SOMMARIO N. 72

Campgagna di Corleone (ph. Salvina Chetta)

Nelle campagne di Corleone (ph. Salvina Chetta)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Linda Armano, Note sul processo creativo tra arte e antropologia; Francesco Azzarello, Sulla violenza: una meditazione in stile libero; Alberto Giovanni Biuso, Antropologia omerica; Augusto Cavadi, Maschilità e cultura cattolica; Leo Di Simone, La malattia mortale. La coscienza cristiana al bivio della storia; Liviana Gazzetta, Una vita fatta di molte vite. La complessità della figura di Anna Kuliscioff; Nicola Grato, Le poesie studiate a scuola, “sangue in noi; Continua a leggere

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EDITORIALE

Islanda, 2022 (ph. Ivana Castronovo)

Islanda, 2022 (ph. Ivana Castronovo)

Non è la prima volta nella storia che il largo consenso popolare alle decisioni di un governo non coincida affatto con le ragioni profonde e il bene ultimo del Paese governato. In democrazia le maggioranze legittimate dal voto non sono di per sé necessariamente garanti né della buona amministrazione del presente né, soprattutto, della lungimirante e giusta visione del futuro collettivo. La rappresentanza politica e formale non è meccanicamente sovrapponibile alla rappresentatività sociale e sostanziale. Bobbio ci ha insegnato che democrazia e principio maggioritario non sono due concetti della medesima estensione, essendo strutturalmente delicato il complesso sistema che si basa sull’equilibrio delle istituzioni di controllo, sull’articolazione dei diritti e sulla divisione dei poteri. Continua a leggere

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Note sul processo creativo tra arte e antropologia

Chiara tubia, Is That What we call identity, Palazzo Marchesale ad Arnesano Lecce

Chiara Tubia, Is that what we call identity, Palazzo Marchesale ad Arnesano Lecce, 2016

di Linda Armano

Ho già avuto occasione di scrivere alcuni articoli pubblicati in Dialoghi Mediterranei relativi alla inter-connessione, attraverso svariate forme e processi, tra arte e antropologia. Il primo articolo, intitolato “«Is that what we call identity?». Una riflessione tra arte contemporanea e antropologia” (Armano 2017) risale a otto anni fa. Il contributo si focalizza su una collaborazione che ebbi con un’artista visiva, Chiara Tubia, che mi chiese di lavorare con lei sulla possibilità di interconnettere antropologia e arte all’interno di un’opera artistica, esposta a Palazzo Marchesale ad Arnesano (Lecce) nel dicembre 2016, inserendo riflessioni antropologiche per affrontare la tematica dell’identità nel suo lavoro artistico. Continua a leggere

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Sulla violenza: una meditazione in stile libero

41twe-ohfml-_ac_uf10001000_ql80_di Francesco Azzarello 

La bibliografia sulla violenza è sterminata. Come e perché aggiungervi anche questo articolo? Perché, come hanno affermato gli storici Philip Dwyer e Joy Damousi (2020), per quanto difficile sia da definire – invischiata com’è in questioni molto più astratte di lei e molto diverse da valutare (sistemi politici o militari o, peggio ancora, puramente concettuali) di cui spesso diventa lo sfondo invisibile – la violenza è un’esperienza comune che coinvolge rabbia, ambizione, paura, sofferenza e morte. Impossibile sottrarsene, naturale provare a rispondere agli interrogativi che non cessa di porre. Ma come farlo senza annegare nella bibliografia e sommergere chi legge in una babele di referenze imprescindibili, proficue a piccole dosi ma indigeste se prese tutte insieme? Le sintesi erudite sul dibattito affollano già le biblioteche. Ce ne sono di tutte le misure, dalle storie a più volumi alle very short introduction. Ma persino le più short superano di gran lunga la stazza di un articolo. Produrne una very very short non sarebbe difficile. Sarebbe semplicemente inutile.  Continua a leggere

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Antropologia omerica

iliadedi Alberto Giovanni Biuso 

Il canto 

Le passioni che conducono gli Achei nella piana di Troia a vendicare l’offesa recata da un figlio di Priamo a Menelao sovrano, saranno «anche in futuro, / per la gente di là da venire, materia di canto» [1].

Che cosa narra tale canto? Narra degli umani che sono incapaci «di vedere insieme il prima e il dopo» (II, 343; 143) mentre sapienza e saggezza consistono anche nel sapere «le cose che furono, sono e saranno» (I, 70; 121). Gli umani costituiscono la fragilità stessa della materia, sono come foglie che «il vento ne sparge molte a terra, ma rigogliosa la selva / altre ne germina, e torna l’ora della primavera: / così anche la stirpe degli uomini, una sboccia e l’altra sfiorisce»  (VI, 147-149; 383). Tutte le generazioni rimangono composte da «miserabili, che simili a foglie una volta si mostrano / pieni di forza, quando mangiano il frutto dei campi, altra volta cadono privi di vita» (XXI, 464-466; 1093). Ciò accade perché «gli dei stabilirono questo per gl’infelici mortali, / vivere in mezzo agli affanni; loro invece sono sereni» (XXIV, 525-526; 1249). E dunque «non c’è niente di più miserevole di tutti gli uomini fra tutti gli esseri / quanti respirano e arrancano sulla faccia della terra» (XVII, 446-447; 925). Continua a leggere

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Maschilità e cultura cattolica

jesus_2167395di Augusto Cavadi 

Nel linguaggio abituale usiamo come sinonimi termini che, invece, significano ‘cose’ diverse. Ormai gli studi biblici consentono di distinguere abbastanza chiaramente il kerigma (o “annunzio”) originario gesuano, sia pur filtrato dalle comunità del primo secolo; il cristianesimo come l’insieme delle molteplici interpretazioni e istituzionalizzazioni del “buon-annunzio” (“vangelo”) originario; il cattolicesimo come una di queste versioni ‘confessionali’ del cristianesimo (accanto a molte altre tradizioni ecclesiali, dalla costellazione delle Chiese ortodosse ‘orientali’ all’ancor più variegata galassia delle Chiese ‘riformate’ o ‘protestanti’).  Continua a leggere

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La malattia mortale. La coscienza cristiana al bivio della storia

Gaza, 2025

Gaza, 2025

di Leo Di Simone 

La gran parte dell’umanità in vita sul nostro pianeta appartiene alle generazioni successive alla Seconda guerra mondiale. Sono ancora in vita poche persone sopravvissute a quella catastrofe conosciuta oggi solo parzialmente nella sua drammaticità e relegata nei libri di storia dove le guerre sono punti di riferimento cronologico per orientarsi tra le epoche geopolitiche. Diciamo spesso che abbiamo avuto la fortuna di vivere in un’epoca di pace lunga e duratura, ma questa affermazione appare piuttosto eurocentrica, e non definitiva, non assoluta, solo se teniamo conto, se sappiamo contare le guerre successive, fino alle presenti che si sono combattute e si combattono senza aver considerato la tragica lezione delle due guerre mondiali che sono appannaggio culturale esclusivo della nostra Europa e della sua propaggine americana. Continua a leggere

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Una vita fatta di molte vite. La complessità della figura di Anna Kuliscioff

omaggio-ad-anna-kuliscioffdi Liviana Gazzetta 

Ad un secolo dalla morte, tornare a riflettere su Anna Kuliscioff (1855(?)-1925) può essere importante non solo per la storia politica del nostro paese, ma anche per la storia dei processi di emancipazione femminile tra ‘800 e ‘900, di cui Kuliscioff è stata una protagonista di assoluto rilievo. Come emblematicamente riassume la sua nota affermazione: “Non sono la signora di nessuno. Sono Anna Kuliscioff”, espressa nell’agosto 1893, al congresso socialista di Zurigo, quando venne presentata come signora Turati, provocando la sua immediata reazione.

Politicamente e culturalmente Anna Kuliscioff ha rappresentato, fra Ottocento e Novecento, un punto di riferimento per il mondo socialista negli anni che precedono e seguono la costituzione del Partito Socialista Italiano, e questo sia per la complessità e ricchezza del suo percorso politico, sia per il carattere d’internazionalità delle sue esperienze. Continua a leggere

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Le poesie studiate a scuola, “sangue in noi”

coverdi Nicola Grato 

Accadde una sera di prima estate di molti anni fa. C’era fresco, i grandi indossavano maglioni di lana, giacchette; la campagna sembrava vasta a quel soldo di cacio. Andavano via dalla casa costruita da poco dopo una giornata di festa: avevano infornato il pane e preparato cuddiruna, i grandi avevano parlato a lungo, quel bambino era sempre in mezzo a questi vecchi e ascoltava, poi rielaborava quelle parole e inventava storie, personaggi, situazioni le più svariate.

Quella sera accadde una piccola cosa che avrebbe segnato quel bambino per tutta la vita: suo padre aveva chiuso la porta di casa dopo aver caricato i pacchi nella vecchia Opel Kadett, assicurato nella cantina il gruppo elettrogeno a miscela (non c’era allora ancora la luce elettrica, l’elettrificazione rurale garantiva una debolissima luce) e lui, il bambino di cinque anni, aveva visto, nascosta a tutti dentro il moncone di un paletto di legno, una luce. Una piccola luce che si muoveva, fioca, tramante: una lucciola. Il bambino, rivolgendosi alla madre, diceva: «è la luce di Dio». Continua a leggere

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Treblinka. Erba, pietre e il senso profondo di un silenzio abissale

Treblinka

Treblinka, il monumento al centro del campo

di Massimo Jevolella 

Si parla sempre di Auschwitz, quando si vuol ricordare la tragedia immane dell’Olocausto. Ad Auschwitz i segni dell’orrore sono ancora visibili, si possono toccare con mano. Baracche, filo spinato, torrette di guardia, forni, camini, il binario della morte, la scritta in ferro battuto “Arbeit Macht Frei” (“Il lavoro rende liberi”), terribile nel suo macabro sarcasmo. Tutto, o quasi tutto, è ancora lì, a testimoniare la ferocia, la follia, il dolore infinito di una catastrofe umana che non ha paragoni nella storia: lo sterminio scientifico, sistematico, implacabile, degli Ebrei, ma anche dei Rom e dei Sinti, degli omosessuali, dei “diversi”. Continua a leggere

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From the Desert to Diplomacy: Gertrude Bell’s Role in Iraq’s Formation

Bell, G., Lawrence, T. E., Churchill, W., & others. (1921, March). Group photograph of attendees at the Cairo Conference [Photograph]. Gertrude Bell Archive. https://gertrudebell.ncl.ac.uk/p/gb-pers-f-005

Bell, G., Lawrence, T. E., Churchill, W., & others. (1921, March). Group photograph of attendees at the Cairo Conference [Photograph]. Gertrude Bell Archive. https://gertrudebell.ncl.ac.uk/p/gb-pers-f-005

di Paola Laviola [*] 

The aftermath of the looting of the National Museum of Baghdad between April 8 and 12, 2003, marked a profound moment in the history of cultural heritage preservation. As U.S. forces captured the city, fires ravaged the museum, leaving numerous invaluable artifacts stolen or destroyed. For weeks, global media extensively covered the events surrounding the disappearance and devastation of these cultural treasures —an outcome that was not merely the action of desperate crowds or enraged citizens. It ignited debates concerning the broader implications of the loss of Iraq’s cultural history. This disaster marked another chapter in a long history of state-building ambitions, echoing earlier events like the British occupation of Iraq after World War  I— interventions that purported to promote state-building and liberation but were driven by political and economic motives, once again leaving Iraq in a vulnerable balance. Continua a leggere

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Le relazioni nel vissuto migratorio. Tracce e voci di siciliani all’estero

Lawrence, Massachusetts, 1925.La famiglia  di Joseph Bella

Lawrence, Massachusetts, 1925. La famiglia di Joseph Bella

di Grazia Messina 

La riflessione che mi accingo ad esporre si muoverà in una retrospettiva storico-antropologica nel tentativo di mettere a fuoco alcuni tratti del massiccio esodo dei siciliani nel corso del Novecento [1]. Farò per questo riferimento anche a dati e contenuti presenti nel Museo etneo delle migrazioni di Giarre, che ha come contesto specifico di osservazione quello ionico-etneo, inserito nel più ampio quadro relativo alla fascia orientale e all’intera Isola [2].

Vorrei iniziare con due testimonianze della nostra emigrazione. La prima si riferisce alle partenze per gli Stati Uniti tra Ottocento e Novecento, l’altra agli espatri in Germania del secondo dopoguerra: Continua a leggere

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Giudeo-arabo tra identità, relazione e incontro

Frammento della Genizah del Cairo redato in giudeo-arabo in alfabeto ebraico

Frammento della Genizah del Cairo redatto in giudeo-arabo in alfabeto ebraico

di Alessandro Perduca 

«È indispensabile, secondo me, che gli studi orientalistici assumano anche agli occhi della generalità la loro funzione effettiva, che è quella di integrare la visione totale dello sviluppo spirituale della nostra civiltà».

Giorgio Levi Della Vida [1] 

Le giudeo-lingue offrono una prospettiva di studio interessante e articolata. Come nota Benjamin Hary mentre le lingue vengono tradizionalmente studiate e analizzate geneticamente per famiglie e derivazione o tipologicamente per struttura sintattica, le giudeo-lingue sono da inserirsi in un quadro che comprende al contempo fattori storici, religiosi e sociolinguistici [2]. La loro stessa definizione ha occupato a lungo gli studiosi perché pare, ad esempio, molto improbabile trovare criteri che le accomunino in un insieme omogeneo. Definite di volta in volta come lingue a vario titolo funzionali alla vita ebraica in un dato territorio, lingue di contatto formatesi a seguito della diaspora, veicoli di espressione della vita ebraica, costituiscono un insieme variegato e complesso con tratti comuni e differenze specifiche in senso parimenti diacronico e sincronico. Continua a leggere

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Gilgamesh e i fiori di primavera. Il mare, dove tutto è per sempre

Giorgio Vasari, Perseo e Andromeda, sec. XVI (Firenze, Palazzo Vecchio)

Giorgio Vasari, Perseo e Andromeda, sec. XVI (Firenze, Palazzo Vecchio)

di Ninni Ravazza 

Uno degli interrogativi che da sempre appassiona gli antropologi di tutto il mondo e spesso li fa scontrare è a chi appartenga la primigenia tra Mito e Rito, momenti fondamentali della vita sociale dell’individuo fin dalla notte dei tempi. “Ma com’era cominciato tutto?” si chiede a più riprese Roberto Calasso [1], e la stessa domanda mi sono posto io non so quante volte negli anni trascorsi assieme a pescatori e marinai in quel mare Mediterraneo che da millenni accumula culture e storie mai cancellate, creando mitologie e ritualità che sono rimaste immutabili nel tempo. Continua a leggere

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Dalla modernità liquida alla geopolitica delle migrazioni: decifrare le sfide della mobilità nel mondo che cambia

terrestrial-globe-2933118_1280-1003x1024di Antonio Ricci 

I percorsi migratori come indicatori delle relazioni geopolitiche

La globalizzazione contemporanea, intesa come processo di intensificazione delle interconnessioni su scala planetaria, ha determinato un indebolimento progressivo delle strutture tradizionali degli Stati-Nazione, incidendo profondamente sulla loro capacità di esercitare un controllo esclusivo sui confini territoriali, politici, culturali e linguistici. Tale fenomeno si inserisce in una più ampia trasformazione epistemologica, che richiede un ripensamento delle categorie analitiche attraverso cui sono state tradizionalmente interpretate le dinamiche della mobilità umana. In questo scenario, le migrazioni non rappresentano soltanto movimenti di individui o gruppi, ma si configurano come veri e propri vettori di trasformazione degli equilibri internazionali, rivelando le logiche strutturali che governano il sistema-mondo. Continua a leggere

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Angeli sopra la storia

Paul Klee, Angelus Novus

Paul Klee, Angelus Novus

di Sergio Todesco

Esiste un quadro che mostra palesemente di voler rivolgersi a chi lo guarda, ed è l’Angelus Novus di Paul Klee. Qui, una figura stilizzata di angelo, con le ali spiegate in avanti, tiene però la faccia ruotata di 180 gradi come l’indemoniata dell’Esorcista, e guarda fisso negli occhi lo spettatore.

Il suo sguardo è vivace, sornione, quasi allegro se non beffardo. Pare che se la rida a compiere quella estrema torsione che ce lo pone dinanzi, vis a vis, nonostante la sua direzione e il suo télos vadano in senso inverso. Continua a leggere

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Saluti obliqui, pugni chiusi o della “preminenza della mano destra”

Musk

Elon Musk

di Letizia Bindi 

Saluti obliqui 

In una celebre scena de Il grande dittatore (1940), Chaplin nei panni di Adenoid Hynkel, dittatore dell’immaginario, ma riconoscibilissimo Stato della Tomania si incontra con l’altrettanto riconoscibile Bonito Napoloni, dittatore della Batteria, Stato sodale che allude ovviamente all’Italia alleata. Il saluto tra i due dà origine a una esilarante gag in cui il saluto romano viene declinato nelle sue molteplici varianti, altezze, estensioni diventando una delle prime occasioni di tensione competitiva tra i due che non arrivano ad accordarsi in merito alla gestualità convenuta e coerente. Continua a leggere

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Per un’antropologia transitiva

31cx5lwknl-_ac_uf10001000_ql80_di Massimo Canevacci 

Prima parte: pre-Trump

Negli anni 90 del secolo passato, uno dei miei preferiti antropologi era Renato Rosaldo. Mi aveva colpito il suo libro – Cultura e Verità – in particolare per le sue ricerche etnografiche su e con i Chicanos, in quanto lo stesso Renato era un chicano ovvero un transito che mescola  tratti culturali messicani con quelli statunitensi, creando una terza visione che sfidava le tassonomie identitarie rigide, compatte, fisse. Secondo lui il confine (che in quei luoghi si chiama la linea) non divide due Stati ma si presenta come uno spazio poroso che si può e deve attraversare. I chicanos erano il risultato creativo e mobile di questo attraversamento di frontiere, di identità e di culture, il cui risultato era mobile, mai definitivo: queste persone modificavano i codici del vestire, del parlare, del cantare e persino dello scrivere. Graffiti e murales erano composizioni artistiche che tracciavano e coloravano il vissuto transitivo di queste persone da San  Diego, confinante con Tijuana, fino a Los Angeles e via così. Continua a leggere

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La patrimonializzazione del privilegio: una riflessione antropologica sulla narrativa del trumpismo

Il Presidente Trump in posa statuaria.

Il Presidente Trump in posa statuaria

di Fulvio Cozza 

Introduzione

Senza dubbio, il tema della riflessione antropologica sul trumpismo è di assoluta urgenza, non solo perché il presidente degli USA è una delle persone più potenti del pianeta, ma soprattutto perché – che ci piaccia o meno – la figura “del Presidente” incarna una simbologia che fa da modello a buona parte del cosiddetto Occidente (scalzando per blasone la carica di Re Imperatore, che per più di 2000 anni ne aveva condizionato le narrative del potere). Continua a leggere

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Donald Trump e la post-verità dei mass-media

_1x_1di Valeria Dattilo

La recente vittoria di Trump ci invita a riflettere sul rapporto apparenza/realtà, verità/post-verità; una relazione che ci sembra più che mai attuale, persino maniacale, se si considera che la vittoria del presidente degli Stati Uniti d’America è legata al modo in cui quest’ultimo appare in televisione, in un discorso politico, in un romanzo, nei giornali e come tutto ciò si relaziona a ciò che si presuppone come realtà. Coscienti del fatto che la sua vittoria è strettamente connessa anche al rapporto tra informazione e percezione della realtà offerta dai mezzi di comunicazione di massa e, oggi, ancor di più dai nuovi media che, in questi ultimi anni, hanno preso piede in modo considerevole, riducendo il mondo in un borgo [1]. Continua a leggere

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I nuovi potenti del mondo: Musk e Trump tra meraviglioso digitale e distopia politica

01_nicolas-nova_persistance-du-merveilleux_2024di Giovanni Gugg 

Questo articolo nasce dall’osservazione delle dinamiche politiche e mediatiche che hanno caratterizzato il periodo di transizione tra l’amministrazione Biden e il ritorno di Trump alla Casa Bianca, a partire dall’elezione del 5 novembre 2024 fino all’insediamento ufficiale del 20 gennaio 2025. Durante quelle settimane, l’iperattivismo di Elon Musk, suo principale sostenitore e futuro ministro dell’amministrazione trumpiana, ha assunto una dimensione inquietante, oscillando tra provocazioni e dichiarazioni incendiarie. Nel frattempo, mi trovavo immerso nella lettura dell’ultimo libro di Nicolas Nova, Persistance du merveilleux, le petit peuple de nos machines (2024), un’opera che ha stimolato una riflessione su come il meraviglioso continui a persistere anche nell’universo digitale e politico contemporaneo. L’idea di interpretare Musk come un Joker postmoderno e Trump come un villain delle narrazioni fantastiche è nata proprio in questo contesto, nel tentativo di decifrare la natura simbolica del loro potere. Continua a leggere

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Trump e la Riviera di Gaza: società vischiosa e sguardo turistico

img_bb20d08232f793a667c41dda3631e089_1280_0_0_0_auto-1di Marxiano Melotti 

Il secondo mandato di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti ha preso avvio in modo tumultuoso, con un susseguirsi di ordini esecutivi e dichiarazioni – più o meno ufficiali, ma quasi sempre sorprendenti nei toni e nei contenuti – che lasciano intravedere un’imminente trasformazione degli equilibri internazionali molto più profonda e veloce di quanto gli esperti della politica internazionale si attendessero. Ma, in realtà, Trump non fa che consolidare un processo di riorganizzazione del sistema sociale, politico e culturale già avviato ben prima del suo precedente mandato, di cui la sua attuale presidenza è solo un’espressione, che lo conferma e lo stabilizza. Continua a leggere

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Effetti mediatici del Trumpismo

12di Leandro Salvia

La rielezione del magnate Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America mostra i tratti del potere inteso come gestione totalitaria. A quello politico ed economico si è unito, infatti, anche il potere digitale, che nell’ultimo decennio si è concentrato nelle mani di pochi colossi tecnologici. Un fenomeno che il direttore di Le Grand Continent, Gilles Gressani, ha già efficacemente definito “tecno-cesarismo”. Ad affiancare Trump ci sono, infatti, i due più potenti esponenti del  “feudalesimo digitale”: Elon Musk e Mark Zuckerberg. Continua a leggere

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L’America e la ricerca di un’identità. Trump come maschera dell’inganno

donald-trump-as-a-trickster-manque-a-failed-tricksterdi Giuseppe Sorce 

La serata ancora non è iniziata ma io ho già scelto. Sempre lo stesso bar, quello in mezzo agli altri due. Quello gestito da una famiglia di origini italiane – che, guarda un po’, gestisce da generazioni tutti i pub del quartiere. Se di quartiere si può parlare. Della strada. Sì, meglio dire della strada. Il bar (così si chiamano qui quelli che noi chiameremmo pub) che ho scelto, e che scelgo sempre ormai da qualche mese, si chiama *** ed è il solito bar pieno di foto firmate di giocatori di tutti gli sport delle squadre del college che si trova proprio dall’altro lato del marciapiede e da cui il bar trae il suo principale senso: offrire alla popolazione del college un’alternativa semplice, all’antica direbbe qualcuno, diretta, senza fronzoli, poco costosa ma con tanto spirito. Continua a leggere

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Il buffone sul trono in nome del popolo. Per un’antropologia culturale di Donald Trump

0_gqisd6q4lhjlftmmdi Pietro Vereni 

Trump come trickster politico: una figura mitologica per la modernità

La rielezione di Donald Trump non è un fenomeno inspiegabile né una deviazione anomala dal percorso politico tradizionale degli Stati Uniti. Al contrario, può essere letta con le lenti dell’antropologia religiosa e del simbolismo, che ci offrono strumenti più adeguati per comprendere il significato culturale e politico della sua ascesa. Lontano dalla figura carismatica delineata da Max Weber, Trump si avvicina di più al trickster, una figura mitologica presente in numerose culture, che rompe le regole e ne crea di nuove, sovvertendo il senso comune. Questa interpretazione è stata avanzata già nel 2016 da Rosario Forlenza e Bjørn Thomassen, che nel loro breve testo Decoding Donald Trump: The Triumph of Trickster Politics (Forlenza e Thomassen 2016) hanno sottolineato come il fenomeno Trump possa essere meglio compreso alla luce delle teorie di Agnes Horváth sul trickster politico (Horváth 2013; Horváth, Marankudakēs, e Szakolczai 2020). Continua a leggere

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Il ciclone Donald, the deporter

Donald Trump elected U.S. presidentdi Aldo Aledda

L’evento dell’anno, non solo per gli americani ma anche per molti altri Paesi del mondo, è che starebbe per partire in Usa la più grande campagna di deportazione della storia. Almeno nella visione dei suoi protagonisti. Un termine, deportazione, che da noi epidermicamente provoca un senso di repulsione perché riveste un significato sinistro rievocando in qualche modo le persecuzioni ebraiche sotto il nazismo e i Gulag staliniani, ma che in America ha assunto perlopiù il significato di “espulsione”, come viene ricordato e sottolineato dai numerosi interventi sulla sua genesi e la sua storia nel contesto di quel Paese, che oggi fanno da corona alle politiche del nuovo Presidente americano [1]. Continua a leggere

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Deportazioni performative. Letture e interpretazioni sull’oggi

2501-desk1-f01-whitehousedi Franca Bellucci 

Negli incubi capita di sapersi naviganti dispersi, cercando invano carte nautiche e bussola. Così nelle cronache di guerre e rivalità odierne, ogni giorno più ampie e complesse: in un tempo in cui le civiltà, già apprezzate come caposaldi, capovolgono le disposizioni. Ecco, quella sensazione è il sottofondo delle giornate, in questo periodo. Non che tracci precise sequenze: solo avverto il senso d’aporia, in occasione di comunicati dalla scena – mondo. In particolare ha colpito, nei dossier di immagini prodotte e diffuse, che si esibiscano gruppi, e si alluda a popoli, di sofferenti in ceppi: mostrati come marchio da imprimere nella memoria, una cornice visiva in mondovisione, che sia di ammonimento per chi vede, così che si associ il trattamento spettante a chi sia classificato nella presunta pericolosità. Continua a leggere

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E vennero a prenderci

Martin Niemöller

Martin Niemöller

di Sergio Ciappina 

Forse è grazie alle contraddizioni che cogliamo negli eventi umani che, a volte, riusciamo a stabilire una corrispondenza tra la nostra sofferenza e quella altrui.  Empaticamente. Come nel caso di uno sconosciuto comandante di U-Boot, i sottomarini tedeschi in navigazione durante la Grande Guerra, uno dei tanti Junker discendenti dall’antica aristocrazia terriera germanica. Fedelissimo al Kaiser Guglielmo II, fu dapprima, come quest’ultimo, fatalmente affascinato dai proclami di un altrettanto sconosciuto caporale austriaco, ma subito dopo tanto apertamente critico da manifestare pubblicamente la propria opposizione. Fatto per il quale ottenne, suo malgrado, di poter fare esperienza diretta della stessa barbarie contro la quale aveva preso a lottare, finendo per passare un consistente periodo della propria vita tra campi di concentramento e campi di sterminio, deportato in questi luoghi ameni ad opera della famigerata Gestapo. Continua a leggere

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Caccia all’uomo e deportazione

9780226624655di Enzo Pace 

Mi è capitato recentemente di leggere uno degli ultimi lavori etnografici dell’antropologo canadese Kevin L. O’Neill, Hunted: Predation and Pentecostalism in Guatemala (University of Chicago Press, 2019). Frutto di un lungo lavoro di osservazione sul campo, l’autore racconta come le nuove chiese di matrice pentecostale, in crescita in molti Paesi latino-americani, in particolare in Brasile e Guatemala, si siano attrezzate per combattere la droga. La peculiarità del caso guatemalteco è che i pastori e le pastore di tali chiese girano per le strade di Guatemala City, dove lo spaccio e il consumo sono più frequenti, per catturare con la forza le persone drogate, portarle e segregarle in appartamenti ben sorvegliati, dove i malcapitati restano rinchiusi finché non si avvera il miracolo della riabilitazione completa dalla dipendenza. Catturare, deportare e redimere a maggior gloria di Dio e della potenza dello Spirito Santo sono sacrifici necessari per far trionfare il bene, far rinascere anime e corpi a nuova vita. Continua a leggere

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Deportazioni migrazioni diritti e barbarie

Profughi, di Marian Pixabay

Profughi, di Marian Pixabay

di Roberto Settembre

Premessa

Ben prima di affrontare il tema proposto è necessario confrontarsi (si noti la differenza tra “Affrontare” e “Confrontarsi”) con un assunto assai comune di questi tempi divisivi e assolutistici, poiché la critica della modernità, aggiornata all’oggi, passa attraverso lo svuotamento di significato dei cosiddetti valori occidentali, in quanto si sostiene che il loro tradimento equivalga alla loro fallacia. Paradossalmente anche il tradimento di Giuda che avrebbe accolto la volontà del Sinedrio significherebbe l’insipienza dei valori propugnati nel Vangelo, vieppiù dimostrata dal tradimento perpetrato nei secoli successivi dalle Chiese che se ne sono fatte sedicenti uniche interpreti. Continua a leggere

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La deportazione nella storia e della storia: un excursus tra passato e presente

Deportazione di Quadraro, 17 aprile 1944 (Mausoleo Fosse Ardeatine)

Deportazione di Quadraro, 17 aprile 1944 (Mausoleo Fosse Ardeatine)

di Salvatore Speziale 

1. Deportazione, storia e memoria [1] 

Alla voce “Deportazioni” l’Enciclopedia Treccani unisce la voce “Genocidi” in un contributo di Antonio Ferrara, tratto da un passo della Storia della civiltà europea curata da Umberto Eco. Nel volume dedicato al Novecento si danno diverse definizioni del termine che meritano di essere qui riportate: «pena mediante la quale il condannato viene privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del commesso reato o di residenza e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria… [e] trasferimento coatto di gruppi di condannati politici o di minoranze civili invise o sospette in campi di lavoro o di concentramento» [2]. Continua a leggere

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Sei vuoi la mia terra, prendi la mia croce

Nablus 2002, soldati israeliani durante la seconda Intifada (ph. Mariam Barghouti)

Nablus 2002, soldati israeliani durante la seconda Intifada (ph. Mariam Barghouti)

di Muin Masri 

Un vecchio adagio indiano dice “Prima di giudicare una persona, cammina tre lune nelle sue scarpe”; è un modo per dire che niente come l’empatia crea le condizioni ottimali per consentire a persone lontane in tutto di dialogare civilmente tra di loro. E io, come la maggior parte dei palestinesi e non solo, ne ho consumate di scarpe a forza di camminare in lungo e in largo per il globo in cerca di qualcuno con cui dialogare!  Continua a leggere

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Il resort sopra le macerie

gaza-gold-resort-by-trump-1024x537di Giuseppe Savagnone 

«Comprare e possedere Gaza»

Durante la sua campagna elettorale Donald Trump aveva sempre affermato chiaramente di voler dare fine alle guerre in corso, in primo luogo a quella nella Striscia di Gaza. E, prima ancora del suo insediamento ufficiale, era riuscito a ottenere da Benjamin  Netanyahu – fino a quel momento sordo alle reiterate richieste di Biden – una tregua che, dopo quindici mesi, ha finalmente messo fine alle operazioni militari in quel tormentato territorio, fermando la strage dei civili palestinesi e riaprendo le vie al rifornimento di generi alimentari, bloccate durante questo tempo da Israele. Continua a leggere

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Gaza Riviera: un progetto di deportazione come operazione immobiliare

Esodo palestinese, 1948

Esodo palestinese, 1948

di Chiara Sebastiani 

1. I due significati del termine deportazione 

«Ai fini del presente Statuto, per crimini contro l’umanità si intende uno qualsiasi degli atti di seguito elencati, se commesso nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza dell’attacco:

d) Deportazione o trasferimento forzato della popolazione»

(Statuto di Roma della Corte penale Internazionale, Art. 7 Crimini contro l’umanità) 

Le definizioni della parola “deportazione” nei principali dizionari (Treccani, Cambridge, Merriam Webster, Oxford) si articolano intorno ad una dicotomia fondamentale: deportazione di migranti e deportazione di nativi. Continua a leggere

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Il lungo inganno della pace mancata

og__id15945_w800_t1713169053__1xdi Giacomo Vaiarelli

La feroce operazione “al-Aqsa Flood” del 7 Ottobre 2023 – come risposta alla profanazione dei luoghi sacri di Gerusalemme e alle violenze dei coloni ebrei in Cisgiordania – ha colpito al cuore Israele, lasciando dietro di sé vittime e ostaggi nelle mani di Hamas. Con quale obiettivo? Non certo con quello, impossibile, di sconfiggere l’esercito più forte del Vicino Oriente e di creare uno Stato islamico dal Giordano al Mediterraneo. Più realisticamente, con quello di porre nuovamente la questione palestinese al centro dell’attenzione mondiale, dopo gli Accordi di Abramo del 2020 tra gli Usa di Trump e gli Stati arabi del Golfo che l’avevano ignorata. Obiettivo raggiunto, con costi umani però, mai così alti, per i palestinesi. Continua a leggere

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Cattive grandi storie e buoni piccoli luoghi

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di Pietro Clemente 

Come sopravvivere a quel che sta succedendo? Gli USA si sono alleati con Mosca contro l’Europa. Le prospettive che ci si offrono non sono certo confortanti: o la guerra in casa o la sottomissione ai due potenti tiranni. Prospettive che il Presidente Mattarella ha intuito nelle frasi contro le quali Putin si è (per interposta persona) offensivamente e provocatoriamente rivolto. Stiamo entrando in una fase dove i grandi cattivi domineranno e dove i piccoli buoni perderanno completamente attenzione.

Mi è sempre più difficile scrivere per il CIP un editoriale sensato che possa tenere insieme i temi dello sviluppo locale del nuovo abitare le zone interne con le attuali politiche dominanti. Continua a leggere

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Lasciare il certo per l’incerto: un’esperienza concreta

Panorfama sulla Valle (ph. Pro Loco Fiamignano)

Panorama sulla Valle del Salto (ph. Pro Loco Fiamignano)

di Settimio Adriani, Emma Santarelli 

Fiamignano è un piccolo paese montano della provincia di Rieti, da sempre soggetto alle partenze e ai ritorni. La fragile economia di sussistenza, storicamente incardinata sulla pastorizia transumante e sulle migrazioni stagionali, ha lungamente costretto un’ampia fetta della piccola popolazione ad allontanarsi a caccia di un reddito, anche minimo, che consentisse di sopravvivere. Continua a leggere

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Scritture e discorsi del patrimonio tra potere e memoria

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di Michela Buonvino 

Scrivere il patrimonio. Etnografia di pratiche discorsive e forme di testualizzazione intorno alla memoria culturale di Vita Santoro (Bari, Edizioni di pagina, 2023) è un libro che si posiziona all’intersezione tra scrittura, antropologia e studi sul e del patrimonio culturale. Vita Santoro effettua un’analisi delle pratiche discorsive e delle forme di testualizzazione attraverso cui il patrimonio viene individuato, documentato, salvaguardato e trasmesso. Attraverso un approccio etnografico, l’autrice esamina il ruolo della scrittura nella definizione delle politiche culturali, presentando quattro diversificati casi di studio che riguardano alcuni elementi culturali immateriali (la Storica Parata dei Turchi di Potenza, un saper fare artigianale di Latronico, un merletto artigianale dell’Alagoas, la festa di San Domenico Abate di Cocullo), esplorandone le retoriche, gli immaginari, i relativi processi di costruzione di etero e autorappresentazioni, in una sola espressione, esaminandone quelle che Vita Santoro chiama le “scritture del patrimonio”, che hanno lo scopo dichiarato di conferire legittimità, di autenticare le tradizioni. Continua a leggere

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Rifugiarsi negli artefatti. Un’analisi etnografica della cultura materiale in un rifugio alpino di alta quota

Il rifugio Montebello (ph. Paolo Carera)

Il rifugio Montebello, nel cerchio rosso (ph. Paolo Carera)

di Paolo Carera 

Introduzione

L’intento del seguente articolo è quello di esaminare la messa in scena della cultura materiale, degli oggetti e dei manufatti legati al processo di “invenzione” culturale delle Alpi esposti all’interno di un rifugio alpino delle Alpi Orobie bergamasche. Si cercherà di spiegare come questi rappresentino i primari elementi atti a materializzare una ambientazione alpina tradizionale e pittoresca, condizione prodotta da pratiche culturali rigorosamente definite ed impresse negli attori sociali frequentatori della montagna. Tali componenti materiali si evidenziano come elementi diffusi, nonché alle volte stereotipati, originati da un insieme di significati che operano all’interno di un più vasto patrimonio di rappresentazioni culturali prodotte nel corso del tempo. Continua a leggere

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Metà mòrfosi: l’altra non saprei. Orienteering tra significati

Magritte,

René Magritte, Albero, foglia

di Paolo De Simonis             

 Inforestarsi 

I cipressi «un tempo avevano un ruolo ben preciso, segnalavano zone di confine, conducevano a qualcosa di rilevante per la collettività. Adesso ogni casa colonica si fa il suo ingresso con i filari di cipressi, per noi questa è una sgrammaticatura»[1].

Ma «del resto mia cara, di che si stupisce, anche l’operaio vuole il figlio dottore. E pensi che ambiente ne può venir fuori, non c’è più morale contessa …» [2]. Continua a leggere

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Apologia delle aree interne. Le questioni aperte e le nuove possibili strategie

Presentazione standard di PowerPoint

di Giampiero Lupatelli

La centralità della Montagna nella crisi climatica

Nella formulazione programmatica inizialmente espressa nel suo incipit dalla presentazione della SNAI in origine dal sito web alla più generale attenzione del pubblico, delle aree interne si sottolineava anche il rilievo della straordinaria concentrazione di qualità e risorse “non presenti altrove”. Continua a leggere

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L’eredità culturale di Giulio Angioni e il Festival dell’Altrove

 Giulio Angioni (2007 ph. Tatiana Cossu)

Giulio Angioni, 2007 (ph. Tatiana Cossu)

di Liliana Melas 

Cose per dire cose/ questo è un libro/ se lo sappiamo far parlare. 

G. Angioni. Sulla faccia della terra, 2015  

Negli ultimi vent’anni, ho visto la Sardegna trasformarsi in un’“Isola delle storie” [1], dove ogni città e paese ospita un Festival letterario. Questi eventi non solo offrono l’opportunità di incontrare gli scrittori e scambiare opinioni con loro, ma creano anche un’occasione unica per noi lettori di riunirci e condividere la nostra passione per la letteratura. Tra i vari Festival, mi vengono in mente Marina Cafè Noir Festival di letterature Applicate [2], il Festival Letterario L’isola delle Storie, il Festival Premio Emilio Lussu [3], il Festival del Monreale [4] e Sanluri Legge [5] . Continua a leggere

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Il magistero della palude, del silenzio e del buio

La casa accanto al canale (ph. Paolo Nardini)

La casa accanto al canale (ph. Paolo Nardini)

di Paolo Nardini 

Scrivere di Lucio Corsi, oggi, è fin troppo facile. Innanzi tutto lo stanno facendo già tutti, e ciò, se da una parte mi attrae, per la curiosità di sapere qualcosa di più di questo giovane musicista, fino a pochi giorni fa sconosciuto alla quasi totalità degli italiani, dall’altra mi infastidisce. E il fastidio credo sia dovuto proprio a questo, che, specialmente nei social, tutti, o almeno tanti, “aprono la bocca e le dànno la via”; in realtà, io credo, non per la volontà di condivisione di conoscenza, ma per accostarsi al personaggio del giorno. Bruciandolo, in qualche modo, tanto domani ce ne sarà un altro, e saremo tutti pronti ad accostarci al prossimo. Continua a leggere

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Carda in Casentino e Corsica negli anni ‘20

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di Mario Spiganti           

Boscaioli e carbonai. Questi erano i mestieri prevalenti tra gli uomini di Carda, così come in tutti i comuni montani dell’appennino toscano. Mestieri sicuramente duri e complessi, che richiedevano un lungo apprendistato, collegato ad una pratica precoce di lavoro minorile. Le competenze acquisite da quei boscaioli in lunghi anni di crescita formativa erano legate a tecniche molto raffinate che nulla lasciavano all’improvvisazione. Le loro prestazioni professionali erano molto apprezzate, ben oltre il territorio casentinese di provenienza. Si muovevano spesso per migrazioni di lavoro stagionali, talvolta annuali. Maremma, Calabria, Sicilia, Sardegna, Corsica e Francia continentale erano alcuni dei loro approdi lavorativi. Continua a leggere

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Le Collezioni di sedie: storie da raccontare

Sedia, cjadrèe, Collezione  Comune Manzano

Sedia, cjadrèe, Collezione Comune Manzano

di Angela Zolli 

Il Comune di Manzano nel 2017 ha dato avvio ad un’attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni di sedie di proprietà dell’Amministrazione comunale, attività resasi necessaria per creare le premesse del museo della sedia a Manzano. In questo lavoro si propone una lettura del processo di patrimonializzazione descrivendo il contesto storico, sociale e culturale di afferenza. 

Le premesse del progetto museale 

Il progetto di inventariazione e catalogazione delle sedie si è inserito in un contesto complesso per capire il quale è necessario risalire alla genesi delle collezioni. Una prima fase corrisponde con la  fine degli anni Ottanta quando l’Assessorato alla Cultura del Comune di Manzano e  l’Associazione Centro Europeo del Friuli per la Gioventù (CEF) si fanno promotori di un’iniziativa culturale riguardante una mostra sulla “produzione, storia ed arte della sedia”. Continua a leggere

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Fra guerre e pace negli spazi militarizzati e inquinati della Sardegna

esudi Paola Atzeni 

I poligoni 

Il recente libro di Aide Esu (2024) conduce fin dentro certi spazi isolani ignoti e ignorati. Porta la nostra attenzione lontano dall’iconografia turistica: dalle affollate spiagge delle élite da rotocalchi e dai più remoti luoghi boschivi o incontaminati, fotografati spesso per nobilitarli propagandisticamente come “selvaggi”. Tali luoghi sono definiti trasferendo impropriamente la natura selvatica in un ambito umano, un ambito idealmente ancora non toccato dalla civiltà e fortemente inferiorizzato nei durevoli approcci evoluzionistici che alimentarono vari razzismi fin dalla seconda metà dell’Ottocento. Pubblicato nel 2024 dalla casa editrice Ombre Corte nella sezione culture è abbondantemente documentato e sobriamente scritto. Continua a leggere

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Identità volatili: per un’antropologia digitale del patrimonio culturale sardo

colloquia-14di Nicolò Atzori 

1. Una disciplina indisciplinata

Ai più attenti non sfuggirà, nel titolo, il rimando alla definizione con cui, negli anni Ottanta, Cirese intuì il carattere di quelli che oggi sono diffusamente definiti beni culturali “immateriali”: «canti o fiabe, feste o spettacoli, cerimonie e riti che non sono né mobili né immobili in quanto, per essere fruiti più volte, devono essere ri–eseguiti o rifatti» (Cirese 2007: 69), che egli qualificò per la prima volta come “volatili”. Mi permetto, quindi, di riprendere l’espressione per associarla ai caratteri di una transmedialità del patrimonio culturale quale emerge e viene agita all’interno degli ecosistemi digitali associati alla Sardegna, con particolare riferimento a Facebook e agli elementi più facilmente riconducibili all’identità storica dei sardi. Continua a leggere

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Le due crisi demografiche della Sardegna

Stato di malessere demografico (spopolamento) dei Comuni della Sardegna al 2011. Fonte: CRP, Comuni in estinzione…, cit.

Stato di spopolamento dei Comuni della Sardegna al 2011. Fonte: CRP, Comuni in estinzione…, cit.

di Gianfranco Bottazzi [*] 

Il calo della natalità 

Nell’evoluzione storica di lungo periodo della Sardegna, la demografia appare come un fattore rilevante, tanto da rappresentarne un condizionamento. In passato, la scarsità e la densità della popolazione, nonché le modalità dell’insediamento, hanno rappresentato uno dei vincoli che, assieme alle modalità di insediamento (accentramento e addensamento nelle zone interne), hanno fatto sì che la regione «sia vissuta per così dire ai margini delle vicende italiane ed europee», come scriveva nel 1960 la SVIMEZ in uno studio dedicato alla Sardegna [1]. Anche all’inizio del terzo millennio l’Isola si ritrova a fare i conti con fattori demografici che rappresentano comunque un elemento centrale per le sue prospettive di crescita e di coesione sociale. Continua a leggere

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Piano piano nelle nuove terre

dal documentario "Transumanze" di Andrea Mura

dal documentario “Oltre il mare” di Irio Pusceddu

di Pietro Clemente 

Pastori sardi in Toscana tra film mostre memorie

Antonio Chironi, ancora ragazzo, intraprende, insieme al suo gregge di pecore, e sotto la guida del padre pastore sardo, un viaggio prima in nave e poi in camion che dalla Sardegna lo porterà verso una terra di nuove speranze. Continua a leggere

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Nella parola la speranza di salvezza della Natura

9788864293820_0_0_536_0_75di Costantino Cossu 

La prima traccia è la parola. È da questa porta che bisogna passare per entrare nelle pagine di Annìle. Ovvero la falsa fiaba della montagna di ferro, il romanzo di esordio di Edoardo Mantega appena pubblicato dalla casa editrice Il Maestrale. È per avere parola che la montagna di ferro si fa essere umano. Il racconto assume subito i toni magici della fiaba. Ma fiaba non è, anzi è dramma.

Annìle, il blocco vulcanico che dall’altopiano di Seneghe arriva sino a Cuglieri per guardare il mare di Santa Caterina, prende il corpo di un bambino. Di un bambino caduto per accidente da una rupe. «Il giorno in cui il giovane Pietro Ladu è scivolato giù per la cascata di Massabari, battendo la testa, ho preso il suo corpo. Continua a leggere

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A cuccos: un’acconciatura mondo

473450336_634855879108016_209696437143685296_ndi Bastiana Madau 

A cuccos è un modo di acconciarsi i capelli tipico delle donne di Dorgali, unico in Sardegna. Giuseppe Boeddu, nativo di Dorgali e residente a Roma dal 1995, dove lavora come cineoperatore e Dop per la Rai realizzando programmi televisivi e documentari, ha pensato bene di documentare quel che resta nel presente di questa usanza. Dopo una lunga ricerca in seno alla comunità e negli archivi, il lavoro prende il via nel 2023, realizzato con i fondi del bilancio partecipativo del Comune di Dorgali, e viene presentato per la prima volta al pubblico nel teatro comunale del paese il 25 dicembre del 2024. Il docufilm A cuccos (Produzione: Terza Comunicazione srl e Comune di Dorgali-Bilancio Partecipativo 2022; 4K Colore; Durata: 68 min.) racconta attraverso le testimonianze e filmati storici la vita trascorsa e quella attuale di alcune donne che portano l’abito tradizionale e sono pettinate a cuccos, ma anche ultime testimoni di un modo di essere femminile ormai sul viale del tramonto. Continua a leggere

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I villaggi abbandonati della Sardegna. Ricerca, memoria collettiva e responsabilità politica

Tracce ben visibili del vilalggio di Bisarcio abbandonato nel XVIII secolo

Tracce ben visibili del villaggio di Bisarcio abbandonato nel XVIII secolo

di Marco Milanese 

Il senso storico del fenomeno 

Il forte calo della popolazione europea a partire dalla metà del Trecento è un dato storico piuttosto conosciuto nell’immaginario collettivo del Continente e, in ambito rurale, caratterizzato da una conseguente riduzione nelle campagne del numero dei villaggi, per cause economiche strutturali, climatiche, per le carestie, le pestilenze e lo stato di guerra.  Sempre nel Trecento, la crisi demografica colpì anche le grandi città italiane, che persero oltre il 50% dei loro abitanti, mentre un numero impressionante di insediamenti rurali (3.000 in Inghilterra, 10.000 in Germania) furono del tutto abbandonati. Continua a leggere

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Guardare il “vuoto” dall’interno. Contributo a un dibattito su denatalità e spopolamento

da La Lettura, 3 febbrio 2025

da La Lettura, 12 novembre 2024

di Felice Tiragallo 

Domenica 12 novembre 2024 nell’inserto domenicale “La Lettura” del “Corriere della Sera” è apparso un articolo del demografo Roberto Volpi dal titolo Vuoto Sardegna. L’isola senza figli. Si tratta di un’allarmata presa di coscienza demografica su un’anomalia riproduttiva che colloca proprio nell’isola mediterranea l’epicentro di una tendenza generale in Europa alla denatalità. Continua a leggere

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Dialoghi tra le donne di Tunisi e una santa islamica. Tra riti, simboli e storie di vita

1-aisha-al-sayyda-mannubiyya-peripezie-di-una-santa-nella-tunisi-contemporaneadi Giovanni Cordova

Antropologhe e antropologi tentano da sempre di afferrare “testi” e saperi, strappandoli ai luoghi e alle persone che frequentano durante le loro ricerche sul campo, per poi decifrarli, ricodificarli, tradurli, travisarli, restituirli secondo forme e linguaggi diversi da quelli originari.

Ma cosa accade quando la pratica etnografica stessa, condotta in spazi aperti all’irruzione non sempre controllabile e addomesticabile del sacro, rende instabile lo statuto categoriale e scientifico comunemente attribuito a concetti come “religione”, “rituali”, “persona”? A quali “peripezie” va incontro l’etnografia quando la produzione della conoscenza esita di fronte allo stupore, all’estasi e alle contraddizioni propri di quei contesti in cui l’esperienza religiosa smarrisce la coerenza analitica con cui, nel sapere scientifico occidentale e post-illuminista (Asad 2003), essa viene ricondotta a un campo autonomo e definito dell’esistente? Continua a leggere

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“Je suis entier dans ma peinture”. La Tunisia nell’atelier di Mondher Shelby

Mondher Shelby, Acrylique su toile

Mondher Shelby, Acrylique su toile

di Diletta D’Ascia 

Ho avuto la fortuna in questi ultimi anni di poter scoprire da vicino l’arte plastica tunisina e molti pittori contemporanei grazie al mio amico Anis Benbrahim, il quale di volta in volta mi offre un viaggio in un mondo che va ben al di là della cultura e dell’arte, un mondo fatto di gentilezza e generosità. Credo che l’ingresso a Tunisi nell’atelier di Mondher Shelby mi abbia improvvisamente fatto comprendere che ciò che sto assimilando e assaporando non è solo la conoscenza di una tecnica o di un esponente di una corrente pittorica, ma di un gruppo di artisti solidali tra loro, aperti, la cui arte è realmente il riflesso della loro esistenza, per cui il valore del silenzio e dell’incontro sono parte integrante della loro quotidianità. Continua a leggere

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Scenari religiosi prevalenti in Tunisia dalla conquista araba ai nostri giorni

Cortile della Moschea dell'Ulivo a Tunisi (ph. Francesca Spinola)

Moschea dell’Ulivo a Tunisi (ph. Francesca Spinola)

di Francesca Spinola 

La storia delle società nordafricane, dal periodo delle origini dell’era islamica fino al XIX secolo, è stata caratterizzata da due elementi fondamentali: la formazione dello Stato e l’islamizzazione. Le conquiste arabe hanno giocato un ruolo cruciale in questo processo, accelerando la formazione degli Stati e l’organizzazione delle società nordafricane in comunità musulmane. Questo fenomeno si è verificato in Tunisia nell’VIII secolo, in Marocco nell’XI secolo e in Algeria nel XVI secolo, quando queste regioni hanno acquisito identità territoriali e regimi statali. Le conquiste arabe non solo hanno contribuito alla formazione degli Stati, ma hanno anche portato all’istituzionalizzazione dell’Islam per la popolazione, integrando la religione nella struttura politica e sociale delle nuove comunità. Questo processo ha permesso di consolidare l’identità islamica nelle regioni conquistate, creando una base solida per lo sviluppo delle società nordafricane come comunità musulmane organizzate e coese [1]. Continua a leggere

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L’ironia nella sperimentazione linguistica di Luigi Meneghello

9788817664592-usdi Rabeb Ben Abdennebi 

Tutto ciò che genera allegria è di rilevante fascino per Luigi Meneghello, un uomo onesto e corretto, ma con un vivo senso dell’ironia e del comico. Domenico Starnone scrive: «Meneghello è uno scrittore che dà gioia. Chi legge i suoi libri diventa lieto, ha l’impressione che il tempo non sia mai fuori squadra, che i giorni scorrano molto bene, che non ci sia esperienza che non abbia la luce giusta, che stare al mondo sia proprio una gran bella cosa» [1].   

Chi si accosta al «romanzo» di Meneghello e chi ha l’opportunità di frequentarlo capisce immediatamente lo spirito ironico e autoironico che rende brillante il suo discorso. La serena ironia della presentazione nasconde un contenuto e una realtà molti seri. Infatti esiste un forte rapporto fra lo sforzo di focalizzare certe verità e l’ironia pungente di certi passaggi, la comicità di alcune indimenticabili pagine. Continua a leggere

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Intorno ad un progetto didattico. Le fiabe, Calvino e l’incontro con l’altro

immagini degli elaborati esposti in mostra al Museo di Arti e Mestieri di Pianoro).

Immagine degli elaborati esposti in mostra al Museo di Arti e Mestieri di Pianoro

di Ivana Baldi, Maria Rosaria Catino

Il racconto orale come educazione all’inclusione e all’accoglienza

Il progetto “Città mia, città tua che differenza c’è?”  ha avuto come finalità quella di rintracciare – partendo dai miti raccontati intorno al fuoco e passando per i racconti della tradizione popolare prima orale e poi scritta – temi, valori, archetipi e stereotipi comuni, al di là delle differenti abitudini, culture, tradizioni e stili di vita dei vari popoli e civiltà, per fare comprendere che esistono aspirazioni, valori, temi archetipici che ci connettono con il grande racconto di tutta l’umanità.  Continua a leggere

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Miracoli

Incredulità di San Tommaso, Caravaggio, 1601

Incredulità di San Tommaso, Caravaggio, 1601

di Antonio Bica 

Fin dalle sue origini la religione cristiana condivise la propria storia con manifestazioni di eventi miracolistici e prodigiosi; anzi, i miracoli rappresentarono una testimonianza storicamente valida per porre il sigillo alla rivelazione divina. A pensarci bene, la rivelazione stessa costituisce di per sé un fatto miracoloso, e già il credere e di conseguenza la fede possono essere visti da alcuni come una forma di miracolo. Continua a leggere

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Il 24 febbraio

calendariodi Paolo Cherchi 

I giorni sarebbero tutti uguali se non fossero “date” che ricordano eventi singolari e irripetibili. Le date sono delle metonimie che con un numero e il nome di un mese indicano la ricorrenza di eventi degni di memoria. Certo, ognuno celebra il proprio compleanno, ma questa data non entra nella storia se il festeggiato non entra a sua volta nella storia. Evidentemente parliamo di “date” che significano qualcosa di speciale per intere nazioni e corpi sociali, date che entrano nei calendari nazionali.

La storia tiene gran conto di simili date, e lo stesso fanno le liturgie religiose, specialmente quella cristiana che commemora un santo ogni giorno. Continua a leggere

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Gibellina capitale dell’arte contemporanea 2026 tra memorie e progetti

coverdi Francesca  Maria Corrao

Nel 2026 Gibellina sarà la prima capitale italiana dell’arte contemporanea. Uno straordinario riconoscimento per l’immenso lavoro realizzato da Ludovico Corrao con la popolazione gibellinese, gli artisti e i politici che hanno creduto che quell’utopia fosse possibile. In un mondo che sembra non sappia più sognare, la giuria del MIBAC ha voluto sfidare la realtà contingente lanciando il cuore al di là degli ostacoli per riaccendere la speranza. Ma quale era stata la scommessa di Corrao? Continua a leggere

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Figura femminile e riflessi della società sarda nell’opera narrativa della Deledda

coverdi Alaa Dabboussi

Nel nostro intervento punteremo l’attenzione sul capolavoro della scrittrice Canne al vento analizzando tutti gli elementi socializzati e socializzanti e le loro implicazioni nell’opera, nonché tutti quegli elementi arcaici che costituivano il tessuto sociale della Sardegna e che possono emergere ancora oggi come valori della società, con particolare attenzione sulla condizione della donna. 

Cenni biografici

Una figura di primo piano della narrativa italiana degli inizi del Novecento, Grazia Deledda, è sicuramente la più grande scrittrice sarda. Nasce nel 1871 a Nuoro, capoluogo della Barbagia, nel cuore della Sardegna nord orientale. Continua a leggere

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L’anti Stato dentro lo Stato, la mafia dentro l’antimafia

copertinadi Mariza D’Anna

“È una storia che è un po’ la fotografia della Sicilia in cui i buoni diventano cattivi e i cattivi buoni, una Sicilia dove tutto non è mai come sembra, come ci hanno insegnato Sciascia e Pirandello”.  Si può condensare in queste righe il significato del romanzo “La notte dell’Antimafia – Una storia italiana di potere, corruzione e giustizia negata” (compagnia editoriale Aliberti) del giornalista Lucio Luca che si è aggiudicato il primo posto per la narrativa al Premio “Nadia Toffa” e il secondo al Premio “Piersanti Mattarella”.

Un romanzo verità, così potrebbe essere classificato il lavoro che il cronista-scrittore ragusano ha intrapreso per raccontare uno scandalo che negli anni passati ha trascinato il Tribunale di Palermo, una sezione delle Misure di Prevenzione, riscrivendo i ruoli delle vittime e dei carnefici. Seguendo una storia privata, Luca ha messo in evidenza la disarmante degenerazione di un sistema corrotto e concusso che, ritenendosi impunibile per ambizione e delirio di onnipotenza, si è trasformato in carnefice. Continua a leggere

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Gli studenti della lingua italiana nel mondo: un approfondimento statistico

Sede Istituto italiano di cultura a

Sede Istituto italiano di cultura a Lima (Perù)

di Monica De Pietri e Franco Pittau

La dimensione statistica, una risorsa

Aristotele, nella sua interpretazione della struttura della realtà, mise al centro la sostanza (il nucleo essenziale delle cose) circondata da diversi aspetti del suo apparire, che lui chiamò accidenti, uno dei quali era la sua dimensione quantitativa: il filosofo aggiunse che la quantità per la sua importanza era quasi la sostanza, quindi di grande rilievo. Continua a leggere

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Natura, filosofia e conoscenza nel pensiero di Lucio Anneo Seneca

9788804569909-itdi Sarah Dierna 

Dobbiamo, dunque, dar poco peso a tutto e sopportare tutto con indulgenza: è più da uomini ridere della vita che piangerne.

(Seneca, De tranquillitate animi, 15, 2) 

La fortuna di un incontro 

L’incontro con il pensiero di Lucio Anneo Seneca è uno dei più fortunati che si possa fare. Che ci si accosti ai suoi testi da filologi o critici del testo, che lo si faccia con disposizione filosofica o per diletto, da Seneca si impara sempre una tranquillità e una saggezza utili alla vita prima ancora che a qualsiasi professione. Continua a leggere

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Burocrazia globale e migranti. Appunti per una rilettura di Gramsci e Marcuse

29335c61-981c-466e-865f-7c085edb8de4di Anna Maria Francioni 

La globalizzazione e il neoliberismo rappresentano due concetti interconnessi che hanno plasmato profondamente il panorama economico, politico e sociale nel corso degli ultimi decenni. Questi fenomeni sono stati accompagnati da un crescente rapporto di interdipendenza tra le economie mondiali, ma anche da una diffusa presenza amministrativa a livello globale. Esiste una relazione tra globalizzazione, neoliberismo e influenza degli apparati burocratici, che parte da una definizione di globalizzazione intesa come processo di ramificazione e connessione tra le nazioni attraverso scambi commerciali, flussi finanziari, comunicazioni e movimenti di persone. Continua a leggere

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Dalla domesticazione alle migrazioni neolitiche. Alle origini degli intrecci di biologia e cultura

di Mariano FrestaLayout 1 

Tempi difficili è il titolo del romanzo con cui Dickens, centosettanta anni fa, narrò la vita di persone che affrontavano i disagi di una società agli inizi dell’industrializzazione; ma anche gli anni del XX secolo non sono stati facili da vivere, sia perché la rapidità con cui la società delle macchine si evolveva ha creato molti problemi nuovi, dovuti alle tante trasformazioni sociali e culturali, sia perché il Novecento è stato segnato da guerre e da feroci dittature che hanno lasciato ferite non ancora rimarginate.

Dal 1950 circa l’Europa, nonostante qualche drammatico sussulto, ha vissuto un periodo in fin dei conti abbastanza tranquillo, ma gli ultimi anni sembrano essere forieri di cambiamenti culturali e politici che fanno presagire vicende future problematiche. Continua a leggere

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Storia di un vascello fantasma

Brigantino a palo

Brigantino a palo

di Mario Genco

Nella seconda metà dell’Ottocento, quando la città a buon diritto poteva definirsi di “mare”, alzò le vele da Palermo verso le Americhe un brigantino a palo chiamato con il pacioso nome di famiglia Vincenzo Perrotta. Era armato dai fratelli Perrotta di Procida, che lo avevano fatto costruire nei cantieri locali nel 1875. Ma era iscritto fra i navigli del Compartimento Marittimo di Palermo, uno dei motivi per cui spesso al comando aveva un capitano palermitano. Continua a leggere

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La gravezza dell’oblio. Ombre di Waschimps

Elio Waschimps, Teschi, (Oli su tela)

Elio Waschimps, Teschi (Oli su tela)

di Aldo Gerbino 

Parla anche tu/ parla per ultimo,/dì cosa pensi./

Parla ‒/ ma non dividere il sì dal no

Dà senso anche al tuo pensiero:/ dagli ombra. 

[Paul Celan, da Von Schwelle zu Schwelle, 1955] 

In Sprich auch du (“Parla anche tu”) Paul Celan avverte di come dica «il vero, chi parla di ombre». Il verso, tratto dalla raccolta Di soglia in soglia (Einaudi 1996) nella traduzione di Giuseppe Bevilacqua, porta la data del 1955: anni di certo ancor travagliati per le ferite inferte su ogni sentimento di umanità e giustizia e che possono esser lette, non soltanto dalla filtrata acuità di Celan sul quale grava il peso insostenibile degli orrori del secondo dopoguerra, ma dall’interezza del periodo terminale del primo Novecento. Continua a leggere

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Italo Calvino, l’intellettuale e il dimezzamento come illusione di certezza

calvino_il-visconte-dimezzatodi Claudio Gnoffo

Il visconte dimezzato (1952), primo grande successo letterario di Italo Calvino nonché primo volume della Trilogia degli Antenati, affiora nella mente dello scrittore da un’immagine piuttosto che da un’idea di partenza, e ciò avviene in un periodo cruciale per lui, un periodo niente affatto sereno. Nel 1950 le morti degli amici e scrittori Francesco Jovine per infarto e Cesare Pavese per suicidio lo avevano fatto sentire senza la sicurezza di riferimenti certi, soprattutto quella di Pavese, suo mentore oltre che amico, uomo dall’immagine di forza e solidità, di cui nessuno aveva intuito il dramma in atto.

Nel 1951 Calvino termina I giovani del Po, terzo romanzo nonché ultimo tentativo di neorealismo, non molto riuscito: l’opera apparirà solo anni dopo (tra il gennaio del ’57 e l’aprile del ‘58), a puntate, nella rivista Officina, come documentazione di una linea di ricerca interrotta. Continua a leggere

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Un nuovo protagonismo del Mediterraneo?

unnameddi Antonio La Spina 

L’area del Mediterraneo – intesa con riferimento sia al mare sia alle zone dei tre continenti che si affacciano su di esso – nei millenni si è indubbiamente caratterizzata come luogo di scambi, incontri, dialoghi (appunto), contaminazioni, condivisioni tra popoli, religioni, culture differenti. Differenze che si sarebbero riconosciute, confrontate, talora anche aspramente scontrate, ma infine avrebbero il più delle volte convissuto. Non di rado le vestigia di civiltà talora antichissime sono state conservate, nella consapevolezza che qualora ne fosse venuta meno la memoria si sarebbe avuta una perdita intollerabile. Continua a leggere

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Non si può, da europei, non essere cristiani?

978880626204higdi Sabrina Leo

Il volume di Sante Lesti, Il mito delle radici cristiane dell’Europa. Dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri (Einaudi 2024), diviso in due parti, rappresenta un’ambiziosa e articolata riflessione sul rapporto tra l’idea di Occidente e il mito delle radici cristiane d’Europa. È infatti sicuramente vero che il cristianesimo ha giocato un ruolo fondamentale per la storia d’Europa; ma quanto, come spesso viene ricordato, è stato proprio questo il suo fattore essenziale? Secondo l’autore, la sua unicità come elemento fondativo è una questione su cui riflettere attentamente. C’è infatti la grossa possibilità che si tratti di una rappresentazione ideologica della realtà, una semplificazione del passato europeo, che nelle varie testimonianze affonda le sue origini in punti sempre diversi di questo passato, senza riuscire a darne una rappresentazione univoca. Continua a leggere

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Quale genere di ecofemminismo? Cura e consumi nella nostra società

LA PRATICA DELL'AVER CURAdi Sabina Leoncini

La cura dell’ambiente è uno dei temi fondamentali all’interno del dibattito sul concetto di cura (Mortari, 2022) oltre alla cura di sé e degli altri (Orefice, 2020). Nell’ottica dell’Educazione alla Cittadinanza Globale (GCE), l’ambiente è legato ai diritti fondamentali dell’essere umano e attraverso questa prospettiva sono stati stabiliti i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 che pone le basi per costruire un mondo diverso e dare a tutti e a tutte la possibilità di vivere in un mondo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico. Alcuni di questi obiettivi, a mio avviso, si intrecciano poiché se da un lato ad esempio la parità di genere e la lotta al cambiamento climatico sono due obiettivi imprescindibili, dall’altro alcune evidenze scientifiche dimostrano quanto sempre di più chi si fa carico della cura dell’ambiente, del sé e degli altri sono le donne. Continua a leggere

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Una macchia indelebile sul tessuto storico della Città di Palermo

Figura 1: Ritaglio del giornale "L'Ora", 11 mar. 1965 - Biblioteca centrale Regione Siciliana. "A. Bombace", cassetto 127, busta 2.

Ritaglio del giornale “L’Ora”, 11 mar. 1965 – Biblioteca centrale Regione Siciliana. “A. Bombace”, cassetto 127, busta 2

di Laura Leto

Nel corso della mia indagine sul Cimitero acattolico “degli Inglesi” di Palermo ho avuto modo di confrontarmi con la memoria degli abitanti della borgata Acquasanta. Le interviste accumulate negli anni sono divenute, assieme alle fonti documentarie, una preziosa testimonianza delle varie fasi che hanno travolto e stravolto il Cimitero, svelando verità – a volte scomode – che hanno fatto luce sull’amministrazione del Sito da parte del Comune di Palermo.

Il noto quotidiano palermitano “L’Ora” pubblicava l’11 marzo del 1965 l’articolo dal titolo: Diventa «zona industriale» il Cimitero degli Inglesi.  L’importanza di questo contributo è grande dal momento che dichiara apertamente la volontà del Comune di distruggere una preziosa testimonianza – unica nel suo genere – al fine di costruirne un edificio. Se ne riporta di seguito la trascrizione per agevolarne la lettura: Continua a leggere

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Per una ecologia integrale: le voci del Santo e del Papa. Note e digressioni

Statua della Libertà di N.Y.

Statua della Libertà di New York

di Antonietta Iolanda Lima 

In un mondo con un neoliberismo sfrenato, con una tecnologia che sovrasta tutti gli individui, eccessivamente condizionandoli, dove «la brutalità umana ferisce il paesaggio quanto la speculazione edilizia e la depredazione delle risorse» (Cavaglion 2021), dov’é il diritto di cui parla Papa Francesco, giustamente definito da Ezio Mauro ‘codice universale della civiltà’, strumento di tutela dei singoli, custode della loro dignità e della possibilità di ciascun essere umano di sentirsi libero? Costitutivo questo diritto della democrazia europea, la stessa che volta le spalle ai disperati? E dove l’agire della politica per il bene comune? Come si tradurrà l’ossessiva volontà di potenza di Trump con la sua sete di potere imperiale, con l’istanza invasiva nefasta come quella di Putin? E i conflitti in Medio Oriente? Dove ci condurrà l’estremismo di una destra feroce che spegne la fiaccola della libertà? Continua a leggere

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Lo stabilimento Di Rudinì a Pachino: un tentativo di industrializzazione della produzione di vino nel Sudest

p-1di Luigi Lombardo 

Il grande sviluppo della vitivinicultura nell’area della Sicilia Sud Orientale (il Sudest Sicilia) e in particolare nel Pachinese, seguìto alla distruzione fillosserica dei vigneti (fine secolo XIX) e all’impianto di nuovi e robusti porta-innesti che utilizzavano la vite americana, portò a una intensa costruzione di nuovi palmenti al centro di vastissimi vigneti, che ripetevano e solo in parte rinnovavano antiche tecnologie ormai obsolete e strutture semi industriali. Agli inizi del secolo, e in particolare negli anni venti e trenta del ‘900, la commercializzazione del vino da taglio prodotto in grande abbondanza portò alla edificazione anche di piccoli e medi palmenti a conduzione familiare, e alla ristrutturazione dei grandi palmenti, dove il lavoro era perfettamente organizzato per la grande produzione di vino da esportazione. Con la specializzazione gli operai cominciarono a distinguersi in pigiatori, torchiatori e misuratori, oltreché naturalmente vendemmiatori, che erano i meno specializzati. Continua a leggere

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Disertare per vivere. Dialogo con Paolo Godani

9791256240470_0_0_0_0_0di Ivana Margarese 

Premessa 

Paolo Godani è nato a La Spezia nel 1974. Ha studiato filosofia all’Università di Pisa, laureandosi nel 1997 con una tesi su Heidegger, che rielaborata è diventata il suo primo libro, uscito nel 1999 presso le Edizioni Ets. Per Mimesis nel 2001, ha pubblicato Estasi e divenire. Un’estetica delle vie di scampo, che raccoglie una molteplicità di studi dedicati sia a filosofi (Nietzsche, Heidegger, Bataille, Deleuze) sia a scrittori (Melville, Kafka), inseriti in una cornice teorica costituita dal problema della dissoluzione del soggetto. Continua a leggere

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Attraversare la Sicilia con la scrittura delle donne

donne-di-carta-in-siciliadi Grazia Messina 

Se è vero che la lettura rappresenta sempre un cammino di formazione, viaggiare con tante donne, anche soltanto tra le pagine di un libro, e incontrarne altre persino negli angoli meno noti della Sicilia, aiuta certamente a tracciare, in una dialettica storico-letteraria dell’Isola, sentieri assai fertili, da percorrere con compagne di viaggio spesso obliate, celate alla conoscenza. In Donne di carta in Sicilia. Itinerari sulle orme delle scrittrici (Il Palindromo, Palermo 2024) Marinella Fiume si conferma guida sapiente ed esperta in questo singolare cammino che dalla carta abbraccia la Sicilia vissuta e raccontata dalle donne, capace di guardare non solo alle mete da raggiungere, ma anche ai viaggiatori in marcia, per nuovi sguardi e sorprendenti affacci.   Continua a leggere

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Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti. Il sogno di Roman

Roman (ph. Enrico Montalbano)

Roman (ph. Enrico Montalbano)

di Enrico Montalbano 

Ho visto tre bambini che giocavano alla guerra. Ho visto tre bambini che terrorizzavano un piccione. Ho pensato, attraversandoli, a questa attitudine al male come una cosa “a esclusiva discrezione” del genere umano.

Il racconto che riporto di seguito è la trascrizione, in sintesi, di una intervista video che realizzai nel 2008 (https://www.facebook.com/share/p/1B7NfPs3Wc/), in cui a parlare è un rifugiato congolese arrivato come tanti dal mare sul territorio italiano (scoprii che quel giorno stesso aveva ricevuto il permesso umanitario). Continua a leggere

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La scultura polimaterica in «legno tela e colla»: le origini e la tecnica «per via di porre»

Trapani, I Misteri, Gruppo La Negazione (ph.Silvio Piazza)

Trapani, I Misteri, Gruppo La Negazione (ph. Silvio Piazza)

di Lina Novara    

È opinione comune nella storiografia trapanese che la tecnica polimaterica cosiddetta del «legno tela e colla» sia stata inventata a Trapani nel secolo XVII e che Giovanni Matera (Trapani 1653 – Palermo 1718) per primo l’abbia applicata nella realizzazione di statuine da presepe [1]. Recenti studi che hanno rivalutato l’aspetto tecnico e riconosciuto ai maestri il ruolo di artisti, hanno tuttavia trascurato di indagare sulle origini della cospicua produzione di opere, realizzate con materiali poveri, che ha visto nei secoli XVII e XVIII la sua massima espressione nei gruppi processionali dei Misteri [2]. Continua a leggere

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De bello gaddico

il-castello-di-udine-ediz-adelphidi Antonio Pane 

Alla nuova stampa a sua cura di Il castello di Udine, ennesima pigna del rigoglioso abete gaddiano allevato da Adelphi, Claudio Vela potrebbe lecitamente attaccare lo slogan «Prendi due paghi uno». Il lettore vi trova infatti annesse le due edizioni di riferimento: la rarissima princeps solariana del 1934 che vi è integralmente riprodotta e la vulgata Einaudi (apparsa per la prima volta nel 1955, al centro del trittico I sogni e la folgore), che vi si può intraleggere con due leggere manovre: tralasciandone i tratti racchiusi da emiparentesi quadre (⌠⌡), ossia le espunzioni che la contrassegnano (riguardanti in massima parte l’ampio corredo di note); e consultando, nella enciclopedica Nota al testo (alle pp. 266-267), il breve compendio delle sue numerate varianti. Continua a leggere

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Il culto e le tradizioni di San Rinaldo a Fallascoso, nel Chietino

Fallascoso (ph. Ennio Pietrantonio)

Fallascoso (ph. Ennio Pietrantonio)

di Amelio Pezzetta                                   

Premessa

Il presente saggio è finalizzato ad analizzare le tradizioni indicate nel titolo al fine di dimostrare l’importanza culturale e religiosa che San Rinaldo riveste per la comunità fallascosana ed evidenziare, nel contempo i processi di rifunzionalizzazione e le innovazioni che si sono osservate nel corso del XX secolo e in questi primi decenni. Le notizie riportate sono state ricavate da interviste, dalla consultazione di materiale bibliografico e vari siti facebook. Per le informazioni fornite si ringraziano Laura Di Biase, Alessandro Di Luzio, Ennio Di Pietrantonio, Nicola Di Pietrantonio, Teresa Madonna, Pietro Ottobrini e Antonello Tetiviola.  Continua a leggere

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Antropologia dell’imperfezione

mini_magick20240922-1-60azb2di Aldo Pisano 

Il progetto di antropologia radicale che Albert Piette propone nel libro Existential Art, learning to look. An essay on radical anthropology (Il Sileno edizioni, 2024) tenta di risolvere il rapporto fra oggettività/stasi e soggettività/dinamismo dell’identità. Il progetto di Piette apre questioni non solo teoretiche ed epistemologiche, ma anche di carattere ontologico. Il problema centrale è infatti come possa lo sguardo cogliere l’identità di un fenomeno/soggetto pur nel suo mutare e se, di fatto, possa esserci un’identità fissa e non fluida. Piette riattualizza, in senso antropologico, il dilemma classico della nave di Teseo e dell’identità dell’io: «An anthropology of the human being requires a description of the different forms of incompleteness. If we look at a group of individuals interacting together, we run the immediate risk of absorbing the flaws and imperfections of each individual. This is something that few sociologists or social anthropologists have avoided». Continua a leggere

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Le ambivalenze della Bibbia e l’antigiudaismo della Chiesa romana

Antica copia della Bibbia

Antica copia della Bibbia

di Elio Rindone 

La Bibbia: un testo che, nel corso dei secoli, ha aiutato i credenti a vivere meglio la propria vita e a creare società organizzate con maggiore giustizia? Sì e no! Essa contiene infatti, a mio parere, grandi insegnamenti, che ancora oggi conservano tutta la loro validità, ma porta anche il peso di condizionamenti culturali di epoche passate, le cui conseguenze possono essere disastrose. Se i testi biblici, quindi, vengono interpretati con metodo storico-critico, è possibile trovare in essi un messaggio di grande attualità; se, invece, ogni pagina viene presa alla lettera come parola divina, come è accaduto nell’Europa cristiana negli ultimi due millenni, accanto agli effetti positivi, comunemente e giustamente riconosciuti, possono essercene alcuni molto negativi. Continua a leggere

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Proprietà Intellettuale e Cambiamento Climatico: riflessioni su uno sviluppo economico del futuro

FOTO Centrale a carbone in Indonesia (ph. Kemal Jufri, per Greenpeace)

Centrale a carbone in Indonesia (ph. Kemal Jufri, per Greenpeace)

di Giovanni-Clemente Rossi 

Cambiamento climatico e trasferimenti tecnologici 

L’arrivo inevitabile del cambiamento climatico, anticipato dagli attuali disastri ambientali che caratterizzano in special modo il cosiddetto Sud Globale, ci pone di fronte a una serie di questioni che mettono in discussione i nostri modelli di sviluppo economico e, in particolare, il rapporto tra investimento pubblico e privato per il finanziamento di energie rinnovabili, infrastrutture, trasporti e ripristino del territorio [1]. Continua a leggere

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L’esilio come metamorfosi, identità in transito

Beuchat André, Gli uomini, acquaforte,  2000.

Beuchat André, Gli uomini, acquaforte, 2000.

di Giorgia Rubera 

Tengo sangre de lemosín, árabe, castellano y murciano, y me hago por necesidad solidario de todas las atrocidades y aun crímenes que los invasores cometieron en nuestro territorio. Si usted suprime a los romanos y a los árabes, no queda de mí quizás más que las piernas; me mata usted sin querer, amigo Unamuno (Ganivet 1898). 

La presente analisi esplora l’esilio come processo di metamorfosi identitaria nelle vite di alcuni poeti, artisti e intellettuali arabi. Non intende essere una riflessione sul dolore dell’esilio, quanto piuttosto si propone di esplorare l’attraversamento, il transito identitario. L’esperienza di sradicamento si configura come una trasformazione profonda dell’identità che, nel suo mutare, trova nuove forme di essere tra il dolore della separazione, la nostalgia per le radici perdute e nuove appartenenze.  Continua a leggere

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Identità riflesse: corpo e sacro tatuato

Tatoo Convention (ph. Rossana Salerno)

Palermo, Tatoo Convention (ph. Rossana Salerno)

di Rossana Salerno 

Introduzione

La decorazione del corpo, come manifestazione visibile di identità e di partecipazione ai riti di passaggio, ha attraversato secoli e culture, mantenendo un ruolo fondamentale nei processi di definizione personale e sociale. Oggi, il tatuaggio sacro non rappresenta solo un simbolo di spiritualità o di fede, ma si configura come un potente strumento di comunicazione verso l’esterno, capace di riflettere mutamenti identitari e di rispondere alle sfide sociali attuali. Continua a leggere

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“Maestri di pura luce”. Dialogo con Ilaria Giovinazzo

38a382c2-bfb2-4599-8f2c-8f9585f7c4ecdi Fabio Sebastiani

La bella iniziativa editoriale di cui si è fatta portatrice Ilaria Giovinazzo curatrice e traduttrice dei versi di Lalla, mistica indiana del XIII secolo, usciti in Italia con il titolo Pura luce, ci permette di riflettere sul tema de “i maestri”. Sono ancora possibili nell’epoca moderna? In quali forme? Per quale platea? Giovinazzo ha dato il suo piccolo/grande contributo facendoci toccare con mano come il tempo non conta quasi nulla quando si tratta di rimettere al centro spunti spirituali di grande respiro, anche, e soprattutto, in versioni popolari e aperte, ma che ormai questa dialettica, questo confronto deve necessariamente assumere un profilo mondiale. Occorre immaginare nuovi canali di comunicazione e nuove forme che dopo la falsa vetrina di internet ci sappia davvero portare in una dimensione, verrebbe da dire in una koiné, davvero senza confini. Continua a leggere

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Una summa dell’Antinatalismo

dierna_antinatalismo_mimesisdi Emilio Simonetti 

L’Antinatalismo 

Che la vita sia un abominio, è un enunciato raramente espresso dagli appartenenti al comune consorzio umano. Chi se ne fa interprete, se ha il coraggio di farlo, si espone ad un sicuro stigma sociale. È infatti principio dominante, quasi assoluto, al di là delle comuni convinzioni filosofiche o religiose, che la vita, nonostante distrette e avversità, anche le più feroci e crudeli, sia ‘una cosa buona’.

Che venga intesa come dono, come castigo o come progetto, l’opinione di (quasi) tutti è che sia esistenzialmente irrinunciabile e irrefutabile nella sua essenza, per chi voglia dirsi umano. E chi non aderisce a questa convinzione o è un aspirante suicida o un incosciente pessimista o, semplicemente, un bestemmiatore (queste due ultime ipotesi spesso vanno insieme). Continua a leggere

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Napoli, da Vigliena al Molosiglio, il mare del popolo: dal porto commerciale al porto militare

Ponte della Maddalena fine Settecento

Ponte della Maddalena fine Settecento

di Maria Sirago 

La fascia costiera tra Vigliena e il Molosiglio era definita da Matilde Serao “il mare del popolo”. Nel territorio al confine con San Giovanni vi era il fortilizio di Vigliena: era stato costruito per la difesa del Golfo tra il 1703 ed il 1706 su una precedente torre spagnola per ordine del viceré Juan Manuel Fernando Pacheco, marchese di Villena, da cui prese il nome, oggi diruto. Era usato anche per la pratica di artiglieria che dovevano fare gli alunni della Regia Accademia Militare della Nunziatella, istituita nel 1787. Fu distrutto in parte nei moti rivoluzionari del 1799 (Amirante, 2008:72). Nella vicina spiaggia nel 1818 fu costruito il primo battello a vapore, Ferdinando 1; poi nella zona circostante nel corso del’800 furono edificati numerosi opifici che dettero il volto a quella che oggi è chiamata la “zona industriale” (Sirago, 2022a). Continua a leggere

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La migrazione dei Paladini dell’Opra

downloaddi Orietta Sorgi 

L’opera dei pupi vista dall’altra parte dell’oceano, quando la grande miseria di fine Ottocento costrinse migliaia di siciliani ad abbandonare la propria terra per traghettare nel Nuovo Mondo.  Carichi di aspettative e in cerca di fortuna, anche numerosi opranti si spinsero in America per avviare la loro attività. Per molti fu un successo perché le rappresentazioni dei paladini di Francia incantarono il pubblico della Little Italy, creando un elemento di coesione nelle nuove comunità di riferimento. Un capitolo di storia che merita di essere approfondito perché ancora poco conosciuto malgrado i riconoscimenti Unesco che l’Opera dei pupi ha ricevuto nel 2001. Continua a leggere

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Il femminismo islamico e le questioni di genere: l’apporto di Omaima Abou-Bakr e delle altre esegete coraniche

La Goulette, Tunisi (ph. Francesca Spinola)

La Goulette, Tunisi (ph. Francesca Spinola)

di Francesca Spinola 

Il cammino verso l’emancipazione femminile in Egitto negli ultimi trent’anni ha preso sempre più la forma di un movimento fatto di donne impegnate a conquistare spazi di libertà e di parità di genere, all’interno di una cornice religiosa. Questo sforzo ha trovato la sua ragion d’essere nella convinzione che l’Islam contenga in sé tutti gli elementi per assicurare alle donne un percorso di liberazione.

Come spiega Naṣr Ḥāmid Abū Zayd [1], nel discorso femminista appare subito chiaro che la cosa importante da fare è quella di distinguere fra ciò che l’Islam porta come contributo e la situazione specifica della condizione umana ai tempi dell’Arabia preislamica. Occorre sottolineare concetti come il monoteismo, la morale, la giustizia e l’eguaglianza, in contrapposizione alla condizione di assoggettamento e alla poligamia che derivano dalla cultura araba del VII secolo. Continua a leggere

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Sidi Abdel Rahman di Casablanca: tra tradizione e modernità

Interno del marabutto post ristrutturazione  (ph. Adil Gadrouz)

Esterno del marabutto post ristrutturazione (ph. Adil Gadrouz)

di Latifa Taibi

Introduzione 

Il culto dei marabutti ha rappresentato per secoli una componente fondamentale della religiosità popolare in Marocco. Figure carismatiche dotate di baraka [1] (benedizione divina, un concetto centrale nella spiritualità musulmana), i marabutti hanno incarnato un punto di riferimento spirituale e sociale per le comunità locali, fornendo guarigione, consiglio e protezione, un po’ come le figure di settimini e santi taumaturghi ai quali siamo abituati in Italia (Talbi, 2020). Continua a leggere

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È l’ignoranza il nostro grande non detto

miccione_congiura_copertinadi Rosa Tinnirello 

Davide Miccione nell’ultimo suo libro  La congiura degli ignoranti (Valore italiano Editore, Roma, 2024)  offre una riflessione incisiva e provocatoria sulla crisi dell’istruzione e sul valore del sapere. Attraverso un’analisi dettagliata, l’autore illustra come la società odierna alimenti un vero e proprio “patto sociale” per incoraggiare la cultura dell’ignoranza.  La scelta del titolo, come scrive Miccione, non è casuale: «Congiurare, dal latino “coniurare”, significa giurare insieme, impegnarsi all’unanimità». Questo impegno a-culturale collettivo riguarda tutti noi, «dal cinquantenne che fino a qualche tempo fa leggeva ma ormai […]si fa vedere dal figlio in piena età formativa a digitare idiozie tutto il giorno sui social, all’assessore alla cultura […] che porta in giro senza alcuna vergogna il suo italiano privo di congiuntivi per conferenze e presentazioni». Continua a leggere

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Sistema capitalistico e diritti umani. Il Femminismo Intersezionale tra storie di risignificazione e pluralismo

n_donne_international_0di Mariangela Vitrano 

«The nations of the earth will never be well governed until both sexes, as well as each category, are fully represented and have an influence, a voice and a role in the implementation and administration of laws” – “Le nazioni della Terra non saranno mai ben governate finché entrambi i sessi, così come ogni categoria, non saranno pienamente rappresentati e non avranno un’influenza, una voce e un ruolo nell’attuazione e nell’amministrazione delle leggi» – pamphlet anonimo, Gran Bretagna 1847 .[1]  Continua a leggere

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Emilia Pérez: per una nuova identità, tra onde emotive e naufragi

emilia-perez-1ht3gvdi Flavia Schiavo 

Organizzazioni criminali, impunità, complicità, governo urbano 

Ambientato in una “terra di mezzo” tra bene e male, dove la morale si sgretola, come fosse soggetta a un’inondazione o a un terremoto, Emilia Pérez, libero adattamento del romanzo Écoute di Boris Razon del 2018, decimo film del regista e sceneggiatore francese Jacques Audiard, presentato al 77º Festival di Cannes (nel 2024, e vincitore del premio della Giuria [1]), si apre con un’immagine di Ciudad de México, global city di classe Alpha [2], dal 2016 nota come Cdmx, abitata da più di 9 mln di persone (nel 2020). Continua a leggere

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Emilia Pérez tra performatività e sovversione dell’identità di genere

da Emilia Perez

da Emilia Perez di Jacques Audiard

di Annamaria Clemente 

«Este caso, este caso, este caso / Señor presidente, señor juez / Honorables defensores de la familia de la difunta / Honorables colegas de la parte civil / Estimados miembros del jurado / Estoy de acuerdo con mis colegas de la fiscalía  / Este caso es un caso demasiado mundano / Es un caso de violencia». (Questo caso, questo caso, questo caso/ Signor presidente, signor giudice/ Onorevoli difensori della famiglia della defunta/ onorevoli colleghi della parte civile/ Stimati membri della giuria / Sono d’accordo con i miei colleghi dell’accusa/ Questo caso è un caso fin troppo ordinario/ È un caso di violenza). Sibila a denti stretti una indignata Zoe Saldaña, mentre batte freneticamente sulla tastiera di un pc. Non sappiamo nulla di lei e del suo personaggio, ma i sottotitoli della canzone scorrono, e i nostri occhi corrono dalle parole alla visione di un volto stanco e smunto, di un corpo esile segnato da stanchezze e frustrazioni profonde che narra molto più di quanto vorrebbe. Continua a leggere

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Emilia Pérez e l’irriducibilità del corpo

da Emilia Perez

da Emilia Pérez, di Jacques Audiard

di Antonina E. Ferruzza Marchetta 

Un narcotrafficante, Manitas del Monte, ricco e malavitoso boss di un cartello Messicano, dal sorriso illuminato da una ultra-kitch dentatura in oro e dal naso pronunciato, assolda un’avvocatessa in crisi esistenziale, Rita Mora Castro, per farsi accompagnare nella realizzazione del suo sogno recondito: la transizione di genere da uomo a donna. Continua a leggere

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Emilia Pérez. Una grande, festosa, tragica “Domanda”

imagesdi Anna Fici 

Trovarsi a scrivere di un film tanto noto, visto e commentato, con ben tredici candidature agli Oscar 2025 e molti altri riconoscimenti, non è molto facile. In un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, ciascuno se ne è già fatto un’idea. Non è in discussione l’eccellenza della fotografia (Paul Guilhaume), della capacità orchestrante della regia (Jacques Audiard). Non è in discussione l’originalità della storia (tratta dal romanzo Écoute di Boris Razon), la qualità della colonna sonora originale (Clément Ducol) e dei brani (Camille Dalmais) – si tratta di un film musicale – , la recitazione di Karla Sofia Gascòn, prima attrice transgender a essere candidata come migliore attrice protagonista e di Zoe Saldana (candidata come miglior attrice non protagonista)… Continua a leggere

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L’arte bohémien in un Messico immaginario. Tra il cinema e la performance teatrale

1di Bianca Navarra

Immaginiamo: Stai andando al lavoro in auto, ora di punta, il traffico è immane. Poi, miracolosamente, il semaforo diventa verde, la strada si libera, il cielo si ingrigisce e alla radio parte una canzone che parla proprio di te. La voce sembra la tua, e tutti i tuoi sentimenti celati, giusti o sbagliati che siano, si esprimono in musica. Non sarà la canzone migliore del mondo, ma è quella che racconta la tua storia. Continua a leggere

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Emilia Pérez, ma perché?

cover_emiliaperez-1-1di Giulia Panfili 

Sono andata a vedere il film Emilia Pérez al cinema: un gesto e momento di libertà che mi sono concessa e che ha fatto sì che mi sedessi sulla poltrona della grande sala già fremente. Avrei potuto vederlo in streaming sul divano di casa, perché dopo essere stato presentato in anteprima al festival di Cannes, il film del 2024 diretto da Jacques Audiard ha debuttato nelle sale francesi ad agosto per poi arrivare a novembre negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito, prima al cinema e poi in streaming su Netflix. Continua a leggere

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Piccola cronaca di alterità condivise

Piccola cronaca di alterità condivisa (ph. Ivana Castronovo)

Piccola cronaca di alterità condivisa (ph. Ivana Castronovo)

di Ivana Castronovo 

Recentemente, durante alcuni momenti di solitaria ricerca di immagini, progetti di studio e talvolta di consumo passivo di informazioni visive sui social, mi sono trovata a pensare che avrei voluto vedere l’espressione sincera ed estemporanea di altri di fronte a ciò che a me in quei contesti si presentava davanti. Per quanto curiosi e stimolanti potessero essere alcuni ritrovamenti e incontri nel corso di questa escursione visiva il tassello mancante diventava l’esperienza condivisa. Questa mancanza ha aperto lo spiraglio a degli interrogativi che diventano qua condivisi in pensieri dal carattere personale e che in parte possono certamente rimandare a innumerevoli supporti di carattere accademico-scientifico.  Continua a leggere

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Esplorazione urbana degli spazi abbandonati: Ex Stabilimento Innocenti e Manicomio di Mombello

Stabilimento_Innocenti_torre_piezometrica (ph.Stefania_Donno)

Stabilimento_Innocenti_torre_piezometrica (ph. Stefania_Donno)

di Stefania Donno

Il territorio milanese è disseminato di edifici, un tempo fulcro di attività industriali e di pubblica utilità, oggi abbandonati e in disuso. Questi spazi, pur non assolvendo più al loro scopo originario, custodiscono memorie storiche e architettoniche di fascino e grande valore.

Il progetto fotografico che qui propongo si propone di rappresentare tali luoghi, tentando da una parte di metterne in evidenza la storia attraverso le rovine e, dall’altra, di evidenziarne le potenzialità in vista di una possibile riqualificazione. La documentazione fotografica, per mezzo di pellicola analogica in bianco e nero, assume in questo contesto un duplice significato. Continua a leggere

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Agata ovvero la luce

Agata ovvero la luce (ph. Roberta Giuffrida)

Agata ovvero la luce (ph. Roberta Giuffrida)

di Roberta Giuffrida 

Ho sempre amato la festa di Sant’Agata, sin da bambina, e sempre sono stata colpita dalla moltitudine di gente che accorre per parteciparvi.

Nelle immagini che ho proposto ho voluto rappresentare una sintesi della festa, estratti di un paesaggio complesso, scatti un effervescente ed emozionante rito popolare. Continua a leggere

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Sul palcoscenico di maschere e costumi il rito del carnevale si fa spettacolo

Castelvetrano

Castelvetrano 1961

di Lorenzo Ingrasciotta

Sin da piccolo, come tanti bambini della mia età, la mia mamma mi faceva indossare un costume replicante un personaggio del Carnevale. Io indossavo quello di Pierrot con tanto di neo posticcio sulla mia guancia destra, fatto all’ultimo momento, prima di uscire per le strade in festa della mia cittadina.

Col trascorrere del tempo e con il susseguirsi di incidenti, se non addirittura veri e propri “regolamenti di conti”, quest’attesissima festa, che precedeva i giorni austeri della Quaresima, quel rito fatto di ingenui mascheramenti, piccoli ammiccamenti, tradizionali veglioni, coriandoli e balli, è stato via via definitivamente convertito in una spettacolare rassegna di carri monumentali e parate sfarzose. Continua a leggere

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La bottega dei sogni, tra pupi, storie e meraviglia

La bottega dei sogni (ph. Valeria Laudani)

La bottega dei sogni (ph. Valeria Laudani)

di Valeria Laudani

Ci sono giornate che non si dimenticano, momenti che magicamente ti riportano alla meraviglia dell’infanzia. Così è stato quando ho incontrato il mondo di Biagio Foti, un maestro d’arte, un puparo, ma soprattutto un custode della tradizione popolare siciliana. Insieme al suo prezioso amico, Carmelo Roccazzella, Biagio ha allestito a Catania per noi, un gruppo di amici e parenti,  un piccolo teatro dove il fascino antico dell’Opera dei Pupi ha ripreso forma e vita.   Continua a leggere

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La festa di Agata e del suo popolo

Agata e i Catanesi (ph. Giuseppe Nastasi)

La festa di Agata e del suo popolo (ph. Giuseppe Nastasi)

di Giuseppe Nastasi 

N.O.P.A.Q.U.I.E., acronimo della locuzione latina Noli Offendere Patriam Agathae Quia Ultrix Iniuriarum Est, è la scritta scolpita sulla facciata della cattedrale di Catania.

Significa letteralmente “non offendere il paese di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia”. Continua a leggere

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Trieste. La piazza universale

La piazza del mondo (ph. Francesca Raggi)

La piazza del mondo (ph. Francesca Riggi)

di Francesca Riggi 

Dal 2015 ho iniziato un progetto sui Migranti seguendoli nei vari luoghi di transito: Lampedusa, Palermo, Calais.

A maggio di quest’anno mi sono recata a Trieste per vedere con i miei occhi una realtà virtuosa di accoglienza di migranti, provenienti dalla Rotta Balcanica, che arrivano ogni giorno in decine e, nei mesi estivi, anche in centinaia. Continua a leggere

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