Sarà perché l’Albania è tornata protagonista nelle cronache di queste settimane ma nell’aria sembra soffiare un vento coloniale d’altri tempi, quando il Paese delle Aquile era un pezzo d’Italia esportato nell’altra sponda adriatica.
Nel dibattito pubblico il colonialismo è pratica politica dissimulata nella esternalizzazione delle frontiere e nella delocalizzazione di quei Centri di rimpatrio destinati a trattenere i migranti trasferiti come merce, simbolicamente e fattualmente deportati come i condannati ai campi di concentramento. La nuova “campagna d’Albania” progettata per dare visibilità all’orgogliosa immagine propagandata dell’identità nazionale fuori della nazione porta gli stessi segni dell’ignominia militare del 1939, lo stesso disonorevole quanto grottesco fallimento. Continua a leggere