La competitività imperante nell’era dell’economia globale, che porta a una crescente concentrazione delle imprese; la finanziarizzazione dell’economia, che fa del mercato il solo e unico dio, fino all’aberrazione che basta una parola di qualche big o che soltanto si profili la possibilità che un partito possa vincere le elezioni in Grecia, perché gli speculatori, comprese le banche, possano fare crollare impunemente le borse o fare fallire un Paese; le politiche neoliberiste che sono stato il viatico di questi processi e che hanno determinato il progressivo aumento delle disuguaglianze sono la causa della grande crisi che viviamo ormai da anni. Se aggiungiamo, nel nostro Paese, la mancanza d’investimenti in ricerca e innovazione, la corruzione e l’evasione che, da una parte, priva lo Stato di enormi risorse per investimenti pubblici e, dall’altra rende insopportabile il carico fiscale per chi le tasse le paga, tutti questi fattori fanno pagare i conti alla popolazione più debole: aumenta la disoccupazione e ogni giorno centinaia di lavoratori perdono il posto di lavoro.
Diritti fondamentali, conquistati nell’arco di due secoli, sono a rischio e lo stesso “diritto di avere diritti”, con le parole di Hannah Arendt. Giorno dopo giorno, vi sono aziende che chiudono o delocalizzano con conseguenti licenziamenti collettivi, che è il titolo attualissimo del libro di Vincenzo Fabrizio Giglio, mazarese dal 2002 trasferitosi a Milano, avvocato e giuslavorista (I licenziamenti collettivi, Giuffrè editore 2014).
L’autore, dopo un breve excursus storico, evidenzia la problematicità della disciplina giuridica del lavoro, dovuta alla necessità di contemperare esigenze ed interessi meritevoli di tutela, ma anche l’incertezza che regna per la difficoltà ad orientarsi ed individuare l’effettiva volontà legislativa, anche da parte degli stessi addetti ai lavori, in una giungla di norme, che mutano continuamente. Prova e conferma di ciò è il fatto che le norme in vigore, di cui si occupa l’autore, sono già in fase di mutamento con la riforma del Governo Renzi del Jobs Act, che rimodella e in parte elimina alcune fattispecie contrattuali, che svuota ulteriormente l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori con relativa diminuzione delle tutele.
Ovviamente, la questione del complesso e controverso ginepraio di norme non è limitata alla legislazione del lavoro ma riguarda tutta la legislazione e la giurisprudenza, in cui si accavallano e si sovrappongono norme e sentenze, talvolta contraddittorie, con continui rimandi ad altre norme precedenti; una situazione che postulerebbe la necessità di un riordino complessivo, sull’esempio del diritto romano, che fu diritto comune in Europa fino alla prima metà del 1800 e che, comunque, influenzò successivamente tutti gli Stati europei e anche il diritto anglosassone.
I Romani, dopo la legge delle Dodici Tavole (V secolo a. C.), sentirono la necessità costante di una sistematizzazione del diritto. Nel 126 d. C., l’imperatore Adriano incaricò il giurista Giuliano di riordinare le leggi fino allora in vigore. Una tappa fondamentale fu la Costituzione di Caracalla del 212 d. C., cui seguì il Codex gregorianus nel 293, il Codex Hermogenianus qualche anno dopo e il Codice Teodosiano tra il 333 e il 425 d. C. Infine, dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente nel 476, l’imperatore d’Oriente Giustiniano, per soddisfare esigenze di chiarezza e certezza del diritto, riorganizzò tutto il materiale legislativo e della giurisprudenza classica, noto come Corpus iuris civilis (529), per facilitare la consultazione, porre fine alle lungaggini processuali e per una maggiore semplificazione e funzionalità delle istituzioni.
Il volume di Fabrizio Giglio, non soltanto espone le diverse disposizioni di legge nazionali e comunitarie in tema di diritto del lavoro, ma analizza anche le diverse problematiche interpretative che l’applicazione delle norme impone, a partire dalle procedure di mobilità e della Cassa integrazione, i diversi tipi di licenziamenti (individuali, plurimi, collettivi) e le relative procedure, i soggetti interessati, i requisiti oggettivi e soggettivi, gli eventuali vizi dei licenziamenti fino alla L. 28 giugno 2012, n. 92, nota come “Riforma Fornero”, analizzando anche l’uso degli strumenti telematici ( PEC e firma digitale). Il tutto corredato dalla giurisprudenza, in particolare della Cassazione.
Il volume, oltre ad essere un’attenta ricognizione e analisi giuridica delle fonti legislative, si conclude con un’appendice contenente le principali norme che regolano la materia e fornisce un utile elenco dei principali uffici pubblici, nazionali e territoriali, con competenza in materia di lavoro, divisi per regioni e provincie, con relativi indirizzi, anche telematici e numeri di telefono.