di Giovanni Ruffino
Mai, nella storia antica e recente, il Canale di Sicilia è stato elemento di separazione. Lungo le sue opposte sponde le culture marinare si sono incontrate, producendo processi fecondi di scambi linguistici e culturali. I contatti più frequenti e più produttivi dell’ultimo secolo e mezzo, hanno avuto protagonisti soprattutto pescatori siciliani e tunisini. Ma anche i contatti con l’intera fascia maghrebina hanno lasciato non poche tracce. Tra le tante situazioni di contatto [1], presenta condizioni di grande interesse il caso di Mazara del Vallo, importante centro marinaro della Sicilia occidentale, egregiamente studiato e illustrato da Luca D’Anna nel recente saggio dal titolo Italiano, siciliano e arabo in contatto. Profilo sociolinguistico della comunità tunisina di Mazara del Vallo, edito dal Centro di studi filologici e linguistici siciliani nel 2017. Queste brevi note si collocano, dunque, nel più ampio quadro dei rapporti antichi e recenti tra lingue e dialetti romanzi (siciliani in particolare) e varietà maghrebine [2].
Tratterò particolarmente dell’ambito marinaro e peschereccio, avvalendomi anche di materiali inediti, raccolti per l’Atlante Linguistico Mediterraneo [3] negli anni di mezzo del secolo scorso. Si tratta di una componente lessicale non esigua, che si configura come risultato di una complessa rete di scambi e di contatti, anche relativamente recenti, costruita non soltanto dalle grandi direttrici commerciali, ma anche da microrotte e microreticoli pescherecci e da proiezioni migratorie.
Se ora consideriamo alcuni movimenti non esigui, verificatisi a partire dai primi anni del secolo scorso, con flussi migratori tra Sicilia e territori maghrebini, occorre riandare al 1938, quando partirono dai porti di Genova, Napoli e Siracusa per la Tripolitania e la Cirenaica 20 mila coloni provenienti soprattutto dalla Sicilia e dalle regioni meridionali [4]. Ed è singolare che questo evento migratorio di ottant’anni fa, sia stato presentato dai giornali dell’Italia fascista come un’avventura eccitante, quasi una migrazione allegra che, in un articolo di Orio Vergani sul “Corriere della Sera” del 28 ottobre 1938, viene assimilata ad «una marcia verso la felicità».
Ma più che verso la Libia, gli attraversamenti migratori relativamente recenti del Canale di Sicilia, hanno riguardato la Tunisia: migrazioni in maggioranza di siciliani che, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento compirono il viaggio inverso rispetto a quello che oggi compiono i migranti africani, trovandosi a occupare lo spazio intermedio fra colonizzati e colonizzatori. Molti di questi siciliani (beffardamente apostrofati come mangia babbusci ‘mangiatori di lumache’) si insediarono nella zona del porto di Tunisi, in una vera e propria bidonville denominata “piccola Sicilia”, o a Susa dove sorgono i quartieri di “Capaci grande” e “Capaci piccola” [5].
Occorre anche dire che, al di là dei massicci spostamenti, i contatti più o meno occasionali di pescatori siciliani col mondo maghrebino non si sono mai interrotti, registrando talvolta episodi di tensione. Ne emerge un quadro di palesi contaminazioni lessicali, in larga misura di matrice romanza (dialetti siciliani e italiani merid., ma anche liguri oltre che franco-spagnoli).
Sulla base di tali premesse, segnalerò succintamente alcuni casi di possibili sicilianismi o dialettismi italiani nel lessico dei pescatori maghrebini, soprattutto libici e tunisini.
Un esempio emblematico è quello dei nomi dell’acciuga (ENGRAULIS ENCRASICHOLUS), che in Tunisia (Mahdia, Sfax, Kerkenna, Gerba, Tunisi) ha corrispondenti romanzi (anšùba, anshûa: Oman 46, Labaied 264), così come in Marocco (Salé anjûba: Brunot 2), e in Algeria (Collo anšuba, Bona, La Calle anšua: Oman 46).
A differenza delle innovazioni riferite all’acciuga, riconducibili a tipi dialettali italiani (sic. anciova, genov. anciòa, ecc.), senza considerare analoghe forme spagnole e francesi, in altri casi l’influsso siciliano appare meno problematico, come nel caso del tunis. (Mahdia) laška! ‘allenta’, che immediatamente richiama il sic. Allascari [6].
Anche la presenza di qâiq in Tunisia (come si può anche ricavare dai materiali dell’ALM) riconduce palesemente a una mediazione siciliana (caiccu ‘piccola barca a remi’), pur non potendosi anche in questo caso escludere il sovrapporsi di analoghe forme francesi o ispano-portoghesi (ma si tratta comunque di un turchismo [7] di amplissima circolazione mediterranea). Sicilianismi sono certamente scangiari ‘cambiare direzione’, registrata da Labaied 83 a Mahdia (sic. scanciari); le varianti libico-tunisine con vocalismo sic. qrîna, grīna, garīna ‘chiglia’ (sic. Carina) [8], il nome di una rete da circuizione, šanšulù (Mahdia), corrispondente al sic. cianciolu. Di fonetica sic. sono anche il tunis. fundù ’fondo, profondo’ (sic. funnutu) e grigâli ‘grecale’ (sic. gricali). Altre voci di verosimile ascendenza siciliana sembrano essere lambara (Mahdia), sic. lampara (come in maltese); tunis. skefāso ‘battello da trasporto’, sic. schifazzu; ringa (Gerba) ‘ralinga; corde che orlano le vele’, sic. ringa.
Ma al di là di questi significativi indizi di una consistente componente italiana (e siciliana) nel lessico del mare di area maghrebina, una ricognizione più sistematica può essere fatta sulla base di materiali raccolti per l’Atlante Linguistico Mediterraneo negli anni Sessanta del secolo scorso.
Se consideriamo i rilevamenti condotti in Tunisia e Libia tra il 1962 e il 1964, il quadro è il seguente:
TUNISIA
- Houmt-Souk (1962), Sfax (1962), Kerkenna (1962), Mahdia (1962).
LIBIA
- Bengasi (1963), Misurata (1963), Tripoli (1963), Zuara (1964)
Una prima rassegna delle risposte accuratamente annotate da G. Oman (e da U. Paradisi per Zuara), è già di per sé sufficientemente istruttiva. Ecco, dunque, alcune altre corrispondenze siculo-libico-tunisine, che emergono dalle risposte a un primo gruppo di quesiti ALM, qui progressivamente elencati, assieme alle corrispondenti risposte registrate per l’Atlante Linguistico della Sicilia9.
- ALM 178. Il capobarca
Mahdia: al batrum
ALS: il tipo paṭṛuni è presente nell’intera Sicilia e a Malta
- ALM 208. Il bastimento
Zuara: elbabûr; Houmt-Souk, Sfax, Kerkenna: babur
ALS: vapuri, papuri
- ALM 214. La poppa tonda
Tripoli: bobba tonda; Sfax, Mahdia: bobba tonna
ALS: puppa tunna
- ALM 286. Il verricello
Houmt-Souk: bui
ALS: sboja (Lampedusa, Sciacca: anche bòia)
- ALM 300. Il bugliolo
Zuara: estell; Houmt-Souk, Mahdia, Kerkenna: stall
ALS: stallu a Favignana
- ALM 232. Il ponte, la coperta
Tripoli, Misurata, Bengasi: kuuerta; Mahdia kuuertah, Kerkenna kouerta, Houmt-Souk kuerta
ALS: cuperta, cuverta, cuerta
- ALM 285. Il gancio
Tripoli: ganğu, Misurata γanču; Sfax, Kerkenna, Houmt-Souk jangiu
ALS: iànciu, gànciu
- ALM 295. Lo scalmo
In tutti i punti libico-tunisini è registrato škarmu
ALS: scarmu (panregionale)
- ALM 308. La catena
Sfax qatina
ALS: catina (panregionale)
- ALM 312. La zavorra
In tutti i punti libico-tunisini è registrato sabura, come sic. savurra
- ALM 321. Sciare
Tripoli e Bengasi: siia
ALS: siari (panregionale)
- ALM 340. L’antenna
Sfax, Kerkenna, Houmt-Souk antina
ALS: antinna (panregionale)
- ALM 390. Le provviste di bordo
Bengasi, Misurata: sbisa, Tripoli spesa, Zuara: speset; Sfax, Mahdia, Kerkenna: sbiza
ALS: spisa è il tipo prevalente
- ALM 424. La polizza di carico
Bolisa in tutti i punti libico-tunisini, come sic. pòlisa
- ALM 476. L’àngamo, il gangamo
Sfax: kobb
ALS: coppu (it. coppo)
- ALM 479. La sciabica
Sfax: retza
ALS: la rete da pesca (generico) è ṛṛizza in tutti i punti
- ALM 500. Il gavitello
Tripoli, Bengasi: senial; Sfax silian, Mahdia: sinial, Houmt-Souk siniar
ALS: signali (Mazara del Vallo, Lampedusa)
- ALM 585. Il sugarello, il suro (TRACHURUS TRACHURUS)
Tripoli, Misurata, Bengasi, Zuara: sauro / sauru
ALS: sàuru, savareḍḍu (tipo prevalente)
- ALM 588. Il pesce pilota (NAUCRATES DUCTOR)
Tripoli: fanfru
ALS: fànfaru e varianti
- ALM 639. Il cicerello (AMMODYTES TOBIANUS)
Tripoli: šiširello
ALS: cicireddu (panregionale)
- ALM 645. Il grongo (CONGER CONGER)
Misurata, Zuara: grungo
ALS: gruncu e varianti
ALM 646. La murena (muraena helena)
Sfax, Mahdia, Kerkenna: murina, Houmt-Souk: mrina
ALS: murina (panregionale)
A fronte di così numerosi sicilianismi marinari maghrebini, si registra un solo caso di percorso inverso Libia / Tunisia → Sicilia. Si tratta del nome dello sciarrano boccaccia (SERRANUS SCRIBA), che a Lampedusa e Pantelleria è registrato nella forma bircàcia, prestito recente di matrice libico-tunisina (Tripoli berkaš, Misurata, Zuara barqaš), a sua volta di origine greco-latina (PERCA).
Per concludere, vanno anche segnalati alcuni casi di arabismi siciliani reintrodotti lungo le coste maghrebine in tempi più o meno recenti (verosimilmente a partire dalla prima metà dell’Ottocento): giarra è registrato nei rilevamenti ALM[10] di Sfax e Mahdia; coffa [11] a Houmt-Souk; babbusc [12] a Tunisi e Houmt-Souk. Esili tracce di ampi movimenti mediterranei meridionali pluridirezionali.