di Giuliano Del Moretto
Da qualche anno, sto portando avanti un progetto fotografico personale intitolato Luoghi dis-occupati. Il tema del progetto è legato alla ricerca di posti ed edifici abbandonati e lasciati al proprio destino: abitazioni civili, edifici industriali, paesi, ville, dimore storiche ecc.
Inizialmente, ho cominciato a fare questo genere di fotografia cercando luoghi abbandonati in modo saltuario senza avere in mente un progetto ben preciso da seguire. Col materiale fotografico accumulato nel tempo, ho deciso di dare organicità alle foto già scattate e di farne di nuove, con l’intento di sviluppare il progetto qui appena abbozzato.
Le fotografie sono solo il risultato finale di una lunga documentazione e ricerca di luoghi dismessi, interessanti dal punto di vista fotografico. Dietro ogni fotografia c’è, infatti, un lungo lavoro di documentazione su pubblicazioni a stampa e su internet, di informazione diretta da altre persone e di perlustrazione del territorio. Tutto questo mi ha portato a scoprire luoghi e realtà che non avrei mai considerato e che neanche avrei potuto pensare potessero esistere.
Purtroppo, in questo mio percorso, ho scoperto che esistono molti, troppi luoghi abbandonati a sé stessi e, contrariamente a quello che si possa credere, non solo edifici industriali dismessi o normali abitazioni civili, ma interi paesi e dimore ed edifici storici di particolare pregio che, inspiegabilmente, sono dimenticati e lasciati a disgregarsi al trascorrere del tempo.
Al momento, il materiale fotografico raccolto si riferisce principalmente al territorio toscano ed una parte a quello ligure confinante; questo è dovuto al fatto che, purtroppo, mano a mano che sviluppo la mia ricerca scopro che la densità dei luoghi abbandonati è elevata e questo comporta che non è necessario andare lontano per trovare una notevole quantità di posti da fotografare.
Prediligo effettuare fotografie degli interni degli edifici rispetto agli esterni. Nella parte interna si presenta una densa trama di luci, ombre e penombre che si alternano e si intersecano stagliandosi su superfici decadenti. Trovo interessante il contrasto complementare di luci e ombre tra interno ed esterno; infatti da un’analisi a posteriori delle fotografie scattate, mi sono accorto che in molte di esse, nell’inquadratura compaiono finestre e porte, le uniche fonti di luce rimaste a rischiarare questi ambienti dimenticati nel buio dell’oblio.
Per quanto riguarda il processo di cattura delle immagini, cerco di registrare, nei limiti del possibile, l’atmosfera, le luci e le ombre che percepisco durante l’esplorazione. Per questo motivo, in interni scatto solo ed esclusivamente sfruttando la luce naturale ed evito di ricorrere all’ausilio del flash, che inevitabilmente altererebbe ombre e atmosfera.
Prima di scattare una foto, scelgo con cura l’inquadratura, cosa inserirvi e, cosa più importante, cosa non inserirvi. Non amo scattare di getto, ho bisogno di studiare preliminarmente l’ambiente e fare prove di inquadrature senza premere il pulsante di scatto.
Scelgo l’inquadratura, posiziono la fotocamera sul cavalletto ed effettuo la foto, in molti casi eseguo più scatti con differenti esposizioni della medesima inquadratura, al fine di usare la tecnica HDR in postproduzione, vale a dire tentare di riprodurre l’ampia gamma dinamica tra luci e ombre che percepisce l’occhio umano, ma che il sensore della fotocamera con una singola fotografia non riesce a catturare. Posso affermare, che le mie foto in questo caso sono molto ponderate e studiate nei minimi dettagli.
L’esplorazione di luoghi abbandonati presenta tanti lati positivi come scoprire nuovi posti e itinerari fuori dalle consuete mete, informarsi sulla loro storia passata, tornare a casa con nuove foto e una nuova consapevolezza. Esistono però anche aspetti negativi, uno di questi è quello di fare molti chilometri per raggiungere un sito e scoprire che è inaccessibile, perché recintato e transennato; è sempre bene ricordare, infatti, che entrare in una proprietà privata recintata e con cartelli di divieto di accesso, anche se abbandonata, è pur sempre un’infrazione penale.
Un altro elemento negativo è dato dal fatto che spesso gli edifici sono in uno stato fatiscente ed il pericolo di crollo è elevato, in questi casi è opportuno ispezionare solo zone sicure ed usare il buon senso. Un ulteriore aspetto critico è rappresentato dal rischio di incontrare individui equivoci, che si accentua in edifici abbandonati siti in aree urbane, mentre in quelle rurali è poco probabile.
Prima di addentrarmi in un luogo, lo perlustro all’esterno per trovare eventuali tracce che rivelino la presenza di qualcuno all’interno. Mi è capitato più volte di dover desistere dall’esplorazione, ecco perché è sempre preferibile andare in compagnia.
Qual è il senso di questo progetto? Le fotografie sono il risultato di tutto un lavoro preliminare, che consiste nell’individuare e raggiungere luoghi degni di essere immortalati. Inoltre, mi occupo personalmente e materialmente della preparazione dei passepartout per incorniciare le stampe destinate alla mostra.
Il senso di questo progetto consiste ovviamente nell’ottenere i risultati voluti, sono stato “costretto” a documentarmi bene, a scoprire e raggiungere luoghi nascosti attraversando itinerari poco battuti, imparare e sviluppare nuove tecniche fotografiche, scegliere il materiale adatto per incorniciare le stampe e predisporre il materiale per meglio conservarle ed esporle. La cosa più importante di un viaggio non è la meta, ma il percorso per raggiungerla.