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Il filo della memoria. Le Case Museo dei personaggi illustri italiani

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CIP

di Marco Capaccioli 

Nel vocabolario Treccani della lingua italiana si leggono le seguenti definizioni:

«Casa: costruzione eretta dall’uomo per propria abitazione; più propriamente, il complesso di ambienti, costruiti in muratura, legno, pannelli prefabbricati o altro materiale, e riuniti in un organismo architettonico rispondente alle esigenze particolari dei suoi abitatori.

Casa Museo: abitazione privata di particolare interesse storico e culturale, di solito perché abitata in passato da un personaggio illustre, trasformata in museo aperto al pubblico.

Memoria: la capacità che l’uomo in particolare ha di ricordare, cioè di conservare e richiamare alla coscienza nozioni ed esperienze del passato». 

Già nel Medioevo, un’epoca in cui il concetto di memoria e l’idea della conservazione di un bene culturale erano certamente diversi da oggi, si aveva la coscienza di tutelare le case di persone illustri, in questo caso, la casa di un poeta vivente, sia pur famosissimo. Scrive Francesco Petrarca in una lettera a Giovanni Aretino nel 1350: 

 «Sappi adunque che nell’anno del giubileo tornando da Roma io passai per Arezzo, e alcuni nobili tuoi concittadini, che facendomi onore mi vollero accompagnare fuor delle mura, senza dirmi nulla mi condussero a quella strada, e ivi additandomi la casa in cui nacqui, non grande invero né ricca, ma quale alla condizione di esule si conveniva, tra le molte cose che mi narravano fuvvene una, alla quale, per dirla con le parole di Tito Livio, prestai piuttosto meraviglia che fede; cioè che venuto talento al padrone della casa di restaurarla e ingrandirla, ne fu dal magistrato a lui fatto divieto, perché punto non si mutasse da quella che era; quando fra quelle mura alle miserie e ai travagli della vita umana nacque quest’uomo omociattolo, questo miserabilissimo peccatore» (Seniles, XIII, 3). 

L’Associazione Nazionale Case della Memoria costituisce in Italia l’unica realtà associativa a livello nazionale che raccoglie e mette in collegamento tra di loro le numerose abitazioni che testimoniano l’attività e l’opera di importanti personaggi. Lo scopo non è solo quello di salvaguardare queste dimore storiche ma anche di farle conoscere e valorizzarle, consapevoli che per capire le opere dei grandi scrittori, poeti, pittori, musicisti, insomma dei grandi artisti, può essere utile anche incontrarli  in quelle che sono state le loro case, dove possiamo trovare molto della loro vita più intima, della loro quotidianità, del loro forte legame con il territorio. Dunque, le Case della Memoria rappresentano un ponte tra passato, presente e futuro. 

274643188_10209637931422694_1098098468708155974_nNel romanzo Le città invisibili, proprio a proposito dell’immagine del ponte, Italo Calvino fa dialogare Marco Polo e l’imperatore Kublai Khan riguardo questa architettura che per reggersi ha bisogno dell’apporto di ciascuna delle pietre che la compongono. Dopo che Marco Polo ha descritto il ponte pietra per pietra, Kublai Khan chiede «Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?». «Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra», risponde Marco Polo, «ma dalla linea dell’arco che esse formano». Kublai Khan rimane silenzioso riflettendo. Poi soggiunge: «Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa». E Marco Polo risponde: «Senza pietre non c’è arco».

La Casa Museo, quindi, è come le pietre, se non ci fosse la casa non ci sarebbero neppure le Case Museo della Memoria. Ma cos’è la memoria? A volte penso alla memoria come a un labirinto in cui mettere ordine. Abbandoniamo oggetti in disuso, lasciamo un luogo per trasferirci in un altro, ma una parte di noi resta in tutte le cose che ci sono appartenute e negli spazi che abbiamo abitato. Attraverso la materialità delle cose costruiamo i nostri ricordi, alcuni dei quali restano a lungo con noi, in una sorta di simbiosi nostalgica e reciproca. È quello che, a mio avviso, accade nelle Case Museo della Memoria, che hanno al loro interno elementi di vita di chi le ha abitate. Sta a noi cercarne l’essenza più profonda visitandole. Un filo di Arianna per ricostruire, partendo dal passato, una memoria contemporanea da tramandare al futuro.

Casa Buonarroti

Casa Buonarroti

La nostra Associazione comprende più di cento Case della Memoria in Italia. Una memoria diffusa che, grazie alla dedizione e alla costanza dei proprietari o degli enti gestori, fa conoscere a fondo le donne e gli uomini illustri del nostro Paese attraverso la quotidianità. Una quotidianità a tutti noi familiare perché tutti noi abbiamo una casa, dunque abbiamo un approccio amichevole, non reverenziale rispetto al museo tradizionale. La camera da letto è una camera da letto, una cucina è una cucina, il bagno è un bagno e dunque li riconosco e da questo posso partire con maggior fiducia e mancanza di senso di inadeguatezza per capire a chi appartenevano.

Casa D'Annunzio, Stanza del Mappamondo, Gardone Riviera

Casa D’Annunzio, Stanza del Mappamondo, Gardone Riviera

Mario Praz così scrive: «Dentro una casa-museo ci si sente a contatto con il passato, la disposizione degli arredi agisce come un incanto, l’odore dei mobili, della cera dei pavimenti, delle stanze antiche agiscono sulla nostra immaginazione» (Praz, 1964). Le Case, gli Atelier, gli Studi, i paesaggi delle donne e degli uomini illustri hanno qualcosa in più, un fascino particolare, perché trasmettono al visitatore un’energia, una profondità, un mistero che, a volte, pervadono, confondono e lasciano senza parole.

Questo è quello che provo a ogni visita percorrendo quelle scale, indagando su quegli oggetti, sbirciando nei cassetti e negli armadi, ammirando dalle finestre i paesaggi che sono stati gli stessi che Petrarca, Leonardo, Giotto, Pascoli, D’Annunzio, Manzoni, Pavarotti, Tognazzi, Morandi, Verdi, Puccini e tanti altri hanno più volte “ammirato e visitato”. Solo avendo la possibilità di conoscere questi luoghi si riesce a capire fino in fondo il pensiero e l’opera dei Grandi del passato. 

Casa Pavarotti

Casa Pavarotti

Il successo

C’è, specialmente dopo la pandemia, un interesse sempre maggiore per i luoghi della Memoria basti pensare che nel 2023 le giornate dedicate agli illustri italiani le 120 case aderenti hanno avuto più di 20.000 visitatori Ci dobbiamo domandare il perché. Io credo che ci siano tante letture di questo fenomeno. Concentro qui la mia attenzione su due.

Casa Ugo Tognazzi Velletri

Casa Ugo Tognazzi Velletri

1. Il mistero

Qual è il mistero del successo suscitato dai luoghi dei personaggi illustri, anche tra persone che magari fino ad oggi non avevano preso in considerazione l’artista, il musicista, il poeta? È lo stesso mistero che spinge a indagare sulla vita dei personaggi famosi contemporanei mediante i libri e i mezzi di comunicazione: un incontro ravvicinato che permette di respirarne l’aria, immaginarne la vita e il modo di lavorare, i loro gusti e cercare tra quelle mura di capirne lo sguardo più intimo, con il desiderio di farlo proprio. Il visitatore prova il «desiderio di aprire i cassetti, guardarci dentro, toccare con mano la vita privata del proprietario» (Anselmi, 2010).

Quando avevo 7 anni con i miei genitori andai a Vinci. Lì incontrai per la prima volta i luoghi di Leonardo. Tanta fu l’emozione di quell’incontro ravvicinato che nell’aia della casa raccolsi una pietra per portami via il Genio.

Casa Puccini

Casa Puccini

2. Il “Turista del terzo millennio”

Il rapporto “Io sono cultura” attesta come nel 2022 la cultura in Italia abbia prodotto un valore aggiunto di 95,5 miliardi di euro con una crescita del 6,8% rispetto al 2021 e del +4,4% rispetto al 2019. Sostenere la cultura vuol dire anche sostenere l’economia del Paese, per cui nel post-pandemia, il settore, è riuscito a recuperare i posti di lavoro persi, portando a più di 1 milione e 490.000 i lavoratori dell’intera filiera, con nuova occupazione, in modo particolare tra i giovani. Nel 2022 risultano operare nella filiera 275.318 imprese (+1,8% nel rispetto all’anno precedente) e 37.668 organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 10,4% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit), che impiegano più di 21 mila tra dipendenti, interinali ed esterni (il 2,3% del totale delle risorse umane). Complessivamente, per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi, come quello turistico, dei trasporti e del made in Italy, per un valore pari a 176,4 miliardi di euro. Cultura e creatività, direttamente e indirettamente, generano valore aggiunto per circa 271,9 miliardi di euro (15,9% dell’economia nazionale).

caseTutto questo ha per riscontro l’invadenza dell’industria turistica che genera danni negli equilibri di molti ambienti naturali e nelle culture e tradizioni locali, un fenomeno ben noto e studiato. Spesso la presenza di turisti soffoca la normale vita degli abitanti di una città o di una regione (un esempio molto noto è la città di Venezia, che ormai è ridotta a vetrina per i visitatori ed è sempre meno abitata dalla popolazione locale).

Ecco che la nostra rete può essere protagonista di una proposta diversa, certo non sarà quella che risolve la congestione delle città d’arte, ma può contribuire al cambiamento rivolgendosi a un nuovo tipo di turista che io chiamo del “terzo millennio”. È un turista più attento alla sostenibilità ambientale (ecco anche il successo dei “cammini”), che non ama il caos delle grandi città d’arte, le file interminabili per visitare i musei tradizionali, che cerca un luogo empatico, piacevole, accogliente. I visitatori, come è stato osservato, non sono gli stessi che frequentano le pinacoteche, chi visita le Case della Memoria si sente un ospite chiamato a “riabitare”, perché si trova a casa (Borsotti, 2017).

Casa Tonino Guerra

Casa Tonino Guerra, Pennabili

È dunque importante, anche da parte delle istituzioni, porre attenzione a questo patrimonio, fatto da ambienti di vita di “quotidiana”, che conservano intatto il fascino di chi li ha abitati, dall’elevato potenziale comunicativo e con un valore aggiunto: la partecipazione attiva.

L’Associazione Nazionale Case della Memoria si propone come intermediaria nel processo di recupero della memoria e del genius loci che troviamo in queste case. In queste case, varie per epoche storiche e differenti per personaggi di riferimento si manifesta in tutta evidenza quello spirito del luogo di cui ci parla James Hillman: «L’anima del luogo deve essere scoperta allo stesso modo dell’anima di una persona. È possibile che non venga rivelata subito. La scoperta dell’anima, ed il suo diventare familiare, richiedono molto tempo e ripetuti incontri» (Hillman, 2004).

Questi “ripetuti incontri” sono possibili proprio visitando le nostre Case della Memoria. Nei programmi futuri la nostra Associazione Nazionale completerà un progetto ambizioso che ha preso il via nel 2019. La creazione della rete europea delle Case degli Illustri. 

Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024 
Riferimenti bibliografici
Anselmi, E., 2010, Centralità della casa-museo di Ugo Da Como nel panorama bresciano (con un’intervista a Lucia Borromeo), «I quaderni della Fondazione Amici della Fondazione Ugo da Como», Lonato del Garda.
Borsotti, M., 2017, Tutto si può narrare. Riflessioni critiche sul progetto di allestimento, Mimesis, Milano.
Calvino I., 1972, Le città invisibili, Einaudi, Torino.
Capaccioli M., Rigoli A. 2021, Con i Grandi a Tavola, CD&V editore, Firenze.
Hillman, J., 2004, L’anima dei luoghi. Conversazione con Carlo Truppi, Rizzoli, Milano.
Morosi, A.M., 2017 Quale futuro per le case-museo, Università ca’Foscari, Venezia.
Mazzanti A., 2019, D.E.SY, destini di case e atelier del faber
Pavoni R., Case Museo: prospettive per un nuovo ruolo nella cultura e nella società in www.muxeumartconsulting.com
Praz, M., 1964, La filosofia dell’arredamento: i mutamenti nel gusto della decorazione interna attraverso i secoli dallantica Roma ai nostri tempi, Longanesi, Milano.
Rapporto 2023,  Io sono Cultura 2023 L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi, I Quaderni di Symbola, Roma.
Rosati C., 2022, Musei in Toscana dentro e fuori la cornice, Compagnia dei Santi Bevitori. Pistoia.
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Marco Capaccioli, si occupa da molti anni di musei a livello professionale come grafico, comunicatore ed editore; in questo ambito ha curato la progettazione dell’immagine coordinata per mostre, eventi, cataloghi e coordinato la comunicazione off-line e on line. È stato consulente e direttore artistico per i maggiori gruppi editoriali italiani e ha maturato esperienze nell’ambito del marketing applicato ai prodotti di largo consumo, arrivando a ricoprire il ruolo di consulente Ufficio marketing all’interno di vari Gruppi industriali. È attualmente residente di CD&V comunicazione; Consigliere regionale ICOM Italia – Toscana; Consigliere Unione Comunicazione e Information Communication Technology (ICT) di CNA; Coordinatore della comunicazione di Casa Guidi, (la casa di Elizabeth Barrett e Robert Browning a Firenze); dal 2014, Vicepresidente Associazione Nazionale Case della Memoria, che ha contribuito a rafforzare e promuovere a livello nazionale e internazionale.
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