EDITORIALE

Palermo, 2022 (ph. Mattia Montes)

Palermo, 2022 (ph. Mattia Montes)

Se è vero che è stato infranto il simbolico “soffitto di vetro” con la nomina di una donna a capo del governo, la prima nella storia del nostro Paese, resta tuttavia drammaticamente cronico quel “pavimento appiccicoso” di cui scrive l’ultimo Rapporto su Povertà ed esclusione sociale in Italia a cura della Caritas, pubblicato a metà ottobre. Una suggestiva espressione, introdotta nel vocabolario del dibattito pubblico, per indicare le criticità strutturali nel sistema della mobilità sociale, la ereditarietà generazionale delle condizioni di disagio materiale e di deprivazione culturale, segni e cifre che certificano e acuiscono antiche divaricazioni e nuove diseguaglianze economiche. Continua a leggere

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La Sostituzione, di chi e con chi?

 

Paola Egonu

Paola Egonu

di Aldo Aledda 

Paola Egonu è una ragazza italiana considerata tra le migliori giocatrici di pallavolo del mondo. Altissima, più di un metro e novanta, a parte le battute piazzate e potenti che creano il panico quando scendono nel campo avversario, svetta sui muri con la sua schiacciata potente e piazzata che li evita, picchiando diagonalmente entro i tre metri o attendendo in aria quel secondo necessario, alzata permettendo, per mandare fuori tempo chi si oppone a rete, infilando delle mazzate che difficilmente la difesa avversaria riesce a controllare, soprattutto quando parte dalla seconda linea. Grazie a queste prodezze è quella che realizza il maggior numero di punti nella nostra nazionale. Continua a leggere

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Precarizzazione. Sul futuro incerto degli esperti nel settore demo-etno-antropologico

 

coverdi Linda Armano

David Platzer e Annie Allison (2018) riflettono sulla precarietà dei dottorandi statunitensi in antropologia socioculturale. Sebbene il 90% degli studenti laureati in discipline antropologiche affermi di aspirare ad una carriera accademica (Ginsberg 2016), gli studiosi mettono in luce quanto la scarsità e la competitività di queste posizioni siano oggi scoraggianti. Essi affermano infatti che il raggiungimento di una posizione di ruolo è più praticabile nei dipartimenti di alto livello delle istituzioni d’élite.

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Etologia umana e filosofia

 

etologia_umana-234x300di Alberto Giovanni Biuso 

Etologia e antropologia 

«L’etologia umana può essere definita come la biologia del comportamento umano» [1] dove comportamento è ogni azione che abbia uno scopo e sia consapevole, pianificata e intenzionale. Studiare la biologia del comportamento vuol dire analizzarne le componenti innate, quelle insite nell’organismo, sapendo comunque che nei mammiferi gli elementi innati e quelli acquisiti cooperano sempre nel produrre l’una o l’altra azione. Continua a leggere

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Per Luigi. Annotazioni su “Folklore e profitto”

 

folklore-5di Ignazio E. Buttitta [*]

Ho conosciuto Luigi Lombardi Satriani che ero bambino e, in ragione della profonda amicizia che lo legava a mio padre Antonino, ho avuto la ventura di poterlo frequentare con una certa assiduità in occasioni convegnistiche e conviviali. È stato, pertanto, assai prima che uno dei punti di riferimento dei miei studi, un familiare con cui sono intercorsi, evolvendosi nel tempo in ragione dell’età e degli indirizzi che prendeva la mia vita e ben al di là di qualsivoglia questione accademica, rapporti di sincero e reciproco affetto. 

Sono, infine, uno tra i tanti che si è avvalso del suo magistero, dei suoi suggerimenti, dei suoi contributi scientifici ed ha cercato di prendere a esempio la sua prospettiva scientificamente aperta e mai pregiudizievole, la sua tensione all’impegno civile, la sua viva attenzione verso il contributo che metodi e saperi propri delle discipline etnoantropologiche potevano dare alla comprensione delle società e delle culture contemporanee. Continua a leggere

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Rifondare la città degli uomini. La difficile utopia di un disarmo culturale

 

De civitate dei, di Agostino, La città terrena e quella celeste, 1450-1500 ca. Biblioteca Nazionale di Parigi ms. 19 f. 55

De civitate dei, di Agostino, La città terrena e quella celeste, 1450-1500 ca.
Biblioteca Nazionale di Parigi ms. 19 f. 55

di Leo Di Simone 

Un compito arduo attende l’umanità di questo terzo millennio ai suoi esordi. Oggi che le speranze e le attese di una umanità pacificata dall’avvento di una giustizia universale vengono violentemente frustrate da una guerra che dura oltre ogni buon senso ed ogni buon teorico intento, la minaccia di una conflagrazione atomica appare come la coerente conseguenza di un’insensatezza culturale che ha infettato il pianeta in maniera globale, una più terribile pandemia dello spirito e dell’intelletto. A nulla sono valse le importanti conquiste scientifiche che hanno contribuito a migliorare le condizioni di vita dell’umanità; vengono costantemente spazzate via da una forza violenta e primordiale che distrugge in un attimo ciò che con tanta fatica l’umanità ha cercato di costruire per riscattare se stessa.  Continua a leggere

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La “crisi della presenza” dell’antropologia nello spazio pubblico

 

Bronislaw Malinowski nelle Isole Tobriand, 1918

Bronislaw Malinowski nelle Isole Tobriand, 1918

di Dario Inglese 

Nell’ultimo numero di Dialoghi Mediterranei (n. 57, settembre 2022) hanno cominciato a delinearsi i contorni di un interessante dibattito sul futuro della scienza demologica italiana e, in generale, sul peso accademico e sociale dell’antropologia tutta. I saggi di Letizia Bindi e Lia Giancristoforo, in particolare, hanno puntato l’attenzione sulle difficoltà che questi saperi stanno attraversando e, soprattutto, sulla fatica che i loro cultori sopportano quotidianamente per accreditarsi come esperti riconosciuti e per non vedere ignorate (o travisate) le loro categorie analitiche. Continua a leggere

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Realismo accademico. Note a margine della riforma universitaria

 

 universita-laurea-1di Nicola Martellozzo 

On n’échappe pas de la machine

Gilles Deleuze 

Premessa sul tempo e il potere 

Ogni accademico dispone di due indicatori per misurare indirettamente il successo della propria carriera: la frequenza con cui si viene assillati dalle proposte dei predatory journals, e la quantità di pratiche valutative e burocratiche che inesorabilmente si accumula nella propria casella mail. Continua a leggere

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Ricordi in città. Una foto-etnografia della memoria

 

Dove vanno i ricordi (ph. Mattia Montes)

Dove vanno i ricordi (ph. Mattia Montes)

di Stefano Montes

Da dove vengono i ricordi? E dove vanno? Che sia questo, tra i tanti possibili, l’incipit buono, penso a voce alta rivolgendomi a Mattia? Mi ricorda qualcosa in letteratura, ma poco importa! Credo che sia l’incipit adatto. Credo che sia l’incipit che cercavo per la nostra foto-etnografia, dico a Mattia. Credo di sì. Credo che ricordi le anatre de Il giovane Holden di Salinger: è qualcosa che dice il protagonista a loro riguardo, ma non so bene cosa. Sì, si tratta di questo! E se anche dovesse avere questo forte sapore di letterario, tanto meglio, non nuoce per niente averlo come riferimento iniziale! Vuol dire che la mia memoria, per quanto clandestinamente e a mia insaputa, ha fatto il suo giusto lavoro – individuale e sociale – di associazione tra il presente e il passato, recuperando quest’ultimo e trasformandolo in testo riconvertito a nostro uso – mio e di Mattia – per l’avvio di una foto-etnografia della memoria. Continua a leggere

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Ripensare le mafie

 

antimafia-secondo-semestre-2020-think-tank-anticorruzionedi Patrizia Resta 

Giancarlo Caselli, indiscussa e indiscutibile autorità in tema di contrasto alla criminalità organizzata, ancora quest’anno ha definito la mafia, la principale disgrazia del nostro Paese, «un padrone armato che deruba i poveri e ingrassa i ricchi» (in MicroMega, 20 settembre 2022). Nella sua lucida visione «essa non è una semplice banda di banditi ma una cosa potente che ha comandato e comanda moltissimo, condizionando pesantemente la politica e l’economia italiana» (ibidem). Tale encomiabile convinzione si incardina tuttavia su un presupposto ideologico. Accogliendo un preconcetto diffuso e paradigmaticamente accettato nel nostro Paese asserisce che la mafia è «la caratteristica propria dell’Italia, e principalmente dell’Italia fra tutti i Paesi europei» (Ibidem). Continua a leggere

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Pace e guerra oppure guerra O pace?

                

3di Roberto Settembre

Niente è più difficile che conciliare gli inconciliabili. E quando ci si prova, come col bianco e il rosso d’uovo, la maionese che ne risulta non è più né l’uno né l’altro. Eppure accade regolarmente, come per l’asciutto e il bagnato, che dà l’umido. Per la salute e la malattia, da cui spesso risulta l’umana fragilità. Non stiamo facendo esempi banali, come vedremo più in là. Ma alcuni elementi non consentono soluzioni onorevoli: quando l’acqua e il fuoco si combattono, o prevale l’una o vince l’altro. Non si danno vie di mezzo. Continua a leggere

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I beni culturali DEA nel Ministero della Cultura fra oblii, riconoscimenti, apparentamenti, marginalità

 

museo-delle-civilta-romadi Roberta Tucci 

La storia dei beni DEA nel Ministero della Cultura (MiC) è piuttosto nota, oggetto di numerosi contributi in cui sono riepilogate le carenze istituzionali e le azioni rivendicative di volta in volta attuate per una piena integrazione ed equiparazione di questo settore con gli altri settori disciplinari oggetto di tutela, ai sensi delle normative nazionali avvicendate nel tempo. Continua a leggere

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Il “giullare della scienza” in Sicilia. Brevi note su Rafinesque-Schmaltz

Rafinesque Constantine Samuel (1783-1840)

Rafinesque Constantine Samuel (1783-1840)

di Giovanni Altadonna 

«Eccomi dunque in Sicilia, la più grande e la più bella delle isole del Mediterraneo e un soggiorno forzato di 10 anni me la fece conoscere perfettamente, così come le sue produzioni. Vi sono pochi viaggiatori o scienziati che possono avervi viaggiato o studiato la Natura così a lungo. Fu la più bella epoca della mia vita. Questo soggiorno costituirebbe quasi un romanzo se io ne fornissi tutti gli avvenimenti. Sarà il Romanzo delle mie Memorie o Biografia» (Rafinesque-Schmaltz, 1836; tr. it. Violani, 1995: XII). 

Nel maggio 1805 (mentre Napoleone Bonaparte, già Imperatore dei francesi, veniva incoronato Re d’Italia a Milano) un vascello, partito da Livorno due mesi prima, giungeva a Palermo. Continua a leggere

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Ai confini dell’umanità: per una antropologia dei limiti

 

logo-18-1di Nicolò Atzori 

Incontrovertibilmente, esistere significa contribuire a quanto chiamiamo umanità, cui apparteniamo secondo i vantaggi e le mancanze che la stessa ha riconosciuto per dirigere e disciplinare i modi di vita mediante una macchina normativa (situata fra inibizione e sollecitazione) essenzialmente votata al progresso “civile” e tecnico, ad un miglioramento continuo che si presume – implicitamente, inconsciamente, per etimologia – perenne. Continua a leggere

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Emilio Lussu nella storia del Novecento

 

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di Giuseppe Caboni 

Le generazioni più giovani – digitarians, millennias, Zeta – conoscono bene la storia del ‘900, ed Emilio Lussu come uno dei suoi più importanti protagonisti, in Italia, come maestro di vita? Temo di no. Agostino Bistarelli, storico affermato, impegnato nella formazione dei ragazzi (anche come referente della ricerca per la Giunta centrale per gli studi storici), tenta coraggiosamente, con un bel libro, negli ambiti richiamati, di rispondere ad un vuoto drammatico di conoscenza, nelle nuove generazioni, di cui le classi dirigenti, nella storia del nostro Paese, sono responsabili. Continua a leggere

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Il Covid e lo sciame di inquietudini nelle nuove generazioni

 

coverdi Antonino Cangemi 

Arroccarsi sui propri convincimenti e credi senza sentire le ragioni degli altri, è oggi quanto di più sterile. In un momento storico come l’attuale alle prese con problemi epocali che investono l’intera umanità, confrontarsi con chi la pensa diversamente è una necessità prima ancora che una scelta. Ne ha acquisito consapevolezza la Chiesa cattolica che, nel 2011 su iniziativa del Cardinale Gianfranco Ravasi, ha istituito, all’interno del Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano, il “Cortile dei Gentili”, una fondazione che progetta e cura iniziative volte a promuovere l’incontro tra credenti e non credenti su temi di rilievo e attualità. Continua a leggere

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«The perfect Virgil»: Sciascia in America

 

  David Levine, Portrait in Black, 1979


David Levine, Portrait in Black, 1979

di Valerio Cappozzo

«The 1952 boom in Italian literary prizes did not indicate real quality. While even Giovanni Papini received an award, Mario Tobino, the young writer who was the most authentic revelation of the year, went unrewarded». Così inizia la voce Italian Literature pubblicata da Leonardo Sciascia nel The American Peoples Encyclopedia Yearbook a Chicago nel 1952 [1]. Questa traccia riscoperta tre anni fa in Wisconsin era rimasta oltreoceano, dove le sue prime parole in inglese sottolineano una carenza nel riconoscere la letteratura italiana di valore. Quello di Pier Paolo Pasolini è un altro nome che Sciascia menziona tra gli «youthful writers of promise», e col senno di poi ci rendiamo conto di quanto avesse ragione. Continua a leggere

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Invito al viaggio. Amalia Del Ponte, tra cielo e terra

 copertinadi Alessandra Ciacciofera 

«Pas de deux» 

Si può dire di un uomo in molti modi. Si può ricostruire la sua vita, rintracciando le ragioni del suo operato nella sua educazione, formazione, nei suoi incontri e nelle sue corrispondenze con i propri maestri o i propri accidenti di vita. L’uomo è la sua storia: una biografia. Si può scegliere, invece, di seguire la sua opera, rintracciarla, archiviarla, studiarla, ordinarla in una sequenza ragionata, anche argomentata. L’uomo è il suo lavoro: un catalogo o una monografia. Ma si possono anche ricostruire le ragioni della teoria di un uomo, studiando esclusivamente ciò che ha prodotto, nel suo farsi, rilevandone i processi, le decisioni, le ragioni, le consistenze materiche e le allusioni sottaciute. Continua a leggere

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Attualità di Emilio Lussu, coscienza critica nella vita politica del nostro Paese

 

Emilio Lussu

Emilio Lussu

di Federico Costanza

Emilio Lussu è una figura a tratti leggendaria e rappresentativa di un percorso di testimonianza e azione che ha condotto alla nascita della Repubblica italiana, concorrendo alla formazione di una coscienza nazionale collettiva. Testimonianza, per aver vissuto in prima persona le drammatiche vicende che hanno portato il Paese ad affrancarsi dall’esperienza del fascismo; azione per l’elemento principale che ha ispirato la sua vita politica e personale.

La figura di Emilio Lussu è stata raccontata da Agostino Bistarelli in Emilio Lussu, la storia in una vita. Il coraggio di una sinistra originale, edito da L’Asino d’oro (2022), in cui l’autore illustra le tappe di una biografia ricca di fascino che evoca “coraggio”, “fedeltà agli ideali”, “senso di appartenenza”. Continua a leggere

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La “letizia rivoluzionaria” di Rosa Luxemburg

 

coverdi Andrea Cozzo 

C’è bisogno di figure che, per la coerenza tra modo di vivere e modo di pensare e la profonda qualità sociale di tali modi, facciano riflettere criticamente sulla complessità del mondo in cui viviamo – il che vuol dire sulla totalità del mondo, sulle sue contraddizioni e sulle possibilità di superarle – e inducano ad andare oltre la dicotomia tra intelletto e prassi che sembra avere ormai strutturato la nostra forma mentis; che, insomma, suggeriscano letture dei processi storici in cui siamo immersi e vie per trasformarli non rigide ma anzi morbide, aperte all’imprevisto e all’imprevedibile, umili.

Tra questi riferimenti c’è sicuramente la figura forte e delicata di Rosa Luxemburg, la cui cifra principale è forse proprio quella della capacità di ascolto e di confronto. Così viene descritta e raccontata nel volume di Giovanni Di Benedetto, La primavera che viene. Attualità di Rosa Luxemburg (Edizioni Mimesis, 2021, prefazione di Maria Turchetto). Continua a leggere

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Quando il Museo è un’opera autobiografica di una piccola comunità

 

001di Alessandro D’Amato 

Nel novembre 2020, con l’elezione di Joe Biden a Presidente degli Stati Uniti, una frazione della città di Messina è balzata agli onori della cronaca. Si è infatti venuto a sapere che la first lady a stelle e strisce è originaria del piccolo Villaggio Gesso, sito a una quindicina di chilometri a nord-ovest dal capoluogo peloritano [1]. Nella seconda metà del XIX secolo, un nucleo piuttosto consistente di gessoti partirono infatti alla volta del New Jersey andando a costituire, nella cittadina di Hammonton, una comunità coesa e aggregata: un interessante case study che attirò le attenzioni di Emily Fogg Mead, madre della celebre antropologa Margaret, la quale dedicò alla comunità ibbisota l’interessante saggio The Italian on the Land: A Study in Immigration, ospitato nel maggio 1907 dal «Bulletion of the United States Bureau of Labor»[2]. Tra i numerosi emigranti si annoverava anche la famiglia Giacoppo, alla quale appartennero i bisnonni di Jill Tracy Jacobs (americanizzazione del cognome originario), moglie per l’appunto del Presidente americano. Continua a leggere

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“In memoriam”. Antropocene, natura e cultura: Bruno Latour e gli ibridi

 

Bruno Latour

Bruno Latour

di Valeria Dattilo

Presentato come uno degli intellettuali francesi più influenti ed eclettici al mondo, Bruno Latour, nato il 22 giugno 1947 a Beaune, è morto, a Parigi, il 9 ottobre scorso. Di formazione filosofica, Latour si è occupato di antropologia, etnografia, sociologia, semiotica praticando – come sottolineato da Ilaria Ventura Bordenca nell’introduzione al testo Politiche del design. Semiotiche degli artefatti e forme della socialità (Latour, 2021) – «una filosofia dell’antropologia e un’etnografia della sociologia», riscrivendo la sociologia e ripensando il modo comune di fare antropologia fino a farne una filosofia dell’esistente. Un pensatore, quindi, che si è interessato a molti campi, dalla vita di laboratorio al diritto, dall’ecologia alla religione, riflettendo su temi caldi e delicati del nostro tempo. Continua a leggere

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Un sesto continente in tumultuoso movimento. I rifugiati e la lezione di Hanna Arendt

 

9788806257286_0_536_0_75di Valeria Dell’Orzo 

Il termine rifugiato implica, già nella sua esplicita etimologia, la necessità di trovare riparo da qualcosa di minaccioso, trovarlo, dove o presso chi da quella minaccia può tenerci lontani, ha presupposto spesso una colpa pregressa che motivava la necessità di recarsi altrove, colpa che però non sussiste nelle proprie azioni e, a volte, neppure nelle proprie ideologie, come sottolineano le parole di Hannah Arendt, 

«Finora si era soliti considerare rifugiato chi era costretto a chiedere asilo o per le azioni compiute o per le proprie opinioni politiche […] anche noi siamo stati costretti a chiedere asilo; ma non abbiamo commesso alcun atto reprensibile e la maggior parte di noi non si sogna neppure di avere opinioni politiche radicali. Con noi il termine “rifugiato” ha cambiato significato. Adesso i “rifugiati” sono quelli tra noi che sono stati tanto sfortunati da arrivare in un nuovo Paese privi di mezzi e hanno dovuto ricorrere all’aiuto di un comitato di rifugiati».  Continua a leggere

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Il paesaggio “espressionista” di Grünewald

 

M. Grünewald, La crocifissione e i Santi Antonio e Sebastiano, Museo Unterlinden, altare d -Isenheim,1512-16

M. Grünewald, La crocifissione e i Santi Antonio e Sebastiano, Museo Unterlinden, altare di Isenheim, 1512-16

di Salvatore Denaro 

…Bisogna essere esteticamente assai corrotti per godere della bella pittura davanti a quest’opera [la crocifissione di Colmar N.d.A.], i cui mezzi sono violenti, esagerati, radicali… (Hamann, 1933: 53) 

L’ambiguità che si cela sotto il nome di Grünewald è così vasta che molti autori, dalla sua riscoperta nel XIX secolo per merito di Jacob Burckhardt fino ad oggi, non sono mai riusciti a fare luce sulla vera identità di uno degli artisti più originali dell’inizio del XVI secolo in Germania. L’artista è detto anche Matthaeus von Aschaffenburg, secondo quanto scrive Joachim Sandrart nel 1675 che lo vuole contemporaneo di Dürer, nato nel 1465 e morto nel 1510 in una località sconosciuta. Continua a leggere

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Rosario Di Bella, un maestro umanista

 

95-sarino-di-belladi Piero Di Giorgi

Rosario Di Bella, Sarino come lo chiamavamo gli amici, è stato un professore e un intellettuale, che ha insegnato, nella metà degli anni cinquanta, al liceo classico G. G. Adria di Mazara del Vallo, prima di trasferirsi a Castelvetrano, sua città natale. Mi ricordo che noi della sezione A invidiavamo i nostri coetanei della sezione B, che stravedevano ed esaltavano il loro professore di italiano e latino, mentre noi avevamo professori molto limitati e scarsamente qualificati.

Ho saputo dallo stesso Sarino che il nostro preside, padre Morello, che apprezzava molto gli insegnanti colti e che riuscivano a stimolare e coinvolgere i ragazzi, ogni anno che il prof. Di Bella inviava al Provveditorato di Trapani la domanda di trasferimento al liceo di Castelvetrano, si recava al Provveditorato e faceva annullare la domanda. Continua a leggere

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Migranti che scrivono, storie che rompono il silenzio

 

 9791259960832_0_536_0_75di Lella Di Marco

Come alberi in cammino è il titolo del libro che riporta nella sua ultima edizione del 2021 i sedici testi arrivati alla selezione finale del concorso nazionale DIMMI, Diari Multimediali Migranti (Terre di Mezzo edizione, 2022). Un concorso nato nel 2014 e destinato a raccogliere e far conoscere storie di migranti allo scopo di contrastare stereotipi e malintesi sul mondo umano e culturale delle migrazioni. Un progetto che dialogando con l’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano ha promosso la creazione di un fondo speciale dei diari migranti.

Come alberi in cammino. Mai metafora fu più indovinata per indicare simbolicamente i migranti, nel loro essere e nel loro divenire, nel mutamento e nell’arricchimento quale valore aggiunto di apporti culturali ed energie vitali offerti al Paese che li accoglie. Continua a leggere

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Fermenti religiosi nella storia della Chiesa medioevale

 

coverdi Francesco Gianola

 Le fedi religiose che accompagnano la storia dell’umanità sono lastricate di fermenti ideali o spirituali che richiamandosi a principi dottrinali scritti ed orali, hanno assunto nel tempo la forma di scissioni, di semplici contestazioni, di eresie o di sette violente, che quando per ragioni politiche o geografiche si sono diffusi e hanno trovato protezione sono divenuti vere e proprie confessioni. Al contrario, quando sono stati repressi e annientati sono finiti sul libro nero della storia, come è accaduto agli Apostolici e ai Dolciniani di Gherardo Segarelli e Fra’ Dolcino. Continua a leggere

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La piccola ferrovia che passava fra i templi

Binari tra gli eucalipti nei pressi del ponte di ferro sul Belice (ph. Nino Giaramidaro)

Binari tra gli eucalipti nei pressi del ponte di ferro sul Belice (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

I pulcini con il loro pio pio contrastavano l’ansimare pesante della locomotiva che si avvolgeva anche in spire di fumo biancastre e basse. Erano scesi quasi tutti i passeggeri del piccolo treno che doveva attraversare due province e da Castelvetrano giungere a Porto Empedocle.                                                        Le contrattazioni rubavano solo minuti all’orario che il capotreno sapeva, malgrado le fermate ancora da venire, far aderire al  le coppie di conigli a testa in giù erano già salite in prima classe; c’era la pàpara vociante e la gallina che starnazzava e faceva vento con le ali pure all’in giù. Continua a leggere

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“Il chiarore dentro una finestra”: la poesia di Rocco Brindisi fra luoghi residuali e dialogo con i morti

 

morte-di-un-amico-che-guardavadi Nicola Grato

«Quando penso al dialetto, penso ai silenzi, alla voce, al corpo, all’infanzia di mia madre. Mia madre mi prendeva in giro per il fatto che “mi stancavo a pensare alle poesie”». Così Rocco Brindisi nella sua Nota dell’autore introduttiva all’ultimo suo libro di poesie, Morte de nu fra che uardava.

Rocco Brindisi, nato a San Cataldo (PZ) nel 1944, poeta che sta davanti a una finestra, o dietro a una porta se si preferisce, e scrive come creando fiabe, incantamenti, sogni, trascrizioni da una lingua d’altrove (legata a doppio filo alla lingua materna), racconti formidabili e segreti, in umana e letteraria corrispondenza con un altro straordinario autore di racconti, Giorgio Messori. Continua a leggere

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Il teatro en plein air al chiuso nella visione scenica di Gabriele d’Annunzio

 

5000000101377_84919012_0_536_0_75di Giovanni Isgrò

Nel quadro europeo del rinnovamento del teatro di provenienza ottocentesca, particolarmente significativa è l’idea dannunziana di trasferire al chiuso la scena en plein air. L’idea nasce nell’artista dal bisogno di aprire gli steccati del palcoscenico dei teatri regolari, in quanto limitativi della sua invenzione scenica; da qui il significato della presenza costante del paesaggio nella scrittura del Vate dramaturg [1].

Non si tratta tuttavia di un paesaggio fine a sé stesso, né tanto meno di una semplice cornice naturalistica, ma di una presenza attiva nell’economia del dramma, dialogante con lo stato d’animo dei personaggi che, pur agendo in spazi interni, nella finzione scenica sono spesso collegati visivamente o/e evocativamente con l’esterno. Continua a leggere

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Da Procida a Palermo: migranti di guerra 1806-1814

 

Isola di Procida, Chiaiolella

Isola di Procida, Chiaiolella

di Rosario Lentini

Il 21 dicembre 1798, Ferdinando IV di Borbone, con la consorte Maria Carolina e il ministro del Commercio e della Marina John Acton, si imbarcò sul Vanguard dellʼammiraglio Horatio Nelson con destinazione Palermo, costretto ‒ per la prima volta ‒ a fuggire da Napoli, a causa dellʼavanzata dellʼesercito napoleonico. Sarebbe rimasto in Sicilia fino al mese di giugno del 1802 per poi tornarvi a inizio del 1806, qualche settimana prima dellʼingresso di Giuseppe Bonaparte nella capitale partenopea. In questa seconda fase, la permanenza a Palermo sarebbe durata un decennio ‒ fino a giugno del 1815 ‒ durante il quale non solo fu stravolta la geografia politica e militare europea, ma anche il commercio internazionale, gli affari e le condizioni di vita delle popolazioni più direttamente colpite dalla guerra. Divieti, arresti, uccisioni, sequestri, confische di beni, divennero provvedimenti di ordinaria amministrazione, che i governi belligeranti adottarono nei confronti degli abitanti dei territori occupati o degli stranieri residenti nei regni rispetto ai quali la nazione di provenienza era diventata nemica. Continua a leggere

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Frugalità e rilevanza nel fare di Luigi Epifanio architetto

 

Palermo, cortile, disegno di Luigi Epifanio (1939)

Palermo, cortile  (Luigi Epifanio 1939)

di Antonietta Iolanda Lima

Non ho mai pensato che un volto potesse essere veritiero di sentimenti che rimandano all’interno della persona, tranne gli occhi però. Studentessa di architettura allora diciottenne, coglievo nei suoi, al di sotto di una fronte ampia al posto giusto, qualcosa di contradditorio. Sentivi la gentilezza benevola e curiosa dello sguardo e della persona tutta, signorile e di dosata eleganza, posarsi su di te e tuttavia ne coglievi il distacco, la lontananza, e in una sorta di serenità trasognata simile a certi suoi dipinti, sembrava viaggiare in orizzonti lontani. Si univa ad una competenza e a un saper comunicare che qualche volta trasformavano la topografia in mirabili percorrenze paesaggistiche e i ‘caratteri stilistici’ in linguaggi forme e spazi. Continua a leggere

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Un réflex de la société du 1500 à travers les personnages masculins de la Mandragore de Machiavel

 

coverdi Battista Liserre [*] 

La Mandragore de Machiavel est considérée comme le chef-d’œuvre du théâtre italien du XVIe siècle. Comment peut-on lire dans le prologue du texte les protagonistes masculins sont: «un amoureux transi, un docteur sans malice, un moine malappris, un parasite, malin entre tous» [1]. Si nous analysons l’œuvre, on peut constater que à travers eux que se reflète l’homme de la société européen du 1500.

Par exemple, Machiavel assignera à Callimaco, au sein de la pièce, un double rôle: celui de l’amant qui ne sait que faire et celle de l’homme intelligent capable de lire la réalité avant d’agir. Nicia bien qu’il se présente pompeusement et utilise un langage sophistiqué, il est en fait l’homme le plus simple et le plus idiot de Florence. Ligurio: c’est un parasite rusé, qui exploite sa ruse pour vivre. Frère Timothée: il est prêt à mentir contre rémunération et prêt à utiliser la religion pour servir des causes qui n’ont rien à voir avec la foi. Continua a leggere

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Africa “terra nullius”? Ucronie dal Continente

 

coverdi Elena Nicolai

Je vois un pays là où d’autres voient un continent, et dans ce pays, je suis Moi.

(Khadra Y., L’équation africaine, Pocket, Paris 2011: 135). 

Dove sta l’Africa?

C’è stato un momento in cui, dopo aver raggiunto e iniziato la conquista delle Americhe, i geografi e gli studiosi europei cominciarono a lasciare degli spazi vuoti sulle mappe. Questi vuoti dovevano essere riempiti, erano un’ammissione di ignoranza e un appunto su ciò che ancora si doveva scoprire, capire, illustrare. Conquistare. Le mappe vuote sono un bell’esempio della «mentalità moderna dell’esplora e conquista» (Harari, 2017: 356); in una di queste geografie del vuoto è caduta anche l’Africa. Kapuściński (2011:7) scrive che l’Africa:  Continua a leggere

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La Bussola della Cultura. Educazione per un futuro sostenibile. Mondiacult Mexico 2022

 

Città del Messico, Conferenza mondiale UNESCO-MONDIACULT-2022 (Olimpia Niglio, settembre 2022)

Città del Messico, Conferenza mondiale UNESCO-MONDIACULT-2022 (Olimpia Niglio, settembre 2022)

di Olimpia Niglio  

Let us join our co-pilgrimage on the pathway of RWYC:

Let us believe CULTURE will save our common heritage. Let every day we work together, also realise together. Let us follow on, proceed on, march on this sacred path. Let us join hands in helping the universal community to realise. Let us have a dream with action, vision, and be into action. Let our emotions be awakened through our inner light. Let our CULTURE be a vital force to feel God in all the life-forms. Let this way awaken humanity to meet with sublime divinity (Rana P. B. Singh, Olimpia Niglio,Varanasi, India, giugno 2022).

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L’Ora, l’Atene del giornalismo e la nascita dell’Antimafia

 

coverdi Antonio Ortoleva

L’Antimafia in Italia nacque sessantaquattro anni fa con un’inchiesta giornalistica in ventuno puntate, la prima della storia, e una bomba che distrusse la tipografia. Era il 1958 a Palermo e un piccolo quotidiano del pomeriggio, con una redazione di giornalisti in gran parte intellettuali di estrazione social-comunista, si misurava con l’organizzazione criminale, che sarebbe divenuta la più potente del mondo, nonché con i suoi padrini politici, la Dc fanfaniana del tempo.

La storia del giornale L’Ora – “u’ L’Ora”, così pronunciato, anzi gridato dagli strilloni agli incroci – coincide con la schiusa dell’uovo di serpente della Cosa nostra moderna che si trasferisce dai feudi agricoli in città assieme alla fase del cemento selvaggio che sfregiò per sempre il volto urbano della Sicilia. Continua a leggere

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Le voci catanesi di due poeti

Catania Spiaggia 1989 (ph. Alinari,

Catania, Spiaggia del vecchio porto,  1898 (ph. Alinari)

di Enrico Palma

Nel panorama poetico catanese sono emerse due voci, il cui timbro e la cui coloritura si distinguono con estrema originalità. Voci comunque diverse, contraddistinte da un’indole poetica unica che renderebbe un confronto assolutamente sterile e infruttuoso. E tuttavia è dalla stessa città che esse sono germinate, Catania, piena di contraddizioni, storture, lacerazioni a stento risanabili, ma al contempo maestosa, caotica, vitale, intrisa di una saggia rassegnazione ma anche di un disilluso ottimismo, sferzata dal caldo estivo che riempie almeno per tre stagioni e raffreddata dalla coltre nevosa sul suo nume tutelare, la dea placida ma volubile, di cui avere timore e rendere grazie, la nostra montagna, idda, l’Etna. Continua a leggere

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Un milione di passi senza pass

 

copertina-di-quasi-un-milione-di-passidi Antonio Pane 

David Bargiacchi, pistoiese classe 1985, insegnante di lettere nell’Istituto Comprensivo «G. Galilei» di Pieve a Nievole, nasce alla poesia con la raccolta Quasi un milione di passi, terzo numero della collana «I Paralleli» di Betti (già preziosa per Il canzoniere per Fabio e altre poesie di Enzo Mazza e Trasalimenti e sogni di Fornaretto Vieri, usciti nel 2021). Dalla Notizia biografica, duplicata nel secondo risvolto di copertina, si apprende altresì che l’esordiente ha studiato filologia moderna all’Università di Firenze, didattica dell’italiano a stranieri all’Università per Stranieri di Siena, e prevenzione della dispersione scolastica all’Università di Perugia. Questo cartaceo profilo si potrebbe, volendo, rimpolpare con la notizia, attingibile in rete, di una relazione a un Corso di Sceneggiatura e Disegno di Fumetti, nell’ambito della mostra La magia del fumetto, tenuta a Quarrata dal 17 al 22 settembre 2019, e con lampi della pagina facebook, mirati a imprese podistiche da Passatore, dilettosi dilemmi sul cambio stagionale della spugna per piatti, notazioni di politica e di costume, opere di volontariato, discorsi di calcio e di pizza, cappelli da coniglio, calembour di timbro zanzaresco («Il giardino dei Pinzi-Continui») e scatti autocelebrativi culminanti nell’istantanea del 4 agosto 2016 (sormontata dalla didascalia «Lungo è il Cammino, ma grande è la meta») che, ritraendo il titolare (barba fluente da eremita, bastone da trekking e zainetto) nella piazza di Santiago di Compostela, ci riporta sulle piste del nostro libro. Continua a leggere

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Canada: evoluzione dei flussi migratori dall’Italia e della collettività italo-canadese

 

Famiglia di italiani in Canada, 1919

Famiglia di italiani in Canada, 1919

di Franco Pittau [1] 

Nadia Deisori ha iniziato un suo articolo, dedicato all’emigrazione italiana in Canada, con la seguente riflessione: «Con uno tra i più alti livelli della qualità della vita registrata, un ecosistema economico innovativo e dinamico e un multiculturalismo da considerare un’eccellenza nel mondo, il Canada è il Paese di accoglienza privilegiato da molti lavoratori specializzati stranieri. Ciononostante, il flusso di italiani è in calo costante» [2]. È naturale chiedersi perché i giovani italiani, in possesso di una laurea e con una buona conoscenza dell’inglese o del francese, preferiscano, con poche eccezioni, svolgere al limite modeste mansioni in Europa anziché scegliere l’esperienza canadese, più impegnativa ma anche più promettente. Continua a leggere

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Tzvetan Todorov, in dialogo con gli illuministi e con Giacomo Leopardi

 

spiritodi Alessandro Prato 

Uno degli aspetti che più ha influito sulla formazione generale di Tzvetan Todorov (1939-2017) e sul suo percorso di ricerca riguarda il confronto con il movimento filosofico e culturale dell’Illuminismo europeo, un confronto che si è sviluppato a più riprese nel corso della sua vita e che ha coinvolto, l’ideazione prima e l’elaborazione poi, di opere fondamentali come Nous et les autres. La réflexion française sur la diversité humaine (1989), o Les Morales de l’histoire (1991), fino ad arrivare allo studio monografico su L’esprit des Lumières, scritto negli ultimi anni e pubblicato nel 2006. Tra i temi della filosofia illuminista che Todorov trovava  maggiormente interessanti, c’è quello che riguarda la concezione laica dell’uomo e delle sue facoltà, alla cui base troviamo la negazione dell’esistenza delle idee innate, ossia il rifiuto della convinzione che esistano principi innati nella mente umana, vale a dire presenti in essa, espliciti o solo potenziali, fin dalla nascita, come, ad esempio il principio logico di non contraddizione (“A non è non-A”), i principi matematici (eguaglianza, proporzione ecc.) o i principi pratici e morali come l’idea della Virtù, del dovere, l’idea del Bene e di Dio. Continua a leggere

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Gli uomini: tutti uguali?

 

Norberto Bobbio

Norberto Bobbio

di Elio Rindone 

Che due fogli di carta, delle stesse dimensioni e prodotti dalla stessa fabbrica con lo stesso materiale, appaiano uguali, è un fatto. Se c’è qualche differenza, è assolutamente irrilevante e nessuno esiterebbe a considerarli uguali. Al contrario, che ci siano due esseri umani eguali nessuno lo affermerebbe: le differenze sono innumerevoli e fin troppo evidenti. Uomo donna, alto basso, grasso magro, bello brutto, forte debole, omosessuale eterosessuale, vecchio giovane, sano malato, colto ignorante, intelligente deficiente, simpatico antipatico, furbo ingenuo, ricco povero, onesto disonesto, sfaticato laborioso… Continua a leggere

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Quando vincono i nemici del diritto

                    

 costituzione-1-1280x720di Roberto Settembre

Questo titolo contiene tre concetti espliciti e alcuni presupposti. Ma sono i presupposti a consentire l’indagine, poiché la vittoria dei nemici del diritto presuppone l’esistenza di un diritto che abbia degli amici, e di una lotta in sua difesa. Tanto premesso, non essendo questo il luogo per illustrare l’idea del diritto sui cui si discute da millenni, a noi preme evidenziare come il diritto che ci sta a cuore sia quello alla cui radice sta la sua natura razionale, talché la sua antitesi è l’irrazionalità. Continua a leggere

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Fra ricerca etnomusicologica e performance. L’esperienza di Gemino Calà polistrumentista

etnomusicologia23di Mario Sarica 

L’etnomusicologia italiana, negli ultimi quarant’anni, ha conquistato sul campo titoli di merito di assoluto rilievo. Oltre a salvare dall’estinzione forme musicali di tradizione orale, che per secoli hanno plasmato i sentimenti di vita delle comunità rurali disseminate nel frastagliato territorio peninsulare ed insulare, in un varietà sorprendente di occasioni e funzioni d’uso, ha contestualmente aggiornato la mappa etnorganologica, fino agli settanta del secolo scorso pressoché inesistente. Continua a leggere

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Lessico siciliano tra oralità e letteratura

9788885724129di Salvatore Claudio Sgroi

Un testo di godibilissima lettura, di notevole divulgazione scientifica e di novità etimologiche pure per gli specialisti, opera di un provetto dialettologo con sensibilità teorica, è il volume di Alfio Lanaia La Sicilia dei cento dialetti. Le parole raccontano (Nero su bianco ed., Biancavilla 2022), con una brillante presentazione di Iride Valenti, dedicato al dialetto siciliano e al suo lessico, con riverberi sull’italiano regionale letterario di Sicilia, ammiccante nel titolo alle Cento Sicilie. Testimonianze per un ritratto di Gesualdo Bufalino- Nunzio Zago (Bompiani 2008). Continua a leggere

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Le Confraternite e i Monti delle “arti di mare” nella Campania in età moderna (1505-1806)

Napoli dalla Marinella, Saverio della Gatta, inizi Ottocento (Fino, 2002)

Napoli dalla Marinella, Saverio della Gatta, inizi Ottocento (Fino, 2002)

di Maria Sirago 

Introduzione

La storiografia di fine Novecento ha definito l’organismo delle confraternite in età moderna come una “associazione volontaria di laici” con finalità religiose, provvista di un proprio regolamento redatto per disciplinarne le attività. Le confraternite sorte in età moderna con la raccolta di fondi derivanti dalle quote associative si occupavano della sepoltura degli associati, della dote per le figlie, dei sussidi per le vedove e di altri aspetti inerenti le forme della sociabilità, fornendo una mutua assistenza per gli iscritti inabilitati al lavoro per vecchiaia o malattia e per i loro familiari in modo integrativo o sostitutivo rispetto alle autorità ecclesiastiche o municipali. Erano dotate di un patrimonio formato dai lasciti degli associati e creavano all’interno delle chiese cappelle intitolate ad uno specifico santo, protettore della specifica “arte”. Dopo il Concilio di Trento hanno costituito per la Chiesa cattolica uno strumento per disciplinare la popolazione, incanalandola nell’ortodossia (Clemente, 2002: 555; Casanova, 2014:4-6). La loro diffusione nella Napoli spagnola permette di distinguere le comunità di marinai e pescatori napoletani che popolavano i quartieri costieri, divenendo uno strumento di autodifesa dalla diffusa povertà ma anche di controllo sociale e mediazione politica (Clemente, 2020: 75). 

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Memorie di uno dei più antichi mestieri del mare

 9788860254894di Orietta Sorgi 

Quello delle tonnare è un mondo che non esiste più. Un microcosmo stagionale che da marzo a settembre chiamava all’opera numerosi lavoratori di varia natura: pescatori, carpentieri e mastri d’ascia, falegnami e fabbri ferrai, cordari e bottai, salatori del pesce e carrettieri per il trasporto. Tutti impegnati su più fronti a far parte della cosiddetta “ciurma” di terra e di mare, per sopperire alle esigenze che la pesca del tonno richiedeva.

Quando, con la stagione calda, i tonni si avvicinavano alle coste del Mediterraneo per deporvi le uova, veniva messo in atto questo sistema di cattura del pesce molto complesso, ma che rimase sostanzialmente identico dall’antichità fino alla metà del secolo scorso. A mare veniva calata l’isola, un insieme di reti mobili che incrociandosi formavano una sequenza di camere, fissate al fondo con grandi ancore. Continua a leggere

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La metafisica della materia e la vittoria delle destre

 276e648a-2825-4146-b296-2245b9396b7e-e1552427397723di Marcello Spampinato

All’indomani dei risultati delle elezioni politiche italiane del 25 settembre 2022, la struttura socio-economica del Paese ha nuovamente evidenziato la decisiva affermazione e il rafforzamento nella capacità di influenzare la collettività di un certo blocco sociale che negli ultimi decenni si è progressivamente e fortemente imposto come gruppo dominante e dirigente, e quindi idoneo a esercitare la direzione intellettuale e morale. Continua a leggere

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La presenza italiana in Algeria tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento

Algeri, Pescatori napoletani. primi 900

Algeri, Pescatori napoletani. primi 900

di Nabil Zaher

La presenza degli italiani in Algeria resta un tema poco studiato sino ad oggi. Infatti, ben poco si sa degli italiani che ci emigravano. Questo saggio intende offrire una descrizione panoramica della comunità italiana trapiantatasi in questo Paese nordafricano tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento.

Riguardo all’emigrazione politica in Algeria, in seguito alla prima occupazione francese del Paese, si ebbero vere e proprie ondate di esuli che erano in stretta coincidenza con i tentativi rivoluzionari perdenti nei diversi Stati e nelle varie regioni della penisola italiana. Non sempre, come per altri Paesi più vicini, questa affluenza si avverte immediatamente, cioè in maniera pronta e diretta: la gran parte dei cospiratori e patrioti italiani, specialmente dell’Italia settentrionale e centrale, costretti in esilio, emigrarono in Francia come è noto e di qui, in un secondo tempo, si spostarono verso l’Algeria. Il Paese nordafricano conobbe quindi una forte immigrazione derivante dalla penisola italiana collegata al fenomeno del «fuoriuscitismo politico causato dalle lotte risorgimentali per l’indipendenza e l’Unità dell’Italia» [1]Continua a leggere

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Una difficile transizione

 

Camera dei Deputati - Comunicazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi sul Recovery planil centro in periferia

di Pietro Clemente 

Aspettando il PNRR

Sono pervenuti, per Il centro in periferia (CIP) e di seguito li pubblichiamo, testi assai interessanti per la  discussione che continua dalle ‘puntate precedenti’ (Broccolini, Barbera,  Adriani e altri,  Sorce,  Caneparo e altri,  Bindi e altri) e sono anche presenti  nuove voci  e terreni di indagine (il gruppo di testi densissimi sulle Marche: Leonardi e altri, Moroni, Piacentino, cui si aggiunge il testo alpino di Dallavalle), e infine un testo  più vicino alla saggistica antropologica (Panaja sulle feste), ma pertinente ai temi del mondo festivo della zone interne al peso del Covid su di esso.  Continua a leggere

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Abbiamo ancora bisogno dei musei demoetnoantropologici? Riflessioni a margine di un volume

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il centro in periferia

di Alessandra Broccolini 

L’occasione per tornare a riflettere sul futuro dei musei demoetnoantropologici ci è stata offerta dalla Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro che nell’ottobre 2022 ha ospitato un incontro di presentazione del volume Patrimonio in comunicAzione. Nuove sfide per i Musei DemoEtnoAntropologici, pubblicato nel 2021 per le edizioni Museo Pasqualino e curato da Pietro Clemente, Lia Giancristofaro e dalla sottoscritta. Il volume raccoglie i contributi di un convegno che era stato organizzato presso l’università di Chieti nel 2019 dalla collega Lia Giancristofaro e dall’associazione SIMBDEA, la Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici. Continua a leggere

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Si scrive “Contro i borghi”, si legge “Per i Paesi”.

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di Filippo Barbera 

A pochi mesi dall’uscita di Contro i borghi (F. Barbera, D. Cersosimo, A. De Rossi, Donzelli ed., 2022), è possibile trarre un primo bilancio dell’iniziativa editoriale promossa dall’associazione “Riabitare l’Italia” e curata da chi scrive insieme a Mimmo Cersosimo e Antonio De Rossi. Il libro è stato progettato e scritto con l’obiettivo di suscitare una riflessione aperta e trasparente sulla curvatura che il termine “borgo” è venuto ad assumere nello spazio pubblico. Curvatura nefasta e pericolosa, che se non denunciata e combattuta rischia di annichilire il policentrismo territoriale italiano, riducendolo a una facile e fallace rappresentazione dicotomica. Continua a leggere

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“Odi spesso un tonar di ferree canne”

 

Fiamignano affollato nel giorno della sagra (webcam della Pro Loco)

Fiamignano affollato nel giorno della sagra (webcam della Pro Loco)

il centro in periferia

di Settimio Adriani, Claudia Giuliani, Veronica Paris 

Sui sempre più brevi affollamenti estivi dei piccoli paesi e i bruschi ritorni alla solitudine autunnale, è particolarmente appropriata e profonda la riflessione di Pietro Clemente, probabilmente maturata durante la sua (purtroppo) breve permanenza in paese per supervisionare e intervenire al convegno «Riabitare Fiamignano», tenuto il 29 agosto 2020, in piena pandemia: Continua a leggere

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Ripensare i margini. I borghi fra abbandono e ricostruzione

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il centro in periferia

di Giuseppe Sorce

Il silenzio si inspessisce, sempre di più. E il vuoto non ha padroni. Se non il Tempo. E l’Antropocene ha resettato l’idea di Tempo. Quella che era la crisi della modernità di harveyana memoria [1] è giunta a compimento.

Negli ultimi mesi i borghi d’Italia, l’abbandono, la fuga e la ricostruzione sono stati dei fuochi tematici attorno ai quali mi sono aggirato senza volerlo poi troppo. È stata una perlustrazione girovaga, sapevo che i fuochi erano lì, non so perché. Forze centrifughe e centripete in un equilibrio che si scontrava col mio e che vi si è adagiato, sovrapposto, fino a essere impresso. Mi ritrovo così oggi a confrontarmi con un altro, prezioso, testo sui borghi. E mi ci ritrovo adesso, quando l’algoritmo, il caso o il destino, mi hanno condotto a lavorare come docente proprio in un borgo, anzi, uno dei borghi eletto qualche anno fa “più bello d’Italia”. Continua a leggere

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Valorizzazione del patrimonio industriale e agroalimentare: il ruolo degli ecomusei

 

Città dell'arte, Fondazione Pistoletto, Archivio Ecomuseo del Biellese

Città dell’arte, Fondazione Pistoletto, Archivio Ecomuseo del Biellese

il centro in periferia

di Barbara Caneparo, Giuseppe Pidello, Laura Salvetti, Gabriele Varalda  

«La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura» – Adriano Olivetti

Il saper fare alla base di molte attività produttive piemontesi affonda le sue radici in un humus culturale che risale agli ultimi secoli del Medioevo. Continua a leggere

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A proposito del corso di formazione “Il pastore è un guardiano di futuro”: un bilancio prima di ripartire

 

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di Letizia Bindi, Paolo Coppari, Grazia Di Petta

Una piccola comunità di apprendimento 

«Perché mi sono iscritta a questo corso? Perché amo studiare ed informarmi e perché ho necessità di approfondire e capire tanti aspetti del mondo pastorale. Ho acquistato le prime 3 pecore e poi via via altre, sempre nella speranza di trovare nell’allevatore dall’altra parte una persona disposta ad insegnarmi, con sincerità e serietà; forse sono stata sfortunata ma in questa mia breve esperienza ho sempre riscontrato poca voglia di trasmettere e diffidenza nei miei confronti che fino a ieri facevo tutt’altro; non sono figlia di pastori, ma perché non posso imparare? Nozioni discordanti e diffidenza perché “la lana non la fa più nessuno, il tuo progetto è sicuramente fallimentare!”. Quando ho acquistato le mie prime pecore ho cercato un ente di formazione ma non l’ho trovato! Alcune volte, essendo autodidatta, non so se sono all’altezza del lavoro che sto svolgendo, non mi vergogno a dirlo! Continua a leggere

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Cronache di un disastro annunciato. Dialogo sulle Marche

 

Matelica

Matelica, 10 ottobre 2022

il centro in periferia

di Leonardo Animali, Marco Giovagnoli 

Leonardo Animali

Questo nostro dialogo avviene all’indomani di un nuovo episodio grave accaduto nel pomeriggio di lunedì 10 ottobre a Matelica, dove un nubifragio molto intenso in pochi minuti ha allagato una zona della città; fortunatamente senza conseguenze per la popolazione. Ciò ci conferma, al di là dell’intensità e dell’imprevedibilità dei fenomeni meteorici, che c’è oramai strutturato un problema generale di fragilità del territorio marchigiano, sia nelle aree adiacenti alle aste fluviali, sia in centri urbani non necessariamente a ridosso di corsi d’acqua. Continua a leggere

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Catastrofi in-naturali e crisi ambientali nelle Marche del 2022

 

Monocoltura cerealicola nel territorio di Osimo, anni 90

Monocoltura cerealicola nel territorio di Osimo, anni 90

il centro in periferia

di Marco Moroni 

L’alluvione che nel settembre 2022 ha devastato il territorio anconitano e in particolare la valle del Misa fino a Senigallia è l’ennesima prova del cambiamento climatico. Agli occhi di uno storico marchigiano come me, quella che abbiamo di fronte non è la prima crisi ambientale del territorio regionale. E non mi riferisco all’alluvione che nel 2014 devastò la stessa valle del Misa e Senigallia provocando anche tre morti. Prima di questa, nel passato più lontano ve ne sono state almeno altre due: negli ultimi decenni del Cinquecento e nella seconda metà del Settecento. Quella attuale, però, è sicuramente una realtà diversa. Oggi gli eventi climatici estremi, che si moltiplicano con effetti sempre più devastanti, sono causati da fenomeni naturali, ma che sarebbe più corretto definire in-naturali dal momento che a provocarli sono le modificazioni che l’uomo ha apportato all’ambiente. Continua a leggere

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Dai crinali al mare un modello di sviluppo da cambiare radicalmente

 

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il centro in periferia

di Paolo Piacentini 

Vandana Shiva nel suo ultimo libro parla delle “sette generazioni”. Una società che si prende cura del territorio deve avere lo sguardo lungo e largo. Pensare alle future generazioni vuol dire utilizzare al meglio le risorse preservandone l’uso nel tempo. Per incamminarci verso un’economia della cura dobbiamo uscire da quella che Vandana Shiva definisce come “economia dell’avidità estrattiva”.

La rappresentazione plastica di questo modello di sviluppo imperante da troppo tempo sono anche i dissesti idrogeologici che hanno devastato un vasto territorio marchigiano. Si è spezzato in quell’area vasta il legame tra “suolo e società” parafrasando sempre Vandana Shiva. Continua a leggere

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Le terre alte tra crisi climatica e sostenibilità. Quale futuro per la montagna?

lago artificiale di Campliccioli, In Valle Antrona (VB), quasi completamente asciutto, agosto 2022 (ph. C. Dallavalle)

Il lago artificiale di Campliccioli, in Valle Antrona (VB), quasi completamente asciutto, agosto 2022 (ph. C. Dallavalle)

il centro in periferia

di Chiara Dallavalle 

Oggi è particolarmente diffusa una lettura semplificata del mondo contemporaneo, che scarta la senz’altro faticosa analisi degli aspetti complessi e contraddittori dei fenomeni umani in favore di una visione polarizzata, dove i termini opposti di ciascuna questione sono chiaramente definiti. Questo vale anche per la narrazione del processo di spopolamento dei piccoli borghi, che, secondo questo approccio, vede i centri urbani di ridotte dimensioni, collocati in aree divenute sempre più marginali dal punto di vista economico, perdere nel tempo la propria popolazione a vantaggio dei grandi agglomerati urbani, maggiormente attrattivi in termini occupazionali. Continua a leggere

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Feste sospese e ripensamenti in tempo di pandemia. La Santissima Trinità di Vallepietra e la sua migrazione sui social

 

Pellegrinaggio a Vallapietra, Documentario di Pozzi Bellini, 1939

Pellegrinaggio a Vallapietra, Documentario di Pozzi Bellini, 1939

il centro in periferia

di Emanuela Panajia

Questioni metodologiche in spazio e tempo sospeso

Mentre i mesi passavano in questa situazione di emergenza, mi sono chiesta perché? Perché scegliere la sospensione dei riti come oggetto, perché abbandonarsi all’idea della difficoltà di fare ricerca in questo momento mi abbia così tanto condizionato nel cercare altre vie, quelle che oramai sono diffusissime come i mezzi digitali già tra l’altro utilizzati parallelamente? L’accelerazione nell’utilizzo di tali strumenti dovuta al periodo di pandemia ci ha immessi in un tempo altro, da cui certamente non si può tornare indietro e dei quali strumenti non possiamo fare a meno. La “resa” a questa diversa modalità, di cui tutti avevamo fatto esperienza in modalità collaterale, è stata totalizzante, eppure mi continua a “frullare” per la testa un no deciso ad alcune che sono non solo scorciatoie ma anche barriere per la ricerca antropologica in sé. Continua a leggere

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L’Oltre e l’Altro: l’insopprimibile mistero del sacro

 

coverdi Paolo Branca                                                                                                                                      Capire il tempo, in larga misura, diventa capire il modo in cui lavoriamo, il modo in cui funzionano il nostro cervello e la nostra coscienza, ed è per questo che il problema del tempo è così affascinante (Carlo Rovelli, L’ordine del tempo)

Preambolo

Lo sviluppo della fisica quantistica sta mettendo in discussione in forme inedite il sempre problematico concetto di tempo. Continua a leggere

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Dal tramonto delle religioni alla mistica post-religiosa

 

410oaozqvll-_sx350_bo1204203200_di Augusto Cavadi 

Le religioni più diffuse nel pianeta sono in crisi? Per molti versi, sì. Soprattutto le grandi ‘confessioni’ cristiane: cattolica, ortodossa, valdese, anglicana, riformata. Le chiese sono sempre meno frequentate man mano che le generazioni più anziane lasciano il posto alle nuove. Così sociologi e teologi, antropologi e filosofi, s’interrogano sulla categoria interpretativa “post-religionale”. Che comporta una domanda ancora più radicale: che ne è dell’idea tradizionale di Dio che le chiese cristiane hanno veicolato in questi venti secoli? Così la questione dell’epoca “post-religionale” coinvolge la questione del “post-teismo”: che ci aspetta dopo la “morte” del Dio biblico (onnipotente, onnisciente, giudice supremo dei popoli e dei singoli) dai tratti ancora umani, troppo umani? Continua a leggere

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Per una definizione del sacro

Scena di un sacrificio, Bassorilievo 79 d.C., Pompei,

Scena di un sacrificio, Bassorilievo 79 d.C. circa, Pompei

di Roberto Cipriani

Premessa

Il rapporto fra religione e società, e fra istituzioni religiose e civili, è oggetto di dibattito sociale e politico, ma anche di indagine scientifica da parte di numerose discipline, fra cui la sociologia della religione. Nell’ultimo ventennio, a fronte dei costanti e repentini mutamenti tuttora in essere nella società contemporanea, la sociologia della religione sembra aver trovato nuova linfa e vigore. L’idea di una società umana tendenzialmente e maggioritariamente secolarizzata è quasi tramontata, a vantaggio di nuovi paradigmi che ribadiscono al contrario la centralità del fenomeno religioso nel mondo contemporaneo. Continua a leggere

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Attraversare i confini religiosi. Un itinerario dall’Oceano Indiano ai Balcani

 

Murale a Gaza, di Banksy (ph. Valentina)

Murale a Gaza, di Banksy (ph. Valentina)

di Giovanni Cordova 

Il tema del confine riveste da sempre una particolare importanza negli studi antropologici, specie dal mutamento di paradigma operato da Fredrik Barth, che in Ethnic Groups and Boundaries. The social Organization of Cultural Difference (1969) argomentò come l’esistenza e la costruzione sociale dell’identità etnico-culturale non precludano l’attraversamento dei confini sociali tra gruppi e/o comunità. Anzi, date determinate condizioni sociali e materiali, tale superamento assume carattere strutturale, portando all’inglobamento più o meno permanente degli individui ‘attraversanti’ il confine nel gruppo ‘altro’ e contribuendo, per paradossale che possa sembrare, alla riproduzione materiale e culturale della o delle società coinvolte in questo complesso e continuo lavoro sociale sulla differenza. Continua a leggere

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Ritornare alla Madre Terra. L’esperienza di una tribù del nostro tempo

 

 coverdi Antonino Cusumano 

Circa trent’anni fa, durante una ricerca nell’area dello Zingaro, oggi rinomata riserva naturale all’estremità occidentale della costa tirrenica siciliana, ho raccolto le testimonianze degli ultimi abitanti del borgo Acci, un piccolo agglomerato di case rurali arrampicato a più di 500 metri di altitudine, ai piedi del monte Passo del Lupo. Qui vivevano fino agli anni sessanta del secolo scorso quindici famiglie, che imparentate tra di loro formavano una singolare comunità di pastori e contadini. Nel ricordo di Pietro Cusenza, allora ultraottantenne, che ha condotto tutta la sua vita «mpintu all’Acci», quel grappolo di povere case era il mondo, il migliore dei mondi possibili. Una trazzera regia era l’unica via di comunicazione che lambiva il solitario borgo, l’unico esile filo che collegava gli Accialori al paese più vicino, San Vito lo Capo, dove si andava per nascere e per morire. Continua a leggere

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Siccità e preghiere collettive. Alla ricerca di senso nell’incertezza del clima

 

Il fiume Po in secca tra Parma e Reggio (ph. Andrea Fasani/Ansa)

Il fiume Po in secca tra Parma e Reggio (ph. Andrea Fasani/Ansa)

di Giovanni Gugg

Il fiume è un bocciodromo

Il 17 luglio 2022 l’agenzia giornalistica ANSA ha pubblicato [1] alcune fotografie di Andrea Fasani sul Po in secca tra Parma e Reggio Emilia: vi sono ritratti due uomini a petto nudo, con i pantaloncini e il cappellino in testa; quello con il copricapo bianco ha appena lanciato in aria una palla, mentre quello con il cappello blu ne tiene in mano un’altra e aspetta il suo turno; giocano a bocce sulla sabbia del letto di un torrente laterale del Po, prosciugato dalla siccità. Nell’estate 2022, l’osservato speciale è stato proprio il Po, il simbolo dell’estrema aridità che ha caratterizzato gran parte dell’anno, con molti mesi particolarmente difficili per l’intera Pianura Padana. Continua a leggere

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Etologie del Sacro

 

Shiva

Shiva

di Enzo Pace 

Apertosi con l’attentato alle Torri Gemelli a New York l’11 settembre 2001 e  sull’orlo di una guerra nucleare alle porte dell’Europa, il terzo millennio sembra condensare nei suoi primi venti anni un brevissimo secolo. In apparenza non ci sono analogie con il secolo breve descritto e analizzato da Eric Hobsbawm [1], che lo storico inglese faceva iniziare con la Prima guerra mondiale e concludere con il crollo dell’Unione Sovietica (1991). Continua a leggere

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Lo sguardo di Lattuada sugli umiliati e offesi

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di Silvia Mazzucchelli

Occhio quadrato è un libro fotografico realizzato da Alberto Lattuada nel 1941, ripubblicato da poco insieme ad un corposo saggio di Antonello Frongia, che ne ricostruisce la genesi (Fine della città. Occhio quadrato, Scalpendi, 2022). È composto da ventisei tavole fotografiche impaginate da Aldo Buzzi, presentate singolarmente con pagina bianca a fronte, precedute da una breve poesia dell’amico Ernesto Treccani e da un ritratto di Lattuada realizzato da Fabrizio Clerici.

Il titolo, suggerito da Mario Soldati, con cui il futuro regista scriverà la sceneggiatura di Piccolo mondo antico, suscita un’immediata curiosità. Un occhio quadrato evoca un dispositivo meccanico, l’occhio di una macchina, qualcosa di artificiale. In questo caso l’occhio quadrato è quello della Rolleiflex, fotocamera di medio formato con il visore a pozzetto e il negativo 6×6, scelta da Lattuada per le sue peregrinazioni ai margini della città. Continua a leggere

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Feste e Covid. Appunti e istantanee da Palazzolo Acreide

San Michele, una carezza al Santo, Palazzolo Acreide. 2022 (ph. Salvo Alibrio)

San Michele, una carezza al Santo, Palazzolo Acreide. 2022 (ph. Salvo Alibrio)

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di Salvo Alibrio e Luigi Lombardo [*] 

L’effetto del Covid sulle feste è stato devastante, ma fino a che punto? La ripresa dei riti post pandemia è stata impetuosa e il fiume carsico della cultura festiva ha straripato ovunque e in tutti i contesti festivi. Ma c’era da aspettarselo e nessuno di noi studiosi, credo, ne dubitava. La pandemia ha interrotto il placido fluire dell’alternanza di tempo festivo e tempo ordinario. Ha introdotto il tempo della sospensione, piatta e uguale a sé stessa, chiudendo le comunità nell’isolamento culturale, nella solitudine di pratiche un tempo agite nello spazio pubblico e condiviso. Continua a leggere

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Il carnevale di Tricarico, transumanza, rito e pratiche

Carnevale a Tricarico (ph. Marina Berardi)

Carnevale a Tricarico (ph. Marina Berardi)

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di Marina Berardi 

In Basilicata, a Tricarico, piccolo centro del Materano – oggi sotto la soglia dei cinquemila abitanti e noto per aver dato i natali al poeta e fine intellettuale Rocco Scotellaro, che ha contribuito a creare una nuova narrazione e stagione politica dell’intero Mezzogiorno – è possibile assistere ad una forma carnevalesca interessante per tipologia e peculiarità oltreché per i processi culturali e patrimoniali che mette in campo nelle venature e dinamiche del contemporaneo.  Continua a leggere

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Un passo oltre il limite

Islanda (ph. Ivana Castronovo)

Islanda (ph. Ivana Castronovo)

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di Ivana Castronovo 

Procrastinare fino all’inevitabile la mappatura di questi pensieri è stato un atto di allontanamento errante, un lungo periplo alla ricerca di parole adatte dal quale non ho ancora fatto ritorno. Rimetto insieme i pezzi su una scrivania non mia, a Milano, dove tutte queste tracce mi appaiono come l’abbaglio di una visione limpida in mezzo alla nebbia che torna. Continua a leggere

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Quattro giorni a Ballarò

 

Prospettiva Ballarò (ph. Salvo Cuccia)

Prospettiva Ballarò (ph. Salvo Cuccia)

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di Salvo Cuccia 

Nel 2022 Netflix ha acquistato i diritti non in esclusiva per cinque anni in 30 Paesi in 18 lingue di alcuni miei documentari. Tra questi “Prospettiva Ballarò”, un instant movie girato in quattro giorni nella torrida estate del 2019. Continua a leggere

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“Rapid eye movement”. Un viaggio onirico nell’inconscio

 

Rapid eye movement (ph. Michele Di Donato)

Rapid eye movement (ph. Michele Di Donato)

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di Michele Di Donato

Rapid eye movement, indicato più di frequente con l’acronimo REM, è il “movimento rapido degli occhi” che avviene durante una fase del sonno normalmente accompagnata dai sogni.

Il processo primario dei sogni è caratterizzato dalla circolazione libera delle pulsioni e degli istinti, dalla assenza di nessi logici e dalla atemporalità. Nel sogno il meccanismo principale è lo spostamento: una rappresentazione (mentale) può sostituirne un’altra o più significati possono confluire in un’unica rappresentazione. Continua a leggere

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Porticello. Una comunità

 

Porticello (ph. Anna Fici)

Porticello (ph. Anna Fici)

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di Anna Fici

La comunità è in sofferenza. Perché siamo stati separati da un eccesso di informazioni e di interpretazioni che hanno messo in crisi la capacità di accettazione che la comunità richiede.

La comunità si basa sulla fede e sulla solidarietà. Non sto parlando di fede religiosa. No. Ma di quella fede che ci fa confidare negli altri, che ce li fa sentire uguali a noi, riconosciuti e rispettati nelle differenze ma sostanzialmente uguali. Continua a leggere

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Nostalgia delle ferrovie

 

C. Vetrano-Ribera, Stazione di Selinunte, maggio 1985 (ph. Antonino Giglio)

C. Vetrano-Ribera, Stazione di Selinunte, maggio 1985 (ph. Antonino Giglio)

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di Antonino Giglio

Per quarant’anni sono stato dipendente delle Ferrovie dello Stato, ho seguito le vicende tormentate della “tratta” Castelvetrano-Porto Empedocle sino alla sua totale chiusura il 31 dicembre 1985.

Ho vissuto fin da bambino tra stazioni e rotaie. Mio padre Calogero era un ferroviere in servizio prima presso la stazione di San Carlo e poi in quella di Marausa e infine dal 1960 a Castelvetrano. Continua a leggere

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Nitassinan

 

Nitassinan (ph. Elena Perlino)

Nitassinan (ph. Elena Perlino)

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di Elena Perlino 

Perlustrare il Nitassinan, il territorio ancestrale del popolo Innu, diventa possibile grazie ad una residenza fotografica promossa dai Rencontres internationales de la photographie en Gaspésie.  Continua a leggere

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Benedetto Rubino fotografo del folklore

Giuseppe Pitrè con le sue collezioni, 1912 (ph. Benedetto Rubino, Archivio famiglia)

Giuseppe Pitrè con le sue collezioni, 1912 (ph. Benedetto Rubino, Archivio famiglia)

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di Sergio Todesco

La figura e l’opera di Benedetto Rubino (1881-1955) se per un verso possono essere inquadrate nell’ambito di quella robusta tradizione di studi locali che è stata storicamente uno dei caratteri peculiari della cultura siciliana, per altro verso testimoniano di una personalità e di una produzione che vennero travalicando la dimensione erudita, stimolate e arricchite come esse furono dalla pregnante esperienza di ricerca e innovazione disciplinare operata da Giuseppe Pitrè. Rubino fu infatti uno studioso fortemente influenzato dall’opera di Pitrè, benché privo del bagaglio filologico e storico di questi, e perseguì lungo l’intero arco della sua produzione un modello di ricerca folklorica che, pur rimanendo ancorato a una dimensione regionale, rivela ancora oggi notevoli aperture antropologiche e registra di fatto posizioni quanto mai interessanti riguardo all’attenzione rivolta ad aspetti relativi alla cultura materiale in Sicilia poco studiati prima di allora. Continua a leggere

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SOMMARIO N. 57

Riace, Festa dei SS. Cosma e Damiano, 1998 (ph. Melo Minnella)

Riace, Festa dei SS. Cosma e Damiano, 1998 (ph. Melo Minnella)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Linda Armano, Territorio e significati per gli indigeni dei Northwest Territories. Un esempio di ecosistema integrato; Letizia Bindi, Oleg sulla tavola del vernissage. Nuove collezioni, mercato delle culture e sistemi esperti nella ri-progettazione culturale del MUCIV; Antonello Ciccozzi, Place shaming”, razzismo territoriale, razzismo geografico; Fabio Dei, I turbamenti del giovane Pietro. Per gli 80 anni del professor Clemente; Continua a leggere

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EDITORIALE

16 agosto 2022 (ph. Mattia Montes)

16 agosto 2022 (ph. Mattia Montes)

L’incedere dell’autunno – nei versi del Poeta – «già lo sentimmo venire/ nel vento di agosto/ nelle piogge di settembre/ torrenziali e piangenti/ e un brivido percorse la terra/ che ora, nuda e triste,/ accoglie un sole smarrito». La metafora in poesia rischia di inverarsi nella angosciosa realtà di un presente prossimo venturo. La Terra “nuda e triste” è desertificata dalla siccità, incenerita dagli incendi, minacciata dai ghiacciai che si sciolgono, affaticata da un surriscaldamento climatico che non è più un’astrazione scientifica né la retorica di un monito ma un’apocalittica evidenza empirica. Il brivido che la percorre spoglia i greti dei fiumi riarsi, scatena la furia impazzita dei venti, scuote rovinosamente il già fragile equilibrio dell’ecosistema che il furore distruttivo dell’antropocentrismo ha via via consumato e logorato.  Continua a leggere

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Territorio e significati per gli indigeni dei Northwest Territories. Un esempio di ecosistema integrato

 

 Northwest Territories, cacciatore Inuit

Northwest Territories, cacciatore Inuit

di Linda Armano

«Northwest Territories, north western Canada. Setting off from Kelowna, where I worked at the University of British Columbia for more than a year and driving northwards along Highway 97 in British Columbia, I pass through the region of Alberta and traverse vast expanses of the forest before joining Highway 7 to then cross the border into the Northwest Territories. One of the first towns I meet in the southeastern part of the region is Fort Smith, which in the Chipewyan language is called Thebacha, meaning “beside the rapids”. Indeed, there are numerous waterfalls along the Slave River here. Within this territory lies Wood Buffalo National Park, a natural park larger than Switzerland and famous for being the home of the wood buffalo after which it is named, a species of bison currently considered endangered. Continua a leggere

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Oleg sulla tavola del vernissage. Nuove collezioni, mercato delle culture e sistemi esperti nella ri-progettazione culturale del MUCIV

  

Roma, Museo della civiltà

Roma, Museo delle civiltà

di Letizia Bindi 

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Tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto 2022, il Museo delle Civiltà, ha presentato, dando all’evento un considerevole riverbero mediatico, il nuovo programma di attività e la linea espositiva impressa dal Direttore, Andrea Viliani, alla presenza e con l’espressione di vivo apprezzamento del Direttore Generale Musei, Massimo Osanna. Continua a leggere

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“Place shaming”, razzismo territoriale, razzismo geografico

 

Massa Lubrense,

Massa Lubrense, Istituto Alberghiero

di Antonello Ciccozzi 

Scrivo queste righe prendendo spunto da una recente boutade giornalistica assurta per qualche giorno a vicenda di rilevanza nazionale, che mi ha suggerito uno spazio di riflessione su un concetto che definirei in termini di “place shaming”, ovvero di razzismo territoriale o geografico. Nel talk show “In onda” (dell’emittente La7) del 20 luglio 2022 la conduttrice della trasmissione ha elogiato il rifiuto politico del premier dimissionario Mario Draghi, che non ha votato la fiducia al suo stesso governo, come «una grande lezione» impartita con «il tono di uno che, titolare di cattedra ad Harvard, è stato incaricato di una supplenza all’alberghiero di Massa Lubrense» [1]. La giornalista ha ripetuto questa formula nel corso della trasmissione e l’ha ribadita il giorno successivo nel suo blog su “La Repubblica” [2]. Continua a leggere

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I turbamenti del giovane Pietro. Per gli 80 anni del professor Clemente

Pietro Clemente

Pietro Clemente

di Fabio Dei 

Il 28 giugno si è tenuta a Siena una giornata di incontro tra numerosi colleghi, allievi ed amici di Pietro Clemente, in occasione del suo ottantesimo compleanno. Si è trattato di un incontro di festeggiamento, ma anche di discussione scientifica: in particolare, gli interventi sono stati organizzati attorno a tre diverse fasi del lavoro di ricerca e di insegnamento di Pietro, più o meno coincidenti con le tre Università di cui ha fatto parte: Siena, Roma “Sapienza” e Firenze. A Siena ha operato il Clemente “demologo”, erede della tradizione di Gramsci e Cirese, politicamente impegnato, studioso della mezzadria e di molte forme della cultura popolare tradizionale; a Roma studenti e colleghi hanno conosciuto un antropologo “postmoderno” – percorso da turbamenti epistemologici, attento ai dibattiti sulla crisi della ragione e sull’incerto statuto delle discipline sociali, attratto da forme sperimentali, letterarie e poetiche di rappresentazione etnografica; a Firenze, infine, ha prevalso l’attenzione per la museografia antropologica, per il tema dei beni culturali e per la fondazione di una moderna antropologia del patrimonio.   Continua a leggere

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Può dirsi “sacra” l’arte cristiana?

 

Grunewald, Crocifissione, Doppia tavola di-Tauberbischofsheim, 1512

Grunewald, Crocifissione, Doppia tavola di-Tauberbischofsheim, 1512

di Leo Di Simone 

Religione, rito e arte sono nati insieme e un elemento religioso o metafisico è tuttora presente in ogni forma artistica, sottile filo rosso di affastellante simbolicità. L’arte, minimalista per quanto si voglia, non è mai, semplicisticamente, mero progetto o gratuita composizione; è sempre rito che rimette ordine nella realtà, strategia apollinea che tenta di dominare lo ctonio della natura physis, l’imponderabilità del metafisico così come erano avvertiti, per esempio, dalla religione greca preolimpica e poi sintetizzati nel termine, ormai banalizzato, dionisiaco: la realtà da cui Apollo rifugge, l’oscuro e lento lavorìo delle forze della natura avvertite come caos congiuntamente a ciò che misteriosamente le origina. È sempre il rito che rimette ordine nella realtà, poiché tale è la sua natura significata dalla pregnanza del suo stesso etimo sanscrito ṛtá: ordine, misura, scansione, numero…; per cui ritmo, aritmetica, logaritmo, musica, danza, rito come amalgama simbolico di suono, parola, immagine. Continua a leggere

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Mar Nero, dalla Protostoria alla colonizzazione greca e agli Sciti nelle pianure dell’Ucraina di l’altro ieri

Mar Nero, da Google Earth elaborata dall’autore

Mar Nero, da Google Earth elaborata dall’autore

di Bruno Genito

 Introduzione

Come è noto, si parla, oggi, molto di Ucraina e della guerra iniziata dalla Federazione della Repubblica Russa lo scorso 24 febbraio 2022. Se ne parla, a livello di comunicazione giornalistica e radio-televisiva, però, spesso, a sproposito, e su una linea interpretativa per la quale ci si deve schierare o da una parte o dall’altra. Sembrano tornati, purtroppo i tempi della cosiddetta cortina di ferro, o per dire meglio, di quell’immobilismo ideologico di una Italia, già medievale, dal quale non sembra proprio che ci siamo mai veramente liberati. Continua a leggere

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La valutazione interna dei demo-etno-antropologi tra corporativismi e forze centrifughe

copia-di-loandina-intersezioni-unisa-copiadi Lia Giancristofaro

Il presente documento propone un pensiero critico e costruttivo sulla valutazione ASN dei (e tra i) demo-etno-antropologi, ed è tratto dalla relazione che ho presentato nell’incontro Intersezioni. Primo forum dell’antropologia italiana (13-15 luglio 2022, Fisciano, Salerno). L’elaborazione delle relazioni è stata condotta sulla base di analisi qualitative e quantitative e in modo concertato (su delega del Direttivo di SIMBDEA, ho lavorato col tavolo interassociativo “Ricerca, etica e valutazione”).   Continua a leggere

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Dis-astrologie belliche nella Russia del 2022

Kostantin Daragan

Kostantin Daragan, astrologo

di Giovanni Gugg 

Il disordine negli astri

Gli esseri umani volgono lo sguardo al cielo da tempi remotissimi; l’esistenza di osservazioni dei cicli astronomici e dei mutamenti stagionali, nonché di riti celebrati in corrispondenza delle principali fasi del ciclo delle stagioni è piuttosto probabile per quanto riguarda il Paleolitico ed è indiscutibile nel Neolitico, èra a cui risalgono diversi monumenti di pietra che venivano utilizzati regolarmente in determinati periodi dell’anno (Pettinato, 1998). D’altronde, la regolarità astronomica ha permesso di immaginare che l’esistente fosse preordinato e che ogni esistenza avesse una sorte: è una forma di rassicurazione, ma anche un’aspirazione di controllo, essendo sia una necessità che un’ambizione. Continua a leggere

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“In Abortion We Mistrust”. Tre interpretazioni della sentenza Dobbs v. Jackson nel complottismo americano

Norma McCorvey (Jane Roe) e la sua avvocata Gloria Allred dopo la sentenza Roe v. Wade

Norma McCorvey (Jane Roe) e la sua avvocata Gloria Allred dopo la sentenza Roe v. Wade

di Nicola Martellozzo 

Vite contestate, vite sostituite 

It is so ordered. Con queste quattro parole è stato siglato l’esito del contenzioso Dobbs v. Jackson Woman Health Organization, quattro parole che aprono una revisione delle leggi sull’aborto in tutti gli Stati Uniti. La decisione della Corte Suprema annulla di fatto la sentenza Roe v. Wade, emessa dalla stessa istituzione statunitense nel 1973. Ancora prima della sua ufficialità, l’opinione pubblica americana si è profondamente divisa sul tema, con un coinvolgimento che è difficile comprendere senza conoscere l’eccezionalità e la storia di quella sentenza. Continua a leggere

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A Ballarò. Saggio di foto-antropologia dialogica

 

Incominciare (ph. Stefano Montes)

Incominciare (ph. Mattia Montes)

di Stefano Montes 

Io lo guardo distrattamente, mentre lui direttamente: negli occhi. Io guardo di traverso, lui diritto. È come se ognuno di noi fosse la cornice dello sguardo dell’altro. E non è una novità, per me, al mercato, a Ballarò: ci si muove in un costante divenire di incorniciamenti della realtà, degli oggetti, degli sguardi altrui e, persino, dei corpi. Lui è il fruttivendolo del mercato: uno dei tanti. È all’angolo e mi guarda. Mi aggancia con gli occhi. Cerca di farlo. Mi dice con voce ferma, tuttavia non gridata, non abbanniata: Muluni ruci, bellu ruci. Tu rugnu! (Anguria dolce, molto dolce. Te la do!). Continua a leggere

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È ora di andare (via dall’antropologia culturale come l’abbiamo praticata)

 

schermata-2022-06-06-alle-14-27-01di Pietro Vereni [*]

Ho partecipato all’incontro per la presentazione del volume curato da Fabiana Dimpflmeier e Matteo Aria (2022) in onore di Alberto Sobrero con il senso del dovere di chi ha un debito. Avevo infatti promesso che avrei contribuito a quel volume con una mia lettura sul “Sobrero polanyiano” (2012) ma per diversi motivi ho prima dilazionato e poi interrotto quel progetto di scrittura. Mi è sembrato dunque doveroso pagare il mio debito intellettuale con una riflessione che cerca di recuperare Alberto dentro le cose che faccio e, più in generale, che fa l’antropologia. Continua a leggere

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Turismo e populismo culturale. Il caso dell’Opera lirica

 

Roma, Terme di Caracalla, Aida, 2020

Roma, Terme di Caracalla, Aida, 2020

di Aldo Aledda 

Due giovani romani, cui diamo i nomi immaginari di Massimo e Carlo, ma protagonisti di una vicenda vera, decidono di trascorrere una gradevole notte romana di un anno fa ad arricchire il proprio bagaglio culturale recandosi alle Terme di Caracalla ad assistere a una rappresentazione dell’Aida. Al termine del primo atto, nella buvette del teatro Massimo è colto esternare all’amico un auspicio: «Speriamo che adesso “diano” Va pensiero?». Continua a leggere

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Periplo intorno a Lemno e ai suoi moniti. Divagazioni

 

Abbeville Lemno

Abbeville Lemno

di Franca Bellucci 

Anni, questi, che sembrano una faglia nel tempo: nella linea che disegnavamo progressiva nel tempo. Pure, irrompe la partecipazione, dopo la sosta imposta dalla pandemia: si dispone di strumenti più efficaci, ci si esprime con gli stili più vari. Un circuito, tuttavia che appare disuguale, febbrile, tra slanci soste innovazioni. Io pure so di essere parte del circuito disuguale, nel momento in cui osservo e appunto le coincidenze delle notizie. Continua a leggere

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Il mare e la morte nell’opera di Stefano D’Arrigo

 

2560223382911_0_0_424_0_75di Alberto Giovanni Biuso 

Il mare, la morte

Dentro le spire dello spazio e i gorghi del tempo; dentro una lingua antica, espressionistica e lontana, «quell’isola macerata e persa, la Sicilia» [1] ha generato lungo i secoli eventi, parole e umani sorridenti e solitari. Alla fine ha generato il mare, ha generato la morte. La morte e il mare che sono la stessa cosa, il secondo rende visibile la prima.

Alla fine la Sicilia ha generato l’Orca di Stefano D’Arrigo, emblema fisico e materico dell’essenza del vivente, che è appunto il morire, il quale comincia sin dal primo istante dello stare al mondo. «L’ora della loro nascita è l’ora della loro morte» [2]; «La morte è un modo di essere che intrama l’Esserci da quando c’è» [3]. Continua a leggere

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Filologia applicata all’esistenza

9788830105980_0_536_0_75di Sebastiano Burgaretta 

Torna in Sicilia pochi mesi dopo l’indagine sulla morte della parrucchiera Nunziatina Bellofiore, torna nella sua Pizzuta la filologa Rosa Lentini, a indagare, insieme con la madre, Evelina Cancemi, sul caso complicato di due delitti commessi quasi cinquant’anni fa, nel 1974, e sui quali gli organi competenti al tempo non erano riusciti a fare luce, lasciando impuniti i responsabili dei due crimini e soprattutto senza giustizia le vittime e i loro familiari. Ed è il ristabilimento della giustizia, la riparazione di un duplice e forse triplice, se non di più, torto rimasto impunito che preme e sta a cuore a Rosa Lentini. Torna, perché sollecitamente chiamata dal compare, ex comandante, Ciccio Drago, il quale le ha annunciato che è venuto in possesso di tre lettere riguardanti quei delitti caduti nel dimenticatoio della giustizia di Stato; lettere che sono, secondo lui, degne di considerazione e di attente ricerche, allo scopo di far luce su quei delitti. Continua a leggere

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Pompeo Colajanni: da Partigiano a Sottosegretario alla Guerra

 

Pompeo Colajanni parlamentare

Pompeo Colajanni, parlamentare regionale

di Francesco Butticè 

Per chi volesse oggi condurre uno studio sulla figura del partigiano leggendario Pompeo Colajanni, non può che prendere in esame i documenti raccolti all’interno del Fondo Pompeo Colajanni, custodito presso l’Istituto Gramsci Siciliano di Palermo. Il Fondo Colajanni contiene 183 buste, e rispecchia la vulcanicità del personaggio, che durante la sua lunga vita condusse innumerevoli battaglie per il popolo siciliano, diventando così una delle icone più rappresentative del PCI isolano.

I documenti contenuti nel Fondo, attraversano le tre fasi della vita politica di Pompeo Colajanni: Cospiratore e Partigiano, Politico Nazionale e Regionale, Dirigente e membro dell’A.N.P.I. Continua a leggere

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Frammenti di memorie, figure e scritture

i__id13224_mw600__1xdi Antonino Cangemi 

A che serve scrivere? A tante cose e abbastanza diverse tra loro. Lo studente, tramite la scrittura, appunta i rudimenti del sapere per apprenderli; il romanziere trasfigura la realtà raccontandola infedelmente; il poeta penetra nell’anima rincorrendo parole che rapiscono l’“attimo fuggente”; il burocrate, su input del politico, rende opaca e ingannevole la comunicazione con gli interlocutori cui dovrebbe prestare servizio; lo studioso svela e approfondisce la conoscenza. E si potrebbero fare moltissimi altri esempi.  Continua a leggere

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L’equilibrio della parola. In ricordo di Luca Serianni (1947-2022)

 

Luca Serianni

Luca Serianni

 di Marina Castiglione

Quando si parla di Maestri, questi si contano sulle dita di una mano. Risulta difficile concepire, per il mondo dell’Università e della scuola, un inizio imminente d’anno scolastico senza Luca Serianni, perché è come ripartire con un dito in meno: l’indice che controlla l’equilibrio della penna. Continua a leggere

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Donne e mafia. Per una griglia interpretativa

 

DONNE e MAFIAdi Augusto Cavadi

Ancora recentemente una delle più attente studiose del fenomeno mafioso, anche riguardo alla presenza femminile al suo interno, notava che la “congerie” di libri dedicati a questa particolare tematica abbonda di «testi interessanti, frammentari o ideologici; spesso incapaci di darti quel necessario sguardo d’insieme, di cogliere il nocciolo della questione che ancora ci chiama in causa» [1].  Continua a leggere

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Progetto di vita e diritto al futuro

foto-copertinadi Vincenzo Maria Corseri e Valentina Richichi

Ma in mezzo sta la virtù, dice Orazio, non la verità. Altrimenti sarebbe risolto il problema. La verità, per quanto riguarda gli uomini, è sempre diversa.

Giuseppe Pontiggia, Nati due volte 

Introduzione 

L’espressione “progetto di vita” è immediatamente riconducibile alla dimensione del futuro. Un futuro progettato, per l’appunto, ragionato, infine – e tale è la cifra ultima della progettualità – “sperato”. La dimensione della speranza è infatti il dispositivo al quale gli esseri umani ricorrono ogni qualvolta frequentino l’ambito del futuro. Continua a leggere

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Le “Macchine Sceniche” di Matthias Stom in Sicilia

 

Matthias Stom - Miracolo di Sant'Isidoro Agricola Olio su tela - 347 x 253 cm -  Duomo di San Giorgio Martire - Caccamo (Palermo),

Matthias Stom, Miracolo di Sant’Isidoro Agricola, olio su tela,  Duomo di San Giorgio Martire, Caccamo (Palermo)

di Salvatore Denaro

Ancora oggi ravvisiamo lacune nei confronti del pittore Matthias Stom, nato ad Amersfoort, coinvolto dal fenomeno della pittura caravaggesca, che ha viaggiato per l’Italia dopo un apprendistato nella bottega di Gerrit Van Honthorst nella sua terra natia [1]. Attestato a Roma, intorno ai primi anni del 1630, poi a Napoli fino alla fine del terzo decennio del XVII secolo, l’artista concluse la sua attività in Sicilia (anche quest’ultima ipotesi non del tutto documentata).

Cosa lo spinse in Sicilia (un documento attesta il battesimo di un figlio nel 1640 a Palermo, in Mazzola, 1997: 70) tutt’oggi non è dato saperlo, forse era in cerca di una committenza che fosse ancora attratta dal fenomeno caravaggesco [2]: Roberto Longhi lo definisce un «romantico del vecchio movimento» (Longhi, 1973: 7). Continua a leggere

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Zarzis o della rinascita artistica

Zarzis, di Anis

Zarzis, di Anis Chelbi

di Meriem Dhouib 

La maggior parte degli italiani conoscono della Tunisia essenzialmente Hammamet e l’isola di Djerba, vere e proprie destinazioni turistiche. Zarzis, ad esempio è poco nota, città di più o meno 73 mila abitanti, situata sulla costa sud-est della Tunisia a 560 chilometri dalla capitale Tunisi. Anticamente Gergis dall’era punica. Tutto porta a dire che i fenici scelsero città di questa costa fino all’attuale Misurata in Libia per facilitare gli scambi commerciali. Zarzis fu in seguito romana, bizantina, araba, come la sorte di tutti questi centri costieri che hanno sempre accolto e assorbito positivamente le civiltà.

Purtroppo è molto nota dal 2011 per il fenomeno tragico dell’emigrazione. Quest’oasi marittima, dove si confondono le palme con le sfumature dell’azzurro celestiale del mare e l’aridità della sua terra per la siccità e l’influenza del deserto, Zarzis soffre di disoccupazione e di fenomeni sociali come l’emigrazione clandestina. Continua a leggere

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Dopo il Covid. Ripensare la vita e accettare la morte

coverdi Sarah Dierna

È giunto il momento di tornare a pensare il nostro tempo, questo, come suggerisce Hegel, è infatti uno dei compiti della filosofia.  Ripensare il nostro tempo, per come esso è stato e per come in parte è ancora, significa prima di tutto comprendere noi stessi in esso, cogliere le ragioni più profonde e vere del nostro agire e del nostro pensare senza più arrestarci sulla soglia: quella che ci fa discutere delle politiche e delle poetiche che hanno investito le esistenze individuali e collettive di ciascuno di noi; quella che si risolve in ingenui dualismi tra bene e male, giusto e sbagliato, salute e malattia, vita e morte. Prospettive – tanto l’una quanto l’altra – ormai troppo parziali e riduttive per potere essere accettate. Continua a leggere

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In memoria di Dante Priore (1928-2022)

Dante Priore (Archivio Gala)

Dante Priore (Archivio Pino Gala)

 

di Mariano Fresta

In occasione della recensione che la rivista «Lares» avrebbe dedicato a tutta la sua opera di etnografo e di demologo, svolta per più di un trentennio nei territori del Valdarno aretino, Dante Priore mi rilasciò nel 2001 un’ampia intervista in cui, più che dei risultati della sua ricerca, si parlò a lungo della sua formazione culturale e della sua attività di ricercatore e dei suoi rapporti col territorio e con gli enti amministrativi di quelle comunità [1].

Era nato nel Molise, a Montenero di Bisaccia, la madre era maestra e il padre segretario comunale; nel 1947 la famiglia tutta si trasferì a Terranuova Bracciolini, a seguito del capofamiglia divenuto segretario comunale in quella cittadina. E fu proprio qui che Priore scoprì il mondo popolare; così lo racconta nell’intervista:  Continua a leggere

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Parola. Superficie, suoni

 

Orfeo Tamburi, Blaise Cendrars, Villefranche sur Mer, 1948.

Orfeo Tamburi, Blaise Cendrars, Villefranche sur Mer, 1948.

di Aldo Gerbino 

I have Dutch, nigger, and English in me,/and either I’m nobody, or Im a nation. Ho in me dell’olandese, del negro, e dell’inglese, sono nessuno o sono una nazione [Derek Walcott (1930-2017), da La Goletta Flight].                                                                              

Se c’è una superficie della terra, c’è una superficie della parola. Tale visione rizomatica non è certo meno pregnante e indicativa della profondità che sostiene terra e parola. Intercettare questo punto di vista è sentir «correre un brivido sulla carta geografica», un’imprevedibile carezza – così racconta il poeta Blaise Cendrars in una sua poesia del 1914, “Bombay express” (nella traduzione di Luciano Erba), – e aiuta a disegnare la dimensione orizzontale della conoscenza. L’immagine stessa di Cendrars, segnata dalla partitura grafica del pittore Orfeo Tamburi (per altro traduttore di Cendrars con La Transiberiana, pubblicata ad Ancona nel 1968), restituisce il poeta svizzero nella sua distesa corporeità, in quel suo essere viaggiatore anche dentro la pagina scritta. Continua a leggere

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Upupa, sommacco e altre memorie

                                                    

Selinunte al crepuscolo (ph. Nino Giaramidaro)

Selinunte al crepuscolo (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro 

Dopo il saluto rivolto alle tribune si giravano verso l’altra metà del campo, schierati lungo il diametro del cerchio di centro campo. Un saluto quasi sull’attenti. La partita cominciava con il centravanti che passava il pallone ad una mezz’ala perché iniziasse l’attacco verso la porta avversaria. 1950, prima non ricordo molto bene. Qualche nome: Correnti Calafiore Riccobono Schillaci – forse trisavolo di Totò – e Volk Tarantino, in trionfo per un rigore parato, Ettore Saffiotti, Francolino “Barracchedda” portiere, Pregaz che segnava dal calcio d’angolo, Sergio Vergazzola ex giocatore di serie superiori, un ginocchio in disordine, allenatore e giocatore quando le cose si mettevano male. Continua a leggere

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La canicola, ovvero della seduzione

Macrobio, Interpretatio somnium, Venezia 1521

Macrobio, In somnium Sciopinis Venezia 1513

di Luigi Lombardo 

Le ultime e devastanti ondate di calore che hanno colpito l’Italia del Nord, toccando perfino le terre del freddo Nord Europa, hanno rimesso in campo la diatriba sul riscaldamento climatico, sul pericolo sempre più forte di una desertificazione progressiva di ampie aree temperate dell’Europa. Noi Siciliani guardiamo e ricordiamo, certo non compiaciuti, ma quantomeno nascondendo un certo risentimento, quando ci si accusava di incapacità nella gestione delle acque, «spesso in mano a bande mafiose»[1], di insufficienza del sistema di raccolta e distribuzione, di sprechi dovuti a impianti colabrodo, e, in fondo, di una congenita incapacità o deficienza tecnologica. Continua a leggere

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Una città, un museo, epifania di intrecci

 

9791280239150_0_424_0_75di Silvia Mascheroni

Non è casuale il disegno di Matteo Pericoli scelto per la copertina di BIR ZAMANLAR nel museo dell’innocenza (Il Canneto Editore, Genova 2021): una veduta riquadrata di Istanbul. La città, infatti, non è solo lo scenario, la quinta teatrale che ospita il dipanarsi del romanzo di Anna Rita Severini, ma è una delle protagoniste.

E la sua topografia intricata, tutta da scoprire nell’annodarsi di rimandi urbani nascosti, ben interpreta l’intreccio complesso della partitura in cui si articolano le diverse vicende dei personaggi, ognuno con un loro profilo, accento e ruolo, una loro storia da conoscere, che si interseca nella trama del racconto, di capitolo in capitolo. Continua a leggere

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Il Decameron di Pasolini: un sogno che guarda a Sud e a Oriente, al Mediterraneo

1di Roberta Morosini

«Si può fare la storia di un sogno? Pasolini ci direbbe di no. Nel suo lessico, le parole “sogno” e “storia” non stanno troppo bene insieme. Il sogno si fa, si vede, si vive con la forza delle emozioni e delle sensazioni che scivolano anche fisicamente nel corpo donando paure, tremori, desideri. Il sogno sembra svolgersi al di fuori del tempo, della “realtà”, della vita, della Storia: ma solo nella sua apparenza fenomenica, perché poi ce l’ha un suo tempo interno e necessario, e una sua profonda realtà. Come dicevano gli Antichi, il sogno può comunicarci la scienza del vero con immediata e sconvolgente evidenza: molto meglio di quell’incerta scienza del certo che si usa chiamare filologia». Continua a leggere

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Tlamess, l’irresistibile richiamo della Natura

 

1di Aldo Nicosia

F: Tu chi sei?

S: Io ti proteggo 

Il secondo lungometraggio di ‘Ala’ad-din Slim, Tlamess, (“Incantesimi” in arabo tunisino) fortunatamente non propone una traduzione del titolo in altre lingue. Un buon segnale positivo per chiunque possa esser sedotto dalla musicalità del termine originale. Probabilmente una versione internazionale con un altro titolo avrebbe cambiato le aspettative del pubblico, ovviamente non locale. Continua a leggere

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Ambascerie cristiane tra Oriente e Occidente (1582-2022). L’opera del domenicano Angelo Orsucci (1573-1622) di Lucca

 

 Iconografia cristiana in Giappone. Elaborazione grafica di Olimpia Niglio (2021)


Iconografia cristiana in Giappone (Elaborazione grafica di Olimpia Niglio, 2021)

di Olimpia Niglio [*] 

Non c’è dubbio che naviganti spagnoli e portoghesi nel 1542 erano approdati per la prima volta nell’arcipelago nipponico all’estremità orientale del continente asiatico. Probabilmente anche altre comunità europee, forse olandesi, avevano già varcato i confini di queste terre, ma solo dalla metà del XVI secolo iniziarono i primi importanti scambi commerciali tra Oriente e Occidente. Continua a leggere

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L’infanzia e l’educazione partecipativa in Brasile e in Italia: ordinamenti giuridici, teorie ed esperienze

Rio de Janeiro, Scuola Olga Mitao (Archivio personale)

Rio de Janeiro, Scuola Oga Mità (Archivio personale)

di Lisandra Ogg Gomes e Franco Pittau [*]

 Invece il cento c’è

Il bambino/ è fatto di cento./ Il bambino ha/ cento lingue/ cento mani/ cento pensieri/ cento modi di pensare/ di giocare e di parlare/cento sempre cento/modi di ascoltare/ di stupire di amare/ cento allegrie/ per cantare e capire/ cento mondi/ da scoprire/ cento mondi/ da inventare/ cento mondi/ da sognare./ Il bambino ha/ cento lingue/ (e poi cento cento cento)/ ma gliene rubano novantanove./ La scuola e la cultura / gli separano la testa dal corpo./ Gli dicono:/ di pensare senza mani/ di fare senza testa/ di ascoltare e di non parlare/ di capire senza allegrie( di amare e di stupirsi/ solo a Pasqua e a Natale./ Gli dicono:/ di scoprire il mondo che già c’è/ e di cento/ gliene rubano novantanove./ Gli dicono:/ che il gioco e il lavoro/ la realtà e la fantasia/ la scienza e l’immaginazione/ il cielo e la terra/ la ragione e il sogno/ sono cose/ che non stanno insieme./ Gli dicono insomma/ che il cento non c’è./ Il bambino dice:/ invece il cento c’è. - Loris Malaguzzi Continua a leggere

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Falcone e Borsellino, i libri che raccontano più di una sentenza

 

cavadi-1di Antonio Ortoleva

L’Unità nazionale non la garantisce Garibaldi e nemmeno la Resistenza, perché i conti finali con il nazi-fascismo li hanno fatti in Germania ma non da noi – e poi c’è sempre chi ritiene che sia stata una lotta di liberazione guidata dai comunisti, dimenticando gloriosi comandanti monarchici, mentre per altri, per lo più nostalgici, fu guerra civile – forse la Nazionale di Bearzot ce la fece, forse “la più bella” Costituzione del mondo ci unificò idealmente e non solo, ma neppure il festival di Sanremo perché una minoranza spegne la tv. È predisposto e abituato a spaccarsi in due il Paese nostro, come nel referendum repubblica-monarchia o nel ventennio berlusconiano che non è mai del tutto finito, uno Stivale che insegue l’Unità sin dai tempi dei Comuni e non l’ha mai del tutto trovata. Siamo uno Stato unitario diluito in un arcipelago di usanze e dialetti, tanto che un uomo di Ortisei e un coetaneo di Castelbuono si approcciano come stranieri, pur avendo in tasca la medesima nazionalità. Continua a leggere

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La “Vita Nova” di Boris Pasternak

Copertina della 1a edizione di Seconda nascita

Copertina della 1a edizione di Seconda nascita

di Antonio Pane 

«Il Dnepr immobile, Podòl di notte»; Irpèn’ (distretto di Buča), che «l’estate, le persone ricorda»; Kiev «di là dalla finestra, quieta, | avvolta nella calura dei raggi». Riudire questi nomi oggi tristemente familiari dalla voce di Boris Pasternak stringe il cuore: echeggiano nella raccolta Seconda nascita (Vtoroe roždenie, apparsa nel 1932 e dedicata a Bucharin), che l’editore Passigli offre per la prima volta nella sua interezza al lettore italiano, tradotta, introdotta e annotata da Caterina Graziadei nell’ambito di una esemplare collana votata alla poesia dell’autore del Živago, che annovera l’antologia Anch’io ho conosciuto l’amore (a cura di Marilena Rea, 2015) e le integrali di Temi e variazioni (a cura di Paola Ferretti, 2018), Sui treni del mattino (a cura di Elisa Baglioni, 2019), Quando rasserena (a cura di Alessandro Niero, 2020), Mia sorella la vita (a cura di Paola Ferretti, 2020), annunziando quelle di Il gemello tra le nuvole (a cura di Paola Ferretti) e Oltre le barriere (a cura di Elisa Baglioni). Continua a leggere

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Cacciari e Musil (attraverso Nietzsche)

 

paradiso-e-naufragiodi Stefano Piazzese

«Nietzsche ha aperto positivamente la via» 1. Così incede Cacciari nel dispiegare la sua interpretazione dell’opera Der Mann ohne Eigenschaften (L’uomo senza qualità) di Musil. Paradiso e naufragio è un saggio speleologico del romanzo. Prima di rispondere alla domanda chi è l’uomo senza qualità? bisogna comprendere chi è il Nietzsche a cui Cacciari lega indissolubilmente l’ermeneutica dell’opera musiliana: il Nietzsche logico-philosophicus del saggio Krisis (1976) 2, ovvero il filosofo che ha rilevato che l’ordine della indeterminata dimensione oltrepassante i confini del dicibile – quando «tacciono i pensieri» – non può rientrare nel dominio delle Leggi a priori; lo stesso Nietzsche che «insiste sulla positiva artificialità del nesso causale, sul carattere convenzionale-costruttivo delle leggi scientifiche». Continua a leggere

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Nani sulle spalle dei Maestri

img-20220712-wa0002di Bernardo Puleio

Quando, nel primo canto dell’Inferno, Dante, spaesato e terrorizzato, credendo di aver perso la bussola, incontra Virgilio e si accerta di avere di fronte il grande poeta Latino, dice Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore. Il riferimento dantesco non sembri inappropriato nel presentare Eredità dissipate, il libro di Francesco Virga (Casa Editrice Diogene Multimedia, Bologna, 2022), che fa riferimento a tre grandi maestri del ‘900: Gramsci, Pasolini e Sciascia, autentici auctores, maestri, guide scomode nel labirinto della storia e delle idee. Continua a leggere

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Millenarie sonorità come patrimoni culturali della biodiversità

 

20220822_074938di Mario Sarica

Immersi dentro una biosfera in sofferenza, dove lo sconvolgimento dei delicati equilibri degli ecosistemi prodotto dall’uomo nella sua forsennata corsa a saccheggiare le risorse naturali, ovvero le cosiddette materie prime, necessarie per alimentare quella spirale mortale, di produzione e consumo, che ci avvolge, con effetti collaterali devastanti, ci aggrappiamo come naufraghi alla deriva in un mare sempre più tenebroso, alle forme culturali, tentando di recuperare i frammenti di un’armonia perduta fra terra e cielo. Una scelta necessaria, quella di tentare, per quanto possibile, di ridisegnare un orizzonte di vita, di relazione e di produzione di beni, inscritto dentro il perimetro della cultura del territorio, inteso come sistema fortemente interrelato, secondo il credo salvifico di sviluppo sostenibile – dicono i più – di transizione ecologica e di energie rinnovabili, e dunque di abbandono degli inquinanti fossili, e di conversione sistemica al digitale. Continua a leggere

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I Sanseverino principi di Bisignano nel Cinquecento e le attività commerciali dei feudi marittimi

 

Novissima et exactissima totius Regni Neapolis tabula presentis brelli statui accomodata et exibita a Ioanne Bapt. Homanno Norimbergae" (1716)

Novissima et exactissima totius Regni Neapolis tabula presentis brelli statui accomodata et exibita a Ioanne Bapt. Homanno Norimbergae”(1716)

di Maria Sirago [*] 

Introduzione

Il sistema feudale introdotto dalla monarchia normanno-sveva nel Mezzogiorno è rimasto in vigore fino al 1806, quando Giuseppe Napoleone promulgò la legge eversiva della feudalità. Tra i diritti esatti dai feudatari ve ne erano alcuni “di mare” per le dogane, l’approdo e la pesca, che, uniti a quelli statali, avevano limitato lo sviluppo commerciale del Mezzogiorno (Sirago, 1993). 

Su queste tematiche si è interrogata la storiografia a partire dagli anni ’60 del Novecento. Ruggiero Romano in suo studio del 1989 ha riproposto le analisi formulate negli anni precedenti ribadendo che il fenomeno del feudalesimo ha mantenuto la stessa struttura per tutto il periodo, a partire dall’epoca normanno-sveva, anche nel corso del Settecento, quando si sono concretizzati i tentativi più decisi per liberarsi dalle maglie del sistema, ribaditi durante la Repubblica Partenopea del 1799. Continua a leggere

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Il pensiero unico e la dissoluzione del singolo

 

719x1exx2wldi Marcello Spampinato

Sulla base delle grandi speculazioni filosofiche e teoriche dell’Ottocento, il cosiddetto secolo breve, cioè il Novecento, ha cercato di trasformare radicalmente la struttura della società attraverso l’azione politica al fine di creare l’uomo nuovo. Questo processo, iniziato con la Rivoluzione russa del 17 e continuato con i totalitarismi fascisti che hanno condotto alla Seconda guerra mondiale quale fisiologica continuazione della prima, si è concluso con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la fine del socialismo reale.

Nell’epoca attuale, quindi, la borghesia festeggia il suo indiscusso trionfo e la sua ideologia sembra essere diventata l’elemento unificatore di tutte le classi e di tutti i gruppi sociali. Continua a leggere

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Epifanio ritrovato, architetto, docente, pittore

 

 416rfa9sr9l-_sx360_bo1204203200_di Gabriele Vassallo 

Nel 2021 Torri del Vento Edizioni ha ripubblicato il libro Architettura rustica in Sicilia dell’architetto Luigi Epifanio (Monreale 1898 – Palermo 1976) in un’edizione a cura di Maria Giuffrè e Paola Barbera. Nel testo del 1939 vengono analizzati i caratteri fondamentali dell’edilizia “minore”, con le sue costanti formali riscontrabili in tutta la Sicilia e le sue differenziazioni fra oriente e occidente, fra zone costiere, entroterra montano, e ancora nelle isole, in un vero e proprio viaggio con l’ausilio di fotografie e sessanta disegni dell’autore. Il volume è arricchito da un ulteriore repertorio iconografico di acquerelli, fotografie di progetti e disegni di Epifanio. Continua a leggere

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Il trentesimo editoriale. Fermarsi per fare il punto?

 

Borgata Malpertus, Bobbio Pellice, 2022 (ph. P. Clemente)

Borgata Malpertus, Bobbio Pellice, 2022 (ph. P. Clemente)

il centro in periferia

di Pietro Clemente 

Una nascita 

Il primo numero de “Il Centro in periferia’ è uscito il 1° settembre 2017 come rubrica nella rivista Dialoghi Mediterranei. Da allora sono passati 5 anni e 30 numeri. Ragione per cui è d’obbligo fare un piccolo bilancio insieme a qualche rito di memoria e di passaggio. Col primo rito di memoria voglio ringraziare il direttore Antonino Cusumano e tutto lo staff che lavora con lui, ringraziare per avere promosso e ospitato la rubrica, ma soprattutto per l’aiuto, la sintonia, lo spirito di collaborazione per cui non mi sento ospite ma parte della rivista. Tanti nomi di autori mi sono diventati familiari anche per i contributi che hanno dato al Centro in periferia, che, essendo ormai diventato un terreno di consuetudine, Antonino ed io abbiamo finito per chiamare con l’acronimo CIP.  Continua a leggere

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Una parola nuova per un sentimento antico: restare al paese

 

coveril centro in periferia

di Orietta Sorgi

Ogni individuo è un essere migrante. Fin dalla sua comparsa sulla terra, l’homo sapiens è stato spinto dal bisogno e dal desiderio di allontanarsi, di andare oltre i confini originari per sopravvivere ma anche per conoscere. Nella preistoria i primi cacciatori e raccoglitori praticavano il nomadismo, ma sempre in funzione di un punto dove tornare. Per quanto l’uomo si possa spostare, c’è sempre un “centro” verso cui far ritorno e da cui partire o ripartire: un luogo natìo dove ha fissato un tempo la sua dimora per proteggersi e custodire gli affetti familiari. Un “centro” plasmato dalla cultura e sacralizzato da divinità venute da lontano per tutelarlo. Un “centro” intessuto di relazioni umane, di risorse e lavoro, di pratiche sociali e rifondato sulle memorie dei propri avi.   Continua a leggere

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Per una contronarrazione sui borghi, epifenomeno contemporaneo

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di Giuseppe Sorce 

É tardi. Sono in ritardo. Le isole bruciano. É l’Antropocene manifesto. Sono in ritardo. Devo consegnare, devo condividere, devo dire. Sono in ritardo. L’Europa brucia. Casa mia brucia. Sono in ritardo. L’Italia è spaccata, caldo torrido e nubifragi. Le isole bruciano. Le isole seppellite dal loro stesso fango. Sono in ritardo? No. É l’Antropocene manifesto. Non è tardi perché era già tardi prima. Ricchi turisti che fuggono impauriti dal fuoco. No, non è Plinio il vecchio. Poveri turisti che affollano gli aeroporti. No, nessuna fuga. Fatevi un giro in Sicilia, d’estate, nell’Antropocene manifesto. Fatevi un giro l’anno scorso, quest’anno, l’anno prossimo. Andate nelle città, nelle campagne, nei paesi. D’estate. E sperate. Continua a leggere

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Il principio di insularità e la questione dei poteri

 

insularitail centro in periferia

di Costantino Cossu

Con l’approvazione in via definitiva da parte della Camera dei deputati, avvenuta a fine luglio, dell’articolo 119 della Carta il principio di insularità è stato inserito nella Costituzione della Repubblica. Avviato alcuni anni fa con la raccolta di 200mila firme, il percorso che s’è concluso a Montecitorio ha come obiettivo dichiarato quello di compensare le difficoltà cui, secondo i promotori dell’iniziativa, vanno incontro le isole rispetto agli altri territori del Paese. Continua a leggere

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Abitare e raccontare un paese di confine

Topolò (ph. Maria Silvano)

Topolò (ph. Maria Silvano)

il centro in periferia

di Moreno Miorelli 

Adoro andare in Slovenia, proprio qui dietro. Lo faccio per stare bene, per camminare, per fare benzina (costa meno), per comperare la kisla smetana (la panna acida) e mangiare il burek a Kobarid/Caporetto, la trota da Stefanu, a pochi metri dalla stazione più bella del mondo: la stazione ferroviaria di Most na Soči dove vorrei vivere e, forse, morire. E, soprattutto, per vedere la Soča, che quando entra in Italia, a Gorizia, cambia di sesso, si fa maschio e diventa l’Isonzo. La Soča che mi ha tenuto qui, quando in certi momenti di sconforto sognavo la Patagonia. Continua a leggere

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