Emanuele India e la gloria del fare

 

Opera su cuoio di Emanuele

Opera su cuoio di Emanuele India, colori e pennello

di Aldo Gerbino

Il tessuto operativo di Emanuele India coincide perfettamente con la sua umana natura; un tessuto mosso nel bagno di una preponderante atmosfera spirituale in cui luce e suono, il tinnire pervadente dell’universo e il richiamo sacrale della parola, assumono significati necessari per quel suo essere elemento proteso verso l’intimità di una ricerca offerta, sin dal 1975, a piene mani in una battente pedana di verifica. Continua a leggere

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Un “New Deal” per la Chiesa cattolica? Sul pensiero di Leonardo Boff e Hans Küng

Dictatus papae

Dictatus papae, 1075

di Francesco Gianola Bazzini

Si può dire che fin dalla sua nascita il Cristianesimo ha navigato in acque tempestose: da perseguitato fino a Costantino a persecutore, dopo la sua ascesa a religione dell’Impero. Segnato da scismi che ne hanno spezzato l’unità; in perenne conflitto con i poteri imperiali via via succedutisi, la Chiesa Cattolica, la confessione più numerosa ed organizzata del cristianesimo, vive oggi una fase di profonda riflessione interiore, che vede coinvolti oltre alle stesse gerarchie teologi e pensatori di diversa estrazione, alcuni in posizione critica, ma tutti con l’intento (almeno dichiarato), di riformare e rilanciare la stessa istituzione ed il suo messaggio. Continua a leggere

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Tintoretto. Ricognizione di un ritratto visto da vicino

 

Ritratto d’Uomo, identificabile come Jacopo Sansovino  Dipinto ad olio su tela qui attribuito a Jacopo Robusti, detto Tintoretto (Venezia 1518-1594) cm.31,5 x 42,7, assegnabile al 1539-1540 circa.

Ritratto d’Uomo, identificabile come Jacopo Sansovino. Dipinto ad olio su tela qui attribuito a Jacopo Robusti, detto Tintoretto (Venezia 1518-1594), cm.31,5 x 42,7, assegnabile al 1539-1540 circa

di Paolo Giansiracusa

Tra i pittori veneti del Rinascimento Jacopo Robusti, detto il Tintoretto [1] per via della provenienza da una famiglia di tintori di stoffe, è quello che ha compreso con maggiore convinzione l’importanza del ritratto di tre quarti. Gli esempi iconografici ed espressivi a cui ha fatto riferimento sono tutti rintracciabili nella galleria dei ritratti di Antonello da Messina, che a Venezia ebbe ripercussioni per diversi lustri, e in quella dei pittori fiamminghi attivi nella penisola tra la seconda metà del sec. XV e i primi decenni del secolo successivo.

Il ritratto di tre quarti consente all’artista di dare vitalità al personaggio raffigurato, ciò grazie alla doppia rotazione del corpo e dello sguardo. Continua a leggere

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Zapping tra i pensieri

Luna crescente (ph.Nino Giaramidaro)

Sul cielo di Selinunte (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

C’era la luna. Disturbava la breve salita del mio ritorno a casa. Luna rossa, verde luna, luna tu, silenziosa luna, chiaro di luna, candida, di traverso, blue moon. You saw me standing alone – without a dream in my heart… Sì, senza nessun sogno. Un’esile falce bianca, come quelle che Magritte dipingeva sopra le bombette dei suoi sconosciuti. Una scintillante scimitarra aerea maneggiata dal ponente che arrivava stanco sull’argento dei primi ulivi, lì alla Gaggera di Selinunte. Oppure quella che l’arabo fa roteare con grande valentia davanti a Indiana Jones, Indy in confidenza. Un colpo di Smith & Wesson e la “schimshir” si spegne nella polvere.    Continua a leggere

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Riscrivere la Storia umana. L’ambizioso progetto di Graeber e Wengrow

 

coverdi Dario Inglese

C’è una storia che viene raccontata ogni giorno. Una storia di progresso lineare che, dall’alba dell’ominazione, narra come gli esseri umani siano diventati quel che sono oggi. Nei testi scolastici e nella divulgazione scientifica, l’epopea della nostra specie su questo pianeta sembra quasi un percorso obbligato che, al netto di inevitabili deviazioni e vicoli ciechi, si impone con una accecante autoevidenza. La storia suona pressappoco così: all’inizio di tutto, durante il Paleolitico, gli esseri umani vivevano in piccole bande nomadi dedite alla caccia e alla raccolta. I membri di questi gruppi erano sostanzialmente tutti uguali, senza differenze di status politico-economico o di genere. Poi, nel corso del Neolitico, queste bande hanno iniziato ad ingrandirsi e, soprattutto, a stabilirsi in villaggi e città e ad organizzarsi in domini e Stati. A provocare questo mutamento una scoperta rivoluzionaria, un autentico breakthrough: l’invenzione dell’agricoltura. Continua a leggere

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Tasso, i poeti guerrieri e il mecenatismo al femminile

 coverdi Rosario Lentini

Nel 1453 Costantinopoli (ex Bisanzio), caduta in possesso di Maometto II «il Conquistatore» e, quattro anni dopo, ridenominata Istanbul, diventava capitale di un vasto dominio ottomano che, fino alla morte di Solimano il Magnifico (1566), si sarebbe sviluppato dalla frontiera col Marocco fino al golfo Persico, dalle rive del mar Nero al Sahara, al Sudan e ad Aden. Uno degli effetti di questa espansione fu che i due regni, di Napoli e di Sicilia, cominciarono a subire la forte pressione turca esercitata con frequenti incursioni piratesche. Perciò, dalla seconda metà del Quattrocento, oltre che incrementare la costruzione di navi da guerra, si avviò unʼintensa opera di fortificazione e difesa passiva dei litorali e dei porti e lʼIsola sarebbe diventata la frontiera tra i due mondi, musulmano e cattolico; ultimo baluardo che avrebbe accolto i migranti bizantini o i molti profughi albanesi che qui si sarebbero integrati o avrebbero fondato proprie comunità. Continua a leggere

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L’architettura del sacro. Pasqua in Sicilia

San Biagio Platani, Il viale dei Madunnara, Incontro di Pasqua, 1983 (ph. Labruzzo)

San Biagio Platani, Il viale dei Madunnara, Incontro di Pasqua, 1983 (ph. Labruzzo)

di Antonietta Iolanda Lima [*]

Nei giorni di cui il calendario anno dopo anno, riproponendo un evento che fa scendere in terra con forza rinnovata il fuoco più ‘alto’ della trascendenza e del divino, si acquietano gli urti delle contraddizioni, e sembra che fughi via il perenne contrasto tra bene e male che da sempre impasta gli umani, e rifiorisce la primavera e con essa la vita delle comunità e il sacro con le sue lontane ascendenze pagane dovunque scende. Come il miracolo di Cristo che risorge anche questo lo è. Ed ecco riti e simboli che vengono in aiuto per celebrarlo.

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Professionalità in medicina tra pubblico e privato. Intervista ad Alberto Ricciardi

 

Locandina Seminario di Urbino

Locandina Seminario di Urbino

di Tiziana Migliore

Già prima della pandemia, nelle proteste in piazza dei no-vax, lo slogan più diffuso era “Io sono il medico di me stesso”. A settembre del 2019, sul tema della crisi di fiducia nell’autorevolezza e nelle specializzazioni scientifiche, organizzavamo a Urbino, al Centro Internazionale di Scienze Semiotiche Umberto Eco, due seminari: I cittadini scienziati fai da te e La competenza esperta: tipologie e trasmissione. Ma non potevamo certo immaginare, finché il Covid-19 non lo ha reso evidente, quanto fosse attecchita in molti l’idea folle, contronatura, che ci si educa da soli. Si è arrivati a ritenere intollerabile che qualcuno abbia conoscenze maggiori e migliori per la cura intellettuale e fisica altrui. Continua a leggere

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Ciad si gira: “Lingui”, legami sacri

 locandinapg1di Aldo Nicosia

 L’insostenibile “leggerezza” dei titoli

Una madre, una figlia è la traduzione italiana del titolo del film Lingui. Les liens sacrés (2021), del regista ciadiano Mahamat Saleh Haroun (1961), una coproduzione di Francia, Belgio, Germania, Ciad. La versione italiana è stata lanciata da poco nel nostro Paese e sicuramente sarà doppiata. Il titolo che a mio avviso è stato tradotto in un modo abbastanza banale elimina il contenuto di quello originale, francofono. Persino quello della versione inglese mantiene il termine “Lingui” (di una lingua ciadica a me sconosciuta), che è chiave di volta della filosofia del regista, seguito immediatamente dal sottotitolo “sacred bonds”. Continua a leggere

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Devozione e arte: La “Marina Grande” di Trapani e i suoi “tesori”

Trapani, Cappella dei Marinai (ph. Lina Novara)

Trapani, Cappella dei Marinai (ph. Lina Novara)

di Lina Novara

La Marina Grande di Trapani, orgogliosa di appartenere ad una categoria significativa sia in ambito economico che sociale, ha voluto imprimere sulla pietra, sul marmo, sull’argento e sui materiali usati per le proprie opere d’arte, il simbolo della categoria [1]: il veliero, una nave a tre alberi più il bompresso, armata con vele quadre, che per la propulsione sfrutta l’azione del vento. Imprimere il simbolo ha significato esternare devozione e rendere duraturo nel tempo il ricordo della committenza o della donazione. Continua a leggere

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“Purezza indù”, l’India di Modi tradisce Gandhi

Modi, nel giorno della elezione a presidente (@Il Sole 24ore)

Modi, nel giorno della elezione a presidente (@Il Sole 24ore)

di Antonio Ortoleva

«Con questa legge, madre Teresa di Calcutta oggi sarebbe in carcere». Frase ad effetto e di straordinaria efficacia, come nel repertorio di Arundhati Roy, la scrittrice originaria del Kerala tradotta in tutto il mondo, nonché battagliera protettrice dei diritti civili. Difficile darle torto mentre un’ondata di integralismo indù, in un cocktail di nazionalismo suprematista servito dal governo, sta investendo l’India. Continua a leggere

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La serie-tv come metafora della contemporaneità

Intervallo, di Hopper, olio su tela,1963

Intervallo, di Hopper, olio su tela,1963

di Enrico Palma

«Questo processo di assimilazione, che si svolge nel profondo, richiede uno stato di distensione che diventa sempre più raro. Se il sonno è il culmine della distensione fisica, la noia è quello della distensione spirituale. La noia è l’uccello incantato che cova l’uovo della esperienza. Il minimo rumore lo mette in fuga. I suoi nidi – le attività intimamente collegate alla noia – sono già scomparsi nelle città, e decadono anche in campagna. Così si perde la facoltà di ascoltare, e svanisce la comunità degli ascoltatori»[1]. Continua a leggere

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Omaggio postumo a un poeta dell’adolescenza

Exif_JPEG_420di Antonio Pane

«Gradirei avere un Suo parere». La notizia della scomparsa, a novant’anni, di Vincenzo Gentile, casualmente avvistata tra i marosi di Internet [1], si è irresistibilmente avvolta a queste sue parole, riemerse di colpo dalle polverose cantine della memoria, dove riposavano da un cinquantennio: le aveva proferite, porgendomi un suo smilzo libretto, nell’estate del 1965, in piazza Garibaldi, a Campobello di Mazara, e mi avevano a dir poco sbalordito. Ero allora un tredicenne fresco di Licenza Media e il mio interlocutore un adulto fatto e finito, un ‘personaggio’ noto in paese come «il maestro Gentile»: insegnante elementare e assessore alla Pubblica Istruzione. Ancor oggi mi chiedo perché mai, quello che ai miei occhi passava per un autorevole esponente della cultura locale, dovesse chiedere un «parere» a un pischello i cui calzoncini da calciatore in erba sventolavano sul prato sconnesso della ventosa Guàguana, la collina con vista cimitero dove si sgambettava alla selvaggia in mancanza di un campo da cristiani. Continua a leggere

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Quale filologia della Contemporaneità? In margine alle tesi di Lorenzo Tomasin

 

mini_magick20190710-541-1gvcdz5di Antonio Pioletti

Risulta di sicuro interesse e utile base di discussione per ulteriori verifiche, un contributo di Lorenzo Tomasin che, «Riprendendo un genere argomentativo antico […]», presenta «nove tesi su caratteri e compiti della filologia nell’epoca presente»: Nove tesi e mezza per la filologia nell’era della liquidità digitale (in «Storie e linguaggi» 5/1, 2019: 19-33,19). Continua a leggere

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Gli italiani in Australia: i pionieri, i flussi, il multiculturalismo

Dal porto di Reggio Calabria le partenze per l'Australia con il piroscafo Australia

Dal porto di Reggio Calabria le partenze per l’Australia con il piroscafo Australia

di Franco Pittau e Silvano Ridolfi [*]

La scoperta e la colonizzazione

L’Oceania, il nuovissimo e misterioso continente scoperto dagli europei prima dell’Antartide, include diverse isole: la Melanesia, la Micronesia e infine, più rilevanti con riferimento agli emigrati italiani (eppure in misura diversa), l’Australia e Nuova Zelanda. Bisogna premettere che secondo la cultura illuministica, diffusasi dalla Francia in tutta Europa dalla metà del secolo XVIII, l’uomo evoluto (l’europeo, naturalmente) era tenuto a civilizzare le popolazioni ritenute incivili. Questa ideologia incrementò le esplorazioni geografiche e aprì la via alle occupazioni coloniali. Continua a leggere

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Verga e Sciascia, tra storia e identità siciliana

verga sciasciadi Bernardo Puleio

«Sempre più, col passare degli anni, sento la musicalità di Verga. Sul tessuto, aspro e serrato, della sua prosa s’è deposto non so che di soffice; il suo linguaggio invecchiando s’è vellutato, come certi vini troppo forti alla svinatura. Continua a leggere

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Da Archestrato al Couscous Fest. La rivoluzione dal piatto alla società

Museo Archeologico di Napoli, Mosaici provenienti da Pompei, part.

Museo Archeologico di Napoli, Mosaici provenienti da Pompei, part.

di Ninni Ravazza

Un antico proverbio siciliano recita “A tavula è trazzera” per significare che la convivialità sorta attorno a un desco è una scorciatoia per favorire i rapporti amicali. In realtà la “tavola” è soprattutto una cartina di tornasole per evidenziare usi, costumi, status sociale, gusti, usanze, gerarchie familiari e sociali, cambiamenti epocali e tradizioni locali. Lo scorrere del tempo con lo stravolgimento dei costumi e delle consuetudini si è riverberato anche sul cibo e sul modo di prepararlo e consumarlo, evidenziando i mutamenti nella antropologia e nella economia delle società che si sono succedute, spesso stratificandosi. Continua a leggere

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Dialogo interreligioso e pellegrinaggio: il caso della comunità tamil a Palermo

Palermo (ph. Rossana Salerno)

Palermo (ph. Rossana Salerno)

di Rossana Salerno

Introduzione

Il caso specifico di questo studio sociologico, di ricerca qualitativa ed etnografica, ha come oggetto di analisi la comunità tamil delle nuove generazioni, nate e cresciute nella città di Palermo, e quella delle vecchie generazioni, per la maggior parte provenienti dallo Sri Lanka. Il punto di convergenza si può leggere durante le ritualità festive legate al culto della patrona di Palermo: Santa Rosalia. I due momenti principali sono il giorno dedicato al “dialogo interreligioso”, creato nell’intento di una “condivisione reciproca” del ciclo festivo, e i giorni del 3 e del 4 settembre di ogni anno, dedicati al pellegrinaggio verso il Monte Pellegrino. Continua a leggere

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La chitarra, icona strumentale rivoluzionaria della Popular Music del Novecento

 

evoluzione-musica-popdi Mario Sarica

Una vera e propria lista delle vertigini – per dirla con Umberto Eco – quella della Popular Music che ha attraversato come un’onda inarrestabile il tumultuoso ed epifanico Novecento, consegnando ai nativi digitali del XXI secolo un giacimento infinito di generi e sottogeneri musicali. Continua a leggere

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Shipbuilding and related industries in the Kingdom of Two Sicilies between the late 1700s and 1800s

Sorrentine polacca (Formicola-Romano, 1992)

Sorrentine polacca (Formicola-Romano, 1992)

di Maria Sirago [*]

The age of Charles and Ferdinand (1734 – 1806)

The Neapolitan Kingdom became independent in 1734 when Charles of Bourbon arrived in Naples. Since then, the economic, political and social situation of Southern Italy radically changed. The ministers serving young king Charles soon spread European mercantilism in the Kingdom, after an unsuccessful attempt under the previous Austrian rule. Plans were made to restore the most important ports and revive trade reforms (Aliberti, 1976,1). Continua a leggere

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Due intellettuali, un editore e una memorabile stagione culturale

9788833937137_0_536_0_75di Orietta Sorgi

Nell’Italia del 1943, devastata dal secondo conflitto bellico, avviene un incontro fra due giovani intellettuali, destinato a segnare una svolta progressista in un Paese chiuso e oppresso dalle angustie del ventennio fascista. Cesare Pavese e Ernesto de Martino, il poeta-scrittore e l’etnologo meridionalista. Piemontese il primo, di Santo Stefano Belbo, sempre in bilico fra la città di Torino e le colline delle Langhe, luogo delle sue origini; napoletano il secondo ma residente a Bari per motivi professionali. Entrambi, di formazione crociana, avevano condiviso una iniziale simpatia per il fascismo, presto abbandonato per aderire alle file della Resistenza e della lotta partigiana. Continua a leggere

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Mythos e logos nella poesia di Cesare Pavese

9788836818198_0_536_0_75di Marcello Spampinato

La nostra storia, la storia di ciascun individuo e in particolare di coloro che sono chiamati a creare il mondo della cultura, delle lettere e altri oggetti dello spirito è, come quella dei popoli, un costante processo di chiarificazione e di conduzione a ragione di miti e di aspetti che tendono a sfuggire all’azione delle facoltà meramente razionali e che dimorano nel fondo della coscienza dei singoli e dei gruppi.  Nel periodo della grande guerra, il sociologo tedesco Max Weber affermava l’esistenza storica di una razionalizzazione o intellettualizzazione, ovvero un’estensione della ratio nell’interpretazione della realtà che investiva tutta la civiltà occidentale in ogni sfera dell’agire. Tale processo è ancora in atto e ormai non solo più caratteristico della civiltà occidentale. Continua a leggere

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Abbigliamento e Moda. Un approccio interdisciplinare

coverdi Nicola Squicciarino

Georg Simmel riesce a cogliere un valore conoscitivo anche in fatti del vivere quotidiano a prima vista insignificanti. Ciò è il risultato della sua capacità di ‘scavare’, del saper «collegare gli aspetti di dettaglio e superficiali della vita alle loro dinamiche più profonde e più essenziali», e portare così alla luce un’imprevedibile ricchezza di intrecci [1]. Tale modo di procedere spiega il carattere interdisciplinare delle sue analisi, quello sconfinamento in ambiti scientifici diversi che una concezione autoreferenziale del sapere e del potere accademico tuttora avversa. Continua a leggere

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Le ragioni del “male” e della “distruttività maschile”

91ayxe0hpyldi Francesca Traìna

Nel 2019 è stato pubblicato, per Feltrinelli, il libro L’altra metà di Dio di Ginevra Bompiani. L’ho letto d’un fiato e ne sono rimasta affascinata. Oggi me lo ritrovo fra le mani perché il tempo buio e violento che stiamo attraversando, a causa del conflitto bellico tra Russia e Ucraina, mi ha condotto a riflettere tanto sulle cause scatenanti una guerra che rischia di travolgere il mondo, quanto sulle sue disastrose conseguenze.

La mia riflessione (e non solo mia) parte dall’assunto che la guerra sia una questione esclusivamente maschile: gli uomini fanno la guerra, le donne no. E lo scenario bellico che stiamo vivendo ci dà, infatti, solo immagini di uomini seduti al tavolo delle trattative diplomatiche e sono sempre gli uomini a capo delle operazioni militari. Ancora una volta si ripete la liturgia, come sempre è stato. Le donne fuggono con i figli in braccio o cercano salvezza negli improvvisati rifugi. Continua a leggere

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Il patrimonio conteso e minacciato

Picasso, Guernica, part.

Picasso, Guernica, part.

il centro in periferia

di Pietro Clemente

Idolatria del potere

In questi ultimi tempi riflettevo sul fatto che l’Ucraina può essere quasi un riferimento paradigmatico all’immagine del centro in periferia perché, suo malgrado, è diventata centro subendo una invasione e una guerra distruttiva.

Dall’inizio delle ostilità la città di Mariupol ha perso 60 mila abitanti. Nel 2014 ne aveva 490 mila. Ora che somiglia ad Aleppo [1], distrutta da bombardamenti e da missili russi, quanti ne avrà? Si dice che ne siano rimasti 100 mila. Quelli che non sono fuggiti. Se si vuole fare un confronto con le città italiane capoluogo di regione con lo stesso numero di abitanti, possiamo pensare alle città di Genova o di Firenze. A Genova fece riferimento anche il Presidente ucraino Zelensky nel suo discorso indirizzato al Parlamento italiano. Continua a leggere

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Sul patrimonio culturale dissonante e/o divisivo

Roma, Colosseo quadrato, palazzo della civiltà italiana

Roma, Colosseo quadrato, palazzo della civiltà italiana

il centro in periferia

di Lauso Zagato

I. Premessa

Qualche settimana fa mi sono imbattuto, assolutamente impreparato, nello intervento di alcuni anni fa della professoressa Ben-Ghial sul patrimonio dissonante italiano, intervento che nel nostro Paese aveva generato una accesa polemica, tesa a presentarlo come esempio di deleteria ossessione per la political correctness [1]. Continua a leggere

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Il bosco che avanza

Immagine del 1967 affissa dalla Pro Loco sulla visuale odierna

Immagine del 1967 affissa dalla Pro Loco sulla visuale odierna

il centro in periferia

di Settimio Adriani

«Il bosco che avanza» è la scritta posta sulla gigantografia affissa dalla Pro Loco di Fiamignano sulla parete di un edificio (disabitato!) nei pressi della piazza, di fronte all’unico bar del paese, nel luogo in cui i pochi abitanti residui e i frequentatori domenicali si incontrano e passano il tempo, dove “si fa la piazza”: «Vado a fare un po’ di piazza», si dice dalle nostre parti uscendo di casa per raggiungere gli altri e intrattenersi con loro. La piazza non è un luogo, non c’è in sé, la fanno le persone con le loro relazioni, finché ci saranno, dopo resterà soltanto un luogo senza vita, allora sarà uno slargo, non una piazza. Continua a leggere

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Aree interne e agricoltura multifunzionale. Il neo-popolamento

Fonte elaborazioni CREA, Centro Politiche e Bioeconomia su dati Istat e Agrit Populus

Fonte elaborazioni CREA, Centro Politiche e Bioeconomia su dati Istat e Agrit Populus

il centro in periferia

di Benedetto Meloni

Le aree interne sono state spesso caratterizzate da una rappresentazione unitaria in negativo e per differenza: tutto ciò che resta una volta tolte le aree costiere, le pianure fertili, le città; una grande periferia come contraltare dei fenomeni di urbanizzazione e di litoralizzazione della popolazione e delle attività produttive, noto ad esempio per la Sardegna come “effetto ciambella» (Bottazzi, 2014). È l’Italia dei «vuoti» come la definisce il Manifesto per riabitare l’Italia: «del declino demografico, dello spopolamento e dell’abbandono edilizio, della scomparsa o del degrado di servizi pubblici vitali (dalla scuola alla farmacia, dall’ ufficio postale al forno, al presidio ospedaliero)» (Cersosimo, Donzelli 2020: 3). Continua a leggere

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Ecomusei del gusto, una montagna di esperienze

 

insegna

il centro in periferia

di Roberta Allasia, Barbara Barberis, Chiara Falco, Miriam Rubeis

Il progetto “Ecomusei del gusto”, finanziato dalla Fondazione CRC nell’ambito del bando “Musei aperti”, è frutto del lavoro di collaborazione tra quattro ecomusei – Ecomuseo della Pastorizia, Ecomuseo della Segale, Ecomuseo Terra del Castelmagno e Ecomuseo dell’Alta Valle Maira –, quattro soggetti gestori – Unione Montana Valle Stura, Ente di Gestione Aree Protette Alpi Marittime, Associazione La Cevitou e Comune di Celle di Macra – e quattro territori – Valli Stura, Gesso, Grana e Maira. Lo scopo principale dell’iniziativa è promuovere le strutture ecomuseali partendo dalla valorizzazione dei prodotti enogastronomici locali. Continua a leggere

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La rete ecomuseale dei Nebrodi Occidentali. Storia di un progetto abortito

 

Il territorio dell'Ecomuseo

Il territorio dell’Ecomuseo dei Nebrodi Occidentali

il centro in periferia

di Sergio Todesco

Una recente Delibera della Giunta regionale siciliana (la n. 108 recante come titolo “Rimodulazione degli assetti organizzativi dei Dipartimenti regionali”, emanata per grottesca coincidenza il 10 marzo 2022, data istituita da un paio di anni quale Giornata dei beni culturali siciliani in memoria della tragica scomparsa dell’archeologo Sebastiano Tusa) ha disposto la cancellazione, all’interno delle Soprintendenze, delle discipline di settore (le Unità Operative, un tempo Sezioni tecnico-scientifiche, deputate alla tutela dei Beni Archeologici, Architettonici e Urbanistici, Storico-artistici, Etno-antropologici, Bibliografici, Paesistici) riducendo le stesse a unità meramente burocratiche, private delle loro previste competenze tecniche e disarmate rispetto ai precedenti poteri di tutela contro le speculazioni di ogni tipo sempre in agguato, dalle devastazioni del territorio alla distruzione dei manufatti, alla dispersione delle collezioni etc. Continua a leggere

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Università e inchieste giudiziarie. Lo stato di salute del sistema

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di Aldo Aledda

Di certo se non fosse stato per una coraggiosa iniziativa della televisione pubblica italiana l’inchiesta della Procura di Catania sui concorsi truccati della locale Università che ha visto il coinvolgimento, oltre che gli illustri personaggi dell’ambiente cittadino – addirittura un ex procuratore della repubblica e un ex sindaco della città –, anche docenti di altri atenei italiani accusati di associazione a delinquere, falso ideologico e altro, sarebbe passata sotto traccia e allarmato tutt’al più quel mondo accademico che manzonianamente si sarebbe sentito chiamare per nome e cognome per malefatte analoghe. Ha fatto poco rumore per “molto”, parafrasando all’inverso Shakespeare, proprio perché è molto il “marcio” che è in Danimarca. Continua a leggere

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“Colonialità” e disciplina antropologica: riformulare il dibattito sulla diversità della conoscenza

Bronislaw Malinowski, Le egemonie in antropologia

Bronislaw Malinowski, Le egemonie in antropologia

per la scuola

di Linda Armano

Il rapporto tra produzione di conoscenza e potere è oggetto di dibattito e indagine antropologica da parecchi decenni. In particolare, voci subalterne come per esempio quelle dei cosiddetti popoli indigeni, hanno sensibilizzato le discussioni su questa relazione estremamente critica. Sottolineano Escobar e Restrepo (2010) che spesso le ricerche antropologiche, oltre a continuare a riprodurre una squalificazione implicita delle forme di conoscenza studiate dagli antropologi, creano anche una serie di categorizzazioni tra ciò che è pensabile e ciò che non lo è. Continua a leggere

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Scrittura e giustizia. La voce degli studenti

Catania, Monastero delle Benedettine sede dell'Università (ph.

Catania, Monastero dei Benedettini sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università (ph. Sarah Dierna)

per la scuola

Alberto Giovanni Biuso [*] 

Alla fine dello scorso anno, esattamente il 28 dicembre 2021, dopo aver letto alcune pagine non particolarmente corrette di un tesista, decisi di inviare ai miei laureati e laureandi una lettera dal titolo Scrittura e giustizia. Ricevetti numerose, ampie, differenti risposte.

Con il consenso degli studenti, pubblico qui la mia lettera e le risposte. Gli autori si firmarono tutti. Due studenti hanno preferito apparire soltanto con le iniziali. Nel pubblicare le loro lettere ho integrato i dati ponendo tra parentesi quadre le parti mancanti del nome. Trascrivo qui le lettere nell’ordine alfabetico dei nomi dei loro autori. Naturalmente non ho modificato nulla dei testi che mi sono pervenuti.  Continua a leggere

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Educare in fase di mutamenti epocali

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di Augusto Cavadi

Quando un settantenne di oggi andava a scuola, da alunno, incontrava insegnanti che appartenevano – grosso modo – alla stessa era geologica. Ai nostri giorni non è più così: i 40-50 anni di differenza fra gli scolari e i loro docenti segnano un passaggio d’epoca che rende ancor più difficile di sempre intendersi. A questo stacco generazionale (che vale anche all’interno delle famiglie se i genitori non sono più giovanissimi) si reagisce in vari modi: dal pugno duro dell’autoritarismo dogmatico alla rassegnazione di chi abdica a ogni ruolo educativo e, magari, prova a comprarsi un po’ di rispetto giocando a fare l’eterno adolescente. I risultati, in questa varietà di casi, non sono entusiasmanti: si cresce male sia in regime carcerario che senza nessuna indicazione normativa, sia pur da disattendere. Continua a leggere

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Per Letizia

La ricamatrice, Montemaggiore Belsito, 1987 (ph. Letizia Battaglia)

La ricamatrice, Montemaggiore Belsito, 1987 (ph. Letizia Battaglia)

immagini

di Silvia Mazzucchelli

Nel 2016 ho incontrato Letizia Battaglia a Palermo. Mi ha ricevuto a casa sua, a poca distanza dal Politeama. Prima di raggiungerla ho girovagato per la città. Mi sembrava un buon modo per entrare in sintonia con un luogo che non avevo mai visto. Sono sempre stata affascinata dall’idea che il reportage agisse come una macchina del tempo, che avesse il potere di risucchiare chiunque dentro un luogo. Osservavo le strade, i mercati, i muri delle case e immaginavo di scattarle io le foto, riprodurle con il mio sguardo. Ma non era mio lo sguardo, avevo memorizzato le sue immagini e queste si sovrapponevano ai miei occhi: adesso ero parte di quella storia che era cominciata tanti anni prima, nel torno di tempo in cui Letizia faceva la fotoreporter per L’Ora.  Continua a leggere

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Al di là dell’acqua: liquidità e spazi

 

Al di là dell'acqua (ph. Massimo Camallini)

Al di là dell’acqua (ph. Massimiliano Camellini)

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di Clarissa Arvizzigno

Una poetica della traccia inonda uno spazio chiaro-scuro e lo avvolge sospendendolo in un tempo di stasi, di meditazione: il tempo lineare si sloga in un tempo laterale, dove la cosa emerge in un silenzio di sbieco che sussurra, copre, accenna; ed ecco che emerge ancora una cosa: si lascia osservare, osserva, da un angolo, da una prospettiva moltiplicata e mutevole nel suo definirsi. Continua a leggere

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Dell’abitare pandemico

Attesa (ph. Nicolò Atzori)

Attesa (ph. Nicolò Atzori)

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di Nicolò Atzori

La funzione della fotografia è quella di strappare un momento irripetibile all’egida inesorabile del tempo, dando prova della fallace capacità umana di controllarlo. A modo suo, quindi, una foto è sempre un atto di resistenza finalizzato a combattere il cambiamento, che dell’uomo è nemico ed alleato. Continua a leggere

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Writing. Pratiche di riscrittura urbana a Palermo

Writing (ph. Carlo Baiamonte)

Writing (ph. Carlo Baiamonte)

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di Carlo Baiamonte

Sulla street art esiste un’ampia letteratura, sia nel versante dell’estetica dell’arte post-moderna, sia della sociologia urbana e della semiotica. Più che una sola idea di street art riconducibile a canoni fissi e stabili vi sono campi diversi di esperienza che pongono di volta in volta istanze nuove capaci, in alcuni casi, di determinare una rilettura costante di questo fenomeno culturale complesso.  Continua a leggere

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La Passione per le strade di Erice

Erice, Venerdì Santo, 2022 (ph. Salvatore Clemente)

Erice, Venerdì Santo, 2022 (ph. Salvatore Clemente)

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di Salvatore Clemente

Sono molteplici i riti della Settimana santa presenti in Sicilia. Ogni paese e contrada si caratterizza per il proprio evento che si svolge seguendo tradizioni storiche autoctone, che in molti casi mettono insieme nella sacra rappresentazione popolare aspetti sacri ed elementi profani. Per questi aspetti, ogni manifestazione – che ha inizio fin dalla Domenica delle Palme – merita di essere partecipata e seguita per le peculiarità specifiche e le suggestioni dei contesti. Continua a leggere

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Appunti sulla fotografia a Trapani fra ‘800 e ‘900

Trapani, Filippo Fundarò, autoritratto

Trapani, Filippo Fundarò, autoritratto

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di Michele Fundarò

Dall’alba del mondo alcuni uomini cercarono di riprodurre quello che vedevano, lo raffigurarono graffiando la pietra, disegnandoci con dei bastoni carbonizzati. E grazie a loro, a millenni di distanza, sappiamo come la terra fosse popolata e quali fossero le loro abitudini. E questa smania continua fino ai giorni nostri, ahimè, con i telefonini. Molte menti in Europa: tedeschi, francesi, inglesi, hanno contribuito a vario titolo con scoperte che hanno determinato la nascita della fotografia e delle macchine fotografiche. Continua a leggere

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Nei caffè del cuore di Vienna

Vienna (ph. Lorenzo Ingrasciotta)

Vienna (ph. Lorenzo Ingrasciotta)

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di Lorenzo Ingrasciotta

Nell’elegante e sobria hall del Hotel De France anche il silenzio è musica, che piano piano, passo dopo passo, diventa valzer. Donne bellissime salgono le scale, fanno frusciare i loro preziosi vestiti come mazzi di rose al vento.

Fuori l’aria è ancora calda e inquieta e si appresta ad infuocare anche la magica atmosfera della sera. La gente sembra dirigersi tutta in un’unica direzione, come un richiamo cui è difficile sottrarsi, comincia ad affollare le strade del centro di Vienna. Continua a leggere

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Durga Puja, a Palermo come in Bangladesh

Durga Puja (ph. Nino Pillitteri)

Durga Puja (ph. Nino Pillitteri)

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di Nino Pillitteri

Durga Puja è il culto di Durga, anche nota come Durgotsava, è una festa annuale hindu dell’Asia del sud che celebra la dea Durgā, in genere dall’1 al 5 di ottobre, anche se le date sono variabili. Si riferisce ai sei giorni denominati Mahalaya, Shashthi, Maha Saptami, Maha Ashtami, Maha Navami, e Bijoya Dashami. Continua a leggere

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SOMMARIO N. 54

Kumbh Mela (ph. Roberto Manfredi)

Le abluzioni dei pellegrini, Kumbh Mela (ph. Roberto Manfredi)

PRIMO PIANO 

EDITORIALE; Paolo Attanasio, L’invecchiamento della popolazione immigrata; Giovanni Cordova, The Road to the Mobilization. Foreign workers and political struggle in the Plain of Gioia Tauro during the pandemic emergency; Fabio Dei, Il De Martino: metamorfosi di una rivista, al centro dell’educazione sentimentale di una generazione; Leo Di Simone, Arte normanna in Sicilia. Proiezione simbolica di modelli teologico-politici; Francesco Faeta, Un’esemplare coerenza di percorso. Buttitta e l’ultima sfida al drago; Continua a leggere

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EDITORIALE

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi, una minoranza religiosa perseguitata in Iraq (ph. Eugenio Grosso)

Nel suo smilzo e vibrante pamphlet sugli Intellettuali (Il Mulino 2021), Sabino Cassese ha descritto gli effetti devastanti dell’epidemia dell’ignoranza sulla società e sulla democrazia e tra le cause della “morte delle competenze” ha citato «in primo luogo, la mercificazione dell’istruzione superiore con la diffusione di false università, la concezione dello studente come cliente da soddisfare, l’aumento del numero dei corsi di insegnamento che è facile superare, l’inflazione dei voti agli esami. In secondo luogo l’irrilevanza degli intellettuali pubblici la cui voce diventa sempre più flebile, mentre aumenta la fiducia acritica nell’oracolo elettronico Google».

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L’invecchiamento della popolazione immigrata

Immigrato (ph. Oscar Corral)

Immigrato (ph. Oscar Corral)

di Paolo Attanasio [*]

Introduzione

Migrazione e invecchiamento sono diventati, negli ultimi decenni, aspetti essenziali della società europea, anche se finora sono stati trattati molto spesso come due fenomeni separati. Tuttavia, in tempi recenti i due fenomeni appaiono sempre più soggettivamente interconnessi, dato che, con il perdurare e l’accrescersi dei flussi migratori, il fenomeno dell’invecchiamento inizia ad interessare sempre più persone nate all’estero. In un certo senso, si può dire che la questione relativa all’invecchiamento dei migranti si trova all’intersezione fra i due più rilevanti fenomeni demografici del nostro tempo, appunto la migrazione e l’invecchiamento della popolazione. Continua a leggere

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The Road to the Mobilization. Foreign workers and political struggle in the Plain of Gioia Tauro during the pandemic emergency

Ghetto di Campo Container, Rosarno (ph. Giovanni Cordova)

Ghetto di Campo Container, Rosarno (ph. Giovanni Cordova)

di Giovanni Cordova [*]

Introduction

This contribution deals with the impact of Covid-19 on the life of foreign workers living in the Plain of Gioia Tauro, in Calabria, during the so-called “second wave”, which affected Southern Italy regions more harshly than before. This time, in fact, taxes of infection were higher, and pressure over health facilities reached alarming levels. Calabrian small towns and countries that were spared from contagions during the first phase of the pandemic, later knew a very high spread of the virus. Even though the events on which I rely on took place between 2020 and 2021, they are still very current: foreign workers’ living conditions have not improved since then. Continua a leggere

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Il De Martino: metamorfosi di una rivista, al centro dell’educazione sentimentale di una generazione

cop-de-martino-32_page-0001di Fabio Dei

Il De Martino è dal 1992 la rivista dell’Istituto Ernesto de Martino – centro archivistico e di ricerca che così definisce, nel suo sottotitolo, il proprio senso: «per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario». La recente uscita di due nuovi numeri, con un progetto editoriale completamente rinnovato, nonché una nuova direzione e comitato scientifico, merita qualcosa di più di una semplice recensione informativa: spinge piuttosto a qualche considerazione sulla storia di una istituzione importante come l’IEDM.  Continua a leggere

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Arte normanna in Sicilia. Proiezione simbolica di modelli teologico-politici

Palermo, Cappella Palatina, decorazione musiva, particolare

Palermo, La Zisa, decorazione musiva, particolare

di Leo Di Simone

«Non c’è capitolo della storia più somigliante a un romanzo di quello che racconta l’improvvisa ascesa e il breve splendore della Casa di Altavilla. In una generazione, i figli di Tancredi passarono dalla condizione di signorotti della valle normanna del Cotentin al rango di re dell’isola più ricca del Mediterraneo. Gli avventurieri norreni divennero sultani di una capitale orientale. Insieme allo scettro, quei pirati si impossessarono della cultura di una corte araba. I predoni i cui eserciti ridussero Roma in cenere ricevettero dalle mani del papa la mitra e la dalmatica come simboli della giurisdizione ecclesiastica». Così John Addington Symons in Sketches in Italy and Greece [1]. E André Chastel, nella sua Storia dell’arte italiana, nel capitolo dedicato a Italia meridionale e Sicilia, si interroga sul fenomeno degli archi intrecciati degli edifici normanni in Calabria e Sicilia «che non hanno nulla di romanico o di bizantino» e che «si ritrovano a Durham, in Inghilterra, nello stesso momento», focalizzando il problema della “complessità” che caratterizza l’architettura normanna [2]. Continua a leggere

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Un’esemplare coerenza di percorso. Buttitta e l’ultima sfida al drago

 9788838943096_0_536_0_75di Francesco Faeta

Ho avuto l’occasione di discutere, assieme a Pietro Clemente, nel corso del Seminario Parole chiave su Folklore, Demologia, Cultura popolare, Tradizioni contadine, tenutosi presso l’Università “Sapienza” di Roma, ideato e diretto da Antonello Ricci, il testo Ideologie e Folklore di Antonino Buttitta [1]. Ciò avveniva nell’aprile del 2017, due mesi dopo la scomparsa dell’autore, che avrebbe dovuto essere presente, come tutti ci aspettavamo, avendolo per altro molti colleghi e amici recentemente incontrato di persona (e salutato per l’ultima volta, senza saperlo), nel convegno su Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino, da lui organizzato a Palermo agli inizi di febbraio) [2]. Quella che doveva essere anche un’occasione di confronto diretto con Buttitta, si trasformò, così, in un ricordo commosso, sia da parte mia che di Clemente, che ci impegnammo, tuttavia, nel tentativo di collocare nella giusta prospettiva storiografica e critica, con concreto riferimento anche al presente che la disciplina andava attraversando, il libro [3]. Continua a leggere

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La scrittura necessaria di Vincenzo Consolo, sapiente speziale di parole

Vincenzo Consolo

Vincenzo Consolo

di Nicola Grato

«… non possiamo non sperare che la figlia di Demetra, la fanciulla assopita nell’inverno della grotta, negli ascosi meandri, si scuota, esca dal suo torpore di pupa, salga sopra il carro d’oro, torni alla superficie, risorga alla luce. Come fa l’ape nella primavera, come fa la primavera della storia». Con queste parole si conclude La Sicilia passeggiata [1], opera di Vincenzo Consolo ispirata al libro scritto nel XVII secolo dal gesuita Francesco Ambrogio Maja dal titolo che ricorda quello consoliano: Isola di Sicilia passeggiata.

Che la vergine dormiente Rosalia si risvegli, risorga e getti nuova luce sulla strada della storia, sulle strade tortuose, dimenticate, nascoste di questa Sicilia. E verrebbe da augurarsi sempre la risurrezione, l’evento che scardina e sconvolge spazio e tempo, la vita vera che non cancella dall’esistenza la morte ma la comprende e la significa. Continua a leggere

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Gian Luigi Bravo: il solco diritto della vita

 

Gian Luigi Bravo, 2018 (ph. Giulio Morra)

Gian Luigi Bravo, 2018 (ph. Giulio Morra)

di Piercarlo Grimaldi

Gian Luigi Bravo ci ha lasciati il 27 dicembre, nei giorni in cui tutti sentiamo più acuto e intenso il bisogno di avere accanto le persone che amiamo. Ha lasciato in tanti di noi, colleghi, amici, parenti, un vuoto non facilmente colmabile, perché ha attraversato la sua bella esistenza con levità, con educata prudenza, attento a non calpestare, a non fare del male al prossimo. Un intenso percorso di lavoro che si fondava sull’amicizia, sull’affetto, sulla stima dell’altro. Nel 2018, nel numero 25, pp. 40-48, di “Astigiani”, rivista che ragiona sul passato e il presente di questa splendida terra definita da colline di leggendarie e letterarie realtà, avevo pubblicato un’intervista registrata in video che mi sembra possa essere anche un inedito contributo per la complessiva comprensione dell’essere stato al mondo di Gian Luigi, perché mette in luce aspetti, interessi, valorialità, che la storia, il curriculum accademico non sempre riescono ad evidenziare. Continua a leggere

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L’emigrazione italiana in Belgio: da minatori emarginati a cittadini e funzionari europei

Minatori italiani in Belgio, anni 50

Minatori italiani in Belgio, anni 50

di Franco Pittau [*]

Alcuni aspetti di rilievo nell’esperienza italiana in Belgio

Il Belgio fu il primo Paese con il quale, subito dopo la Seconda guerra mondiale, il governo italiano inviò i suoi lavoratori nell’ambito di un accordo di emigrazione programmata con un accordo bilaterale. Il Belgio divenne il primo Paese di accoglienza per gli italiani, sottoposti comunque a pesanti condizioni nell’ambito lavorativo e al di fuori. Ciò fu un chiaro indicatore della scarsa simpatia verso un Paese che aveva combattuto la guerra insieme ai nazisti che avevano invaso il Belgio. Continua a leggere

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La “Volkskunde” tedesca postbellica e il pensiero di Gramsci sul folklore. In ricordo di Hermann Bausinger

Hermann Bausinger

Hermann Bausinger

di Luca Renzi 

Hermann Bausinger (1926-2021) è stato a lungo direttore del Ludwig-Uhland-Institut für empirische Kulturwissenschaft [1] dell’Università di Tübingen. La storia di questa istituzione, nata per precisione nel 1933, originariamente denominata “Seminar für deutsche Volkskunde” (divenne nel 1937 “Institut für deutsche Volkskunde”), rappresenta sintomaticamente la storia della Volkskunde durante e dopo il nazionalsocialismo. Continua a leggere

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Il dilemma di Djokovic e il complesso intreccio di sport e politica

Novak Diova

Novak Djokovic

di Aldo Aledda

Mentre si aprivano i Giochi olimpici invernali di Pechino a Melbourne si concludevano gli Open di Australia di tennis. Entrambi sono stati costellati da episodi di risonanza internazionale, con particolare riguardo a una disciplina. Si può dire che in questi ultimi tempi il tennis sia diventato lo sport più alla moda, ma non tanto perché aumentino i praticanti sul terreno in terra battuta rispetto a quelli di altre specialità, quanto per gli echi che le vicende di alcuni loro protagonisti hanno avuto a livello mediatico. Continua a leggere

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Climate change and human influx: A sociological approach to understand the recent societies

Morocco in a mapdi Abderrahim Anbi 

Introduction

Mass influx and migration have become one of the most widespread phenomena that have closely been tied to climate change mainly drought and deforestation. African continent, amongst others, is a place of unbearable heat and drought. It is due in part to climate type which wraps the continent throughout the year. The hardship of life has additionally worsened the situation throughout the walks of Africa. More than ever before, migration has been faced by a set of challenges. Individuals’ movement and mobility have been hindered by borders between states along with laws which have been imposed by the host countries on the foreigners. Continua a leggere

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Nella Culla di Abramo le speranze del dialogo. Per un approccio geopolitico

Piazza Armerina, Villa del Casale, mosaici, part.

Piazza Armerina, Villa del Casale, mosaici, part.

di Alfonso Barbarisi

Il Mediterraneo è una di quelle aree del mondo vocate a disegnare gli equilibri internazionali per posizione geografica, dinamiche storiche, confluenze di interessi, di religioni, di culture. Con le sue onde trasporta la storia, rinnova il passato e plasma il futuro del mondo in un ciclo che continua da millenni tra i paesaggi eterogenei, che si alternano sulle sponde del “Grande Mare” a cavallo tra tre continenti, tre grandi religioni, due oceani e un’unica, perenne vocazione ad essere al centro degli eventi. Continua a leggere

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Luigi Meneghello e la Resistenza: il rovescio della medaglia di tutta una classe di scrittori

2560020461321_0_0_536_0_75di Rabeb Ben Abdennebi

L’importanza data a Luigi Meneghello (Malo il 16 febbraio 1922 – Thiene il 26 giugno 2007) nel panorama della letteratura italiana contemporanea è sempre più ampia e documentata. Meneghello è un accademico famoso, un letterato pregevole, uno scrittore che attrae l’attenzione e il riguardo della critica, stimola tanti studiosi, affascina un pubblico sempre più largo di lettori.      

Meneghello ha sempre desiderato prendere parte al dibattito culturale e simultaneamente capire ciò che nella sua patria stava capitando. Lo scrittore è stato attento osservatore e appassionato e severo studioso degli avvenimenti del suo Paese come realmente sono e sono stati. Per lui l’Italia e i fatti italiani hanno rappresentato un interesse e un’occupazione di primo grado. Perciò il nucleo dei suoi scritti ha sempre posto al centro l’Italia e la scrittura del suo secondo libro I piccoli maestri [1] è da lui considerata una prova di grande responsabilità.     Continua a leggere

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Murad Bey e Murad Dey, la storia di due rinnegati italiani

IbnAbì Dinar Kitab al mones, considerato la-principale fonte del periodo muradita fino al1681.

Ibn Abì Dinar Kitab al mones, considerato la-principale fonte del periodo muradita fino al 1681.

di Kais Ben Salah

Nella storia di Tunisi niente è più confuso della storia dei Bey Muraditi che governarono la reggenza per quasi un secolo, dal 1610 al 1720. La somiglianza dei nomi – tre dei suoi membri sono chiamati Murad – l’esistenza all’inizio della dinastia di un altro rinnegato Murad divenuto Dey dopo essere stato generale delle galee, l’imprecisione degli autori occidentali che attribuiscono, inoltre, il più delle volte ai muraditi nomi diversi da quelli usati dagli storici arabi, costituiscono un imbroglio in cui è difficile riconoscere le identità di ciascuno, e una continua fonte di errori. Continua a leggere

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Verga, la letteratura come antropologia

1di Alberto Giovanni Biuso 

Premessa da allievo 

Questo testo è nato dalla lettura del più recente libro di Giuseppe Savoca: Verga cristiano dal privato al vero [1]. Lettura che mi ha permesso di vivere alcuni giorni in compagnia di Giovanni Verga, della sua famiglia, dei miti e dei fantasmi, di un amore totale verso la scrittura e la bellezza che la scrittura sa creare.

In compagnia e dentro il mondo arcaico, disincantato e complesso da cui Verga e la sua arte sono germinate. La scrittura di Savoca infatti fa toccare, vivere, vedere quel mondo; scrittura analoga al modo in cui più di quarant’anni fa le lezioni di questo giovane professore dell’Università di Catania mi introducevano alla profondità di Proust, di Tozzi, di Svevo. Una scrittura che è appunto sempre rimasta singolarmente giovane e anche per questo coinvolgente. Continua a leggere

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Per Consolo. La parola creativa

Vincenzo Leone (ph. Giuseppe Leone)

Vincenzo Consolo (ph. Giuseppe Leone)

di Sebastiano Burgaretta [*]

La mia presenza qui trova una ragione nel rapporto di amicizia del quale Vincenzo Consolo volle onorarmi per un trentennio circa, fino alla sua morte, e che continuò poi con sua moglie, Caterina Pilenga. Se devo dire da che cosa nacque questa amicizia, a distanza di tanti anni mi rendo conto che essa quasi certamente nacque dal comune amore per la parola, per il lógos, quella parola che crea ponti e relazioni, come spiega l’etimologia greca del termine stesso: paraballo >parabol>paraola>parola. Quella parola con cui si può dare la vita ma, ahimè, anche la morte, la parola che dà nome a cose, piante, animali e uomini, e che col nome conferisce identità e dignità. Parola che in Consolo fluiva in poesia, in questa visceralmente traducendo, fra storia e metafora, i dolori del mondo, quantunque filtrati attraverso il vaglio della Sicilia e dell’Italia; quei dolori che riscontrava anche solidificati nelle tracce materiali lasciate dalla storia e davanti ai quali io l’ho visto una volta versare maltrattenute lacrime, mentre accarezzava dolcemente i conci greci di Eloro.

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Uno scrittore siciliano con accenti toscani

Angelo Fiore

Angelo Fiore

di Antonino Cangemi

Nell’autunno del 1945 Angelo Fiore giunse a Bisacquino con un incarico annuale per l’insegnamento della Lingua Inglese presso la Scuola Media e il Ginnasio “Vittorio Emanuele”. ‹‹Un pomeriggio di novembre, la corriera automobile scaricò nella piazza di B… insieme con gli altri viaggiatori e i bagagli, Attilio Forra, venuto a fare il supplente››. Così l’incipit de Il Supplente, il più noto dei romanzi di Angelo Fiore. Continua a leggere

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Klimt e Schiele. Dall’Art Noveau all’Espressionismo tra visioni e suggestioni oniriche

locandina-film-klimtdi Laura D’Alessandro

Ci sono dei film che colpiscono in modo particolare la nostra sfera emotiva e la nostra sensibilità al punto che li ricordiamo sempre, rievocandone immagini e battute. E che siano proprio determinati frammenti a renderli indimenticabili: una sola battuta o una sola immagine al di là della riuscita complessiva del film. Si tratta di una percezione che coinvolge la sfera culturale ed emotiva di ciascuno, risultato di una sedimentazione e stratificazione costante nel tempo della cultura e delle esperienze secondo processi del tutto personali. Dunque, una sola immagine che riempie l’intero schermo e rende quel film indimenticabile. È il caso del film Klimt [1] del regista Raúl Ruiz del 2006. Continua a leggere

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Appartenenze multiple, migrazioni e mediazioni

 

downloaddi Chiara Dallavalle

I libri di narrativa sono sempre più storie di vite, un genere letterario che si va affermando ai confini dell’antropologia con scritture in bilico tra verità autobiografica e finzione romanzesca. Nella trama dei fatti realmente accaduti si mescolano suggestioni dell’immaginario, trasposizioni metaforiche e invenzioni fantastiche. A volte, la storia di vita che si racconta è invece, pur sul filo di una narrazione di ispirazione letteraria, il frutto di una rigorosa e rispettosa ricerca etnografica, la testimonianza che ha valore di documento di un incontro tra chi racconta e chi ascolta, tra il protagonista e il narratore. Le due voci si incontrano, si mescolano, si fondono fino a confondersi in un testo che appartiene alla letteratura quanto all’antropologia. Continua a leggere

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La crisi dell’arte sacra nella cultura visuale contemporanea

9788849240979_0_536_0_75di Mariza D’Anna

Liborio Palmeri è parroco, scrittore di fiabe e storico dell’arte. Così l’autore si identifica nella brevissima biografia nella quarta di copertina del suo ultimo ponderoso lavoro dal titolo Se Dio non vale un quadro, per la sezione Arte di Gangemi editore. L’opera, 319 pagine corredate di 117 disegni, concepita dieci anni fa e andata avanti tra accelerazioni e rallentamenti, propone un tema che a prima vista potrebbe apparire d’interesse solo per gli storici della materia, quindi poco fruibile al grande pubblico, e che invece si rivela di grande interesse grazie alla chiarezza con la quale il “don”, come affettuosamente ci è consentito appellare il parroco vicino all’uomo, cristiano o laico che sia, si pone nei confronti dei lettori. Continua a leggere

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Gli sguardi dei figli degli immigrati sul nostro Paese. Testimonianze dall’Emilia Romagna

Bologna (da Coordinamento Migranti)

Bologna (da Coordinamento Migranti)

di Lella Di Marco

Nella pur complicata situazione del periodo che stiamo vivendo, ancora molto più complicata appare la situazione degli immigrati e degli emigranti. L’impegno a scavare oltre l’apparenza per conoscere e governare meglio il fenomeno, si presenta arduo ma non spaventa di certo. Il problema sono le fonti per avere dati non soltanto statistici, in modo da poter capire, senza interessi di parte o manipolazione determinata, come va il mondo, chi è l ’altro/a che si trova accanto a noi, per sperimentare una conoscenza reciproca, una convivenza possibile. Continua a leggere

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Culti extraliturgici e possessioni: aspetti rituali, configurazioni di genere nella post modernità

 

da Compendium Maleficarum

da Compendium Maleficarum

di Annalisa Di Nuzzo

La complessa configurazione culturale che definisce l’orizzonte di senso di un fenomeno in larga parte, ancora oggi, istituzionalizzato come la possessione nelle sue molteplici declinazioni, ci restituisce il tentativo di stabilire una proficua strada di risoluzione di un oggettivo disagio esistenziale e di codificare una familiarità con ciò che è soggettivamente la scissione del sé, la debolezza dei propri sistemi individuali, in ciò attribuendo un valore reciproco sia alla comunità di appartenenza sia al desiderio del singolo di essere riconosciuto nella sua ‘diversità’ per essere poi reintegrato in una possibile ma talvolta labile ‘normalità’. Continua a leggere

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Il movimento suffragista tra criticità, evoluzioni e finalità politiche dalle origini al primo Novecento

Suffragette in abito carcerario dopo il rilascio,, 1908 (ph. V. Davis)

Suffragette in abito carcerario dopo il rilascio, 1908 (ph. V. Davis)

di Margherita Favara 

Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft

Una prima forma di movimento femminista può essere attribuita a Olympe de Gouges, scrittrice e drammaturga francese che diede un contributo considerevole alle rivendicazioni di emancipazione femminile durante la Rivoluzione Francese del 1789. Di fatti, la mobilitazione in favore dell’emancipazione ebbe inizio già con la partecipazione delle donne alle istanze di uguaglianza, sostenute nella rivoluzione. Continua a leggere

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Colonialismo e razzismo, un rapporto incestuoso

coverdi Mariano Fresta

Sull’esperienza coloniale italiana soltanto negli ultimi quattro decenni si è cominciato a fare ricerca, a parlare e a scrivere, quasi sempre incontrando una certa ostilità da parte di chi aveva taciuto per anni e voleva continuare a tacere. Emblematica, a tal proposito, è stata la controversia (del 1995) tra lo storico Angelo Del Boca, che aveva cominciato a rivelare cosa era successo nell’Africa orientale dai primi del Novecento fino alla fine della Seconda guerra mondiale, e il giornalista Indro Montanelli che alle vicissitudini degli Italiani in Somalia aveva partecipato e che negava con energia le malefatte del maresciallo Graziani nei confronti delle popolazioni indigene, e in specie l‘uso militare dei gas asfissianti. Alla fine, Montanelli dovette ammettere che i fatti raccontati da Del Boca erano veri, ma l’episodio dimostra quanto difficile sia stato avviare la ricerca storica su avvenimenti che, rivelati, avrebbero dimostrato la menzogna che si nasconde dietro la frase “Italiani, brava gente”. Continua a leggere

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Percorsi antropologici nel Giardino all’Acquasanta a Palermo

Particolare del monumento funebre del commerciante svizzero Christ Fischer (1801 - 1858), Cimitero acattolico all'Acquasanta, Palermo (ph. Laura Leto, 2019)

Particolare del monumento funebre del commerciante svizzero Christ Fischer (1801-1858), Cimitero acattolico all’Acquasanta, Palermo (ph. Laura Leto, 2019)

di Laura Leto

Ripercorrendo i momenti salienti della mia formazione, mi sono resa conto di aver rivolto sovente le mie attenzioni al rapporto dell’uomo con la morte. Sulle prime due pagine della mia tesina erano riportati i geroglifici “änk” e “met” (vita vs morte) [1], due concetti impegnativi per una bambina che aveva già avuto a che fare con la perdita del suo caro nonno e che evidentemente ne era rimasta profondamente segnata, interrogandosi sul come gli uomini affrontassero questo evento nel corso della storia e come gli intellettuali tentassero di raccontarlo ed indagarlo. Continua a leggere

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Ma quale visione senza una cultura diffusa?

_12042021172504di Antonietta Iolanda Lima

Tralascio di soffermarmi su occasioni d’architettura in Sicilia che ritengo mancate, dallo Zen al post-terremoto del Belice, e inizio con tre considerazioni, calzanti con l’Italia tutta.

- La prima: affermati come nuovi valori i disvalori in cui la maggioranza si riconosce, riassumibili, per me, nel seguente acronimo – PID, che sciolto conduce a: potere immagine denaro;

- la seconda: Pur non mancando luoghi dove si produce cultura, l’arte e con essa l’architettura ha oggi scarsa dignità in Italia e ancor più in Sicilia; Continua a leggere

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“Bla, Bla, Bla”. Le sillabe di una rivoluzione

discorso-gretadi Luigi Lombardo

La figura di Greta Thumberg appare quasi d’improvviso, inaspettata, dirompente nell’immobilismo delle nazioni sul tema cruciale dell’ambiente e del riscaldamento globale. Greta viene rappresentata subito come una persona inquietante: nessuno mai aveva visto una adolescente dalle fattezze di una ragazzina parlare così nettamente e agire così in modo tanto deflagrante contro l’establishment. Il potere, in particolare certa stampa, corre ai ripari e subito Greta viene indicata come affetta da sindrome di Asperger, che sarebbe all’origine dei suoi comportamenti, il solito e goffo modo di esorcizzare sminuendo il pericolo incombente. Lei, di converso, è chiara, lapidaria:  Continua a leggere

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Gli arcana imperii del nostro tempo

copertinarac2021di Nicola Martellozzo

«Ciò non è permesso, ma se insisti con la forza, fa’ ciò che vuoi. Per il re non c’è legge scritta» (Vita di Alessandro il Macedone, 2001: 170)

Presentazione 

Cosa c’è di più contemporaneo e, al tempo stesso, inattuale del potere? Esso pare pervadere ogni aspetto della nostra vita, e mai come negli ultimi tre anni è stato al centro del dibattito pubblico. La pandemia da Covid-19 ci ha fatto entrare a stretto contatto con il potere delle istituzioni, dello Stato, di enti internazionali come il WHO; un contatto che a molti è sembrato sgradito, eccessivo, finanche pericoloso. Sono numerosi i cittadini, gli intellettuali e i ricercatori che guardano con sospetto alle biopolitiche delle nostre istituzioni, temendo di venire schiacciati dalle strategie del potere, lasciati inermi ad una mera nuda vita preda di un sistema capitalista intrinsecamente oppressivo. Continua a leggere

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Intorno al pesto, tra la Liguria e la Sicilia

 

Pasta siciliana con l'aglio

Pasta siciliana con l’aglio

di Emilio Milana

La prima menzione dell’odierno pesto genovese – inteso come un “battuto” di basilico, di aglio, di pinoli, di sale marino grosso con aggiunta di olio d’oliva, parmigiano e pecorino – è piuttosto recente e risale a una pubblicazione del gourmet genovese Giovanni Battista Ratto, La cuciniera genovese, edita a Genova nel 1865 dai fratelli Pagano. La ricetta così recita: 

«Prendete uno spicchio d’aglio, basilico (baxaicö) o in mancanza di questo maggiorana e prezzemolo, formaggio olandese e parmigiano reggiano grattugiati e mescolati insieme e dei pignoli e pestate il tutto in mortaio con poco burro finché sia ridotto in pasta. Scioglietelo quindi con olio fine in abbondanza. Con questo battuto si condiscono le lasagne e gli gnocchi (troffie), unendovi un po’ di acqua calda senza sale per renderlo più liquido». Continua a leggere

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Autoetnografia di un viaggio in treno tra stereotipi e identità

 

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Io, immigrato iraniano, vivo in Italia e vorrei raccontare la mia storia, le esperienze che ho vissuto sulla mia pelle. L’auto-etnografia è una forma di ricerca qualitativa in cui un autore usa l’auto-riflessione e la scrittura per esplorare l’esperienza aneddotica e personale e collegare questa storia autobiografica a significati e interpretazioni culturali, politiche e sociali più ampie. Essendo una forma di narrazione di se stessi, l’auto-etnografia «colloca il sé in un contesto sociale» (Reed-Danahay, 1997: 9) e mette in luce «strati multipli di coscienza, collegando il personale al culturale» (Ellis e Bochner, 2000:739). Il racconto di esperienze personali viene alternato all’analisi etnografica propriamente detta. Un aspetto interessante del testo auto-etnografico è che il discrimine che oppone l’etnografo agli «altri» diventa incerto. Mentre l’etnografia tende ad essere intesa come un metodo qualitativo nelle scienze sociali che descrive i fenomeni umani sulla base di lavoro sul campo, nell’auto-etnografia è l’autore stesso ad essere il principale partecipante/oggetto della ricerca nel processo di scrittura di storie personali e di racconti. Continua a leggere

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Nella crisi evolutiva della psichiatria, lo stimolo efficace delle neuroscienze affettive

mental-health-2313430_1920-768x670di Mario Mulè

Lungo i percorsi del pensiero scientifico ogni tanto succede che nuove scoperte non possano essere assimilate all’interno dei paradigmi già esistenti. Diventa quindi necessaria la messa in crisi delle teorie precedenti e la ricerca di nuove formulazioni teoriche. Vi sono buone ragioni per ipotizzare, nell’ambito della psichiatria, una crisi provocata dalle conoscenze che ci arrivano dalle ‘neuroscienze affettive’ e in particolare dagli studi effettuati da J. Panksepp. Continua a leggere

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Il grande vuoto dopo Sciascia e il suo magistero letterario e civile

coverdi Antonio Ortoleva

“I love Sciascia”, squillò con un sorriso di simpatia la studiosa libanese di Oxford quando comprese che ero un italiano di Sicilia. Ci trovavamo, in quel gennaio 2016, con un bel gruppo pensante attorno al braciere nel meraviglioso giardino dell’hotel Jobner Bagh 47 dell’amico Shiva Gujar, a Jaipur, nel Rajasthan dei maraja, assieme ai compagni di viaggio Oscar Guarnaccia e Rita Mazzarino. Un giardino che nel dopo cena attirava una serie di artisti e intellettuali d’Occidente, richiamati dall’accoglienza e non solo dalla buona cucina. Nada Chaldecott, storica dell’arte indiana e dell’Islam,  annunziò che avrebbe allestito di lì a poco una mostra sull’editoria italiana al British Museum, con uno spazio riservato proprio allo scrittore di Racalmuto. Continua a leggere

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Cauto attraversamento d’un poème en prose di Marco Ceriani

le-geosinclinalidi Antonio Pane

Ho talora fantasticato che la recensione più consona a un libro di Marco Ceriani dovrebbe essere anepigrafa, e infilare una filza di pagine bianche di un bianco così accecante da trascorrere nella più negra nerezza, nella plenitudine di un no che si nega a ogni pur stento dialogo. Una risposta radicale e massimamente provocativa a un autore che da sempre si vuole, con piglio ancor più temerario al tempo della massima socievolezza dei social, massimamente insocievole, murato in una scrittura del tutto priva di ‘contenuti’, a comunicazione zero, e che detta di volta in volta il proprio codice, come Humpty Dumpty con Alice: «When I use a word, it means just what I choose it to mean – neither more nor less». La scrittura di Ceriani non ammette obiezioni; ma se la prendi in parola rimani senza parole, devi giocoforza rinunciare alla velleità di farne commento. Continua a leggere

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Sciascia: la scrittura della ragione e le ragioni della scrittura

La penna, il bulino, la spada, incisione di Agostino Arrivabene

La penna, il bulino, la spada, incisione di Agostino Arrivabene

di Bernardo Puleio

Nel mio intervento cercherò di abbozzare le connessioni esistenti tra la scrittura della ragione di uno scrittore dalla vasta e complessa formazione, nella quale spicca la matrice illuminista e francese, che vive nella anomalia di una realtà siciliana che spesso sconfina nella follia, e la pluralità delle ragioni di una scrittura che ha assunto molteplici forme, dal saggio al romanzo, dall’articolo al discorso parlamentare. E anche qui bisognerebbe fare un discorso più complesso che meriterebbe un approfondimento a parte: il maestro di Racalmuto sfugge a ogni catalogazione di genere. Continua a leggere

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Come fiumi nel mare. Un’esperienza di artigianato identitario

Yemanjà™-2021, Artigianato-Identitario®-by-Rekrei®.

Yemanjà™-2021, Artigianato Identitario®-by-Rekrei®.

di Lisa Regina Nicoli

Fatima è in India, in piedi davanti allo specchio di un albergo dello Stato di Tamil Nadu e si osserva. I capelli lunghi le coprono la schiena come un mantello morbido mentre colori caldi del saree [1] che ha scelto illuminano la stanza.

Si gira lentamente, la cavigliera e i bracciali tintinnano lievemente mentre liscia il tessuto sui fianchi. Corruga le sopracciglia, in apparenza ogni cosa è finalmente dove dovrebbe, eppure la sensazione di disagio dice chiaramente che qualcosa che non va. Forse il Bind[2] rosso sulla fronte le permette di guardare più in profondità, di guardarsi dentro. Improvvisamente le manca il respiro. Deve spogliarsi per non soffocare in quella mattinata calda e umida di agosto. Continua a leggere

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La strana storia del termine “eresia”

Il rogo di Jan Hus, boemo, 1485

Il rogo di Jan Hus, boemo, 1485

di Elio Rindone

Si sa che il significato delle parole cambia col passare del tempo, ma che arrivi addirittura a capovolgersi non succede tutti i giorni. È, invece, ciò che è accaduto al termine eresia, che deriva, come è noto, dal sostantivo greco αἵρεσις, e quindi dal verbo αἱρέω, che significa prendere ma anche scegliere. Nel mondo greco era usato comunemente per designare una scuola o setta o corrente di pensiero, come per esempio quella degli stoici o degli epicurei, cui si decideva liberamente di aderire. Continua a leggere

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Parole scritte sulla carne

coverdi Marco Scalabrino

L’anima avivi accussì chiara e aperta/ ma ju ci nun potti mai tràsiri dintra./  Circai n’accurzatura,/ li trazzeri,/ li passi di muntagna stritti e difficili./ Sulu pi strati larghi si juncìa/  a la to anima./ Mi priparai na scala,/ àuta, pirchì pinzava a mura àuti,/ chi tu avivi a vardiani di l’anima./ Ma la to anima era senza difisi,/ senza mura e senza sticcati./ Circai la porta stritta pi putìrici tràsiri,/ ma nun avìa porta la to anima,/ tantu era libira./ Unni principiava? E unni finìa?/ Arristai pi sempri assittatu fora,/ davanti a la curuna di luci di la to anima. 

Abbiamo scelto di aprire questo essenziale excursus sulla silloge di Bia Cusumano Come la Voce al Canto (Edizioni Il filo di Arianna, La Spezia 2021) con l’adattamento in siciliano di un testo di Pedro Salinas, dal titolo L’anima avevi, perché è nostro avviso che, oltre e più che a una silloge d’amore (di malamore), ci troviamo di fronte, in queste circa cento pagine, al trasalimento di un’anima, al fiotto di sangue sgorgato da un cuore, a una laica catartica confessione.    Continua a leggere

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Dinamiche rivoluzionarie e connessioni storiche

71gqgimcjwldi Maria Sirago

Nelle grandi sintesi storiografiche è spesso possibile fare emergere gli snodi fondamentali delle vicende umane, sol che l’autore riesca a cogliere i nessi, i percorsi e i crocevia che, contribuendo alla comprensione dei fatti nei contesti spaziali e temporali più ampi, epifanicamente disvelano le realtà di lunga durata d’ispirazione braudeliana. È quanto riesce a fare Antonino De Francesco nel suo ultimo lavoro, Repubbliche atlantiche. Una storia globale delle pratiche rivoluzionarie 1776-1804 (Raffaello Cortina Editore, 2022). In un breve arco temporale si svolgono tre vicende rivoluzionarie (americana, francese e haitiana) che rivelano nella loro fase costitutiva una pluralità di intrecci: proprio questi intrecci, secondo l’autore, valgono da soli «a definire un preciso terreno di studio, dove l’interesse per le pratiche politiche, dominate dalla reciprocità delle influenze, sembra di gran lunga più promettente di quanto non possa invece suggerire la declinazione per ambito territoriale soltanto dei fatti rivoluzionari». Continua a leggere

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Per una nuova epistemologia del pensiero scientifico

corrispondenze-3596di Orietta Sorgi

Le problematiche più critiche del nostro tempo, riferibili soprattutto alle pandemie planetarie che da qualche anno ci affliggono, ma anche alle catastrofi ecologiche e alle guerre o alle carestie dei popoli migranti verso l’Occidente, hanno imposto un ripensamento di quelli che sono stati i pilastri epistemologici del pensiero scientifico contemporaneo. Si è andata via via affievolendo l’idea di una centralità dell’uomo come unico essere pensante sulla terra, che lo dotava della facoltà di controllo ma anche del potere di sfruttamento delle risorse disponibili in natura. Si è ritenuto così, a torto più che a ragione, che tale accumulazione progressiva dei beni materiali, fosse garanzia del benessere economico delle società a capitalismo avanzato e di un miglioramento costante della qualità della vita delle popolazioni interne al sistema. Continua a leggere

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De Martino, Fanon, Risso. Ai margini del caso Riace

Riace, la marcia di solidarietà per Lucano (ph. Sergio Todesco)

Riace, la marcia di solidarietà per Lucano, 6 nov. 2021 (ph. Sergio Todesco)

di Sergio Todesco

L’etnocentrismo critico di cui sessant’anni fa ci parlava Ernesto de Martino si proponeva certamente l’allargamento della coscienza culturale dell’Occidente di fronte alle sfide costituite dall’incontro etnografico con culture diverse, attraverso l’acquisizione di una consapevolezza critica dei limiti della propria. La formula metteva infatti in discussione «le stesse categorie di osservazione di cui lo studioso dispone all’inizio della ricerca». Con questa tensione etico-speculativa si poteva realizzare, secondo l’etnologo napoletano, quell’umanesimo etnografico che implicava un’opera di storicizzazione di sé e della propria cultura, e di riflessione critica sul proprio télos. Continua a leggere

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Dario Bellezza: la pena di vivere, l’amore in poesia, la morte come compagna

Dario Bellezza

Dario Bellezza

di Francesca Traìna                                              

Pasolini di lui scrisse: «ecco il miglior poeta della nuova generazione». Il suo avallo, quello di Moravia e di altri noti scrittori del tempo, gli assicurò una fama precoce dalla quale Dario Bellezza (1944-1996) trasse quella sicurezza che gli permise di scrivere e pubblicare moltissime opere. 

Se l’infelicità fosse uno dei caratteri più urgenti e fatali della poesia si potrebbe dire che quella del poeta romano è la più infelice e tragica che la Letteratura del ventesimo secolo abbia prodotto. Una profonda spaccatura attraversa verticalmente la sua opera e la sua vita; una ferita insanabile, aperta a quanto, ancora di più, la incide come se il suo condursi nel metaforico sanguinamento lo accostasse alla finitezza del mondo per avvertirne l’illusoria infinità. Continua a leggere

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Poesia e politica nel giovane Pasolini (1943-1949)

 

9788894911237_0_536_0_75di Francesco Virga

Fontana di aga dal me paìs.

A no è aga pì fres-cia che tal me pais.

Fontana di rustic amou[1].

Poesie a Casarsa è il titolo del primo libro di Pasolini, pubblicato a sue spese, dalla Libreria Antiquaria Landi di Bologna nel luglio 1942, quando il regime fascista è ancora solido. Pier Paolo ha appena vent’anni e studia Lettere nell’Università della sua città natale. In quegli anni non poteva aver letto Gramsci, allora ancora inedito; ma a Bologna ha studiato filologia romanza e ha avuto modo di conoscere gli studi del goriziano Graziadio Isaia Ascoli che, oltre a dare una chiara spiegazione delle ragioni storico-culturali che hanno condotto il fiorentino a diventare lingua nazionale, si era anche soffermato ad analizzare la posizione singolare delle diverse parlate friulane rispetto agli altri idiomi della penisola [2]. Continua a leggere

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Pastoralismo, progetti locali, ecomusei, sullo sfondo del Covid e della guerra

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il centro in periferia

di Pietro Clemente

La curva che discende

In questi anni di COVID siamo stati invasi dalle statistiche, usate per lo più per discorsi pubblici finalizzati ad informare, a rassicurare o a giustificare scelte negative e difficili per le persone. Pur non essendo un esperto, devo dire che, nella loro mediazione giornalistica, le statistiche perdono la forza della ricerca oggettiva per mostrarsi nella loro nudità nel sostituire analisi approfondite, risposte adeguate e nel colmare lacune per cui finiscono per avere una funzione rassicurante o giustificativa. Solo a piccoli tratti abbiamo potuto avere idea della potenza analitica del lavoro sui grandi numeri e sui processi collettivi. Continua a leggere

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Ecomusei: la storia dei luoghi, lo sguardo al futuro

Ecomuseo del Freidano (TO)

Ecomuseo del Freidano (TO)

il centro in periferia

di Ilaria Testa

Passato e futuro, tradizione e innovazione: parole diverse, apparentemente in contraddizione, eppure complementari nel momento in cui si parla di ecomusei. Questi ultimi sono infatti i soggetti che, all’interno di un territorio, salvaguardano il passato ma, soprattutto, preparano e creano il futuro. E sono proprio gli ecomusei ad aver dato vita, in questi anni, a un’esperienza progettuale che ha potenziato gli strumenti a disposizione delle comunità locali per conoscere, conservare e valorizzare le proprie risorse culturali e ambientali, le proprie tradizioni, la propria storia. Continua a leggere

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L’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, un’agenzia per lo sviluppo sostenibile del territorio

Cantiere del paesaggio ad Artegna (ph. Graziano Soravito)

Cantiere del paesaggio ad Artegna (ph. Graziano Soravito)

il centro in periferia

di Maurizio Tondolo

Introduzione

In generale l’ecomuseo rappresenta l’evoluzione del museo verso una dimensione territoriale. Il modello si rifà ai concetti della Nuova museologia che vede il museo aperto al territorio e non più racchiuso in un edificio, e che sposta i princìpi alla base dell’istituzione museale dalla collezione al patrimonio in senso olistico, da un’impostazione disciplinare a una modalità di organizzazione interdisciplinare, dalla gestione pubblica dei beni culturali a forme di cittadinanza attiva in favore del patrimonio nella sua più ampia accezione. Continua a leggere

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Ecomuseo di Buscemi. Esperienza unica ed esemplare in Sicilia

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il centro in periferia

di Mario Sarica

«Il tempo vola, ed il progresso ogni dì incalzante spazza istituzioni e costumi. La scomparsa è fatalmente necessaria nel corso degli eventi: onde urge che si fissi il ricordo di questa vita vissuta in migliaia di anni da milioni e milioni di persone semplici». Continua a leggere

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Musei e Parchi in Sicilia: creative esperienze di comunicazione social

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il centro in periferia

di Stefania Morreale

L’abilità comunicativa di un bene culturale rappresenta oggi un «elemento strategico per raggiungere in maniera diretta ed efficace il pubblico di riferimento, per accrescere il numero di visitatori, per dialogare con le istituzioni e con l’opinione pubblica, per ottenere il consenso del territorio e della comunità locale»[1]; si tratta, dunque, di una competenza necessaria, attraverso la quale passa la comprensione, il riconoscimento e l’identità stessa del bene. Un bene culturale, infatti, si identifica come tale se mantiene delle relazioni con i visitatori: il suo valore è un valore di relazione. Continua a leggere

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San Salvi, le tappe della memoria

Catasto dell’area di San Salvi, 1873. Fonte: Castore, Regione Toscana.

Catasto dell’area di San Salvi, 1873. Fonte: Castore, Regione Toscana.

il centro in periferia

di Eliana Martinelli

Periferie urbane, periferie della esistenza

Le trasformazioni che hanno investito l’area dell’ex ospedale psichiatrico di San Salvi a Firenze negli ultimi centocinquant’anni concorrono alla definizione di un caso studio emblematico, nel quale l’accezione di “periferia” può essere declinata in rapporto alle centralità urbane, umane ed esistenziali. Continua a leggere

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Mezzo secolo di esperienza degli Ecomusei nel racconto di de Varine

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il centro in periferia

di Claudio Rosati

«Ho inventato la parola ecomuseo per caso. Mille altri le hanno dato un contenuto, o meglio più contenuti, ogni volta diversi». Raramente un incipit riesce a dare, in modo così conciso ed esplicito, il senso di un libro. Si potrebbe dire che chi conosce molte parole, ne usa poche: quelle che servono. É il caso di Hugues de Varine che racconta mezzo secolo di esperienza nel mondo dei musei e della fortuna di un termine che ha suscitato e interpretato attese diverse dall’Europa al Canada, dal Brasile alla Cina. Lo fa in L’ecomuseo singolare e plurale. Una testimonianza su cinquant’anni di museologia comunitaria nel mondo, uscito per i tipi di Utopie concrete, una piccola casa editrice legata all’Ecomuseo delle Acque del Gemonese che denota in questo modo l’iniziativa militante dell’impresa editoriale. Continua a leggere

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Giorgio Vezzani (1937-2022): note per una biografia

Giorgio Vezzani (ph. Romolo Fioroni)

Giorgio Vezzani, anni 60 (ph. Romolo Fioroni)

il centro in periferia

di Gian Paolo Borghi

La rivista “Il Cantastorie” e le ricerche di Giorgio Vezzani

Lo scorso 12 gennaio è deceduto a Reggio Emilia Giorgio Vezzani, figura di rilievo nell’ambito degli studi di cultura tradizionale e costante punto di riferimento per coloro che un tempo venivano definiti “ricercatori di base”. Nato a Reggio Emilia il 15 luglio 1937, nel 2015 ha donato il suo monumentale archivio all’Istituto Superiore di Studi Musicali “Peri-Merulo” di Reggio Emilia, ivi depositato nel 2004. L’istituzione reggiana sta meritoriamente procedendo alla sistematica inventariazione e digitalizzazione dei materiali, come si può rilevare dal suo sito Internet istituzionale. Continua a leggere

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Caleidoscopio periferie

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il centro in periferia

di Elena Bachiddu [*]

Al di là del mare, nell’isola. A sud est di Roma Capitale. A nord di Oslo. Nel nord est degli USA. Queste le posizioni periferiche attraversate nelle loro biografie dai quattro studiosi qui convocati in videointervista a riflettere sulla nozione di periferia. Arjun Appadurai, Thomas Hylland Eriksen, Pietro Clemente, Barbara Pizzo. Tre antropologi e un’urbanista con posizionamenti disciplinari e percorsi teorici diversi, ma nel nostro caso concettualmente complementari. Campi di ricerca geograficamente distanti e prospettive politiche convergenti su una nozione osservata a diverse scale. Continua a leggere

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Il pastore è un guardiano di futuro. Sei riflessioni sul pastoralismo e la salvaguardia dei territori

foto di Mauro Vitale

Piana di Campo Imperatore, Romeo pastore rumeno, 2016 (ph. Mauro Vitale)

il centro in periferia

di Letizia Bindi, Paolo Coppari

La pastorizia – allevamento estensivo a pascolo brado di diverse specie – associa tradizionalmente produzioni di qualità e servizi eco-sistemici, bio-culturali, contribuendo al mantenimento della biodiversità, del paesaggio e riducendo i rischi idrogeologici. Nelle aree interne, montane, insulari il pastore con il suo sistema di saperi e pratiche si costituisce come un custode di territori fragili, aggrediti da crescenti fenomeni di destrutturazione socio-culturale e di abbandono. Accanto a questo, la pastorizia offre una forma sostenibile e autonoma di lavoro e di reddito, contribuendo a tenere vivi e produttivi i territori montani, segnati spesso da forte spopolamento e impoverimento. Continua a leggere

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A Santu Lussurgiu: strategie per i borghi della montagna

Santu Lussurgiu, panorama da sud-est

Santu Lussurgiu, panorama da sud-est

il centro in periferia

di Giampiero Lupatelli

I borghi del XXI secolo: luoghi comunitari della sostenibilità

Il Comune di Santu Lussurgiu ha inteso l’iniziativa riguardo alla attrattività dei borghi lanciata dal Ministero della Cultura (MIC) nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza [1] come una straordinaria opportunità per mettere a fuoco la propria strategia di sviluppo locale sostenibile. Continua a leggere

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L’arca di Bucherer. Una mostra e una collana per Antonio Leonardo Verri

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il centro in periferia

di Eugenio Imbriani 

Una mostra e Bucherer 

Antonio Leonardo Verri (1949-1993) è stato un importante scrittore, poeta, intellettuale che ha operato intensamente nel Salento, l’estrema propaggine della Puglia, negli ultimi decenni del secolo scorso. In una vita breve, interrotta tragicamente a causa di un incidente stradale, sono state davvero molte le iniziative a cui ha dato vita e ha partecipato, editoriali (produzione di riviste e collane, pubblicazione di testi poetici e in prosa) e organizzative (mostre, per esempio, varie occasioni di dibattito, e penso anche all’impegno nel Sindacato nazionale scrittori). Aveva la capacità di tessere relazioni, di trovare il bello in figure marginalizzate, dalle vite difficili, come il pittore Edoardo De Candia, che lo ha ritratto, il poeta Salvatore Toma, a cui era legato da una devota amicizia; era proprio questo sentimento, l’amicizia, la base preliminare delle collaborazioni che intrecciava, ci voleva poco a farla maturare. Continua a leggere

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“Avvicinàti amici… c’è Busacca!”. Appunti retrospettivi su una mostra

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il centro in periferia

di Mauro Geraci

A Giorgio Vezzani, storico e amico di tutti i cantastorie

A Taormina (Messina), nei locali dell’ex chiesa di Sant’Agostino annessi alla Biblioteca comunale, fino all’8 marzo 2022 è possibile visitare Avvicinàti amici… c’è Busacca! Mostra di cartelloni, fotografie e documenti del grande poeta-cantastorie siciliano Cicciu Busacca (1925-1989). Allestita per la prima volta nel 2019 a Roma, in occasione dei trent’anni dalla scomparsa, presso il Museo delle Civiltà – Museo delle Arti e Tradizioni Popolari, in collaborazione con l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, la mostra ricapitola l’iter poetico e artistico del famoso cantastorie siciliano. Continua a leggere

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“Quello ‘sse spreca è quello che manca!”.

Foodaffairs

Foodaffairs

il centro in periferia

di Settimio Adriani

L’occasione della IX Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare [1], celebrata lo scorso 5 febbraio 2022, che quest’anno aveva per focus “One health, one earth. Stop food waste”, ha stimolato alcune riflessioni con ciò che, per memoria e testimonianze ancora reperibili (e reperite), sappiamo del nostro passato relativamente ad alcuni usi che nella piccola comunità fiamignanese tendevano e ancora tendono ad annullare ogni forma di sperpero. Continua a leggere

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Etnologia del vino fra rito e materialità: sguardi sul Campidano

Sardara, vini e altri prodotti gastronomici

Sardara, vini e altri prodotti gastronomici (ph. Nicolò Atzori)

il centro in periferia

di Nicolò Atzori

E perché meno ammiri la parola/ guarda il calor del sol che si fa vino,/ giunto a l’omor che da la vite cola (canto XXV, Paradiso).

La grandezza di Dante risiede nella sua straordinaria capacità di conferire una forma poetica e quasi materiale a ciò che apparirebbe altrimenti di difficile intelligibilità, ad esempio i misteri teologici. Continua a leggere

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La scuola che non boccia (perché boccerebbe se stessa)

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per la scuola

di Chiara Amoruso

Il problema di partenza: i ragazzi non sanno scrivere

Nell’ultimo numero di Dialoghi Mediterranei (n. 53, gennaio 2022), tra le tante interessanti questioni, è stata sollevata e ampiamente sviscerata quella delle basse competenze di scrittura, e più in generale di concettualizzazione, con cui molti studenti approdano nelle università (Fabio Dei, Ancora sul saper scrivere all’Università. La scuola progressista e i suoi critici) pur avendo attraversato, con maggiore o minore profitto, i 13 anni di scuola che vanno dalle elementari alle superiori. Continua a leggere

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Panoramiche pedagogiche. Riflessioni tra ricerca educativa e politiche pubbliche

San Tommaso d'Aquino

San Tommaso d’Aquino

per la scuola

di Linda Armano

Un tema caro all’antropologia sono certamente i meccanismi di inculturazione attraverso i quali un individuo acquisisce cultura dal gruppo sociale a cui appartiene (famiglia, gruppo religioso, sistemi di istruzione ecc.). Com’è noto i mezzi di trasmissione culturale sono eterogenei. Ciononostante gli antropologi hanno classificato due principali stili di comunicazione attraverso i quali avvengono forme di inculturazione. Da un lato abbiamo quindi una trasmissione orale e all’altro abbiamo una trasmissione scritta. È risaputo però che non esiste ormai alcuna società che non sia venuta a contatto con una tradizione basata sulla scrittura. Per contro, anche laddove la scrittura è estremamente diffusa, la comunicazione ordinaria si svolge per lo più in forma orale. Ovviamente, affermare che la scrittura condiziona il nostro modo di comunicare oralmente non significa dire che noi parliamo sempre di cose che abbiamo letto da qualche parte. La scrittura ci influenza nel senso che il modo con il quale ci esprimiamo è guidato da un pensiero che si fonda sulla interiorizzazione della scrittura medesima.  Continua a leggere

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Per una diversa concezione e progressione delle carriere degli insegnanti

Raffaello, La Scuola di Atene (part.)

Raffaello, La Scuola di Atene (part.)

per la scuola

di Augusto Cavadi

Nel dibattito su Scuola e Università avviato sull’ultimo numero di Dialoghi Mediterranei con gli interventi di Fabio Dei (Ancora sul saper scrivere alluniversità. La scuola progressista e i suoi critici) e di Antonio Pioletti (“Per non essere di coloro che tacciono”: per una mobilitazione della Scuola e dellUniversità), la voce di un insegnante di scuola secondaria – sia pur in quiescenza – può forse opportunamente integrare quanto sostenuto da due colleghi universitari; ma la ricchezza così articolata dei loro contributi impedisce uninterlocuzione altrettanto dettagliata. Devo dunque limitarmi a pochi, disorganici, flash. Continua a leggere

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Il contemporaneo scolastico. Quadro di un’inclusione escludente

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per la scuola

di Valeria dell’Orzo

Non avrei pensato, anni fa, di entrare a far parte del mondo della scuola, eppure è successo. Le scoperte sono state molte, la realtà che ho trovato si è mostrata da subito profondamente mutata rispetto ai miei ricordi liceali e non solo per la differente prospettiva che stavo assumendo, ma per un insieme di riferimenti profondamente riformulatosi nel corso degli anni. Continua a leggere

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Per un po’ di memoria su riforme, leggi e vecchi vizi della scuola italiana

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per la scuola

di Piero Di Giorgi

L’articolo di Fabio Dei, sul numero 53 del primo gennaio 2022 di Dialoghi Mediterranei, relativo alla critica del libro dei coniugi Paola Mastrocola, ex insegnante di scuola media secondaria, e Luca Ricolfi, docente universitario di sociologia, autori del libro Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza (La nave di Teseo, 2021), mi ha molto intrigato, lo condivido pressoché interamente e confesso che ho provato una reazione di rabbia nella lettura di quel libro. Continua a leggere

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Ho fiducia nei giovani e nel pensiero critico delle nostre università

Esame di ammissione alla facoltà di medicina all'università statale di  Milanoper la scuola

di Luigi M. Lombardi Satriani

I contributi di Fabio Dei e Antonio Pioletti mi appaiono un’ottima occasione per riflettere su una problematica non più eludibile: quello della formazione dei nostri giovani e dell’università, oggi oggetto di un processo sempre più rapido e devastante. Certo, si potrebbe dire che ci sono situazioni giovanili e universitarie differenti nelle varie aree del nostro Paese, ma ciò non ci esime dal tentare di cogliere alcune linee di tendenza, sulle quali ci è possibile intervenire. Continua a leggere

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La scuola-carne: faglia o frontiera?

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per la scuola

di Giuseppe Sorce

Non mi piacciono i discorsi che affermano di aver trovato il grande male e il grande bene dentro le cose. Così come non mi piacciono i discorsi anti-antropologici del tipo “come adesso così in passato, lì come qui, se lo fanno tutti allora…”.  E adesso uno si aspetterebbe un “ma”. Glielo mettiamo questo “ma”? Un autore attento se lo chiede, un autore interattivo magari la mette proprio questa domanda, questo trucco camuffato da richiesta di aiuto, bias di conferma ben vestito. Allora un autore intelligente, e forse anche pigro, si rimette a “ciò che è e che potete provare voi stessi”. Continua a leggere

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Dalla cittadinanza nazionale a quella globale

 

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di Federico Costanza

Lo scorso 5 febbraio è stato celebrato il trentesimo anniversario della legge di cittadinanza in Italia (legge n. 91/1992), un provvedimento nato già obsoleto, come sottolineato da alcuni commentatori [1].

Quella normativa – ancora vigente nonostante qualche modifica e le numerose proposte di riforma mai concretizzatesi nel corso degli anni – ribadiva un concetto storicamente caro all’Italia, “terra di emigrazione”: l’esigenza di mantenere i legami “di sangue” con la madrepatria, figli e nipoti di italiani nati e residenti all’estero, tema molto sentito durante tutto il XX secolo.  Continua a leggere

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Le patrie, le cittadinanze e i meticci, un effetto collaterale del colonialismo

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di Antonino Cusumano

Patria è oggi parola quanto mai abusata, violentata, deformata. Si ha difficoltà a pronunciarla dopo che torsioni politiche e retoriche ideologiche l’hanno a lungo sequestrata, sfigurata, mutilata. L’incestuosa commistione con il concetto di nazione ha prodotto la rovinosa storia di guerre e lutti che non possiamo dimenticare. L’aggettivo di originaria suggestione è diventato presto sostantivo di ferro e fuoco, e l’aura di sacralità da sempre consustanziale alla parola ha dapprima mutato l’idea sentimentale in ideale romantico e risorgimentale, e degenerato poi l’ideale in orgogliosa aberrazione nazionalista, in quell’ambiguo e devastante armamentario di sangue, terra, suolo, frontiere e confini che ha legittimato trincee militari e aggressioni coloniali. Continua a leggere

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Qual è il mio Paese? I nuovi italiani e le ‘ragionevoli’ discriminazioni

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per la cittadinanza

di Enzo Pace

In occasione del festival Interreligious che si tiene ogni anno a Padova tra febbraio e marzo (è giunto alla nona edizione) ho avuto la fortuna di vedere e commentare una bella pellicola. I registi sono tre giovani alla loro prima esperienza cinematografica: ‘Adil Azzab è nato in Marocco, ma dall’età di 13 anni è arrivato a Milano, dove ora vive e lavora, Magda Rezene, nata a Milano da genitori eritrei e Andrea Pellizzer, milanese d’origine con ascendenze venete, visto il cognome. Continua a leggere

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Cittadinanza e genere. Riconoscimento delle “differenze”, vulnerabilità e multiculturalismo

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per la cittadinanza

di Laura Sugamele

Osservazioni introduttive

Nel Novecento, le esperienze e le discussioni politiche si sono caratterizzate per i tratti assolutamente interdisciplinari e trasversali, a più livelli, sulle questioni di genere che, ad esempio, per quanto concerne l’Italia dal 1946, hanno avuto la portata più incisiva intorno al feminist debate dei diritti, convergendo con le lotte dell’emancipazione e dell’acquisizione del voto. A tal proposito, come osserva Barbara Pezzini, lo Statuto albertino, che nei suoi contenuti prevedeva l’estensione del voto, affermava l’uguaglianza davanti alla legge e consentiva:  Continua a leggere

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Multiculturalismo, cittadinanza e diritti umani

Concept Of Communication

per la cittadinanza

di Mariangela Vitrano

Ho un debole per le serrature, le quali, generalmente, implicano una porta chiusa. Lasci intravedere chi sei dipendentemente dalle modalità con cui ti approcci a una serratura; puoi avere già la chiave adatta ed aprirla senza troppi rompicapo (ma potresti portare con te, insieme alla chiave, anche un’estrema paura di perderla) o potresti non sapere quale chiave sia quella giusta e provarle tutte, indistintamente. Oppure, ancora, potresti non avere nessuna chiave e decidere di forzarla, di sbirciarci dentro o di andare a cercare la chiave altrove. Continua a leggere

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Grace Robertson: lo sguardo dell’innocenza

Grace Robertson, Mother’s Day Off, Picture Post (1954), da Grace Robertson, Photojournalist Of The 50s. Picture Post Photographer, Virago Press, 1989.

Grace Robertson, Mother’s Day Off, Picture Post (1954), da Grace Robertson, Photojournalist Of The 50s. Picture Post Photographer, Virago Press, 1989

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di Silvia Mazzucchelli

Rotolata giù per il pendio di una montagna per scattare la foto a un cane che insegue una pecora impazzita, Grace Robertson non si preoccupa dei lividi, del sudore e dello scampato pericolo tra i massi e nella nebbia. Siamo nel 1951 e pensa: “mi ci era voluto molto tempo e molta fatica per guadagnarmi il diritto di essere l’altra metà di una squadra di giornalisti-fotografi di Picture Post, ed ero determinata a dimostrare che in materia di agilità e resistenza professionale ero all’altezza di qualsiasi uomo”. Continua a leggere

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Gli Yazidi: i drappi colorati di un pellegrinaggio iniziatico

Gli Yazida e il pellegrinaggio (ph. Eugenio Grosso)

Gli Yazidi (ph. Eugenio Grosso)

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di Eugenio Grosso

Gli yazidi sono una minoranza religiosa che vive principalmente intorno al monte Shengal (Sinjar) nel nord dell’Iraq. Almeno fino a quando l’ISIS ha attaccato la montagna tagliandoli fuori dal resto della regione, massacrando gli uomini e schiavizzando le donne spesso vendute come schiave sessuali. Continua a leggere

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Nel buio della Mente

Nel buio della mente (ph. Adriana Guercio)

Nel buio della mente (ph. Adriana Guercio)

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di Adriana Guercio

Attraverso la fotografia concettuale tutto immerso nell’autoritratto e ritratto, ho cercato di esprimere la conflittualità del nostro io e di chi costantemente lotta per non essere totalmente sopraffatto psicologicamente. Purtroppo ancora oggi le persone affette da disturbi psichici sono vittime di numerosi pregiudizi e discriminazioni a causa di una scarsa conoscenza su tale tematica. Continua a leggere

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Asceti e pellegrini nella Ardha Kumbh Mela

Asceti al Kumbh Mela (ph. Roberto Manfredi)

Asceti al Kumbh Mela (ph. Roberto Manfredi)

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di Roberto Manfredi

Il Kumbh Mela è una festa antica. Le prime testimonianze dei bagni rituali nell’area di Prayag, la zona vicina alla confluenza dei fiumi sacri Gange e Yamuna, si trovano nei Rigveda, testi sacri dell’Induismo, databili nel secondo millennio a.C. Continua a leggere

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Gibellina, la natura dell’arte e l’arte della natura

Gibellina (ph. Francesca Raggi)

Gibellina (ph. Francesca Riggi)

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di Francesca Riggi

È una giornata assolata e afosa di agosto. Mi trovo in uno degli slarghi del Sistema delle cinque Piazze di Gibellina per la 3^ edizione di “Images”, Festival della fotografia. Vari artisti espongono le loro opere ad animare un luogo già penetrato e intriso di Arte.

Arte che si respira, insieme alle pietre e al cemento che, maestosamente, si impongono sulla gente, sui luoghi, sulla natura. Continua a leggere

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SOMMARIO N. 53

Radici nel Mare (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare (ph. Nuccio Zicari)

PRIMO PIANO

EDITORIALE, Linda Armano, Luogo contro impero. Comprendere l’anticolonialismo indigeno in Canada; Marina Castiglione, Nomi di piante e nomi di santi. San Giovanni nella lessicografia botanica siciliana; Antonello Ciccozzi, Malintesi mediterranei: politically correct e rimozioni; Fabio Dei, Ancora sul saper scrivere all’università. La scuola progressista e i suoi critici; Francesco Faeta, Fotografie del disagio sociale. Memoria d’archivio; Continua a leggere

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EDITORIALE

Valle del Belice, 1970 (ph. Francesco Faeta)

Valle del Belice, 1970 (ph. Francesco Faeta)

È noto che la fotografia, quella vera, non è soltanto un’immagine, è costrutto simbolico, palinsesto di  segni, epifania di un’assenza, grumo di memorie. Nulla di statico e di inerte, dunque, perché seppure trapassati e dissolti gli uomini e le cose rappresentati continuano a vivere e a interrogarci, a testimoniare la loro esistenza oltre il tempo dato e consumato.

C’è qualcosa che assimila la fotografia posta accanto – in apertura a questo editoriale – alle suggestioni di un’icona, alla forza evocativa delle parvenze mitiche, delle figure che sfidano e tracimano l’effimero divenire. Nello scatto non ci sono solo i volti, le posture, gli sguardi delle persone fotografate. Continua a leggere

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Luogo contro impero. Comprendere l’anticolonialismo indigeno in Canada

Misconoscimento come forma di violenza statale contro i popoli indigeni canadesi

Misconoscimento come forma di violenza statale contro i popoli indigeni canadesi

di Linda Armano

Nel suo rivoluzionario testo intitolato God is Red del 1972, il filosofo Lakota Vine Deloria Jr. afferma che una delle differenze più significative tra la metafisica indigena e la metafisica occidentale ruota attorno all’importanza centrale della terra ai fini dell’elaborazione di un’idea di persona e della sua etica:  Continua a leggere

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Nomi di piante e nomi di santi. San Giovanni nella lessicografia botanica siciliana

Caravaggio, San Giovanni Battista, 1598, Toledo

Caravaggio, San Giovanni Battista, 1598, Toledo

di Marina Castiglione

Si fachisti o fachisti fari incantacioni/ad erbi oy cristalli, oy ad alcunu di li elementi,/oy orbiscasti in lu jornu di la/natività di Sanctu Joanni Baptista,/et altri mali cosi chi si fannu in tali jornu.

(Confessionale del XV sec., in G. Pitrè Spettacoli e feste popolari siciliane, 1881: 298)

Ventiquattro di Giugno, San Giovanni. Era per gli Alcaresi la festa del Muzzuni,/e festeggiare soleano nei quartieri quelle piccole brocche e i germogli,/con canti e danze fino a notte alta./Si scioglievano allor le inimicizie, si intrecciavano gli amori, i comparaggi.

(Vincenzo Consolo, Il sorriso dell’ignoto marinaio). Continua a leggere

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Malintesi mediterranei: politically correct e rimozioni

samandi Antonello Ciccozzi

Scrivo queste parole per replicare agli interventi suscitati dall’articolo che ho pubblicato sul numero 51 di Dialoghi Mediterranei sul tema dei delitti d’onore, in riferimento al caso della sparizione della giovane Saman Abbas, verosimilmente uccisa dalla famiglia in quello che si delinea come un delitto d’onore ispirato a precetti religioso-tribali di tradizione pakistana (Ciccozzi 2021b). Prendendo spunto da questo caso di cronaca, la tesi che ho sostenuto in quello scritto è così riassumibile: la diversità valoriale di cui sono portatori i migranti non sempre si presenta come un arricchimento, essa può manifestarsi anche nella forma di un’estraneità ostile (verso le persone, i valori, le istituzioni e le norme dei luoghi d’approdo) che rivela un sentimento culturale di rifiuto, disconoscimento, disprezzo verso la società in cui si giunge, e sottende una volontà politica di chiusura etnocentrica da parte dei migranti stessi nei confronti dell’Occidente. Continua a leggere

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Ancora sul saper scrivere all’università. La scuola progressista e i suoi critici

 

unnameddi Fabio Dei 

Caro Direttore,

circa un anno fa Dialoghi Mediterranei (n. 46, novembre 2020) ha ospitato un mio breve pezzo – più uno sfogo che una riflessione sistematica, a dire il vero – sulle carenze nella formazione di base degli studenti universitari; in particolare nel campo delle abilità linguistiche e di scrittura. Nella mia esperienza, una buona maggioranza degli studenti iscritti a corsi di laurea triennale nei campi umanistici (cioè corsi che dovrebbero avere nella padronanza linguistica il loro punto di forza) non appare in grado di esprimere per iscritto (spesso anche oralmente) le proprie idee, o i contenuti appresi nello studio, in modo chiaro, comprensibile e corretto. Continua a leggere

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