di Melo Minnella
A volte, nel corso di un viaggio, si possono fare strani incontri, anche piacevoli. Qualche anno fa l’incontro, piacevole, è avvenuto con la Morte. Dall’alto della cantoria della co-cattedrale di San Giovanni a La Valletta, c’è stata la prima manifestazione di interesse verso questa temuta ma sicura resa dei conti finale.
Una ordinatissima e coloratissima scacchiera di lastre tombali, dicono 370, intestate ai maggiori personaggi dell’establishment maltese, rende conto dell’importanza che nei secoli, soprattutto XVII e XVIII, hanno avuto i Cavalieri nella difesa dell’isola di Malta e dello straordinario coinvolgimento di tutte le popolazioni cristiane del Mediterraneo nello sfruttamento delle enormi ricchezze accumulate dai Cavalieri.
Una minuziosa ricognizione porta poi alla scoperta di nomi altisonanti nel campo degli artisti, degli architetti e degli ingegneri militari.
Una cospicua parte è rappresentata dalla nazione italiana che è ben guidata dal grande pittore seicentesco Mattia Preti, nativo di Taverna, in Calabria e sepolto
quasi all’ingresso del tempio nel 1699. Malta è stata la sua seconda patria, e ha lasciato un’eredità di più di 500 opere di pittura ed anche di architettura.
Ben più fortunato quindi del Caravaggio che ha realizzato poche ma splendide tele ma ha rischiato di lasciarci le penne in quelle prigioni.
Questo travolgente impatto con la rappresentazione della morte ha solleticato il mio interesse verso la creatività degli artigiani che naturalmente dovevano diversificare di volta in volta, a seconda delle caratteristiche e le cariche ricoperte, la somiglianza agli attributi svolti in vita.
Il mio interesse, che in un primo momento era indirizzato a scoprire le correlazioni fra il barocco maltese e quello siciliano, improvvisamente cambiò direzione.
Continuai ad andar per chiese ma soprattutto cominciai ad esplorare con attenzione gli interni, i pavimenti.
Così scopro che la cattedrale di Mdina ha altrettante lastre; le chiese di San Paolo, a La Valletta e a Rabat, ne accolgono un bel pò. Altre chiese poche e ad ordine sparso, e così sia.
Evidentemente doveva operare sull’Isola una equipe di scalpellini e maestri di notevole esperienza. Ma da dove provenivano i marmi preziosi tagliati per questi particolari monumenti? Sulle isole maltesi, a parte la globigerina, bella pietra tufacea facilmente modellabile, non c’è la benché minima presenza di alcun tipo di marmo. Da molto tempo si rimpiange la scomparsa del meraviglioso giallo di Castronovo o del fiammante rosso di Castellammare. Potremmo concludere che, entro certi limiti, sono finiti per essere calpestatidai fedeli della cattolicissima nazione maltese?
Per quanto riguarda gli artisti, potrei anche azzardare, conoscendo e avendo anche pubblicato un libro sui marmi mischi siciliani, che una parte di questo ben di Dio sia stata creata dai nostri maestri.
Confesso che non ho bloccato la mia professionale curiosità alle “crozze di morte” maltesi. Roma è stata la naturale prosecuzione nella ricerca, che ha dato buoni frutti.
Negli ultimi tempi, con l’evoluzione o, forse meglio, involuzione dei gusti, la moda si è impossessata di questa particolarissima icona un tempo tanto temuta e vituperata, lanciandola sui petti della bella gioventù, spesso in concorrenza con i sempre più diffusi tatuaggi che prima, nascosti e di piccole dimensioni, ora traboccano e invadono tutte le parti del corpo.
Dialoghi Mediterranei, n.10, novembre 2014
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Melo Minnella, maestro fotografo dagli anni ’50, quando ha cominciato ad esplorare con la macchina fotografica l’universo siciliano, interessandosi in particolare all’arte popolare e ai vari aspetti del mondo contadino tradizionale. Vanta collaborazioni con note riviste e prestigiose testate straniere. Negli ultimi anni ha puntato la sua attenzione su civiltà lontane, soprattutto orientali. Tra i numerosi libri pubblicati si segnalano i seguenti titoli: Pasqua in Sicilia (1978), Sicilia ritrovata (1981), La ceramica Florio (1985), Dimore storiche di Sicilia (1998), Il Natale in Sicilia (2003), Isole di Sicilia (2011), Libro siciliano (2012), Bambini, l’altra faccia del mondo (2013).
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