Piccolo è bello. L’esperienza di un’azienda agricola, modello produttivo e culturale nel territorio di Campobello di Mazara

Campobello di Mazara, c.da Pozzitello, Campo di sesamo (Ph. Maurizio Tosco)

Campobello di Mazara, c.da Pozzitello, Campo di sesamo (ph. Maurizio Tosco)

di Maurizio Tosco

Nel mentre che principio a lavorare alla stesura di questo articolo, come ogni anno da parecchi anni, a Campobello di Mazara, la presenza dei migranti stagionali, mano d’opera indispensabile per tutti noi coltivatori olivicoli per la raccolta della Nocellara della Valle del Belìce DOP, non ha ancora una programmazione stabile. Come ogni anno da parecchi anni, il sindaco della cittadina assieme ai suoi collaboratori cerca di fronteggiare le mille difficoltà della situazione. Quest’anno i “migranti economici”, arrivati puntualmente nella seconda metà di settembre per l’inizio della raccolta delle olive, hanno manifestato pacificamente per le vie di Campobello di Mazara per chiedere che venga ri-allestito il campo migranti all’interno dell’ex oleificio “Fontane d’oro”, che l’anno scorso anno era stato diretto dal comitato della Croce Rossa Italiana di Castelvetrano, su incarico della Regione Siciliana.  Continua a leggere

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Fenesta ca lucive

Misterbianco (ph. Salvina Chetta)

Misterbianco (ph. Salvina Chetta)

di Salvina Chetta 

«Fenesta vascia ‘e padrona crudele/ Quanta suspire mm’haje fatto jettare/ Mm’arde stu core, comm’a na cannela/ Bella, quanno te sento annommenare» e ancora un’altra canzone struggente: «Fenesta cu’ ‘sta nova gelosia/ Tutta lucente de centrella d’oro/ Tu m’annasconne/ Nennella, bella mia/ Lassamela vedé, sinnò me moro».

Finestra che divide gli amanti, quelli che sapevano nell’amore l’attesa e il rifiuto. “Finestra” nelle serenate parola sineddotica: oggetto nascondente che è anche il suo contenuto nascosto. «Bonanotte fenesta verde»: oggetto personificato, a cui rivolgere pianti, saluti e sospiri d’amore: «Addio fenesta, rèstate ‘nzerrata/ ca nénna mia mo nun se po’ affacciare…/ Io cchiù nun passaraggio pe’ ‘sta strata:/ vaco a lo camposanto a passiare!». Continua a leggere

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Il Velo

Il Velo (ph. Marica Di Bartolo)

Il Velo (ph. Marica Di Bartolo)

di Marica Di Bartolo

Lara è un’amica d’infanzia, nasce da una famiglia che l’ama. E tuttavia, per paura che il mondo le possa fare del male, le sue radici trattengono la sua voglia di volare e di esplorare il mondo, impedendole di crescere e di diventare adulta.

Lara resta acerba, impaurita e insicura. Timida nell’affrontare la vita e fragile di fronte alle difficoltà. Lara soffre e vive male, restando imprigionata nei suoi sogni, protetta da un velo che circoscrive la sua realtà. Continua a leggere

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A “binturi”. Mazara nella memoria

Mazara del Vallo, chiesa di san Francesco, part. (ph. Nino Giaramidaro)

Mazara del Vallo, chiesa di san Francesco, part. (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

A “binturi”. Accadeva, doveva accadere qualsiasi cosa a venti ore cioè alle sedici circa secondo l’orologio ancora ottocentesco di mia zia Maria. Mia madre, io e mia sorella più piccola la trovavamo che girava la manovella del marchingegno portatile per abbrustolire il caffè oppure che badava alla sorte delle “lubbie”, alias fagioli, odorosi e fiammeggianti sulla brace del “fucularo” alimentato dal “muscaloro” che seppure nato per debellare le mosche accudiva al suo mestiere in seconda con maggiore successo. Nulla poteva contro il fumo se nel “coppo” del carbone era stato assestato un “fumaloro” capace di asfissiare l’intera stanza.             Continua a leggere

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Con Pardo per Castelvetrano

Gennaro Pardo

Gennaro Pardo

di Lorenzo Ingrasciotta

C’è voluto il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) ad intervenire su questo caldo e lungo autunno per fare riscoprire ai Castelvetranesi e non solo, diversi tesori inediti e altri non ancora particolarmente noti ai più. Meraviglie, come gli affreschi nella chiesa del Santo Patrono o il prezioso sipario del Teatro Selinus (apprezzato esempio di architettura Neoclassica), da quasi un secolo sono vissuti ai margini dell’attenzione dei frequentatori. Inedita l’esperienza di poter visitare una abitazione dell’800. Continua a leggere

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A chi appartiene Gerusalemme?

Gerusalemme, Una delle Porte della Città vecchia (ph. Silvana Licciardello)

Gerusalemme, Una delle Porte della Città vecchia (ph. Silvana Licciardello)

di Silvana Licciardello 

L’aggravarsi della crisi tra Israele e i palestinesi mi ha fatto pensare alla mia visita, lo scorso anno, a Gerusalemme: una città davvero unica al mondo che racchiude le radici delle tre religioni monoteiste e racconta la storia di territori un tempo uniti. Continua a leggere

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Di terra in terra attraversando l’acqua: la Lombardia di Gloria Lunel

Donna mostra un groviglio di lana trovato nel materasso, considerato prova della esistenza di un maleficio (ph. Gloria Loden)

Donna mostra un groviglio di lana trovato nel materasso, considerato prova della esistenza di un maleficio (ph. Gloria Lunen)

di Silvia Mazzucchelli [*]

Una donna tiene sospeso tra le dita un groviglio di fili di lana. Ricorda un grosso insetto senza testa, sembra che abbia la coda di uno scorpione. Evoca un corpo estraneo che ricorda però qualcosa di viscerale, un oggetto che attrae e spaventa. Lo osserva tenendolo a distanza, come un essere pericoloso che è stato finalmente reso innocuo. La stessa donna, in un’altra foto, mostra una piccola spirale di piume arrotolate. Sembra una galassia in miniatura, un nido entro cui possono proliferare strane creature, un minuscolo vortice in cui sprofondare. Continua a leggere

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Con il naso all’insù

Catania, con il naso all'insù (ph. Rosi Salvia)

Catania, con il naso all’insù (ph. Rosa Salvia)

di Rosa Salvia 

È un privilegio passeggiare per le strade di una città come Catania, terra di barocco, pietra nera, sole cocente e anima popolare; città incastonata tra l’Etna e il mare, terra di acqua e fuoco.

Ho percorso viali, viuzze e stradine camminando con il naso all’insù, incurante dei rumori che mi circondavano, facendo spazio al mio silenzio interiore, osservando solo ciò che mi incuriosiva, seguendo un ritmo lento e meditativo. Continua a leggere

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La festa delle lucerne

La festa delle lucerne (ph. Luigi Scarpato)

La festa delle lucerne (ph. Luigi Scarpato)

di Luigi Scarpato

Tra i vicoli del Casamale, il centro storico di origine aragonese, di Somma Vesuviana ogni quattro anni si svolge la festa delle lucerne in concomitanza con la ricorrenza della Madonna della neve che cade il 5 di agosto.

Sulle origini della festa ci sono più interrogativi che certezze e intorno al suo significato per alcuni è un inno alla vita, per altri una celebrazione della morte, per altri è un rito di conclusione del raccolto estivo. Una festa probabilmente pagana, poi cristiana, influenzata dai riti ebraici della giudecca di Somma. Continua a leggere

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Andrea Algerì e le memorie sottratte al fango

Andrea Algerì

Andrea Algerì

di Sergio Todesco

In una delle sue opere più pregnanti (Morte e pianto rituale, 1958) Ernesto de Martino definiva in questi termini la civiltà: 

«Se volessimo definire l’umana civiltà nel giro di una espressione pregnante, potremmo dire che essa è la potenza formale di far passare nel valore ciò che in natura corre verso la morte: è infatti per questa potenza formale che l’uomo si costituisce come procuratore di morte nel seno stesso del morire naturale, imbrigliando in una regola culturale del passare quanto passa senza e contro l’uomo».  Continua a leggere

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SOMMARIO N.64

Scala dei Turchi (ph. Nuccio Zicari)

Scala dei Turchi (ph. Nuccio Zicari)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Linda Armano, Negotiations of the Mining Industrial Closure in Northern Canada; Francesco Azzarello, Communauté terrestre: Achille Mbembe fra nostalgia del limite e mito; Ada Bellanova, Contro l’«im-mondo» dei morti in mare, il dialogo tra i popoli. Le parole di Vincenzo Consolo; Alberto Giovanni Biuso, Sarah Dierna, Antinatalismo: storia e significato di una filosofia radicale; Paolo Cherchi, Un cinghiale a giudizio; Antonello Ciccozzi, Alterità e rischio: se il fascismo viene dal Sud del mondo; Fulvio Cozza, José Mourinho o dell’importanza di essere un leader mediocre; Luca Di Sciullo, La cosificazione dei migranti e le politiche di criminalizzazione; Sonia Giusti,  Sul metodo storico-comparativo e la polemica Pettazzoni, Croce, Omodeo; Massimo Jevolella, Realtà e fantasia nella leggenda cristiana del nobile Saladino”; Stefano Montes, Antropologia come pratica dellindisciplina; Antonio Pioletti, Divagazioni sul vento di Eros; Roberto Settembre, Si può ancora festeggiare il compleanno della nostra Costituzione?

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EDITORIALE

Cefalù (ph. Stefano Montes)

Cefalù (ph. Stefano Montes)

«Possiamo noi antropologi dire qualcosa di utile, magari di nuovo, sulla guerra? Pensare e dire, intendo, qualcosa che entri con onestà e commossa intelligenza dei fatti nel tormento delle coscienze al ritornare delle bombe, delle stragi, degli omicidi organizzati e promossi come dovere civile, come sacrificio sublime, come onore e piacere della vittoria?». Così scriveva su questa rivista (n. 55, maggio 2022) Pier Giorgio Solinas pochi mesi dopo l’aggressione russa in Ucraina. Parafrasando quell’interrogativo possiamo oggi dire qualcosa di nuovo rispetto a quello che è stato fin qui ampiamente scritto, dibattuto e sostenuto spesso con una veemente e terribile assertività, sulla guerra in Palestina? Possiamo tentare una qualche pacata riflessione, affrancata dai bollettini della cronaca e dalle passioni delle fazioni, su un conflitto che attraversa decenni di vicissitudini e che aggroviglia ormai in nodi inestricabili torti e ragioni, vittime e carnefici in una incestuosa e sciagurata complicità? 

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Negotiations of the Mining Industrial Closure in Northern Canada

Mining Reclamation

Mining Reclamation

di Linda Armano [*] 

Introduction 

In some countries (i.e. Canada, Australia, etc.) mineral exploration and mine development have become, in the last decades, the most significant economic development strategies with unprecedented levels of investment taking place today (Kung et al. 2022). In this regard, some governments have increased a marketing strategy specifically related to sustainable mining activities, as well as ethical diamonds as an alternative to blood diamonds from African countries (Armano and Joy 2021). Continua a leggere

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Communauté terrestre: Achille Mbembe fra nostalgia del limite e mito

9782348072383di Francesco Azzarello 

Premessa. Narcisismo e immagine: da Mbembe a Byung-Chul Han 

Qualche mese fa un noto politico italiano di calibro nazionale ha raccontato le bellezze di un edificio storico palermitano di epoca araba che stava visitando con un lungo video girato sul momento e postato su una rete sociale delle tante. Non mi sognerei di parlarne in questa sede se non per due ragioni. La prima: l’autore del video (probabilmente su incarico del politico stesso) ha scelto una focalizzazione narrativa insolita nel genere, già variopinto, della divulgazione turistico–artistica: primo piano del politico, di profilo, mentre guarda (presumibilmente) l’edificio e lo descrive. In tutto il video l’edificio non si vede mai, il volto del politico sempre [1]. Continua a leggere

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Contro l’«im-mondo» dei morti in mare, il dialogo tra i popoli. Le parole di Vincenzo Consolo

Mediterraneo (ph. Claudio Masetta Milone)

Mediterraneo (ph. Claudio Masetta Milone)

di Ada Bellanova 

Nostri questi morti dissolti/ nelle fiamme celesti, / questi morti sepolti/ sotto tumuli infernali, nostre le carovane d’innocenti / sopra tell di ceneri e di pianti. / Nostro questo mondo di follia. Quest’im-mondo che s’avvia...[1]. 

In questi versi, di Frammento, Consolo accusa l’umanità intera, inchiodandola alle proprie responsabilità di fronte alla morte di innocenti: lo fa definendo «nostro» sia lo spazio stravolto del pianeta e della contemporaneità – l’ «im-mondo» – sia la massa di cadaveri che ne sono vittime. Non si fa fatica a leggere in questo breve e raro testo poetico soprattutto l’indignazione per le morti generate da guerre e migrazione nel mare nostrum, quel mare in cui, come scrive Braudel, più volte citato, «l’uomo è cacciato, rinchiuso, venduto, torturato» [2]. Continua a leggere

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Antinatalismo: storia e significato di una filosofia radicale

Pioggia, 5 marzo 2023 (ph. Sara Dierna)

Pioggia, 5 marzo 2023 (ph. Sarah Dierna)

di Alberto Giovanni Biuso, Sarah Dierna 

Filosofia e disincanto 

Svolto con rigore, il lavoro filosofico consiste anche nella analisi critica dei tabù, di qualunque tabù, non necessariamente per rifiutarli ma per comprenderne origine, logiche, obiettivi. Uno dei tabù più pervasivi riguarda il silenzio sull’etica della procreazione, non intesa come bioetica volta ad analizzare le modalità – naturali, artificiali, ibride, storicamente situate – del procreare ma proprio la legittimità etica di farlo. Che il solo sollevare una simile questione susciti subito sorpresa, perplessità e rifiuto è appunto una conferma della natura pregiudiziale e nascosta del problema. Continua a leggere

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Un cinghiale a giudizio

Adone ucciso dal cinghiale, Luca Giordano, 1682

Adone ucciso dal cinghiale, Luca Giordano, 1682

di Paolo Cherchi [*] 

Oggi non fa grande notizia se un pitbull o un altro animale che abbia procurato lesioni o danni ad un uomo venga soppresso; e tuttavia fa sempre notizia e i giornali immancabilmente la riportano. La soppressione è sempre un atto vigilato dalla legislatura che normalmente lascia al proprietario dell’animale l’incarico di eseguirla e di giustificarla solo dopo avere esperito tutti i rimedi per correggere o quanto meno controllare l’aggressività dell’animale, o con una museruola o con la castrazione, o con un periodo di educazione impartita dai comportamentalisti. Quello che oggi non esiste più è che la sentenza venga eseguita in modo spettacolare e quindi pubblico, come una volta si faceva. Continua a leggere

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Alterità e rischio: se il fascismo viene dal Sud del mondo

downloaddi Antonello Ciccozzi 

Colgo l’occasione data dalla recensione del direttore di Dialoghi Mediterranei Antonino Cusumano (2023) al volume che ho da poco pubblicato – Muri e ponti. Migrazioni e polarizzazione (Ciccozzi 2023b) – per fare alcune precisazioni, e per proseguire un discorso che propongo da diversi anni. Prima però non posso esimermi dal ringraziarlo, per più di un motivo. Il primo è che la sua disamina è attenta e dettagliata, il secondo è che da oltre due anni sta ospitando su Dialoghi Mediterranei dei miei contributi che, in gran parte, sono confluiti nel libro in oggetto, il terzo è che, pur entro alcune significative divergenze di vedute (Antonino è più ottimista del sottoscritto rispetto alle possibilità che la diversità culturale si traduca in arricchimento), egli ha accettato di accogliere le mie posizioni critico-problematizzanti; e quindi, appunto, di dialogare con me sul tema dell’alterità, in riferimento alla questione migratoria e ai suoi dintorni. Continua a leggere

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José Mourinho o dell’importanza di essere un leader mediocre

chelsea-fc-jose-mourinho-i21706di Fulvio Cozza [*]

Le ragioni di una fiducia incondizionata 

Quando il 4 maggio del 2021 è stato dato l’annuncio dell’arrivo di José Mourinho sulla panchina dell’A.S. Roma, il tifo calcistico giallorosso ha immediatamente proiettato sul tecnico portoghese grandi speranze di gloria, maturando la forte convinzione che finalmente Mourinho avrebbe difeso la squadra e attraverso questa il medesimo popolo romanista.

Tuttavia, dopo oltre due anni alla guida della Roma, al netto della conquista dell’UEFA Conference League 2022 e di una finale di UEFA Europa League 2023 (persa anche a causa di un arbitraggio assai controverso), la squadra giallorossa esprime un gioco piuttosto sterile e vive una fase avara di vittorie e di punti. Continua a leggere

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La cosificazione dei migranti e le politiche di criminalizzazione

EPN/Newscom/SIP

EPN/Newscom/SIP

di Luca Di Sciullo [*] 

Forse mai come oggi abbiamo l’impressione che il quadro dei dati illustrati, necessariamente aggiornato all’inizio del 2023, sia già di gran lunga superato, tanto è stato il dinamismo che l’attuale esecutivo, ad appena un anno dal suo insediamento, ha profuso in materia di immigrazione. Continua a leggere

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Sul metodo storico-comparativo e la polemica Pettazzoni, Croce, Omodeo

Benedetto Croce e Adolfo Omodeo

Benedetto Croce e Adolfo Omodeo

di Sonia Giusti 

In queste brevi note cercheremo di sintetizzare la polemica nata fra lo storico delle religioni, Raffaele Pettazzoni e Benedetto Croce che, nonostante le “infastidite” critiche del filosofo neoidealista, contribuì all’affermazione del metodo storico-comparativo proposto per la storia delle religioni, in Italia. Continua a leggere

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Realtà e fantasia nella leggenda cristiana del “nobile Saladino”

Saladino

Saladino

di Massimo Jevolella

La magnificazione del nemico: un caso storico più unico che raro

Il fenomeno delle false notizie fa parte della storia umana fin dalla più remota antichità. E non sarebbe nemmeno esagerato affermare che la storia stessa sia stata costruita in buona parte sulla base di clamorose fake news, dalla guerra di Troia fino all’invasione dell’Iràq nel 2003, all’elezione di Trump e alla vittoria della Brexit nel 2016. Molto rumore per nulla. Da una menzogna, ossia da un nulla, da un non essere, ecco generarsi come per magia un essere, una realtà. Magari una catastrofe, una svolta epocale, un impero millenario destinato a dissolversi in un ventennio o anche meno. O una strage di innocenti, o lo sterminio di un popolo. Oppure una semplice leggenda, o un enorme castello di leggende, come nel caso di tutte le infamanti e incredibili storie che si narrarono in Europa sul profeta Muḥammad per molti secoli, fino addirittura all’età dei Lumi 1. Continua a leggere

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Antropologia come pratica dell’indisciplina

Indiscipline (ph. Stefano Montes)

Indiscipline (ph. Stefano Montes)

di Stefano Montes 

È possibile fare un’antropologia del quotidiano che prenda in conto non soltanto eventi straordinari ma anche quelli ordinari, persino banali o comuni e non esotizzanti, e li passi al setaccio dello sguardo dello studioso che include se stesso e la propria prospettiva soggettiva nell’oggetto di studio preso in conto e osservato sia dall’interno sia dall’esterno? Si può pensare alla vita in toto come a una ricerca etnografica e, allo stesso tempo, all’etnografia come a una sorta di traduzione del vivere quotidiano? Direi di sì! Direi che l’antropologia dovrebbe incamminarsi sempre più in questa direzione in cui ricerca etnografica e vita risultano essere strettamente legate, reciprocamente presupposte e mostrate: di fatto «cos’è l’antropologia se non una specie di traduzione che è tanto più onesta, veritiera e interessante quanto più mostra l’atto del mostrare, cioè come viene prodotta?» (Taussig 2005: 319). Continua a leggere

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Divagazioni sul vento di Eros

locandina-definitiva_page-0001di Antonio Pioletti [*] 

Domande 

Sia lecito chiedersi se l’accezione dominante nelle nostre società, ma anche in parte degli studi, della categoria di Eros sia adeguatamente cognitiva e non, com’è da ritenere, del tutto parziale e, per molti aspetti, fuorviante. Un Eros limitato in prevalenza alla sfera dei rapporti sessuali fra gli esseri umani, con l’aggravante di una crescente mercificazione dei corpi che restringe il campo polimorfico di Eros con effetti devastanti nei comportamenti, negli usi e costumi, nel confinamento dell’“altro sesso”, la donna, a oggetto di conquista, a “preda”, fino alla soppressione violenta – si veda l’aumento crescente del numero dei femminicidi –, o all’ “usa e getta” [1]. Continua a leggere

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Si può ancora festeggiare il compleanno della nostra Costituzione?

Enrico De Nicola firma la Costituzione

Enrico De Nicola firma la Costituzione, 27 dicembre 1947

di Roberto Settembre

Introduzione

Questa non è una domanda pleonastica, poiché festeggiare un compleanno comporta l’attivazione di due meccanismi cognitivi: la memoria e la coscienza. La memoria, in occasione di una ricorrenza importante, ricapitola il tempo trascorso, e riporta alla mente i fatti che precedono il momento della celebrazione. Ha quindi una funzione conoscitiva o per meglio dire “riconoscitiva”, riportando alla coscienza fatti, eventi e informazioni del passato in quanto tutt’ora presenti e vivi in noi. Continua a leggere

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Non c’è mai stata pace in terra di Palestina

palestina-terra-vendutadi Piero Di Giorgi

Ho già scritto circa 15 anni fa un articolo con il titolo “Report dalla Palestina”. A quel tempo, facevo parte del Comitato mondiale per la pace e il rappresentante della Palestina era Yasser Arafat. Ogni qualvolta si facevano le riunioni del comitato in Paesi diversi (Berlino Est, Parigi, Il Cairo, Mosca ecc.), lo incontravo e ricordo che egli mi veniva incontro con un grande abbraccio. Dico questo perché fin quando c’è stato Arafat a capo dei palestinesi, c’era sempre aperto un dialogo con Israele. Dopo la sua morte misteriosa – si è parlato di un avvelenamento – le cose sono cambiate. Continua a leggere

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Il popolo palestinese “jamàs serà vencido”?

71usn6arbjl-_sl1500_di Aldo Nicosia 

«Do you condemn Hamas?». Per la maggior parte degli italiani e dei nostri mezzi di distrazione e dis/informazione di massa, il conflitto israelo-palestinese sarebbe iniziato il 7 ottobre scorso. Senza un prima. Se l’ignoranza degli adulti o la loro voluta cecità e sordità sono conseguenze del pensiero unico del mainstream che diventa sempre più capillare e pervasivo a dispetto della presenza di canali alternativi, quella delle nuove generazioni dipende forse dai programmi di scuola media e superiore secondo cui tutto il conflitto si riduce a qualche data, nomi, guerre, ivi compresa l’affermazione che “Gerusalemme è la capitale d’Israele”. Per censura o autocensura, non vengono affrontati i nodi chiave della tragedia di un popolo massacrato, disperso, espropriato della propria terra, che in modo alquanto ironico subisce «la tragedia di essere vittima delle vittime»: così recita il sottotitolo della versione italiana de La questione palestinese [1]  dello storico ed intellettuale E. W. Said. Continua a leggere

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Hamas e Israele: sotto il segno di Lamech

Gaza (da La Stampa)

Gaza (ph. AFP/Mahmud Hams)

di Giuseppe Savagnone 

La negazione dell’umano 

Ci sono comportamenti disumani che delegittimano la causa in nome della quale sono messi in opera. Il massacro di civili compiuto da Hamas l’8 ottobre è uno di questi. Se degli uomini arrivano a uccidere, decapitare, bruciare dei bambini, non c’è idea politica, non c’è motivazione etica, non c’è ragione storica che possa giustificare una simile azione. Continua a leggere

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Un altro sguardo: la Palestina vista dalla Tunisia

Sinagoga, Tunisi (ph. Chiara Sebastiani)

Sinagoga, Tunisi (ph. Chiara Sebastiani)

di Chiara Sebastiani 

Anni Sessanta e seguenti: gli ebrei tunisini e la decolonizzazione 

All’inizio degli anni Sessanta, poco dopo l’Indipendenza, il centro di Tunisi – la cosiddetta “città europea” o “città coloniale” – aveva una struttura simile a quella dei centri delle grandi capitali europei: un mix di spazi pubblici e edifici residenziali, negozi e uffici, viali alberati e un grande parco, cinema e teatri, librerie e gallerie, caffè e ristoranti, alberghi e ambasciate. Era tutto in stile coloniale e liberty. Ospitava una borghesia media e alta, tutta francofona. Sorgeva a ridosso dell’altro centro, il vecchio centro storico, ovvero la medina, parola che in arabo significa semplicemente città ma che veniva e viene tradotto con “città araba”, a distinguerla dalla “città europea”. Continua a leggere

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Difficili paesaggi

Alberto Magnaghi

Alberto Magnaghi

CIP

di Pietro Clemente

Un lutto comune

Alberto Magnaghi, architetto urbanista fondatore della prospettiva territorialista e della Società dei Territorialisti e delle Territorialiste, è morto lo scorso settembre. Ha lasciato una grande opera fatta di progetti operativi e di azioni pratiche in giro per l’Italia. I suoi ultimi sforzi si erano concentrati sul raggiungimento di una coralità multidisciplinare sui temi ‘ecoevolutivi’ Riporto qui di seguito la sua richiesta di un mio contributo scritto per gli Atti del Convegno dal titolo Ecoterritorialismo. Aveva voluto che a questo Convegno aderissero e collaborassero i Dottorati di più settori di studi e ricerche: Continua a leggere

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Alzare lo sguardo, poi sorvolare, o guardare a terra?

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CIP

di Alberto Magnaghi [*]

Gli interessi della politica e della finanza  globale sono sempre più stellarmente lontani dai mondi e dai luoghi di vita, soprattutto da quando come scriveva André Gorz nel 1981 «ogni politica… è falsa se non riconosce che non può esserci più la piena occupazione per tutti e che il lavoro dipendente non può più restare il centro dell’esistenza, anzi non può più restare la principale attività di ogni individuo».

Nello sgomento crescente di questa distanza fra economia, politica e benessere, si verifica una tacita intesa nelle comunicazioni, sia  superficiali che profonde tra le persone, quando i corpi sono vicini (prossimi per Gorz, di contatto per Choay, conviviali per Illich): allontanare sullo sfondo ciò il cui senso ormai sfugge (i flussi globali della finanza, del lavoro eterodiretto, della guerra) e parlare lingue e saperi locali per  curare e rafforzare attività autonome e  reti solidali. Continua a leggere

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Alberto Magnaghi, un intellettuale, un urbanista, un amico

Alberto Magnaghi

Alberto Magnaghi

CIP

di Mariavaleria Mininni 

Alberto Magnaghi, il 21 settembre scorso, ci ha lasciati, dopo una vita intensissima di esperienze che hanno attraversato la storia dell’Italia di più di mezzo secolo, tracciando una propria originalissima rotta. Urbanista, territorialista, torinese di nascita e legato alle Langhe quanto al chiantigiano dove si era stabilito da lunghi anni. Per sua diretta ammissione inseguiva muri a secco e vigneti apprezzando il vino e amando i paesaggi che lo producevano. Continua a leggere

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Un uomo giusto, un territorialista militante. In ricordo di Aberto Magnaghi

Alberto Magnaghi

Alberto Magnaghi

CIP

di Rossano Pazzagli 

La perdita di Alberto Magnaghi apre un vuoto grande nel campo degli studi territorialisti che negli ultimi decenni, grazie alla scuola da lui fondata, hanno recato un importante contributo all’analisi dei luoghi, ai processi di pianificazione e alle forme del governo, o meglio dell’autogoverno, come egli stesso preferiva dire, contrastando la chiusura disciplinare dei saperi e cercando piuttosto di riunirli o di farli interagire in una più complessa e unitaria scienza del territorio, contaminando sempre più la dimensione scientifica con quella umanistica e promuovendo l’incrocio tra saperi esperti e saperi contestuali. Continua a leggere

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Alberto Magnaghi e il territorio come principio ermeneutico

Alberto Magnaghi

Alberto Magnaghi

CIP

di Antonella Tarpino 

La prima volta che ho sentito il nome di Alberto Magnaghi – grande urbanista, ideatore e fondatore della Società dei territorialisti italiani – era nei lontani primi anni Settanta quando mia sorella, iscritta ad Architettura a Torino, prese parte col suo gruppo di studio all’esperienza di Città fabbrica, la ricerca-intervento guidata da Alberto Magnaghi, docente all’epoca di Composizione architettonica, che già intuiva fin da allora, nella principale company town italiana, lo stretto rapporto fra produzione economica e territorio. E che, in questo, metteva in evidenza un aspetto destinato a caratterizzare tutta la sua lunga esperienza intellettuale, e cioè l’inseparabilità del lavoro di ricerca e di elaborazione scientifica dall’impegno nel sociale e dall’attenzione a quanto di vivo in esso si muove. Continua a leggere

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Melanconico dialogo tra un calabrese dell’esodo e un calabrese rimasto

Altomonte, casa in rovina (ph. Michele Santoro)

Altomonte, casa in rovina, quartiere Vallina, 1976  (ph. Michele Santoro)

CIP

di Michele Santoro, Vito Teti 

Caro Vito,

recentemente sono stato pochi giorni ad Altomonte e nel girare nel silenzioso centro storico mi chiedevo cosa ne sarà fra dieci o vent’anni. I pochi che vi abitano sono per lo più molto anziani e zia Liliana dalla finestra della piazza Balbia – un giorno ricca di negozi, artigiani e persone – mi dice che “non passa più nessuno, ogni tanto un turista”. La mia paura – dopo aver letto quasi tutti i tuoi bellissimi libri sulla Calabria – è che ormai sia troppo tardi, che si è rotto per sempre l’equilibrio sul quale il Paese ha costruito la sua storia fatta anche di arte e bellezza. Ho imparato da te ad evitare il tono catastrofico (“fa tutto schifo”) come il tono trionfalistico (“è tutto bello”), a vedere il brutto per correggerlo e il bello per valorizzarlo, quando c’è. Però questa volta sono malinconicamente pessimista. Spero solo di sbagliarmi. Un abbraccio.

Michele Santoro

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Abitare la rarefazione

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CIP

di Domenico Cersosimo e Sabina Licursi 

La rarefazione demografica non è un’increspatura contingente della traiettoria urbanocentrica. Le previsioni per i prossimi decenni prefigurano una diffusione dei luoghi a bassa o bassissima densità abitativa in gran parte dell’Italia e non solo. Si moltiplicheranno le aree dissonanti, remote e differenti dal paradigma dominante, che sfidano l’idea standard di adeguato, di progresso, di spazio di vita denso, normalizzato dalla regola del tot, ossia dall’imposizione di standard quantitativi per ogni servizio collettivo: un numero minimo di alunni per formare una classe o tenere aperta una scuola, un certo numero di abitanti per avere la farmacia, la caserma dei carabinieri, lo sportello postale e così via. In questo quadro di regressione demografica, lo svuotamento delle aree interne rappresenta la punta dell’iceberg dell’Italia in contrazione.  Continua a leggere

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Pastoralismo e transumanze tra attenzione internazionale e centralità locali: il caso Sardegna nel progetto “Cambio-Via”

Sardegna, pastore

Sardegna, pastore

CIP

di Benedetto Meloni, Francesca Uleri [*] 

Pastorizia tradizionale e sistemi estensivi: una rinnovata attenzione internazionale 

Ci troviamo oggi difronte a uno scenario multi-livello che va (ri)prestando attenzione all’evoluzione del pastoralismo e al ruolo e alla funzione regolatrice che i sistemi pastorali hanno all’interno dei territori rurali e montani, spesso ambienti difficili, non solo in termini economici ma anche ambientali e culturali. Continua a leggere

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Ecomusei in cammino tra antiche tradizioni e nuove destinazioni

Notturni nelle Rocche A - Archivio Ecomuseo Rocche del Roero

Notturni nelle Rocche A (Archivio Ecomuseo Rocche del Roero)

CIP

di Marco Audisio, Alessandro Barabino, Tamara Garino, Olga Scarsi 

Gli itinerari come spazi di narrazione e reinterpretazione dei territori: è questo un leitmotiv che caratterizza la costruzione di certi aspetti nei progetti ecomuseali, trovando espressioni diverse in comunità e contesti a volte non molto distanti tra loro. È il caso ad esempio, di quattro ecomusei piemontesi in provincia di Cuneo, ognuno dei quali negli anni ha strutturato una strategia di valorizzazione delle peculiarità locali che, pur con delle differenze, abbraccia il concetto di sentiero come mezzo di scoperta del passato e rilettura del presente. Continua a leggere

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“Geo Bruschi” e il suo museo. Tra racconto e rappresentazione

Nepal (ph. Geo Bruschi)

Nepal (ph. Geo Bruschi)

CIP

di Viviana Massai 

Collezionatore di esperienze 

In una ricerca da me effettuata ho incontrato la figura di un viaggiatore appassionato, fotografo amatoriale e grande curioso: Eugenio Bruschi, detto “Geo”, un collezionatore delle esperienze che ha condotto nei numerosi viaggi intorno al mondo. Non era mosso da volontà scientifica, solo da grande curiosità e passione per la conoscenza, soprattutto spirituale. Il collezionatore è assimilato spesso al raccoglitore di oggetti di ogni dove; l’accaparramento è la sua nota descrittiva, l’interesse per qualsiasi cosa esista è rilevante. Geo Bruschi era, però, attirato dal fare fotografie, dal fermare persone e atti in questo occhio metallico. Una fotografia non scientifica. Questo era lo strumento per esprimere il suo desiderio di sapere e conoscere. Geo voleva, attraverso le sue opere e la trasmissione di queste ai suoi amici, conoscenti e persone in generale, rendere la nostra cultura un po’ più aperta alle novità. Continua a leggere

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Ripercorrendo la Corsica

Pria, Chant Des Pieress (ph. Elsa Molinard)

Pria, Chant Des Pieress (ph. Elsa Molinard)

CIP

di Corradino Seddaiu [*]

Architectes-designer-artisan, PRÌA travaille pour la construction d’une architecture simple, ancrée et pérenne. De la matière à l’ingéniosité collective, leurs projets s’inspirent des savoir-faire traditionnels fondés sur l’utilisation rationnelle des ressources du site afin de développer des réponses constructives responsables. Antoine, Elsa et Giacomo opèrent entre les Alpes-Maritimes, la Corse, la Ligurie et le Dodécanèse. Dans leur atelier, ils conçoivent l’architecture comme un élément du paysage qui contribue à sa continuité. Leur pratique interroge ainsi le territoire par l’expérimentation in-situ et la rencontre des disciplines qui œuvrent à sa transmission et à son devenir.   Continua a leggere

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Dall’ossidiana ai fantasmi di un mito. Storie (popolari) di Sardegna

 San Sperate, L’immaginario in vetrina (ricostruzione gigante di bronzetti nuragici), 2002


San Sperate, L’immaginario in vetrina (ricostruzione gigante di bronzetti nuragici), 2002 (ph. Rosi Giua)

di Raffaele Cattedra

Scrivere la Storia con le storie 

Non propriamente avvezzo alla lettura di libri di storia, se non privilegiando quei lavori che più attraversano i miei interessi areali o temporali di ricerca, cercherò dal punto di vista di un geografo che si è ritrovato quasi per casualità a vivere in Sardegna e, poi, ad occuparsi per occorrenza e coinvolgimento alle “cose di Sardegna”, di offrire alcuni spunti nel dibattito ospitato in questa rassegna curata da Pietro Clemente sul libro di Luciano Marrocu Storia popolare dei sardi e della Sardegna (2021). È una vera e propria avventura quella che ci propone l’autore. Parafrasandone in qualche modo il titolo, la sua “Storia” si dispiega a mio avviso con l’abilità di tenere insieme in appena 250 pagine una miriade di “storie”, le quali si svolgono lungo una temeraria durata (dall’epoca detta preistorica ai giorni nostri), per dare un senso alla narrazione di un’isola. Continua a leggere

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Ragionando su mitografie identitarie e snodi storici

Eleonora d'Arborea

Eleonora d’Arborea

di Luciano Marrocu 

Sarà meglio partire dal perché ho deciso di scrivere questa Storia popolare dei sardi e della Sardegna, o meglio dal perché, quando l’editore ha affacciato la proposta di una storia della Sardegna “dai nuraghi ai giorni nostri”, ho detto subito di sì. C’erano diversi motivi di bassa cucina a spingermi in questa direzione, non ultimo il fatto che da almeno vent’anni mi stavo occupando di storia della Sardegna tra la fine del Settecento e il Novecento inoltrato e che, di conseguenza, almeno un terzo dell’eventuale libro poteva considerarsi, se non scritto, ben avviato. Continua a leggere

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La storia, un meraviglioso campo da gioco da raccontare

9788858144497_0_350_0_75di Flavio Soriga 

Non essendo uno storico non posso dire niente sulla qualità scientifica del libro di Luciano Marrocu, devo invece subito confessare che per me, in quanto scrittore di opere di fantasia, rileggerlo è ogni volta un tormento. Dall’epopea nuragica alla conquista romana, dai secoli dei Giudicati a quelli della dominazione spagnola, dai falsi d’Arborea alla perfetta fusione, ogni pagina, ogni capitolo è un continuo sentirmi in colpa per non aver inventato abbastanza storie.

La storia è, per chi di lavoro scrive romanzi, un meraviglioso campo da gioco, un parco divertimenti, un luogo di possibilità infinite. Continua a leggere

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Arte e artisti italiani a Tunisi prima e dopo l’indipendenza

1di Silvia Finzi

Il periodo coloniale segna in Tunisia la creazione di scuole d’arte e dei “Salons tunisiens” con l’inaugurazione di una prima mostra, organizzata dall’Associazione delle Lettere, Scienze ed Arti dell’Institut de Carthage (1893) un anno dopo la sua creazione.

Perché l’entità coloniale dopo dodici anni dal suo insediamento percepisce l’importanza politica di dar vita ad un movimento artistico autoctono che completi e sviluppi la dominazione francese in Tunisia? Quali arti intendono promuovere e secondo quale criterio? Chi partecipa a queste mostre? Per autoctono si intende tunisino o chi vive in Tunisia, qualunque sia la sua provenienza geografica, etnica o religiosa? Continua a leggere

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The new Contemporary Art Scene in Tunisia

Atef Matallah, Les Bâtisseurs, fresco on the facade of 32bis, 2022, source: lapresse.tn

Atef Matallah, Les Bâtisseurs, fresco on the facade of 32bis, 2022, source: lapresse.tn

di Roberta Marin [*]

The Tunisian art scene has changed after the social uprising of 2010-2011, when the second president, Zine El-Abidine Ben Ali (1936-2019) was forced to leave the country and find exile in Saudi Arabia. 2011 became the watershed for many young artists who were able to express themselves with greater freedom and managed to be recognized on the international scene, while remaining in their country of origin. Continua a leggere

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Come folate di vento. Come le nuvole

Tunisi, Caffè La Marina

Tunisi, Café La Marina (ph. Enrico Montalbano)

di Enrico Montalbano

«Come folate di vento si muovono le persone. Il vento alza polveri, trasforma, rimodella. Ecco la metafora da cui voglio partire. Un vento passa e ripropone. Ricompone mentre muove. Le migrazioni sono come il vento. Mutano gli assetti, modificano i paesaggi. I paesaggi sono le cose e le persone. Il loro modo di vivere, di pensare. Un cambiamento lento e inevitabile si ripropone» (www.filmvento.blogspot.it). Continua a leggere

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Une vie dédiée aux enfants tunisiens: entretien avec Madame Nébiha Kammoun Tlili

1di Elena Nicolai [*] 

Le 15 septembre 2023 le Gouvernement Tunisien a lancé une consultation nationale sur la réforme du système de l’éducation et de l’enseignement.

Il s’agit de recueillir les opinions des citoyens tunisiens pendant 3 mois, dans le cadre de la réforme du système éducatif à ses différentes étapes (préscolaire, éducation de base, enseignement secondaire, formation professionnelle et enseignement supérieur). Continua a leggere

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Da una riva all’altra del Mediterraneo: viaggio fra memoria e scrittura

Marinette, 1954 (Archivio M. Pendola)

Marinette, 1954 (Archivio M. Pendola)

di Marinette Pendola

La storia non è poi/ La devastante ruspa che si dice,) lascia sottopassaggi, cripte, buche/e nascondigli. C’è chi sopravvive (Montale) 

Scrivere storie, avviarsi verso sottopassaggi mai percorsi prima e penetrare in cripte, buche e nascondigli, attraversare un mondo sommerso sconosciuto ai più e portarlo alla luce affinché i sentieri poco battuti diventino parte della Storia: questo mi è toccato in sorte dalla vita. Attraverso il racconto, un intero mondo prende vita e nasce in qualche modo alla Storia. Scrittura come testimonianza dunque, ma anche come approdo ultimo di un’esperienza umana, sociale e linguistica che copre circa due secoli. Continua a leggere

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Lares e la svolta post-demologica

1di Fabiana Dimpflmeier e Dario Nardini 

Lares è la più antica fra le riviste italiane di studi demoetnoantropologici oggi esistenti. Fondata nel 1912 da Lamberto Loria, dal 1949 è pubblicata dalla casa editrice Leo S. Olschki di Firenze, ed è oggi distribuita, oltre che in cartaceo, in versione digitale sulla piattaforma Torrossa dell’editore Casalini e tramite la banca dati JSTOR. Totalmente rinnovata da Pietro Clemente (Università di Firenze) a partire dal 2003, dal 2018 è diretta da Fabio Dei (Università di Pisa), coadiuvato da un ampio gruppo redazionale e da un comitato scientifico internazionale (https://lares.cfs.unipi.it/). Lares ha uscita quadrimestrale ed è classificata tra le riviste di Classe A del settore M-DEA/01 dell’ANVUR.  Continua a leggere

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La vivacità della storia orale nell’epoca della crisi delle riviste

copertina_il-de_martino_31di Antonio Fanelli 

L’Editoriale del n.31

«La rivista “Il de Martino” è nata nel 1992 per rafforzare il rilancio dell’Istituto Ernesto de Martino nel momento del trasferimento da Milano a Sesto Fiorentino. Dopo 30 numeri, e in vista del suo trentesimo anniversario di vita, inaugura un nuovo ciclo che raccoglie e sviluppa l’eredità del lavoro fin qui svolto e apre nuove prospettive di ricerca e di intervento, grazie alla sinergia con l’AISO (Associazione italiana di storia orale), con il Circolo Gianni Bosio di Roma e la Lega di cultura di Piàdena e con l’IRES (Istituto di ricerche economiche e sociali) Toscana.  Continua a leggere

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Il presente dell’antropologia visiva: una riflessione intorno alla rivista “Visual Ethnography”

cover_article_112_en_usdi Pietro Meloni 

L’iniziativa di Dialoghi Mediterranei rappresenta una preziosa occasione per conoscere meglio il panorama delle riviste di antropologia (e non solo) italiane, per discutere di problemi comuni, per cercare di immaginare possibili soluzioni. Gli interventi che hanno preceduto il mio hanno ben analizzato lo stato di salute delle riviste italiane, evidenziando le difficoltà di sopravvivenza, la necessità di perseguire un rigore scientifico e di condividerne i criteri, la diffusione nazionale e internazionale, la ricaduta nelle comunità scientifiche. Nello spazio messo a disposizione da Dialoghi Mediterranei vorrei tracciare un breve profilo della rivista Visual Ethnography, di cui faccio parte, e discutere alcuni quesiti sollevati dagli interventi precedenti e farlo attraverso una descrizione dei problemi quotidiani che incontriamo nella gestione della rivista. Come ha già scritto Eugenio Imbriani, parlare delle riviste è un modo per farle conoscere e anche per accogliere suggestioni e suggerimenti per poterle migliorare. Continua a leggere

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“Dada”. Per un’antropologia aperta ai nuovi linguaggi

300394301_475331317932468_7662490297738560720_ndi Antonio Luigi Palmisano Pansini 

In un mondo in cui ormai tutti pubblicano, foss’anche sul semplice facebook o con un X (già Twitter), e pochi leggono, mi pongo spesso la domanda dell’opportunità di tanta fatica per una rivista di antropologia post-globale ipso facto critica, che viva indipendentemente dai diktat concorsuali tanto importanti per un numero elevato di giovani autori. Quanti leggono oggi periodi più lunghi di quattro righe, addirittura con coordinate e subordinate? Per non citare la questione del vocabolario disponibile in questa nostra era: in una recente ricerca condotta da Massimo Arcangeli, ben pochi fra i circa 200 studenti universitari intervistati ha saputo trovare un corretto sinonimo per “pusillanime”. Quanti davvero leggono? Quanti leggono fino in fondo un testo iniziato per curiosità o addirittura per dovere? Continua a leggere

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Favole in viaggio. “Io Capitano” tra racconto e politica

locandina-dell-film-io-capitano-_-foto-ufficio-stampa-cinema-pindemonte-fiume-diamante-kappaduedi Giovanni Cordova

Mentre metto in ordine i pensieri per annotare considerazioni ispirate dalla visione del film Io Capitano di Matteo Garrone, non riesco a isolare la mente da due eventi che hanno catturato l’interesse di tante e di tanti negli ultimi giorni. In realtà non si tratta di due episodi improvvisi o imprevisti, ma rientranti l’uno in una tetra articolazione di longue durée mediterranea e medio-orientale; l’altro in una stagionalità politica che ha letteralmente messo a processo la solidarietà. Continua a leggere

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Mediterraneo, mare della speranza

downloaddi Vincenzo Guarrasi [*] 

Tutto ebbe un inizio, tutto avrà una fine 

«Tutto ebbe un inizio, tutto avrà una fine». Così inizia Il secolo mobile, il bel volume di Gabriele Del Grande dedicato a La storia dell’immigrazione in Europa (2023). Qui in Sicilia, questa frase riecheggia quanto diceva Giovanni Falcone a proposito della mafia – «un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà una fine» – una frase che, aldilà di ogni evidenza, continua ad alimentare la nostra speranza di poterci proiettare un giorno in un futuro non dominato da tale nefasta organizzazione criminale. Continua a leggere

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Io Capitano, e noi…

io-capitanodi Chiara Lanini 

Il film di Matteo Garrone affronta il tema del viaggio migratorio da una prospettiva non del tutto nuova ma decisamente interessante, quella dello sguardo in controcampo, come lui stesso lo ha definito, che era già stata utilizzata, ad esempio, dalla regista gallese-egiziana Sally El Hosaini ne Le nuotatrici. Continua a leggere

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“Io capitano”, un film dell’antropocene

da "Io Capitano" di Garroni

da “Io Capitano” di Garroni

di Giuseppe Sorce 

Terra sporca, terra di sogni. Pietre, sabbia, colori saturi. Lamiere e mattoni sghembi eppure tanti sorrisi. All’orizzonte fuori la mappa il luogo ove tutto è possibile. E allora ci si aggira fra i vicoli, ci si sveglia all’alba e si percorrono chilometri ad andare e venire. Lezioni, rimproveri e i sogni degli altri. E poi l’amore, quello che ti promette gioia a ogni sorriso e ti lega, catene d’oro, gabbie di piuma, perché lo sai anche tu che tutto questo potrebbe essere ancora più grande e più radioso oltre. Ma che siano le promesse e i futuri là fuori, tutto si paga. In qualche modo. Continua a leggere

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Sardi nel mondo: l’orgoglio ferito

vi-congresso-lugano-2023di Aldo Aledda [*] 

Il sardo errante

Uno dei temi che è stato sempre all’ordine del giorno dell’agenda regionale sarda è come si possa tenere coeso un’ideale popolazione, per una metà residente nella terra di origine e per l’altra fuori. Non vi è dubbio che su questo problema la classe politica sarda dal dopoguerra a oggi abbia fatto la sua parte, come dimostra che la Regione Sardegna in questo campo è leader in Italia per attenzione al problema con risorse finanziarie, interventi e investimenti. Continua a leggere

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«Salvare la meraviglia». Per una semantica della luce nell’opera di Marilena Monti

Marilena Monti

Marilena Monti

di Rosario M. Atria

«Vorrei salvare la meraviglia dell’alba che ritorna ed il miracolo del sole che dorme nella casa della notte»: così scriveva Marilena Monti in un libricino di liriche, smilzo e prezioso, che segna il suo debutto letterario. Un esordio nel ricordo del padre, medico di professione, artista per passione, dal quale aveva appreso la dedizione alla «storia delle emozioni», creature fragili e resilienti insieme, che «sopravvivono malgrado gli attacchi del mondo esterno» [1]. Continua a leggere

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Dalla palla al rito: il calcio come religione (im)perfetta

pionieri-calcio-disegnodi Nicolò Atzori 

«Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio» (Eduardo Galeano). 

«Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio» (Jorge Luis Borges).  Continua a leggere

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Stanze del Silenzio e dei Culti nelle Carceri: un’esperienza a Parma

Il Carcere di Parma

Il Carcere di Parma

di Alessandro Bonardi, Mounia El Fasi

In un precedente articolo [1] apparso su questa rivista abbiamo presentato e descritto il funzionamento del dispositivo Stanza del Silenzio e dei Culti all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, e avevamo solo accennato alla possibilità di implementare le “Stanze” anche all’interno degli Istituti Penitenziari. Continua a leggere

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Vulnerabilità, aspettative e menzogna: il complesso mondo dei Minori Stranieri Non Accompagnati

migranti-in-italia-segnali-di-ripresa-sono-quasi-5-2-milioni-i-residenti-il-20-ha-meno-di-18-anni_articleimagedi Alessia Bonsignore 

Secondo il Rapporto Global Trends – Forced Dispalcement 2020 dell’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) sono 82,4 milioni i migranti forzati che, alla fine del 2020, a seguito di persecuzioni, conflitti, violenze, nonché del cambiamento climatico e a causa del COVID-19, hanno dovuto abbandonare il loro Paese di origine. Sembrano essere i più giovani, per la loro maggiore vulnerabilità, a risentire maggiormente dell’immigrazione forzata, soprattutto se questa si trascina per molti anni. Continua a leggere

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Antropologia e Storia delle Religioni, tra decostruzione delle categorie e gender studies. Note a margine del Festival “Nella Terra di Diana”

festival-antropologia-locandinadi Michela Buonvino, Beatrice Ugolini [*] 

Antropologia, patrimonio culturale e decostruzione delle categorie di analisi

Nel corso della V edizione del Festival “Nella Terra di Diana” sono stati discussi i processi di patrimonializzazione delle “tradizioni popolari”. Si tratta di un tema complesso, che chiama direttamente in causa sia i molteplici fenomeni di costruzione, decostruzione e ricostruzione del patrimonio sperimentati da una pluralità di gruppi, artefici di tutta una serie di “posture patrimoniali” (Iuso 2022: 27), sia le procedure di formazione e di aggiornamento della strumentazione teorica e metodologica (come pure epistemologica) degli antropologi e delle antropologhe che si occupano di beni culturali (materiali e immateriali). Continua a leggere

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“A bon’è ca si mori”. Esorcizzare la morte in Sicilia: tra etnotesti e letture sciasciane

Racalmuto (ph. Melo Minnella)

Racalmuto (ph. Melo Minnella)

di Angelo Campanella 

I colori della morte 

La ritualità della morte in Sicilia non è dipinta soltanto di nero, ma presenta una varietà festosa di colori. Il due novembre, per la commemorazione dei defunti, le vetrine delle pasticcerie sfolgorano della vivacità della frutta martorana e dei pupi di zucchero: la pupa per le bambine e il cavaliere per i bambini. È una festa allegra, nella quale i morti entrano in contatto con i vivi, portando doni.  Continua a leggere

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D’Arrigo e la genesi di un capolavoro

s-l400di Antonino Cangemi 

Esuberanza immaginifica, estro creativo iconoclasta, inventiva lessicale, scavo psicanalitico, richiami etno-antropologici, allusioni simboliche. C’è di tutto in Horcynus Orca, il romanzo fiume che Stefano D’Arrigo consegnò a Mondadori nel 1974 dopo una lunghissima gestazione, uno dei casi letterari più eclatanti del nostro Novecento.

Cerchiamo di ripercorrerne la genesi premettendo alcuni dati biografici essenziali dell’autore [1]. D’Arrigo nasce ad Alì Terme (allora Alì Marina), un borgo sulla costa ionica del Messinese, il 15 ottobre del 1919. La sua famiglia non naviga nell’oro e il padre, quando lui è ancora piccolo, emigra in America. Continua a leggere

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Vattimo e Severino dialetticamente in contrappunto

Gianni Vattimo, di Tullio Pericoli

Gianni Vattimo, di Tullio Pericoli

di Augusto Cavadi 

Dopo la notizia del suo decesso, di Gianni Vattimo (4 gennaio 1936- 19 settembre 2023) si è scritto, meritatamente, molto. Meritatamente per almeno due ragioni. La prima: è stato uno dei pochissimi pensatori italiani di cui, negli ultimi quattro o cinque decenni, ci si è occupati anche all’estero (i suoi libri sono stati tradotti in varie lingue europee e non solo). La seconda ragione: è stato altresì tra i pochissimi filosofi ascoltati anche fuori dai recinti accademici. Poiché si è interessato spesso delle questioni del mondo ‘comune’, il mondo ‘comune’ si è interessato alla sua riflessione teoretica [1]. Continua a leggere

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Lutero l’ebreo. Odio di sé e possibilità di rinnovamento

Ritratto di Lutero, xilografia di Lucas Cranach, 1520

Ritratto di Lutero, xilografia di Lucas Cranach, 1520

di Sergio Ciappina 

Narrazioni diverse

Città del Vaticano – Le guerre di religione. Gli scismi. Le persecuzioni contro gli ebrei. Il sostegno al colonialismo, alla discriminazione etnica e sessuale, la quiescenza contro le ingiustizie sociali. Per tutti questi “peccati” il Papa chiederà pubblicamente perdono domenica 12 marzo. Sarà il più grande “mea culpa” della Chiesa per i suoi errori. Il Pontefice, per una delle cerimonie più importanti del Giubileo, passerà al setaccio 2000 anni di cristianità. E chiederà scusa per gli sbagli dei suoi predecessori. Giovanni Paolo II ha voluto la “giornata del perdono e della riconciliazione” con caparbietà. Sfidando persino le resistenze di alcuni ambienti del Vaticano. E salirà sull’altare della Croce della basilica di San Pietro, accompagnato dai cardinali, per ricordare le colpe dei cristiani. Bacerà il Crocifisso e poi esorterà la Chiesa alla “purificazione della memoria”, e all’impegno per “un cambiamento di vita”. Continua a leggere

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Fare e ripensare l’antropologia in Africa

9788833941684_92_1000_0_75di Antonino Cusumano

La biografia antropologicamente più interessante è senza dubbio l’autobiografia. Narrare è consustanziale alla natura umana. Narrare di sé, della propria vita, è quanto gli antropologi hanno da sempre chiesto agli altri, ai soggetti delle proprie ricerche, pur lasciando poi sistematicamente fuori dalle loro pagine modi, tempi, contesti e tecniche di queste metodologie, dell’esperire di queste storie. Lungamente rimosse e oscurate, queste narrazioni che costituiscono il nerbo intimo delle etnografie hanno finalmente trovato spazio e riconoscimento nelle scritture dell’antropologia ‘riflessiva’, nel ripensamento e rivalutazione di quelle note di campo che registrano dati personali, relazioni interpersonali, memorie sentimentali e approcci emozionali solitamente espunti nelle monografie canoniche dalla censura preventiva dell’autonascondimento, perché ritenuti materiali grezzi, elementi di emicità non sufficientemente scientifici. Continua a leggere

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Henry Di Spirito, il poeta della pietra

Henry Di Spirito

Henry Di Spirito

di Laura D’Alessandro 

Un dolce ticchettio al mattino presto rincorre speranze spezzate di sogni… stacca, rabbonisce ogni cosa e la roccia obbedisce la visione dello scultore all’interno della forma il mazzuolo spinge…il cesello vola…e la roccia diventa il pensiero di Henry lavora con lo scalpello…questa vita…da una pietra senza vita risorge… (Michael Simpson, President of Utica University, NY)  Continua a leggere

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Trapani. Volumi, profili e segni di un liberty da riscoprire

cop-trapani-liberty_page-0001di Mariza D’Anna 

Trent’anni fa veniva pubblicato il volume Il Liberty a Trapani di Lina Novara e Maria Antonietta Spadaro, edito dall’Associazione nazionale insegnanti di Storia dell’arte. La pubblicazione negli anni aveva trovato un posto nella storiografia sugli studi sul Liberty; la città conservava molte testimonianze, raccolte con rigore scientifico dalle due storiche dell’arte, che restituivano una visione organica dello stile della fine Ottocento inizi del Novecento che in questa parte occidentale della Sicilia, vedeva come pioniere il celebre l’architetto Ernesto Basile, autore di molti edifici nella Palermo della Belle Epoque, e si concretizzava negli studi successivi dei trapanesi Francesco La Grassa, suo allievo e di Giuseppe Manzo.   Continua a leggere

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La Palermo magica di Emma Perodi

Le novelle della nonna, di Emma Perodi

Le novelle della nonna, di Emma Perodi

di Anna Maria De Majo [*]

Sono tre i luoghi del cuore di Emma Perodi, la scrittrice toscana vissuta a cavallo tra l’Otto ed il Novecento: Cerreto Guidi in provincia di Firenze dove è nata; Roma, dove ha vissuto i vent’anni della sua maturità artistica e Palermo dove per altri vent’anni si è impegnata nell’ambito della letteratura per bambini ed adulti e nell’editoria scolastica.

A Palermo era stata per la prima volta nel 1882, inviata come giornalista accreditata all’Esposizione Nazionale che vi si svolse nella primavera di quell’anno. Fu in quell’occasione che si innamorò della città e della Sicilia. Come scrisse in un articolo comparso sulla rivista “Psichè”, era stata rapita dalla luce, dai profumi, dai suoni dell’Isola. Aveva avuto modo di ammirare i costumi delle donne di Piana degli Albanesi, aveva goduto della splendida ospitalità di varie famiglie prima fra tutti la famiglia Florio, conoscendo donna Franca, che era considerata “la Regina di Palermo”. Continua a leggere

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E se il Reno sfociasse nel Tevere? Memoria storica e riflessioni inattuali per il cammino sinodale

01the-rhine-flows-into-the-tiberdi Leo Di Simone 

Circolava quasi come una metafora umoristica ai giorni del Vaticano II la frase «Il Reno sfocia nel Tevere», e indicava da parte di alcuni la speranza che l’influsso teologico del “blocco centroeuropeo” sfondasse l’impasse che il “blocco conservatore” provocava metodicamente durante i dibattiti conciliari. E non ci si aspettava che la boutade sarebbe diventata il titolo del libro di  Ralph M. Wiltgen, prete e giornalista americano, l’unico cronista formalmente autorizzato dalla Santa Sede a registrare e riportare per iscritto la cronaca del Vaticano II attraverso un bollettino di notizie quotidiano (il Divine Word News Service): in The Rhine Flows Into the Tiber: Inside History of Vatican II, dunque, si  racconta scorrevolmente la cronaca del concilio dall’inizio alla fine (12 ottobre 1962 – 8 dicembre 1965), condensando quattro anni di dibattiti infuocati  tra i Padri “progressisti” provenienti dai Paesi lungo il fiume Reno (Germania, Austria, Svizzera, Francia, Paesi Bassi) e l’ala conservatrice, minoritaria numericamente ma molto agguerrita nel difendere l’istituzione “eterna” ed “immutabile” della fede e della Chiesa. Continua a leggere

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Il Mi’rāğ nel pensiero d’Ibn ʿArabī

Ibn Arabi, miniatura

Ibn ‘Arabi, miniatura

di Abdelkrim Elalami 

Biografia d’Ibn ʿArabī

Muḥyiddin Ibn ʿArabī è uno dei maggiori maestri del sufismo. Il suo nome completo è Abū ʿAbd Allāh Muḥammad Ibn ʿAlī Ibn Muḥammad Ibn ʿArabī Al-Ḥātimī Aṭ-Ṭāʾī. È soprannominato “aš-šay al-akbar” (il Maestro più grande) ed è noto ai più anche come “Muyiddīn” (il Vivificatore della Religione). Nacque nel 1165 a Murcia, in Spagna, e morì nel 1240 a Damasco in Siria. Quella sessantina d’anni, egli li passò ricercando la via profetica percorrendo migliaia di chilometri, dalla Mecca all’Anatolia. Questo suo percorso spirituale segnato da travolgenti visioni estatiche lo portò a Siviglia, Fez, Marrakesh, Tunisi, la Mecca, Baghdad e Damasco per soddisfare la sua immensa brama di sapere. Continua a leggere

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Cibi e riti nelle feste solstiziali e primaverili

La pizza figliata, dell'Alto Casertano

La pizza figliata, dell’Alto Casertano

di Mariano Fresta 

1.

Quando si parla del Capodanno, cioè di una festa molto importante (e come tale internazionalmente riconosciuta) che segna il periodo del solstizio d’inverno, per illustrarla ci si dilunga sulla ritualità più semplice (gli auguri di prammatica, le strenne) e su quella più complessa e pubblica che si evidenzia con i falò e il ceppo di Natale, con le luminarie, con la produzione di rumori mediante petardi piccoli e grossi e con i fuochi artificiali allo scoccare della mezzanotte. Continua a leggere

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Raniero, ‘al sommo dio’. Disegni erotici, magiche figure, l’entomologia

Palermo, Villa Alliata

Palermo, Villa Alliata

di Aldo Gerbino 

Nota Suburanas inter Telesina puellas,/  quae, puto, de quaestu libera facta suo est,/cingit inaurata penem tibi, sancte, corona:/  hoc pathice summi numinis instar habent. 

Telesina, nota fra le ragazze di Suburra,/che, penso, s’è resa indipendente col mestiere,/d’una ghirlanda d’oro, o venerando, ti cinge il fallo:(Le puttane lo ritengono pari al sommo dio [Carmi priapei, I sec., 40 (ed. 1996; trad. L. Mariani] . Continua a leggere

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Busto di Venere italica. Piccolo saggio sull’autenticità, l’esecuzione e la datazione dell’opera

Replica qui attribuita ad Antonio Canova . Riferibile all’archetipo scultoreo della Venere Italica (1804-1812), marmo di Carrara, h. 171,5 cm. Galleria Palatina, Firenze

Replica qui attribuita ad Antonio Canova, databile 1812 ca,  coll.privata, Riferibile all’archetipo scultoreo della Venere Italica (1804-1812), marmo di Carrara, Galleria Palatina, Firenze

di Paolo Giansiracusa

La scultura in esame è una replica con alcune varianti del busto della Venere Italica che Antonio Canova realizzò tra il 1804 e il 1812 (Galleria Nazionale di Palazzo Pitti, Firenze). L’opera originale del Maestro dovette essere talmente apprezzata che furono diversi coloro i quali, in particolare del busto, chiesero delle riproduzioni. Come è noto per sua abitudine Canova non eseguiva mai copie identiche delle sue creazioni scultoree; realizzava invece delle repliche con opportune varianti. Si vedano in tal senso i ritratti di Napoleone Bonaparte che Canova eseguì in gran numero. I busti, fatta salva la parte fisiognomica necessaria alla somiglianza, non sono mai uguali; ognuno si caratterizza per delle peculiarità che rendono i manufatti unici ed originali [1]. Continua a leggere

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Sogno di una notte di fine estate

Kino Mistral part. (ph. Nino Giaramidaro)

Kino Mistral part. (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

Volavo volavo nel blu dipinto di blu. Alla Pilazza di Mazara, riparato dentro il Vicolo del Vento, piccoli refoli che fanno pensare a quel Zefiro di Ponente che lambisce le acque mediterranee azzurre e che scodinzolano per tutto il visibile orizzonte. Volavo. Verso bellissime Turandot figlie del Persiano.  

Era un tappeto di Bukhara, con le posizioni simili a moderni abbaglianti e i colori di Rino Gaetano: quel cielo che diventava sempre più blu. Blu notte, di Persia, Zaffiro in attesa di tramutare nel ceruleo delle albe anche d’Oriente.            Continua a leggere

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La Cité du Fleuve, il quartiere galleggiante e blindato di Kinshasa

Kinshasa, cité du fleuve, veduta aerea

Kinshasa, la Cité du Fleuve, veduta aerea

di Giovanni Gugg 

From Kin la belle to the Moon

“From Kinshasa” è uno dei dischi più interessanti degli ultimi anni, realizzato nel 2015 da una band congolese visionaria e talentuosa, i Mbongwana Star. Alcuni dei sette membri del gruppo furono tra i fondatori dello Staff Benda Bilili, una delle più celebri band congolesi della fine del Novecento. L’album “From Kinshasa” ha ricevuto “il plauso universale” della critica, che ne ha lodato il suono abrasivo che fonde il groove di rumba congolese e distorsioni rock e post-punk su un tappeto elettronico dub decisamente originale: come ha scritto il sito di recensioni musicali “Metacritic”, le sue canzoni sono veri e propri «nuovi affluenti per una musica in rapida evoluzione», che per un disco che viene da una megalopoli in riva ad uno dei fiumi più importanti del mondo è una splendida metafora [1]. Continua a leggere

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Il teatro sperimentale degli indipendenti di Anton Giulio Bragaglia nel centenario della fondazione

Arturo Bragaglia

Anton Giulio Bragaglia

di Giovanni Isgrò 

Questo articolo intende rendere omaggio al primo vero tentativo di rinnovamento del teatro italiano a partecipazione collettiva dopo la grande stagione dannunziana. Per quanto pluridecennale sia stata l’attività teatrale di Anton Giulio Bragaglia, sia nella veste di teorico e di critico che di promotore e corago di pièces in buona parte sperimentali, il riferimento dominante e per certi aspetti più tangibile del ruolo avuto nel panorama del rinnovamento della scena in Italia, rimane l’esperienza del Teatro degli Indipendenti.

Per comprendere il significato della nascita di questo spazio alternativo alla logora concezione del teatro istituzionale ancora basato sul dominio mattatoriale dell’attore e di una letteratura fra il simbolico e lo psicologico, in buona parte d’importazione francese, bisogna partire almeno da due componenti fondamentali, peraltro già ben evidenziate da alcuni studi del secondo Novecento [1]. Continua a leggere

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La viticoltura e i vini del Belice

Belice, sorgenti

Belice, sorgenti

di Rosario Lentini

La descrizione di quella vasta e composita area della Sicilia occidentale denominata Valle del Belice ‒ necessario presupposto alla conoscenza della sua viticoltura e dei suoi vini ‒ impone prioritariamente alcune precisazioni che attengono ai suoi caratteri identitari, che nel corso dei secoli hanno subìto modifiche e variazioni, a cominciare proprio dal nome del fiume che la attraversa: Hypsas (Υψας) in greco, Hypsa nel Naturalis Historia di Plinio il Vecchio [1], Bilich in arabo, come riportato nel diploma episcopale della Chiesa di Girgenti (1082-1093): «[…] flumen de Bilich, quod est divisio Mazarie» [2], fino allʼodierno Belìce (dial. Bilìci), toponimo già rinvenibile nei testi cinquecenteschi: «[…] Belich sarracenice, sed Belicis vulgo hodie nominati» [3]. È il fiume, anche in questo contesto, che ha costituito il principale elemento di aggregazione umana, di formazione di nuclei abitativi, di sviluppo di attività produttive agricole e pastorali e che ha dato nome ad una Valle oggi territorialmente condivisa da tre province (Agrigento, Palermo e Trapani), in un avvicendarsi di Alto, Medio e Basso Belice [4]. Continua a leggere

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Dal carcere al teatro. Dialogo con la regista Elisa Taddei

1di Sabina Leoncini 

Introduzione

R. T., detenuto di 47 anni, si è ucciso nella sua cella a Sollicciano lo scorso 13 luglio. Il sesto suicidio in questa struttura in neanche un anno [1]. Diverse testate giornalistiche locali hanno commentato questi fatti di cronaca come conseguenza delle pessime condizioni in cui si trova la Casa circondariale di Sollicciano ormai da tempo. Continua a leggere

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La storia di una donna rivela la storia di un sito e della sua Città

Fronte del monumento funebre della baronessa Sophia Guglielmina, Cimitero acattolico “degli Inglesi” di Palermo (ph Laura Leto 2019)

Fronte del monumento funebre della baronessa Sophia Guglielmina, Cimitero acattolico “degli Inglesi” di Palermo (ph Laura Leto 2019)

di Laura Leto 

Accade molto spesso che la storia appartenga agli uomini e che per tale ragione si abbia più conoscenza delle loro imprese piuttosto che di quelle delle donne. Non è mia intenzione affrontare tale questione di genere in questa sede, ma ho potuto constatare – nel corso della mia ricerca presso il Cimitero acattolico “degli Inglesi” all’Acquasanta – che la difficoltà di definire i profili esistenziali degli individui seppelliti in situ aumenta esponenzialmente quando si tratta di donne. Le poche epigrafi superstiti rivelano nomi femminili affiancati dai cognomi dei mariti, i quali se privi di un ruolo sociale rilevante, condannavano involontariamente le proprie consorti all’oblio.

Entrando al Cimitero ci si lascia prendere da un profondo senso di desolazione che viene mitigato dalla presenza di pochi monumenti dall’aspetto imponente sia dal punto di vista architettonico che artistico. Tra questi – entrando, a sinistra – emerge un cippo di forma cilindrica in arenaria con epigrafe incisa su lastra in marmo. Questo poggia direttamente sul terreno e presenta modanature con motivi stilizzati floreali alla base e fitomorfi alla sommità. Continua a leggere

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Chi sono i Siciliani. Tra miti, feste e musei

coverdi Luigi Lombardo

Sicilia Antica e Moderna è il titolo complessivo che i curatori Emanuele Lelli e Maria Antonietta Sorci hanno dato al secondo volume della collana “Diachronion. Ricerche tra antico e moderno”. Il libro di 140 pagine raccoglie i contributi di studiosi siciliani, di materie diverse come ambiente, archeologia, storia, antropologia, folklore, musei. L’elencazione delle materie trattate, già di per sé, rende esplicito il tema portante del volumetto: identità/omologazione e diversità. In cosa siamo uguali tra di noi siciliani e in cosa divergiamo? Esiste una “sicilianità” omologante? Se esiste una cultura comune di fondo come si declina? I curatori precisano nella quarta di copertina che «Ogni territorio, nelle sue genti, porta il segno del tempo e delle culture che hanno viaggiato attraverso i secoli. Dai siti, dagli oggetti, dalla lingua, dalle espressioni artistiche di ieri e di oggi emergono storie affascinanti di continuità e discontinuità […]». Continua a leggere

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Un’esperienza di rigenerazione ecologica in un luogo simbolo dell’Antropocene in Sicilia

Gela (ph. Luca Romano)

Gela (ph. Luca Romano)

di Alessandro Lutri 

«In Sicilia l’Antropocene prende inizio nel secondo dopoguerra, sotto il segno delle ruspe e il loro avanzare inarrestabile sui giardini fruttiferi ai margini delle città distrutte dai bombardamenti e sulle pianure costiere, sulle misere campagne e sulle improduttive distese di dune sabbiose e macchia mediterranea» (Giuseppe Barbera, 2021: 227). 

«Piuttosto che prepararci all’apocalisse prossima ventura, dobbiamo imparare a leggere la crisi partendo dal presente e dai nostri luoghi, e a riconoscerne i segni attorno a noi: non solo i segni dello sfacelo, ma anche quelli che ci parlano di resistenza, di altri modi di interpretare le ferite» (Iovino, 2022: 223).  Continua a leggere

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A Critical Assessment of El Saadawi’s Article “Woman and Islam”

Il Cairo, proteste del movimento femminile

Il Cairo, proteste del movimento femminile

di Ahmed Maoual [*] 

The onset of Arab feminism

A term equivalent to “feminism” in the Arab world dates back to 1909. It was when the Egyptian Malak Hifni Nasif, whose pseudonym was Bahitat al-Badiya (countryside researcher), published a series of articles advocating the improvement of women’s living conditions, entitled al-Nisaiyat [1]. The Arabic word nisai designates everything related to women. Continua a leggere

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Per una rilettura de “I Promessi Sposi”

Ritratto di Alessandro Manzoni di Hayez, 18

Il ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Francesco Hayez, 1841

di Umberto Melotti 

Nel 2023 sono trascorsi 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni (1785-1873). Le celebrazioni sono andate al di là di ogni previsione. Basti dire che nel Duomo di Milano i suoi Promessi Sposi sono stati letti integralmente, un capitolo al giorno, e il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, è andato appositamente a Milano (luogo della nascita e della morte del Manzoni) ad ascoltare nel Duomo la Messa di Requiem che Giuseppe Verdi aveva composto per la morte di quel grande e ha poi visitato il famedio del Cimitero Monumentale, che ne accoglie i resti, e la sua casa di via Morone, dove ha rilasciato una bella dichiarazione che ne ricorda i molti meriti, sottolineando «la finezza, l’arguzia e la profondità» del suo romanzo [1].  Continua a leggere

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Dialoghi tra arte e letteratura nello sguardo di un grande maestro della critica

copertina-volumedi Giuseppe Modica 

Maestri, Amici. Arte e artisti del Novecento è il volume che raccoglie scritti sull’arte dal 1997 al 2020 di Giuseppe Appella, appena pubblicato da Silvana Editoriale. È un libro importante per rintracciare una ‘veritiera’ storia dell’arte del Novecento, che ha sì il suo baricentro a Roma, ma che è anche internazionale. Giuseppe Appella è testimone ineludibile e protagonista fondamentale della critica d’arte del Novecento e della contemporaneità. Il suo è uno studio della storia dell’arte contemporanea vissuto in prima persona, come critico militante a contatto con artisti, letterati e poeti che sono maestri e amici. Una storia dell’arte che è di grande rigore filologico, veritiera perché sorretta da fatti e documenti e dalla frequentazione e conoscenza diretta con gli artisti. Continua a leggere

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L’oratorio della “Congregazione del S.S. Crocifisso della Mortificazione” di Trapani: un trionfo del legno e dei simboli

Trapani, Oratorio del SS. Crocifisso, Interno (ph. Lina Novara)

Trapani, Oratorio del SS. Crocifisso, Interno (ph. Lina Novara)

di Lina Novara 

Nel complesso dei Domenicani di Trapani, dietro l’abside della chiesa di San Domenico, è inglobato un piccolo scrigno di architettura e arte, che fonde insieme pietra, legno, stucco, scultura e pittura: l’oratorio della Congregazione del S.S. Crocifisso della Mortificazione, in vulgo Ficarella [1].

La dedica deriva dal fatto che i membri della Congregazione segreta, esistente nel convento fin dal 1647, si sottoponevano alla mortificazione in quanto condannavano la morte in croce di Cristo [2].

Nelle forme in cui oggi si presenta l’oratorio fu realizzato su progetto dell’architetto trapanese Giovanni Biagio Amico (1684-1754) tra il 1715 e il 1730 ca., su commissione della suddetta Congregazione [3]. Ha un impianto rettangolare a navata unica, copertura a volta a botte ribassata, ed è preceduto da un piccolo vestibolo. Tutto lo spazio interno è un tripudio del legno, liscio, intagliato, dipinto. L’apparato decorativo, per la maggior parte, è infatti costituito da elementi lignei che rivestono le pareti e l’abside creando una integrazione tra struttura e ornato. Il colore dominante è il verde nelle varie tonalità, cui si associano l’oro e il beige. Continua a leggere

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Le Fiandre di Ripellino

Locandina Repubblica Ceca, nel centenario della nascita di Ripellino

Locandina Repubblica Ceca, nel centenario della nascita di Ripellino

di Antonio Pane [*]

In una lettera a Guido Davico Bonino (26 settembre 1971) Ripellino scrive: «Ti prego di voler tenere in considerazione un certo rallentamento del mio lavoro, perché, nonostante un’estate di riposo nelle Fiandre, i miei nervi sono alquanto in disordine, e sto tentando varie cure per rimetterli in sesto»[1]. Il reperto ci dà notizia di un lungo soggiorno [2] che si riverbera in vario modo nell’opera di Ripellino: precisamente in un gruppo di poesie di Sinfonietta, nel capitolo 72 di Praga magica, in due recensioni librarie apparse su «L’Espresso» e in due capitoli (Parapiglia e Manichinia) di Storie del bosco boemo. Questo ventaglio di scritture getta una luce su un episodio biografico non altrimenti testimoniato, ci consente di ripercorrerne per così dire le piste, e insieme di seguire le sorti, le singolari declinazioni di un tema ‘incontrato per strada’, figlio del caso, frutto di una stagione di ozi obbligati [3]. Continua a leggere

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Il silenzio che trascende il linguaggio: la poetica di Irma Blank

Irma

Irma Blank (ph. Paolo Maderna)

di Mariella Pasinati 

Il 14 Aprile, all’età di 89 anni ci ha lasciate l’artista concettuale Irma Blank (Celle 1934 – Milano 2023). Tedesca di nascita, il suo percorso umano ed artistico si è svolto, a partire dalla metà degli anni ’50, in Italia dove si stabilì per amore, vivendo a lungo con la sua famiglia a Siracusa per poi trasferirsi a Milano, negli anni ’70.

Tutto il suo lavoro è stato centrato intorno al rapporto con il linguaggio, attraverso l’elaborazione di una scrittura disegnata costituita da un sistema di segni che trascendono i limiti costitutivi del linguaggio verbale e spogliano le parole del contenuto. Continua a leggere

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Il mare delle storie: presenze mediterranee nella cultura anglosassone

81rklk8xcql-_ac_uf10001000_ql80_di Alessandro Perduca 

hwæt ic eall fealla ealde sæge [1] 

Nel secondo libro della Historia ecclesiastica gentis Anglorum [2], Beda riporta la celeberrima leggenda secondo la quale il processo di conversione delle popolazioni dell’Inghilterra antica sarebbe partito da un casuale incontro del futuro papa Gregorio con alcuni schiavi provenienti da quelle terre ed esposti come merce a Roma. Colpito dalla loro complessione, altezza e capigliatura il pontefice ne avrebbe chiesto la provenienza; venuto a conoscenza che i giovani rispondevano al nome di Angli, avrebbe affermato: «Il nome è appropriato perché hanno l’aspetto di angeli; ed è giusto che partecipino nei cieli all’eredità degli angeli. Come si chiama esattamente la regione dalla quale provengono?» Gli fu riposto che gli abitanti di quella regione si chiamano Deiri. «Giusto», commentò, «Deiri, cioè dall’ira, strappati dall’ira e chiamati alla misericordia di Cristo! Come si chiama il re di quella regione?» Gli fu detto che si chiamava Ælle. E lui, giocando sul nome: «l’Alleluia» disse, «la lode a Dio creatore, deve essere cantato in quelle terre!» [3]. Continua a leggere

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Vita sociale religiosa a Lama dei Peligni dal 1815 al 1860

(prov. Chieti)

Lama dei Peligni (prov. Chieti)

di Amelio Pezzetta 

Introduzione 

Gli obiettivi principali del presente lavoro sono la ricostruzione e narrazione delle principali vicende storiche religiose, sociali e culturali di un piccolo Comune abruzzese durante il periodo di Restaurazione Borbonica (1815-1860). Tale ricerca evidenzia: in che modo diversi grandi avvenimenti nazionali sono stati vissuti nella comunità in esame; i contributi specifici che la storia locale o microstoria con i suoi piccoli eventi, può apportare a quella nazionale; l’importanza antropologica della storia religiosa che consente di analizzare e conoscere il divenire temporale dei rituali, credenze, devozioni, associazioni, feste e quant’altro concorra a formare il comportamento religioso. Continua a leggere

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Appunti per un approccio comparativo delle religioni

religioni-del-mondodi Franco Pittau 

Le religioni sono portatrici di un messaggio spirituale 

L’approccio seguito in questo approfondimento si differenzia dagli studi sociologici dedicati alle religioni. Tali contributi sono di fondamentale aiuto per un’esauriente comprensione della materia [1].  Questo articolo, invece, rivolge il suo interesse alle proposte di salvezze contenute nelle diverse religioni e alla adesione intima dei credenti, come anche al rapporto tra i credenti delle diverse fedi [2]. Continua a leggere

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Dino Buzzati e il rais Solina. Da “Nantucket” al “Deserto dei diavoli”

Le busiate trapanesi con l’aragosta, occasione di convivio a San Vito lo Capo

Le busiate trapanesi con l’aragosta, occasione di convivio a San Vito lo Capo

di Ninni Ravazza 

«… basta aspettare che si verifichi una di quelle fortunate coincidenze in cui il mondo vuole guardare ed essere guardato nel medesimo istante …» (Italo Calvino, Palomar) 

L’occasione era ghiotta, e non solo per le aragoste che si disputavano il piatto con le busiate trapanesi. Quando al cenacolo partecipano commensali che hanno incontrato la storia sommersa del mondo è facile salpare da un argomento per approdare su coste affatto dissimili dopo avere attraversato abissi e ripe ridondanti realtà vissute o anche solo immaginate. Meno usuale è realizzare, alla fine, che lungo tutta la navigazione, per quanto tortuosa possa essere stata, un unico tenace fil rouge, invisibile agli occhi, ci ha accompagnato prendendoci per mano e conducendoci ove esso intendeva. «Le occasioni di questo genere non sono certo frequenti, ma prima o poi dovranno pur presentarsi» diceva Calvino [1]. Continua a leggere

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Mondo contadino, lavoro, musica nella vicenda imprenditoriale di Nicodemo Librandi

Nicodemo

Nicodemo Librandi

di Antonello Ricci 

In occasione della scomparsa inaspettata di Nicodemo Librandi, noto imprenditore calabrese del vino di Cirò, ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa che lo ricordasse dal mio punto di vista di antropologo ed ex musicista, per via della pluridecennale amicizia e della reciproca stima che ha caratterizzato il nostro rapporto. Nicodemo è venuto a mancare il 31 agosto 2023 per un improvviso aggravarsi della malattia che lo aveva colpito: aveva settantotto anni. In questo articolo alternerò ricordi personali, rievocazioni di episodi della nostra collaborazione e riflessioni sulla cultura del vino, sulla musica di tradizione orale e su quanto ho potuto percepire del suo legame con il mondo contadino del quale si vantava di essere parte [1]. Continua a leggere

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Leggi elettorali e democrazia

640x344_1384625920160_basilicata-domani-alle-urne-per-le-elezioni-regionalidi Elio Rindone 

Da un’elezione all’altra diminuisce il numero degli italiani – ci occupiamo qui solo del nostro Paese – che vanno a votare. Alle ultime elezioni, settembre 2022, l’affluenza alle urne ha subìto addirittura un calo di 9 punti percentuali, attestandosi al 63,9% degli aventi diritto. Se ci si interroga sui motivi di tale crescente disaffezione, una risposta appare la più ovvia: tanti italiani sono ormai convinti che il loro voto non incida minimamente sulle scelte di una classe politica autoreferenziale e totalmente indifferente alle loro esigenze. Continua a leggere

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Iconografia musicale in un raro bassorilievo di Sant’Antioco in Sardegna

Catacombe di Sant’Antioco, lastra marmorea raffigurante un suonatore di strumento bicalamo (metà del X e inizi XI secolo)

Catacombe di Sant’Antioco, lastra marmorea raffigurante un suonatore di strumento bicalamo ,metà del X e inizi XI secolo (da “Sonos”. Strumenti della musica popolare sarda)

di Mario Sarica, Nino Principato [*]

L’iconografia musicale in questi ultimi decenni, sia sul versante colto, che su quello di tradizione, ha aperto un nuovo ed intrigante ambito di ricerca e studio sulla interrelate vicende etnorganologiche di lungo periodo, soprattutto in area mediterranea e continentale, declinati spesso anche con ricostruzioni filologiche e performative di strumenti musicali perdute di antiche civiltà, o lontani stagioni culturali, come quella rinascimentale con l’emblematico caso della Sodellina della corte napoletana (aerofono a sacco da “salotto” strettamente imparentato con la zampogna “a paro” di area peloritana e sull’altra sponda dello Stretto di area grecanica). Continua a leggere

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Verso e Metaverso, la poesia vs la dittatura dell’algoritmo

processi-aziendali-innovazione-iadi Fabio Sebastiani 

Di fronte a una rivoluzione tecnologica che rischia costantemente di andare ben oltre il “seminato” della semplice macchina ricorsiva, di diventare, cioè, un fatto ben superiore, nella storia dell’umanità, dall’invenzione del fuoco e della ruota e dell’ombrello, rispetto a quello che sembra a prima vista sarebbe il caso di cominciare a formulare se non delle risposte almeno delle domande che riescano a stare al passo con i tempi mettendo in campo nuovi soggetti interroganti e, di conseguenza, nuovi “oggetti” pertinenti e aree di senso che valga la pena portare all’attenzione della riflessione sia umanistica che scientifica. Continua a leggere

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Immagini della piazza. Dall’album fotografico di Gustavo Cottino

Gustavo Cottino, imbonitore davanti ad un padiglione, che reca la scritta ILLUSION OU REALITE?.

Gustavo Cottino, imbonitore davanti ad un padiglione, che reca la scritta ILLUSION OU REALITE?

di Elisabetta Silvestrini 

Nel marzo del 2000 Gustavo Cottino, impresario e imbonitore molto conosciuto nel mondo della “piazza”, ha concesso, a chi scrive, una lunga narrazione autobiografica, una “storia di vita”: in questa intervista Cottino ha passato in rassegna le più note esibizioni e spettacoli itineranti, allestiti nel corso della sua attività, all’incirca dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. La finalità di questa narrazione era, soprattutto, quella di fissare gli episodi salienti di una vita nella “piazza”, per realizzare un libro; l’intento dichiarato era inoltre quello di “risarcire” il pubblico delle fiere svelando, almeno in parte, gli “inganni” perpetrati nei confronti del pubblico stesso. Continua a leggere

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Un diplomatico erudito nella Napoli del Settecento: sir William Hamilton

Fig. 1 Giovan Battista Lusieri Napoli da Pizzofalcone (palazzo Sessa), 1791, Malibu, Paul Getty Museum

Giovan Battista Lusieri Napoli da Pizzofalcone (palazzo Sessa), 1791, Malibu, Paul Getty Museum

di Maria Sirago 

Introduzione

Dal 1734, all’arrivo di Carlo di Borbone, il regno meridionale riacquistò la sua autonomia e Napoli riebbe il suo status di capitale, divenendo uno dei luoghi di interesse dei viaggiatori stranieri che intraprendevano il Grand Tour, specie dopo le scoperte dei resti delle antiche Ercolano e Pompei (Sirago, 2020a). Continua a leggere

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Dalla tavola contadina ai banchetti aristocratici

Layout 1di Orietta Sorgi 

L’amaro, questo sapore a primo impatto respingente, diviene nel tempo uno degli elementi connotativi della cultura gastronomica italiana. Diffuso soprattutto nell’universo vegetale, lo ritroviamo in un’ampia varietà di verdure ed erbe selvatiche, dalla cicoria all’indivia, dalla rucola agli asparagi, dai cardi ai carciofi e in tante altre che sono state storicamente la componente principale delle mense contadine.

La predilezione in cucina per i vegetali è infatti una peculiarità quasi esclusiva del nostro Paese, assente o quasi in Europa o nel resto del mondo. La sua fortuna è dovuta, con ogni probabilità, al consumo popolare che ha finito col diffondersi anche nelle classi alte. Un fatto sorprendente rispetto ad altre tradizioni, che dal basso procede verso l’alto, contrariamente alla tendenza generale per cui gli usi in cucina dei signori vengono solitamente assunti a modello dal popolo. Continua a leggere

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Joseph Sanguedolce, un grande siciliano in Francia

Joseph Sanguedolce

Joseph Sanguedolce, 1943

di Jean-Michel Steiner [*]

Joseph Sanguedolce  è nato il 18 dicembre 1919 a Sommatino, (CL), morto il 14 agosto 2010 a Firminy (Francia); minatore; resistente e deportato; Attivista della CGT (la CGIL francese), membro del sindacato regionale della Federazione dei Minatori CGT; segretario dell’UD de la Loire (1956-1977); attivista della gioventù comunista e del Partito comunista francese: membro del comitato federale e della segreteria federale della regione Loira; membro del comitato centrale (1954-1985); sindaco di Saint-Étienne (1977-1983). Continua a leggere

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Eclisse del sacro in Occidente e creatività mitico-rituale nelle feste popolari siciliane

Capizzi, Pellegrinaggio a Cannedda

Capizzi, Pellegrinaggio a Cannedda (ph. Attilio Russo)

di Sergio Todesco [*] 

Le chiavi d’accesso per misurare in tutta la sua portata il processo che ha avuto come esito una sostanziale eclisse del sacro nel mondo occidentale sono molteplici. In questa sede cercherò di proporne alcune, soffermandomi in particolare su tre di esse. Continua a leggere

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La voce barbara e arcana di Medea da Euripide alla riscrittura di Bonagiuso

Médèa. Arcana opera in canto di G. Bonagiuso (Teatro del Carmine –Salemi, 30 luglio 2023)

Médèa. Arcana opera in canto di G. Bonagiuso (Teatro del Carmine –Salemi, 30 luglio 2023)

di Filippo Triolo 

Da apolide e poi da cittadino di un paese non mio, la mia lingua è diventata la mia vera patria (Luis Sepulveda) 

Introduzione 

Del personaggio di Medea nel corso dei secoli si è scritto e detto di tutto, soffermandosi ora sul tragico infanticidio ora sul dominio dell’uomo sulla donna, sul tradimento, la vendetta, sulla ragione che cede di fronte alla passione e per ultimo ma non per importanza sul tema dell’essere stranieri, esuli in terra d’altri. Continua a leggere

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Gramsci e Pasolini, un dialogo di affinità politiche e intellettuali

317745661_2395589693922414_7809023686731561198_ndi Francesco Virga

L’ anno scorso sono stati pubblicati gli Atti di un importante Convegno di studi, svoltosi a Casarsa della Delizia (UD), intitolato: Il Gramsci di Pasolini. Lingua, letteratura e ideologia, a cura di Paolo Desogus (Marsilio Editori, Venezia 2022). Il curatore degli Atti, pur rilevando che tra i tanti che hanno influito sull’opera di Pasolini «pochi, anzi pochissimi sono stati rilevanti quanto Antonio Gramsci», ha dovuto riconoscere che «il confronto con Gramsci rappresenta ancora oggi una lacuna nella critica pasoliniana» [1]. Il Convegno si prefiggeva di colmare questa lacuna e, visti gli Atti, si può certamente considerare raggiunto l’obiettivo prefisso. Continua a leggere

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Divagazioni intorno a mafie, affari e politica

filedi Lauso Zagato

Il volume cui faccio riferimento, è che sta all’origine delle mie divagazioni, è uscito la scorsa primavera, ed è frutto della collaborazione tra il giornalista d’inchiesta Roberto Leccio e il sociologo Marco Omizzolo, Laboratorio criminale (People ed., Busto Arsizio, 2023). Ha goduto di recensioni positive su testate qualificate, recensioni che si sono anche opportunamente soffermate sui rischi che il lavoro di inchiesta e denuncia ha comportato (e tuttora comporta) per gli autori [1]. Mi pare però che un simile approccio finisca per inchiodare Laboratorio criminale ad un ruolo di libro-inchiesta che a mio avviso gli va stretto e che, comunque, non richiederebbe un ulteriore intervento convergente, ad opera di un non-professionista dell’informazione. Continua a leggere

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Per Arturo ovvero per Antonio

Per Arturo (ph. Gregorio Bertolini)

Per Arturo (ph. Gregorio Bertolini)

di Gregorio Bertolini

“È arrivato lo zio, … è arrivato lo zio …” – gridavano i nipoti, e a quel richiamo, in men che non si dica, la casa dello zio si riempiva di ragazzini assetati di nuove storie, “aspè … ora … tra poco vi racconto quella del …” – iniziava sempre così il primo giorno dello zio dopo il lungo imbarco che lo aveva tenuto lontano da casa diversi mesi.

Quando egli iniziava il suo racconto nipoti e amici sembravano entrare in trance, il silenzio era totale, tutti concentrati quasi in preghiera per non perdere neanche una parola. “… mmm …. oggi vi racconto la storia di Arturo”. – E cominciò: “Antonio era un appassionato di motori …“zio … hai detto Arturo – mormorarono con disappunto i bambini, e lo  zio continuò: “Ehi … non interrompete, lasciatemi raccontare … Continua a leggere

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Il costo della meraviglia

Barcellona, 2023 (ph. Ivana Castronovo)

Barcellona, 2023 (ph. Ivana Castronovo)

di Ivana Castronovo 

Con Social listening, si intende, per grandi linee, un tipo di attività strategica di ricerca dati utilizzata da aziende, brand ed imprese al fine di ottenere una prospettiva accurata in merito alla richiesta sul mercato nel proprio settore di competenza. Questo permetterebbe di strutturare una strategia di marketing al passo con i propri competitor, indirizzando la produzione di servizi e beni in funzione delle necessità e aspettative degli utenti, garantendo così una massimizzazione delle vendite e dei profitti sulla base della domanda.

Queste nozioni introduttive, con le quali io stessa sto da poco prendendo confidenza, non costituiscono il focus di questo breve testo ma sono utili per comprendere un aspetto fondamentale di un fenomeno le cui implicazioni, apparentemente latenti, divengono concretamente rilevanti. Continua a leggere

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A passo lento

A passo lento (ph. Maximiliano Costa)

A passo lento (ph. Maximiliano Costa)

di Maximiliano Costa 

Il tempo scorre inesorabile e il mondo è in continua corsa. Esistono però dei luoghi dove il tempo sembra sospeso e in cui ci si sente avvolti da un alone di magia che ci fa evadere dalla isterica velocità delle città.

 In Sicilia il passo è lento. Qui non esiste una vera e propria unità di misura del tempo e “Ora lo faccio”, tanto per fare un esempio, non ha una tempistica ben precisa, è affermazione vaga, indeterminata, discrezionale.  Il futuro in Sicilia non esiste né nella lingua né nella vita pensata. Continua a leggere

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Eros Fiammetti, Efesto in Val Camonica

Fusine (ph. Eros Fiammetti)

Fusine (ph. Eros Fiammetti)

di Silvia Mazzucchelli 

Nell’antro oscuro di una fucina da tre punti diversi appaiono tre scie abbaglianti. Una ha la forma di una falce, l’altra di una goccia, l’altra di un’elicoide. Si fondono in una. Non si capisce se siano luce, fiamma, metallo rovente, o se terra aria e fuoco si siano fuse in un liquido che cola al suolo, che subito si rapprende e si spegne. Forse è il segno di un dio che vive nelle viscere della terra, un dio che ha insegnato a questi uomini a produrre il ferro perché possano usarlo per lavorare e vivere.   Continua a leggere

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Nozze principesche e congiure nel Vallo di Diano

Valle di Diano (ph. Giulia Panfili)

Vallo di Diano, Teggiano (ph. Giulia Panfili)

di Giulia Panfili

Ad agosto nel Vallo di Diano il centro storico di Teggiano è teatro di una rievocazione medievale con protagonista la principessa Costanza da Montefeltro da cui prende il nome.

Costanza da Montefeltro nacque ad Urbino nel 1466. I suoi genitori erano i raffinati duchi di Urbino Federico II da Montefeltro e Battista Sforza, ritratti nel celebre dittico di Piero della Francesca conservato agli Uffizi. Continua a leggere

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Diario di un viaggio in Uzbekistan

Mura Itchan Kala di Kiva (ph. Nino Pillitteri)

Mura Itchan Kala di Kiva (ph. Nino Pillitteri)

di Nino Pillitteri 

Via si parte, destinazione Samarcanda, Uzbekistan. Ore 05,40 Aeroporto Falcone e Borsellino, ore 09,30 Fiumicino, ore 11,30 per Abu Dhabi con arrivo ore 19 circa. Tutto fila liscio. Decidiamo che possiamo investire le sei ore a girare in autobus e cercarci un ristorante. Appena fuori dall’aeroporto, i 56° serali con tasso di umidità spaventoso non mi permettono di indossare occhiali da vista, ci ho provato più volte ma niente non si può, si appannano le lenti. Città dai grandi spazi con palazzoni anche avveniristici, una città vuota di gente che gira in enormi macchinoni e tra negozi con aria condizionata a 18°, sceicchi dalle candide tuniche di lino bianco portano al braccio pacchetti di Dolce e Gabbana. Nessun uomo in pantaloncini corti o con tatuaggi visibili. Il ristorante eccellente. Continua a leggere

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Il paese svuotato

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

di Michele Santoro 

Altomonte è un paese fra i più belli della Calabria, ricco di storia e di monumenti fra i quali la chiesa di S. Maria della Consolazione del XIV sec., in stile gotico francese, oltre a una torre normanna e al convento dei domenicani dove, verso la fine del ‘500, fu inviato Tommaso Campanella e dove, pare, abbia scritto La città del sole.  Continua a leggere

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