di Tommaso Pasquini
Altavalle è un comune trentino della val di Cembra, un nuovo ente nato nel 2016 dalla fusione di quattro piccoli comuni di montagna: Faver, il paese più grande, che conta circa 800 abitanti; Valda, che ne conta poco meno di 200; Grumes che supera i 400, e Grauno che si assesta sui 150.
Numeri che risultano assai ridotti, in alcuni casi perfino dimezzati, scorrendo a ritroso l’indice dei dati demografici fino al periodo tra le due guerre, ma che da alcuni anni rimangono più o meno stabili, con una tendenza minima ma progressiva alla diminuzione.
Con gli abitanti di questi paesi, l’associazione di promozione sociale “.doc” conduce da quattro anni un importante progetto di narrazione di comunità, confluito questa estate in un festival dedicato al teatro civile e partecipato: Contavalle, organizzato dall’associazione con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e il sostegno del comune di Altavalle, dell’apt Piné e val di Cembra e la collaborazione di Sviluppo Turistico Grumes.
Ogni ambito della cultura, dell’arte e dello spettacolo ha ormai un proprio festival di riferimento e ogni luogo, di centro o di periferia, è in grado di proporne almeno uno. Perché dunque aggiungersi oggi a questo affollato elenco? Semplicemente perché l’associazione “.doc” e i cittadini di Altavalle possiedono un’idea originale e articolata di cosa dovrebbe essere il loro festival. Legata a progetti culturali che si sviluppano su questo territorio da diversi anni. Progetti che muovono dalla narrazione di comunità e avanzano, a piccoli passi, verso più direzioni: la storia del territorio, la coscienza dei luoghi, il futuro dei piccoli paesi. Proposte che non vogliono soltanto intrattenere il cittadino, ma coinvolgerlo nella costruzione attiva della memoria locale. Inserirlo in un discorso critico sul suo presente e su quello del paese in cui vive. Percorsi che sfociano in un festival per presentare pubblicamente i propri progressi e mettersi in rete con esperimenti analoghi che si realizzano in altri luoghi, d’Italia e d’Europa.
Organizzare Contavalle non ha significato soltanto portare il teatro a casa della gente, proponendo spettacoli nelle piazze e per le vie del paese, coinvolgendo la popolazione nella ricerca dei palcoscenici e degli allestimenti e nell’appoggio logistico agli attori, ai tecnici e agli organizzatori. Ma significa anche scavare nei ricordi degli abitanti, soffermarsi sulla storia dei loro luoghi, cercando un elemento comune nel passato delle quattro comunità diventate un comune unico. In questo racconto collettivo l’emigrazione è emersa spesso come esperienza condivisa, un vero e proprio “capitale culturale” da cui non si può prescindere per un qualsiasi tentativo di ricostruzione e divulgazione della memoria del posto.
Se raccogliere interviste, reperire documenti, riscoprire diari e raccogliere fotografie è operazione avviata e pratica- mente sempre in corso (come il dialogo aperto con importanti realtà nazionali che si occupano di valorizzazione della memoria come il teatro Povero di Monticchiello (SI), l’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano (AR), la Rete dei piccoli paesi), è nella valorizzazione e nella divulgazione di questo patrimonio cul- turale che l’impegno della cittadinanza e dei coordinatori del progetto si è concentrato principalmente.
Per questo è nato “Ci sarà una volta”, l’esperimento di teatro partecipato attivo ormai da quattro anni che vede impegnati in piazza come attori direttamente i cittadini delle quattro frazioni. Quello che recitano in varie repliche tra agosto e dicembre, è un testo teatrale costruito attraverso una serie di incontri organizzati nei nove mesi precedenti, tutti aperti al pubblico e proposti a rotazione in ognuno dei quattro paesi.
In queste assemblee pubbliche la gente si confronta, discute, dialoga su quelli che sono i temi di attualità riguardanti la vita della propria comunità, attingendo in continuazione alla storia e alla memoria per confrontare, comprendere, immaginare il futuro del proprio paese e della sua comunità.
Nell’ultima stagione estiva di questo teatro civile e di comunità sono stati portati in scena nelle piazze e nelle strade di Altavalle i seguenti spettacoli: Ci sarà una volta. Ogni dove; La lacrimosa storia di Romeo e Giulietta; Sogni d’oro. La favola vera di Adriano Olivetti; Emigrantes express; Re-esistere fuori e dentro il paese. Una rassegna di sperimentazioni tra narrazioni autobiografiche, ballate musicali e denunce sociali. Un modo per arginare lo spopolamento e opporsi allo sfaldamento delle piccole comunità di montagna.
Dialoghi Mediterranei, n.28, novembre 2017
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Tommaso Pasquini, laureato in Scienze Politiche all’Università di Siena nel 2001, si sp’Università Sorbona 3, poi a Strasburgo, presso l’Institut des Hautes Etudes Européennes. Dal 2007 oltre a collaborare come giornalista alle pagine culturali di riviste e quotidiani trentini, lavora sia come documentarista che come autore di testi e progetti di narrazione di comunità legati alle piccole realtà di montagna. Dal 2014 sviluppa il progetto di teatro partecipato “Ci sarà una volta” nel territorio di Altavalle (TN) e dal 2017 è direttore artistico del festival di teatro civile e partecipato Contavalle. Dal 2016 è responsabile del “dipartimento della reminiscenza” delle A.P.S.P di Nomi (TN) e Cavedine (TN). É direttore della nuova rivista “Altavalle360”.
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