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Lettera da Padru

uncaffeadarmungia2019-11

Un caffè ad Armungia, 2019 (ph. S. Mizzotti)

A cura dell’Associazione “Realtà virtuose”

Abbiamo avuto la fortuna di essere ad “Un caffe ad Armungia” dalla prima edizione e quest’anno per la prima volta non ci saremo. Questo ci dispiace ma ci ha aiutato a pensare a cosa questo evento ha significato per noi.

Abbiamo conosciuto la prima volta Armungia grazie ad una mail della professoressa Broccolini che ci suggeriva e ci invitava ad andarci.

Ad Armungia abbiamo conosciuto Tommaso, Barbara, Pietro, Ida e tanti altri.

Ad Armungia è nata l’idea di costituire in forma strutturata Realtà virtuose, la nostra associazione. Senza quel caffè non sarebbero nate amicizie, percorsi comuni, condivisioni e conoscenze.

Senza quel caffè non avremo partecipato alla Rete dei piccoli paesi.

Questa riflessione ha fatto emergere i motivi per cui almeno nei nostri pensieri anche quest’anno saremo ad Armungia con voi.

Saremo sempre presenti ad Armungia per l’accoglienza della famiglia Lussu, per la capacità organizzativa della loro comunità, per la loro casa sempre aperta, per la qualità della musica, dei suoi racconti e della sua poesia.

Saremo sempre ad Armungia nella convivialità e nella curiosità dei partecipanti al caffè, dove sono stati invitati fra i tanti: Emilio Lussu, Antonio Gramsci e Bob Marley.

Saremo sempre presenti ad Armungia nelle case che ci hanno accolto.

Accanto al nuraghe come antichi sardi dove fra una sigaretta e una birra, si trascorreva il tempo ad osservare dall’alto la quiete notturna del borgo e a fantasticare sulle attività delle persone nelle loro case.

Nelle stanze che un tempo ospitavano il medico che veniva in paese da fuori, come noi, in cui abbiamo trovato l’anziana proprietaria sempre sveglia sino tardi a guardare il calcio in televisione.

Saremo sempre ad Armungia a far la colazione salata con le pizzette nel bar dell’anziano signore ora in pensione, ad ascoltare le storie delle foto in bianco e nero e dei cimeli del Cagliari calcio appesi alle pareti.

Saremo ad Armungia la mattina nell’edicola per comprare quotidiani che non si vendono più, dove l’edicolante, per accontentare i nuovi temporanei residenti, va a Ballao per recuperarli.

Saremo ad Armungia nelle vie silenziose ad ascoltare le cicale nelle ore calde, e a sentire il profumo dell’estate nel Gerrei.

Saremo sempre ad Armungia non solo per il caffè, ma anche per sorseggiare allegramente un vino rosso e qualche bionda di Sardegna, in compagnia di persone del luogo di cui purtroppo ricorderemo solo i volti e non i nomi.

Saremo sempre ad Armungia seduti in grandi e piccole tavole imbandite con sorrisi, buoni cibi e buoni saperi locali, premurose con i vegetariani.

Saremo sempre ad Armungia nel museo di Emilio, felici che nessuno abbia a lui svelato a chi, noi sardi, abbiamo regalato la bandiera dei mori con la benda sulla testa, che scivola giù sugli occhi sempre più.

Saremo sempre ad Armungia con chi propone altri sguardi, con chi li inverte, con chi sorride, con chi sogna, con chi studia, con chi si incontra o semplicemente con chi ascolta.

 Ma soprattutto saremo sempre ad Armungia per far vedere a tutti che tutto questo esiste.

Dialoghi Mediterranei, n. 38, luglio 2019

 

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