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Tunisia in tempi di pandemia: l’iniziativa popolare fa fronte alle faglie del sistema

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Tunisia, zone di maggiore contagio (da Jeune Afrique)

dialoghi intorno al virus

di Emanuele Venezia

17 aprile

In Tunisia la crisi da Covid-19 è stata percepita come un rischio reale dal governo a partire dalla metà di marzo quando sono state prese le prime misure graduali sfocianti nel cosiddetto “confino sanitario totale” che ha debuttato il 20 marzo e che è stato prorogato per la seconda volta nelle ore in cui scriviamo questo articolo, rimanendo quindi in vigore fino al 3 maggio salvo ulteriori proroghe [1]. Da metà febbraio e fino a quel momento, il governo aveva proceduto “timidamente” permettendo l’ingresso nel Paese di migliaia di viaggiatori provenienti dall’estero e in particolare dall’Italia, Paese maggiormente colpito nel Mediterraneo e in Europa, raccomandando semplicemente una “quarantena volontaria” senza nessuna verifica o controllo, quindi dalla dubbia efficacia.

In effetti i primi casi di contagio accertati nel piccolo Stato nordafricano sono stati rappresentati principalmente da viaggiatori rientranti dall’estero e in particolare dall’Egitto (uno dei Paesi più colpiti del continente insieme ad Algeria, Marocco e Sud Africa), dall’Italia, dalla Francia e dalla Turchia.

La lentezza nella reattività del governo è stata sicuramente dovuta a due fatti politici: il suo recente insediamento (27 febbraio) e la gestione degli equilibri politici interni in cui pesa l’anomalia che il partito di maggioranza relativa in parlamento, Ennahdha, nel governo non ha la maggioranza dei ministeri (detenuti invece da personalità “indipendenti”) e che il Primo Ministro Fakhfakh è espressione invece di un partito minoritario, il Forum Democratico per il Lavoro e la Libertà (Ettakatol) ma sostenuto ufficiosamente dal Presidente della Repubblica “senza partito”, Kais Saied in funzione anti islamista/Ennahdha.

Una volta raggiunto l’equilibrio minimo necessario all’interno della coalizione governativa, il 12 marzo la prima misura varata è stata quella di anticipare le vacanze universitarie primaverili (che di norma hanno luogo dal 15 al 30 marzo) e di estenderle anche alle scuole di ogni ordine e grado. I “giochi di palazzo” hanno fatto quindi perdere circa un mese; inoltre se si pensa che Taya Tounes, il partito dell’allora Primo Ministro uscente Youssef Chahed, è nuovamente parte integrante dell’attuale coalizione governativa, così come Ennahdha, questo ritardo appare ancor più ingiustificabile.

Con il confino sanitario totale è stato infine decretato il lockdown del Paese estendendo alcune misure già in vigore e aggiungendone di nuove: oltre alla chiusura totale delle frontiere aeree e marittime (già chiuse parzialmente) la misura è stata estesa anche a quelle terrestri, sospensione di tutti gli esercizi commerciali considerati non essenziali nonché di alcune aree industriali ad alta concentrazione operaia (qui la Tunisia è  un passo più avanti dell’Italia), coprifuoco per 12 ore al giorno a partire dalle 18 (nelle ultime due settimane di aprile a partire dalle 20), divieto di spostamento da un comune all’altro (salvo permessi per motivi di lavoro) con conseguente soppressione dei mezzi di trasporto regionali e nazionali, e così via. Un piano di intervento che oggettivamente ricalca più o meno i DPCM anticrisi italiani [2].

Un importante punto in comune tra Italia e Tunisia nella gestione della crisi, è proprio quello di puntare tutto l’intervento sul lockdown, quindi sul piano d’azione strettamente emergenziale, piuttosto che agire più a fondo con un’iniezione massiccia di finanziamenti nel settore sanitario; già a fine febbraio, mentre ancora si aspettava l’insediamento ufficiale del governo, il Ministero della Salute aveva richiesto un finanziamento di 16 milioni di dinari tunisini (poco più di 5 milioni di euro) per l’acquisto di materiali per gli ospedali nonché per rafforzare l’organico del personale medico, ma il Ministero delle Finanze dopo l’insediamento dell’attuale governo ha concesso solo ¼ della somma richiesta [3]. Ad oggi non vi sono stati ulteriori finanziamenti a favore del settore sanitario.

Inoltre la struttura del Paese “a due velocità”, con una “Tunisia litoranea” rivolta all’esterno più ricca e una “Tunisia interna” più povera, si riflette anche nella disponibilità dei posti letto per terapia intensiva, come mostra chiaramente la seguente mappa tematica [4].

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Numero totale della popolazione: 10.982.600 (in grigio).
sono disponibili 331 posti letto totali per terapia intensiva localizzati nei governatorati litoranei di (da nord a sud): Biserta, Grande Tunisi, Nabeul, Zaghouan, Susa, Monastir, Mahdia e Sfax (in verde). Una media di 3 posti letto ogni 100 mila persone (in rosso) [traduzione dall'arabo  a cura dell'autore]

Anche in Tunisia l’organizzazione patronale, UTICA, si è lamentata delle perdite economiche come conseguenza del confino sanitario (previste al 5% del PIL) [5]. A dire la verità, nella manovra finanziaria ad hoc del 21 marzo, chi è stato favorito è proprio il patronato, i dati parlano chiaro: basti pensare che su un totale di 2,5 miliardi di dinari tunisini (800 milioni di euro), circa il 2% del PIL, per finanziare tale piano articolato in due gruppi di provvedimenti, uno per i lavoratori e uno per le aziende, 1,2 miliardi di dt vanno ai padroni delle aziende e solo 450 milioni di dt (144 milioni di €)  ai lavoratori o ai settori disagiati (sotto forma di erogazione una tantum di 50 dt o 200 dt in base ai casi, rispettivamente l’equivalente di 16€ e 64€), 500 milioni di dt (160 milioni di €) verranno utilizzati invece per rafforzare lo stock nazionale di beni di prima necessità come medicine, carburante e alimenti [6].  Inoltre queste briciole destinate alla popolazione hanno generato un’esternalità negativa a causa della cattiva gestione del loro trasferimento agli interessati: centinaia di persone si sono accalcate agli sportelli postali di tutto il Paese favorendo oggettivamente il contagio!

Qualche giorno fa il governo ha deciso inoltre di prelevare coattamente il corrispondente di una giornata di lavoro dal salario sia dei dipendenti pubblici che da quelli privati. L’UTICA, nonostante tragga già beneficio dai finanziamenti nonché dalle agevolazioni bancarie previsti dalla manovra economica anti Covid-19, ha proposto che per quanto riguarda il settore privato, tale giornata di lavoro sia considerata come un giorno di ferie facendone ricadere quindi ulteriormente il costo sui lavoratori [7]. Ulteriori benefici sono andati anche agli investitori stranieri aggiungendosi a quelli di cui godono già in tempi di pace.

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Network di solidarietà popolare (dalla pagina fb citata)

La risposta popolare e della società civile alla pandemia

Di fronte a tale grettezza dei padroni e all’insufficienza delle misure governative per la maggior parte della popolazione [8], spesso aggravate da politiche di facciata (veri e propri inutili orpelli con dispendio di tempo e denaro come il cosiddetto “insegnamento a distanza”) [9], ha fatto da contraltare un dinamismo popolare, in particolare di studenti, giovani e operai, che si è messo in moto autonomamente dando contributi concreti ai problemi reali vissuti in tempi di pandemia. Basti pensare alle 150 operaie della ConsoMed di Kairouan auto confinatesi in fabbrica dal mese di marzo per mantenere ad alto regime la produzione di materiale sanitario, per rifornire ospedali e farmacie [10]; alle centinaia di medici e paramedici che, come in altri Paesi, lavorano con abnegazione nonostante le difficili condizioni in cui versa la sanità pubblica nazionale; o agli studenti delle facoltà di farmacia e scienze in varie città come Monastir o Gafsa che hanno iniziato la produzione di gel disinfettante idroalcolico o degli studenti dell’Istituto Superiore di Studi Tecnologici di Kairouan che hanno riparato decine di letti dell’ospedale regionale[11]; o alle decine di lavoratrici del settore tessile di piccole aziende che hanno riconvertito la produzione producendo anche loro le mascherine, fino a vere e proprie iniziative popolari di sostegno ai settori poveri della popolazione come la creazione di un “Iniziativa di Solidarietà Popolare” contro il Covid-19, organizzato da medici, giornalisti indipendenti, insegnanti, studenti e militanti di sinistra e nei movimenti sociali e politici di protesta degli ultimi anni. Il lavoro del network consiste in una campagna di “informazione scientifica” tra la popolazione quanto mai necessaria (a marzo il prezzo dell’aglio era raddoppiato come effetto di una fake new popolare che ne decantava gli effetti anti-virus) a cui si è aggiunto un sostegno porta a porta alle famiglie povere di diverse regioni consegnando loro beni di prima necessità [12].

Questi interventi dal basso sono quanto mai necessari soprattutto nella “Tunisia interna” che vive doppiamente in una condizione di disagio, spesso aggravata dall’azione di speculatori facenti parte persino delle istituzioni come l’UTICA nonché membri dello stesso Parlamento, come è accaduto rispettivamente nelle località transfrontaliere di Ben Guardane e Kasserine [13].

In questo contesto generale il governo ha dovuto riconoscere ufficialmente alcuni di questi contributi provenienti dalla cosiddetta società civile, dando la copertura legale per la commercializzazione di tali beni di prima necessità prodotti dal milieu popolare; allo stesso tempo però vi è un’insofferenza rispetto alle critiche costruttive provenienti dalla stampa da parte di alcuni ministri, come successo nella polemica tra il Ministro della Salute Mekki ed il giornalista Khalifa Chouchane, il quale aveva criticato il primo di non rispettare le misure anti Covid-19 quali il distanziamento sociale o l’utilizzo della mascherina, ciò  è costata al giornalista la sospensione dalla radio nazionale a cui è seguita una nota di protesta del sindacato dei giornalisti [14]; inoltre il ministro era già stato contestato dal personale medico dell’ospedale di Sfax, accusato di non garantire la protezione sanitaria del personale medico e di pessima gestione della crisi.

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Operai Consomed (da La Press de Tunisie)

Tunisia, confermato il trend internazionale della pandemia

Una parte del mondo scientifico impegnato, uno su tutti l’autore di Big farms make big flu,  Rob Wallace, sta dimostrando l’esistenza di una relazione tra il modo di produzione capitalistico e l’emergere di nuove epidemie. Saremmo quindi davanti ad un vero e proprio “virus industriale”, a riprova di ciò l’alta correlazione tra zone industriali e focolai del virus [15].

La nascita del focolaio proprio a Wuhan, o meglio nella “fornace Wuhan” com’è stata definita da una interessante analisi [16], non è un caso trattandosi di una delle zone industriali più grandi del mondo nonché la più grande in Cina. D’altronde anche in Italia la zona più colpita è propria la “fornace Bergamo”, una delle zone a più alta densità industriale italiana; la stessa correlazione è presente anche negli Usa interessando le tre grandi zone industriali della East Coast, della regione dei Grandi Laghi e del Pacific Rim.

La Tunisia, pur non essendo propriamente un Paese industrializzato (anche se tale settore è mediamente sviluppato) conferma anch’essa questa tendenza. Sui quasi 900 contagiati ufficiali (al 18 aprile 2020) la maggior parte si concentra proprio nella regione di Grande Tunisi (Tunisi, Ben Arous, Ariana e Manouba) seguita da Medenine, Susa e Sfax. In particolare i 38 morti provengono maggiormente dalle aree industriali: Grande Tunisi, Sfax e Susa [17].

La regione di Medenine in cui si trova il focolaio dell’isola di Djerba pur non essendo una area industriale conferma l’analisi generale a cui abbiamo fatto riferimento: infatti quest’ultima è una delle principali zone turistiche del Paese in cui risiedono numerosi pensionati europei (italiani, francesi, tedeschi), un’area quindi pienamente integrata nei flussi del capitalismo internazionale. A livello internazionale alcuni critici e analisti suggeriscono in campo fiscale la patrimoniale oltre ad altre misure “radicali [18]. Tutto ciò crediamo che sia necessario ma non sufficiente. La risoluzione del problema non può che essere quindi ancor più radicale, ben oltre i desideri anche i “più spinti” di misure che potrebbero intraprendere i governi con tutti i loro limiti politici e di strategia inerenti al policy making.

Alla luce delle analisi dei biologi e virologi materialisti infatti, tali misure risulterebbero più come una “adeguata gestione della crisi” in senso progressista senza essere risolutive: una volta usciti dal ciclo dell’attuale crisi, prima o poi ne arriverebbe un’altra. Del resto ciò avviene già per le crisi cicliche economiche del capitalismo e anche per quanto riguarda lo sviluppo del virus, il Covid-19 come sappiamo altro non è che la versione più evoluta del virus SARS, a cui potrebbe seguire un “Covid-20” e così via.

hula-k7kg-1020x533ilsole24ore-webQuale possibile via d’uscita?

Innanzitutto pensiamo che vadano scartate “soluzioni” non praticabili, legate ad alcune elaborazioni fuorvianti quali la cosiddetta “teoria della decrescita” o la chimera della “green economy” (il capitalismo in crisi da un lato si autoregola prevedendo esso stesso una “decrescita” produttiva, e anche l’attuale crisi lo sta dimostrando, adattando o rilanciando successivamente la produzione stessa in tutti i settori dove può fare profitto compresa la green economy o, come in questi giorni, proprio nei “prodotti anti covid-19”, basti pensare allo stabilimento FCA in Cina che si è riconvertito in produttore di mascherine!) [19] per non parlare di soluzioni primitiviste, vegane e via dicendo…

Al contrario, dalle analisi scientifiche citate, il dato scontato e banale è che l’attuale sistema di produzione nonché i governi che ne garantiscono l’esistenza rappresentano solo un ostacolo allo sviluppo dell’umanità, e per sviluppo intendiamo qui il pieno benessere collettivo e individuale dei membri della società sia materiale che immateriale. Dire questo però non basta ancora…

Questa pandemia rappresenta una sfida in forme nuove, ma è per l’appunto il piano fenomenico la novità, ovvero come si presenta oggi la crisi del capitale giunto ad uno stadio avanzato in cui la concentrazione del capitale stesso è tale da avere pesanti conseguenze, investendo differenti ambiti, da quello ecologico, a quello zootecnico e agricolo, e avendo in ultima analisi un impatto devastante sulla società umana.

I germi della soluzione stanno proprio in tutte le esperienze vive provenienti dalla collettività che non si limitano a seguire meccanicamente e passivamente l’appello di “restare a casa”, ma consapevoli che al restringimento dei contatti sociali dettato dal buon senso debba fare da complemento un’azione collettiva e necessaria anche “fuori casa”, con tutte le precauzioni che la situazione oggettiva richiede.

Le iniziative che abbiamo citato per quanto riguarda la Tunisia stanno avendo luogo in molti Paesi, dagli USA all’Italia e alla Francia. L’insieme di tali iniziative hanno, a nostro avviso, la necessità di coordinarsi, di “fare un balzo in avanti” al fine di costruire un progetto comune che per essere conseguente non può che sfociare in un movimento popolare che punti a distruggere la causa del problema, questo modo di produzione, e a sostituirlo con un sistema sociale ed economico diverso che punti al benessere della maggioranza della popolazione e non della sua infima minoranza.

Non sentendo la necessità di “innovare” forzatamente la terminologia e le categorie concettuali, tendenza che si manifesta spesso nell’ambiente accademico/intellettuale tanto colto quanto rinchiuso nelle aule universitarie, anche noi insieme ad altri, continueremo a chiamare tale sistema sociale comunismo, avendo come punto di riferimento la sua definizione marxiana: «chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti» (Engels, Marx, 1846) [20].

Dialoghi Mediterranei, n. 43, maggio 2020
 Note
[1] La Presse de Tunisie, « Kaïes Saïed Annonce le Confinement Total en Tunisie », 20/03/2020, https://lapresse.tn/53806/kaies-saied-annonce-le-confinement-sanitaire-en-tunisie/, consultato il 17/04/2020.
[2] Lo scorso 4 aprile anche il primo ministro tunisino ha ottenuto la maggioranza parlamentare per ricorrere all’articolo 70 della Costituzione tunisina che gli permetterà di legiferare tramite decreti legge per 2 mesi.
Frida Dahmani, « Coronavirus en Tunisie : l’Assemblée Accorde de Nouvelles Prérogatives au Chef du Gouvernement », Jeune Afrique, 05/04/2020, https://www.jeuneafrique.com/921941/politique/coronavirus-en-tunisie-lassemblee-accorde-de-nouvelles-prerogatives-au-chef-du-gouvernement/, consultato il 17/04/2020.
[3] Dall’agenzia stampa Tunisie Numerique, « Tunisie – Le Ministère de la Santé a Obtenu une Enveloppe de 4 millions de Dinars pour Faire Face au Coronavirus », 25/02/2020, https://www.tunisienumerique.com/tunisie-le-ministere-de-la-sante-a-obtenu-une-enveloppe-de-4-milliards-pour-faire-face-au-coronavirus/, consultato il 17/04/2020.
 [4] Ricavata dall’articolo di Habib Ayeb, « La Pandémie Covid-19 : Crise Sanitaire ou Revanche de la Terre ? L’Abeille, le Corona et les Autres… », Observatoire de la Souveraineté Alimentaire et del’Environnement, 26/03/2020, https://osae-marsad.org/2020/03/26/la-pandemie-covid-19-crise-sanitaire-ou-revanche-de-la-terre/?fbclid=IwAR0esE89Uf4LR2K58Ya54IEyovJCcb4mRMPAoZtrH9couKpaoIB33N3hCAY#.XnzXG0HARWc.facebook, consultato il 17/04/2020..
[5] Lilia Blaise, « En Tunisie, l’économie Informelle Mise à Mal par le Coronavirus », Le Monde, 27/03/2020, https://www.lemonde.fr/afrique/article/2020/03/27/en-tunisie-l-angoisse-des-travailleurs-precaires-face-au-coronavirus_6034654_3212.html, consultato il 17/04/2020.
[6] Laurent Ribadeau Dumas, « Tunisie : les Autorités Promettent 800 Millions d’Euros pour Lutter Contre le Coronavirus et les Habitants se Confinent », Franceinfo, 24/03/2020, https://www.francetvinfo.fr/monde/afrique/tunisie/tunisie-les-autorites-promettent-800millions-d-euros-pour-lutter-contre-le-coronavirus-et-les-habitants-se-confinent_3880981.html, consultato il 17/04/2020.
[7] Dall’agenzia stampa Tunisie Numerique, « Versement des Salaires du Mois d’Avril pour les Salariés du Secteur Privé : Ce que Propose l’UTICA » ,15/04/2020, https://www.tunisienumerique.com/versement-des-salaires-du-mois-davril-pour-les-salaries-du-secteur-prive-ce-que-propose-lutica/, consultato il 17/04/2020.
[8] Oltre il 50% del PIL tunisino si base sull’economia sommersa i cui lavoratori non beneficeranno dei contributi governativi.
[9] Nella seconda metà marzo il Ministro dell’Istruzione superiore Slim Chouri aveva annunciato l’utilizzo di una piattaforma telematica ministeriale ad uso di docenti e studenti. Oltre al fatto che ad oggi tale piattaforma risulta inattiva, tale “insegnamento a distanza” consisterebbe semplicemente nell’upload delle lezioni in pdf da parte del docente e del download di esse da parte degli studenti. I principali sindacati dei professori universitari e degli studenti hanno duramente criticato tale progetto sia per evidenti défaillances pedagogiche che esso contiene sia per una questione di eguaglianza tra studenti “delle due Tunisie”. Infatti nel contesto tunisino, mediamente solo il 28,7% delle famiglie ha accesso a internet (e in alcune regioni tale media scende all’11%), molti studenti non posseggono né tablet, né pc.  Inoltre tale proposta è stata anche denunciata come un tentativo di sostegno alle compagnie telefoniche private nonché alle compagnie che producono prodotti di telecomunicazione come Huawei. I sindacati hanno rilanciato dicendosi disponibili a rientrare per le quattro settimane di lezioni restanti anche in piena estate. Dall’agenzia stampa Tekiano.com, « Huawei Soutient les Etudiants Tunisien dans l’Einsegnement a Distance », 8/04/2020, https://www.tekiano.com/2020/04/08/huawei-soutient-les-etudiants-tunisiens-dans-lenseignement-a-distance/, consultato il 17/04/2020.
[10] Dall’agenzia stampa Webdo, « Kairouan – Coronavirus : 150 Ouvrières se Confinent au Sein de Leur Usine pour Continuer à Travailler », 21/03/2020, http://www.webdo.tn/2020/03/21/kairouan-coronavirus-150-ouvrieres-se-confinent-au-sein-de-leur-usine-pour-continuer-a-travailler/?fbclid=IwAR1HvELii1h6ZQSIVRPN89Pq0CEeBvlDA_yXjmEtx3pXEwRlldpy3D9Ov_c#.XnY-Kg5mj2N.facebook, consultato il 17/04/2020.
[11] Dall’agenzia stampa Webdo, « Tunisie : Les Etudiants en Pharmacie se Mobilisent pour Produire du Gel Hydroalcoolique », 31/03/2020, http://www.webdo.tn/2020/03/31/tunisie-les-etudiants-en-pharmacie-se-mobilisent-pour-produire-du-gel-hydroalcoolique/?fbclid=IwAR1CIuwD28-ypAV_ciYeMX7LWfDKY4TicvuBq62-47axM_oxTwgV8sKNST4,
E dall’agenzia stampa Tunisie Numerique, « Tunisie – Une Bonne Action de Bénévolat Met à Nu la Négligence et la Mauvaise Gouvernance de l’Administration », 13/04/2020, https://www.tunisienumerique.com/tunisie-une-bonne-action-de-benevolat-met-a-nu-la-negligence-et-la-mauvaise-gouvernance-de-ladministration/?fbclid=IwAR34TWsqZ-BmZ6mfrsT-cl0_izlbvH0TMT7MTgwnTdaoUsLEJNfzf9vfbOw, consultato il 17/04/2020.
[12] Segnaliamo la pagina facebook della Rete di Sostegno Popolare contro il Covid-19: المبادرة الشعبية للتصدّي لوباء كورونا
[13] Dall’agenzia stampa Tunisie Numerique : « Tunisie: Un Responsable dans une Organisation Nationale et son épouse Stockent des Produits Alimentaires pour les Vendre en Libye », 10/04/2020, https://www.tunisienumerique.com/tunisie-un-responsable-dans-une-organisation-nationale-et-son-epouse-stockent-des-produits-alimentaires-pour-les-vendre-en-libye/?fbclid=IwAR3kiSXWmxdmXC9b9cCifTOFZ_hDSfNj86Q3D5lAxOYMxPUsb1xRQf0Mrew.
[14] Dall’agenzia stampa Tunisie Numerique, « Tunisie – Le SNJT Condamne la Campagne Contre un Journaliste Ayant Osé Critiquer Abdellatif Makki », 10/04/2020, https://www.tunisienumerique.com/tunisie-le-snjt-condamne-la-campagne-contre-un-journaliste-ayant-ose-critiquer-abdellatif-makki/?fbclid=IwAR1QRIAp54GdsQPograLxD4ZABY29qNu-bmob0cbGox2xWuq1wNaGlfh3Fo, consultato il 17/04/2020.
[15] Vedi i recenti articoli: Rob Wallace, A. Liebman, L. F. Chaves, Rodrick Wallace, “COVID-19 and Circuits of Capital”, Monthly Review, 01/04/2020, https://monthlyreview.org/2020/04/01/covid-19-and-circuits-of-capital/, consultato il 17/04/2020, tradotto in italiano e consultabile su Contropiano.org, 06/04/2020 al seguente link : https://contropiano.org/interventi/2020/04/06/covid-19-e-i-circuiti-del-capitale-0126307, Rob Wallace, “AGRIBUSINESS WOULD RISK MILLIONS OF DEATHS”, Marx21, 11/03/2020, https://www.marx21.de/coronavirus-agribusiness-would-risk-millions-of-deaths/, consultato il 17/04/2020, tradotto in italiano e consultabile su Infoaut.org, 16/03/2020 al seguente link : https://www.infoaut.org/approfondimenti/da-dove-e-arrivato-il-coronavirus-e-dove-ci-portera.
[16] Apparsa sul blog/collettivo cinese anglofono lo scorso febbraio dal titolo “Social Contagion. Microbiological Class War in China”,  http://chuangcn.org/2020/02/social-contagion/, , tradotto in italiano e consultabile su Il Pungolo Rosso, 12/03/2020, al seguente link: https://pungolorosso.wordpress.com/2020/03/12/contagio-sociale-guerra-di-classe-micro-biologica-in-cina/.
[17] Dall’agenzia stampa Tunisie Numerique, “Tunisie : Liste des Gouvernorats Affectés par le Coronavirus – Mise à Jour du 15 Avril », https://www.tunisienumerique.com/tunisie-liste-des-gouvernorats-affectes-par-le-coronavirus-mise-a-jour-du-15-avril/, consultato il 17 aprile.
[18] «Dobbiamo nazionalizzare gli ospedali come ha fatto la Spagna in risposta all’esplosione del virus; Dobbiamo potenziare i test come ha fatto il Senegal; Dobbiamo socializzare i prodotti farmaceutici;Dobbiamo applicare le massime protezioni per il personale medico per rallentare che il personale si ammali; Dobbiamo garantire il diritto alla riparazione di ventilatori e altri macchinari medici; Dobbiamo iniziare a produrre in serie cocktail di antivirali e qualsiasi altro farmaco che appaia promettente, mentre conduciamo test clinici;  […] E dobbiamo attuare una politica di esproprio, per fare in modo che tutte le persone possano sopravvivere nel modo adeguato. Fino a quando un tale programma non verrà attuato, la popolazione sarà in pericolo (cit. Rob Wallace, A. Liebman, L. F. Chaves, Rodrick Wallace, art. cit.)
[19] Paolo Griseri, “Coronavirus, Fca Converte Stabilimento in Asia: ‘Produrremo un Milione di Mascherine al Mese’”, La Repubblica, 23/03/2020, https://www.repubblica.it/economia/2020/03/23/news/coronavirus_fca_converte_stabilimento_produrremo_un_milione_di_mascherine_al_mese_-252053426/, consultato il 17/04/2020.
[20] F. Engels, K. Marx, L’ideologia Tedesca, 2018, Editori Riuniti, Roma

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Emanuele Venezia, laureato nel Corso di Laurea Magistrale in Cooperazione e Sviluppo presso l’Università di Palermo, dottorando presso l’Università di Manouba (Tunisi) in Civiltà contemporanea con una ricerca comparativa diacronica inerente la comunità siciliana di Petite Sicile (La Goulette, Tunisi XIX e inizio XX sec.) e la comunità tunisina di Mazara del Vallo. Attualmente insegna italiano applicato all’economia in Tunisia.

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