William Harris: una memoria perduta da duecento anni

Palermo, Cimitero acattolico, monumento funebre di William Harris (ph. Laura Leto)

Palermo, Cimitero acattolico, monumento funebre di William Harris (ph. Laura Leto)

di Laura Leto 

Il 16 luglio 2023 ricorrerà il duecentesimo anniversario della morte di William Harris Esquire. Chi ricorderà il celebre architetto inglese? Per lui non ci sarà alcuna corrispondenza di amorosi sensi, nessuna visita da parte delle istituzioni, nessun fiore sulla sepoltura. Il Cimitero che ospita le sue spoglie, dimenticate come il sito che le accoglie [1], è in uno stato di totale abbandono da anni, aperto in rarissime occasioni che lo relegano più ad un affascinante location per spettacoli piuttosto che ad una importantissima testimonianza di uno dei periodi più felici di Palermo [2]. Continua a leggere

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I ricordi, la fotografia e l’epistemologia dell’antropologia

La compostezza del mondo (ph. Mattia Montes)

La compostezza del mondo (ph. Mattia Montes)

di Stefano Montes 

Il libro di Khaled Khalifa, Morire è un mestiere difficile, mi è capitato tra le mani per caso mentre spolveravo, qui e lì, per casa. Non avevo niente di meglio da fare? Spolveravo forse più per rilassarmi che per vera e propria voglia di pulire o per necessario bisogno di riassetto casalingo. Spolverare mi aiuta a pensare, in ogni caso, comunque sia! Prima di finire tra le mie mani casualmente, il testo di Khalifa si trovava, in alto, nella scaffalatura di una stanza di casa in cui ripongo di solito tutti quei libri che accumulo, ormai da anni, sulla figura del padre. Ebbene sì, lo ammetto, è un’ossessione, per me, la ricerca del padre tramite i ricordi, così come lo è quella relativa all’iniziare e finire. E a ragione!  Continua a leggere

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Una poesia vi seppellirà. Rap, migrazioni e periferie, tra New York e la banlieue francese

NY, Il Bronx nel 1956

NY, Il Bronx nel 1956

di Flavia Schiavo [*] 

New York City e le origini del Rap: potere al ritmo, potere alla parola 

L’11 agosto del 1973, il Day One del Rap, a New York City, al 1520 di Sedgwick Avenue, nel South Bronx, Kool Herc (Clive Campbell), un giovanissimo DJ di origine giamaicana, organizzò il primo “block party” sancendo l’inizio di una tra le “pratiche” di un’innovativa forma contro-culturale “nera”, l’Hip Hop, che stava nascendo in quegli anni. Il Rap, sorto durante quelle feste organizzate nelle strade del quartiere o negli spazi comuni dei condomini, e poi in numerosi locali, era infatti parte costitutiva di questa nuova cultura, che comprendeva oltre al mc’ing (il Rap) anche il writing, il b-boyng cioè la breakdance, il djing (il mixare i dischi) cui andava aggiunta la knowledge (la conoscenza alla base del processo di innovazione, relativa al passato musicale cui ispirarsi). Matrici di tale espressione musicale furono, infatti, il R&B, il Soul, il Funk e il Jazz, e i grandi artisti neri, tra cui James Brown [1]. Continua a leggere

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Il paradosso della Democrazia Rappresentativa come finzione necessaria

ddp-wgb98bd8uoc-unsplash-1280x640di Roberto Settembre

Introduzione 

Tradire un principio o negarne la valenza affermandone il contrario non sono condotte concettualmente identiche sul piano della negazione, ma implicano positivamente due diverse e opposte scale di valori. Continua a leggere

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Tradurre dall’arabo, tradurre l’Altro. Una questione di sguardo

tradurre-arabodi Barbara Teresi

Se tradurre è sempre una sfida (per dirla con le celebri parole dei germanisti Cosciani e Devescovi, «è impossibile ma necessario»), chi traduce dall’arabo può avere la sensazione che la sfida, nel nostro caso, sia particolarmente delicata e complessa, e non perché la lingua araba occupa uno dei primi posti nelle classifiche delle lingue più difficili da imparare, bensì perché, per una serie di motivi che esulano dalla sfera prettamente linguistica, un testo letterario arabo è, se possibile ancor più dei testi provenienti da altre aree del mondo, una materia da maneggiare con cura, con senso di responsabilità e con la consapevolezza che la traduzione è anche un atto politico. Perché, in questo tempo di presunti scontri di civiltà, tradurre dall’arabo significa tradurre l’Altro per eccellenza, tradurre “loro”, quelli che certa retorica disonesta di questi anni tenta di contrapporre a “noi”. Continua a leggere

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Le fonti sonore delle musiche di tradizione orale italiane: questioni di metodo, di descrizione e di uso

Catalogo CNSMP, 1961

Catalogo CNSMP, 1961

di Roberta Tucci 

 È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi

con i panni e le scarpe e le facce che avevamo

Rocco Scotellaro, 1954  

Epifanie

Cinquant’anni fa, nel 1973, in occasione del Primo convegno sugli studi etnomusicologici in Italia (Roma, 29 novembre – 2 dicembre 1973), l’Associazione italiana Museo Vivo pubblicava l’Inventario delle fonti sonore della musica di tradizione orale italiana (fascia folklorica), con il coordinamento di Edward Neill e con il contributo scientifico di Anna Barone (allora direttrice della Discoteca di Stato), Diego Carpitella, Elsa Guggino, Roberto Leydi, Edward Neill, Gianfranco Zaccaro: un corposo dattiloscritto ciclostilato, suddiviso in due volumi per complessive 1394 pagine, con una Premessa di Diego Carpitella (1973). Si è trattato di un’impresa ambiziosa e impegnativa, ancorché realizzata in economia e distribuita in misura limitata. Continua a leggere

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Le facciate delle dimore italiane a Tunisi tra stilemi, mode e gusto personale

Tunisi (ph. Jamel Chabbi)

Tunisi (ph. Jamel Chabbi)

di Rosy Candiani 

Della ricchezza artistica e culturale della Tunisia si conoscono il lascito millenario della civiltà cartaginese-romana, e al più le testimonianze antiche o recenti della cultura islamica o l’unicità urbanistica delle Medine. In realtà esiste, soprattutto a Tunisi, un patrimonio culturale disconosciuto ma importante, in quanto testimonianza della pluralità e della coesistenza di popoli su questo territorio, luogo di incontro e di métissage esistenziale, prima ancora che culturale, tra due continenti uniti dalle acque del Mediterraneo.

Questo contributo non è uno studio specialistico di storia dell’arte o dell’architettura, ma  vuole essere un invito alla memoria, a fissare in qualche modo testimonianza di un patrimonio della cultura italiana a Tunisi in grave pericolo, trascurato o piuttosto in via di sparizione quando non già distrutto, ma che ci interpella ogni volta che ci capita di percorrere il quartiere di Lafayette, la” Petite Venise”,  i quartieri dell’epoca del protettorato ai bordi della Medina o  il quartiere italiano tra il mercato centrale e la stazione del TGM, la “Petite Sicile”. Continua a leggere

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Giochi intertestuali e intrecci narrativi in un racconto che celebra la letteratura

samandar-e-gibaldi Antonino Cangemi 

Nel 2016 Fabio Stassi ha confermato il suo talento narrativo pubblicando La lettrice scomparsa. Nel romanzo – edito da Sellerio, vincitore del Premio Scebanesco 2016 e finalista del Premio Letterario 2017 – il protagonista, un docente precario, sbarca il lunario prescrivendo libri per curare i mali lamentati dai suoi occasionali “pazienti”. Proprio Stassi si era già occupato di biblioterapia tre anni prima con la curatela per Sellerio dell’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno di Ella Berthoud e Susan Elderkin. D’altra parte la biblioterapia è una disciplina oggi collaudata, anche in Italia. Nata negli Stati Uniti agli inizi del Novecento e diffusa soprattutto nei Paesi anglosassoni – dove sono numerosi i corsi, gli studi e le applicazioni pratiche soprattutto con riguardo ai disturbi d’ansia e depressivi –, la biblioterapia affonda le radici nell’antichità se si pensa all’incisione “Ospedale dell’anima” affissa in una Biblioteca in Alessandria d’Egitto, al confluire nell’Apollo greco del dio della poesia e del dio della medicina o alla catarsi aristotelica, alla purificazione dell’anima attraverso la partecipe elaborazione delle passioni rivissute tramite le tragedie. Continua a leggere

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“I giovani hanno fatto la rivoluzione, ma i vecchi l’hanno rubata”. La Tunisia e il tramonto della Primavera

downloaddi Antonino Cusumano 

Mabruk è il primo tunisino che ho incontrato quando nel 1970 ho cominciato la mia ricerca sull’immigrazione in Sicilia per la tesi di laurea. Originario di Mahdia, Mabruk vive e abita a Mazara del Vallo dal 1970. Ha lavorato per più di trent’anni a bordo dei pescherecci. Oggi è pensionato, frequenta la piazza e il bar della marina, parla perfettamente quello stesso italiano con il quale si esprimono i pescatori mazaresi, mimetizzando nelle parole del dialetto siciliano gli accenti della lingua araba. I suoi figli hanno frequentato la scuola tunisina che ha sede a Mazara e hanno poi continuato gli studi in Francia, dove si sono trasferiti. Mabruk è invece rimasto e, pur non avendo ottenuto la cittadinanza italiana, si definisce “italiano di Mahdia”. Continua a leggere

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Politiche e pratiche linguistiche nella Tunisi contemporanea

school_449649cdi Clelia Maria Farina 

In un mondo in cui il movimento di persone e lingue altera costantemente il tessuto culturale delle società, un approccio multidisciplinare nell’analisi delle dinamiche della comunicazione, in generale, e della comunicazione multiculturale, in particolare, risulta essere indispensabile per una comprensione trasversale delle pratiche interlinguistiche emergenti. Riprendendo una affermazione di Coupland (2016), i significati vengono decostruiti, ricostruiti e negoziati in base alle norme culturali e all’ambiente linguistico in cui ciascun interlocutore si muove ed interagisce, a tal punto che: Continua a leggere

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La Tunisia, tra inflazione, emigrazione e resistenza

Tunisi, mercato (ph. Giada Frana)

Hamman Lif, mercato (ph. Giada Frana)

di Giada Frana 

Salwa varca la soglia dell’hattar, il piccolo negozietto vicino casa che equivale a quello che un tempo erano le nostre drogherie. Si vende di tutto: alimentari, dal latte, allo yogurt, a biscotti, merendine e pane fresco, fino ai prodotti per la pulizia della casa. Prende un pacco di farina e chiede se per caso è arrivato finalmente lo zucchero. Il negoziante fa segno di no con la testa. E la semola? Si guarda attorno, nessun altro cliente li sta osservando, e infila di nascosto un pacchetto nel sacchetto di Salwa, dicendole sottovoce di non dire in giro che è arrivata. Salwa è una sua cliente di fiducia, per lei può fare un’eccezione. Continua a leggere

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Modern and contemporary art in Tunisia. Notes

Yahia Turki, The women's souk in Tunis, oil on canvas, 1930, Source Artnet

Yahia Turki, The women’s souk in Tunis, oil on canvas, 1930, Source Artnet

di Roberta Marin [*] 

The creative wind that blew in Europe between the end of the 19th and the beginning of the 20th century was the same that shook the artistic world in North Africa and Tunisia. The avant-garde groups brought new life to both shores of the Mediterranean and the Arab artists who founded them or joined them at some point in their careers are still remembered today as the pioneers of art in their countries of origin and more generally throughout the whole Arab World. Just to name few of these short-lived but prolific artistic groups, it is worth mentioning La Chimère (the Chimera), formed in Egypt in about 1927, followed in 1938 by the Surrealist group Art et Liberté; or The Old Khartoum School, organised in the middle of the 1950s in Sudan or The Casablanca School, established in Morocco in 1964. Continua a leggere

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Tra Italia e Tunisia: chi è lo straniero?

Medina di Tunisi (ph.Elena Nicolai)

Medina di Tunisi (ph. Elena Nicolai)

di Elena Nicolai [*] 

Article Premier. – Sont considérées comme étrangers au sens de la présente loi toutes les personnes qui ne sont pas de nationalité tunisienne, soit qu’elles aient une nationalité étrangère, soit qu’elles n’ pas de nationalité [1]. 

La dimensione giuridica è fondamentale per comprendere, oltre patine apologetiche o demonizzanti, chi sia lo straniero e quali debbano essere le sue pertinenze e il nefas della sua particolare condizione.

Non considerare l’altro come uno specchio ma come soggetto dotato di autonomia: nessuno è “straniero” in un assoluto normativo, ogni Stato è co-attore e co-costruttore del contesto sociopolitico da cui emanano le leggi, da cui muovono accordi e protocolli di intesa, in cui si forma il costrutto dell’alterità. Continua a leggere

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Tunisia, estate 1988. Frammenti di un viaggio iniziatico

Institut Bourguiba des Langues Vivantes

Institut Bourguiba des Langues Vivantes

di Aldo Nicosia 

Tra qualche giorno ricorre il 35 anniversario del mio primo sbarco in Tunisia. Siamo ai primi di luglio 1988. Avevo letto di un servizio di aliscafi fra Trapani e Kelibia, via Pantelleria, in sole 3,30h, con partenza alle 8 di mattina. Sono costretto ad arrivare a Trapani la sera prima e a pernottare lì. A quasi vent’anni non ho mai messo piede nell’estrema Sicilia occidentale. In treno, da Gela a Trapani, con cambio a Palermo, impiego una decina di ore. Nonostante la stanchezza sono contento di averla visitata: il centro storico di Trapani è ricco di arte, chiese, monumenti, forse un po’ malinconico e soporifero. Ma mi sento quasi elettrizzato dall’idea che sto affrontando, da solo, il mio primo viaggio in Africa. Continua a leggere

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Rachid Ghannouchi e il compromesso storico tra il turbante e l’elmetto

Ghannuchi

Rachid Ghannouchi

di Enzo Pace 

Introduzione 

Il 18 aprile scorso è stato arrestato Rachid Ghannouchi, il leader del partito Al-Nahda, formazione politica d’ispirazione islamica. Egli è stato accusato di aver diffuso un video in cui paventava il pericolo di una guerra civile come conseguenza alla chiusura del Parlamento da parte dell’attuale Presidente, Qais Saied [1]. Ghannouchi, 81 anni con qualche problema di salute, torna in carcere (adesso, ai domiciliari) dopo esserci stato in passato già due volte, nel 1981-84 e nel 1987-88. Dopo di che, per più di venti anni è stato costretto a vivere fuori del suo Paese, fin quando, nel 1993, la Gran Bretagna gli concederà l’asilo politico. Continua a leggere

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Vite da salvare o disuguaglianze da riconoscere? Etica dei sopravvissuti alle intercettazioni della Guardia Costiera tunisina

: barche in metallo e in legno fuori uso accatastate al porto di Ellouza (ph. Luca Ramello)

Barche in metallo e in legno fuori uso accatastate al porto di Ellouza (ph. Luca Ramello)

di Luca Ramello 

Introduzione 

«Baba samahni» (in tunisino «Lasciateci passare», lett. «Papà perdonami») dicono coloro che tentano di attraversare. «Darouri» (trad. «siamo obbligati») risponde la Guardia Nazionale [1]. È questa la tipica scena delle intercettazioni violente a largo delle coste tunisine, quando le persone sulle imbarcazioni non autorizzate tentano di lasciare il Paese e resistono all’arresto, rischiando naufragio e morte. Continua a leggere

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La Tunisia dopo il 21 luglio: quando il razzismo fa dimenticare l’autoritarismo

Tunisia, Porto Laouata a Sfax (ph. Wahid Dahech)

Tunisia, Porto Laouata a Sfax (ph. Wahid Dahech)

di Chiara Sebastiani 

La cacciata dei migranti dell’Africa sub sahariana: un incidente diplomatico 

Sei anni fa, sulle pagine di questa rivista (n. 25, maggio 2017) [1] ci eravamo occupati della questione del razzismo di cui in Tunisia sono vittime le minoranze di origine africana, tanto i Neri autoctoni quanto quelli provenienti da Stati dell’Africa subsahariana, studenti o lavoratori, regolari o irregolari. L’allarme-razzismo, all’epoca, era partito dall’interno del Paese: si può dire che esso era il frutto della nuova rappresentanza democratica che aveva portato per la prima volta in parlamento una donna di origini africane, e della libertà di espressione che permetteva di discutere un fenomeno scomodo. Continua a leggere

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Calvino e la fiaba: sulla traduzione araba delle “Fiabe italiane”

copertina-arabodi Ahmed Somai 

Nell’ultima fiera internazionale del libro di Tunisi (aprile 2023), l’Italia è tornata ad essere presente dopo una lunga assenza, dovuta fra l’altro alla pandemia del Covid. Questa ripresa coincide con l’insediamento della nuova rappresentanza diplomatica italiana, dopo le ultime elezioni e l’arrivo al potere del governo Meloni. Appena insediatosi alla direzione dell’Istituto Italiano di Cultura, il nuovo direttore voleva animare lo spazio riservato all’Italia alla Fiera del Libro del Kram (Tunisi), con incontri e dibattiti, fra i quali un incontro su Italo Calvino in occasione del Centenario della nascita del grande scrittore italiano scomparso nel 1985. Continua a leggere

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L’ethos civile. De Martino e i movimenti per riabitare le aree marginali

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di Pietro Clemente 

Di recente ho presentato il libro intitolato De Martino e la letteratura [1] e in quell’occasione mi è venuto alla mente il periodo in cui, nella prima metà degli anni 60, Ernesto De Martino insegnava a Cagliari, dove ero studente di filosofia. Mi sono ricordato dei dialoghi e delle discussioni sui riti che intrattenevamo tra noi giovani studenti e militanti politici che immaginavamo (forse sognavamo) forme etiche di un nuovo futuro. De Martino proponeva allora di opporre ai tradizionali riti, religiosi o folklorici, nuovi ‘riti civili’. Pensava ad una ritualità emancipata dalle eredità del passato, costruita nel rispetto e nell’uguaglianza degli individui ma al tempo stesso capace di innestarsi sulle nuove forme istituzionali di quella società di uguali cui aspiravamo. Continua a leggere

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Villanova delle capanne: un ambizioso progetto

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di Maria Rosa Bagnari 

Nel 1985 si avviò una prima indagine all’interno del paese per riscoprire la storia della propria comunità che si era distinta, fra Otto e Novecento, per l’originale artigianato delle erbe palustri. Di fondamentale importanza fu l’individuazione delle persone che avevano memoria del recente passato e conservavano il bagaglio inalterato delle tecniche di intreccio delle erbe palustri e fossero disponibili a collaborare ad una prima idea informale di ricostruzione della produzione classica villanovese, a scopo di studio e raccolta.  Continua a leggere

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Dalle colline all’Appennino piemontese: gli ecomusei del Piemonte sud-orientale. L’Ecomuseo di Cascina Moglioni

Teatro nella natura, Ecomuseo di Cascina Moglioni, ARCHIVIO APAP_foto di G. Gola

Teatro nella natura, Ecomuseo di Cascina Moglioni, Archivio APAP (ph. G. Gola)

CIP

di Elisa Arecco 

Introduzione

A partire dalla prima legge regionale del 1995, nella zona sud-orientale del Piemonte – nelle province di Alessandria e Asti – sono sorte diverse realtà ecomuseali con il compito di studiare, preservare e interpretare il patrimonio culturale locale. In un territorio caratterizzato da paesaggi perlopiù collinari e appenninici, ricchi in biodiversità, e da saperi materiali e immateriali assai variegati, ogni ecomuseo, nonostante la comune missione, ha attuato strategie originali, adattando al contesto di riferimento azioni specifiche per il raggiungimento dei propri obiettivi. Continua a leggere

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CdG – Centro di Rigenerazione. L’Appennino in cammino

Castel del Giudiice (ph. Emanuele Scocchera)

Castel del Giudice (ph. Emanuele Scocchera)

CIP

di Letizia Bindi 

Un paese come campo aperto e come rete 

La riflessione che provo a proporre in questo contributo riguarda un percorso che si sta avviando, ma alla cui genesi e maturazione ho partecipato nel lungo periodo. Ciò mi ha permesso di seguire molte delle fasi attraversate dal paese e dalla piccola comunità di abitanti in questione che si è andata caratterizzando negli ultimi venti anni per uno speciale impegno nella definizione di progetti di ripopolamento e riqualificazione basati sulle competenze e sulla partecipazione, sulle soluzioni innovative e su una gestione dei fondi esterni e interni e dell’insieme delle opportunità di sviluppo e riqualificazioni territoriali sostenibili. Continua a leggere

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Scritture della memoria e costruzione della democrazia

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di Nicola Grato 

Philippe Lejeune aveva suggerito, come ricorda Mario Isnenghi, che il nome più appropriato e adatto a una “espansione effusiva” dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano fosse quello di «patrimonio autobiografico di Pieve Santo Stefano», che meglio avrebbe definito questi atti di scrittura quali testimonianze di vita che mettono in dialogo tra loro diverse classi sociali e generazioni. Storie di vite, storie di luoghi, di paesaggi, di abitudini: storie, diari, memoriali, racconti tramandati oralmente. Storie di partenze, di arrivi, storie di guerra. Continua a leggere

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Il Festival del lavoro nelle aree interne a Soveria Mannelli

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di Augusto Ciuffetti e Tania Cerquiglini

Tra il 25 e il 27 maggio 2023, nelle alture calabresi di Soveria Mannelli, si è tornati nei luoghi del lavoro. Tra caratteri mobili e prime Linotype della fabbrica Rubbettino si è svolta la prima edizione del Festival del Lavoro nelle Aree Interne, organizzato dall’associazione RESpro-Rete di storici per i paesaggi della produzione, dalla casa editrice Rubbettino e dalla Fondazione Appennino. Nella rielaborazione dei fatti riemergono, accanto alla narrazione, le parole di Carlo Maria Cipolla: «Gli italiani sono abituati, fin dal Medioevo, a produrre, all’ombra dei campanili, cose belle che piacciono al mondo». Cosa c’era allora e cosa c’è oggi all’ombra dei campanili? Pietre divenute ormai soltanto monolitiche individualità oppure è possibile scorgere delle tradizioni trasformate?  Continua a leggere

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Una piccola comunità sarda tra collezioni museali

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di Nicolò Atzori 

Nel 2015 vedeva la luce Generazioni. Età della vita, età delle cose, in cui il compianto Remo Bodei traccia una agile parabola dell’oggetto alla luce del progredire delle generazioni che progressivamente se ne servono; dove queste, non di rado, risultano connotarsi sia grazie alla loro attitudine alla reciprocità, al dono e allo scambio che in virtù di una peculiare cultura tecnico-pratica  che la trasmissione intergenerazionale dei beni materiali garantisce. Il libro, insomma, è un inno involontario al valore simbolico dell’oggetto, la cui grammatica attraversa il tempo superando sé stesso e, perduto il carattere funzionale, si proietta nella dimensione della nostalgia, della musealità e, aggiungerei, della pedagogia materiale in cui antropologi e museologi vorrebbero riconoscere il senso delle collezioni: educare ad esistere. Continua a leggere

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Il mondo contadino nell’immaginario contemporaneo

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di Orietta Sorgi 

Racconti orali, storie di vita, testi scritti, videointerviste e fotografie: quale di questi registri espressivi della pratica etnografica si rivela il più adeguato a restituire il senso e la memoria di comunità locali in cambiamento? O è forse l’uso complementare di questi strumenti che consente al ricercatore di rappresentare l’attualità di un borgo rurale senza cadere nella trappola di una visione statica e idilliaca della campagna rimasta fuori dai ritmi veloci della globalizzazione?

Come si inseriscono oggi i borghi rurali nel quadro di un’economia post-capitalista, quando da più parti del mondo si assiste al loro recupero come antidoto al disagio della città? In realtà gli effetti della modernità sono penetrati anche nel paesaggio rurale, rendendolo qualcosa di stratificato e complesso in cui è difficile individuare le antiche relazioni comunitarie oggi impoverite e sottoposte di continuo a nuove pressioni esterne. Continua a leggere

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Il periodico scontro su don Milani e l’equivoco di fondo

Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana

Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana

di Marina Castiglione 

Star sui coglioni a tutti come sono stati i profeti innanzi e dopo Cristo. Rendersi antipatici, noiosi, odiosi, insopportabili a tutti quelli che non vogliono aprire gli occhi sulla luce.

(Lettera a Ezio Palombo, 25 marzo 1955) 

Come ad ogni anniversario milaniano, soprattutto se forgiato su un numero tondo, inevitabili e altrettanto tondi/tonti arrivano i commenti dei detrattori [1]. Continua a leggere

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“Ai poveri scuola subito”: lettura di Don Milani, maestro e priore a Barbiana

whatsapp-image-2023-06-08-at-19-44-48di Salvina Chetta 

Don Lorenzo Milani a cento anni dalla nascita ci parla ancora, ci interroga persino e ancora ci scuote. Non serve soltanto farne memoria attraverso convegni, libri, articoli di giornali, film e cartelloni, non bisogna solo parlare e scrivere di lui; chi ha conosciuto Don Milani attraverso i suoi scritti o quelli dei suoi allievi, chi ha letto almeno una volta nella vita Lettera a una professoressa non può che rimboccarsi le maniche con gioia e vigore e iniziare a lavorare alla stessa opera del Priore di Barbiana: prendersi cura della formazione dei ragazzi poveri, emarginati, in condizione di disagio sociale, economico e culturale. Continua a leggere

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L’inclusione e il prendersi cura. La lezione di Lorenzo Milani e le attuali distorsioni dell’istituzione scolastica

blog-dl-5di Valeria Dell’Orzo 

Insegnare è un mestiere strano, ciò che impari ogni giorno è la necessità, coincidente con la ricchissima possibilità del docente di adattarsi, in un continuo movimento, alla quantità di vite che incontra, accogliendole ognuna nell’unicità che le identifica, con fragilità e corazze personali e col falso mito di insormontabili limiti. L’insegnamento è un percorso corale, inscindibile dal continuo rapporto di scambio tra le parti coinvolte, compiuto ascoltando, osservando, interrogandosi e sperimentando, volta per volta, il codice più adatto a far schiudere da ciascun allievo il proprio meglio, quel seme futuro che continuerà a germogliare e a crescere quando sarà lontano dai banchi di scuola, sperando che sia intento, col proprio percorso, a fare del mondo quel posto capace di svilupparsi nel rispetto dell’altro, riconoscendo a ciascuno un potenziale imprescindibile, un io irripetibile e irriducibile. Continua a leggere

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“I care” ancora. Don Lorenzo Milani: l’esilio del profeta

i-care-jpgkdi Leo Di Simone 

«Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande: “I care”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”.

Così si legge nella Lettera ai giudici del 1965 che don Lorenzo Milani, impossibilitato per la grave malattia a presentarsi in tribunale, scrisse per difendersi dall’accusa di vilipendio e apologia di reato, per aver preso posizione pubblica in favore dell’obiezione di coscienza. Continua a leggere

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Il secolo lungo: 1923-2023. Mio padre, Italo Calvino e Lorenzo Milani, anacronia di un centenario

Italo Calvino

Italo Calvino

Don Lorenzo Milani

Don Lorenzo Milani

di Vincenzo Guarrasi 

“Hai portato il cervello all’ammasso!” così commentava mio padre la mia adesione al Partito Comunista. E per lui, uomo di sicura fede liberale, di destra però, la prova della mia scelta di campo consisteva nel fatto che, secondo lui, leggevo soltanto libri pubblicati dall’Einaudi. Forse aveva colto nel segno, ma io allora non lo sapevo. Magari non per quanto riguarda l’uso della mia dotazione cerebrale – su questo non mi sento di giudicare – né sulla lettura esclusiva di libri Einaudi che non era affatto così totalizzante. Continua a leggere

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Lorenzo Milani a Calenzano (1947-1954)

Don Milani a Calenzano

Don Milani a Calenzano

di Tommaso Lo Monte

Il 27 maggio scorso Lorenzo Milani avrebbe compiuto cento anni, la sua è stata una vita breve, è morto nel 1967 a soli 44 anni. Oggi il suo nome è legato soprattutto alla Scuola di Barbiana e all’ultimo dei suoi scritti Lettera a una professoressa, ma il suo pensiero si è formato durante gli anni trascorsi a Calenzano. È a Calenzano che Milani pubblica i suoi primi articoli e scrive gran parte del suo primo libro Esperienze Pastorali, anche se quest’ultimo verrà pubblicato nel 1954 dopo il suo arrivo a Barbiana. Continua a leggere

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Le riviste di archeologia, tra tradizione e innovazione. Il caso di “Mediterranea”

med-2015di Marco Arizza 

L’evoluzione degli scenari concernenti l’editoria scientifica ha subìto una sensibile accelerazione negli ultimi anni e, tra le spinte più recenti, vi sono certamente le nuove prospettive suggerite dal movimento dell’open science. Tale evoluzione sta man mano coinvolgendo, con tempi e modi differenti, anche le riviste dedicate al settore antichistico, molte delle quali sono legate a storiche e consolidate tradizioni. In questo contributo si propone una riflessione sul panorama dei periodici espressione diretta di Università o Enti pubblici di ricerca, attraverso l’esempio della rivista Mediterranea. Studi e Ricerche sul Mediterraneo Antico, dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Continua a leggere

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Riviste scientifiche antropologiche nell’epoca di una comunicazione visiva, digitale e interattiva

8be8ef66f9di Alberto Baldi 

Riviste scientifiche e riviste scientifiche di fascia A svolgono un ruolo indubbiamente prezioso, quello di rendere interconnessa una comunità di ricercatori, una platea di soci quando la testata sia più specifica espressione di un sodalizio accademico e non, di un’associazione di studiosi. Funzione precipua di codeste riviste è in prima istanza la circolazione di idee, la condivisione di tematiche, il confronto di posizioni sia convergenti che critiche, l’aggiornamento.

Il progressivo spostamento di siffatta editoria sulla rete, abbandonando la pur fascinosa veste cartacea, sta ovviamente potenziando le menzionate funzioni. Se pur l’impostazione e il confezionamento di un numero è pur sempre procedura complessa che richiede i suoi debiti tempi, è altrettanto indubbio che la veste digitale incrementa le facoltà di queste riviste. Continua a leggere

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“Antropologia Pubblica”. Condividere per trasformare ai tempi dell’ “open access”

cover_issue_23_en_us-1di Mara Benadusi, Stefania Pontrandolfo 

La riflessione che qui proponiamo parte dal ruolo che negli anni abbiamo avuto – rispettivamente – nella direzione e nella gestione redazionale della rivista Antropologia Pubblica (AP). In quanto autrici che riflettono su una storia che le riguarda da vicino, faremo lo sforzo di rileggere la nostra esperienza per trarne considerazioni che non riguardino solo le specificità della rivista per cui lavoriamo, ma anche temi e problemi condivisi con altre testate simili, in Italia e fuori dall’Italia: riviste che, come AP, prendono sul serio il ruolo pubblico dell’antropologia o almeno provano a farlo. L’invito ricevuto dal Direttore di Dialoghi Mediterranei, del resto, seguiva proprio l’idea di convocare le riviste italiane di antropologia intorno a un confronto su opportunità e scommesse connesse alla presenza nello spazio pubblico del discorso antropologico. Continua a leggere

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AM: un periodico per noi “speciale”

copertina del primo numero di AM

copertina del primo numero di AM

Comitato di Redazione di “Antropologia Medica”

“Fondata da Tullio Seppilli” lo abbiamo aggiunto noi dell’attuale redazione alla tradizionale testata “AM. Rivista della Società italiana di antropologia medica”. Questa rivista è, infatti, un periodico specialistico – per noi “speciale” –, che l’attuale Direttore Giovanni Pizza ha ereditato da Tullio Seppilli.

Seppilli volle fortemente AM all’indomani dell’origine e dello sviluppo pressoché immediato – per opera sua – della SIAM, Società italiana di antropologia medica, nel 1988 a Perugia, attualmente presieduta da Alessandro Lupo. Lì convocò i suoi colleghi di altre aree del Paese che avevano visto nella specifica declinazione italiana dell’antropologia della medicina un tema centrale cui rivolgere lo sguardo e la riflessione della antropologia. Continua a leggere

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Di provincia ma non provinciale, “Il Grandevetro” per esempio

348325687_157149213818199_2254257407374802795_ndi Giovanni Commare 

«La molla che spinge a fondare rivistine e a scrivere su quelle pagine è spregevole: provincialismo, narcisismo, arrivismo, lei non sa chi sono io, lirismo. Ma c’è qualcosa di peggio: il lettore di queste riviste minime: un tizio che, per pietà, amicizia, parentela, mafia, minacce o per ragioni ancor più misteriose e abbiette, si abbona ad una rivista, guardandosi bene dal leggerla».

Quando mi è stato proposto di partecipare a questa discussione sulle riviste portando l’esperienza del Grandevetro, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la bozza di un intervento sul filo del paradosso che nel 1999 il nostro Alberto Pozzolini preparò titolando “Come evitare di leggere e persino di abbonarsi alla Grandi Riviste che fanno la Storia del Nostro Tempo e vivere felici”.   Continua a leggere

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L’esperienza interculturale e interdisciplinare di “Africa e Mediterraneo”

africa-e-mediterraneodi Sandra Federici ed Enrica Picarelli 

Africa e Mediterraneo è una rivista culturale semestrale edita dalla cooperativa Lai-momo che promuove e approfondisce la conoscenza delle questioni legate all’accoglienza dei migranti in Italia, alla loro integrazione, alla produzione culturale e ai fenomeni sociali africani. Dal 1992 la rivista – che si avvale del supporto di un comitato scientifico internazionale composto da storici, linguisti, esperti di letteratura e antropologi dell’Africa e che pubblica in italiano, inglese e francese – ha prodotto 98 dossier monografici dedicati ad argomenti come la sostenibilità, il razzismo, lo scenario sociopolitico nel corno d’Africa e la moda.    Continua a leggere

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D’inutilità e nobiltà. Di Poesia e Riviste

22644421036di Aldo Gerbino 

Nel mondo esiste «un largo spazio per l’inutile», rispondeva Montale alle logore domande d’una giornalista, affermando inoltre come «uno dei pericoli del nostro tempo» si annidi proprio nella «mercificazione dell’inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi. In ogni modo io sono qui» – ripeteva – «perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà». Quindi: ‘inutilità’ nobilitata, germinativa, però portatrice di un vulnus che alligna nell’inevitabile offrirsi alla mercificazione. Continua a leggere

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Il miracolo della moltiplicazione. L’esperienza del “Pequod”

pequod-6di Enrico Palma

Scrivere è probabilmente la più grande gioia concessa agli umani. Lo dice bene Platone, benché sembri affermare il contrario, quando nel Fedro fa risalire il dono della scrittura a un dio. E lo sanno naturalmente gli scrittori, i quali consacrano la loro esistenza a un’arte, a una vera e propria forma di vita in cui fare della vita stessa qualcosa di più. La scrittura è ultra-vita, nei molti sensi che questa espressione può assumere: al di là della vita come sua possibilità potenziata; al di fuori della vita in un’appendice esteriorizzata in un supporto simbolico e semantico; oltre la vita poiché con tutta probabilità resisterà dopo la morte di colui che ha scritto tramandandosi per secoli, finché almeno ci saranno ancora umani o creature intelligenti capaci di comprendere. Continua a leggere

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Voci, Dialoghi e altre riflessioni

Voci, in copertina:Ragona e Cassari, 1979-1980, foto di Francesco Faeta.

Voci, in copertina: Ragona e Cassari, 1979-1980, foto di Francesco Faeta

di Antonello Ricci 

Il progetto Voci (https://voci.info/) nasce in un lontano 1958 da un’intensa spinta intellettuale di Luigi M. Lombardi Satriani e di Mariano Meligrana all’indomani delle loro rispettive lauree in Scienze politiche e in Giurisprudenza a Napoli. All’inizio si chiamava Spirito e tempo e la linea di ricerca si collocava nella temperie filosofica europea ispirata all’esistenzialismo come forma di critica radicale alla civiltà, pensata e vissuta come crisi dell’individuo e dell’esistenza stessa. Dopo due anni la rivista fu rinominata in Voci, nel senso di voci di uomini nella loro individualità impegnati a cercare soluzioni possibili ai problemi dell’esistenza. Dopo altri due anni anche questa avventura si concluse e il titolo di Voci fu messo a dormire fino al 2004 quando Lombardi Satriani fondò a Roma una rivista di scienze umane che chiamò Voci e che non solo idealmente si ricollegava a quella esperienza lontana, come appare nell’Editoriale del numero uno. Continua a leggere

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Sulle tracce di Walter Benjamin. Per una rilettura critica di “Esperienza e povertà”

81toomingeldi Antonio Albanese 

Introduzione 

Nei primi decenni del secolo scorso, tutta la cultura europea sembra mettere improvvisamente in crisi l’idea di esperienza che aveva avuto fino a quel momento, come se fosse divenuto particolarmente arduo fare esperienza dell’esperienza. La storia, in primo luogo, aveva posto enormi interrogativi: con la nascita della grande industria e le conseguenti trasformazioni del lavoro e delle forme di vita; con la Prima Guerra mondiale e i suoi traumi, di cui i superstiti riuscirono a rendere conto solo con difficoltà; con la prima massiccia diffusione dei mezzi tecnici di riproduzione in campo artistico. Continua a leggere

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Ripensare la “gens italica”. Strategie di ripopolamento e nuove cittadinanze

fw4u2chwcaaxazzdi Aldo Aledda 

La notizia è che martedì 6 giugno nella Sala Matteotti della Camera dei Deputati si è tenuto un Convegno su Diaspora, Italicità, Cittadinanza, Sviluppo, aperto dalla Vice presidente della Camera dei deputati, Anna Ascani, e organizzato dal parlamentare eletto all’estero, Fabio Porta, come Intergruppo parlamentare, in collaborazione con l’associazione Globus et Locus e il Comitato “11 ottobre di iniziativa per gli italiani nel mondo”. Sempre per la cronaca vi è solo da aggiungere che l’iniziativa è stata seguita da un folto pubblico di parlamentari, imprenditori e dirigenti del mondo dell’emigrazione italiana all’estero sia in presenza sia in collegamento da remoto, oltre che ripreso dalla stessa Rai. Continua a leggere

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Lumache e polvere da sparo. Immagini e metafore da “Il sorriso dell’ignoto marinaio”

61ko3ef91bl-_ac_uf10001000_ql80_di Giovanni Altadonna 

«Dietro i fani, mezzo la costa, sotto gli ulivi giacevano città. Erano Abacena e Agatirno, Alunzio e Apollonia, Alesa…Città nelle quali il Mandralisca avrebbe raspato con le mani, ginocchioni, fosse stato certo di trovare un vaso, una lucerna o soltanto una moneta. Ma quelle, in vero, non sono ormai che nomi, sommamente vaghi, suoni, sogni. E strinse al petto la tavoletta avvolta nella tela cerata che s’era portato da Lipari, ne tastò con le dita la realtà e la consistenza, ne aspirò i sottili odori di canfora e di senape di cui s’era impregnata dopo tanti anni nella bottega dello speziale» (Consolo, 2004: 7).  Continua a leggere

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Ragionamenti intorno al patriarcato

41freomyagl-_sx350_bo1204203200_di Francesco Azzarello 

Le note che seguono mi sono state suggerite dalla lettura del libro di Augusto Cavadi, L‘arte di essere maschi libera/mente. La gabbia del patriarcato (Di Girolamo, Trapani 2020). Vorrei mettere subito in chiaro che decido di recensire libri (ottemperare quindi a uno scopo promozionale) solo a queste condizioni: essere convinto della bontà del prodotto o dell’importanza del tema che tratta; poter dire la mia non sulla qualità del libro ma sulla questione che affronta, ammettendo che io abbia da aggiungere qualcosa a quanto il libro stesso dice e qualcosa che non sia soltanto mia semplice opinione. Detto questo sono contento di segnalare il libro di cui sopra all’attenzione generale fra altre ragioni perché (come nello stile dell’autore):  Continua a leggere

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Esperienze educative e musei. Ricordi, letture, divagazioni

Frascati, Museo etiopico

Frascati, Museo etiope

di Franca Bellucci 

Nella vita attiva – ripenso da ex insegnante – ai musei e luoghi di raccolte ho fatto riferimento. Nella professione, anche tenendo conto delle coordinate che fanno disuguaglianza delle opportunità educative – la lontananza dalle strutture cittadine che ospitano le raccolte, o dai siti di specifica tutela, l’approccio individualmente diverso negli studenti – ho considerato la loro frequentazione, più ancora che una verifica, un vero risarcimento. È che ero e sono consapevole di come siano ristrette le strutture scolastiche, e di come perlopiù inducano a ristretti percorsi, tali, cioè, da imbastire semplici raccordi sugli stereotipi assorbiti nel crescere. Quegli stereotipi sono il nocciolo pigro che sta sotto il linguaggio d’uso individuale. Quanto meno, visitando siti, un effetto estraniante si produce, nella differenza dallo spazio spersonalizzato assegnato alle scuole – tanto più se gli edifici sono nati per altro, e transitati ai giovani “per forza maggiore”. Continua a leggere

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Cutro

Opera di Elia Li Gioi

Opera di Elia Li Gioi

di Sebastiano Burgaretta

 

           Spàccasi lu varcuni ammenz’all’unni,

           quannu ‘n terra cciùi èrimu agghjicati,

           cchi-pprèiu ca si liggìa nta li facci!

           Sussura ca arristàu nta lu sonnu.

           Comu ‘na nuçi si rapìu nnȏ menzu

           ddha varca un’èrimu ntasati. Continua a leggere

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Puccini, le sue contraddizioni psicologiche nelle opere e nei personaggi

puccini_2taglio-752x490di Claudia Calabrese 

Per spiegare il mistero della materia, [l’alchimista] proiettava un altro mistero, e precisamente il proprio retroscena psichico sconosciuto, su ciò che doveva essere spiegato: “Obscurum per obscurious, ignotum per ignotius”. C. G. Jung 

Nell’opera di Puccini si riconosce una fra le più vitali esperienze del nostro teatro d’opera. Anche per questo l’opera del Maestro è stata letta nei modi più diversi e ha dato voce alle discussioni più appassionate, tra entusiasmi senza riserve e netti rifiuti. Continua a leggere

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Parlare ai morti perché ascoltino i vivi

d-asaro_una_sedia_cover_07-vi-23di Augusto Cavadi 

Il combinato disposto – diciamo, più semplicemente, la somma – d’ignoranza linguistica e  d’ignoranza storica (delle quali gli italiani soffriamo meno di altre popolazioni industrializzate, comunque in misura spaventosa) sta producendo effetti che sono sotto gli occhi di chiunque: viviamo tragedie eclatanti (dalle stragi dei migranti alla guerra fra Russia e Ucraina) e crisi striscianti (lo smantellamento, mattoncino per mattoncino, di quel tanto di Repubblica democratica e di “stato sociale” che – non senza lacune e inadempienze – eravamo riusciti faticosamente a costruire dal Secondo dopoguerra agli inizi degli anni Ottanta del XX secolo) come zombi oscillanti fra la veglia della vita e il sonno della morte. Continua a leggere

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I migranti e l’apprendimento dell’italiano: aspetti storici, normativi e operativi

test-lingua-italiana-x-stranieri-1508x706_ca cura del Centro Studi e Ricerche IDOS [*] 

Introduzione 

Questo approfondimento si occupa degli stranieri che apprendono la lingua italiana come seconda lingua (L2). Volendo contemperare l’importanza della lingua del Paese d’accoglienza con una sensibilità internazionale, non si può fare a meno di ricordare che la diversità delle lingue costituisce una ricchezza, salvo restando che tale diversità si configura spesso come una difficoltà quando ci si sposta per vivere all’estero, aspetto sul quale qui richiameremo maggiormente l’attenzione. Non si tratta di rinnegare la propria lingua, bensì di comporla con le esigenze che si impongono nel nuovo contesto [1]. Continua a leggere

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Appunti di un viaggio a Boston: Jubrān dal Mediterraneo al Nuovo Mondo, l’odissea di un poeta

maxresdefaultdi Francesca Maria Corrao 

L’essenza dell’arte della poesia sta nell’esprimere attraverso le parole la natura universale dello spirito umano, così il filosofo Daisaku Ikeda [1] spiega le ragioni per cui la poesia supera le barriere etniche e nazionali. La storia che vi sto per raccontare è stata scritta da decine di studiosi e amanti del grande poeta libanese Jubrān Khalīl Jubrān (1883-1931) [2], ma forse questo mio soggiorno a Boston mi ha aiutato a capire qualcosa di più della nostra storia e della fortuna di un povero giovane emigrato. Continua a leggere

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Antinatalismo contemporaneo

Foto di Cobianchi

Foto di Giovanni Cobianchi

di Sarah Dierna 

Antinatalismo antico e contemporaneo

L’ostacolo forse più grande per comprendere l’antinatalismo siamo noi. La difficoltà di pensare noi stessi come mai stati (never having been) senza considerare nello stesso tempo tutto ciò che con noi non ci sarebbe stato. Kurning lo ha considerato un punto fondamentale: «The consideration to never have existed, the idea of one’s own self as never having been! The absence of one’s very self, of one’s highly important personality on the world stage; the chair one sits on, the bed one sleeps in: empty» [1]. Pensare in questi termini richiede infatti un grande sforzo. Continua a leggere

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I giovani di Bologna chiedono di essere ascoltati

Bologna (ph. Cusumano)

Bologna (ph. Danilo Cusumano)

di Lella Di Marco 

Noi continuiamo a dare la parola ai giovani, da un osservatorio un po’ privilegiato come quello di Bologna e, nonostante le notizie poco confortanti dalla stampa nazionale, stiamo incontrando dei giovani estremamente attivi, dotati di grande consapevolezza e voglia di esserci. Un po’ dipende dalle realtà frequentata dalla sottoscritta che giovane non è più, e con tanti anni di attività politica e interventi nelle scuole e nel sociale. Un po’ dipende dal fatto che, nonostante tutto, Bologna è ancora una città piena di giovani, attenti e sensibili, di diverse culture che sono come staccati dall’area urbana in termini sociali ma che vivono il centro e la periferia alla ricerca di spazi dove collocare la loro identità culturale post-moderna, internazionalista, priva di pregiudizi, di posizioni settarie o escludenti e ansiosa di attese e di speranze. Continua a leggere

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L’antropologia visiva e il cinema come testo etnografico: la Napoli di Özpetek e Sorrentino

da Napoli velata di Ozpetek

da Napoli velata di Ozpetek

di Annalisa di Nuzzo 

Etnografia, Antropologia, Cinema

L’antropologia interpretativa osserva, raccoglie, rielabora e si confronta con tutto quanto può essere utile a realizzare una etnografia complessa, risultato di una thick description. Per un’antropologa della complessità, che ha studiato e continua a studiare Napoli attraverso la sua ipertrofica cultura, il cinema rappresenta una particolare forma di etnografia inconsapevole che mette insieme linguaggi diversi e complementari – immagini, suoni, parole – realizzando un prepotente ed efficace sguardo olistico. Continua a leggere

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Regimi alimentari e pratiche religiose

nioladi Mariano Fresta

Come Dio comanda è una locuzione avverbiale che il Dizionario di Italiano di De Mauro così spiega: «nel modo migliore, bene»; aggiungendo come esempi due frasi abbastanza comuni: «fare qualcosa come Dio comanda», «abbiamo mangiato come Dio comanda». Possiamo ancora aggiungere: piove come Dio comanda, costruire una casa come Dio comanda e così via …

Ma qual è il significato vero del titolo del volume di E. Moro e M. Niola, Mangiare come Dio comanda (Einaudi 2023)? Una prima risposta ci è data dal dizionario più sopra citato: mangiare pietanze debitamente cucinate, magari accompagnate da bevande di qualità. Continua a leggere

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A che punto è la notte? Oramai fonda

Selinunte (ph. Nino Giaramidaro)

Selinunte (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

La felicità, a saperlo prima, è un biscotto. Non di quelli della nonna o della mamma e neanche quelli della dolce metà copiati dal quadernetto con la copertina nera preziosamente ereditato. Un frollino però di marca. Non ho un buon rapporto con la felicità e forse a causa della vulnerabilità che aumenta con gli anni mi sono riempito la casa di confezioni da 400 grammi coinvolgendo mia moglie all’ora del caffellatte. Non è cambiato nulla a parte il balzo del girovita. Continua a leggere

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Disagio abitativo, occupazioni ed effetti sull’infanzia a San Paolo nel Brasile e a Roma

Brasile, San Paolo

Brasile, San Paolo

di Marcia Gobbi 

Introduzione 

Il disagio abitativo a San Paolo ha origine dal fatto che la Città dall’inizio del secolo scorso ha conosciuto uno sviluppo tumultuoso anche a seguito di intensi flussi migratori (specialmente dall’Italia) e ciò non poteva non comportare una crescente esigenza di edilizia popolare, alla quale però non è stata data un’adeguata risposta. Continua a leggere

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19 luglio 1992. La scheggia

Via D'Amelio, 19 luglio 1992

Via D’Amelio, 19 luglio 1992

di Tommaso India

Io ho una coppia di amici. Sono persone deliziose, amabili, gentili. Persone colte, che hanno letto e studiato; hanno visto un buon pezzo di mondo. Certo, hanno anche dei difetti, ma assolutamente trascurabili almeno per il livello di conoscenza che io ne ho. Hanno anche un bimbo di tre anni. Intelligentissimo. Riesce a comporre i puzzle, di cui è appassionato, anche al contrario, senza guardare le immagini, ma muovendosi agilmente fra le forme sinuose dei pezzi. Continua a leggere

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Il culto delle pietre in Calabria. Elementi di una arcaica tradizione rituale

Elefante di pietra, in contrada Campana Cosenza (ph. Ferruccio Cornicello)

Elefante di pietra, in contrada Campana, Cosenza (ph. Ferruccio Cornicello)

di Francesco La Rocca

Introduzione

La sacralizzazione delle pietre è un fenomeno che risale a tempi antichissimi e che trova riscontro a partire dalla preistoria: pressoché in ogni cultura e in ogni epoca è possibile rintracciare reperti litici (manufatti o meno) utilizzati come oggetti di sacrificio, elementi di riti magici, idoli religiosi o strumenti di divinazione (Edsman in Eliade, 1997: 513-517; Frazer, 2018: passim). Quanto si propone di seguito è il tentativo di ricostruire il senso di alcune pratiche magico-religiose proprie della tradizione meridionale e legate al potere curativo e protettivo delle pietre, con particolare riferimento alla cultura rituale calabrese. Continua a leggere

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Paesaggio lacustre e trasformazioni in un contado della Toscana del ‘500

coverdi Rosario Lentini

Nel 1599, allʼetà di 63 anni, Ceseri Frullani nativo di Cerreto Guidi, un piccolo comune a poche decine di chilometri da Firenze, scriveva Glʼavvenimenti del lago di Fucecchio e modo del suo governo, che sarebbe stato dato alle stampe solo quattro secoli dopo nel 1988, per iniziativa e a cura di Anna Corsi e Adriano Prosperi, edito dallʼIstituto Storico Italiano per lʼetà moderna e contemporanea. Una seconda edizione, con nuova veste tipografica, è stata realizzata lo scorso 2022 dalle Edizioni dellʼErba, con sede a Fucecchio. Continua a leggere

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Il matrimonio. Appunti per un’antropologia autobiografica del rito

Foto Matteo Macrì

Foto Matteo Macrì

di Sabina Leoncini

Patrimonio o matrimonio?

«Le parole fanno le cose» afferma Paolucci (2009) citando Bourdieu. Pensiamo all’etimologia dei termini patrimonio e matrimonio. Il dizionario online Treccani definisce così il patrimonio: «patrimònio s. m. [dal lat. patrimonium, der. di pater -tris «padre»]. – 1. a. Il complesso dei beni, mobili o immobili, che una persona (fisica o giuridica) possiede» [1]. Continua a leggere

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Il Signore dell’Olmo. La festa del SS.mo Crocefisso a Mazzarino

 

Mazzarino, Il Signore dell'Olmo (ph. Luigi Lombardo)

Mazzarino, Il Signore dell’Olmo (ph. Luigi Lombardo)

di Luigi Lombardo

Feste religiose e saghe paesane spingono oggi migliaia di Siciliani a muoversi, percorrendo anche grandi distanze, per conoscere, osservare, partecipare, un particolare rito, un particolare cerimoniale, di cui si è sentito parlare, o di cui si son visti immagini e video o, solo in pochi casi, di cui si è letto. In questo coacervo di persone si annoverano devoti, curiosi e appassionati di fuochi d’artificio, turisti, neostudiosi delle feste, fotografi e operatori video, perfettamente aggiornati attraverso siti internet esplicitamente dedicati alle feste popolari siciliane. Si tratta di una popolazione eterogenea, che certamente ha poco in comune con i devoti di un tempo che compivano il pellegrinaggio, u viagghiu, dal paese di origine al santuario per vari motivi. Continua a leggere

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Voci di donne in tempi straordinari

copertina-1di Grazia Messina 

Caro compagno, Carissimo Gino, Caro Cortese, Onorevole. Le trentotto lettere che sei giovani donne del partito comunista indirizzano al partigiano e parlamentare siciliano Gino Cortese durante la sua detenzione, dal 1948 al 1949, non si rivolgono all’autorevole corrispondente con la medesima familiarità.

Si potrebbe pensare a semplici protagoniste epistolari, aprendo la raccolta che ci viene oggi consegnata da Enrico, figlio di Gino, nel volume Straordinarie. Le lettere delle donne del PCI a Gino Cortese (Navarra Editore, 2022).  Altro tuttavia ci raggiunge con le loro voci, trascinate dall’intreccio fitto, senza smagliature, che dopo quel differente esordio dettato da minore o maggiore prossimità d’affetti, parla d’impegni e progetti condivisi da portare avanti. Continua a leggere

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L’apparato decorativo della chiesa “liberty” di Sant’Antonio a Favignana: un’inedita lettura

Favignana, Chiesa di Sant'Antonio

Favignana, Chiesa di Sant’Antonio

di Lina Novara 

L’11 aprile 1898 veniva aperta al culto, con solenne atto di benedizione, la chiesetta di Sant’Antonio di Favignana, voluta dalla Famiglia Florio ed edificata fra il 1893 ed il 1898 come segno tangibile della loro religiosità e come omaggio al santo tanto venerato dai pescatori di Favignana che lo pregavano prima di ogni mattanza. La vollero semplice all’esterno ma riccamente decorata all’interno, come le chiesette bizantine. Continua a leggere

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Il messaggio è lo stile. Postille per “Le sollecitudini” di Marco Ceriani

copertina-delle-sollecitudinidi Antonio Pane 

Sfogliando le pagine di Gianmorte violinista, l’ultima raccolta di poesia in versi di Marco Ceriani, vi ho sorpreso, sorpreso, una carte illustrée che l’autore mi aveva spedito anni addietro, sicuramente dopo il settembre 2014, quando il libro era apparso nella collezione «La Collana» di Stampa 2009, diretta da Maurizio Cucchi (nel timbro postale, il nitido «30.06» si prolunga in un’ombra che cela forse un «15» o un «16»): un articolo eccentrico, composto da un messaggio manoscritto che inaugurava nel verso una «forma più eroica di diffusione della poesia» (perseguita «a mezzo cartoline, flutti verde bottiglia, foderi a chiocciola di dadi o di intorti ‘annales’»), dandovi seguito, nel recto (fregiato dai tipi di Officina di Poesia che avevano a suo tempo offerto francescano asilo a primizie dello stesso Gianmorte violinista e di quelle Geosinclinali che ho qui su Dialoghi Mediterranei, nel numero 54 del marzo 2022, tentato invano d’avvicinare), con la stampa grigio-ombra di una breve quanto prodigiosa prosa poetica ora diventata, senza mutazioni e occupandolo per intero, il paragrafo conclusivo, Miller, del testo eponimo di Le sollecitudini (gli altri due sono intitolati, sempre in rito anglicano, Stiller e Twister) [1]. Continua a leggere

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“Unu de Danimarca”: note sull’esperienza e la scrittura etnomusicologica di A. Bentzon

r-10201181-1493308037-2561di Alessandro Perduca 

Unu de Danimarca benit a carcullai

Canticus e sonus de tempus antigus [1] 

Nel 1953 un giovane danese trascorre le vacanze scolastiche in Sardegna. Ha diciassette anni e risponde al nome di Andreas Fridolin Weis Bentzon. È figlio di una famiglia illustre del proprio paese, una famiglia che ha dato i natali a giuristi, compositori, artisti. Si trova in Italia in compagnia della madre, guida turistica, ma dalle sponde del Garda decide di partire alla ricerca di un luogo lontano dal turismo di massa. Quello con la Sardegna è un incontro decisivo che segnerà la sua vita e la sua carriera professionale. Continua a leggere

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L’Oasi di Tagiura e la sua moschea

Tagiura, la Grande Moschea di Murad Agà, rinnegato siracusano

Tagiura, la Grande Moschea di Murad Agà, rinnegato siracusano

di Giovanni Piazza

Giovanni Piazza, nato a Marsala nel 1892, aveva 23 anni e frequentava l’Istituto Orientale di Napoli quando fu chiamato alle armi nel giugno del 1915 e destinato in territorio dichiarato zona di guerra nel primo conflitto mondiale. Il congedo illimitato arrivò il 21 ottobre 1919 perché trattenuto presso l’Autoparco di Este per la consegna degli automezzi militari.

Conseguito il diploma magistrale ad Udine, beneficiando di una speciale sessione d’esami riservata ai militari in servizio, rientrato a Marsala, sua città natale, iniziò l’attività d’insegnante con delle supplenze, ma ben presto chiese ed ottenne di poter prestare servizio nelle scuole italo-arabe della colonia Tripolitania dove rimase per ben sedici anni. Continua a leggere

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La vocazione tragica della forma. Note ai margini del saggio di Roberto Fai

9788894752649_0_536_0_75di Stefano Piazzese 

La vocazione tragica della forma è data dal suo costitutivo e costituente legame con la vita – problematico quanto necessario è il loro coabitare. La vita, proprio perché inesauribile e sempre volta all’oltrepassamento dei modi in cui essa viene edificata, esperita e interpretata, rende tragica ogni forma raggiunta. Il saggio di Roberto Fai. La vita e le forme. Sulla crisi della potenza istituente (Apalos 2023), breve ma filosoficamente denso, pone come argomento principale il legame tra la vita e le fòrme con particolare attenzione alla crisi del potere istituente, e dunque in relazione alla forma che per eccellenza sgorga dalla dimensione politica dell’esserci umano in der Gesellschaft (Fichte, Missione del dotto), e che di questa dimensione cerca di realizzarne le strutture più efficaci per la vita, di coglierne le necessità abissali che la abitano, di tracciare le direzioni del suo caleidoscopico sviluppo. Continua a leggere

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L’isola che non c’è, o della tonnara fantasma

Il Torrazzo e la baia di San Vito lo Capo nel 1970 (ph. Ninni Ravazza)

Il Torrazzo e la baia di San Vito lo Capo nel 1970 (ph. Ninni Ravazza)

di Ninni Ravazza 

L’isola di cui parliamo non è quella fantastica di Barrie [1], né la fuggente Ferdinandea [2], non quella che si trova dopo la seconda stella a destra [3] e neppure la più bella di tutte che Gozzano [4] inconsapevolmente ha regalato a Guccini [5]. Non è neanche quella dei Beati vagheggiata da San Brandano [6] o quella misteriosa di Verne [7]. È un’isola di terz’ordine, derelitta, poverella, ma con le altre ben più famose ha una particolarità in comune: è un’isola fantasma. Nessuno sa di preciso dov’era, pochissimi se ne ricordano appena per un istante poi la cancellano nuovamente dalla memoria. Continua a leggere

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I nomi e le cose, le parole e i fatti

Confucio

Confucio

di Elio Rindone 

Il pensiero di Confucio (551-479) è incentrato, come è noto, sulla riflessione politica. Ciò che gli sta soprattutto a cuore è la buona organizzazione dello Stato: una società gerarchica, fondata sul rispetto dell’autorità e sul valore della giustizia, che crea perciò la necessaria armonia nelle relazioni sociali, codificate secondo precise norme etiche e rituali, mutuate dall’antica tradizione culturale cinese.

Meno noto è che chiave di volta di tutta la concezione politica di Confucio è la “rettificazione dei nomi” (zhengming). Continua a leggere

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In memoria di Felice Pagano, ultimo violinista-cantore della tradizione messinese fra sacro e profano

Felice Pagano

Felice Pagano

di Mario Sarica  

«La memoria, il ricordo, è innanzitutto un ri-accordo che dalla dispersione genera unità, e nell’unità rintraccia quell’identità soggettiva e oggettiva che la ragione occidentale ha chiamato Io e Mondo». Riflessioni luminose, queste di Umberto Galimberti (Idee: il catalogo è questo, 2005), che mi hanno ispirato e accompagnato nello scrivere di Felice Pagano (1927-2023), fedele e generoso compagno di viaggio per oltre quarant’anni lungo i sentieri della ricerca etnomusicologica, perché lui è stato un esempio di vera e rara incarnazione di vita dei saperi musicali, sacri e profani, della tradizione messinese. Si è spento serenamente alla veneranda età di 96 anni, Felice, lo scorso 1 giugno. Continua a leggere

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I bambini e noi. Conversazione con Margherita Rimi

b09r7vf596-01-_sclzzzzzzz_sx500_di Nicolò Scandaliato

Dell’infanzia la cronaca racconta ogni giorno storie ora drammatiche ora squallide. Sequestri, sevizie, maltrattamenti, violenze, discriminazioni, traumi. Dei bambini e delle loro vicende sovente si scrive in modo improprio o approssimativo. Chi se ne occupa con una sensibilità umana prima ancora che con profonda competenza professionale è l’autrice del volume recentemente edito da Marietti, Il popolo dei bambini. Ripensare la civiltà dell’infanzia, Margherita Rimi, neuropsichiatra infantile che svolge una intensa attività per la cura e la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, impegnata in prima linea contro violenze e abusi sui minori e a favore dei bambini portatori di handicap. Medicina e poesia costituiscono un connubio indissolubile per Margherita Rimi: infanzia e diritti dei minori sono il fondamento del suo vivere e agire. Ha pubblicato numerose raccolte di versi e nel 2017 le è stato conferito il premio Piersanti Mattarella per la poesia, assegnato per la silloge Nomi di cosa-Nomi di persona (Marsilio 2015). Continua a leggere

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Napoli città mediterranea: le infrastrutture portuali e l’organizzazione della difesa tra età spagnola e età borbonica

Tavola Strozzi, Napoli, Museo di San Martino

Tavola Strozzi, Napoli, Museo di San Martino

di Maria Sirago 

Introduzione

Quando Alfonso d’Aragona conquistò il regno di Napoli, nel 1442, esso venne inserito nell’ambito degli scambi commerciali mediterranei della Corona d’Aragona. Il porto napoletano divenne scalo delle navi provenienti da Barcellona e dirette in Oriente insieme agli scali di Gaeta, Castellammare, Salerno (Del Treppo 1972). Il re fece riqualificare l’area marittima proseguendo l’opera di rinnovamento avviata dagli Angioini, per rendere il porto simile a quello di Barcellona. Continua a leggere

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Fare ricerca attraverso il mare: per una nuova etnografia del Mediterraneo

9788833022079_0_536_0_75di Giuseppe Sorce 

Sono questi giorni d’estate, seppur singolari, ma a cui forse dovremmo abituarci, che come ogni anno fanno da sfondo a un inevitabile aumento degli approdi nelle coste europee, le nostre particolarmente, di migranti. Sono questi giorni di maggio e giugno che avrebbero dovuto vedere un aumento, quantomeno, seppur, lieve, della capacità empatica del nostro sguardo, attitudine, predisposizione, all’accoglienza, al salvataggio, di migliaia di vite che vengono da oltre mare, perché proprio in questi giorni tragedie climatiche e umanitarie hanno investito il nostro Paese. E invece no, ennesimi morti, ennesime vittime, ennesime tragedie nelle coste italiane e greche [1], in questi giorni. Continua a leggere

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Il crollo dell’ideale comunista e le sue conseguenze

Il crollo del Muro di Berlino

Il crollo del Muro di Berlino

di Marcello Spampinato 

Con il crollo del muro di Berlino nel lontano 1989 e la fine del cosiddetto “socialismo reale” il mondo e la realtà geopolitica tutta hanno assistito a un drastico mutamento di assetto con conseguenze spesso turbolente, nelle quali riconosciamo ancora oggi gli effetti. Ma non sono tanto i venti di guerra e gli scenari conflittuali aperti ad interessare la nostra analisi, ma soprattutto le conseguenze che la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la “fine”, in particolare, della fede comunista hanno causato nelle coscienze, nella dimensione per così dire ideale dell’esistenza, la quale plasma il modo in cui l’individualità si rapporta con la realtà circostante. Continua a leggere

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Le immagini fotografiche alle radici dell’etnografia. Note su “Sguardi lontani” di Antonello Ricci

61zfleaucpl-_ac_uf10001000_ql80_di Felice Tiragallo 

Il volume di Antonello Ricci Sguardi lontani. Fotografia e etnografia della prima metà del Novecento (FrancoAngeli, Milano, 2023) è prima di tutto un contributo all’interno della nostra tradizione di studi, quella italiana, all’area disciplinare specifica e consolidata dell’antropologia visiva. A mio parere il suo rilievo consiste in primo luogo nella saldatura che compie fra oggetti di studio propri alla disciplina in senso globale (la fotografia in Boas, Malinowski, Griaule, Mead e Bateson) ad altri inerenti alla storia etnografica italiana (la fotografia in Loria, Corso e Boccassino). Continua a leggere

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Alluvioni in Emilia-Romagna. Tra Antropologia e Catarsi

Romagna in treno (ph. Mariangela Vitrano)

Romagna in treno (ph. Mariangela Vitrano)

di Mariangela Vitrano 

In questo articolo mi propongo di scrivere e descrivere in chiave diaristica e, allo stesso tempo antropologica, un evento che, di recente, ha scosso il nostro Paese e dominato le principali testate giornalistiche e i più importanti canali mediatici: le alluvioni nel territorio emiliano-romagnolo. Disastro preannunciato che ha colpito non solo un territorio economicamente e strategicamente rilevante per il nostro Paese ma, più in profondità, anche le sensibilità e la sfera personale di chi l’ha subìto ed esperito con i propri sensi. Nel dare spazio a quanto accaduto tento una lettura alternativa a quella della comunicazione di massa, attraverso una lente più particolareggiante e interna ai fatti, mutuando ciò che ho visto in ciò che sento, successivamente attribuendo un nome, quindi maggior nitidezza, attraverso ciò che studio. Come afferma Concetta Garofalo nel numero 41 di Dialoghi Mediterranei: Continua a leggere

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San Sebastiano: passione e spettacolo

San Sebastiano a Palazzolo Acreide (ph. Salvo Alibrio)

San Sebastiano a Palazzolo Acreide (ph. Salvo Alibrio)

di Salvo Alibrio 

La festa è movimento, tripudio di luci, colori e voci, trionfo di sonorità e di eccessi, mischia di corpi e prove di forza muscolare. La festa è passione, comunità, devozione, penitenza e liberazione. Esplosione di caos e di energie, celebrazione di simboli sacri e di segni profani. Continua a leggere

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Negli spazi aeroportuali la solitudine dell’uomo contemporaneo

Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

di Giovanni Cerami

Dal 2017 fino all’ anno scorso, per motivi di lavoro, ho fatto il pendolare tra Palermo e Genova. È da qui e dall’invito degli amici del circolo 36o Fotogramma di Pegli che nasce l’idea di scattare queste foto.

Ho cercato di non lasciarmi distrarre dalle architetture, talvolta molto coinvolgenti, ma di mantenere centrale la figura umana; questo è stato l’aspetto più interessante poiché ho avuto modo di constatare che all’interno degli aeroporti abita e si muove una varietà umana straordinaria e molto ampia. Continua a leggere

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Novecento femminile siciliano. Appunti

Novecento femminile (ph. Ursula Costa)

Novecento femminile siciliano (ph. Ursula Costa)

di Ursula Costa 

La fotografia è il mio filtro, il mio modo di viaggiare, di vedere, di essere, è la ragione di ogni mio gesto e pensiero, la voglia di rinnovarmi, di giocare, studiare, di sbagliare per ricominciare.

Il Novecento per noi donne è stato il secolo del cambiamento, ci ha dato i diritti umani e civili, dalla parità alle professioni. Ci ha fatto donne. Continua a leggere

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I Ceri e i bambini a Gubbio tra salite e discese

Gubbio, La festa dei Ceri (ph. Massimo Cutrupi)

Gubbio, La festa dei Ceri (ph. Massimo Cutrupi)

di Massimo Cutrupi 

La Festa dei Ceri, che si svolge a Gubbio ogni 15 maggio, alla vigilia della morte di sant’Ubaldo, antico vescovo e patrono della città umbra, è un complesso festivo atteso e preparato dalla cittadinanza per tutto l’anno.

La celebrazione, caratterizzata e conosciuta soprattutto per il trasporto di corsa dei tre Ceri, verso la basilica dedicata al patrono, posta in cima al monte Ingino, ha uno schema organizzativo e ritualistico che prevede altri importanti momenti; tra questi la discesa dei Ceri, dove si mettono in scena, al pari della corsa, le abilità gestuali e il forte sentimento d’appartenenza alla comunità. È il preludio della festa. Continua a leggere

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La Festa delle Aquile in Mongolia

Festa delle Aquile (ph. Roberto Manfredi)

Festa delle Aquile (ph. Roberto Manfredi)

di Roberto Manfredi 

Nella provincia di Bayan-Ulgii, la più occidentale della Mongolia, tra i monti Altai, vive una minoranza di lingua e cultura Kazaka. Si tratta per la maggior parte di pastori seminomadi, che trascorrono la bella stagione pascolando il bestiame nel fondovalle, dove abitano in quelle che sembrano tende, ma sono in realtà delle abitazioni mobili: le gher, simili alle più note yurte. Continua a leggere

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Quel che resta di una dittatura. All’ombra del Grande Padre

Grande Padre (ph. Camilla De Maffei)

Tirana, Il busto di Lenin,  già abbandonato in un cortile, oggi disperso, 2021 (ph. Camilla de Maffei)

di Silvia Mazzucchelli

L’8 Agosto del 1991 la nave Vlora arriva a Bari con un carico di 20 mila migranti albanesi. È la fotografia di un fallimento politico e sociale. La massa umana, che il regime di Tirana lascia sulle sponde pugliesi, porta con sé cenci e disperazione, tutto ciò che resta del grande progetto socialista. Le sirene pubblicitarie delle televisioni commerciali che dall’Adriatico approdano a Valona e da lì proseguono per tutto il Paese delle Aquile, sconfiggono, nettamente e definitivamente, la timida balbettante propaganda di Radio Tirana. Se infatti in Italia si contano a decine i nostalgici ascoltatori di Radio Tirana, sono centinaia di migliaia gli albanesi che, grazie ad antenne di fortuna, sono in grado di captare, assieme al segnale di Rai Uno, le speranze di un mondo libero. Dove libertà vuol dire, soprattutto, se non solamente, poter comprare ciò che si vuole, magari con i soldi vinti indovinando il numero di fagioli nella ciotola trasparente di Pronto Raffaella. Continua a leggere

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Diavoli di Pasqua

PrizzI, Diavoli di Pasqua (ph. Lorenzo Mercurio)

Prizzi, Diavoli di Pasqua (ph. Lorenzo Mercurio)

di Lorenzo Mercurio

I riti che culminano con l’esplosione festiva della giornata di Pasqua rimangono tra i più iconici del panorama siciliano, soprattutto per l’intervento attivo dei protagonisti della domenica pasquale: i Diavoli e la Morte, le cui maschere sono diventate un elemento di riconoscimento, in Sicilia e fuori.  Continua a leggere

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Scorci mediterranei e sguardi incrociati. Alessandria d’Egitto e Beirut

Alessandria, vista della città dalla Corniche (ph. Veronica Merlo)

Alessandria, vista della città dalla Corniche (ph. Veronica Merlo)

di Veronica Merlo

Nel 2019, dopo aver vissuto un anno consecutivo nella città portuale di Alessandria d’Egitto, mi trasferii per un’esperienza di tirocinio e lavoro giornalistico nella capitale del Libano, Beirut. Fin da subito, potei percepire una familiarità con il posto, nonostante fosse la mia prima visita in Libano.

Al mio arrivo, la mia conoscenza del Paese si limitava alle informazioni lette su manuali di storia del Medio Oriente e a scene di film libanesi di fama internazionale, come il celebre “West Beirut” (1998) di Ziad Doueiri, integrate da alcune storie raccontate da amici di origine libanese. Continua a leggere

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Reginotta e la Via Appia

Lungo la Via Appia (ph. Giulia Panfili)

Lungo la Via Appia, Venosa, piazza Orazio  (ph. Giulia Panfili)

di Giulia Panfili 

Larga è la foglia, stretta è la via

gambe in spalla vi racconto la mia. 

Questo è il racconto del cammino a piedi lungo la via Appia antica, da Venosa fino a Taranto, e di ciò che ne ho raccolto. 135 km circa, passando per Palazzo San Gervasio, Masseria Tripputi, Gravina in Puglia, Masseria Jesce, Laterza e Palagiano, percorsi nell’ottava edizione del progetto Visioni in Movimento, scuola di cinema senza sedie. Continua a leggere

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SOMMARIO N. 61

La scuola di padre Riccardo Tobanelli a Kaworan Bazar, Dhaka (ph. Pierpaolo Mittica)

La scuola di padre Riccardo Tobanelli a Kaworan Bazar, Dhaka (ph. Pierpaolo Mittica)

PRIMO PIANO 

EDITORIALE; Linda Armano, Il ruolo dell’antropologia come disciplina impegnata; Roberto Cipriani, Migrazioni e religioni; Pietro Clemente, Joyce e Saverio. Raccontare grandi figure del Novecento;  Giovanni Cordova, Quale umanità dopo Cutro? Riflessioni su morte, confini e umanitarismo; Luca Di Sciullo, Cinquant’anni di politiche migratorie emergenzial-securitarie. La lezione storica dei grandi numeri; Leo Di Simone, Chi ha paura del Sinodo? Francesco e i tradimenti della Chiesa; Bruno Genito, Migrazioni alto-medievali. Il seppellimento con il cavallo, testimonianza di realtà multi-etniche in Italia meridionale;

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EDITORIALE

We always return (ph. Nella Tarantino)

We always return (ph. Nella Tarantino)

Ogni anno questo numero va in rete in mezzo a due date fondamentali del calendario laico delle feste, tra la giornata che ricorda la Liberazione del nostro Paese dal regime fascista e quella in cui nel mondo si celebrano il lavoro e i lavoratori. Due momenti cardini e simbolici, densi di significati politici e di memorie storiche. Due anniversari che per la loro ciclica iterazione convocano la solennità del rito e per ciò stesso sono occasioni per la collettività per riflettere, per riannodare fili spezzati, per ritrovare e ritrovarsi. I riti – si sa – hanno la funzione di codificare e notificare in gesti, parole e azioni una concezione e una visione, una cosmologia e una cosmogonia, una narrazione e una rappresentazione. Continua a leggere

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Il ruolo dell’antropologia come disciplina impegnata

Engaged Anthropology (da UGA research)

Engaged Anthropology (da UGA Research)

di Linda Armano

Accanto alle pubblicazioni su ricerche, teorie e metodi etnografici, negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della letteratura sull’antropologia applicata e sull’antropologia pubblica. Questi dibattiti hanno contribuito ad includere anche una molteplicità di modi e di forme che vanno dall’attivismo alla decostruzione critica delle categorie dominanti (Nugent 2012), all’insegnamento ecc., in cui il lavoro antropologico può essere considerato con un approccio politicamente impegnato (Low e Merry 2010; Juris e Khasnabish 2013; Hale 2008; Speed 2008a). Tuttavia, ancora scarse sono le comprensioni sui modi in cui le critiche epistemologiche e ontologiche dell’applicato e del politico possono ridefinire gli usi e gli impatti dell’antropologia. Continua a leggere

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Migrazioni e religioni

Cutro, Migranti in preghiera dopo la tragedia del 25 febbraio

Cutro, Migranti in preghiera dopo la tragedia del 25 febbraio

di Roberto Cipriani 

Premessa 

Émile Durkheim, il sociologo francese della solidarietà sociale, è certamente un punto classico di riferimento per il discorso sull’integrazione (Baglioni, Calò 2023), come ricerca di un equilibrio all’interno di un gruppo, di una comunità, di un’intera società. In effetti si verifica che un gruppo quasi si appropri degli individui per favorirne la coesione senza tuttavia ignorare il ruolo dell’individuo stesso (Durkheim 1893). Dal canto suo il sociologo statunitense Daniel Bell (1973) indica i luoghi specifici in cui l’integrazione avviene e precisamente nella società, nella politica e nelle istituzioni, nonché nella cultura e dunque nella religione. Continua a leggere

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Joyce e Saverio. Raccontare grandi figure del Novecento

Joyce Lussu

Joyce Lussu

Saverio Tutino

Saverio Tutino

di Pietro Clemente 

Salvadori e Tutino

Joyce Lussu e Saverio Tutino si sono quasi certamente incontrati in qualche luogo e in qualche tempo del Novecento anche se non ne posso produrre prova certa. È facile però che a Roma, dove entrambi vivevano, si siano incontrati e magari abbiano anche litigato, visto che erano due persone di forte carattere. Tutti e due hanno dato molto al Novecento vivendolo controcorrente pur all’interno di grandi ideologie proprie di quel secolo. Continua a leggere

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Quale umanità dopo Cutro? Riflessioni su morte, confini e umanitarismo

Cutro (ph. Giovanni Cordova)

Cutro (ph. Giovanni Cordova)

di Giovanni Cordova

Perché continuare a scrivere e parlare del naufragio al largo di Steccato di Cutro oltre due mesi dopo gli eventi? Qual è il senso di continuare a tenere alta l’attenzione su un fatto abbondantemente approfondito da media, attivisti e attiviste, movimenti impegnati nella solidarietà e nel contrasto al razzismo? In fondo, si potrebbe obiettare, Cutro si ripete continuamente nel Mediterraneo e nel deserto del Sahara, dove migliaia di migranti, negli ultimi anni, sono stati consegnati nelle mani di milizie sanguinarie che operano in barba a qualsivoglia rispetto dei diritti umani e dove, al di qua della frontiera desertica, sono stati allestiti centri di detenzione nei quali ogni genere di abuso viene consumato, prassi che anche le agenzie internazionali hanno denunciato richiamando alle proprie responsabilità i Paesi che hanno contribuito alla messa in forma di questo perverso sistema di contenimento delle partenze, Italia su tutti. Continua a leggere

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Cinquant’anni di politiche migratorie emergenzial-securitarie. La lezione storica dei grandi numeri

ansa (da L'Avvenire)

ansa (da L’Avvenire)

di Luca Di Sciullo 

Lo stato di emergenza che il governo italiano ha recentemente dichiarato, per i prossimi 6 mesi, in riferimento alle migrazioni dirette in Italia, è non solo funzionale a giustificare l’adozione di misure straordinarie proprie di ogni “stato di eccezione” (il quale prevede, come tale, finanche la sospensione dei diritti individuali e, perciò, dello stesso stato di diritto) pur di rimuovere le ragioni della – presunta – emergenza; ma, nel caso in questione, non fa che certificare una prassi (quella, appunto, del limitato o assente riconoscimento e/o conferimento dei diritti) che, in realtà, l’Italia persegue da decenni nei confronti dei migranti, sia di quelli già insediati sia di quelli in arrivo. Continua a leggere

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Chi ha paura del Sinodo? Francesco e i tradimenti della Chiesa

1di Leo Di Simone

È facile parlare dei tradimenti della Chiesa in un’epoca di scristianizzazione come la nostra, quando tutti i riflettori mediatici le sono puntati contro per mettere in luce ogni ruga che altera la sua fisionomia, ogni piaga, per usare la metafora rosminiana, che fa sanguinare il suo corpo. Quella di Rosmini fu un’analisi puntigliosa dei mali che affliggevano la Chiesa del suo tempo impedendole di essere vero lievito nel mondo. Delle cinque piaghe della santa Chiesa è opera di ampia prospettiva ecclesiale, di coscienzioso impegno cristiano, bollata per troppo tempo dal sigillo della censura ecclesiastica in quanto aperta denuncia del retaggio feudale che bloccava la Chiesa impedendole la piena manifestazione spirituale e inibendola nel ruolo più evangelico di “lume” delle nazioni. Continua a leggere

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Migrazioni alto-medievali. Il seppellimento con il cavallo, testimonianza di realtà multi-etniche in Italia meridionale

Ioannes Skylitzes, Synopsis Historiarum, Battaglia di Kalavryai, IX-X AD

Ioannes Skylitzes, Synopsis Historiarum, Battaglia di Kalavryai, IX-X AD

di Bruno Genito

Introduzione 

Parlare di alto-medioevo è sempre piuttosto rischioso, molte delle più comuni conoscenze su quel periodo sono, infatti, come è noto, spesso stereotipi, generalizzazioni, verità parziali, quando non esplicite distorsioni ideologiche e perfino ricostruzioni fittizie. Questo è avvenuto e avviene tuttora soprattutto per quel carattere fortemente evocativo che il periodo ha sempre suggerito a noi europei e in particolare ai non addetti ai lavori, che fatalmente scivola verso interpretazioni riduttive se non addirittura fuorvianti. Continua a leggere

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I figuranti del Quadraro e gli esordi di Cinecittà

cinecittadi Giovanni Isgrò 

Cinecittà che abbiamo in mente è un’“industria dei sogni” fondata su una poderosa quanto razionale macchina organizzativa animata da eccellenze nelle arti della cinematografia; una delle più importanti imprese del Ventennio, legata alla strategia del consenso, non isolabile dal complesso di intrecci e di interessi economico-politici che caratterizzarono Roma in quel tempo. Continua a leggere

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Interaction between state and religious institutions as vulnerability drivers to violent extremism

Manifestanti iracheni che protestavano contro l'ISIS davanti alla Casa Bianca a Washington, DC, nel 2014. (ph. Rena Schild/Shutterstock)

Manifestanti iracheni che protestavano contro l’ISIS davanti alla Casa Bianca a Washington, DC, nel 2014 (ph. Rena Schild/Shutterstock)

di Marie Kortam [*] 

Multiple factors and drivers enabled, fueled and/or shaped violent extremism. This phenomenon operates in a particular country context at macro, meso and micro levels (Ellis and Abdi 2017). It questions the relationship of the individual to and between institutions – the family, school, religion, politics, associations, society, the state, justice, etc. in this relation, individuals undertake a voluntary and radical rupture of the existing social contract. They are seeking a new community link and a new cause for commitment. Continua a leggere

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Umanità a partita doppia. Governo delle migrazioni e solidarietà umana

Dormitorio di un campo detentivo in Libia (www.repstatic.it)

Dormitorio di un campo detentivo in Libia (www.repstatic.it)

di Nicola Martellozzo 

Premessa 

Tradurre il principio di solidarietà verso i migranti in pratiche concrete è un processo sempre più spinoso per i tanti attori sociali (statali, non governativi o associativi) che si occupano di accoglienza. Non solo per i pericoli insiti nelle azioni di salvataggio in mare o attraverso frontiere militarizzate, e nemmeno per le difficoltà causate dallo shock culturale e comunicativo al momento dell’incontro e dell’accoglimento. L’espressione della solidarietà si trova vincolata da un assemblaggio di istituzioni, leggi, retoriche e percezioni culturali che determinano – e vengono a loro volta influenzate – da precise politiche volte a “gestire” i flussi migratori. Continua a leggere

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La riproduzione perenne delle guerre

Otto Dix, Suicidio in trincea, 1924

Otto Dix, Suicidio in trincea, 1924

di Salvatore Palidda 

Premessa 

Come suggeriscono alcuni autori, tutta la storia dell’umanità è innanzitutto storia di guerre; i periodi di pace sono sempre stati più brevi di quelli delle guerre. La pace nei Paesi dominanti è sempre stata pagata con le guerre esternalizzate nei Paesi dominati, spesso camuffate come “guerre etniche”, “guerre tribali”, “guerre di religioni”. Si è sempre avuta una costante riproduzione delle guerre e questo corrisponde alla costante riproduzione del dominio di pochi sulla maggioranza degli umani dominati e vi è sempre stata la disperata sopravvivenza di questi ultimi spesso attraverso resistenze inevitabilmente reiterate e brutalmente represse. Continua a leggere

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Per una lettura politica e psicanalitica di Pasolini

Pasolini, di Riccardo Martinelli

Pasolini, di Riccardo Martinelli

di Giuseppe Pera [*] 

Fine millennio et “fin d’époque” in Francia

Questo lavoro iniziato a Parigi, dove vivevo all’epoca, fu concluso nel novembre-dicembre 1996 a Lilla, nella cui università ero allora ricercatore – dunque, venticinque anni fa – e fu discusso alla Sorbona nel gennaio successivo. Uno dei quattro membri della giuria esaminatrice non ritenne di dover partecipare al rinfresco che seguì la discussione in un albergo vicino: si trattava, a sette anni dell’abbattimento del muro di Berlino, seguito due anni dopo dalla dissoluzione dell’Urss, di un irriducibile comunista francese più che mai convinto della sua fede, nonostante l’evidenza dei fatti storici, e visibilmente indisposto da ciò che aveva appena letto in questo testo e dovuto giudicare. Continua a leggere

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Torsioni delle parole e derive del linguaggio

lavoro-di-studenti-nella-campagna-digit-all-per-una-cultura-contro-il-discorso-dodio-pgdi Graziella Priulla 

Si racconta che un giorno i discepoli di Confucio gli domandarono: Quale sarebbe la tua prima mossa, se tu diventassi imperatore della Cina? Rispose: Comincerei col fissare il senso delle parole. Il rapporto tra linguaggio e politica è uno dei temi centrali del nostro tempo, Orwell l’intuì prima di altri. C’è una forte connessione tra le qualità delle forme di comunicazione e la qualità della cultura politica di un Paese, a maggior ragione di un Paese democratico. Essendo la democrazia una convivenza basata sul dialogo, il mezzo che permette il dialogo deve essere oggetto di una cura particolare. Non è un tema accessorio o un lusso. Ragionare sulle parole non significa praticare speculazioni astratte: esse sono i sintomi, non le malattie. Un medico deve saper leggere i sintomi per poter curare le malattie. Continua a leggere

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Etica, giustizia e pregiudizio

Raffaello Sanzio, La Giustizia, 1508

Raffaello Sanzio, La Giustizia, 1508

di Roberto Settembre [*] 

Premessa 

Senza dubbio iniziare un discorso definito da un lemma che contiene alcuni fra i massimi principi del pensiero speculativo, come Etica, Giustizia e Pregiudizio, espone l’incauto argomentatore a giudizi suscitati da una naturale diffidenza e da un legittimo scetticismo. E soprattutto quando questo lemma attiene a una conferenza tenuta quindici anni fa davanti a un pubblico di studenti tedeschi. Continua a leggere

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Sulla nozione di comunità in diritto internazionale

den_haag_the_hague_internationaler_gerichtshof_unphoto-pernaca_sudhakaran_01webdi Lauso Zagato 

Premessa

Il tema proposto come focus dello scorso numero di Dialoghi Mediterranei, “ONG e solidarietà”, è collegato alla riflessione in corso da qualche anno a Venezia in vari ambiti, tra loro interrelati. A tanta maggior ragione è motivo di rincrescimento il non aver avuto modo di elaborare un contributo utile al dibattito, dati i tempi ristretti. Peraltro, alla luce dell’invito del Direttore a seguire i profili giuridici della questione, provo a svolgere, nell’ambito del diritto internazionale, alcune osservazioni che spero congrue allo sviluppo di un dibattito che nel frattempo è già in pieno svolgimento [1]. Continua a leggere

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Il respiro delle riviste

1di Alberto Giovanni Biuso

L’utilità e il danno del digitale per le riviste 

Ci sono i libri. Essi costituiscono il cuore della conoscenza e della sua trasmissione nel tempo, tra le generazioni degli umani. Lo fanno da millenni, nelle diverse soluzioni tecniche e formali che dalla corteccia alle tavolette d’argilla, dal papiro/volumen al Codex medioevale sono arrivate al libro propriamente inteso, a quell’insieme di pagine dentro le quali e attraverso le quali si condensa la capacità umana di osservare il mondo, interpretarlo, tenerne nota, pensarlo. Continua a leggere

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La rivista come campo elettromagnetico. L’esperienza de “Il Pensiero Storico”

riviste-slide2di Danilo Breschi 

La storia della mia direzione, di com’è nata e di come si sta svolgendo, credo possa fornire qualche insegnamento generale e senz’altro alcuni spunti di riflessione utili al dibattito su natura e ruolo delle riviste in questo terzo decennio del terzo millennio.

Un allora giovane studente universitario presso l’Ateneo catanese, Antonio Messina, fondava nel 2016 una rivista digitale, recante appunto il titolo di «Il Pensiero Storico». Continua a leggere

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Le riviste di antropologia culturale in Italia: problemi e prospettive

9182b7ef-f723-41eb-97bf-61d930a32e57di Fabio Dei 

Muovo da una constatazione numerica: le riviste italiane nel settore M-DEA/01 o 11/A5 sono moltissime. Oltre 20 ne classifica l’ANVUR solo nella classe A (contandone anche alcune multidisciplinari); ma ne esistono anche altre che non sono (o non sono ancora) incluse in questo elenco, per scelta o per mancanza di alcuni requisiti oggettivi ma non certo per minore qualità e vivacità. Il costante incremento quantitativo degli ultimi anni è dovuto da un lato al progressivo ampliamento della comunità antropologica (come effetto di una trentina, ormai, di cicli di dottorato di ricerca e di vent’anni di corsi di laurea magistrale, anche se solo una parte minima degli studiosi così formati è stata assorbita dall’università); dall’altro lato, alle opportunità offerte dai formati digitali e dalla rete. Continua a leggere

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“Studi Storici Siciliani” e gli Archivi plurali della memoria, tra cartaceo e digitale

coverdi Gero Difrancesco 

A volte risulta difficile spiegare la funzione di una rivista storica rivolta per lo più ad una nicchia di studiosi, accademici e non, con una cadenza periodica ristretta, quasi a voler forzare la mano della ricerca e della riflessione. Ed è quello che succede alla rivista Studi Storici Siciliani che ormai opera su supporto cartaceo da più di due anni, con una cadenza trimestrale e con un quantitativo di argomenti (e di pagine) così corposo da stupire il lettore prima ancora di compiacere i redattori e i collaboratori in genere per il conseguimento degli obiettivi. Continua a leggere

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“Palaver” e lo sguardo dalla periferia

palaver_vol1_1990_coverdi Eugenio Imbriani

«Palaver» nasce nel 1990 come pubblicazione dello Study Group working on the Literary Culture, of Africa and of the Diaspora, formatosi nel giugno del 1989 nell’Università di Lecce (oggi Università del Salento), spinto dall’interesse che univa numerosi studiosi per le black cultures, in particolare per il fenomeno migratorio dall’Africa verso l’Europa; l’argomento centrale della ricerca riguardava la produzione artistica e letteraria che dal contatto tra i due continenti aveva avuto vita nel passato coloniale, con una esplorazione dello stato presente delle cose. Ne furono promotori Bernard Hickey, un professore australiano ricco di una amplissima esperienza internazionale che insegnava Letteratura inglese, scomparso nel 2007, e Maria Rosaria (Marisa) Turano, una ricercatrice esperta in letteratura e storia dell’Africa, che improvvisamente morì nel 2009. Continua a leggere

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Un archivio di storie. Per i dieci anni di “Dialoghi Mediterranei”

51ttukhjkjldi Dario Inglese 

Clifford Geertz (1988) esagerava (sapendo benissimo di esagerare) quando diceva che “fare antropologia” equivale essenzialmente a “scrivere”. Tuttavia, con la sua celeberrima provocazione, coglieva alla perfezione un dato difficile da confutare: l’antropologia è essenzialmente un sapere discorsivo in cui il momento della restituzione dei risultati della ricerca non è affatto una fase residuale del lavoro ed è anzi carico di molteplici implicazioni.

Gli antropologi notoriamente studiano per riportare a casa qualcosa e comunicarlo, non certo per diventare nativi o appiattire il loro punto di vista su quello dei loro informatori. Essi utilizzano le categorie della scienza per dire qualcosa di sensato sulla cultura facendo dialogare, ancora con Geertz, «concetti vicini all’esperienza» (i loro) e «concetti lontani dall’esperienza» (quelli oggetto d’indagine). Continua a leggere

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Pensare meridiano

153838388-ee647d28-4c5f-47ac-a460-0e7adfaeb1bedi Enzo Pace 

Sono andato a rileggermi, nei giorni del naufragio di Cutro, alcune pagine de Il pensiero meridiano di Franco Cassano [1], pubblicato nel 1996. Il libro è ancora oggi una miniera di idee, in particolare per quanti continuano a immaginare vitale la circolazione di idee, persone, memorie, esperienze di ricerca e gesti di prossimità tra la riva sud e quella nord del Mediterraneo. Continua a leggere

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L’opinione pubblica nel tempo delle crisi politica e culturale

caffe-procopedi Giuseppe Savagnone 

Il ruolo delle riviste nella nostra società può essere definito a diversi livelli. In questa riflessione scegliamo di privilegiare quello politico. In questa prospettiva è indispensabile partire dal tema dell’opinione pubblica, per chiederci come influiscano su di essa gli odierni mezzi di comunicazione e quale possa essere, in questo contesto comunicativo, la funzione delle riviste. 

La nascita dell’opinione pubblica

Nella modernità lo Stato non coincide più, come nell’antica Grecia, con la comunità strutturata delle persone che ne fanno parte ed è diventato una entità a sé stante.  Continua a leggere

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“Erreffe – La Ricerca Folklorica” e lo spazio vitale della antropologia

rf77_cop_mdi Elisabetta Silvestrini 

La Ricerca Folklorica, nome originale della rivista, al quale è stata aggiunta, in un secondo tempo, la denominazione abbreviata Erreffe, ha iniziato le sue pubblicazioni nell’aprile del 1980, sotto la direzione di Glauco Sanga; editore Grafo di Brescia; fondatori Giulio Angioni, Guido Bertolotti, Glauco Sanga, Pietro Sassu, Italo Sordi. La rivista è costituita di un Comitato di Direzione (attualmente composto dal direttore Glauco Sanga, dalla vicedirettore Elisabetta Silvestrini, e da Alessandro Casellato, Dario Di Rosa, Giovanni Dore, Gian Paolo Gri, Italo Sordi); e di un Comitato Scientifico Internazionale (coordinato da Franca Tamisari e composto da Maria Arioti, Linda Barwick, Giordana Charuty, Sergio Dalla Bernardina, Luisa Del Giudice, Maria Pia Di Bella, Vincenzo Matera, Lidia Sciama); adotta un sistema di doppia valutazione anonima dei contributi proposti (peer review) ed è presente in JSTOR. Dal primo numero la rivista ha avuto cadenza semestrale (aprile-ottobre), e dal 2014 ha cadenza annuale; pubblicata ininterrottamente dal 1980 ad oggi, è attualmente pervenuta al numero 77, sempre condotta da Glauco Sanga come direttore responsabile. Continua a leggere

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