Festival di Sanremo 2024: per una critica della ragion “pura”

Sanremo, Ariston 2024 (fonte AdnKronos)

Sanremo, Ariston 2024 (fonte AdnKronos)

di Valeria Salanitro

Anche quest’anno, milioni di telespettatori si sono ritrovati davanti allo schermo, per partecipare al rito corale che rappresenta, per antonomasia, la culla della canzone italiana. La città dei fiori ospita la 74esima edizione del festival della musica rappresentante il Belpaese, che, a quanto pare, è stato un successo, mediologicamente parlando. Un format strutturato, plasmato e contingente che, anche stavolta, riflette le intuizioni argute e strategi­che del direttore artistico Amadeus, garbato e lungimirante; sia nella scelta del repertorio musicale, che dei/ dei co-conduttori/conduttrici e ospiti internazionali. Continua a leggere

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Pellegrinaggi e de-secolarizzazione

Palermo, Pellegrinaggio al santuario di Santa Rosalia

Palermo, Pellegrinaggio al santuario di Santa Rosalia, 2023 (ph. Rossana Salerno)

di Rossana Salerno 

«Les choses sacrées sont celles que les interdits protègent et isolent; [...] les rites sont des règles de conduite qui prescrivent comment l’homme doit se comporter avec les choses sacrées» (Emile Durkheim, 1912: 56) 

Introduzione 

L’esperienza del “viaggio”, del “cammino”, è all’origine di ogni esperienza umana. L’analisi etimologica permette di selezionare le terminologie dell’andar lontano dal latino “peregrinari” e del “peregrinus” di colui che viaggia lontano, entrambe derivano dall’avverbio “peregre”: attraverso il territorio o il campo. Continua a leggere

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Identità in rete: negoziazioni per costruire sé stessi

La reclame (ph. Leandro Salvia)

Identità in vetrina (ph. Leandro Salvia)

di Leandro Salvia

I social media rappresentano forme di vita collettiva al cui interno si situano processi di costruzione di senso identitari che valgono sia per il singolo individuo sia per la comunità a cui esso appartiene. Facebook, Twitter (X), Instagram, Tik Tok sono teatro di variabilità di fatti e comportamenti umani i cui meccanismi non possono più essere trascurati dagli studiosi. Le nuove tecnologie di comunicazione e relazione digitale hanno mutato, infatti, in maniera decisiva, le coordinate su cui si articola il rapporto tra l’uomo e il mondo, innovando i concetti di spazio e tempo e mutando le forme delle relazioni sociali. Continua a leggere

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Sequenze teatrali e sonorità rituali nella Pasqua in area messinese

img-20210317-wa0045-1di Mario Sarica 

Luogo elettivo della memoria rituale e di una devozione fortemente radicata, avvertita anche dalle nuove generazioni, la Pasqua siciliana nel dispiegarsi delle scene di quel singolare teatro popolare che è la Passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, disvela in maniera eclatante i tratti costituivi della propria cultura, le lontane origini storiche, i valori condivisi, sia sacri sia profani, le specifiche devozioni, gli elementi cerimoniali esclusivi, i segni del visibile e dell’invisibile, e dunque l’adesione piena ad un sentimento umano condiviso di appartenenza. Continua a leggere

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La scuola in mezzo al guado

professore-aggredito-dagli-studenti-foto-genericadi Giuseppe Savagnone 

Professori sotto attacco

I segnali della crisi della scuola sono così evidenti che se ne stanno accorgendo perfino l’opinione pubblica – sempre molto distratta su questo tema – e la politica, che l’ha sempre messo in secondo piano. Il moltiplicarsi delle violenze ai danni di dirigenti scolastici e docenti, da parte di genitori e alunni, è forse il più clamoroso di questi segnali. Dallo scorso settembre ai primi di febbraio ben 26 casi! Con un aumento esponenziale rispetto allo stesso periodo dell’anno scolastico passato, che in totale, alla fine, ne aveva comunque registrato il ragguardevole numero di 37. Continua a leggere

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Piccolo Manifesto di spiritualità laica

Faith and gratitudedi Laura Rosella Schluderer 

Come tutti i tempi, il nostro tempo è un tempo di transizione. Sappiamo, in un certo modo, fino a un certo punto, “da dove veniamo”, ma l’orizzonte del “dove andiamo” ci appare nebuloso e incerto. E se questo è sempre ontologicamente vero del futuro, forse in questo tempo più che in altri, manca collettivamente e individualmente la percezione di un orientamento, una direzione, un senso. Immersi in un mondo policentrico, travolti da un proliferare di immagini e “copie di copie”, siamo assuefatti all’effimero e all’ingannevole, al momentaneo e al transitorio; e se da un lato questa è la dimensione costitutiva della vita umana, dall’altro quasi sempre i tempi prima di noi hanno cercato di fornire rimedio a questa strutturale mancanza tramite orizzonti religiosi, spirituali, filosofici, ideologici, politici. Continua a leggere

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Poesia e guerra, quelle parole urgenti e necessarie di Ungaretti

san-martino-del-carso-ungaretti_2777479di Fabio Sebastiani 

Giuseppe Ungaretti, in un frammento colto dalle teche Rai (e pubblicato su youtube tre anni fa) propone una riflessione fondamentale sul nesso tra poesia e guerra; o meglio, sulla sostanza della “parola necessaria” che sembra scaturire, stando alla lettera di quello che racconta il grande poeta della sua esperienza in uno dei fronti della Prima Guerra mondiale, dall’animo dell’uomo nel momento in cui l’individuo si trova in una situazione così definitiva, così vicino alla morte, sua e degli altri individui. Questa la trascrizione letterale dell’intervento di Ungaretti. Continua a leggere

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Se un villaggio in Marocco indica la strada. Il graphic journalism racconta nuove connessioni

Tavole del graphic novel in preparazione (ph. Antonella Selva)

Tavole del graphic novel in preparazione (ph. Anita Paolicchi)

di Antonella Selva 

Qualche anno fa pubblicai un libro di graphic journalism in cui intrecciavo un collegamento ideale tra tre località remote, accomunate solo dall’essere percepite come “periferiche”, in cui si erano svolte vicende che in qualche modo mi sembrava “risuonassero” una con l’altra. Il libro si intitolava Cronache dalla periferia dell’impero (2018, Nuova S1 Edizioni) e le località descrivevano un triangolo ideale ai cui vertici si trovavano la piccola isoletta di Raasay nell’arcipelago delle Ebridi, al largo della costa della Scozia, il minuscolo villaggio di Smira, ingoiato dal deserto dell’Anti Atlante, nel sud-est del Marocco, e Rosarno, nella piana di Gioia Tauro, in Calabria. Continua a leggere

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Scuola, dialetto e dialettalità nella società multiculturale

Fase di lavoro progetto "Parole migranti" (ph. Antonio Serradifalco)

Fase di lavoro progetto “Parole migranti” (ph. Antonio Serradifalco)

di Antonio Serradifalco

La scuola al plurale

Immigrazione, multiculturalismo e scuola sono temi strettamente interconnessi, ambiti di una complessa realtà in cui è quanto mai necessario un riadattamento continuo di pratiche di integrazione/inclusione che abbiano come presupposto la valorizzazione delle differenze. Come scrive Enzo Colombo, Continua a leggere

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Santa Lucia, un quartiere napoletano in trasformazione: da borgo marinaro a luogo di loisir

Spiaggia del Chiatamone

Spiaggia del Chiatamone

di Maria Sirago 

Introduzione

Il borgo marinaro di Santa Lucia, che si estendeva fino alla spiaggia del Chiatamone, era un pittoresco rione napoletano abitato dai “luciani” marinai, pescatori e sommozzatori, pescivendoli, ricordati in modo idilliaco nelle Eclogae piscatoriae (1526) dal poeta Jacopo Sannazaro, che descriveva la città partenopea come un incantato giardino in riva al mare. Continua a leggere

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Sicilia felix, Sicilia irredimibile

9788858152522di Orietta Sorgi 

Alberto Moravia sosteneva, a proposito dell’America latina, che all’isolamento geografico e alla povertà economica di un Paese si accompagna sempre una grande ricchezza culturale. Lo stesso potrebbe dirsi in fondo della Sicilia, un’isola dalle mille contraddizioni, dove a meravigliosi paesaggi naturali, rovine archeologiche millenarie e monumenti artistici di grande pregio si oppongono le catastrofi ambientali, la criminalità mafiosa, le precarie traversate a mare con i tragici approdi dei migranti, la povertà e la disoccupazione.  

Ma forse è tutto questo che sta alla base di quel sentimento di attrazione/repulsione che lega chi è nato in Sicilia, o chi è scappato via, chi è passato per caso e ha finito col mettervi le radici: un Mal di Sicilia, lo definisce Francesco Terracina, giornalista dell’Ansa e scrittore, così intitolando il suo ultimo volume edito da Laterza. Continua a leggere

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Un repertorio ritrovato. I Canti popolari raccolti da Tommaso Cannizzaro

t-cannizzaro-canti-popolari-del-messinesedi Sergio Todesco

Accade raramente che uno studioso di tradizioni popolari, imbattendosi in un repertorio inedito di preziosi materiali manoscritti, anziché “saccheggiarli” a proprio vantaggio incamerandoli nei propri scritti, decida di trascriverli pazientemente al fine di farli conoscere all’intera comunità degli studiosi. Ciò è quanto è avvenuto nel caso di Nino Falcone, amante di cose siciliane e acuto folklorista, il quale negli anni di suo incarico alla direzione della Biblioteca e dell’Archivio Comunale di Messina rinvenne dodici quaderni nei quali il messinese Tommaso Cannizzaro aveva pazientemente trascritto oltre tremilacinquecento canti popolari da lui raccolti nell’area nord-orientale dell’isola intorno alla metà dell’Ottocento. Continua a leggere

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Ripensando Giuliana Saladino e la civile nobiltà del suo romanzo

9788838915581di Giuseppe Traina  

Santo Piazzese, scrittore sopraffino e gentiluomo impareggiabile, mi onora da molti anni della sua amicizia. Nelle nostre conversazioni uno degli argomenti per me più gratificanti è ascoltare il racconto [1] dei suoi rapporti con Elvira Sellerio e con la casa editrice che ha pubblicato tutti i suoi libri. Una volta gli chiesi quale fosse il suo libro preferito tra quelli pubblicati nella collana “La Memoria”: non ci pensò due volte e rispose che era Romanzo civile di Giuliana Saladino, che io, mea culpa, avevo appena sentito nominare. Naturalmente, lo acquistai e lo lessi subito. E me ne innamorai: e così è stato per le altre persone a cui ho avuto modo di consigliarlo. Continua a leggere

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Il rapporto uomo-natura nei Malavoglia di Verga: una prospettiva ecologica

9788817067096_0_536_0_75di Alessia Vacca

Il concetto di natura nelle opere verghiane e, in modo particolare, nei Malavoglia è nettamente scisso dalla cornice paesaggistica: la prima si caratterizza per dinamicità e forza motrice che influiscono sull’azione psicologica dei personaggi, mentre il paesaggio è connotato maggiormente in ottica suggestiva e lirica ovvero «un’intenzione espressiva concernente il particolare»[1] che condensa a pieno il dramma dell’esistenza umana, inficiando ogni ulteriore descrizione. Il modello più esemplificativo si trova in un dialogo, tratto dal romanzo, fra Barabba e il figlio di Bastianazzo: «Lo vedi dove si è persa la Provvidenza con tuo padre? – disse Barabba; – laggiù al Capo, dove c’è l’occhio del sole su quelle case bianche, e il mare sembra tutto d’oro» [2]. I colori bianco e oro e la luminosità dell’occhio solare sono una fotografia perfetta di un ricordo tragico, della sofferenza, muta e profonda, di un figlio che ha perduto il padre e della rassegnazione che questa condizione ineluttabile comporta. Continua a leggere

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Io credo negli esseri umani. Ritratti di vita

Io credo negli esseri umani (ph. Zino Citelli)

Ritratti di vita (ph. Zino Citelli)

di Zino Citelli 

Da quando mi occupo di fotografia di strada ho sempre cercato di focalizzarmi sui volti dei soggetti che ho incontrato, sulle loro espressioni e sui loro sguardi che spesso ci raccontano – involontariamente, indirettamente – le loro emozioni e le loro storie. 

Parlare con le persone che ho incontrato per strada mi ha aiutato a stabilire un canale diretto e intimo di interazione e di dialogo, sempre nel rispetto di coloro che si sono offerti al mio obiettivo fotografico. Continua a leggere

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Tra colpi di mortai e nuvole di fumo, la guerra

Invasione turca delal Siria, 2019 (ph. Eugenio Grosso)

Invasione turca del nord-est della Siria, 2019 (ph. Eugenio Grosso)

di Eugenio Grosso [*]

La morte è una nube che avvolge tutto. Mi ha accolto all’arrivo in Siria e mi ha accompagnato durante queste due settimane, guardandomi da lontano e mostrandosi solo a volte, per poi tornare a nascondersi.

Ieri mi si è parata davanti in tutto il suo maestoso terrore. E adesso la vedo ovunque.
 Nell’affollato bazaar di Qamishlo, circondato dalle urla dei venditori, cerco freneticamente un segno, una premonizione che mi aiuti a schivarla di nuovo. Continua a leggere

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Nella nebbia l’incanto

Nella nebbia l'incanto (ph. Andrea Lattuca)

Nella nebbia l’incanto (ph. Andrea Lattuca)

di Andrea Lattuca

Il piacere che si prova attraverso le orecchie si chiama «incantesimo», quello che si prova con gli occhi si chiama «fascino». Nebbia: suggestione nella fotografia, dove la foschia risulta essere una scenografia surreale ma che può essere il soggetto dell’immagine.

Che sia incantesimo, fascino o altro, quel che a volte si apre davanti agli occhi, lascia senza fiato. Ho imparato ad apprezzare la nebbia, sono cresciuto avvolto dalla nebbia, quella bella densa, spesso umida, che ovatta e trasforma la vita quotidiana in un’immagine onirica. Una nube che protegge, che avviluppa i corpi e sembra attenuare il rumore dei passi. Continua a leggere

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Giovanni Tancredi e i bambini. La fotografia come pedagogia

La casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

La Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

di Silvia Mazzucchelli 

Un folto gruppo di bambini è in posa lungo la scalinata di un edificio. Al centro, come un solido nucleo nero, posano i maschietti nell’uniforme fascista di Figli della Lupa: pantaloncini scuri, camicia nera, fazzoletto annodato al collo e il fez. Ai lati, in netto contrasto cromatico, la corrispondente uniforme femminile, con camicia bianca, gonna nera e cappello nero. Attorno, a fare da corona ai Figli della Lupa, alcune file di bambine che indossano un semplice grembiule grigiastro, di un bianco ben diverso dal nitore delle camicette delle loro coetanee in divisa. Continua a leggere

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Chernobyl, trent’anni dopo

Chernobyl (ph. Pierpaolo Mittica)

Chernobyl (ph. Pierpaolo Mittica)

di Pierpaolo Mittica 

Il mio viaggio personale a Chernobyl è iniziato nel 2002 e ho capito subito che lassù c’era molto da raccontare: storie incredibili, storie nascoste, vite spezzate, ingiustizie, ma anche resilienza e amore per quella terra persa per sempre. Da allora, non ho mai smesso di andare in quelle terre. Sono stato affascinato e rapito da Chernobyl e mi sono innamorato del luogo e della sua gente.  Continua a leggere

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I Giganti di Aidone

I Giganti di Aidone (ph. Gaetano Pagano)

I Giganti di Aidone (ph. Gaetano Pagano)

di Gaetano Pagano

I riti pasquali in Sicilia hanno costituito incontestabilmente uno dei momenti maggiormente celebrati e documentati dall’etnofotografia. La sfilata e la corsa dei “giganti” o “sanpauluni” di Aidone ne costituiscono un significativo esempio: sia per la spettacolarizzazione dei personaggi che per la dinamicità della rappresentazione.

In ogni caso – è bene precisarlo – si tratta di modalità che nella forma rappresentativa e nella modalità esecutiva non sono esclusivi della festa aidonese. In tanti altri centri siciliani è (o era) possibile incontrare, nel corso dei festeggiamenti pasquali, oltre che ai precedenti momenti rituali della Settimana Santa, figure che fanno da cornice all’incontro tra la Madre ed il Figlio resuscitato. Continua a leggere

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La Desolata, canto di dolore in questo nostro tempo di guerra

Desolata (ph. Giulia Panfili)

Desolata (ph. Giulia Panfili)

di Giulia Panfili 

Il sabato mattina della Settimana santa a Canosa di Puglia si celebra la processione della Madre Desolata. Tra il venerdì di Passione e la domenica di Resurrezione, la Madonna Addolorata sta davanti al sepolcro del figlio sovrastato da una croce vuota con un angelo che la consola. Continua a leggere

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La danza delle ‘ntuppatedde

La danza delle 'ntuppatedde (ph. Rosa Salvia)

La danza delle ‘ntuppatedde (ph. Rosa Salvia)

di Rosa Salvia 

«A Catania la quaresima vien senza carnevale; ma in compenso c’è la festa di Sant’Agata,  – gran veglione di cui tutta la città è il teatro – nel quale le signore, hanno il diritto di mascherarsi, sotto il pretesto d’intrigare amici e conoscenti, e d’andar attorno, dove vogliono, come vogliono, con chi vogliono, senza che il marito abbia diritto di metterci la punta del naso. Questo si chiama il diritto di ‘ntuppatedda, diritto il quale dovette esserci lasciato dai Saraceni». Così Giovanni Verga nel racconto La coda del diavolo. Continua a leggere

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La strada e i suoi personaggi in cerca di autore

La strada (ph. Tiziana Sparacino)

La strada e i suoi personaggi (ph. Tiziana Sparacino)

di Tiziana Sparacino 

Come si calcola in termini socio-economici il valore del “capitale umano”? Esso rappresenta la capacità di generare “ricchezza” di un individuo? Allora il suo contrario è identificabile come marginale, trascurabile, accidentale, ininfluente?

Nel mio lavoro fotografico ho cercato di dar voce al “contrario” del capitale umano, a quanto attiene al valore intrinseco della persona, fatta di debolezze, fragilità, emozioni, incompetenze, deficienze ovvero mancanze. Continua a leggere

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SOMMARIO N. 65

Mazara del Vallo, chiesa di san Francesco, parrt. (ph. Nino Giaramidaro)

Mazara del Vallo, chiesa di san Francesco, part. (ph. Nino Giaramidaro)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Maurizio Ambrosini, Dal decreto Cutro all’accordo con l’Albania: le politiche migratorie del governo Meloni; Linda Armano, Questioni di scala: come affrontare la sostenibilità dal punto di vista umano; Alberto Giovanni Biuso, Che cos’è la Filosofia teoretica; Caterina Bonvicini, Le luci in Sar Libica; Paolo Cherchi, Serpenti a mensa tra le posate e le portate; Francesco Coletta, Matilde Messina, Alleanze da rifare per un ambiente-in-crisi: prospettive relazionali per l’apicoltura;  Continua a leggere

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EDITORIALE

Misterbianco (ph. Salvina Chetta)

Misterbianco (ph. Salvina Chetta)

Si sbagliava David Ben-Gurion, l’uomo politico fondatore dello Stato d’Israele che ha governato ininterrottamente dal 1948 al 1963. In quegli anni aurorali di generose speranze affermava che «i vecchi moriranno e i giovani dimenticheranno». Si sbagliava il vecchio padre del sionismo perché «l’odio – ricorda Ignazio Buttitta in una sua poesia – è analfabeta e scrive pagine di storia sgrammaticate». Quella scia di sangue lungamente cumulata e trapassata attraverso le generazioni è giunta fino a noi col suo carico di memorie, di lutti e di violenze, le sue “meridiane di morte”, l’“eco fredda e tenace” della “scienza esatta persuasa allo sterminio”. Le parole dei poeti illuminano le tenebre in cui ci muoviamo a tentoni, sono il doloroso viatico per orientarci nel nonsenso della guerra e risalire all’universalità della condizione umana. Continua a leggere

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Dal decreto Cutro all’accordo con l’Albania: le politiche migratorie del governo Meloni

no-al-decreto-cutro-sabato-20-maggio-parma-in-piazzadi Maurizio Ambrosini 

Quando nelle società riceventi si discute d’immigrazione, s’intende in realtà la mobilità umana problematica. Il nostro sguardo sugli spostamenti attraverso le frontiere è selettivo, anche e soprattutto quando non ce accorgiamo. E non si tratta soltanto di percezioni o atteggiamenti socialmente condivisi, ma di prospettive che si riflettono sulle definizioni politiche e sulla produzione normativa. Continua a leggere

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Questioni di scala: come affrontare la sostenibilità dal punto di vista umano

copertina-1di Linda Armano

Introduzione 

La capacità degli antropologi di sperimentare costantemente metodologie del lavoro etnografico, cercando contemporaneamente di preservarne la peculiare sensibilità nell’indagare la questione umana, è una prova tangibile della malleabilità e della resilienza di questo approccio alla ricerca. Tale metodo di apprendimento del mondo è particolarmente importante nell’analisi multi-scala della ricerca etnografica (Clark, Szerszynski 2020). Oggi, etnografi e ricercatori qualitativi interagiscono in un ambiente in cui il loro lavoro viene letto, citato e valutato anche da esperti di altre discipline come demografi, sociologi quantitativi, economisti ed esperti di management (Small 2009). Continua a leggere

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Che cos’è la Filosofia teoretica

Raffaello, Filosofia, Volta della Stanza della Segnatura

Raffaello, Filosofia, Volta della Stanza della Segnatura

di Alberto Giovanni Biuso 

Filosofia 

Le previsioni/profezie sulla morte della filosofia – che significa per lo più il confluire della filosofia in altri saperi – sono sempre state smentite. Questo vale per il passato più o meno lontano e vale ancor di più per un presente nel quale «le discipline filosofiche come tali hanno rivelato una vitalità insospettata di fronte alle trasformazioni della società post-industriale, dall’informatica alla bioetica passando per le scienze cognitive» [1]. La filosofia è infatti oggi un sapere assai vitale, diffuso e pervasivo. Continua a leggere

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Le luci in Sar libica

Mediterraneo (ph. Valerio Nicolosi)

Mediterraneo (ph. Valerio Nicolosi)

di Caterina Bonvicini 

A bordo di una nave Ong, pattugli il Mediterraneo in Sar libica, in acque internazionali, a ventiquattro o trenta miglia da Tripoli o da Zawiya. In poche parole, sei in mezzo al nulla. Quali luci puoi mai vedere? Certo non quelle della costa. 

Ma intorno alle piattaforme petrolifere può nascere un equivoco. È uno dei rari luoghi al mondo che si possono ancora definire accessibili a pochi. Sicuramente è più frequentato l’Everest. È il paesaggio più sinistro che abbia mai visto, e provoca allucinazioni. Continua a leggere

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Serpenti a mensa tra le posate e le portate

2813317di Paolo Cherchi [*] 

A Giuliana Adamo 

Un passo del De vita solitaria di Petrarca offre uno squarcio sulle ore del pranzo di una persona che l’autore designa semplicemente come l’occupatus ovvero l’indaffarato. Si ricorderà – l’episodio è celebre e spesso antologizzato – che questo personaggio rappresenta la persona facoltosa che passa le proprie giornate amministrando i suoi affari tanto che non ha mai per sé un momento della giornata, ed è un personaggio che ha il suo opposto nell’uomo solitarius da intendere come una persona impegnata negli ozii letterari, quindi padrone del proprio tempo capace di vivere in armonia con il tempo, seguendone il ritmo e i doveri che questo impone in modo naturale. Continua a leggere

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Alleanze da rifare per un ambiente-in-crisi: prospettive relazionali per l’apicoltura

Apiraio a 1400 metri di atitudine (ph. Matilde Coletta)

Val Camonica, Apiaio a 1400 metri di altitudine (ph. Francesco Coletta)

di Francesco Coletta, Matilde Messina [*] 

Il silenzio dell’alveare 

Da decenni l’allarme sull’estinzione degli impollinatori spopola nella cultura mainstream proliferando in numerose campagne di sensibilizzazione promosse da governi, associazioni e privati. La cosiddetta Sindrome da spopolamento dell’alveare (SSA), anche conosciuta come Colony collapse disorder (CCD) resta uno degli enigmi più angoscianti dell’apicoltura moderna. Dopo il primo caso negli USA nel 2006, in pochi anni, il fenomeno ha interessato anche il continente europeo e quello asiatico. Si tratta di una patologia controversa e i tossicologi non sono riusciti a tracciare un’eziologia chiara all’improvvisa e repentina scomparsa delle api adulte che abbandonano la regina e le scorte di miele senza lasciare traccia di malattie o contaminazioni nell’arnia deserta. Continua a leggere

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Democrazia, democratura e nonviolenza

aristotele-naturadi Andrea Cozzo 

«Molte delle cose che sembrano democratiche mandano in rovina le democrazie, (…) poiché ignorano che, come c’è un naso che, benché sia deviato (rispetto alla linea diritta, che è la più bella) verso una forma aquilina o schiacciata, tuttavia è ancora bello  e gradevole alla vista, però, nel caso che uno lo tenda ancora di più verso l’eccesso, dapprima perderà la proporzione della parte e alla fine non sembrerà più nemmeno un naso, (…) allo stesso modo stanno le cose per le diverse forme costituzionali» (Aristotele, Politica 1309b 20 sgg.).  Continua a leggere

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Segni, sintomi e sentinelle: la reciprocità tra umani e non-umani ai tempi dell’Antropocene

antropocene-1-_1_di Elisabetta Dall’Ò 

Antropocene, “noi umani” e la nostra agency di specie

Da oltre un ventennio è entrato a far parte del lessico comune un termine tecnico-scientifico coniato con l’idea di mettere assieme il tempo dell’umanità con quello della Terra: si tratta dell’“Antropocene”. Correva l’anno 2000 quando il premio Nobel olandese Paul Crutzen, direttore del Max-Planck Institute di Chimica a Magonza, conosciuto per le sue ricerche sulla chimica dell’atmosfera e sul buco dell’ozono, sosteneva che il clima era stato talmente influenzato dalle attività umane, da rendere oramai impossibile parlare di un periodo climatico naturale. Continua a leggere

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La Costituzione, la magistratura, la mia vita

gazzetta-costituzione-italianadi Beniamino Deidda [*] 

Devo dire subito che io ho avuto un’infanzia molto normale, e, nel mio ricordo, anche felice, e una giovinezza molto simile a quella di tanti altri ragazzi. Mi piaceva molto giocare a pallone, forse anche perché mi riusciva bene. Avrei giocato a qualsiasi ora della giornata, ma c’era da studiare, un impegno su cui i miei genitori erano inflessibili. Studiare mi piaceva meno che giocare al calcio, ma, poiché dovevo farlo, mi applicavo senza molto entusiasmo e con risultati apprezzabili. Poiché non potevo sempre giocare a pallone, nelle lunghe giornate prive di qualsiasi altro svago o distrazione (non c’era televisione, solo la radio, molto austera), mi dedicavo alla lettura. Ho letto di tutto da bambino e da ragazzo: dal Corriere dei Piccoli a Jack London, da Salgari a Conrad. La lettura è stata un vizio in quegli anni, forse anche una sorta di droga, fino a che a 17 anni ho scoperto i romanzieri russi. Da allora la lettura è stata anche un godimento e poi è diventata una necessità. Continua a leggere

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Muri bianchi. Appunti gattopardeschi

racconti_tomasi-di-lampedusa_feltrinellidi Aldo Gerbino 

Non son farfalle, son ombre leggiere

sui muri bianchi e grigi

del ricordo.

[Filippo De Pisis, da Ombre, 1942; 2003] 

Sui depisisiani muri bianchi si proiettano ombre leggere simili a quelle che ritroviamo nella tremula e sfuggente realtà notturna di Lucio Piccolo. Due condizioni spirituali nate dal disagio inaspettatamente trasformate in parole e segni di forte impatto creativo. Una energia che conduce alle Ombre di Ernst H. Gombrich: ombre proiettate da abitatori di quadri o di stanze in improvvisi guizzi di luce e che, pur nella loro persuasiva incorporeità, si rendono oggettivi, si consolidano in ‘altra’ inoppugnabile realtà per il sol fatto d’essere visti, guardati, rappresentati. E, nel rammemorare, il ricordo possiede molto dell’ombra e dei suoi abitatori tutt’altro che effimeri e inconsistenti. Continua a leggere

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Si può fare a meno della cultura? L’eredità di Marshall Sahlins

qdi Dario Inglese 

Che quello antropologico non sia uno sguardo oggettivo e distaccato rispetto alla realtà è un dato di fatto ormai assodato. L’antropologia, in quanto discorso posizionato sull’altro, non si limita infatti a rappresentare fedelmente oggetti concretamente esistenti là fuori, bensì li produce (e riproduce) secondo strategie metodologiche, epistemologiche e retoriche che mirano a estrarli dal continuum storico-sociale in cui sono immersi. Tutto il discorso antropologico, dunque, è “finzione”: non nel senso che sia gratuito rispetto al reale, bensì perché pretende di fissare istantanee all’interno del flusso continuo dell’esistenza. La confusione tra modelli e realtà probabilmente arriva da qui, da questo paradosso che costringe i ricercatori a convivere con i propri interlocutori e a stare nella relazione solo per portare a casa delle fotografie che, una volta scattate, vengono decontestualizzate e rese inevitabilmente altrealtre dall’ambiente in cui sono state raccolte e in fin dei conti altre rispetto al mondo da cui proviene il ricercatore. Continua a leggere

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Muoversi e operare nella complessità: alcuni mutamenti dopo l’emergenza pandemica

complessita-umanadi Grazia Messina

Qualche settimana fa Maura Gangitano e Andrea Colamedici [1], due giovani filosofi promotori di stimolanti dibattiti, hanno avviato sui social un partecipato confronto relativo all’abuso che si sta abbattendo su un termine invero assai delicato: quello di complessità. Vorrei partire proprio dalle loro parole nella riflessione che intendo qui proporre. Innanzitutto perché richiedono uno spazio di senso in apertura, come gli stessi autori puntualizzano, e poi perché finalmente indicano una direzione da seguire quando il termine viene chiamato in causa:  Continua a leggere

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Hibernia (non) capta: contatti, influssi e relazioni fra l’Irlanda antica e il mondo romano

Archeologia romana in Irlanda

Archeologia romana in Irlanda

di Alessandro Perduca 

Saepe ex eo audivi legione una et modicis auxiliis debellari obtinerique Hiberniam posse; idque etiam adversus Britanniam profuturum, si Romana ubique arma et velut e conspectu libertas tolleretur [1].

Esiste una sostanziale asimmetria nel quadro dei rapporti fra il mondo del Mediterraneo romano e l’arcipelago britannico [2]. Alla pletora di informazioni di ordine documentario, storico e archeologico della Britannia conquistata e colonizzata dai Romani, corrispondono testimonianze frammentarie circa l’influsso della civiltà romana sulla vicina Hibernia [3], mai conquistata, ma capace nel tempo di organizzare ed evolvere con originalità sorprendente in epoca precristiana e cristiana il portato di un’inevitabile contatto ancorché esclusa dalla tutela imperiale e dall’evoluzione culturale principale della Romania propriamente detta. Continua a leggere

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Valori della letteratura: la molteplicità. Ricordando Italo Calvino

71sgj0uwsgl-_ac_uf10001000_ql80_di Antonio Pioletti 

                                               […] ci sono cose che solo la                                                            letteratura può dare                                                                   coi suoi mezzi specifici 

                                        Italo Calvino, Lezioni americane 

Come ben noto, Italo Calvino nella Premessa alle sue Lezioni americane [1], oltre che la leggerezza, la rapidità, l’esattezza e la visibilità, indica la molteplicità fra i «valori o qualità o specificità della letteratura» che gli stanno a cuore e alimentano la sua fiducia nel futuro della letteratura nel nuovo millennio che si approssimava. E il capitolo che le dedica prende inizio da un riferimento a Carlo Emilio Gadda che  Continua a leggere

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Molteplicità degli Io. Una critica hessiana alla decadenza borghese

81yoaifeel-_sl1465_di Luca Renzi 

Se si volesse partire da una considerazione ‘alta’ del tema, si dovrebbe necessariamente far riferimento ai tre “maestri del sospetto” del pensiero moderno e per certi aspetti postmoderno, vale a dire Marx, Nietzsche e Freud. I loro orientamenti sono tipici della tensione della modernità, o meglio della tensione tra la volontà di ‘sospettare’ e la volontà di ascoltare, che insieme animano l’ermeneutica. Ricœur considerava fondamentali i tre maestri, che definirono falsa quella scienza di matrice cartesiana. I tre hanno mostrato rispettivamente, e ognuno a modo suo, che dietro le grandi certezze vi sono i valori socio-economici, la volontà di potenza e l’inconscio. Vedremo – ma questo sarà oggetto di una trattazione più vasta – che almeno due di questi valori rientrano nella trattazione relativa a Hesse. Continua a leggere

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Il trono è ancora vuoto. Retoriche della violenza e strategie della gerarchia tra potere mediatico, politico e accademico

davdi Pietro Vereni

Premessa 

Ho riletto con un certo patema il testo che segue, per diverse ragioni. Da un lato gli eventi di cui narro mi hanno costretto a fare i conti con un me passato di cui stavo perdendo memoria, e non è sempre piacevole avere a che fare con forme di pensiero che ci devono essere attribuite per ragioni storiche ma dalle quali ci siamo decisamente allontanati per un sensibile slittamento sottostante dell’orizzonte morale di riferimento. Essere in disaccordo con sé stessi, insomma, non è affatto piacevole, anche se questo maledetto “vissuto”, e la sua dissonanza cognitiva, si affacciano sempre più frequentemente, in modi diversi, nella mia vita. Continua a leggere

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«Se Gaza è specchio della storia»

Compianto a Gesù, Santuario di San Vivaldo

Compianto a Gesù, Santuario di San Vivaldo

di Franca Bellucci 

L’Europa e i suoi Paesi, dopo decenni di avanzamento in pace, ecco, ora sentono guerra. Ricapitolo i punti essenziali: questa condizione si è verificata negli ultimi due anni, per due situazioni. Una vige dal 24 febbraio 2022, sul confine orientale, per sostenere il diritto dell’Ucraina a candidarsi, appunto in Europa, svincolandosi dal legame con la Federazione russa: ente che, per impedirne la mossa ha aggredito il Paese. La seconda si prolunga nel territorio israelo-palestinese dal 7 ottobre 2023, giorno in cui il gruppo Hamas ha compiuto un atto nefando, provocando lo Stato di Israele alla guerra: a quella data, Hamas ha fatto una irruzione sanguinaria e proditoria, con una strage di oltre mille vittime e la riduzione in prigionia di circa 250 persone, adulti e bambini. Continua a leggere

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Il mito della pace: per la fondazione di una eirenelogia interculturale

Eirene e Pluto (Louvre Parigi)

Eirene e Pluto (Louvre Parigi)

di Leo Di Simone 

Si può affermare che la pace sia il mito prevalente del nostro tempo? Costruirlo può equivalere a costruire la pace nel concreto? Sarebbe bello costruire un mito per ottenere pace, ma il mito non si costruisce a priori, e semmai è il racconto del vissuto, di un vissuto drammatico sin dalla sua origine, di come il pensiero umano “immagina” il dramma dell’origine, l’origine della storia umana fino al presente frastornato dai fragori della guerra. È nel mito, anzitutto, che bisogna indagare, perché rimanda ad un’origine più remota, alla ricerca di uno sfondo primordiale.

Oggi un mito forte sembra essere quello della “guerra” che mette in ombra la pace di cui si parla continuamente ma più se ne parla più sembra sfuggirci: se ci fosse, e fosse forte del suo significato originario, quello divino e universale, non ci sarebbe bisogno di parlarne tanto. Continua a leggere

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La fine del “paradigma Oslo”

Oslo,  13 settembre 1993

Oslo, 13 settembre 1993

di Mattia Giampaolo

Introduzione

All’indomani del 7 ottobre del 2023 è tornata con una certa forza al centro del dibattito la questione palestinese. Con una certa insistenza, al di là della retorica, i grandi media e la politica tutta sono impegnati a dibattere su come implementare la ‘Pace in Medio Oriente’. Tuttavia a guardare bene le cose ci si accorge sempre di più che già da tempo la Palestina e i palestinesi hanno messo un punto definitivo a quello che è stato conosciuto come ‘il processo di pace in Medio Oriente’. Continua a leggere

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Tutte le guerre sono una sconfitta

gUERNICA DI pICASSO (PART.)

Guernica, di Picasso (part.)

di Vincenzo Guarrasi [*]

                                   “Considerate la vostra semenza:

fatti non foste per viver come bruti…”

(Inferno, Canto XXVI)

Qualcosa di umano 

La guerra è qualcosa di umano. Gli alberi non si fanno la guerra. Gli animali non si fanno la guerra. Cosa vuol dire allora che “la guerra è qualcosa di umano”? Che essa appartiene alla natura umana? No, la guerra non appartiene alla natura, neppure alla natura umana. E allora? Se non appartiene al mondo naturale, non può che attenere alla sfera della cultura. Qualcosa di appreso – ovvero, non trasmesso geneticamente – che impariamo nel corso della storia. Qualcosa che impariamo gli uni dagli altri. La violenza genera odio, l’odio genera violenza. Ecco come si attiva la spirale della guerra. Ecco come la guerra genera guerra [1]. Continua a leggere

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«De tregua et pace». Considerazioni sulla illiceità della guerra e sulle dinamiche della pace nella canonistica classica

La colomba della pace indossa il giubbotto antiproiettile, di Banksy

La colomba della pace indossa il giubbotto antiproiettile, di Banksy

di Antonio Ingoglia

Sulla guerra nella dottrina canonistica dell’epoca “d’oro”: da Graziano a Rufino 

Al suo primo affermarsi come religio pubblica, il cristianesimo si trovò di fronte al problema della liceità del ricorso alle armi da parte dei fideles contro i propri simili, che erano sovente anche correligionari. Già alcuni esponenti della patristica dei secoli in cui era cessata la persecuzione, s’industriarono ad affrontare l’accusa in realtà non nuova di indebolire, con il loro costante richiamo al principio evangelico della pacifica convivenza “quae est effectum charitatis”, l’ordine costituito dell’Impero [1]. Continua a leggere

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La Pace è scritta nella parola Islàm

Il Corano

Il Corano

di Massimo Jevolella 

Un equivoco fatale 

Papa Francesco ha ripetutamente condannato l’uso strumentale della religione fatto dagli estremisti che fomentano e scatenano guerre e azioni terroristiche invocando il nome di Dio. «La verità – ha scritto il Pontefice nell’enciclica Fratelli tutti, § 282 – è che la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni». Il termine “deformazioni” ha l’apparenza di un giudizio abbastanza morbido, ma a ben riflettere non lo è affatto: si tratta in realtà di una condanna severa e radicale, perché le strumentalizzazioni della Parola divina costituiscono il peccato forse più grave che si possa commettere contro lo Spirito («Qualunque peccato e bestemmia saranno perdonati agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata»: Matteo, 12, 31). Continua a leggere

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“Un razzo non è niente”. Condividere il dolore, oltre i confini tra Israele e Gaza, all’inizio della guerra

istock-504737111-_1_di Alexander Koensler

Arazim 

I muri di cemento grezzo tremavano di tanto in tanto. Quando l’allarme funzionava bene, avevamo 90 secondi per scendere una piccola scala di metallo nel rifugio. Quando invece l’allarme non funzionava, era il tonfo delle detonazioni a mettere fretta. Il 7 ottobre, all’inizio degli attacchi e massacri di Hamas, mi trovavo in un rifugio di una guesthouse nella periferia di Yafo, a sud di Tel Aviv in Israele. Insieme a me c’erano alcuni abitanti della zona, giovani e anziani, palestinesi e israeliani, arabi ed ebrei, non sembrava aver molta importanza. La maggioranza seguiva in silenzio le notizie online, qualcuno cercava conforto negli sguardi altrui. Piccoli gesti, un sorriso forzato, un abbraccio, rendevano l’attesa più facile. Continua a leggere

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Autunno 2023 (d.C. o e.v.)

John Wyan

John Wayne

di Vincenzo Meale 

Giorni fa stavo rivedendo un vecchio western con John Wayne: I Comancheros. Da bambino i western erano tra i miei preferiti: i cattivi indiani massacravano innocenti famiglie di contadini ma poi morivano come mosche davanti agli eroici coloni. C’erano anche indiani buoni, ma spesso erano un po’ scemi e pronti a mendicare un po’ di tabacco e, soprattutto, whisky.

Ma ora non ho potuto finirne la visione: mi faceva star male perché non potevo non vedere attraverso la filigrana del film le scene odierne dei “terroristi” palestinesi e dei “necessari” bombardamenti israeliani su strutture civili, e persino su rifugi gestiti dall’ONU, mentre, in Cisgiordania, i coloni rinverdivano le “glorie” dei loro omologhi statunitensi dei secoli passati. E mi sono chiesto: quanto tempo dovrà passare perché i discendenti dei vincitori ammettano che ai discendenti dei vinti, ormai sparsi nel mondo in un definitivo esilio, si debba almeno riconoscere la pari dignità?  Continua a leggere

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Due popoli, due Stati: Dio non lo vuole

3c7e9afa32effa81280589dad2774a81di Enzo Pace 

Si è tornati a parlare dell’ipotesi di due popoli e due Stati per la soluzione del conflitto israeliano-palestinese. La domanda che molti di noi si pongono è se tale programma sia ancora realistico. Se ne parla da quasi novanta anni, da quando la commissione Peel (dal nome del suo Presidente) ridisegnò la mappa del territorio palestinese, allora sotto mandato britannico: una terra rispettivamente per lo Stato d’Israele e un’altra per quello della Palestina. Gerusalemme avrebbe avuto uno statuto internazionale. Continua a leggere

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Una personale nota sulla Questione Palestinese

1-cartinadi Antonino Pellitteri

I tragici avvenimenti che riguardano la Palestina a partire dallo scorso mese di Ottobre 2023 ripropongono la questione palestinese in tutta la sua drammaticità, quale questione centrale nel Mondo arabo e islamico e nel bacino meridionale del Mediterraneo.

Una novità è costituita dalla posizione assunta dai governi dell’Unione europea, che ad eccezione di pochi Paesi, come la Spagna e l’Irlanda, tendono a negare i fatti storici a favore di una geopolitica asservita ad interessi d’oltreoceano. Per la prima volta nella storia dell’Europa occidentale, come si è formata all’indomani del Secondo conflitto mondiale, nessuno dei grandi Paesi dell’UE può svolgere un ruolo di mediazione nel conflitto che insanguina Gazza e la Palestina tutta. Continua a leggere

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Bukhara: quando i musulmani preservano la memoria ebraica

img_0638di Chiara Sebastiani

La Via della Seta dal Mediterraneo alla Cina 

Arrivo a Bukhara in una mite soleggiata giornata di novembre, lasciandomi alle spalle per un paio di settimane le drammatiche notizie che arrivano dalla Palestina: lasciandomi alle spalle anche il linguaggio dei media troppo spesso parziale, approssimativo, raramente capace di fornire strumenti di comprensione storica. E mi imbatto in una piccola storia che fa parte di una storia più grande e che offre un altro sguardo su quello che succede dalle nostre parti, o dalle parti che percepiamo come nostre. Continua a leggere

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Brevi note su giudizio e opinioni in margine alla guerra di Gaza

collage-maker-08-oct-2023-02-11-pm-8611-1di Roberto Settembre 

Preliminarmente desideriamo precisare che queste riflessioni non vengono dall’intento di screditare, o contestare o contrapporsi a due stimolanti (e inquietanti) articoli apparsi sul numero di novembre di Dialoghi Mediterranei, prezioso luogo di dibattito culturale (d’altronde Nomen omen), atteso che il dialogo, appunto, è lo strumento principe attraverso il quale si confrontano le idee, luogo di confronto, dunque, e non di scontro. Continua a leggere

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Memoria e aree interne

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di Pietro Clemente 

Un lutto, un racconto di famiglia

Ancora una volta il mio editoriale e la rubrica Il centro in periferia, si aprono con un necrologio. Il ricordo appare più lontano per Claudine De France e per l’eredità della sua ‘antropologia filmica’ rispetto alla contiguità e la rilevanza di guida che aveva Alberto Magnaghi negli studi territorialisti sulle aree interne d’Italia ma anche d’Europa. Ma è facile ugualmente trovare il nesso che connette Claudine de France al Centro in periferia. In tutti i ricordi, suscitati da Silvia Paggi che ne fu allieva, la antropologa regista francese viene connessa con un nucleo elementare dello sguardo antropologico: documentare azioni umane semplici con strumenti tecnologici usati in modo coerente. È anche uno dei nodi centrali del tema del riabitare le zone interne: usare le tecnologie in modo adeguato a contesti in cui esse devono adattarsi a una dimensione ambientale primaria. Continua a leggere

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Omaggio a Claudine de France: la sua prima ricerca di antropologia filmica

Claudine de France, 2011 (ph. Silvia Paggi)

Claudine de France, 2011 (ph. Silvia Paggi)

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di Silvia Paggi

Per rendere omaggio a Claudine de France (1937-2023), propongo in italiano un suo scritto del 2013, nel quale racconta la sua prima esperienza di ricerca filmica sul campo (1968-1969) che portò alla realizzazione del suo primo film, La Charpaigne.

Direttrice di ricerca al CNRS e antropologa-cineasta, Claudine de France ha diretto la mia tesi di dottorato e, col tempo, la nostra relazione si è trasformata in una bella amicizia. Il mio debito intellettuale nei suoi confronti è grande. Come per molti di noi, la sua passione per il cinema etnografico è legata alla scoperta dei film di Jean Rouch, col quale dagli anni 1960 inizia non solo a formarsi alla pratica delle riprese a mano, ma anche un percorso di collaborazione, che dal Comité du film ethnographique si estenderà all’università di Paris X-Nanterre. Continua a leggere

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Ricordare Claudine rivedendo il suo primo film

da La charpaigne di Claudine de France

da La charpaigne ou naissance d’une vannerie, di Claudine de France

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di Riccardo Putti 

La notizia della scomparsa di Claudine de France mi è arrivata con una manciata di bit come ormai è diventato usuale da molto tempo; in un tempo che appare remoto quando le notizie arrivavano veloci, era una voce umana dall’altro capo di un filo telefonico ad annunciare l’evento luttuoso. Forse accade ancora che una voce si sottragga al soliloquio macchinico e ti riporti al corpo nella sua inarrestabile decadenza, ma anche un po’ di bit possono servire allo scopo di annunciare una morte. Continua a leggere

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Etnografia e sguardo filmico in Claudine de France

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CIP

di Felice Tiragallo 

La scomparsa di Claudine de France priva la comunità scientifica della fondatrice storica di una nuova disciplina del visivo in antropologia. Due elementi della sua biografia di ricercatrice possono aiutare a comprendere la collocazione e la portata del suo lavoro: il primo è la provenienza dalla scuola antropologica di Techniques et Culture, il secondo è la vicinanza alla personalità e al cinema di Jean Rouch. Entrambi questi riferimenti si collocano in un periodo storico, quello della metà degli anni Settanta, in cui si consolida, partendo dalla Francia, da un lato, la scuola di studi di cultura materiale dominata dalla figura di André Leroi-Gourhan, col suo approccio sistemico allo studio delle tecniche nelle diverse culture (Leroi-Gourhan  1971, 1973) e,  dall’altro, un modello di film etnografico in cui filmmaker e antropologo si identificano, in una totale adesione della cinecamera al fluire del reale, in tutte le sue implicazioni (Stoller 1992), così come l’autore di Jaguar aveva  esemplificato [1]. Continua a leggere

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La biodiversità come lavoro culturale. Innovazione sociale e progettazione creativa a Castel del Giudice

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CIP

di Letizia Bindi, Michela Buonvino, Antonella Mancini [*] 

Humus

Il dibattito sui patrimoni bioculturali nasce e si sviluppa all’interno di un discorso politico relativo al riconoscimento della specificità delle pratiche e del repertorio di conoscenze che caratterizzano un determinato territorio e/o un determinato paesaggio. Più in generale, tale dibattito si colloca nella più ampia tematica del patrimonio culturale, connessa inestricabilmente sia al problema della memoria sia a quello della consapevolezza dell’esistenza di posture storico culturali comuni che orientano, nel presente, l’azione di determinati gruppi e che definiscono un senso di appartenenza ai luoghi. Continua a leggere

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“Nel verde incanto”: un film dentro i roccoli e le bressane del Friuli

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di Roberta Tucci 

L’uccellatore ha da farsi egli medesimo uccello

e carpire agli alati ogni atteggiamento.

Amedeo Giacomini, 2001 

Il 7 ottobre 2023, a Montenars (UD), è stato presentato, in prima visione, il film di Michele Trentini Nel verde incanto (2023), prodotto dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, in occasione della quarta edizione del festival “Sguardi sui territori. Antropologia visuale ed ecomusei” che si è tenuto a Udine, Gemona del Friuli, Buja, Montenars, dal 5 all’8 ottobre 2023 (Ecomuseo delle Acque 2023). Il film si colloca al culmine di un’intensa, ininterrotta, attività di ricerca condotta dall’Ecomuseo, dal 2006 a oggi, incentrata sui roccoli di Montenars: strutture vegetali che segnano in modo significativo il paesaggio del piccolo Comune montano adagiato ai piedi delle Prealpi Giulie (Ecomuseo delle Acque 2008). Continua a leggere

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Dalle aree interne al Mezzogiorno, la crescita dal basso contro le politiche di intervento straordinario

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di Costantino Cossu 

La Strategia nazionale per le aree interne (Snai) nasce nel 2013, quando Fabrizio Barca, allora ministro per la Coesione sociale nel governo Monti, riesce a far passare l’idea che i territori periferici, vaste aree del Paese escluse dai diritti fondamentali di cittadinanza (istruzione, sanità, mobilità) e interessate da processi di spopolamento che sembrano inarrestabili, possono essere recuperate a un futuro di integrazione e di crescita economica. Condizione perché ciò avvenga è, nell’originaria impostazione della Snai, l’attuazione di politiche di medio e di lungo periodo indirizzate a valorizzare le risorse materiali e umane presenti in loco. Esistono, nei territori periferici, potenzialità che messe a frutto possono fare delle aree interne poli di sperimentazione di nuove direttrici di crescita valide per l’intera compagine nazionale. Continua a leggere

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Rigenerare lo sguardo, ricostruire comunità: il Festival di Poesia a San Mauro Castelverde

San Mauro Castelverde (ph. Vladimir Di Prima)

San Mauro Castelverde (ph. Vladimir Di Prima)

CIP

di Fabrizio Ferreri 

San Mauro Castelverde, paese di poco più di mille abitanti in provincia di Palermo, disteso sulle Madonie a 1000 metri dal mare di Cefalù. Paese di salite vertiginose e di piazze, slarghi, balconate che si aprono all’improvviso, in bilico sulle montagne; paese racchiuso in un pugno di cielo con le Madonie, ora verdi ora bianche, a fare da spalti; paese pensile, fitto di case e di chiese, raccolto in un trepidante moto centripeto come a trattenersi da una caduta abissale. Continua a leggere

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Ci sono case che sono musei, ci sono musei che sono case

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CIP

di Mario Turci 

La casa della famiglia Guatelli, nel podere Bellafoglia, è diventata un museo e una casa museo (è interessante e significativa l’intera vicenda della lenta trasformazione- metamorfosi). La profezia con cui Orhan Pamuk conclude il suo Modesto manifesto per i musei, annuncia che «Il futuro dei musei è nelle nostre case». Ci sono case nutrite dagli oggetti del collezionista sino alla trasformazione degli spazi privati in spazi per il pubblico (visitatori). C’è chi vive in case che in certi giorni e orari diventano “accessibili/visitabili”. Ci sono case che sono esse stesse musei, come è documentato dal progetto “Costruttori di Babele” di Gabriele Mina (https://www.costruttoridibabele.net).  Continua a leggere

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Casa museo / Museo casa, un tema di scuola

Museo

Fontanelle di Roccabianca, Museo del Mondo Piccolo

CIP

di Mario Calidoni

Alcuni anni fa il “Museo del Mondo Piccolo” di Fontanelle di Roccabianca (PR) promosse, con le scuole di prossimità del ciclo primario, una esperienza di ricerca sulle raccolte-collezioni diffuse nelle case e nei piccoli musei del “Mondo Piccolo”, come Giovannino Guareschi chiama «quella fettaccia di terra che sta tra il Po e l’Appennino», la mitica Bassa dei romanzi guareschiani di Peppone e Don Camillo. Una attività che portò i ragazzi alla scoperta di un mondo inaspettato.    Continua a leggere

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Il filo della memoria. Le Case Museo dei personaggi illustri italiani

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CIP

di Marco Capaccioli 

Nel vocabolario Treccani della lingua italiana si leggono le seguenti definizioni:

«Casa: costruzione eretta dall’uomo per propria abitazione; più propriamente, il complesso di ambienti, costruiti in muratura, legno, pannelli prefabbricati o altro materiale, e riuniti in un organismo architettonico rispondente alle esigenze particolari dei suoi abitatori. Continua a leggere

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Le Case Museo: identità e progetti

Fondazione Molinari Pradelli, Parma (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

Fondazione Molinari Pradelli, Parma (ph. Luca Bacciocchi, 2022)

CIP

di Claudia Collina

Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto. Continua a leggere

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Patrimoni domestici capoverdiani in viaggio: da casa a casa tra Terra Longe e Terra Mamaizinha

Centro nazionale per l’artigianato, l’arte e il design di Capo Verde

Centro nazionale per l’artigianato, l’arte e il design di Capo Verde

CIP

di Martina Giuffrè 

Nei miei studi e nella mia ricerca negli anni ho attraversato diversi mondi migranti sempre in una prospettiva di analisi multisituata e transnazionale, guardando alle relazioni dei migranti tra luoghi di immigrazione e luoghi di origine sia che si trattasse degli eoliani emigrati in Australia sia delle donne capoverdiane in Italia (Giuffrè, 2021; 2017; 2010a; 2010b; 2007). Gli “oggetti migranti” [1]  hanno un ruolo fondamentale nel definire e ridefinire relazioni, appartenenze, identità, rinegoziando il senso di casa e di famiglia e hanno spesso il compito di estendere la nozione di casa, di domesticità, in questo spazio transnazionale. Continua a leggere

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Il museo vivente di comunità “A casa di Augusto” di Berceto

Berceto, A casa di Augusto

Berceto, A casa di Augusto

CIP

di Maria Molinari 

Come in molti paesi di Appennino, anche a Berceto non è raro incontrare case abbandonate nei boschi circostanti, ma è più raro invece trovarle dentro al paese. Qualche volta si ha notizia di una casa che è diventata un peso, non più una risorsa, per i proprietari che non la usano più perché, per esempio, sono emigrati altrove. Alcune proprietà immobiliari sono infatti divise tra una molteplicità di famigliari: molti sono partiti per l’estero decenni addietro, oppure altre sono rimaste indivise ma non più utili. È stato questo il caso della piccola casetta in pietra situata in centro paese, proprio a due passi dalla storica Via Francigena, costruita probabilmente sul finire del XIX secolo e oggi divenuta museo. Un compaesano ricorda così Augusto, l’ultima persona che ci ha vissuto:   Continua a leggere

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Visioni dall’infra-ordinario: da casa-museo a luogo di re-invenzione

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CIP

di Elisabetta Pozzetti

Sperimentare significa cercare strade nuove per raggiungere obiettivi consolidati, significa attingere dalle competenze e dalla propria storia professionale per creare inedite modalità narrative più efficaci e più stringenti senza però apportare forzature, storpiature al contenitore museale e pure senza importare in esso qualcosa di avulso seppur esteticamente qualificante. Il metodo che ho messo in campo, anche nell’esperienza curatoriale al Museo Ettore Guatelli, implica la conoscenza e il rispetto delle collezioni chiamate a una rilettura, a una reinterpretazione, non passiva ma attiva, da parte dell’arte che in sinergia con altre discipline, in primis l’antropologia, può aggiungere una semantica altra dando opportunità di approfondimento, indagine e rivalutazione del patrimonio o di parte di esso. L’esposizione, allora, non è un semplice exhibit ma un laboratorio di sguardi e storie, che impasti le sensibilità alla collezione, che a sua volta si apre e si svela fiduciosa e generosa. Il triennio di attività e ricerca sul mondo guatelliano ci ha messo nelle condizioni di saggiare sul campo la validità di tali enunciati definendo lo spazio della stalla come luogo delle alchimie, dei connubi e dei contrasti, nel quale elaborare per ciascuna edizione un tema che vivesse e facesse rivivere la poetica e gli oggetti di Ettore Guatelli. Continua a leggere

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Abitanti e ospiti delle Case Museo

Pistoia, casa Sigfrido Bartolini

Pistoia, Casa Museo Sigfrido Bartolini

CIP

di Claudio Rosati 

Alla Casa Museo Sigfrido Bartolini, a Pistoia, si suona il campanello incastonato in una traghetta di ottone, si apre un cancello, si sale una piccola rampa di scale e finalmente, passata una porta, si entra in casa, incoraggiati, ma anche intimiditi, da gesti quotidiani. Ci accoglie la signora Pina, vedova dell’artista, che vive ancora nella casa con i mobili disegnati e spesso realizzati da Sigfrido. Alle pareti i grandi disegni per le vetrate realizzate nella vicina chiesa dell’Immacolata. Continua a leggere

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Quando una casa custodisce e genera storie. Dal Museo dell’Innocenza di Orhan Pamuk a «Bir zamanlar»

Il Museo dell'innocenza, Istanbul

Il Museo dell’innocenza, Istanbul

CIP

di Anna Rita Severini 

Condivido qui la mia avventura ultradecennale nei confronti di un progetto letterario-museale che, come dichiarato dallo stesso autore, ha una casa come principale «pezzo» della sua collezione. Si tratta del Museo dell’Innocenza, opera del romanziere turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura 2006. Sono contenta di poterlo fare qui in una doppia veste, l’una legata al lungo periodo di attività nel settore dei musei demo-etno-antropologici e l’altra come autrice del romanzo “BIR ZAMANLAR nel Museo dell’Innocenza” che di tale avventura è esito recente [1].  Continua a leggere

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Case-museo di Comunità: il museo Uomo-Ambiente

La casa torre del Museo Uomo e Ambiente

La casa torre del Museo Uomo e Ambiente

CIP

di Matteo Volta

Introduzione 

Il museo Uomo-Ambiente si trova nel piccolo paese di Bazzano, una località di collina di appena 233 abitanti situata nell’Appennino parmense presso il comune di Neviano degli Arduini. Il centro abitato di Bazzano, a 476 metri sul livello del mare, funge da perno per diverse località attigue e nuclei abitativi sparsi. La pieve di Sant’Ambrogio, edificata per la prima volta nel VI secolo e poi ricostruita nell’Alto medioevo, testimonia la centralità del paese nel corso del medioevo parmense (Mazzoli, 2002). Continua a leggere

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Il museo-casa e le case che diventano musei. Luoghi per esplorare, conoscere, riflettere

cover

CIP

di Franca Zuccoli 

Il tema della casa, dell’abitare, è un elemento imprescindibile nella vita dell’essere umano, un aspetto che pone punti di riflessione e interrogazione, necessitando di continui approfondimenti e confronti, e che da sempre ha richiesto l’apporto di molte e differenti discipline. Mettere in relazione questa tematica con un’altra “costruzione umana”, il museo, macchina dell’esporre e del condividere, arricchisce il percorso di studio, svelando alcuni fattori che grazie a questo accostamento è possibile evidenziare. Lo scritto qui presentato è frutto di un convegno che ha visto svilupparsi, nell’alveo della Fondazione Museo Ettore Guatelli e del lavoro del suo comitato scientifico, uno stretto dialogo. Continua a leggere

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Mediterraneo: sta per nascere un’altra Libia?

Sfax

Sfax

di Emiliano Abramo

Gli obitori di Sfax straboccano di cadaveri di migranti subsahariani affogati in mare. L’allarme lanciato dal direttore della Sanità Regionale Hatem Cherif, rimbalzato in tutte le agenzie stampa del Mediterraneo, si poteva ascoltare in viva voce su Radio Mosaique FM anche in Sicilia dove, da Trapani a Mazara del Vallo, da Pantelleria a Lampedusa, il segnale e la musica dell’emittente arrivano forti e chiari. Continua a leggere

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Through the lens. Contemporary Photography in Tunisia

Jacques Perez

Jacques Perez

di Roberta Marin [*]

Tunisia is often described as a land of contrasts and this is expertly shown in the images of the most famous local photographers. Regardless if they live in the country or they have left to find better shores somewhere else, in their work often Tunisia with its landscape contrasts and socio-political inequality is at the centre of their production. On some occasions they capture the poetry and the intimate beauty of unexplored corners of their native country, on others they manage to shock to viewer by presenting disturbing images of political upheaval and unexpected human misery. Continua a leggere

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La démocratie tunisienne face à un nouveau défi électorale: nous en parlons avec Bassem Maatar, Président de l’ATIDE

1di Elena Nicolai [*]

Les élections locales en Tunisie ont été fixées au 24 Décembre 2023: pourquoi jouent-elles un rôle très important pour la démocratie? La campagne électorale de cette échéance a démarré le 2 décembre courant et se poursuivra jusqu’au 22 décembre; le deuxième tour aura lieu en février 2024.

Pendant ces élections les Tunisiens éliront leurs représentants locaux et régionaux qui constitueront le Conseil national des régions et des districts. Continua a leggere

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«Dopo i francesi, non c’è niente». Cesare Luccio (1906-1980) nella Tunisia coloniale

Luccio

Cesare Luccio

di Marinette Pendola 

Quando l’impiegato Aurelio De Montis legge il romanzo Le Prince Jaffar (1924) di Georges Duhamel, che narra il viaggio del protagonista nella Tunisia degli anni Venti del Novecento, è colto da indignazione. Le frasi che lo colpiscono più profondamente sono due. La prima si trova all’inizio del romanzo:

 «S’il [le maçon Mokrani] recherche dans le tramway qui doit le ramener en ville, le voisinage des Français, sans doute est-ce pour fuir la compagnie des Italiens et des Juifs. Ceux-là hébergent un monde de puces faméliques et fument un tabac injurieux; ceux-ci, durant tout le voyage, dévorent des graines de courge dont les débris souillent à plaisir vêtements, banquettes et plancher» [1]. Continua a leggere

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Il Sufismo in Tunisia: un racconto dei riti di Sidi Bou Said

Side Bou Said, Un momento del rito della Kharja, un uomo in trance (ph.

Sidi Bou Said, Un momento del rito sufi della Kharja, un uomo in trance (ph. Cinzia Olianas)

di Jevan Joseph Pudota 

Introduzione 

Scopo del presente contributo è quello di documentare il rituale Sufista Hadra che si svolge annualmente a Sidi Bou Said in Tunisia nel mese di ottobre. Il racconto dei fatti costituisce il corpo dei dati, che si basa sull’esperienza diretta dell’autore che ha assistito agli eventi Kharja, la processione mattutina, e Hadra, a Sidi Bou Said nel 2022. Quest’ultimo rito, serale, prevede musica, danze e la performance di atti estremi come saltare sui cactus, mangiare vetro, chiodi, rompere pesanti catene ed esporsi al fuoco. Continua a leggere

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Emilio Lussu. L’uomo, il mito

Murale su Lussu

Murale su Lussu

di Aldo Aledda 

La vita di Emilio Lussu non poteva essere raccontata in modo così efficace e ricca di spunti se non da un corregionale che è stato nello stesso tempo politico giornalista e scrittore come Peppino Fiori. Il grande uomo politico di Armungia, fondatore con i fratelli Rosselli del partito d’azione e, con altri in Sardegna, della relativa propaggine autonomistica è, infatti, messa in luce nei singoli e variegati aspetti della sua personalità dalla penna del vecchio direttore di “Paese sera” e Senatore della Repubblica. Ed è in particolare sull’uomo che chi stende queste note intende soffermarsi, lasciando l’analisi delle sue scelte e della sua attività politica a chi è più preparato e ne ha più ragioni, con la sola riserva che spesso si gira intorno a certi personaggi quasi fossero esclusivamente e passivamente immessi nel flusso della storia e le loro scelte politiche non fossero anche condizionate dalla propria personalità e dai tortuosi percorsi dell’esistenza umana. Continua a leggere

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Tanti uomini, un uomo solo. L’Emilio Lussu di Giuseppe Fiori

Emilio Lussu

Emilio Lussu

di Nicolò Atzori 

Le guerre degli altri 

Sono tempi grami per parlare di indipendenza, separatismo e autonomia, in qualsiasi forma li si possa concepire. Lo sono perché, in questo momento, a non troppa distanza da noi accade che migliaia di civili inermi vengano trucidati in nome del sacro mantenimento di assetti in realtà minati, già da tempo, nella fisiologica manifestazione delle culture o dei semplici bisogni di salvezza che da un lato esecriamo e dall’altro sottovalutiamo come fossero una festa dei popoli; salvo apprezzarne la complessità (e gravità) sociale. Lo sono perché quelle forme di auto-conservazione ideologica hanno motivato questa ed altre tragedie, con noi ad assistere inoperosi. Continua a leggere

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Il Lussu di Giuseppe Fiori, una luce nei nostri tempi bui

Giuseppe Fiori

Giuseppe Fiori

di Costantino Cossu

Nella lunga parabola della sua esistenza, dal 1890 al 1975, dagli esiti estremi del corso risorgimentale sino ai primi sintomi di crisi degli assetti planetari seguiti alla Seconda guerra mondiale, Emilio Lussu ha percorso un cammino lungo il quale svolte e crocevia appaiono risolti, visti oggi, in una sostanziale coerenza di atti e di orientamenti di valore. È il dato che emerge con più forza dalla rilettura del Cavaliere dei Rossomori, la biografia dell’autore di Un anno sull’Altipiano che Giuseppe Fiori mandò per la prima volta in libreria nel 1985 con la casa editrice Einaudi e che Laterza ha appena rieditato aggiungendo al testo una prefazione di Roberto Saviano. Continua a leggere

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Giuseppe Fiori maestro di biografie

Giuseppe Fiori

Giuseppe Fiori

di Gian Giacomo Ortu [*]                              

Ho recensito il Cavaliere dei Rossomori, appena pubblicato da Einaudi, nel 1985, su «Italia contemporanea», su sollecitazione di Joyce Lussu, che lo aveva molto apprezzato. Ne rimarcavo l’originalità e singolarità nel panorama storiografico italiano per la capacità di Fiori di fondere nella ricostruzione della biografia di Lussu la perizia nell’uso delle fonti, propria dello storico, e l’empatia emotiva e mentale, propria dello scrittore. Continua a leggere

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“La storia popolare dei sardi e della Sardegna”. Un oggetto per molti sguardi

9788858144497_0_536_0_75di Valeria Deplano

Storia popolare dei sardi e della Sardegna è un libro complesso. Non certo dal punto di vista della leggibilità per chi vi decide di confrontarcisi; al contrario, la prosa precisa ma scorrevole rappresenta una caratteristica che salta all’occhio fin dalle prime pagine, conseguenza non solo della pratica di Luciano Marrocu come autore anche di narrativa, ma da una sua chiara scelta a proposito della scrittura della storia. Come l’autore ha avuto modo di esplicitare in più contesti, storiche e storici – in particolare in Italia – devono essere chiamati a rinunciare all’eccessivo tecnicismo e alla cripticità nei loro lavori, ma ancor prima devono superare la convinzione che la scientificità derivi dall’adozione di una scrittura ingiustificatamente complicata. Uno dei significati che si può attribuire all’aggettivo “popolare” del titolo rimanda alla possibilità che il libro raggiunga, in questo modo, un pubblico ampio, anche di non addetti ai lavori della ricerca storica. Continua a leggere

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Donne al lavoro fra tradizione, consapevolezza di sé e capacità relazionali e progettuali

corpi_gesti_stili_coverdi Cristina Lavinio

Corpi, gesti e stili di Paola Atzeni (Nuoro, Ilisso 2022) è un libro molto bello, anche come oggetto, ma è bello soprattutto nel senso in cui questo aggettivo viene usato a proposito del risultato del proprio lavoro dalle donne intervistate dall’autrice. Bello è per loro un lavoro ben fatto e le sue artefici ne diventano giustamente fiere. E Paola Atzeni deve giustamente essere orgogliosa di questo suo libro, pubblicato in una splendida e lussuosa edizione, che ripropone in modo aggiornato alcune delle sue ricerche realizzate negli anni Ottanta del secolo scorso. Continua a leggere

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“Legare la Sardegna al mondo”. Maria Piera Mossa, a venti anni dalla prematura scomparsa

9791281352032di Enedina Sanna 

È stato pubblicato quest’anno dalla Aipsa edizioni di Cagliari, nella collana “Politica e Società”, il volume Maria Piera Mossa, la prima regista sarda tra cinema, radio, tv amicizie, affetti, lavoro a cura di Pietro Clemente, Jacopo Onnis, Peppetto Pilleri. Prima di entrare nel libro, c’è una “ voce fuori campo che vale la pena ascoltare negli archivi digitali. È quella di un’altra donna sarda, l’artista Maria Lai, famosa per il suo esperimento di arte comunitaria che ebbe luogo ad Ulassai nel 1981 intitolato “Legarsi alla montagna”. Quando Maria Piera Mossa concepì il progetto per salvare l’archivio della sede regionale RAI aveva convocato, insieme ad altri esperti, anche Maria Lai. Continua a leggere

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Non sto zitta, io canto pure a bocca chiusa

da C'è ancora domani

da C’è ancora domani

di Annamaria Clemente 

Una stanza, una parete lercia, dei vestiti abbandonati su una sedia, e uno specchio dalla cornice lineare, una cassapanca addossata ad una pediera in legno, una coperta di lana e un uomo in canottiera seduto a braccia conserte, c’è una donna che dorme al suo fianco. Si sveglia, «Buongiorno Ivà!» in risposta una sberla a man rovescio e la prima rosa rossa è già sbocciata, canta in sottofondo Fiorella Bini, generando turbamento immediato mentre sullo schermo le immagini scorrono e la donna, insensibile all’urto ricevuto, allunga la mano verso il comodino cercando una spazzola dalle setole morbide come quelle viste mille volte sulle tolette a casa delle nonne. Continua a leggere

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C’è ancora domani? Violenza di genere e di linguaggi

da C'è ancora domani

da C’è ancora domani

di Maria Rosaria Di Giacinto 

Cosa una donna (non) deve, può, vuole essere 

La violenza e la disuguaglianza di genere sono problemi più che mai attuali. A fronte di molteplici conquiste nel campo del diritto, la condizione delle donne in differenti contesti sociali di tutto il mondo risulta subordinata. Nel presente globale, l’essere maschio, ricco, bianco e occidentale rappresenta un vantaggio non di poco conto. Ciò è il risultato, o per meglio dire l’ovvia continuazione, di una cultura patriarcale che resiste nel tempo, grazie alla sua potente capacità di insinuarsi, adattarsi e celarsi trasversalmente. Continua a leggere

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Non è romantico il lieto fine, è politico

da C'è ancora futuro

da C’è ancora domani

di Chiara Lanini 

Straordinario il successo del film di Paola Cortellesi, che, evidentemente, è riuscita a catalizzare lo spirito del tempo. Molto si è detto, si è scritto, si è commentato. Del resto, nella capacità di moltiplicare significati anche oltre e al di là delle intenzioni di chi l’ha prodotta si rivela la generatività di un’opera, un oggetto vitale che esprime la propria azione nel mondo, oltre la sua concezione. Continua a leggere

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“C’è ancora domani”: cronache dal genere femminile del secondo dopoguerra

C'è ancora domani, i protagonisti

C’è ancora domani, i protagonisti

di Valeria Salanitro 

Raccontare le donne del dopoguerra attraverso una lente caleidoscopica, che svisceri trame narrative in­trise di verità, di violenza e di identità di genere, oltre che politica, è stata la sensazione percepita in pri­ma istanza, dopo avere osservato con attenzione la pellicola cinematografica, che vede esordire Paola Cortellesi nelle vesti di regista nel film “C’è ancora domani”. Continua a leggere

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Ballerò ancora da sola, domani. Per tutte le donne

coverdi Flavia Schiavo 

È primavera 

Vicino al “Monte dei cocci” [1], vive Delia una donna ancor giovane, con il marito Ivano, due figli, una figlia e il suocero, non troppo lontano dal centro, nel quartiere operaio Testaccio [2], sorto come intervento pianificato alla fine del XIX secolo.

Il quartiere non molto esteso (solo 0,66 kmq), fu edificato grazie alle prescrizioni del Piano regolatore per Roma Capitale del 1873 [3], diretto dall’ing. Alessandro Viviani seguito dal Piano del 1883 – su un’area già insediata e caratterizzata da uno storico nodo di interscambio, per la prossimità con il Tevere – per ospitare i lavoratori addetti alle fabbriche lungo la Ostiense e gli operai del nuovo Mattatoio, eretto tra il 1888 e il 1891. Continua a leggere

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Ganesh e l’intelligenza artificiale: una prospettiva antropologica

Ganesh "artificilale"

Ganesh “artificiale”

di Francesco Azzarello 

Premessa. Primo contatto con Ganesh. Psiche e techne: ubi sunt? 

Testa d’elefante (a simbolizzare intelligenza), grandi orecchie (capacità di ascolto), proboscide (grande fiuto nel distinguere il reale dall’irreale), una zanna evince di due (a superare ogni dualismo), corpo d’uomo con una grande pancia (perché digerisce tutto con calma e serenità), spesso quattro braccia, spesso rappresentato mentre cavalca, a volte da seduto nella posizione dei saggi, spesso servito da un topo (che rappresenta la mente con i suoi desideri), Ganesh, figlio di Siva e Parvati è uno degli dei più importanti del pantheon induista. È un dio molto venerato: rimuove gli ostacoli, dà prosperità e fortuna. Continua a leggere

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Del generale garibaldino Giovanni Corrao. Guerre di massonerie e mafia

Giovanni Corrao, olio su tela

Giovanni Corrao, olio su tela

di Mario Basile 

Chi era Corrao? 

Giovanni Corrao di famiglia non era nato bene: era figlio di Giuseppe, un calafato, un artigiano e un marinaio semianalfabeta nonché stregone del “borgo” di Palermo (lo stesso sobborgo marinaro in cui nacque il Pitrè) [1]. Corrao si era rivelato soldato e stratega di razza nel corso della rivoluzione del 1848, era spavaldo e sanguinario e, nel contempo, dotato di simpatico buonsenso. Fu sempre un cane sciolto, diffidò delle teste pensanti e tra loro cozzanti che dirigevano la rivoluzione. Nutrì dimestichezza, fiducia ed amicizia unicamente nei confronti dell’aristocratico intellettuale Rosolino Pilo, ma i due anche nelle situazioni estreme che si trovarono ad affrontare si diedero sempre del ‘lei’: in Sicilia le differenze di classe erano differenze di classe. Era un estremista, aveva organizzato le squadre, le guerriglie dei popolani e dei mafiosi nel 1848 e nel 1860, ed era divenuto a Palermo il capo carismatico del cosiddetto Partito d’azione (o repubblicano o democratico o “esagerato”). Continua a leggere

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Animazione stop-motion e idealismo estetico in “The Blue Bird” (1918)

the_blue_bird_-_motion_picture_news_march_23_1918di Massimo Bonura [*]

Un’introduzione storico-comparativa

Tra i lungometraggi più atipici della produzione di Adolph Zukor e di Maurice Tourneur (1876-1961) vi è The Blue Bird (1918, Famous Players-Lasky Corp., distribuito da Artcraft Pict.), basato sulla pièce teatrale L’Oiseau Bleu di Maurice Maeterlinck [1]. L’analisi di questo prodotto filmico comporta diverse questioni filosofiche inerenti sia al rapporto tra opera teatrale e la conseguente traduzione cinematografica sia all’uso [2] dell’animazione stop-motion. Quest’ultima tecnica d’animazione, in The Blue Bird, risulta essere rilevante ai fini della rappresentazione idealistica di oggetti-personaggi che si animano e personificano (il Fuoco, il Tempo, il Pane, ecc.). Continua a leggere

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Illuminare il Mediterraneo, tra ricerca e didattica della storia

1di Beatrice Borghi, Ivana Baldi, Maria Rosaria Catino 

Illuminare il Mediterraneo 

In occasione del Convegno internazionale “Il Mediterraneo oggi, tra passato e futuro” svoltosi a Bologna il 25 ottobre 2023, nell’ambito della ventesima edizione della “Festa internazionale della storia” progettata dal Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna [1], oltre all’interessante dibattito iniziale che ha dato l’avvio ai lavori della mattinata sulla storia dei fari (con Beatrice Borghi, Laura Galoppini, Caterina Bonvicini) dalle origini fino all’attualità, la seconda sezione si è aperta con la testimonianza di Armin Greder[2] sulla sua opera illustrata intitolata “Mediterraneo” [3]. Continua a leggere

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Nutrire: il cibo come mezzo. Pratiche oltre lo spreco e la povertà alimentare

Chieri, Il cibo raccolto per la mensa

Chieri, Il cibo raccolto per la mensa (ph. Reciprocamensa)

di Elena Brusadelli 

Reciprocamensa è un’associazione che nasce ad aprile del 2016 sul territorio Chierese (in provincia di Torino) grazie all’interesse e la sensibilità da parte di alcune persone del luogo di creare una realtà in grado sia di contrastare su scala locale lo spreco alimentare, sia di attivarsi per estendere il diritto al cibo a tutti i cittadini di Chieri. Questa associazione conosce un’espansione notevole negli anni a seguire. Infatti, diventa una realtà capace di accogliere circa 150 volontari collocati su due sedi differenti, Chieri e Santena,  impegnati a lavorare su più fronti per garantire il cibo ad alcune persone del territorio in svantaggio economico segnalate dal Comune e/o dai Servizi Sociali. Continua a leggere

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Puccini, le sue creature: Tosca, verso un’elaborazione più matura del conflitto

tosca2di Claudia Calabrese 

Le contraddizioni dell’animo pucciniano rivivono nel personaggio di Flora Tosca e nella musica che anima di fosca e brumosa sensualità i personaggi e l’intera vicenda. Come nota Schneider [1] siamo lontani da una rappresentazione di sentimenti: si tratterebbe di un conflitto di fatti e non di passioni. In effetti, l’intensità dei sentimenti si esprime nel ritmo concitato degli eventi. Nel giro di un’ora e mezza si succedono scene cariche di tensione, rapide, fulminanti, che culminano nel suicidio della protagonista. Continua a leggere

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Petrolio e trasformazioni sociali a Ragusa (1953-2023)

Locandina mostra

Locandina mostra

di Vincenzo Cassì, Alessandro D’Amato [*] 

Settant’anni esatti sono trascorsi dal 28 ottobre 1953, quando la trivella della compagnia americana Gulf Oil Company, perforando a circa duemila metri di profondità, scoprì il primo giacimento petrolifero di Ragusa. Il ritrovamento concretizzava ciò che si era sempre sospettato, considerato che il sottosuolo ragusano aveva già dato prova di ricchezza attraverso la florida produzione asfaltifera che perdurava sin dal secolo XIX. Anche per tale ragione, il governo italiano aveva da tempo rivolto le sue attenzioni al territorio ibleo, incentivando e finanziando – nel periodo a cavallo tra le due guerre – specifiche ricerche attraverso la neonata AGIP. Continua a leggere

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Famiglie e dinamiche sociali e culturali in “Midsommar” di Ari Aster

locandinadi Giorgia Castrofilippo

Nell’eclettico panorama cinematografico contemporaneo, poche opere hanno saputo coniugare la narrazione visiva e la profondità di analisi antropologica. Con il film Midsommar, Ari Aster non solo è riuscito nel suo intento, ma è stato in grado di rendere la pellicola distinguibile, oltre che per la sua durata considerevole (148 min e 172 min nella director’s cut), anche per la complessità dei temi umani e culturali che trae dal suo tessuto narrativo.

L’opera si evolve in un’esperienza cinematografica coinvolgente da un punto di vista tanto emotivo (per la presenza di scene gore e sanguinolente, in particolar modo nei rituali) quanto riflessivo, in particolare se si pensa a due aspetti ampiamente discussi in antropologia: il legame di sangue e la famiglia. Continua a leggere

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“Le Stanze del silenzio” nei luoghi di lavoro

231114-lavoro-e-interculturadi Federica Cattaneo 

I cambiamenti tecnici e sociali stanno determinando, piaccia o non piaccia, una società sempre più differenziata e multietnica; aumenta il pluralismo degli stili di vita, delle confessioni religiose e degli orientamenti filosofici, non solo a causa delle migrazioni. La costruzione di “muri” materiali e culturali non è riuscita a bloccare queste tendenze ma solo a alimentare il presunto “scontro di civiltà”, tra gruppi e tra Stati. Continua a leggere

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Livio Ghersi e forse l’ultima “Summa philosophica” della storia

9788894984101_0_536_0_75di Augusto Cavadi

Essere filosofo significa, a mio parere, essere un intellettuale a tutto tondo. Significa essere protesi – del tutto indipendentemente da qualsiasi titolo di studio – verso la conoscenza ‘vera’ e provare, spontaneamente, a vivere in coerenza con ciò che si è capito sino a quel momento. Di questo genere di intellettuali ne ho conosciuto pochi: Livio Ghersi (Messina 1954 – Palermo 2023) è stato tra questi [1]. A pochi mesi dalla prematura scomparsa aveva dato alle stampe un volume ponderoso e poderoso, Lo storicismo in Germania e in Italia (1730 – 1954). I problemi del XXI secolo, alla luce dello Storicismo (Di Girolamo Trapani 2022): leggendolo, prima in bozze e poi stampato, mi resi conto che conteneva molto più di quanto il titolo non lasciasse prevedere. Non era infatti uno dei tanti studi accademici che, pur lodevoli, sono destinati a specialisti di storia della filosofia (e a qualche studente universitario alle prese con la tesi di laurea): piuttosto si trattava del testamento intellettuale, sociale, politico e direi spirituale di un uomo, solitario e schivo, che, prima di morire, voleva affidare a lettori pazienti il succo delle sue letture pluridecennali e i suoi giudizi su una miriade di problematiche contemporanee. Continua a leggere

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Il modello politico biblico alle origini dell’identità civile olandese: “De Republica Hebræorum” di Petrus Cunæus

1di Sergio Ciappina 

Premessa

In questa breve relazione ho ritenuto interessante delineare, in prima istanza, quella poderosa congiuntura culturale sviluppatasi nell’Olanda della guerra degli ottant’anni (1568-1648: dall’inizio della rivolta delle Provincie capeggiata da Guglielmo I d’Orange [1] alla pace di Vestfalia corrispondente alla fine della prima età moderna); in un luogo dove, così come la terra si sposa al mare generando nuove possibilità di vita, le culture e gli stili di vita propri del popolo della Riforma incontrano, in un clima di tollerante confronto accademico, la ricchezza di pensiero e il peculiare approccio esistenziale dei dotti ebraici scampati alle persecuzioni avvenute nel resto d’Europa. Il tutto in attenzione ad un patrimonio d’idee e riflessioni che, da ambo le parti, proprio a cavallo dei due secoli, si decide di ritenere comune ad entrambi.  Continua a leggere

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Appunti di viaggio. Alla ricerca delle architetture scomparse

Sharjah (ph. Francesca Corrao)

Sharjah (ph. Francesca Corrao)

di Francesca Maria Corrao 

Il poeta indiano Arvind Krishna Mehrotra osserva che per un poeta la cultura, la storia e la geografia del luogo sono tutto. Per Adonis, il celebre poeta siriano, nell’esilio la lingua è la sola patria che resta. Queste riflessioni mi convincono a scrivere questi nuovi appunti di viaggio. Osservare il mutare dei luoghi aiuta a comprendere il contesto in cui maturano i repentini cambiamenti che sconvolgono l’inizio del millennio.

Per spiegare agli studenti del corso sulla storia del Mediterraneo alcuni effetti del colonialismo ho usato un brevissimo video in cui si vedono i palazzi del Cairo del primo ‘900. La città era considerata al pari delle altre grandi capitali europee; la comunità internazionale che viveva in Egitto attirava l’élite intellettuale occidentale ed ispirava tanti letterati: da Durrell a Marinetti, il poeta nato ad Alessandria come Ungaretti. Continua a leggere

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Memes di Capodanno: aspirare alla “buona vita” futura e rovinare la festa

La semplice presa di parola rappresentata come un atto rivoluzionario

La semplice presa di parola rappresentata come un atto rivoluzionario

di Fulvio Cozza [*] 

Introduzione: pensare gli anni che verranno attraverso i “memes” 

Dal momento che questo numero di Dialoghi Mediterranei vede la luce in contemporanea con l’inizio del 2024, colgo l’occasione per rivolgere i migliori auguri di buon anno a chi legge e apprezza questo generoso e puntuale bimestrale. Nel presente articolo, vorrei proporre qualche breve riflessione sulle tendenze riguardanti le modalità di immaginare il futuro in Italia partendo da alcune osservazioni sugli usi quotidiani dei social media. Continua a leggere

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Elogio della memoria

cobwdi Antonino Cusumano 

Ho imparato a coltivare la memoria, a conoscerne la densità semantica e la dimensione eminentemente simbolica, ascoltando e leggendo ciò che Antonino Buttitta ha detto e scritto per lunghi anni della sua vita. L’antropologo amava ricordare la lezione di Agostino di Ippona che era «inquietato dal desiderio di convertire il divenire della temporalità nell’essere dell’eternità. La memoria, tracimando la temporalità, ne è la parvenza. Non è ancora una soluzione, ma sicuramente una traccia per superare la morte» (Buttitta 2022: 41). Accanto ad Agostino, un altro imprescindibile riferimento è stato Borges. Già nel 1983, nell’Editoriale degli Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo di cui era diventato preside, Buttitta riportava una lunga citazione tratta da Oral, tra cui queste parole che richiamerà in più e diverse occasioni: «Ogni volta che ripetiamo un verso di Dante o di Shakespeare, siamo, in qualche modo, quello istante in cui Dante o Shakespeare crearono quel verso. In breve l’immortalità è nella memoria degli altri e nell’opera che lasciamo» (Borges in Buttitta 1983: 8). Continua a leggere

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Metref e i racconti di una vita di frontiera

cover2di Alaa Dabboussi

Tra i vari scrittori della letteratura italofona attuale, abbiamo scelto di focalizzare la nostra attenzione sullo scrittore algerino Karim Metref e sulla sua narrativa Tagliato per l’esilio. I motivi di questa scelta sono molti: innanzitutto Karim Metref, oltre ad essere uno scrittore italofono, è un intellettuale che ha dedicato all’interculturalità tutta la sua carriera professionale e personale, sia prima che dopo la sua emigrazione dall’Algeria all’Italia.

Professionale perché il suo lavoro non è semplicemente quello di scrittore ma egli è anche insegnante e educatore. Continua a leggere

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Consolo. Ritratto di un uomo

coverdi Mariza d’Anna 

Kalasìa è un termine dialettale proprio di Sant’Agata di Militello, non molto utilizzato ma molto caro allo scrittore Vincenzo Consolo. Lo scrive nella quarta di copertina il giornalista Concetto Prestifilippo che ha curato la pubblicazione del volume che ha intitolato Kalasìa – Parole contro il potere (edito a settembre da Mimesis nella collana Sguardi e visioni). Una raccolta di conversazioni che l’autore ha intrattenuto con il grande scrittore siciliano, alcune delle quali sono diventate interviste pubblicate in un arco temporale molto ampio, dal 1992 fino al 2011.

Le interviste inducono lo scrittore all’attualità del suo tempo nella quale viveva immerso come intellettuale e come giornalista (aveva lavorato con il giornale L’Ora) e forniscono un punto di vista diverso, «un’analisi lucida e spietata, di alcuni momenti della nostra storia repubblicana». Continua a leggere

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Via le mani dalla Costituzione antifascista

18-costituzione-italianadi Piero Di Giorgi 

Come è noto, a partire da una certa epoca, gli uomini si sono associati per perseguire gli obiettivi da loro fissati e si sono dati un’organizzazione sociale, con una serie di vincoli alla libertà degli individui, attraverso regole istituzionali, finalizzate a stabilire i diritti e doveri di ciascun consociato. Ciò segna la nascita dell’ordinamento giuridico, connesso a quella società umana speciale, che è lo Stato e che il contenitore di quel complesso di regole che tutela gli interessi di tutta la comunità e che devono essere osservate da tutti. Il nostro Stato rientra nella categoria degli Stati liberali o Stati di diritto, nati a seguito della rivoluzione francese del 1789 ma anche della successiva Dichiarazione dei diritti dell’uomo, sempre del 1789, e si consolida dopo i moti europei del 1848. Continua a leggere

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Femminicidi e dintorni

Foto di Anna Fici

Foto di Anna Fici

di Anna Fici  

Sono nata a Palermo nel 1966. Quando, alla fine degli anni Settanta, da adolescente, immaginavo il mio futuro non pensavo assolutamente che questo potesse essere inficiato dal mio essere di sesso femminile. Nulla di quanto avevo attorno mi portava a temere una cosa del genere. Non so se devo ritenermi fortunata. Probabilmente sì. All’interno della mia famiglia, di ceto medio, non si parlava di professioni più adatte agli uomini piuttosto che alle donne. Mia madre, nata nel 1929, era stata una delle pochissime donne iscritte ad Ingegneria. Non aveva portato a termine gli studi universitari per motivi economici ma per un paio d’anni aveva frequentato quella facoltà in mezzo a tanti colleghi maschi. E non le ho mai sentito dire che essere donna in mezzo a tanti uomini le abbia comportato qualche disagio. Continua a leggere

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Le scadenze calendariali delle feste e dei riti

9788815386687_0_536_0_75di Mariano Fresta

Per chi si occupa dal punto di vista demologico di feste stagionali, il titolo del libro appena pubblicato è veramente allettante: Attraversando l’anno. Natura, stagioni, riti (Il Mulino, 2023). Abituati, come studiosi di folklore, a saltellare da una festa all’altra, forse non ci siamo accorti che i 365 giorni dell’anno sono quasi tutti occupati da una moltitudine di celebrazioni che si manifestano come una lunghissima e variegatissima sequenza di riti. Ci ha pensato l’autore del volume, Duccio Balestracci, senese e già ordinario di Storia medievale nell’Ateneo della sua città, a mettere ordine agli eventi seguendo, giorno dopo giorno, i ritmi del calendario. E chissà quanta pazienza a compilare le schede, a stilare gli elenchi e quanta fatica gli è costata dare una sistemazione organica a quel garbuglio creato dalla sovrapposizione delle diverse concezioni del tempo (quello ciclico e quello lineare) e della mescolanza di vari calendari e di feste, che si celebrano, quasi con le stesse modalità, in luoghi e tempi lontani e diversi. Continua a leggere

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