La linea d’ombra che accompagna la vicenda della ristrutturazione dell’ospedale di Mazara del Vallo, passa, come è ovvio, dall’Asp di Tp, dai suoi amministratori attuali e antecedenti, attori e comparse di una gestione procedurale, a tratti discutibile, che, nello svolgersi di un decennio, ha sicuramente penalizzato i cittadini mazaresi, circa la soluzione dei loro problemi sanitari, a salvaguardia della loro salute.
Nel corso dei venti anni trascorsi, paventata la chiusura del nosocomio, sono state condotte delle campagne a tutela del presidio.
Invero, il problema parte da lontano e da precedenti amministrazioni, probabilmente tese a modificare l’Abele Ajello nei piani sanitari, malgrado finanziamenti erogati, poi sfumati, non si capisce se dirottati altrove, e poi riproposti, con i fondi UE.
È doveroso riconoscere, al precedente Assessore alla Sanità regionale, Dr Massimo Russo, il tentativo di salvare il nosocomio civico dalla possibile estinzione e la riproposizione – con finanziamenti comunitari (temporalmente vincolati) – della ristrutturazione/adeguamento dell’ospedale in tempi definiti, dapprima fissati entro dicembre 2013, poi posti entro il 2015, stante il notevole ritardo inizio lavori, pena la revoca dei finanziamenti.
Il percorso gestionale, avviato da qualche anno, in teoria, sarebbe dovuto essere semplice e lineare, e, una volta delineato e definito il progetto dei lavori di ristrutturazione e adeguamento del nosocomio mazarese ed espletate le procedure di bando per l’aggiudicazione ed assegnazione dell’appalto, all’impresa che ne avesse i requisiti, sarebbero dovuti iniziare subito i lavori previsti.
Nel frattempo, nelle more dell’apertura dei cantieri, resi inoperativi i reparti, da circa 1 anno, trasferiti negli ospedali di Marsala (45 minuti di percorso) e Castelvetrano (tragitto circa 30 minuti), è stata sguarnita la città, con i suoi circa 60000 abitanti, e – da alcuni mesi – accontentata con l’apertura dell’area di emergenza di via Livorno.
Detta area, nel rispetto della professionalità di quanti vi operano con impegno, non sembra rispondente ed adeguata ai bisogni della popolazione.
I Mazaresi si accontentino… sembrano suggerire i comunicati.
In realtà, il risultato, probabilmente per inconsapevole levità gestionale, è stato un iter di dissolvenza del presidio ospedaliero mazarese, incorporato in ospedali di altre città, più e da tempo, politicamente salvaguardate.
Né basta un proclama, dopo la revoca d’urgenza e la pronuncia di rigetto del Tribunale di Tp del ricorso dell’impresa già aggiudicatrice dei lavori – come da comunicato stampa del 29 maggio 2013 – da parte del responsabile dell’ufficio tecnico dell’ASP di Trapani e RUP (Responsabile Unico Procedimento) dei lavori di ristrutturazione e adeguamento dell’Ajello di Mazara, per pensare di auto-assolversi e assolvere l’Asp Tp, da una gestione di procedure che può apparire opinabile nelle valutazioni prospettiche di specifica gestibilità operativa.
“Il Tribunale di Trapani ha rigettato in data 27/05/2013 il ricorso ex art. 700 c.p.c. proposto dall’Impresa Si.Gen.Co. S.p.a. di Catania con il quale veniva richiesta la sospensione, in via d’urgenza, del provvedimento di risoluzione del contratto d’appalto stipulato dall’A.S.P. di Trapani con la stessa impresa, disposto con deliberazione del Commissario Straordinario n. 1554 del 05/04/2013. La decisione del Tribunale conferma, in maniera ampia, la correttezza dell’operato e delle decisioni assunte dall’A.S.P. di Trapani nell’esclusivo interesse pubblico, connesso con la ristrutturazione e riattivazione dell’Ospedale di Mazara del Vallo. L’A.S.P. di Trapani ha già acquisito la disponibilità da parte del concorrente che segue in graduatoria per la esecuzione dell’opera alle stesse condizioni contrattuali formulate dall’Impresa Si.Gen.Co. S.p.a. ed ha già avviato la procedura di acquisizione della documentazione necessaria alla stipula del nuovo contratto d’appalto. È ipotizzabile l’inizio dei lavori entro il prossimo mese di luglio. Ciò consentirebbe di giungere all’ultimazione dei lavori entro il 2015, rispettando le prescrizioni imposte per l’utilizzo del finanziamento comunitario”.
Ora, l’ospedale è chiuso. I lavori di ristrutturazione non ancora attivati. Tacciono le fonti ufficiali circa risposte certe.
Nel diramare qualche comunicato stampa, si può avere l’impressione che l’Asp Tp, cerchi di spostare l’attenzione della cittadinanza di Mazara – captatio benevolentiae – su punti di realizzazione in corso: trasferimenti degli ambulatori del distretto Sanitario presso i locali di via Castelvetrano (da mesi locati in attesa di utilizzo) e di rassicurare i cittadini della sufficienza ed efficienza della postazione di emergenza di via Livorno, che, come da nota del 22.5.2013, stante i dati di attività non è un “semplice snodo per trasferimenti ma una vera e propria struttura sanitaria” (comunicato Asp Tp del 22.5.2013).
Ne deriva che i cittadini mazaresi, stante la benevolenza con cui l’Asp si prende cura di loro, debbano essere grati, orgogliosi, di potere usufruire di questa area di emergenza, in quanto figli di un dio minore, e che si accontentino di essa, a differenza di cittadini di altre città vicine le cui aspettative sono da intendere come giuste rivendicazioni, a differenza delle istanze dei mazaresi da intendere come campanilistiche.
La gestione della sanità mazarese, per quanto attiene soprattutto l’iter di lavori di ristrutturazione dell’Abele Ajello, talora, sembra essere stata improntata a criteri di non consona specifica operatività, tale da penalizzare così la tutela della salute della cittadinanza.
Se esistono delle responsabilità o inadeguatezze gestionali, è giusto che si faccia il punto e si ponga fine a rimpallo e a giustificazioni che possono sembrare inconcludenti.
Si è assistito ad una specie di teatro delle ombre: dilatazione dei tempi, incerti assegnatari, ricorsi, incertezza di date d’inizio dei lavori, imprecisione della definizione operativa, etc.
L’Abele Ajello si è risolto in una struttura di Pronto Soccorso, anch’essa in minus rispetto alle reali necessità e bisogni della città, che si ritiene scarsamente considerata dall’Asp, percepita non molto sensibile ad una ripartizione corretta di sanità nosocomiale e sbilanciata a favore di altre cittadine.
Mazara ha bisogno del suo ospedale completo e migliorato.
La città non è e non può essere considerata figliastra di decisioni non sempre favorevoli, che costringono i cittadini a mortificanti questue sanitarie.
I cittadini debbono essere tutelati nei loro bisogni di salute, alla pari.
La città aveva una struttura sanitaria ospedaliera qualificata e questa deve essere resa ai cittadini.
L’ospedale deve essere realizzato nei tempi previsti.
L’Asp Tp in caso di inadempienze circa “le prescrizioni imposte per l’utilizzo del finanziamento comunitario” e quindi mancata ristrutturazione/adeguamento del nosocomio cittadino, dovrà assumersi l’onere di risarcire la città di Mazara, tutelandola, in tempi brevi, con la costruzione di un nuovo ospedale.
Non è più tempo di attese inconcludenti.
Si ritiene opportuno, per Mazara, l’istituzione di un Comitato cittadino di tutela che rappresenti la città e che contrasti inadempienze e detrimenti.
“Il tempo della soluzione di un qualsiasi problema – scriveva qualcuno – è l’intervallo tra la premessa e il suo adempimento…” “La sua durata non è un intervallo, ma il periodo di una evoluzione”.
Mazara non può tornare, con il dissolvimento del suo ospedale, più indietro del suo passato; non può permettersi una crisi radicale, utile, per qualcuno, a spiegare un processo di decadenza sanitaria, né che i suoi malati, attendano, questuanti ed itineranti, ricoveri e cure adeguate.
Dialoghi Mediterranei, n.2, giugno 2013