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Villanova delle capanne: un ambizioso progetto

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di Maria Rosa Bagnari 

Nel 1985 si avviò una prima indagine all’interno del paese per riscoprire la storia della propria comunità che si era distinta, fra Otto e Novecento, per l’originale artigianato delle erbe palustri. Di fondamentale importanza fu l’individuazione delle persone che avevano memoria del recente passato e conservavano il bagaglio inalterato delle tecniche di intreccio delle erbe palustri e fossero disponibili a collaborare ad una prima idea informale di ricostruzione della produzione classica villanovese, a scopo di studio e raccolta. 

Nel 1987 venne allestito il primo museo, costituito da una piccola collezione di manufatti che col tempo si sarebbe ampliata grazie al contributo delle famiglie villanovesi. Grazie al gruppo di artigiani volontari “Cantiere Aperto” si attivò un laboratorio dimostrativo e didattico, tuttora operativo. Una collaborazione preziosa, che ha permesso, nel corso degli anni, di far conoscere Villanova, esportando la cultura del territorio al di fuori dei propri confini, sempre con il sostegno del Comune di Bagnacavallo, fino alla realizzazione di una nuova sede museale inaugurata nel maggio 2013.

Una tappa importante nella storia dell’ecomuseo è stata anche la realizzazione, a partire dal 2006, dell’etnoparco “Villanova delle capanne”, una sezione espositiva all’aperto, complementare alla collezione del museo, nella quale sono state ricostruite le principali tipologie di costruzioni rurali e vallive in canna palustre, un tempo diffusissime sia a Villanova che nell’intero territorio ravennate, oggi Parco del Delta del Po.

ecomuseo-071Con l’ultimo maestro capannaio, socio dell’Associazione delle Erbe palustri, è stato possibile recuperare anche moltissimi capanni di proprietà privata, della cui importanza hanno recentemente preso consapevolezza anche le istituzioni preposte alla salvaguardia del paesaggio, a proposito del quale veniamo ora al progetto “Lamone Bene Comune”, secondo impegno di progetto partecipativo coordinato dalla Associazione delle Erbe palustri.

Una prima proposta di riscoperta e valorizzazione del fiume Lamone e dei suoi territori, ha avuto inizio con capofila l’’Ecomuseo delle Erbe Palustri nel 2005 tramite un progetto di recupero della sommità arginale sinistra del fiume per la realizzazione di un percorso naturalistico alternativo lento che, nel corso del tempo, ha coinvolto la Regione Emilia Romagna e tutti i Comuni lungo l’asse del Lamone, da quello toscano di Marradi, dove vi è la sorgente del fiume, fino al Mare Adriatico, coinvolgendo i Comuni di Brisighella, Faenza, Russi, Bagnacavallo e Ravenna.

L’importanza di questo progetto è stata riconosciuta nel 2015 dall’indagine ICOM Italia “Musei e Paesaggi Culturali”, per la quale il percorso partecipativo “Lamone Bene Comune” è stato selezionato fra i primi dieci più significativi e meritori, su 200 proposte, con una menzione speciale come «eccellente pratica nella relazione fra museo e paesaggio culturale». 

Etnoparca Villanova, capanne

Etnoparca Villanova, capanne

Tra i vari obiettivi, discussi nei tavoli di negoziazione del progetto, composti da tutti i portatori di interesse, alcuni dei quali ancora in divenire, si elencano: 

- proporre una visione di insieme del fiume come risorsa condivisa.

- coinvolgere tutte le comunità site lungo il fiume Lamone, per vivere il fiume in modo più consapevole, abbattendo i confini politico-amministrativi, per evitare il degrado degli alvei e degli argini e proponendo il paesaggio e i suoi siti d’interesse come museo d’area vasta, risorsa culturale ed economica attuale e futura, attraverso un turismo rurale ed esperienziale.

- sviluppare un percorso multidisciplinare relativo ai diversi aspetti legati al fiume, articolato fra esperti, personale tecnico e Amministrazioni Comunali per promuovere azioni di gestione sostenibile del bacino idrografico del fiume;

Ecomuseo di Villanova, ingresso

Ecomuseo di Villanova, ingresso

A tal proposito nel 2014, a seguito di un percorso che ha coinvolto enti locali, autorità competenti, le varie realtà aggregative presenti sul territorio e i singoli cittadini, è stato pubblicato il Quaderno della vita di fiume: un manuale di gestione partecipata del fiume, con informazioni storiche e naturalistiche e buone pratiche ambientali per la fruizione di tutti.

- sensibilizzare ad un’educazione territoriale per la sicurezza e la sostenibilità, per la creazione di percorsi ciclopedonali lungo l’argine del fiume e le strade campestri;

- definire azioni e comunicazioni coordinate per diffondere le opportunità ricreative, ludiche, sportive, turistiche svolte lungo il fiume. In quest’ottica dal 2010 il coordinamento pubblica ogni anno Lòng e’ fion (Lungo il fiume), una guida che promuove tutti i soggetti e gli eventi che aderiscono al progetto, comprendendo proloco, associazioni, musei e luoghi culturali, artigiani, ristoratori e strutture ricettive accomunate dalla volontà di far conoscere la propria terra, attraverso un’ospitalità lontana dalle strategie del turismo di massa.

- definire un marchio territoriale attorno al quale costruire un’immagine coordinata del territorio: nel 2015 è stato depositato il marchio “Terre del Lamone”, col quale si identificano tutti i soggetti e le iniziative coinvolte dal progetto;

- salvaguardare il paesaggio, la biodiversità, la sicurezza e la gestione delle acque, attraverso l’istituzione di un Contratto di Fiume: un accordo che porta le comunità, beneficiate dalla presenza del fiume, ad impegnarsi a creare e condividere opportunità ed esperienze, adottare un sistema di regole basate su criteri di pubblica utilità, per mezzo del quale tutta la comunità si prende cura del fiume e del territorio, per prevenire il pericolo idraulico, irrobustire la rete ecologica, conservare il patrimonio di biodiversità, innescare meccanismi mirati anche ad elevare l’offerta economica e turistica locale. 

Ecomuseo di Villanova

Ecomuseo di Villanova

A tal fine il progetto va integrato e promosso con un piano di sicurezza apposito al fine di tutelare il territorio e le persone che lo abitano definendo preventivamente le azioni da intraprendere senza attendere il pericolo contingente. Risulta fondamentale individuare tutte le fasi della corretta manutenzione programmata che non può e non deve restare scritta, ma deve divenire buona pratica. 

Ecomuseo di Villanova

Ecomuseo di Villanova

Naturalmente tutto ciò è un progetto ambizioso e complesso, soprattutto considerando l’ampio bacino di territorio e i numerosi soggetti coinvolti, una limitata disponibilità di risorse economiche per il suo proseguimento e mantenimento e la necessità di una forza lavoro che si dedichi a pieno al coordinamento e alla gestione dei vari ambiti interessati dal progetto. Nel suo piccolo l’Ecomuseo e tutti i partner cercano di fare del proprio meglio per mantenere vivo e proseguire l’interessante percorso avviato in questi anni, pur consapevoli dei propri limiti ma anche del ruolo importante che può svolgere il progetto “Lamone Bene Comune” che, se integrato e promosso all’interno di un contesto paesaggistico riqualificato, per le varie comunità può rivelarsi una potenziale risorsa non solo economica ma soprattutto culturale.

In un presente sempre più globalizzato siamo convinti che sia di fondamentale importanza avere la consapevolezza delle proprie origini e del proprio territorio, e che soprattutto le giovani generazioni abbiano l’opportunità di riconoscersi nel luogo in cui vivonodi sentirsi parte di una realtà fatta di valori unici che sanno di poter trovare lì e solo lì.  

Dialoghi Mediterranei, n. 62, luglio 2023
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 Maria Rosa Bagnari, fondatrice e responsabile delle attività dell’Ecomuseo delle Erbe Palustri fin dalla sua istituzione avvenuta nel 1985 grazie alla partecipazione dei mestieranti del paese. È curatrice delle attività didattiche, proponendo la solidarietà fra generazioni, affrontando i temi della sostenibilità, delle pari opportunità, e dell’economia circolare. Tra il 2002 e il 2005 ha collaborato al Progetto “Rubia”, ricerca di etnobotanica sul recupero della memoria legata all’uso delle erbe in area mediterranea in collaborazione con l’Università di Firenze. Sempre come responsabile dell’Ecomuseo ha curato il suo inserimento all’interno del Sistema Museale della Provincia di Ravenna, della rete ecomuseale del Gal Delta 2000 e della commissione nazionale e con la nuova sede museale e diventata porta del Parco del Delta del PO. Con le politiche d’area si assume il coordinamento centrale del progetto Lamone Bene Comune (Contratto di fiume).

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