La Scala dei Turchi. Storia, mito e attualità

Scala dei Turchi (ph. Nuccio Zicari)

Scala dei Turchi (ph. Nuccio Zicari)

di Nuccio Zicari

Montalbano finì il gelato di cassata, pagò alla cassa, niscì, pigliò la machina che aviva lasciata poco distante e partì verso la Scala dei Turchi.

Seguendo le istruzioni del cammareri, a un certo punto girò a mancina, fece qualche metro di strata aspalata in discesa e si fermò. La strata non proseguiva, abbisognava caminare sulla rina. Si levò le scarpe e le quasette che lasciò in machina, la chiuì, si rimboccò l’orlo dei pantaloni e raggiunse la ripa del mare. L’acqua era frisca, ma non fridda. Passato un promontorio, la Scala dei Turchi gli apparse ‘mprovvisa. Continua a leggere

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SOMMARIO N. 63

Molfetta, 1976 (ph. Mino Altomare)

Molfetta, 1976 (ph. Mino Altomare)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Alberto Giovanni Biuso, Monarchie, una lettura antropologica; Sergio Ciappina, Rinnegati. Una storia mediterranea tra conversioni, schiavitù e apostasia; Fulvio Cozza, L’intelligenza artificiale o dell’incanto della tecnologia. Una sfida per il futuro; Fabio Dei, Il populista Don Milani?; Giovanni Gugg, Un dialogo personale con Marc Augé; Massimo Jevolella, Dante, Averroè, e il mistero della “luce etterna” di Sigieri; Rosario Lentini, Le grotte per casa e lʼeconomia delle “pirrere” a Favignana; Continua a leggere

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EDITORIALE

Per strada, il teatro della vita (ph. Valeria Laudani)

Per strada, il teatro della vita (ph. Valeria Laudani)

“Il mondo al contrario” non è soltanto il titolo di una pubblicazione che per le sue eclatanti e deliranti frasi esplicitamente omofobe, misogine e razziste sta scalando le classifiche dei libri più venduti in Italia. Paradossalmente è anche l’idea di abitare un Paese in cui è davvero capovolto il senso delle cose, delle parole, delle regole elementari della vita, ovvero il senso dello stare nel mondo. Come in uno specchio deformato si rovesciano e si distorcono valori e princìpi fondanti della democrazia, i paradigmi dei diritti, le basi della convivenza. Continua a leggere

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Monarchie, una lettura antropologica

Re Carlo III nel giorno dell'incoronazione

Re Carlo III Windsor, nel giorno dell’incoronazione

di Alberto Giovanni Biuso 

In questo testo tenterò una lettura anarchica del principio monarchico. A questo scopo inserirò l’incoronazione di Carlo III Windsor, avvenuta il 6 maggio 2023, all’interno della dialettica tra potentia e potestas. La tradizione dinastica è infatti espressione di tre degli elementi che innervano tale dialettica nel XXI secolo: la forza dei costumi, la natura gregaria delle società, il Nomos della Terra nato nel 1945 dalla vittoria anglosassone e che sta mostrando con sempre maggiore chiarezza la propria crisi.  Continua a leggere

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Rinnegati. Una storia mediterranea tra conversioni, schiavitù e apostasia

Ulucci

Ulucci- Alì, Pascià, nato Giovan Dionigi Galeni, Grande ammiraglio Marina ottamana

di Sergio Ciappina

La domanda

Nel 1453 Mehemet II, sultano turco, conquistava Costantinopoli. Termina così il sogno di un Impero cristiano che si professava erede dell’Impero romano. Per il sultano fu importante l’aiuto dei convertiti cristiani all’Islam. I bizantini si trovarono paradossalmente ad affrontare un esercito armato e assistito nelle tecnologie e nelle strategie da esperti occidentali, ossia «cristiani»: a cominciare dall’ingegnere-fonditore ungherese Urban [1].

Il fenomeno dei rinnegati coinvolse 300 mila individui fra il XVI ed il XVII secolo e diverse migliaia di persone nel XVIII secolo. I rinnegati erano per la maggior parte schiavi che con l’apostasia dal cristianesimo volevano ottenere la libertà. Continua a leggere

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L’intelligenza artificiale o dell’incanto della tecnologia. Una sfida per il futuro

L’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa.

L’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa

di Fulvio Cozza 

Incantevoli novità

Essendo nato alla fine degli anni Ottanta in una piccola località calabrese di poco più di seicento abitanti, durante gli anni Novanta ho avuto l’opportunità di conoscere una serie di persone nate nei primi decenni del Novecento e che in questo luogo, a prevalente vocazione agropastorale, erano state testimoni di trasformazioni per me impensabili, come l’introduzione del telefono e della corrente elettrica. Al di là dell’affetto che mi lega a queste persone venute a mancare quasi trent’anni fa, qui ho bisogno di usare il filtro dell’antropologia culturale per ricordare tre “fattarelli” – definizione rigorosamente emica – che loro solevano raccontarmi e che trovo particolarmente esaustivi per riflettere sulla questione che sta al centro del nesso Intelligenza Artificiale e tecnologie dell’incanto, che qui vorrei affrontare. A chi legge chiedo dunque la pazienza di seguirmi in questo percorso (spero solo apparentemente contorto), nel quale cercherò di utilizzare dei casi di studio della cultura popolare dell’Alto Crotonese per approdare all’interpretazione del senso comune contemporaneo. Continua a leggere

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Il populista Don Milani?

91nvjg8smil-_ac_uf10001000_ql80_di Fabio Dei 

Barbiana e il Sessantotto 

Di Lorenzo Milani si parla molto da alcuni anni, e molto se ne è parlato in questo 2023, centenario della sua nascita. Alcune opere recenti hanno cercato di uscire dall’alternativa polemica che questo controverso personaggio sembra costantemente suscitare: l’alternativa tra chi ne dà una lettura semplicemente agiografica e chi ne fa addirittura il responsabile dei principali attuali problemi della scuola, specie di quella italiana. Emerge invece finalmente una considerazione storicizzante, che deve però fare i conti con il groviglio di tensioni e contraddizioni che si manifestano nel pensiero e nelle opere (nel senso più ampio di questo termine, che non include solo gli scritti) di Don Milani, e soprattutto nelle sue eredità, per meglio dire negli usi che ne son stati fatti. Continua a leggere

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Un dialogo personale con Marc Augé

41jt0qu0vl-_ac_uf10001000_ql80_di Giovanni Gugg 

Un etnologo in Circumvesuviana

Nei miei anni da studente universitario ho avuto una vita piuttosto in linea retta, perché trascorrevo diverse ore ogni giorno a bordo del treno che, da capolinea a capolinea, mi trasportava tra Sorrento, dove vivevo, a Napoli, dove studiavo. La linea ferroviaria circumvesuviana, che va da un lato all’altro del Golfo di Napoli, passando per tutte le città costiere dell’area vesuviana, era gran parte della mia routine, dacché la mia vita studentesca, familiare ed amicale ne era alquanto influenzata, perché, come sanno tutti i pendolari, mi imponeva i suoi punti di riferimento e i suoi ritmi. Si tratta di una ferrovia a scartamento ridotto che per decenni è stata il vanto dei napoletani, fin dal 1890: una ferrovia che si comportava come una metropolitana molto tempo prima che comparisse nelle città principali. Continua a leggere

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Dante, Averroè, e il mistero della “luce etterna” di Sigieri

tkvy_yclugudi Massimo Jevolella 

Gli “smeraldi” di Beatrice 

Nel trentesimo canto del Purgatorio Virgilio scompare, per cedere a Beatrice il suo ruolo di guida, dopo l’ingresso nel paradiso terrestre. E allora Dante si volge verso il “dolcissimo padre”, ma non lo vede più, e per il dispiacere piange (vv. 49-50). Ora è Beatrice che gli sta dinnanzi, e quasi lo rimprovera per quel suo pianto, e poi subito lo rincuora rammentandogli il senso stesso del suo viaggio, che l’ha condotto nel luogo in cui si compie la vera felicità umana: felicità purissima del cuore e della mente, che l’uomo può raggiungere solo liberandosi dal peccato (l’Inferno), e da tutte le sue scorie (il Purgatorio). Continua a leggere

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Le grotte per casa e lʼeconomia delle “pirrere” a Favignana

- «Carta topografica della Favignana isola adiacente alla Sicilia», Palermo, 2 settembre 1829, disegnata da «Pietro Cusmano Agrimensore», (Archivio di Stato di Palermo, Ministero e Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale, Ripartimento Lavori Pubblici, n. 32.

«Carta topografica della Favignana isola adiacente alla Sicilia», Palermo, 2 settembre 1829, disegnata da «Pietro Cusmano Agrimensore», (Archivio di Stato di Palermo, Ministero e Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale, Ripartimento Lavori Pubblici, n. 32.

di Rosario Lentini 

Nel 1807, si pubblicava a Napoli un saggio del teologo brindisino, nonché docente di matematica e filosofia, grande cultore di economia, di agricoltura e di scienze naturali, Teodoro Monticelli, dal titolo Del trattamento delle api in Favignana. Lʼopera era stata scritta durante gli anni di esilio-detenzione (1796-1801) nella maggiore delle isole Egadi, dove era stato destinato per scontare la condanna a dieci anni ‒ poi ridotti a sei ‒ per giacobinismo. Da acuto osservatore e studioso, la sua sintetica descrizione del contesto, del paesaggio agrario e delle attività che si praticavano in quella comunità di circa 1.800 isolani coglieva alcuni aspetti essenziali:  Continua a leggere

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Il Vangelo secondo un povero agnostico

Salvator mundi, di Antonello da Messina

Salvator mundi, di Antonello da Messina

di Vincenzo Meale 

E venne un uomo di nome Gesú 

Sono cresciuto in un ambiente cristiano tradizionalista, con una lettura dei vangeli in cui a ogni passo si vedevano prodigi sovrumani. E mi si diceva che senza i miracoli il messaggio contenuto non sarebbe stato da prendere in considerazione. Unica voce dissonante quella di uno scienziato e teologo del Seicento, Blaise Pascal, di cui un insegnante di religione dopo aver elencato le “prove” dell’esistenza di Dio ci propose la “scommessa che non si può perdere”: dato che l’esistenza di Dio è indimostrabile è bene scommettere sulla sua esistenza, perché se esiste abbiamo vinto il paradiso, se non esiste abbiamo ugualmente vinto una vita degna. All’epoca, a me credente, la scommessa parve opportunistica e ripugnante. Continua a leggere

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Le continu et le discontinu comme organisation de sens. À partir d’Eveline de Joyce

L'èpiphanie (ph. Mattia Montes)

L’èpiphanie (ph. Mattia Montes)

di Stefano Montes [*] 

Eveline fait partie d’un recueil, publié pour la première fois en 1914, dont le titre est, en français, Gens de Dublin. Mon analyse de cette nouvelle fait partie d’un projet plus vaste d’analyse portant sur l’ensemble du recueil et dont les finalités sont multiples:

1. l’application d’un outil de découverte, la méthodologie sémiotique, non simplement à une seule nouvelle, mais à un recueil entier afin de retrouver des variants et des invariants et de mettre en relief la continuité ou la discontinuité avec les autres œuvres de Joyce considérées comme plus expérimentales; Continua a leggere

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Alle radici della crisi dei nostri giovani

128134-mddi Giuseppe Savagnone 

Si parla molto oggi della situazione problematica dei giovani, insistendo su una serie di fenomeni – la droga, la violenza, la dipendenza dalle mode – che sono in realtà solo le manifestazioni di un cambiamento antropologico più profondo, di cui stentiamo a prendere coscienza perché coinvolge noi stessi, gli adulti, immersi a nostra volta nello stesso clima culturale. A ben vedere, anzi, quello che vediamo rispecchiato nelle nuove generazioni non è altro che il riflesso del nostro volto. Continua a leggere

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Diritti umani e lotta di classe fra astrattezza e concretezza

Dal frontespizio di Discorso sull'ineguaglianza tra gli uomini di G. G. Rosseau

Dal frontespizio di Discorso sull’origine delle diseguaglianze tra gli uomini di G. G. Rousseau

di Roberto Settembre 

Premessa 

Io non ho visto, sono stato sul bordo, affermano alcuni. Ma il bordo non è il confine destinato a venir oltrepassato o difeso, poiché, se il confine separa, il bordo nasconde. Tuttavia, rimanendo sul bordo, se lo desidero, posso descriverne il senso, in quanto, se ho visto quel che accadeva al di là, restare in attesa degli eventi significa averne ricevuto gli impulsi.

D’altronde è ben possibile ignorare se l’energia negativa che permeava la percezione di chi è rimasto sul bordo sia uguale in qualità e inferiore in quantità al dolore sprigionato dagli esseri trascinati nelle onde di quell’oltre, ma il legame tra l’osservatore e quegli esseri è la viva percezione sensoriale di ciò che è accaduto e accade.  Ne consegue che un sentimento primario come l’amore strappa le difese, impedendo che il bordo sia un confine invalicabile. Continua a leggere

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La sincera verità

560x315_gettyimages-72420856di Pier Giorgio Solinas 

Quando Gigi in una delle sue recenti briciole [1] ha messo in circolo una discussione, elegante e sottile, sulla questione della verità, la verità in matematica., mi sono sentito per qualche ragione che non saprei spiegare, indirettamente chiamato in causa. Non per la matematica, per carità. Quel continente austero è rimasto irreparabilmente inaccessibile per me nonostante la mia formazione filosofica, e i preziosi corsi di logica tenuti da Ettore Casari, e le molte ore di frustranti (per il docente amico) conati di iniziazione al pensare matematico che Gigi mi prodigava da ragazzo. Continua a leggere

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Gli Italiani di Tunisia. Migranti due volte

166284246_3789723957814904_7642791413983736246_ndi Marcello Bivona 

I quattro mesi di campo profughi a Gargnano, a parte il primo terribile periodo trascorso ad organizzare la nostra vita, li avevamo vissuti come una vacanza. Era primavera, l’aria mite del Lago di Garda ci ricordava lontanamente le prime domeniche di mare nella nostra Tunisi. Il monte Baldo, con la cima innevata che gli conferiva un’aria elegante, era il nostro Bou Kornine stagliato davanti al mare de La Goulette verso Hammam Lif. L’odore dolce e lo sciacquio dell’acqua sulla spiaggia pietrosa del lago ci dava l’illusione di avere un piccolo mare. Continua a leggere

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Tunis rend hommage à la Notre-Dame de Trapani, Madone de la Goulette!

Tunisi, 15 agosto 2023 (ph. Bouriel)

Tunisi, La Goulette, 15 agosto 2023 (ph. Hatem Bourial)

di Hatem Bourial [*] 

L’église Saint-Augustin et Saint-Fidèle est l’une des paroisses les plus anciennes de Tunis. Elle vient d’accueillir le 15 août, la célébration de la fête de l’Assomption, en présence de l’évêque de Trapani. Ce rituel qui est complété par une procession remonte à l’ancienne communauté sicilienne dont de nombreux membres étaient originaires de Trapani et vivaient à la Goulette, une banlieue de Tunis. On revient donc sur l’histoire de l’église de la Goulette et la procession de Notre-Dame de Trapani qui, depuis 2017, retrouve des couleurs. Continua a leggere

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Erranze esistenziali e poetiche di Flaviano Pisanelli

1di Rosy Candiani

Nella vita di ognuno esistono luoghi d’elezione che si radicano nelle esperienze e nella memoria e ai quali spesso si torna anche solo mentalmente o per fugaci ma inequivocabili frammenti di tempo. Questa è la Tunisia per Flaviano Pisanelli, che vi ha soggiornato per lunghi periodi, insegnando anche in molte università del paese, dal sud al nord e creando una fitta rete di affetti e amicizie, leggibili nella sua scrittura poetica. Queste voci e questi spazi, anche quando non esplicitamente evocati, traspaiono nei suoi versi attraverso scelte linguistiche nonché i bagliori della terra tunisina ove si distendono distese di profumi, di ulivi e agrumi, scaglie di mare. Continua a leggere

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Una riva non troppo lontana: l’emigrazione dei siciliani in Tunisia nel racconto cinematografico e letterario

coverdi Salvina Chetta 

«I primi ad arrivare furono i genitori di mia nonna materna sul finire del 1896, in provenienza da Villalba (Caltanissetta). Mia nonna materna nacque a Tunisi sei mesi dopo il loro arrivo. Mio bisnonno che in Sicilia era stato fornaio ed era mediamente istruito (al punto da far in seguito scuola serale spontanea ai braccianti siciliani in Tunisia), cominciò con il fare il venditore ambulante nei cantieri in cui lavoravano italiani e maltesi. L’epidemia di vaiolo che si diffuse nel 1897, colpì la famiglia e la costrinse a trasferirsi in campagna. Ciò abbassò notevolmente il tenore di vita. Mio nonno materno arrivò all’età di 17 anni nel 1913 o ’14 insieme alla madre vedova, da Giarratana (Ragusa). Era contadino. Nel 1915 sposò mia nonna da cui ebbe sei figli. Continua a leggere

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Il disagio dell’etnografo. Riflessioni e inquietudini dopo il “campo” in Tunisia

Kais Saied

Kais Saied

di Giovanni Cordova

Questo breve articolo per Dialoghi Mediterranei origina dal crescente disagio che in quanto studioso sto percependo negli ultimi mesi in relazione al peggioramento politico e al deterioramento del quadro sociale di un contesto (la Tunisia) che in anni recenti ho diffusamente attraversato per motivi di ricerca. Non sarò un ingrato a essere così critico rispetto all’attuale situazione politica del Paese dopo esserne stato ospite e aver goduto di ampi margini di sicurezza e libertà di ricerca? Continua a leggere

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Najet Gherissi: la dame de fer

Najet Gherissi

Najet Gherissi

di Diletta D’Ascia  

Ho conosciuto la scultrice tunisina Najet Gherissi per caso, alcuni amici mi hanno portato nel suo atelier a Gammarth, banlieue nord di Tunisi, sin da lontano ho iniziato a scorgere alcune sculture presenti nel suo giardino e il bleu outremer che caratterizza le sue opere. Najet ci aspettava sorridendo davanti la porta della sua casa atelier e, in effetti, prima ancora del suo lavoro, mi ha colpito questa donna così forte e generosa, come Tunisi stessa, una città che si mostra immediatamente con quelle note di accoglienza che le permettono di essere amata sin dal primo istante. Continua a leggere

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Fuggiti da stranieri, morti da sconosciuti: politiche e geografie di vita e di morte nel Mediterraneo tunisino

Sfax, cimitero di tombe senza nome (ph. Silvia Di Meo)

Sfax, cimitero di tombe senza nome (ph. Silvia Di Meo)

di Silvia Di Meo 

Sotto il pelo delle acque mediterranee di Kerkennah o Mahdia, nella camera mortuaria dell’ospedale Habib Bourguiba di Sfax, nel deserto di Ras Agedir oltre il check point di Ben Gardane che separa la Tunisia dalla Libia, nella terra polverosa del cimitero di Lajmi a Sfax, giacciono, senza riposo, diverse migliaia di corpi di persone senza nome, sconosciute. Una necrogeografia – che articola le sparizioni forzate del bacino centrale – dove “sconosciuti” diventano tali perché etichettati come “stranieri”: i “neri”, i “migranti”, i “diversi” che popolano, vivono e lavorano gli spazi di passaggio, di arrivo, di partenza ma soprattutto di controllo della Tunisia. Così, “stranieri” e “sconosciuti”, diventa un binomio inscindibile su cui si articolano le politiche e le geografie di morte delle frontiere. Continua a leggere

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“Mi sento un miscuglio”. Kamila e le altre donne tunisine di Mazara

Mazara del Vallo, Pannello murale (ph. Lavinia Giacobbe)

Mazara del Vallo, Pannello murale (ph. Lavinia Giacobbe)

di Lavinia Giacobbe 

Mazara del Vallo è da sempre un laboratorio ricco di spunti per indagare questioni relative alla migrazione e alla costituzione di comunità intrecciate e transnazionali; la sua cornice, il Mediterraneo, è sicuramente una lente privilegiata attraverso la quale osservare tutti i possibili fenomeni. È stato proprio attraverso il corso di Antropologia del Mediterraneo che ho avuto la possibilità di approfondire la questione legata all’identità delle donne tunisine (arrivate dalla Tunisia o nate a Mazara) attraverso la raccolta delle loro voci e delle loro istanze. Continua a leggere

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Safia Farhat, a woman between art, education and politics

Penelope ii, 1971, weaving, Safia Farhat Museum, Radès, source: awarewomenartists.com

Penelope ii, 1971, weaving, Safia Farhat Museum, Radès, source: awarewomenartists.com

di Roberta Marin [*]

In the Tunisian art scene between the 20th and 21st centuries there is an artist who stands out among the others and that is Safia Farhat (née Foudhaïli). She made a name for herself not only thanks to her eclecticism in art and her inclination to experiment with all sorts of different materials and techniques, but also for her role as an advocate for human rights, particularly those of women, and as an educator. (Qassemi, ‘Modern Arab art and the depiction of blue collar workers’, 2016). Born into an elite family in 1924 in Radès, a port city about 9 km away from the capital Tunis, Farhat could attend the primary and secondary schools of the French Protectorate and was one of the few students to graduate from the colonial Tunis Institute of Fine Arts (Gerschultz, ‘Farhat, Safia (1924–2004)’, 2016a). Continua a leggere

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Frontiere compromesse, “Borderscapes” e retoriche complottiste nella Tunisia contemporanea

migranti-libia-tunisiadi Nicola Martellozzo 

La firma del EU comprehensive partnership package with Tunisia s’inserisce nella medesima strategia europea comprendente l’accordo con la Turchia (2016) e quello italiano con la Libia (2017, rinnovato nel 2022): un’esternalizzazione dei confini comunitari, che delega la securizzazione dei flussi migratori a Paesi (ambiguamente) alleati dietro la concessione di aiuti economici, più o meno vincolati ad un piano di riforme interne che, nei fatti, viene pressoché ignorato. L’accordo di partenariato strategico con la Tunisia, di cui il governo italiano si è fatto promotore, prevede un pacchetto di supporto finanziario di 105 milioni dedicato espressamente alla gestione migratoria. Lo Stato tunisino ha però rifiutato sia la realizzazione di centri d’accoglienza, sia l’istituzione di zone di ricerca e soccorso (SAR) nei propri confini territoriali. Continua a leggere

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Calvino a Tunisi: un dialogo in nome della letteratura

calvino-a-tunisi_banner-generaledi Salah Methnami 

La morte di Italo Calvino nel settembre del 1985, all’età di sessantun anni ha impedito ad uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento, di potersi recare negli Stati Uniti per tenere una serie di conferenze su invito dell’università di Harvard. La sua scomparsa non ha impedito però la pubblicazione postuma del volume Lezioni americane e la sua diffusione a livello mondiale.  Continua a leggere

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“Riaccendere i fuochi”

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CIP

di Pietro Clemente

Traggo questa immagine, che non ha nulla a che fare con i roghi drammatici di questa estate apocalittica, da un volume di Luciano Giacchè sulla Valnerina [1]. Già in un precedente editoriale ho fatto riferimento all’immagine dell’accendere fuochi come modo di condividere destini futuri. Giacchè adopera questa espressione riferendosi ai paesi che hanno perso abitanti, la usa nel senso di ri-costruire famiglie, focolari, ‘fuochi’, accezione quest’ultima usata negli antichi censimenti. In questo senso ‘riaccendere fuochi’ è come dire ‘riabitare l’Italia’, che è lo scopo che si prefigge ‘Il centro in periferia’ e il tema delle riflessioni e dei saggi presenti in queste pagine. Continua a leggere

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Fare spazio ai luoghi. La crisi ecologica e il (difficile) ritorno del “terrestre”

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di Filippo Barbera 

Il volume Ecoterritorialismo a cura di Alberto Magnaghi e Ottavio Marzocca (Firenze University Press, 2023) si pone l’obiettivo di applicare l’architettura teorica di matrice territorialista e il concetto di bioregione urbana alle problematiche ecologiche e ambientali. Come esplicitato nelle pagine iniziali, la bioregione urbana è composta da città da risanare, scomporre, ricomporre, rigenerare, ricollegare alla loro campagna con nuovi “patti”; da sistemi fluviali che, rigenerando territorialità, consentirebbero agli abitanti di riscoprirli e custodirli; da campi per l’agricoltura bioecologica in grado di produrre ‘servizi ecosistemici’; da boschi da restaurare e riabitare insieme alla natura; da coste e dal loro rapporto da ricostituire con gli ambienti marini. Per rispondere a questo obiettivo, il testo si struttura in due parti: una prima che contiene scritti di diversa estrazione disciplinare, tutti orientati allo sviluppo dell’approccio eco-territorialista; una seconda che passa in rassegna, ricostruisce e analizza alcuni strumenti volti alla progettazione della bioregione urbana che, come prima chiarito, vuole essere l’orizzonte operativo dell’ecoterritorialismo.

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Pluriverso bioculturale ed ecoterritorialismo. Temi e questioni aperte

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di Letizia Bindi 

Ecoterritorialismo è un testo collettaneo che invita a ripensare in chiave critica lo sviluppo dei territori, la progettazione localizzata, i processi decisionali circa le possibili alternative all’ontologia post-modernista della crescita, delle megacities, dei grandi centri economici, di potere, di progettazione immaginando invece soluzioni molteplici, calate nei diversi contesti, basate sui “patrimoni territoriali”. Emerge da qui l’associazione con il Pluriverso di cui hanno parlato Arturo Escobar, Alberto Acosta, Federico Demaria, Ariel Salleh e Ashish Kothari (2021) e il nesso con la nozione di post-sviluppo e di “modi d’essere relazionali” che mi pare riecheggino in alcune riflessioni di Magnaghi, Mazzocca e di tutti gli altri autori di questo volume collettaneo. Continua a leggere

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Contro la chiusura di Liquilab

La sede di Liquilab sigillata

Tricase, La sede di Liquilab sigillata

CIP

di Ornella Ricchiuto

6 Luglio 2023

“Senza parole…..”.

“Stasera suonerò nel luogo dove non si può chiudere la cultura e vivamente conosco le grandi opere di Liquilab.”.

“Un grande dolore, un vero lutto”.

“Che amarezza vedere chiudere in questo modo un luogo di cultura e arte e soprattutto un luogo aperto, accogliente e inclusivo per tutta la comunità”. Continua a leggere

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Musées au Maroc: Patrimonialisation et dialogue de cultures

Type de tapis exposés au musée boucharouite à Marrakech.  Cliché Souhaila El Jinani, Juillet 2018

Type de tapis exposés au musée boucharouite à Marrakech (ph. Souhaila El Jinani, Juillet 2018)

CIP

di Souhaila El Jinani [*] 

Introduction

L’objectif primordial de cet article est d’explorer le rôle que jouent les musées au Maroc dans la patrimonialisation des objets patrimoniaux. Nous partons de l’idée que les musées ont pour but principal de sauvegarder, faire connaitre et transmettre les objets patrimoniaux. Ils gardent le lien entre le Passé, le Présent et le Futur. Dans ce sens, nous nous inspirons de la réflexion menée par une spécialiste du patrimoine et des musées, Sophie Mariot-Leduc, selon laquelle «le processus de patrimonialisation repose avant tout sur le temps présent et l’exposition muséale est devenue le moment clef de ce processus. Elle permet de faire le lien entre le passé et l’avenir, entre les héritiers, les léga­taires et les découvreurs» (Mariot-Leduc S., 2014: 136). Continua a leggere

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Appunti di fine estate

Il Mulino di

Novara di Sicilia, Il Mulino “Giorginario”

CIP

di Mario Sarica

Nell’affollato e spesso disorientante spazio di confronto a più voci sullo stato di salute e sul futuro prossimo venturo della fitta rete dei musei etnografici, e non solo, fuori e dentro la Sicilia, spesso muti, silenziosi e ai più invisibili, non è affatto facile immaginare percorsi virtuosi di rigenerazione. Eppure, ormai uniche sopravvivenze di cultura materiale e immateriale della plurisecolare e in gran parte rinnegata storia del territorio, ahi noi!, i musei in molti casi, nelle residue testimonianze di civiltà agropastorale, vengono manipolati impropriamente come materia di “turismo delle radici” – questo lo slogan più in voga nelle ultime stagioni – da offrire spesso al consumo effimero di feste di piazza. Continua a leggere

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Rigenerazione e valorizzazione delle Aree Interne: criticità e sfide. Un caso di studio nel Salento

Il Salento sud

Il Salento sud

CIP 

di Caterina De Marzo [*] 

In Italia, un Paese ricco di diversità geografiche e culturali, emergono luoghi ai margini dell’attenzione collettiva che custodiscono autentiche e intricate narrazioni. Questi luoghi narrano storie che si estendono dalle valli e montagne alpine alle regioni interne dell’Appennino e alle isole del Mediterraneo. Continua a leggere

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L’Italia dei paesi oltre la retorica di un “genere letterario”

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di Nicola Grato

Da poco si è esaurito il soffio infuocato sulla Sicilia e sulla Penisola di questo anticiclone africano che ormai più niente ha di “anormale”, essendo diventato purtroppo una orribile costante delle nostre estati. Gli eventi eccezionali appartengono alla cornice di pensiero di chi non voglia fare i conti con la realtà e si industria a differire a dopodomani la questione ambientale.

Da poco è cessato il caldo torrido e soffocante, la cui “coda” ha lasciato qui in Sicilia devastazione, incendi, morti. I monti attorno la città di Palermo sono neri, sono l’inferno, e questo nonostante le improvvide rassicurazioni fatte dal Presidente della Regione Sicilia sulla vigilanza che si presumeva “alta” nei confronti dei piromani e, ancor di più, sulla copiosa disponibilità dei mezzi in dotazione a Vigili del fuoco e Forestali. Continua a leggere

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Paesanza. Per il diritto al paese

 

Castelbottaccio

Castelbottaccio

CIP

di Nicholas Tomeo 

Nei processi di ripopolamento delle aree interne, risulta necessario anche riconquistare un valore intrinseco positivo dell’abitare i paesi. Infatti, a partire dagli anni del cosiddetto boom economico, ovvero dai primi anni ‘50, abitare i paesi ha sempre di più assunto un’accezione negativa, come se l’abitante del paese portasse con sé un disvalore, un’inettitudine ereditaria, quasi questa fosse una condizione antropologicamente connaturata. Continua a leggere

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Militanza e creatività artistica nella Corsica che resiste

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di Corradino Seddaiu

On ne nait pas artiste, on le devient  [1]

L’uscita del libro Tonì Casalonga. D’arte e d’impegni di Vannina Bernard-Leoni per la casa editrice corsa Albiana è l’occasione per riflettere sull’esperienza dei piccoli paesi, sulla Corsica e su Pigna e sulla figura centrale di Tonì Casalonga nonché sul suo ruolo fondamentale nella sua rinascita.

Vannina Bernard-Leoni è direttrice del Dipartimento di Innovazione e Sviluppo dell’Università della Corsica, co-fondatrice e co-direttore della rivista Robba [2] ed è una donna particolarmente attiva e coinvolta nella vita universitaria, economica e culturale della Corsica. Continua a leggere

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Le mille iniziative dell’Italia spopolata

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di Mariano Fresta 

Dopo tanti libri sulle aree e i paesi spopolati e misconosciuti che spesso hanno il tono della nostalgia, ecco un testo in cui si parla delle mille iniziative, di singoli e di gruppi, che nascono nel segno della spontaneità e che cercano di dar vita a quei luoghi che per vari motivi sono stati abbandonati recentemente sia dagli abitanti, sia da quelle politiche, nazionali e regionali, basate su idee di sviluppo tendenti a privilegiare gli insediamenti urbani. Non che in esso siano assenti pagine in cui i ricordi e le espressioni sentimentali prevalgono sul resto, ma il suo aspetto più importante è dato sia dall’atteggiamento militante dell’Autore, sia dai racconti i cui protagonisti sono persone che, non accettando la visione del mondo odierna, tentano di creare situazioni di vita finalizzate alla rinascita di zone la cui storia è degna di non essere interrotta. Continua a leggere

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Cose di Sardegna: Luciano Marrocu e la storia lunga dell’Isola

Carlo Lugliè durante la manifestazione "Monumenti aperti", 2018

Carlo Lugliè durante la manifestazione “Monumenti aperti”, 2018

di Nicolò Atzori 

                                                                              Alla memoria di Carlo Lugliè 

Domenica 2 luglio, fra le onde del mare oristanese, suo più di ogni altra cosa, Carlo Lugliè si congedava eroicamente dal mondo nel tentativo di strappare un bambino all’impeto della burrasca. Un velo di sconforto e indicibile dolore calava sul mondo della cultura sardo, e l’Isola perdeva uno dei suoi più brillanti e appassionati studiosi, amorevole analista e divulgatore dei processi che ne hanno scandito il funzionamento fin dalle più remote epoche umane. Già professore ordinario di Preistoria e protostoria presso l’Università degli Studi di Cagliari, Lugliè era un profondo conoscitore dell’evoluzione culturale dei sardi antichi, da lui indagata precipuamente nei suoi circuiti materiali [1], e unica era la capacità di gravitare fra mondo accademico, comunità, scuole e luoghi del patrimonio, che frequentava con grande regolarità: le tracce del passato, come chi le custodiva, erano la sua casa, la dimensione nella quale pensare sé stesso e il suo posto nel mondo, noi partecipi. Continua a leggere

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C’era una volta un’isola. Un libro per dieci millenni

9788858144497_0_350_0_75di Pietro Clemente 

Luciano Marrocu ha un’attività poliedrica: è docente universitario, autore di libri e di saggi di storia oltre che scrittore di letteratura di vario genere. Le prime cose sue che ho letto erano libri gialli ambientati a Roma in cui il protagonista era un carabiniere sardo. Nel filone letterario è stato uno degli interpreti della nouvelle vague degli scrittori sardi anni Novanta. Scrittori che, talora già in età, si sono cimentati nella scrittura per passione e – in prevalenza – come secondo mestiere in un clima vivacissimo che ha lasciato il segno.

I miei studi riguardano l’antropologia e quindi non sono un lettore sistematico di libri di storia. Riconosco che è un grave difetto non solo mio ma dell’accademia che lavora a compartimenti stagni, fenomeno che si è accentuato lungo e dopo gli anni Ottanta, dopo la fine delle ‘grandi narrazioni’. Continua a leggere

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L’ossimoro sardo: un sistema di autonomia subalterna

antica_carta_linguistica_sardegna_modificatadi Costantino Cossu

Esercitare un approccio critico intorno alle visioni in chiave nazionale della storia della Sardegna. Questo lo scopo che Luciano Marrocu apertamente dichiara nell’introduzione a Storia popolare dei sardi e della Sardegna, il nuovo saggio dello storico cagliaritano pubblicato da Laterza nella collana “i Robinson”. Storia popolare significa taglio divulgativo, nel senso alto del termine, secondo una pratica che in Italia è purtroppo poco diffusa, specie se a paragone di altri contesti, in particolare di quello anglosassone. Una scelta che consente all’autore di entrare nel merito della questione nazional-identitaria in presa diretta, potremmo dire, rispetto alle urgenze di una riflessione contemporanea che non è solamente storica. Continua a leggere

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Miti e storie dell’Isola dei nuraghi

Le sculture di Mont Prama

Le sculture di Mont Prama

di Tatiana Cossu 

Se c’è un’impresa che uno studioso, per di più se è uno storico contemporaneista, tende a rifuggire è quella di avventurarsi in un lavoro di sintesi generale della storia di una regione, di un Paese, di un’area geografica e delle genti che l’hanno abitata, inoltrandosi da solo in periodi e terreni di indagine molto lontani da quelli propri e in ambiti disciplinari, come quelli delle scienze archeologiche, in cui si adottano strumenti metodologici e di analisi in buona parte differenti. Continua a leggere

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“Transculturale”. Attraversamenti e pratiche di decolonizzazione

coverdi Alfredo Ancora, Raffaele Tumino

Su nostra iniziativa è nata recentemente (2022) la Rivista semestrale “Transculturale” che vuol arricchire ulteriormente un dibattito scientifico che in questo momento storico-politico dà l’impressione di volersi “appoggiare” solo su derive note e ben consolidate.

Transculturale nasce con l’obiettivo di provocare suggestioni del pensiero attraverso un confronto con culture differenti e di pari dignità, secondo l’insegnamento dell’antropologo Ferdinando Ortiz, allievo di Bronislaw Malinowski, che scrisse anche la prefazione al suo importante libro, Contrappunto cubano del tabacco e dello zucchero [1]. Continua a leggere

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“Journal of Business Anthropology”. Quando l’antropologia dialoga con l’economia aziendale

cover_issue_878_en_usdi Linda Armano 

La Business Anthropology è una sotto branca dell’antropologia che sta prendendo piede soprattutto in certi Paesi, come negli Stati Uniti o in contesti nord europei, come la Danimarca, e applica la metodologia antropologica per studiare le relazioni sociali all’interno di realtà corporative, per analizzare le interpretazioni culturali e gli effetti sociali locali a seguito dell’introduzione di strategie di marketing e di narrazioni pubblicitarie con particolare attenzione ai comportamenti culturali di consumo. Nello specifico gli antropologi aziendali utilizzano un approccio applicato dell’antropologia per aiutare le aziende ad allinearsi al contesto sociale in cui vogliono inserirsi oppure incrementano intuizioni strategiche per migliorare l’ambiente lavorativo, o per comunicare in maniera più adeguata un prodotto ad una determinata audience. Continua a leggere

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“Antropologia”: miti e costruzione di una rivista

figura-1di Silvia Barberani, Silvia Vignato

Il ritardo con cui entriamo nel dibattito in corso su Dialoghi Mediterranei in merito alle riviste di antropologia ci offre una posizione comoda perché i temi fondamentali dell’editoria scientifica italiana sono già stati ben esposti e analizzati nei numeri precedenti e a noi non resta dunque che ringraziare DM per l’invito e contribuire alla riflessione situandoci rispetto alle coordinate tracciate. Il panorama fin qui illustrato mostra infatti un notevole fermento culturale su varie scale, dalle iniziative locali alle maggiori istituzioni universitarie.  Continua a leggere

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Les conditions de naissance d’Insaniyat. Contexte, contraintes et défis

 a paraitre Insaniyat-89di Nouria Benghabrit-Remaoun [*] 

Cette réflexion sur l’historique de la revue Insaniyat, menée au sein d’un Workshop [1] portant sur l’état des lieux et perspectives pour la revue, a été possible grâce à la disponibilité et le soutien du directeur de la publication (directeur du Crasc Pr. Menaa) et de la rédaction (Dr Benzenine) avec le Comité de rédaction. Elle nous a permis de faire un retour sur une expérience, celle de la naissance et du développement de la revue Insaniyat, âgée de 26 ans et qui est à son 100ème numéro. Continua a leggere

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La voce delle terre alte

dislivellicoverdi Maurizio Dematteis 

Viviamo in un momento storico di grosso e rapido cambiamento, sotto molti punti di vista: climatico, economico, culturale. A tutto questo si è aggiunta pochi anni fa l’emergenza del Coronavirus, che ha definitivamente messo in discussione lo status quo di un rapporto sbilanciato tra centro e periferia, tra pianura e montagna, tra luoghi densamente abitati e altri meno, dove i primi fino a ieri erano posti in evidenza e i secondi messi in secondo piano. Continua a leggere

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Tempi trimestrali, spazi regionali: la “Rivista Abruzzese” dal 1886 alle sfide dell’open access

266180030_4659597870786484_1356430455276356022_ndi Lia Giancristofaro 

Un numero periodico da centocinquant’anni 

Nel 2003, realizzando una escursione culturalista nella storia dell’editoria abruzzese [1], mi imbattei in questa considerazione di Henri-Jean Martin, specialista della storia del libro: «Il libro non esercita più il potere che aveva una volta, non è più padrone dei nostri ragionamenti o dei nostri sentimenti, di fronte ai nuovi mezzi di informazione e comunicazione che ora abbiamo» (Martin 1994). Queste idee di Martin, presenti anche nel suo volume del 2004, trent’anni fa, quando la diffusione capillare e globale del web era ancora agli albori, mi sembrarono fantascienza. Eppure, in una accelerazione di pochi anni, è cambiato molto, e ciò che prima davamo per scontato, come la sostenibilità dei periodici sul supporto cartaceo, oggi deve essere radicalmente ridiscusso. Ma c’è di più, perché ad essere ridiscusso, oltre al supporto, è lo stesso prodotto intellettuale. Continua a leggere

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Ripoliticizzare Scotellaro: una novità interpretativa nel libro di Marco Gatto

 foto-1di Carmela Biscaglia 

Sull’orizzonte nazionale delle iniziative ad oggi realizzate per il centenario della nascita di Rocco Scotellaro (1923-2023), la pubblicazione del libro di Marco Gatto, Rocco Scotellaro e la questione meridionale. Letteratura, politica, inchiesta (Roma, Carocci, 2023) si staglia come un unicum per qualità scientifica dei risultati conseguiti, novità interpretativa della figura di Scotellaro dettagliatamente ricostruita e analisi degli ampi dibattiti sulla civiltà contadina successivi alla pubblicazione postuma delle sue opere soprattutto di Contadini del Sud, sulla funzione dell’intellettuale nella visione ideologica della Sinistra, sul rapporto tra socialismo e comunismo, sulla più generale questione meridionale.  Continua a leggere

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Ripercorrendo un’esperienza di formazione. Antropologia e letteratura: Rocco Scotellaro e i Contadini del Sud

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La sezione di Antropologia e Letteratura dell’AISEA. La condivisione di un nuovo filone di ricerca

Nel 1996 in una riunione tenutasi all’Università La Sapienza di Roma partecipavo alla nascita della sezione di Antropologia e Letteratura dell’Associazione Italiana per le Scienze Etno Antropologiche (AISEA). Per me, giovane studiosa già iscritta all’AISEA che si avviava ad intraprendere le strade della ricerca antropologica, era davvero affascinante essere tra quelli che fondavano quella sezione, allora davvero innovativa nel panorama italiano. Prima di quella data c’erano state pubblicazioni e ricerche [1] che avevano aperto la strada al dibattito, ma quella riunione di un’associazione nazionale di antropologia di quasi trent’anni fa costituiva un segnale forte di indirizzo di studi e ricerche e la presa di coscienza di un percorso comune da condividere e su cui confrontarsi. Continua a leggere

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Per rileggere Scotellaro politicamente

centro_scotellaro_libri1-scaleddi Marco Gatto 

Le pagine che Pietro Clemente ha voluto dedicare su questa rivista alla figura e all’opera di Rocco Scotellaro hanno immediatamente agito da stimolo per una rinnovata riflessione sull’intellettuale lucano, del quale ricorre quest’anno, com’è noto, il centenario della nascita. Di Scotellaro e del suo lavoro culturale e politico Clemente è stato un interprete lucido e attento, tra i pochi a mantenerne in vita la memoria e a rilanciarne la lezione nei primi anni Settanta, quando si era da tempo estinta la carica propulsiva dei primi dibattiti sul lascito del sindaco-poeta, sorti all’indomani della morte, avvenuta a Portici nel dicembre del 1953, e segnati dalla “sfida” tra le forze del Fronte, il PSI da un lato – il partito nel quale Scotellaro aveva militato – e il PCI dall’altro. Continua a leggere

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Rocco, ovvero ironia della sorte

Rocco Scotellaro, di Carlo Levi

Rocco Scotellaro, di Carlo Levi

di Eugenio Imbriani

Incompiuto

Un giovane non ancora ventenne, ma ben dotato di studi, attratto dagli antichi classici e dalla letteratura contemporanea, che ha maturato una decisa avversione al fascismo, si guarda allo specchio e nel riflesso vede un altro se stesso, simile a lui, riconoscibile, ma anche diverso, il quale ha la strana pretesa di farsi raccontare. Rocco implora il suo alter ego, Ramorra, di lasciar stare, ma quello insiste: «Beh, senti, io voglio un romanzo da te. Io te lo dico che sei adatto, perché sai ricevere e conservare per disperdere a tempo. Devi parlare di noi due amici inseparabili che non ricordiamo più quando la nostra amicizia incominciò» [1]. Ramorra ritiene che sia necessario un simile atto narrativo, che può rappresentare il concludersi di un ciclo, quello della giovinezza, e consentire l’accesso a nuovi percorsi da intraprendere: «Mi sono fermato in un punto», spiega. «Numerose strade mi chiamano. Io resto al bivio ostinato a non mettermi per nessuna di quelle strade, se il ciclo della mia gioventù prima non si conclude e non resta documentato, glorificato» [2]. Continua a leggere

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Ripensare Rocco Scotellaro e il Mezzogiorno

murale_scotellarodi Ferdinando Mirizzi 

Ripensare oggi la figura di Rocco Scotellaro significa innanzitutto riflettere sul reale rapporto che egli ebbe con i “suoi” contadini, esplicitato sul piano poetico nei versi Sempre nuova è l’alba, che Carlo Levi definì la ‘Marsigliese contadina’, configurando Scotellaro come poeta della libertà contadina e la sua poesia dalle radici culturali contadine rappresentativa di un sentire collettivo, una poesia epica, espressione della sofferenza del mondo rurale meridionale e della sua volontà di emancipazione e di riscatto sul piano storico e sociale. Continua a leggere

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La Biblioteca dell’Ordine degli Architetti della provincia di Trapani “Michele Argentino”

321f0512-a79a-463d-b2fe-53590fce16cedi Renato Alongi 

«Fare della biblioteca pubblica una città e della città una biblioteca» Antonella Agnoli [1].

La Biblioteca di pubblica lettura dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Trapani è stata di recente intitolata al professore Michele Argentino (1948 – 2012) a seguito della Delibera di consiglio del 16 maggio 2023. Continua a leggere

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“…E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”

In seduta di laurea per la discussione della mia tesi

In seduta di laurea per la discussione della mia tesi

di Salvatore Cusumano

Progetto e consapevolezza

Al quel tempo io ero un ragazzo, con sogni e visioni proiettati verso la realizzazione professionale, avevo scelto di iscrivermi alla facoltà di architettura di Palermo, in via Maqueda. Credevo nelle mie potenzialità “creative” ed ero fortemente attratto da alcune architetture e da alcuni architetti, speravo di poter un giorno imitarli e, comunque, essere parte del processo dell’architettura che «…è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce» secondo la definizione di Le Corbusier. Continua a leggere

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Michele ha sempre soffiato sui semi di tarassaco

Michele Argentino

Michele Argentino

di Mariella La Guidara Argentino [*] 

Incontro Michele appena arrivata a Palermo dalla provincia messinese perché vive con studenti di architettura che conosco. La prima impressione che mi fa è che è un tipo distratto, forse timido, sicuramente riservato, spesso socchiude gli occhi dietro le lenti tonde, ma trapelano comunque lampi di luce curiosa. È anche elegante, con camicie di lino o di cotone dalle maniche arrotolate, di una eleganza naturale. Niente barba, capelli corti ma arruffati, passo leggero, anche d’estate quando indossa zoccoli di legno o d’inverno con pesanti scarponi; unico vezzo diverse catenine d’argento portate attorcigliate più volte al collo. Continua a leggere

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Michele e l’utopia della “Scuola” di Disegno Industriale di Palermo

Michele Argentino con i suoi collaboratori storici Enzo Fiammetta, Angelo Pantina, Sandro Giacomarra e gli studenti vincitori.

Michele Argentino con i suoi collaboratori storici Enzo Fiammetta, Angelo Pantina, Sandro Giacomarra e gli studenti vincitori di un concorso

di Angelo Pantina 

Ho conosciuto Michele Argentino da studente. Ero andato presso l’Istituto di Disegno industriale per chiedere alcune informazioni. Trovai un gruppetto di giovani docenti che faceva capo ad Anna Maria Fundarò. Rimasi colpito dall’atmosfera di serena armonia. L’accoglienza, i visi sorridenti, la loro disponibilità mi diedero una carica di ottimismo e di fiducia. Nessuno di loro “se la tirava”, a riprova che le persone di livello sono solitamente umili.

È vero che l’Università aveva intrapreso un percorso di svecchiamento, ma non tutti i docenti erano proclivi a percorrerlo. La contestazione del ’68 aveva sancito la fine dell’Università disciplinare e autoritaria, cioè di quella scuola fatta da insegnamenti staccati, autonomi non finalizzati e in un certo senso fine a sé stessi; di quella scuola dove un rigido regolamento accademico permetteva solo rapporti gerarchici fra personale insegnante, di quella scuola basata sull’assoluta incomunicabilità tra le diverse discipline gestite autoritariamente. Continua a leggere

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Aspetti della teologia della secolarizzazione di Johann Baptist Metz

Metz

Johann Baptist Metz

di Antonio Albanese 

Introduzione 

Nel quadro di una teologia della storia, caratterizzata da una nuova lettura degli eventi, decifrati e interpretati con tutte le risorse delle scienze umane, si innestava il progetto di una nuova Teologia politica [1], che, erigendosi sulla critica alla filosofia esistenziale, ispiratrice della antropologia rahneriana, reagiva alla visione personalistica ed esistenziale per proporre una teologia del mondo e della società. Continua a leggere

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La cultura del grande Paese tra conservazione, innovazione e provocazione. L’Opera lirica e la politica

Il Davide di Michelangelo a Dubai

Il Davide di Michelangelo a Dubai

di Aldo Aledda 

Ciò che accade oggi in Italia, ossia che un partito politico che ha vinto le elezioni coltivi l’ambizione di rimanere quanto più a lungo al potere e per fare ciò cerchi di radicarsi il più possibile nella società, in fondo lo si è sempre fatto e visto fare. Anche nella prima Repubblica quando senza disporre del necessario consenso elettorale l’obiettivo era l’ “occupazione” della società, a fronte di un partito di maggioranza relativa che grazie ai valori cristiani aveva dimostrato di possedere un forte radicamento, l’avversario Comunista si poneva  l’obiettivo della “conquista” del corpo sociale optando per una più gramsciana egemonia culturale e lasciando in pratica il compito di intervenire sulla “struttura”, ossia sulle leve del potere economico, alla Democrazia Cristiana: laddove quest’ultima si infilava nella gestione di banche, industrie e altri settori economici, il primo preferiva rafforzare la sua presenza nelle università, nei giornali, nelle case editrici e in tutti gli altri snodi della cultura e dell’informazione in cui poteva arrivare [1]. Continua a leggere

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“Ripescaggi” d’opere: da Eco a Périer, a Ortese

 9788893446310_0_536_0_75di Franca Bellucci 

Viviamo forse tra esperienze eccezionali? Rifletto sulla sensazione di eccezionalità, mentre constato come la segnalazione di punti di vista espressi da tempo, ma finora trascurati, si infittisce e si moltiplica, cavalcando ricicli e riproposte. Un effetto lanciato verso una corsa – la “storia globale” – così liberatoria, da aver abolito impacci e confini? Ma la nuova condizione indirizzata alla “globalizzazione” è già sconfessata duramente, tra reindirizzamenti di merci e materie, nel tempo attuale. Ricordo “le primavere arabe”, i movimenti nella fascia maghrebina del 2011 – accesi nella coda dell’anno 2010 – che nei commenti diffusi avrebbero acceso protagonismi “all’occidentale”, provocati sia dalla facilità di connessione, interpretata come prodromo di nuova aggregazione, sia dalla visuale, che da quel tempo sarebbe stata dilagante, sulle “nostre” “magnifiche sorti e progressive”: non fu così, e gli accadimenti, di allora e forse concatenati fino all’oggi, sono poco perspicui. Continua a leggere

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La Médina de Fès: Territoire patrimonial de mobilités et de rencontres de cultures méditerranéennes

1adi Abdelali Binane, M’hammed Idrissi Janati [*] 

«Fès n’est qu’un poème de palais, de fontaines, de souks, de cimetières fleuris dans l’un des plus purs paysages du monde, où tout parle à l’âme, où la conscience chrétienne et civilisée reste profondément troublée et se sent, peu à peu, conquise par ce sens d’un Divin qui n’est pas le sien, par cette sagesse dans ce faste et cette heureuse mélancolie, et ce respect que, sous un autre ciel, Florence nous inspire… » (Camille Mauclair et Jean-François Bouchor, 1930, Fès, Ville sainte: 13). Continua a leggere

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Le storie di vita e il raccontarsi tra bisogno e piacere

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Conversazione, Henri Matisse

di Alessia Bonsignore  

Nell’ultimo decennio, la narrazione ha goduto di una fama senza precedenti. Sarebbe logico pensare che l’interesse verso il tema vada di pari passo con la chiara cognizione di cosa sia la narrazione. Tuttavia, persiste una duplice interpretazione per cui si considera la narrazione, da un lato, come mezzo di riorganizzazione delle esperienze e dall’altro come mezzo di produzione di oggetti comunicativi come storie e racconti. La complessità nel definire la narrazione deriva dal suo fare riferimento a fenomeni diversi in differenti prospettive, e di conseguenza potremmo affermare che la narrazione non abbia una definizione assoluta ma che sia una nozione, un significante, il cui significato dipenda dal nostro piano di analisi. Continua a leggere

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Un precursore della didattica precinema: Carlo Povigna (1859)

cortesia della  Biblioteca Zelantea di Acireale

Cortesia della Biblioteca Zelantea di Acireale

di Massimo Bonura

Introduzione

Il raro testo del piemontese Carlo Povigna che qui si ripubblica si inserisce pienamente in due dibattiti rilevanti per la storia sociale italiana e strettamente collegati tra loro. Il primo è quello dal valore estetico-pedagogico attraverso un metodo consolidato che possa non annoiare gli scolari e velocizzare il loro apprendimento, il secondo è l’uso didattico della lanterna magica. L’autore è un «maestro di metodo», ovvero specializzato in modo particolare sulla didattica, in questo caso per alunni di scuola elementare. Continua a leggere

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Puccini, le sue creature: “Manon Lescaut”, il conflitto interiorizzato

manon-lescautdi Claudia Calabrese 

Pochi anni prima di morire Giacomo Puccini racconta la sua vita all’amico Arnaldo Fraccaroli il quale, poi, la riporta in un bel libro, malinconico e carico di emozioni: 

«Nelle indimenticabili serate nelle quali il Maestro amico mi raccontava la sua vita, mi diceva che in quell’epoca, quando gli avveniva di vedersi allo specchio, chiedeva con gioconda voce a quel giovinottone gagliardo che lo guardava: – Di’, Giacomo, sei veramente tu? Siamo veramente noi?» [1]  Continua a leggere
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Conversare con Giuseppe Maurizio Piscopo

Tullio Piscolo

Giuseppe Maurizio Piscopo

di Antonino Cangemi 

Conversare con Giuseppe Maurizio Piscopo è un continuo amabile divagare, tanti sono gli interessi, le esperienze, i progetti di un musicista- scrittore poliedrico, orgoglioso e modesto, umile e ambizioso, loquace ma discreto, pago di una vita vissuta assecondando le sue passioni e smanioso di immergersi in altre e nuove avventure. Un divagare con al centro sempre la Sicilia, le sue inesauribili risorse, i suoi aggrovigliati problemi, che Piscopo conosce bene da “etno-antropologo” sul campo quale in fondo, a latere agli studiosi, può considerarsi per avere esplorato e continuare a esplorare l’isola – complice anche e soprattutto la sua fisarmonica – nelle sue viscere e nella sua anima più recondita. Continua a leggere

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Bernardo Candiloro Storace, vice maestro di cappella dell’Illustrissimo Senato della nobile ed esemplare città di Messina

Cattedrale di Messina, particolare dell'Organo

Cattedrale di Messina, particolare dell’Organo

di Diego Cannizzaro 

Raramente un musicista la cui eccelsa fattura musicale mette d’accordo tutti è circondato da un’aura di mistero sulla sua vita: è il caso di Bernardo Storace di cui possiamo affermare con sicurezza soltanto che nel 1664 era vicemaestro di cappella del Senato della città di Messina, come si legge nel frontespizio dell’unico suo lavoro giunto sino ai giorni nostri: la Selva di varie compositioni d’intavolatura per cimbalo et organo, pubblicata per l’appunto nel 1664 a Venezia.  Continua a leggere

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In dialogo con Spinoza, filosofo post-teista

9788860994837_0_536_0_75di Augusto Cavadi 

Nel linguaggio comune si identifica il filosofo con lo storico della filosofia. In alcune personalità, effettivamente, la passione per la ricerca teoretica si coniuga splendidamente con la competenza esegetica, ma si tratta di preziose rarità. Più comunemente si può essere ottimi conoscitori dei “classici” della storia della filosofia (e bravi docenti) senza avvertire nessuna inquietudine intellettuale così come autentici filosofi senza un’adeguata padronanza dei testi (e impegnati professionalmente in altri ambiti disciplinari): come avvertiva Nietzsche, la ricerca della verità non è questione d’intelligenza o d’istruzione, ma di coraggio. Continua a leggere

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Migrazioni, rappresentazioni e polarizzazioni

downloaddi Antonino Cusumano 

Il mondo non esiste fuori dalle categorie culturali che ne articolano le rappresentazioni. E la prima e strutturale articolazione è quella fondata sul dualismo, sulle coppie degli opposti, sul principio di una radicale divisione per opposizione. Attraversano culture e civiltà diverse le logiche binarie, le tendenze dicotomiche, le assiologie archetipiche costruite su poli irriducibilmente contrari. Ce lo dicono le filosofie e le religioni dell’antichità ma anche le psicologie e le neuroscienze della modernità, l’ontologia aristotelica di anima e corpo, le tabelle dei pitagorici e l’esistenza dei due emisferi cerebrali. Ce lo dicono le vulgate politiche che dividono le appartenenze in destra e sinistra, le teorie estetiche che oppongono il bello al brutto, ce lo ricordano le dottrine etiche e morali che distinguono il bene dal male, il giusto dall’ingiusto.  Continua a leggere

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Tra favola e racconto e il mare al centro

coverdi Mariza D’Anna 

Un’aria fredda passa sul guscio duro dei crostacei/ un grande urlo solca il cielo con il suo gelido fulmine d’ira/ come un tappeto grigio arrivano la notte e lo spavento (Alvaro Mutis, Summa di Maqroll il Gabbiere). 

Sin dalle prime pagine dell’ultimo lavoro di Ninni Ravazza, pubblicato nell’aprile di quest’anno, si ha l’impressione di imbattersi in un lungo cunto con la forma di un romanzo che segue la scia delle tante precedenti pubblicazioni (saggi, racconti, studi e ricerche) nei quali il mare e le attività connesse ad esso, legate alla tradizione, e gli uomini che vi ruotano intorno sono elementi essenziali. Subito tornano alla mente le storie affascinanti di Maqroll il Gabbiere, il marinaio inventato dalla penna di Àlvaro Mutis (1923-2013), lo scrittore sudamericano che ha raccontato di sognatori di navi, di marinai, di donne e avventure nel divenire delle irrimediabili stagioni della vita fatte di gioie, sconforti e fallimenti.   Continua a leggere

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La figura del padre secondo Jacques Lacan

Jacques Lacan

Jacques Lacan

di Piero di Giorgi [*]

Prima di affrontare il tema che mi è stato proposto, non posso non accennare al processo che porta all’identificazione col padre e soffermarmi quindi sul complesso edipico. Chiamato così perché Freud era affascinato dal mito di Edipo, l’eroe della tragedia di Sofocle, che involontariamente uccide il padre Laio e ne sposa la madre Giocasta. Il complesso edipico è centrale nella teoria freudiana della personalità. Freud colloca già nella fase fallica, a partire dai tre anni, il periodo in cui il bambino rivolge, inconsciamente, la sua affettività e il suo desiderio nei confronti della propria madre e i conseguenti sentimenti di gelosia e di odio verso il padre, cui succede una fase di latenza circa tra i 6 e gli 11 anni, per poi riattivarsi con maggiore virulenza, con lo sviluppo della pubertà-adolescenza. Continua a leggere

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Aleg da Bologna: la storia di un giovane ucraino

Bologna (ph. Consuelo Deriu)

Bologna (ph. Consuelo Deriu)

di Lella Di Marco

Per motivi personali di scelte di vita vengo a contatto con giovani di diversa estrazione sociale ed anche di diverse nazionalità che abitano e vivono a Bologna. Sinceramente non appena li conosco meglio, faccio la proposta di utilizzare lo spazio di Dialoghi Mediterranei per far sentire la loro voce, i loro umori e malumori. Devo dire che la risposta è di entusiasmo e sorpresa: si sorprendono che degli adulti siano interessati ai giovani. Continua a leggere

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Canto e musica nel culto cristiano: oltre la musica sacra

Angeli cantori, di Van Eyck, 1426 ca.

Angeli cantori, di Van Eyck, 1426 ca.

di Leo Di Simone 

Siamo consapevoli che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” e che intorno al culto liturgico cristiano è stato ribadito, in questo lungo tempo di post-concilio, ciò che è stato l’impegno di più d’un secolo di studi. Siamo infatti eredi di quell’ingente patrimonio lasciatoci dal Movimento liturgico [1] che ci ha fornito le piste sulle quali rintracciare la dimensione teologica e antropologica della liturgia, la riflessione intorno al mistero celebrato: il Movimento liturgico le ha fornite, anzi, a Sacrosanctum Concilium che sta lì, come un insigne monumento che ancora non è stato completamente esplorato.

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Tra storia della moda e storia della Chiesa

ef-libri-lamodacristiana_grandedi Liviana Gazzetta 

Il 13 aprile scorso moriva la stilista Mary Quant, nota soprattutto per l’invenzione della minigonna: un’invenzione, tra l’altro, che risale proprio a sessant’anni fa, quando apparve per la prima volta nel suo negozio londinese “Bazaar”. In realtà ci fu anche una disputa con il francese André Courrèges su chi propriamente fosse stato il primo ad introdurla; la stilista inglese minimizzava la controversia, sintetizzando: «Non siamo stati né io né Courrèges a inventare la minigonna: sono state le ragazze della strada a farlo» [1].  In effetti, il successo della minigonna derivò certo dall’aver intercettato la voglia di libertà e di cambiamento che caratterizzava gli anni ‘60 in tutto l’Occidente, e non solo. Non a caso il capo minimale è diventato un po’ il simbolo dell’epoca. Continua a leggere

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Edmond Budina. “Il profeta dei popcorn”, monologo teatrale satirico

Edmond Budina in un ritratto di Buron Kaceli (2020)

Edmond Budina in un ritratto di Buron Kaceli (2020)

di Mauro Geraci

Nota introduttiva

Per quanto ne riprenda tutta l’efficacia evocativa e simbolica, Il profeta dei popcorn non è una fiaba e non può essere compreso nei termini fantastici del c’era una volta… Scritto durante le chiusure per il covid, pubblicato nel 2021 a Tirana [1] e adesso, per la prima volta, qui presentato in traduzione italiana, questo monologo teatrale di Edmond Budina – noto drammaturgo, attore e regista cinematografico albanese che da anni vive e opera anche in Italia – richiama realtà ancora esistenti: quelle di un Paese o, meglio, di Paesi in cui l’esercizio pubblico del potere resta nelle mani di profeti che, come novelli Prometei, finiscono per plasmare a propria immagine e somiglianza le capacità mentali, critiche, riflessive, contestative, persino sentimentali e oniriche dei propri elettori, ridotti così a un popolo di teste deformate e bruciate, appunto come popcorn. Continua a leggere

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Un catalogo di mediterraneità

 1-lapprodo-di-ulisse_francesca-maria-corraodi Aldo Gerbino

Cerco l’azione. “La parola è morta” dicono altri. / La parola è morta / perché le vostre lingue hanno sostituito il mimo alla parola / la parola? Volete svelarne il fuoco? Dunque, scrivete [Adonis, da Una tomba per New York, 2009, trad. F.M. Corrao]. 

Mai, come in questo caso, ci è stata consegnata la presenza fattiva e ideale dei tanti autori opportunamente raccolti nel volume L’Approdo di Ulisse; e ciò in un tempo disciolto in quell’estesa pedana di trentacinque anni d’innesti, sensibilmente promossa dalla Fondazione Orestiadi di Gibellina. Con l’ausilio delle edizioni “I Quaderni del Battello Ebbro”, fondati dalla partecipe sensibilità alla parola di Giacomo Martini, si possono registrare presenze che vanno da Adnan e Adonis ad Attanasio, da Bannis a Bettini a Buttitta a Cucchi, da Evtushenko a Frabotta, da Isgrò a Magrelli, da Patrikios a Raboni, da Scialoja a Zach. Volume curato, anzi tumultuosamente innervato, da Francesca Maria Corrao (Ordinario di Lingua e Cultura araba alla Luiss di Roma) che, sin dal titolo L’Approdo di Ulisse, disegna e indaga, nelle pieghe più intime (così com’è ingenito nella natura della poesia), «il Mediterraneo dei poeti». Continua a leggere

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Un crocifisso. Ipotesi di un bozzetto di Anton Van Dyck

Crocifisso

Anton Van Dyck, Crocifisso (collezione privata)

di Paolo Giansiracusa

Il Crocifisso, che il presente studio classifica come bozzetto dell’opera finita conservata al Museo Nazionale di Capodimonte (Napoli), ha la freschezza pittorica tipica degli studi preparatori. La pennellata infatti non indugia nei dettagli ma scorre veloce al fine di modellare l’incarnato anatomico, costruire il panneggio che copre i fianchi del Cristo, creare il fondale che, con bagliori inquietanti, riempie la parte alta del dipinto.

L’impostazione è identica a quella del dipinto partenopeo. La testa del Cristo morto, reclinata e sfuggente all’indietro, non lascia dubbi sulla connessione compositiva rilevabile tra i due dipinti. Parimenti dicasi per il corpo longilineo e affusolato, per il torace stretto e ben tornito, per le gambe in cui la tensione muscolare ha ceduto il posto alla morbidezza della carne. Anche le proporzioni dimensionali tra l’altezza e la larghezza delle due opere fortificano l’ipotesi dello stretto legame e della conseguenzialità esecutiva. Continua a leggere

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Nel viale della sera

Gangi (ph. Nino Giaramidaro)

Gangi (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

Un cane sfinito, un olivo centenario seccato, un cavallo d’estate sotto il suo tiro, un uomo che indugiava sul limitare, abbarbicato all’albero come a volere trasformare per sua magia le foglie caduche in sempreverdi. Tutti più o meno rapidamente passati dall’altro lato. 

Sì, la vecchiaia. Ad un certo punto della vita ci si imbatte nel disagio del sentirsi irridere perché si sta per entrare in quel mondo in cui i ragionamenti sono traballanti, da meningi stanche. Continua a leggere

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Passato, presente e futuro nell’esperienza dei migranti

civerdi Dario Inglese 

L’incontro con l’alterità ha inevitabilmente a che fare con il tempo. È, questa, un’affermazione insieme banale e controintuitiva: “banale” perché è evidente che il rapporto con l’altro sia sempre storico e accada, dunque, in tempi e momenti determinati; “controintuitiva” perché, quando ci posizioniamo fuori dal recinto dell’indagine storiografica, la relazione interculturale implica l’idea del movimento nello spazio e dell’attraversamento di confini fisici.

Se ci riflettiamo con attenzione, però, notiamo subito come la dimensione temporale abbia un peso determinante quando ci si approccia alla diversità culturale: ad incontrarsi (o scontrarsi) sono anche temporalità differenti, ovvero le idee sulla natura del tempo attraverso le quali ogni società definisce sé stessa rispetto alle altre. Continua a leggere

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Vittorio Ziino ingegnere e architetto

Vittorio Ziino

Vittorio Ziino

di Antonietta Iolanda Lima [*]

Il 28 settembre del 1910 Vittorio Ziino nasce a Palermo. L’abitazione è un palazzo progettato da Nunzio Ziino, prozio, in via Dante 53. Il nonno giurista è un principe del foro, titolare del più prestigioso studio legale di Palermo dove fecero pratica Vittorio Emanuele Orlando, la cui memoria vive anche nel nome dato alla omonima piazza; è sposo di Maria Annunziata, figlia di Agostino Todaro dei baroni della Galia, avvocato ma talmente appassionato delle scienze naturali da occupare nel 1856 la cattedra di Botanica alla morte di Vincenzo Tineo. Successivamente direttore dell’Orto Botanico di Palermo, personaggio significativo nel panorama scientifico non solo italiano, è nominato senatore del Regno nel 1879. Continua a leggere

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“Imago mundi”. Città, propiziazione territoriale, mondo popolare, tempo festivo

Palazzolo Acreide, Festa di San Sebastiano (ph. Carla Sigona)

Palazzolo Acreide, Festa di San Sebastiano (ph. Carla Sigona)

di Luigi Lombardo 

«Lo spazio e il tempo sono fra le prime e fondamentali discrezioni sull’unicum-continuum della realtà, operate dall’uomo per organizzare il suo universo esistenziale: lo spazio inteso come permanenza, il tempo come mutamento» [1]. Queste parole di Buttitta, delle quali in un modo o nell’altro ciascuno di noi è intriso e plasmato, rendono benissimo ogni discorso che tratti i miti, i simboli, le azioni rituali di comunità piccole e grandi. Continua a leggere

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Prime ipotesi su un “castello” medievale a Belvedere (Siracusa)

La torre di Belvedere, Pianta di anonimo, secolo XVI

La torre di Belvedere, Pianta di anonimo, secolo XVI

di Niccolò Monterosso

L’esistenza di un castello medievale a Belvedere, frazione posta a circa 7 km da Siracusa, in mancanza di resti visibili, è attestata solo da alcuni documenti redatti durante il regno di Federico IV. I tre documenti, del 1362, 1364 e 1375, conservati presso l’Archivio di Stato di Palermo, nel fondo “Real Cancelleria”, sono stati regestati da Antonino Marrone nel 2012 [1]. Non disponiamo di documenti utili a individuarne la data di costruzione ma è possibile ipotizzare che questa possa farsi risalire al regno di Federico III (1296-1337) quando, insieme ai castelli di Climiti e Cassibile, era parte di quella rete di rocche e fortezze che costituivano il sistema difensivo suburbano della città di Siracusa. Continua a leggere

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Il riconoscimento e la tutela del pluralismo religioso in Italia: un percorso ancora da perfezionare

Disegno di Flavia Schiavo

Disegno di Flavia Schiavo

di Maria Paola Nanni, Franco Pittau 

Il profilo sempre più plurale del quadro religioso italiano implica ricadute (e valutazioni) su diversi livelli (storico, culturale, giuridico, politico…). Il riconoscimento e la tutela di questa crescente eterogeneità chiamano in causa, innanzitutto, il “concetto di Paese” che si intende promuovere. Continua a leggere

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“Febbre mediterranea” e l’insostenibile pesantezza dell’esistenza

aa6d5f39-2e79-4abb-aaea-7a92505c122fdi Aldo Nicosia

«Codardo è chi ha paura della morte».

«No, chi ha paura della vita».

Sul sottilissimo filo tra vita e morte, realtà e sogno, danza con grazia e armonia il film Humma al-bahr al-mutawassit (“Febbre mediterranea”, 2022) [1]. Se la prima affermazione dell’intestazione sembrerebbe un implicito inno al martirio, un immolarsi al servizio di un ideale patriottico, la replica ad essa evocherebbe invece una forma di resistenza diversa dalla tentazione dell’autoannientamento. Il primo interrogativo che sorge spontaneo è dunque: quale di queste due soluzioni emerge dal film?

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I tempi d’oro di Montparnasse e le sculture dell’“altro Giacometti”

genet-giacomettidi Antonio Ortoleva 

C’è un aggettivo, Il Saggiatore, che rimanda a Galileo che così denominò il trattato sulla libera scienza, prima dell’abiura, che a rimbalzo porta ad Alberto Mondadori che così denominò nel 1958 la sua rinomata casa editrice, la quale, come in una mossa di scacchi, conduce a Sartre, il quale disse sì alla pubblicazione italiana dei suoi libri per quell’editore e, a cascata, a Genet che scrisse sessanta pagine sull’atelier di Giacometti, a sua volta pubblicate, pochi anni prima di morire, dalla leggendaria casa editrice italiana ancora in vita, pagine che Picasso non esitò a definire il miglior saggio sull’arte che avesse mai letto.

Ho qui davanti a me il raro libricino di Genet riedito da Il Melangolo nel maggio 1992 – andiamo da rimando a rimando, come dentro una scatola cinese – la summa di un’epoca culturale che vogliamo ricordare, l’era dei caffè e delle soffitte, quando, tra le due guerre del Novecento e sino ai Settanta, Parigi, il cuore di Parigi, nello specifico la riva sinistra della Senna, la Rive Gouche, e non a caso gouche, divenne l’officina spumante delle arti e del pensiero planetario. Continua a leggere

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Contro l’amore. Su una poesia di Wisława Szymborska

41c3mjhv3ul-_sx317_bo1204203200_di Enrico Palma 

Delle poesie di Wisława Szymborska, leggendole, gustandole, meditandole, ci si accorge subito di un importante pondus filosofico. I richiami alla filosofia antica e contemporanea sono evidenti, e basta toccare questo nervo scoperto per far emergere tutta la carica teoretica di questa poetessa. Una produzione abbastanza modesta in termini quantitativi, ma è quanto richiesto al poeta, il quale ha il compito di dire il mondo nelle poche parole che servono a coglierlo e a esprimerlo, senza lungaggini o orpelli di sorta.

Le poesie colpiscono anche per il loro andare oltre i luoghi comuni del sentimento e della storia: si schierano dalla parte del disincanto, di quell’intuizione che sventa i pericoli del moralismo per esprimere con coraggio la realtà dei fatti, anche a costo del doloroso smarrimento. Continua a leggere

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Benedetti lupopesci

copertina-noi-siamo-i-lupopescidi Antonio Pane 

A cinque anni da Tre lune in attesa (qui recensito nel numero 35 di gennaio 2019) e a quattro da Le professoresse meccaniche (macedonia di storie di vario stile e misura a loro modo unificate dal tema scolastico) [1], Alfonso Lentini offre un altro, ancor più generoso, vassoio di micronarrazioni: i 117 raccontini di Noi siamo i lupopesci, quarto numero della collana «glossa» di Pièdimosca (principiata nel 2022 da quell’antologia Multiperso cui lo stesso Lentini contribuisce con cinque prove [2], e appunto adibita dal suo ideatore, Carlo Sperduti, alle «prose brevissime, con un’attenzione particolare alla sperimentazione e alla scrittura pura e una vocazione all’eterogeneità»). Continua a leggere

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La nostra: più oligarchia che democrazia?

 b0a71fbe-5488-4f4c-86e6-beea0bd568dddi Elio Rindone 

È noto che il significato delle parole cambia nel corso dei secoli. Il vocabolario della Treccani, per esempio, definisce la democrazia come quella «forma di governo che si basa sulla sovranità popolare esercitata per mezzo di rappresentanze elettive, e che garantisce a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico». Oggi, quindi, caratteristica essenziale della democrazia è l’uguaglianza dei cittadini, garantita dal suffragio universale, che permette a tutti di partecipare, attraverso i propri rappresentanti, alla gestione del potere. Continua a leggere

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Sguardi migranti. Ri-conoscersi e dis-conoscersi tra i cittadini stranieri del Polo Sociale Integrato di Palermo

Palermo, Festa del sacrificio Eid Al Adha, al Foro Italico, 28 giugno 2023

Palermo, Festa del sacrificio Eid Al Adha, al Foro Italico, 28 giugno 2023

di Valeria Salanitro

La pratica dello sguardo è connotata culturalmente. L’azione del guardare implica, non solo la trasposizione naturale dell’osservazione fisiologica, ma la determinazione delle categorie cognitive che accompagnano la visione. Sulla pratica del visuale, le teorie e le disquisizioni sono molteplici; sia nell’ambito della filosofia politica, che dei visual studies. Continua a leggere

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Le amanti del nemico. Le rasate, collaborazioniste e peccatrici in Europa

Eure-et-Loir. Chartres, August 18th, 1944. Just after the liberation of the town, a French woman who had had a baby with a German soldier was punished by having her head shaved. © Robert Capa / International Center of Photography / Magnum Photos / Agentur Focus

Eure-et-Loir. Chartres, 18 agosto, 1944 (ph.Robert Capa, International Center of Photography / Magnum Photos / Agentur Focus)

di Sonia Salsi 

Introduzione 

Non è impresa facile scegliere quali memorie e quali luoghi privilegiare nella scrittura di un testo quando si tratta di eventi che hanno segnato drammaticamente il territorio europeo durante il periodo bellico. Lo storico statunitense Charles Maier dice che «le memorie collettive tendono a concentrarsi non sulla storia di lungo periodo di un popolo, ma sui suoi più dolorosi episodi di vittimizzazione»[1]. Continua a leggere

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Vitalità della linguistica italiana: un nuovo eccellente manuale

coverdi Salvatore Claudio Sgroi 

1. La manualistica di linguistica italiana 

Non c’è dubbio che i corsi universitari di linguistica italiana, godano di buona, anzi ottima, salute, come dimostra la disponibilità di non pochi manuali sul tema: P. D’Achille (L’italiano contemporaneo, il Mulino 20031, 20103, 20194, da me recensito nel Blog di Fausto Raso, 15. I. 2020), I. Bonomi-A. Masini-S. Morgana-M. Piotti (Elementi di linguistica italiana, Carocci 2003), A.A. Sobrero – A. Miglietta, Introduzione alla linguistica italiana, Laterza 2006), L. Serianni- G. Antonelli (Manuale di linguistica italiana, Mondadori 20111, 20172), M. Palermo (Linguistica italiana, il Mulino 2015, da me rec. in “Sicilia Journal” 11. 7. 2015; II ed. 2020), S. Lubello et alii (Manuale di linguistica italiana, De Gruyter 2016), R. Librandi et alii (L’italiano, strutture, usi, varietà, Carocci 2019, da me rec. in “Italiano a scuola” 2, 2020: 337-54), E. Assenza – Ruggiano – F. Rossi (Manuale di linguistica italiana, Pearson 2023), o L. Cignetti-S. Demartini-S. Fornara-M. Viale, Didattica dell’italiano come prima lingua (il Mulino 2022, ed. digitale) e, per la storia della lingua italiana, dopo i classici manuali di C. Marazzini (La lingua italiana. Profilo storico, il Mulino 19941, 2002; La lingua italiana. Storia, testi, strumenti, il Mulino 2015), R. Librandi, Profilo storico della lingua italiana (Carocci 2023), P. Trifone-E. Picchiorri- G. Zarra, L’italiano nella storia. Lingua d’uso e di cultura (Le Monnier 2023).  Continua a leggere

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Ciò che lasciamo, ciò che non vediamo: i rifiuti in Sicilia

9798389810327_p0_v2_s1200x630di Giuseppe Sorce

Quante volte l’avete sentito dire, per quanto si possa fuggire lontano da un luogo, i tuoi problemi fuggiranno con te. Te li porterai appresso. Non è fuggire dai problemi ciò che li risolve. Ma, in questo come in altri casi, è vero anche il contrario. Fuggire alle volte è l’unica scelta che abbiamo. Sempre troppo poco si pensa che il luogo, in senso culturale oltre che meramente geografico, in cui viviamo è il principale fattore di molti malesseri, soprattutto sul piano esistenziale. Quante volte ci sentiamo frustrati, apatici, depressi, oppure sopraffatti, stressati, braccati.

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Quando l’antropologo è anche un poeta

9788849876871_0_536_0_75di Orietta Sorgi

L’amore e la morte, temi universali su cui si fonda rispettivamente l’inizio e la fine della vita, sono stati, fin dall’antichità, al centro dell’attività speculativa dell’uomo, fonte d’ispirazione delle arti e delle lettere e in generale di tutto il pensiero umanistico. In particolare l’antropologia culturale si è a lungo interrogata sull’opposizione vita/morte che, irresolubile nella prassi, viene trasposta sul piano del mito a garanzia dell’eternità. Un modo per sfuggire all’inesorabile scorrere del tempo.

Ma è la poesia come ricerca della parola che più di ogni altra espressione ha dato una risposta ai dilemmi cruciali dell’uomo, affidando all’amore quella capacità di andare oltre che lo rende invincibile. Così come Orazio considerava la poesia un monumento più duraturo del bronzo, aere perennius, destinato a sopravvivere a futura memoria. Continua a leggere

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La morte del giovenco. Il “Convito” a Roccavaldina

Roccavaldina, il Convito,

Roccavaldina, il Convito, 2000 (ph. Giangabriele Fiorentino)

di Sergio Todesco 

Nel 2000, durante indagini sul campo condotte in un quinquennio con l’amico fotografo Giangabriele Fiorentino e volte alla conoscenza dei rituali festivi ancora in grado di testimoniare la persistenza di caratteri popolari e tradizionali in provincia di Messina, ho avuto modo di assistere a Roccavaldina, centro collinare del versante tirrenico, a un rito assai singolare e per certi versi unico – per quanto a mia conoscenza – nel panorama delle feste siciliane. Continua a leggere

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La lezione profetica di Elias Canetti

9788891790378_0_536_0_75di Francesco Virga

L’interpretazione dell’opera di Canetti proposta da Salvatore Costantino nel saggio intitolato Il mondo senza testa. Rileggendo Elia Canetti (Franco Angeli 2021) merita particolare attenzione. L’autore è un sociologo che ha insegnato all’Università di Palermo per tanti anni, occupandosi della Sicilia e del Mezzogiorno, di criminalità organizzata, di burocrazia e corruzione.

Ricordo, con particolare affetto, una sua pubblicazione di vent’anni fa su un Danilo Dolci [1] liberato dalle letture agiografiche che in quel tempo si facevano intorno all’opera dell’anomalo sociologo triestino trapiantato a Partinico. Costantino, allora, riuscì ad organizzare un bel seminario allo Steri di Palermo coinvolgendo anche studiosi di fama internazionale. Particolarmente prezioso risultò, in quell’occasione, l’intervento del sociologo norvegese Johan Galtung [2], collaboratore critico del Dolci fin dai primi anni sessanta del secolo scorso. Continua a leggere

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Algeria dall’Atlante al Tassili e oltre

Assekrem (ph. Piero Alessandra)

Assekrem (ph. Piero Alessandra)

di Piero Alessandra 

Come ha fatto l’uomo preistorico a lasciare l’Africa centrale per le regioni più a nord del continente per poi a migrare verso l’Eurasia? Non avrebbe potuto farlo se si fosse trovato davanti all’immensa distesa del deserto del Sahara così come la conosciamo oggi.

Diverse ricerche suggeriscono che le condizioni del deserto mutano profondamente in cicli di 20 mila anni, almeno da 240 mila anni a questa parte. Continua a leggere

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I fiori siamo noi

I fiori siamo noi (ph. Sabina Bernacchini)

I fiori siamo noi (ph. Sabina Bernacchini)

di Sabina Bernacchini 

Ho iniziato a fotografare i fiori nel periodo della pandemia, un tempo dove il grande legame con la natura e la ricerca della bellezza nelle piccole cose sono tornati prepotenti dentro di me.

Ho sempre amato i fiori, la loro bellezza è sconvolgente a volte. Con le loro infinite forme e colori variopinti sono compagni di vita. I loro colori e il loro profumo ci danno il piacere di esistere. Continua a leggere

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Le voci dell’inferno dantesco a Palermo nell’opera dell’artista Blu

Palermo, Ballarò di Blu (ph. Toti Clemente)

Palermo, Ballarò di Blu (ph. Toti Clemente)

di Toti Clemente 

In un angolo della Ballarò palermitana, che più propriamente forse corrisponderebbe all’Albergheria, il sabato e la domenica si ritrovano tanti venditori. Creano un mercato di prodotti che sono per lo più frutto di “sbarazzi” di cantine o di appartamenti di anziani, spesso accumulatori seriali, passati a nuova vita, se non mercanzie di “bottini” e di furti operati in scantinati cittadini o villette di campagna.  Continua a leggere

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Caleidoscopio d’acque e di luci

Caleidoscopio d'acque e di luci (ph. Salvo Cristaudo)

Caleidoscopio d’acque e di luci (ph. Salvo Cristaudo)

di Salvo Cristaudo 

Possiamo paragonare la nostra mente ad un hard disk dalle infinite capacità.  Un volume che inizia a immagazzinare suoni, dati, sensazioni ed emozioni prima ancora di nascere.

Una mente “vergine” è come una spugna che assorbe tutto senza filtrare e senza condizionamenti di alcun genere

e con il passare del tempo ha necessità di essere deframmentata per poter fare spazio ai nuovi e pressanti input. Continua a leggere

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Per strada, il teatro della vita

Per strada (ph. Valeria Laudani)

Per strada, il teatro della vita (ph. Valeria Laudani)

di Valeria Laudani

Da fotografa, autrice o semplicemente appassionata di fotografia così come mi definisco, mi sono sempre interessata alle immagini principalmente come scoperta di sé stessi. Una passione che mi avvicina prevalentemente alla strada.

Ed è proprio la strada che mi incuriosisce, solletica la mia creatività offrendomi l’input per raccontare delle storie intercettate nello spazio e nel tempo di un clic. Continua a leggere

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Fotografie come haiku

Lago di Bolsena, 2022 (ph. Gianfranco Lunardi)

Lago di Bolsena, 2022 (ph. Gianfranco Lunardo)

di Gianfranco Lunardo

Queste sono immagini stenopeiche, fatte con quelle scatolette di legno di leonardesca memoria dove la carta traslucida per disegnare è stata sostituita da una moderna pellicola. È un po’ il ritorno alle origini della fotografia stessa.

Spesso mi viene chiesto per quale motivo, nell’era del digitale, si dovrebbe tornare all’uso della pellicola e di macchine così obsolete. Innanzi tutto ci si riappropria del proprio tempo. Mentre la scatola fa il suo lavoro, ho modo di guardarmi intorno ed apprezzare tutto ciò che mi circonda. E i luoghi, a volte ai bordi di una statale, rivelano epifaniche bellezze. Continua a leggere

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Cristo a poppa e la Madonna a prua

I fiscolari, 1971 (ph. Mino Altomare)

Molfetta, I fiscolari, 1971 (ph. Mino Altomare)

di Silvia Mazzucchelli 

U feschelàre, così si legge sotto la fotografia che Mino Altomare scatta a Molfetta nel 1971. È  l’antico mestiere del cordaro che, in questa zona così caratterizzata dalla produzione di olio, prende il nome dal fìscolo, una specie di cesto in fibra vegetale, destinato a contenere la pasta di olive frantumate dalle macine. Ogni corda veniva fabbricata con altre corde più piccole, ciascuna derivata da un intreccio di altre corde di sezione via via più piccola, a partire da un semplice fiocco di canapa cardata. Nella foto si vedono otto “capi” di corda, quattro per lato, che passano attraverso un cavalletto dentato per confluire in un gancio, azionato da un verricello, che le attorciglia tutte in una sola corda, pronta a diventare un “capo” per una corda otto volte più spessa. Continua a leggere

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Elegia siciliana

Elegia siciliana (ph. Massimo Minglino)

Elegia siciliana (ph. Massimo Minglino)

di Massimo Minglino 

La concezione cosmica della malinconia è rappresentata nella lingua e nella dimensione figurativa, con una estrema ricchezza di sfumature.  Per la precisione, il greco elegeía, preso in prestito dal latino elegìa, è un derivato di élegos “canto funebre accompagnato col flauto”.

È elegiaco il sentimento personale del poeta, sia che esso parli con parola o in altri modi, fosse anche una “poesia scritta con la luce”: sentimento mestamente meditabondo, teneramente malinconico, blandamente dolente. Continua a leggere

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Andirivieni del telaio

Andirivieni del telaio (ph. Giulia Panfili)

Andirivieni del telaio (ph. Giulia Panfili)

di Giulia Panfili 

La serie di disegni è stata elaborata nel corso di una ricerca etnografica riguardante la tessitura al telaio manuale nella località portoghese di Abrantes. Costituisce altresì parte specifica, completa e autonoma della tesi finale in Antropologia e immagine, proponendosi di restituire, anche attraverso il disegno, la realtà studiata e la quotidianità delle persone coinvolte. Alla base vi é la convinzione che antropologia e arte possano condividere la stessa sensibilità verso il mondo, incontrandosi e completandosi reciprocamente, qualora entrambe siano intese come processo di osservazione, compartecipazione e creazione della realtà circostante. Continua a leggere

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SOMMARIO N. 62

Festa delle Aquile in Mongolia (ph. Roberto Manredi)

Festa delle Aquile in Mongolia (ph. Roberto Manfredi)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Linda Armano. Lo sguardo antropologico sull’economia circolare. Considerazioni sullo stato dell’arte; Alberto Giovanni Biuso, Presenza e realtà. Sul virtuale; Paolo Cherchi, Confessione in nave tra laici. Una ricerca filologica; Pietro Clemente, Scotellaro. Una eredità incorporata; Fulvio Cozza, Che ci facciamo con questo patrimonio culturale? Le fontane di Roma e il David di Michelangelo; Giovanni GuggLo scudetto di tutti e il colloquio ininterrotto tra i vivi e i morti a Napoli; Continua a leggere

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EDITORIALE

Selinunte (ph. Nino Giaramidaro)

Selinunte (ph. Nino Giaramidaro)

Ha ragione Nino Giaramidaro che si chiede a che punto è la notte oramai fonda, replicando quell’oscuro biblico interrogativo posto dal profeta Isaia alla misteriosa sentinella che forse sta lì da sempre a vegliare sulle mura delle nostre coscienze. E l’eco infinita di quella voce giunge fino a noi. A che punto è la notte, ci chiediamo, davanti agli abissi della guerra, ai naufragi delle cento Cutro, alle morti degli innocenti, a quei bambini – cinquanta, cento? – rimasti intrappolati con le madri nel buio delle stive a far da zavorra per tenere in equilibrio quella fragile e precaria imbarcazione colata a picco nelle acque del mare Egeo. Nemmeno un bambino fra i 104 superstiti. Continua a leggere

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Lo sguardo antropologico sull’economia circolare. Considerazioni sullo stato dell’arte

11di Linda Armano

L’economia circolare è un modello produttivo olistico che traduce un nuovo modo di progettare e utilizzare prodotti e servizi (Arruda et al. 2021). Questo concetto fu introdotto, negli anni Settanta, da David Pearce e Kerry Turner (1990) anche se acquisì importanza soprattutto dagli anni Novanta come idea per ridurre le emissioni della produzione industriale. Attraverso la possibilità di rendere la attività umana più resiliente, l’economia circolare propone un cambiamento nel paradigma “estrazione-produzione-smaltimento”, che è proprio dell’economia lineare attualmente applicato su larga scala in ambito industriale (MacArthur 2013), attraverso un’economia a basse emissioni di carbonio e zero rifiuti. Il passaggio dal modello lineare a quello circolare implica una diversa considerazione degli scarti i quali compaiono in tutte le fasi del processo produttivo (Andersen 2007).  Continua a leggere

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Presenza e realtà. Sul virtuale

metaversodi Alberto Giovanni Biuso 

Una premessa metafisica 

Qualunque sia lo specifico tema e ambito di una ricerca scientifica, essa presuppone almeno due elementi:

1) che l’oggetto di indagine esista in qualche modo, non soltanto e non necessariamente nella modalità fisico-chimica dell’occupare un volume nello spazio attraverso una massa di atomi o mediante tutto ciò che viene identificato con l’elemento fisico-empirico; 2) che di tale oggetto si possa conseguire una conoscenza spiegabile con il linguaggio, una conoscenza dunque che non sia ineffabile o soltanto interiore-psicologica. Un terzo elemento consiste nel convergere di ontologia e linguaggio in un ambito che è possibile definire con il termine di verità. Continua a leggere

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Confessione in nave tra laici. Una ricerca filologica

cms-header-dunois-with-text_4di Paolo Cherchi 

In due testi capitali del diritto canonico, ossia nel Decretum di Ivo di Chartres e nel più fortunato Decretum di Graziano [1], troviamo la seguente storia che serve ad avviare la nostra ricerca sul tema della “confessione tra laici in mare”. Partiamo dal Decretum di Ivo di Chartres, precisamente dalla “distinctio” CXCI in cui si legge il seguente passo basato sulla auctoritas di «Augustinus in libro ad Fortunatum»:  Continua a leggere

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Scotellaro. Una eredità incorporata

0012268_album-di-famiglia-di-rocco-scotellaro_550di Pietro Clemente [*]

Quanta strada insieme

Nei primi anni 70, Scotellaro diventò per me un compagno di strada. Insegnavo Storia delle Tradizioni Popolari all’Università di Siena in un clima ancora vivo di impegno politico. Raccolsi con altri colleghi una serie di scritti e ne feci una dispensa in cui si metteva in scena l’epica delle lotte sociali del secondo dopoguerra [1] e dove si mostrava una via per studiare la storia delle tradizioni popolari non come nostalgia del passato, né come filologia o classificazione di tipologie, ma nel nesso con la storia sociale. Mi nutrivo e imparavo dagli scritti di Gramsci, di Cirese, di De Martino e in modo particolare di Scotellaro. Erano passati poco più di vent’anni dalla sua morte avvenuta quando aveva da poco superato la trentina. Continua a leggere

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Che ci facciamo con questo patrimonio culturale? Le fontane di Roma e il David di Michelangelo

Le transenne che impediscono l’accesso a Piazza Colonna e la vista di una parte della Colonna di Marco Aurelio. Foto di Fulvio Cozza.

Roma, Le transenne che impediscono l’accesso a Piazza Colonna e la vista di una parte della Colonna di Marco Aurelio (ph. Fulvio Cozza)

di Fulvio Cozza

Introduzione

Componente italiana della rete internazionale A22 che da qualche anno organizza delle campagne di disobbedienza civile per la lotta al collasso ecoclimatico, Ultima Generazione ha organizzato numerose azioni che hanno riguardato varie località italiane e ovviamente il territorio capitolino. Proprio a Roma, l’imbrattamento con vernice lavabile dell’ingresso del Palazzo del Senato è spiccato per le reazioni dell’opinione pubblica e per l’invocazione di pene esemplari (Il Manifesto, 01/06/2023). Continua a leggere

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Lo scudetto di tutti e il colloquio ininterrotto tra i vivi e i morti a Napoli

napoli-scudetto-spalletti-de-laurentiis-osimhen-1827143di Giovanni Gugg

Per chi sa interpretarne i segni e il linguaggio, le città parlano. A volte sussurrano, altre gridano… basta ascoltarne le voci, i suoni, i rumori: le città comunicano attraverso i monumenti e i palazzi, per mezzo della toponomastica e il colore dei loro edifici, ma si esprimono anche con i balconi e le aiuole, cioè in base alla cura che si ha dei fiori, degli alberi e del verde pubblico. Le città parlano sui muri con i manifesti e i tatzebao, le pubblicità e le insegne dei negozi, oppure con il writing e gli stencil, i murales e la street-art. Continua a leggere

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Sui pericoli della reificazione delle categorie. Per un’alfabetizzazione antropologica

collage_of_ethnic_groupsdi Dario Inglese 

L’antropologia culturale si trova da almeno mezzo secolo (se non di più) al centro di un rompicapo difficile da risolvere: nel momento in cui alcuni dei suoi “concetti guardiani” – cultura, etnia, identità, alterità – sono migrati fuori dal recinto disciplinare per fare capolino, con la loro aura di scientificità, nei discorsi mediatici, politici e del senso comune, gli antropologi hanno iniziato a fare sfoggio di prudenza. Hanno invitato ad un uso cauto di tali categorie, ne hanno fatto un’attenta archeologia, hanno ripensato il modo in cui essi, in primis, se ne sono serviti, si sono battuti affinché non venissero indebitamente reificate ed essenzializzate e, in certi casi, hanno anche suggerito di sbarazzarsene. Continua a leggere

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Stranezze attorali e cultura preteatrale fra le anomalie dello spettacolo in Sicilia

Commedia dell'arte, Troupe Gelosi con Isabella Andreini (Parigi, Musée Carbnavalet)

Commedia dell’arte, Troupe Gelosi con Isabella Andreini (Parigi, Musée Carnavalet)

di Giovanni Isgrò

Da alcuni decenni scrivo che la mancanza di una tradizione attorale in Sicilia al di qua della soglia ottocentesca sia in larga parte dovuta alla dominante del cosiddetto teatro festivo urbano che, secondo il progetto della monarchia ispanica, animò piazze e assi di parata delle città di rappresentanza dell’Isola in occasione di celebrazioni civili e religiose a partire dal Cinquecento. Continua a leggere

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