Il settore del marketing turistico nel mondo, e di conseguenza anche in Sicilia, sta radicalmente e velocemente mutando. Le motivazioni sono diverse e alcune di esse solo casualmente co-influenti. Non se ne può negare l’evidenza: se fino a soli pochi anni fa la promozione turistica era esclusiva degli enti pubblici su larga scala e delle pro-loco (comunque finanziate da enti pubblici locali), adesso chiunque, grazie al web, è messo nelle condizioni di diventare un influencer, ossia qualcuno che pubblicizzi, con i potenti mezzi messi a disposizione della rete, le caratteristiche di un determinato territorio, esaltandone – e, talvolta, esagerandone – l’eccezionalità in termini di bellezze monumentali, naturalistiche, enogastronomiche e di accoglienza e divertimento.
Figure fondamentali di questa nuova politica involontaria del turismo mondiale, se così possiamo azzardare a chiamarla, sono i travelblogger: uomini e donne il cui unico interesse è girare il mondo per mostrarlo attraverso un blog, con il filtro della propria esperienza, a chi non lo conosce ancora ma potrebbe volerlo conoscere. Quella del travelblogger è diventata una professione a tutti gli effetti, remunerata da tour operator e agenzie turistiche in una sorta di vortice in cui entrano in gioco anche sponsor di qualsivoglia natura.
Ma viaggiare per il mondo non è qualcosa che rientra nelle possibilità di tutti: chi ha intrapreso questa strada o ha potuto contare su un buon budget d’investimento iniziale o ha tentato di sfruttare le frequenti offerte che le compagnie aeree mettono a disposizione dei propri passeggeri, anche per le mete più remote e simbolicamente esotiche.
A quest’ultima tipologia di travelblogger appartiene Andrea Petroni, autore del libro edito dalla Dario Flaccovio Professione travelblogger (2017). Si tratta di un vero e proprio manuale che spiega passo passo come avviare un’attività professionale legata al viaggio, alla conoscenza e alla descrizione di località d’interesse turistico per il mondo, adoperando una serie di accorgimenti paradigmatici in grado di formare delle figure professionali. Le esperienze e le indicazioni su come aprire e scrivere su un blog secondo la normativa SEO di Google, ma anche su come far girare il proprio nome sui social network come Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn, Snap Chat e YouTube, nel rispettarne gli algoritmi, sono al centro dell’intero testo, con l’aggiunta di precise raccomandazioni su come un aspirante travelblogger debba perseverare e pazientare – dai 6 mesi a 1 anno – per poter vedere finalmente i primi risultati delle proprie “fatiche”.
Secondo Petroni, e così è nei fatti, non esiste una strategia possibile univoca che interessi ogni tipo di canale utilizzato per la propria comunicazione sul web. Per fare solo un esempio, se una corretta indicizzazione del blog, perché chiunque possa trovarlo con facilità grazie a parole chiave fondamentali, passa da una meticolosa analisi del SEO di ogni articolo scritto, dalla semplicità e confidenzialità del linguaggio adoperato e da una schematica e intuitiva suddivisione degli argomenti tra le pagine, Facebook bada bene di mantenere la propria utenza entro i suoi gelosi recinti, limitando nettamente la diffusione di contenuti che se ne trovano al di fuori.
Così, un video di YouTube “linkato” su Facebook non potrà essere visibile nella bacheca di una altissima percentuale di contatti o di utenti di una determinata pagina, anche se si trattasse di milioni di unità. E ancora, maggiore è il numero di utenze di una qualsiasi pagina, minore sarà la percentuale di persone che sarà in grado di visionare un contenuto da questa pubblicato, anche se si parla di contenuti interni a Facebook. Per quale ragione? Perché Facebook non è uno strumento commerciale gratuito o, quantomeno, non più. Ecco perché esistono le cosiddette “sponsorizzate” a pagamento: per far sì che i propri contenuti siano visibili in maniera mirata a un numero molto più alto di persone potenzialmente interessate a quanto pubblichiamo sulla nostra pagina, anche se non vi hanno cliccato sopra il fatidico “Mi piace”. Sì, proprio così: si tratta di cervellotici – o forse più semplicemente geniali – espedienti per fare degli utenti del più famoso social network esistente un immenso bagaglio commerciale. E quindi di denaro.
Ma tornando alle modalità di applicazione delle indicazioni di Petroni, la loro paradigmaticità sta nel fatto che queste possano essere messe in pratica non soltanto da chi abbia intenzione di viaggiare per il mondo. Come io stesso sto avendo modo di constatare, entrando in diretto contatto con l’autore, la possibilità di diventare travelblogger è alla portata di mano anche di chi intenda promuovere un’area geografica limitata entro confini geografici più ristretti. Da circa due mesi, ho infatti aperto il blog www.esperienzasicilia.it, riuscendo a inserire degli articoli con una cadenza che, purtroppo, non è del tutto ottimale, secondo gli standard ideali di pubblicazione. È vero: star dietro ai ritmi spesso incalzanti del web e del suo famelico pubblico non è semplice come sembra, quando non ci si dedica a una simile attività in maniera del tutto o quasi esclusiva. E questo nonostante gli oggetti di osservazione – i luoghi che possano ricoprire un qualche interesse turistico in Sicilia – siano dopotutto non così distanti dai miei luoghi di vita quotidiani.
Da travelblogger, ogni visita presso un qualsiasi luogo turisticamente interessante comporta, infatti, un notevole dispendio economico ed energetico, se non vi è qualcuno che sostenga la propria iniziativa di promozione. Carburante, attrezzature foto-filmografiche, cura nel riprendere gli oggetti che interessano e poi, tornati dall’esperienza maturata, realizzare articoli scritti, scaricare sul proprio computer le fotografie e modificarle opportunamente, oltre che montare i filmati e divulgare su blog e social i risultati ottenuti. No: se non si svolge soltanto questo tipo di attività non è facile mantenerla in vita.
C’è però da dire che, dopotutto, il numero degli influencer turistici in Sicilia non risulta affatto trascurabile. Non sono in grado di mostrare in questa sede dei dati ufficiali in merito, ma appare del tutto evidente come – specie sui social network – sia cresciuta a dismisura negli ultimi anni la quantità di pagine riguardanti la promozione turistica in Sicilia, dal macrocontesto regionale alla piccola realtà agreste. Alcune delle pagine in questione vantano addirittura un numero di utenti che supera le diverse centinaia di migliaia di unità. In percentuale, si tratta di importanti quantità di potenziali “clienti” del brand “Sicilia”, se opportunamente stimolati con le corrette soluzioni di marketing.
Come operano gli influencer siciliani delle pagine Facebook? Come si presentano e cosa mostrano nel tentativo di convincere il prossimo che la Sicilia è un bellissimo posto e che debba a tutti i costi essere visitato? Anche qui, se ormai diversi anni fa tutto appariva più semplice, adesso aprire una pagina incentrata sull’influenza turistica non è una passeggiata. Guadagnare un giro di utenza consistente, che riesca ad approdare almeno a qualche migliaio di unità, richiede davvero molta perseveranza e pazienza, tanto che per mesi ci si potrebbe sentire come qualcuno che recita all’interno di un teatro senza o con pochissimi spettatori, per lo più disinteressati.
Ma l’unico segreto che cela la riuscita di un’attività del genere – e di molte altre – è la realizzazione e pubblicazione di contenuti validi e, soprattutto, utili a qualcuno. Qual è l’utente finale al quale mi rivolgo? Cosa può voler sapere da me? Come lo convinco che ciò che gli dico fa davvero al caso suo? Dare delle risposte esaustive a queste domande e agire di conseguenza è la chiave della riuscita del lavoro di un influencer, come di qualsiasi altro tipo di “venditore”.
Le nuove frontiere del turismo in Sicilia – come dovrebbe ormai rassegnarsi a fare l’intero mondo del commercio – non possono esimersi dal riconoscere nel ruolo dell’influencer una figura professionale in grado di svolgere determinanti mansioni di persuasione, prettamente via web. Ciò significa che la formazione di personale specializzato dovrebbe trovarsi tra le prerogative degli enti e delle società che si occupano di promozione turistica, a qualsiasi livello.
È chiaro come non sia possibile dormire sonni tranquilli, quando parliamo di promozione sul web. Regolamenti e algoritmi cambiano in continuazione, e ciò che può essere utile oggi per i propri fini può non esserlo anche domani o fra una settimana. E per questo la formazione non potrà che essere accompagnata da frequenti corsi d’aggiornamento, per rimanere al passo con tempi dagli intervalli brevissimi.
Di certo c’è che il futuro del marketing turistico – come di qualsiasi altro tipo di marketing – sarà sempre più nelle mani della comunicazione video, oltre che sempre più idoneo ai dispositivi mobili piuttosto che ai personal computer. Scrittura e comuni- cazione visiva per immagini e fotografie, già da tempo in secondo piano, potrebbero subire un ulteriore calo di utenza, rischiando addirittura di scomparire in tempi non poi così distanti da noi.
Dunque, la speranza di chi opera già in questo settore in Sicilia, e lo fa con margini di guadagno attualmente molto esigui o nulli, è che ci si renda conto di come le regole di una corretta ed efficiente promozione turistica siano ormai orientate, se non addirittura dettate, da colossi del web come Google, Facebook et similia. Potremmo forse arditamente disquisire come anche il terrorismo internazionale faccia la sua parte nel convogliare i flussi turistici verso mete almeno apparentemente più sicure. Ma questa è certamente un’altra storia.
Dialoghi Mediterranei, n.27, settembre 2017
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Lorenzo Mercurio, è laureato in Antropologia Culturale ed Etnologia specialistica presso l’Università di Palermo. Ha intrapreso la strada professionale del grafico pubblicitario, svolgendo collateralmente mansioni di antropologo presso associazioni culturali e ONLUS. Ha scritto il romanzo Hierà. Strade fra le onde e collabora col musicista Franco Vito Gaiezza per la redazione di testi. È interessato ai fenomeni migratori e alle forme contemporanee della comunicazione.
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