di Francesca M. Corrao
Siamo stati colleghi all’Orientale di Napoli per diversi anni, Massimo era un caro amico con cui si andava a cena alla fine delle lezioni e si poteva parlare con franchezza su problemi di studio e di attualità. A volte capitava di non essere d’accordo, ma comunque riuscivamo a ridere sulle nostre divergenze; ci scherzavamo sopra senza mai provare nemmeno un pizzico di disagio.
Ricordo che una volta al Cairo ci trovammo a partecipare alla stessa conferenza invitati dall’Istituto di Cultura Italiano in occasione della Fiera del Libro.
Rappresentavamo voci diverse dell’“Orientalismo” italiano, eravamo entrambi su posizioni molto lontane dall’Orientalismo immaginato da Edward Said: io più interessata a studiare le voci della cultura araba più secolare e lui maggiormente vicino ad approfondire le voci dell’Islam militante e lo studio delle fonti religiose.
Campanini era uno studioso di fama internazionale e molti suoi lavori sono stati tradotti in inglese e in altre lingue, come ad esempio L’esegesi musulmana del Corano nel secolo ventesimo (Morcelliana 2008), I sunniti (Il Mulino 2008), Il Corano e la sua interpretazione (Laterza 2013), I fratelli musulmani nel mondo contemporaneo (UTET 2010) L’alternativa islamica (Bruno Mondadori 2012), Quale Islam? Jihadismo, radicalismo, riformismo (La scuola, 2015), La politica nell’Islam. Un’interpretazione (Il Mulino 2019).
Nel corso del più che decennale sodalizio abbiamo organizzato molti convegni e giornate di studio sui temi dell’Islam politico: dai seminari promossi dalla LUISS a quelli di Reset, ma anche presentazioni di libri, come in occasione del volumetto da me curato con Luciano Violante L’Islam non è terrorismo a cui aveva dato un importante contributo sulla filosofia islamica. Quella breve sintesi riassume la sua pluridecennale esperienza di studioso della filosofia islamica, di cui auspicava il ritorno nel dibattito internazionale.
Noti i suoi studi su Averroè (Il trattato decisivo, Rizzoli, 1994 e L’incoerenza dell’incoerenza, UTET 1997) al-Farabi (La bilancia dell’azione, UTET 2005), al-Ghazali (Scritti politici, UTET 2007), e Introduzione alla filosofia islamica (Laterza, 2007).
Campanini era un maestro prezioso e generoso e non si risparmiava, come si legge nel ricordo di Muhammad Hashas (https://www.resetdoc.org/story/tribute-late-conversation-massimo-campanini). Ha sempre seguito i suoi studenti, anche dopo il dottorato, e li ha incoraggiati a scrivere aiutandoli in tutti i modi, creando attorno a sè un gruppo di validissimi studiosi meritevoli di proseguire il lavoro da lui iniziato sia nel campo scientifico che in quello divulgativo.
Perché ciò avvenga ci vuole tanta buona volontà da parte di noi suoi colleghi, perché come è noto la ricerca di chi rimane “orfano” non è sostenuta in Italia; proseguire è dunque ancora più difficile se il “maestro” è già in pensione, come nel caso di Campanini, che per giunta era arrivato tardi in cattedra.
Campanini è riuscito a fare carriera nell’Università grazie ai suoi preziosissimi contributi sull’Islam medievale, e sono testimone diretta delle difficoltà che ha incontrato. Ero commissaria nella valutazione nazionale che finalmente lo promosse ordinario. L’Accademia italiana non premia chi si occupa della contemporaneità, perché prevale l’idea che l’Islam classico sia di maggiore interesse di quello contemporaneo.
Certo a giudicare dai superficiali, e inadeguati, giudizi di molti opinionisti italiani il mondo islamico è molto sottovalutato, e Campanini ha dedicato gran parte del suo lavoro a fugare questi pregiudizi. Sin dall’inizio della sua carriera si era dedicato allo studio dei fenomeni politici contemporanei; ricordo tra gli altri un lavoro su Nasser (Alfarabi 1987), e studi su Islam e politica (1999, 2015), Il pensiero islamico contemporaneo (Il Mulino 2015), Storia dell’Egitto contemporaneo (Edizioni Lavoro 2015), Storia del Medio Oriente contemporaneo (2017). Ha inoltre pubblicato un gran numero di articoli su riviste scientifiche nazionali ed internazionali, e per l’Istituto per l’Oriente ha curato un numero speciale della rivista Oriente Moderno Islams and democracies (2007) e un secondo numero dedicato all’Arab Nationalism(s) in the twentieth century (2017).
Nonostante le critiche e gli ostacoli, è andato avanti senza mai farsi scoraggiare, dirigendo diverse collane e pubblicando un grande numero di studi e traduzioni. Ora, soprattutto grazie a lui, non manca il patrimonio di conoscenze per promuovere il dialogo con l’Islam; anche se c’è ancora molto da fare i suoi allievi potrebbero proseguire il percorso da lui tracciato. Tocca agli intellettuali italiani e al pubblico colto utilizzare questo importante lascito, affiancati dalle nuove generazioni degli esperti di islamistica.
È necessario che si risvegli un sano interesse verso le altre culture del Mediterraneo che hanno dato un apporto così importante all’evoluzione della civiltà umana, aiutando il nostro Paese a smarcarsi dal razzismo endemico che ad ondate rispunta, alimentato dalle speculazioni di politicanti senza scrupoli. Campanini ha tracciato la strada che insieme siamo chiamati a proseguire con il sogno di un mondo di dialogo per la cultura e la pace.
Dialoghi Mediterranei, n. 46, novembre 2020
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Francesca Maria Corrao, ordinario di Lingua e Letteratura Araba, alla Luiss Guido Carli Roma, ha studiato in Italia e al Cairo la cultura del mondo arabo e islamico. Tra le sue pubblicazioni numerosi articoli in sedi internazionali e nazionali e gli approfondimenti su: La rinascita islamica (ed. Laboratorio antropologico, Università di Palermo 1985); Poeti arabi di Sicilia (Mondadori 1987, Mesogea 2001) Le storie di Giufà (Mondadori 1989, Sellerio 2002), Adonis. Ecco il mio nome (Donzelli 2010), Le rivoluzioni arabe. La transizione mediterranea (Mondadori università 2011). Assieme a Luciano Violante ha recentemente curato il volume edito per i tipi de Il Mulino L’Islam non è terrorismo.
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