxien, J.L. Vella).
La seconda ragione che spiega le poche risposte alle lettere dei critici pubblicate dalla stampa in lingua inglese è la conoscenza largamente insufficiente dell’inglese da parte della maggioranza degli abitanti dei villaggi e dei centri rurali, i quali non sono nelle condizioni di sostenere le accese polemiche su The Times che i loro avversari desidererebbero. Ci sono naturalmente eccezioni, come sopra. Ma il modello è lì. Non è solo una questione dei cinque sensi, ma anche di classe. La gran parte degli abitanti dei villaggi di campagna e delle città del Sud, noti per la diffusione dei fuochi d’artificio, sono persone che hanno frequentato presso scuole statali dove l’insegnamento si pratica in lingua maltese e che a casa parlano tra di loro in lingua maltese. Al contrario, coloro che vivono in comunità di status più elevato al nord della linea Floriana-Rabat sono per lo più professionisti e coppie benestanti, in genere educate in inglese nelle scuole private e presso istituti religiosi abituati a parlare inglese ai loro figli (se non l’uno all’altro) [5 ]. La posizione che la gente assume riguardo ai fuochi d’artificio è dunque molto legata alla classe. Per citare l’esperto pirotecnico Joseph Theuma di nuovo:
«Le Festi appartengono al popolo, il-poplu. Soprattutto i villaggi del sud vantano una grande tradizione per i fuochi d’artificio. I villaggi del Nord hanno meno fabbriche e quindi tanti devono acquistarli. Stella Maris spende circa Lm 7000 [euro 16.300] per i giochi pirotecnici. Questa somma è raccolta da persone della classe lavoratrice, non da sinjuri [persone benestanti]».
L’atteggiamento negativo verso i fuochi d’artificio dei mittenti di lettere a The Times conferma anche la variabile geografica e il pregiudizio di classe. Tra marzo e giugno 1965 e nel mese di agosto 1967 ho raccolto 34 ritagli dal Sunday Times of Malta che esprimevano commenti sui fuochi d’artificio. Tre quarti di questi (26) erano scritti da persone provenienti da comunità del Nord. Di queste lettere, 22 erano contrarie ai petardi. Gli autori delle lettere criticavano coloro che favorivano i fuochi d’artificio con un linguaggio spesso irrispettoso e offensivo e chiaramente si vantavano di essere più istruiti, meglio informati e ben più intelligenti e superiori a quelli che approvano i petardi. Ecco alcuni frammenti (corsivo aggiunto):
«Le persone istruite a Malta non amano stordirsi con bombe e petardi» (EB, La Valletta, 24 aprile, 1965);
«Come è assurdo spendere tutto quel denaro in fumo!!!!» (Veteran, Floriana, 22 agosto, 1967);
«Amanti irragionevoli di forti scoppi» (R.B., San Giuliano, 28 agosto, 1967);
«Modo hitleriano di pensare» (J.P.V., Birkirkara, 28 agosto, 1967);
«La minoranza di persone ignoranti che non hanno sentimenti per i malati, gli anziani, i bambini o gli animali» (Cittadino di Malta, Hamrun, 28 agosto, 1967).
Conclusioni
Il potere relativo e l’impatto che i colori, le folle, il briju, gli odori, la musica, le grida e le esplosioni di una festa hanno sui sensi dipende molto dal ruolo del partecipante, sia locale o estraneo, maltese o turista, celebrante attivo o osservatore, abitante del villaggio o suburbano, operaio di fuochi o persona appartente ad una banda, sacerdote o laico, cattolico o protestante, prete di villaggio o della curia. In modi diversi, tutti sono interessati. I suoni della festa sono particolarmente coinvolgenti. Come abbiamo visto, sono degli indicatori sociali. Per gli abitanti dei villaggi – in particolare quelli provenienti da zone rurali e meno sviluppate del Sud di Malta – i suoni di tutti i tipi di fuochi d’artificio, dai musketterija e da un kaxxa infernali al bombi tas-salut e al giggifogu, sono componenti familiari ed essenziali della celebrazione annuale in onore del loro santo patrono. Eppure la maggior parte della urbanizzata élite anglofona e i loro vicini della classe medio-alta percepiscono questi stessi suoni e il briju dei giovani durante la marci ta ’fil-ghodu come un’intrusione aggressiva e incivile, una manifestazione di selvatichezza primitiva che è un minaccioso assalto da parte di una minoranza di classe operaia – “non istruita”, “ignorante”, “irragionevole” e “insensibile” – sul loro comfort e sullo stile di vita. Molti apertamente definiscono le Festi “manifestazioni pagane”.
Eppure, il suono e l’ampia gamma cromatica ed estetica dei fuochi d’artificio, l’originalità delle decorazioni delle strade e l’entusiastica performance dei giovani del villaggio e degli uomini e delle donne che sono sempre più numerosi ad assumersi la responsabilità della pianificazione, dell’organizzazione e della promozione delle celebrazioni sono in realtà manifestazioni della loro devozione, della loro fedeltà al santo patrono, della loro adesione al comitato della banda per il quale hanno lavorato su base volontaria per lunghe ore di dura fatica. Le nuove rigorose misure proposte dalla Curia di eliminare la concorrenza e rendere più misurate e sobrie le processioni, se efficaci, potrebbero benissimo spegnere l’intensa soddisfazione e l’impegno competitivo che cercano e trovano nel preparare la festa del loro patrono. Come un saggio sacerdote gesuita in pensione mi ha fatto notare mentre osservavamo il molto brioso ta ’fil-ghodu di fronte alla chiesa parrocchiale di Naxxar: «Questo è praticamente l’unico legame che molti dei giovani di oggi hanno con la Chiesa. Eliminandolo, si taglia il link».
Dialoghi Mediterranei, n.15, settembre 2015
(Traduzione dall’inglese di Giuseppa Ripa)
* Questa è una versione ridotta e modificata di Boissevain (2007) e ripubblicata in lingua maltese (Boissevain 2011).
Note
[1] Circa il 18% di questi incidenti erano legati allo stoccaggio illegale o alla fabbricazione di fuochi d’artificio, e il 56% si è verificato durante la preparazione dei fuochi d’artificio in fabbrica, mentre solo il 4% è accaduto durante i fuochi. Gli amanti irresponsabili della Festa che vagano nelle fabbriche di fuochi d’artificio nella settimana precedente sono causa di molti problemi (Ibid: 3-4).
[2] Durante gli otto giorni della festa un massimo di sette ore di salve aeree e display sono ammessi, il diametro dei murtali (castagnole o bombe aeree) non deve superare i 15 centimetri ciascuno (alcuni avevano avuto un diametro di 25 centimetri) e i fuochi d’artificio a terra (giggifogu) devono terminare prima dell’1:00 del mattino seguente (Legal Notice 243 del 1998). Nel 2010 ulteriori restrizioni del Governo ridussero il diametro consentito dei murtali da 15 a 12 centimetri.
[3] Questi stabilivano che per le feste secondarie non doveva esserci nessuna Traslazione di Sante Reliquie alla vigilia, che solo la chiesa e la zona immediatamente adiacente ad essa poteva essere illuminata e che solo una banda alla vigilia e una nel giorno del festa sarebbero state permesse, limitavano i display dei fuochi d’artificio e stabilivano che le opere d’arte introdotte per le feste secondarie dovevano essere meno costose e spettacolari di quelle per le feste titolari (Concilium Regionale 1935. Decreta (Malta:. Empire Press, 1936: 91).
[4] Vedere per gli esempi, Times of Malta, 5th and 6th October 2009.
[5] Per una discussione del prestigio sociale di varie aree residenziali a Malta cfr. Boswell (1994).
Riferimenti bibliografici
Bartolo, E. 2010. “Highest number of deaths by fireworks in the last 30 years”. MaltaToday.http://www.malgtatoday.com.mty/print/3548.
Boissevain, J. 2007, Feasts and Fireworks in Malta: A Sensory Cascade, in Rob van Ginkel and Alex Strating, eds.,Wildness and Sensation: An Anthropology of Sinister and Sensuous Realms, Amsterdam: Spinhuis Publishers: 217-235.
________.2011, Festa, Saints and Fireworks: Harsa fuq medda ta’ 1960-2010 (translation by C.J. Farrugia), in C.J. Farrugia, ed. l-Festa: Kultura u Identità (Rapport dwar is-Seminar Nazzjonali, 31 Ta’ Marzu 2011), Mqabba: Società Muzikali Madonna tal-Gilju: 39-46.
Bondin, M. (1999), The Feasibility of Setting up a Fireworks Factory, Unpublished BA (Hons) Accountancy Dissertation. University of Malta.
Boswell, D.M. (1994), The Social Prestige of Residential Areas, in: R.D. Sultana and G. Baldacchino (eds.), Maltese Society. A Sociological Inquiry, Malta: Mireva Publications: 133-161.
Kummissjoni Ambjent (2006), L-Impatt Ambjentali tal-Festi Maltin, Malta: Kummissjoni Ambjent, Arcidjocesi ta’ Malta.
Manning, F.E.. 1983. “ Cosmos and Chaos”, in F.E. The Celebration of Society, Bowling Green: Bowling Green University Popupular Press: 3-30.
Tandon, N. (2003), Firecrackers noise. Noise and Vibration Worldwide, 33: 9-12.
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