di Paolo De Lorenzi
Molti, vedendo le mie foto o visitando il mio sito, mi chiedono come sia nata in me la passione per i borghi abbandonati e tutto quello che vi gravita intorno. La risposta è tutto sommato semplice: ho cercato e cerco di coniugare la passione per la fotografia con quella della montagna.
Con la fotografia posso fare conoscere a molte persone, anche al di fuori del nostro territorio, questi posti, a volte difficilmente raggiungibili, che diversamente sarebbero condannati, come già in parte lo sono, ad essere dimenticati e ricordati solo nella memoria di quelle poche persone anziane ancora rimaste.
Mi propongo di documentare come si svolgeva la vita di allora tra fabbricati in pietra, stalle, seccherecci e muri a secco costruiti per rubare alla montagna pochi metri quadrati di terra da destinare alla coltivazione dei generi di prima necessità.
È sempre un’emozione nuova raggiungere un piccolo paese, una frazione, a volte solo un casolare isolato e magari trovare ancora qualche oggetto sopravvissuto all’incedere del tempo ed ai vandali.
A volte rimangono solo pochi muri appena riconoscibili, il più delle volte circondati da rovi e vegetazione infestante che li avvolge quasi a proteggerli. Le fatiche sono però quasi sempre ripagate: a volte anche una solo foto può documentare più di tante parole.
Ho visitato oltre cento piccoli borghi o paesi abbandonati, prevalentemente nell’Appennino Ligure, ma molto è ancora il lavoro da fare, dove la parte più difficile è riuscire ad avere notizie – quasi sempre scarne se non inesistenti – per progettare poi una nuova “spedizione”.
Nella scoperta di questi luoghi abbandonati si conoscono aspetti della vita quotidiana e della cultura materiale dei nostri padri, dei contadini, dei pastori, degli allevatori, di un mondo popolare quasi del tutto scomparso.
Si possono così scoprire antichi borghi sospesi su pendii, un vecchio forno per il pane abbandonato, una tipica cucina rurale con al centro della stanza la stufa in ghisa, il runfò caratteristico della Liguria, un mulino con le tradizionali macine di pietra, cesti e damigiane impagliate, casoni e alpeggi, stalle e muri di pietra.
In questa ricerca guidata da curiosità, passione e spirito di avventura, si finisce col produrre a volte una interessante documentazione storica, una proposta di recupero, o una semplice richiesta di attenzione per luoghi e ambienti che conservano suggestioni e suscitano emozioni.
La fotografia può restituire la bellezza perduta di un luogo, di un momento, di una stagione.
Confido che tutti si convincano della lezione suggerita da Vinton Cerf: «Dietro di noi un deserto digitale, un altro Medioevo. Se tenete a una foto, stampatela!».
Dialoghi Mediterranei, n. 37, maggio 2019
________________________________________________________
Paolo De Lorenzi, appassionato di fotografia paesaggistica da oltre trent’anni, ha cercato di coniugare la passione per l’escursionismo con la documentazione delle antiche emergenze storico-naturalistiche principalmente dell’Appennino Ligure. Ha così iniziato un viaggio, attraverso le tante piccole e spesso sconosciute vallate dei monti dell’Appennino, alla ricerca di quello che rimane degli antichi paesi. Questa sorta di specializzazione come fotografo dei Paesi Abbandonati lo ha portato a creare un sito internet www.paesiabbandonati.it ed un’omonima pagina Facebook.
______________________________________________________________