di Marcello Vigli
Una Chiesa che corregge una preghiera con oltre due secoli di storia mostra una gande capacità di rinnovamento. Non sono mancati mugugni e distinguo alla decisione della Cei e approvata dal papa di sostituire nel Padre Nostro l’incomprensibile non c’indurre in tentazione con la più ovvia non lasciarci nella tentazione, ma papa Francesco non si è lasciato condizionare e ha affidato al Sinodo il compito di promuovere la proposta di correzione. Restano comunque il sintomo di una più profonda inquietudine che sta attraversando la Chiesa universale per le innovazioni introdotte da papa Francesco e di disorientamento per i gravi scandali che l’attraversano.
Certo dalla rivalutazione di Martin Lutero alla condiscendenza verso la cultura omosessualista, dal primato della prassi sull’ortodossia alle aperture su donne diacono e alla disponibilità verso i divorziati risposati hanno disseminato molti motivi per creare confusione nella Chiesa. Si è aggiunta la recente Costituzione Apostolica Episcopalis communio di Papa Francesco sul Sinodo dei Vescovi destinata a favorire il decentramento del governo della Chiesa, auspicato nella Evangelii gaudium, istaurando un processo di collaborazione fra la Curia e la Segreteria del Sinodo stesso, da recepire nelle Chiese locali.
Contro tale impegno riformatore resta compatto il fronte degli oppositori fra i quali presente e attivo è il cardinale tedesco Gerhard L. Müller, prefetto emerito della congregazione per la dottrina della fede dal 2012 al 2017, che ha recentemente diffuso un duro documento accusatorio. In esso ripropone, fra l’altro, il caso Mc Carrick denunciando il metodo, che ne aveva consentito la nomina all’episcopato di una diocesi importante come Washington, e, altresì, la nomina a cardinale di Santa Romana Chiesa rendendolo consigliere del papa nelle nomine dei vescovi. Un tempo le notizie sulla sua omosessualità e sulla corruzione di minorenni sarebbero restate riservate, ma oggi, divulgate, hanno imposto la sua deposizione voluta dallo stesso papa. La stessa durezza si rivela nei confronti del consolidarsi di un orientamento di benevolenza verso i rapporti di coppia omosessuali e «si riafferma che l’unione sessuale ha il suo posto solo tra un uomo e una donna nel matrimonio. Fuori c’è solo fornicazione e abuso della sessualità, sia con persone dell’altro sesso che, nell’innaturale aggravamento del peccato, con persone dello stesso sesso». Anche su altri temi Muller esprime apertamente il suo dissenso nei confronti delle opinioni “disinvolte” accreditandosi come voce autorevole fra i difensori della tradizione.
In questa prospettiva assume particolare significato la decisa volontà del papa di non coprire più le colpe dei pedofili a qualsiasi livello della gerarchia appartengano. La loro diffusa presenza rappresenta un momento critico per la Chiesa che si trova ad affrontare le implicazioni degli abusi sessuali per i riflessi penali che hanno nell’ambito della giustizia civile nelle diocesi di tutto il mondo.
Sull’argomento, Papa Francesco impone “tolleranza zero”. Sollecita la denuncia di quanti sono accusati di abusi e incoraggia, anche, tutti gli ordini religiosi a cooperare con le autorità civili e di governo rendendo noti i nomi dei colpevoli. In particolare, ha convocato in Vaticano dal 21 al 24 febbraio 2019 un incontro organizzato dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori nella Chiesa.
In armonia con tale incoraggiamento si deve leggere l’invito rivolto dall’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg) a tutte le suore che hanno subìto abusi sessuali o di potere da parte di preti, religiosi, vescovi o cardinali a denunciare l’accaduto, raccontando ai propri superiori, ma anche alla polizia, quello che hanno dovuto sopportare, anche se risalente a molti anni prima. «Esprimiamo il nostro profondo dolore e l’indignazione per la serie di abusi perpetrati nella Chiesa e nella società odierna», si legge nel comunicato dell’Uisg.
A tale processo, che avvia mutamenti istituzionali, si sta adeguando anche l’episcopato italiano come emerge dal documento finale dell’Assemblea generale straordinaria della Cei (12-15 novembre) che proclama lotta aperta alla pedofilia, e crea un Servizio nazionale per la tutela dei minori. Nella stessa sede l’Assemblea ha approvato la traduzione italiana della terza edizione del Messale Romano, a conclusione di un percorso durato oltre 16 anni. In tale arco di tempo, si legge nel comunicato finale dell’Assemblea, vescovi ed esperti hanno lavorato al miglioramento del testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico, nonché alla messa a punto della Presentazione del Messale, che aiuterà non solo una proficua recezione dei suoi testi, ma anche a sostenere la pastorale liturgica nel suo insieme. Il testo della nuova edizione sarà ora sottoposto alla Santa Sede per i provvedimenti di competenza, ottenuti i quali andrà in vigore anche la citata nuova versione del Padre nostro non abbandonarci alla tentazione e quella del Gloria pace in terra agli uomini, amati dal Signore.
Significativo valore assume la parte finale del discorso conclusivo pronunciato dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che ha lanciato un messaggio chiaro alle forze politiche. Come Vescovi non intendiamo stare alla finestra. La Chiesa vuole contribuire alla crescita di «una società più libera, plurale e solidale, che lo stesso Stato è chiamato a promuovere e sostenere. In particolare, come Pastori, proprio perché consapevoli delle responsabilità spirituali, educative e materiali di cui siamo portatori, ci riconosciamo attorno a due principi, che appartengono alla storia del movimento cattolico di cui siamo parte. Il primo è il servizio al bene comune….. Il secondo principio è la laicità della politica». In verità questo secondo principio va, comunque, letto alla luce di queste parole del segretario di Stato cardinale Pietro Parolin: «La laicità delle istituzioni civili in senso non laicistico è radicata nella dignità della persona umana e nella sua vocazione alla ricerca della verità quale creatura libera e responsabile, nonché nella natura non assoluta ma servente dello Stato».
La misura di tale orientamento si può avere nella reazione della Santa sede e della Cei alla riproposizione della questione dell’Ici dopo la pronuncia perentoria della Corte di Giustizia UE con cui è stato accolto il ricorso della scuola Montessori di Roma, che ne impone il pagamento. Secondo alcune stime si tratta di almeno 4 miliardi di Euro! In verità il dossier sul recupero del pagamento dell’Ici da parte della Chiesa sembra congelato per una serie di ragioni: la stessa applicazione della tassa secondo l’Anci risulta di difficile realizzazione, ed anche perché gli italiani sarebbero contrari ad una tassa che si potrebbe ripercuotere negativamente sui servizi sociali (ad esempio scolastici e sanitari) gestiti dalla Chiesa cattolica.
In ogni caso indisponibili al cambiamento sono i vescovi italiani che si mostrano, anche, contrari ad affrontare due altre questioni imposte dal regime concordatario: la presenza dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e del diritto dei contribuenti di destinare ogni anno l’otto per mille del loro reddito alla Cei. Entrambi creano regimi di privilegio contro cui sempre negli anni aumenta l’opposizione dei cittadini. Particolarmente contestata è la norma, introdotta con la legge attuativa del Concordato, che, in sede di ripartizione dell’otto per mille, destina alla Cei, oltre alla quota corrispondente alle scelte espresse a suo favore dai contribuenti, anche parte della quota residua delle scelte non espresse in proporzione a quelle espresse. Questa norma aumenta sensibilmente, quasi triplica, il tributo che la Chiesa cattolica ogni anno riceve dai contribuenti italiani. Tale tributo si aggiunge a quello costituito dagli stipendi degli oltre ventimila docenti che insegnano religione cattolica in tutte le scuole della Repubblica per un’ora alla settimana, due per le materne. Se sul crocifisso, in questi mesi si è registrata una sostanziale tregua tra favorevoli e contrari, sul presepe è guerra aperta: in molte scuole docenti, genitori e studenti sono divisi fra favorevoli e contrari.
Nelle singole diocesi, inoltre, si sperimentano forme, nuove e diverse, di “cammino ecclesiale” nei vari campi aperti dagli interventi di papa Bergoglio, in particolare nell’ambito delle famiglie ri-costituite da divorziati uniti in seconde nozze, e dalla sua visita ad Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), prevista dal 3 al 5 febbraio 2019, per partecipare all’Incontro Interreligioso Internazionale sulla “Fratellanza Umana”, in risposta anche all’invito della Chiesa Cattolica negli Emirati Arabi Uniti.
Ma Chiesa italiana sono anche le autonome associazioni come le Comunità riunite nei “Viandanti” che il 22 settembre, a Parma, hanno tenuto la loro terza Assemblea dei soci convocata sul tema I Viandanti nel cambiamento d’epoca, con riferimento ad un passaggio del discorso di papa Francesco ai partecipanti al V Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana (Firenze, 9-13 novembre 2015).
L’Associazione Noi Siamo Chiesa, molto attenta alle attività svolte e alle tematiche affrontate dalla Santa Sede e nelle comunità ecclesiali locali, pur coinvolgendosi direttamente con commenti, adesioni e proprie iniziative, mantiene sempre piena libertà di giudizio. Lo rivelano le riserve recentemente espresse nei confronti della canonizzazione del papa Paolo VI e nella contestazione del recente intervento di condanna del papa contro l’aborto senza riserva nei confronti delle donne costrette a praticarlo. Le sue parole sono state considerate particolarmente dure anche perché pronunciate in una udienza del mercoledì. «L’aborto non è un atto civile, è come affittare un sicario per risolvere un problema». Proprio questa condanna senza appello ha suscitato reazioni altrettanto dure da parte dei suoi sostenitori, mentre ha ovviamente ottenuto il favore dei suoi oppositori.
Meno coinvolte, ma pur sempre attente, alle dinamiche interne alla comunità ecclesiale, le Comunità Cristiane di Base sono state impegnate insieme a quelle provenienti da altri Paesi europei (Francia, Spagna, Austria, Svizzera, Belgio), a Rimini nei giorni 21, 22 e 23 settembre 2018 nel 10° incontro europeo, dal titolo Cristiane e cristiani per un mondo più giusto e per una Chiesa povera. A conclusione dei lavori, dedicati al tema della povertà come fondamento della vita della comunità che Gesù di Nazareth ha annunciato, e alla luce degli eventi drammatici che stanno segnando la vita del nostro continente, per quanto concerne il rapporto con i poveri e i migranti, hanno espresso in un documento la loro profonda indignazione per come la “fortezza Europa” sta affrontando i temi dell’immigrazione. In questo contesto la Chiesa, in modo diverso nei diversi continenti, sta attraversando la crisi più grave degli ultimi secoli.
Dialoghi Mediterranei, n.35, gennaio 2109
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Marcello Vigli, partigiano nella guerra di Resistenza, già dirigente dell’Azione Cattolica, fondatore e animatore delle Comunità cristiane di base, è autore di diversi saggi sulla laicità delle istituzioni e i rapporti tra Stato e Chiesa nonché sulla scuola pubblica e l’insegnamento della religione. La sua ultima opera s’intitola: Coltivare speranza. Una Chiesa altra per un altro mondo possibile (2009).
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