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Per vicoli, cortili e mercati

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Mazara (ph. Bognanni)

di Emanuela Patrizia Bognanni

«Non invidio a Dio il Paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia». Federico II di Svevia riassumeva così tutta la bellezza della nostra terra, ed io quando mi ritrovo per vicoli, cortili, “stratuzze”, sono ben felice di catturare un po’ del suo fascino e fermarlo nel tempo.

Un mix irresistibile di ingredienti: i giardini, la cucina, i manufatti di ceramica, le spezie, la pasticceria, i siciliani, bruni o biondissimi. Chi mai avrebbe potuto creare tutto questo se secoli di mescolanze non avessero usato questa terra per far germogliare i loro semi?

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Palermo (ph. Bognanni)

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Palermo (ph. Bognanni)

E mi vengono in mente la fragranza del gelsomino, il sapore del gelato di gelsi neri, le note di Battiato che superano tutti i confini del mondo, gli occhi nerissimi di Aisha.

L’ho incontrata davanti una bancarella di frutta, chiedeva con insistenza un cestino di fragole. Mamma non le prestava attenzione o probabilmente non aveva intenzione di acquistarle, ed ecco la sua vocina che si alza e in perfetto siciliano protesta e reclama, attirando così l’attenzione di tutti i presenti.

Volevo ridere di gusto, ma la mamma imbarazzata mi fece desistere. Il fruttivendolo pronto e disinteressato disse: “Ma ci accattassi i fraguli a’ picciridda”. La piccola Aisha ebbe il suo cestino di fragole.

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Palermo (ph. Bognanni)

Parla benissimo il dialetto siciliano e ride di gusto quando non capisco cosa stia dicendo, “perché io siciliana, figlia di un uomo molto scuro e di una donna molto bionda, il nostro dialetto lo conosco poco e non è un fatto strano, anzi. Io questa terra la amo!”

Nei mercati palermitani oramai è difficile distinguere fra immigrati e figli siciliani di immigrati.

Sono stata tante volte tra le bancarelle, so bene che ogni volta è una esperienza nuova, i miei occhi come radar in cerca della “foto” che racconti un attimo irripetibile.

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Palermo (ph. Bognanni)

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Palermo (ph. Bognanni)

Incontri tantissima umanità, i bambini ti guardano con un interesse che gli adulti fanno fatica a simulare, e se gli fai una foto poi l’ammirano sul piccolo display. Allora nasce il desiderio di un abbraccio, di comprare un gelato, ma fuggono con il sorriso, un gioco che imparano presto.

Gli uomini raccontano meno e non dipende certamente dal loro paese di nascita; le donne raccontano, mentre tengono in braccio i loro figli, di violenze e guerre.     Maria non fa fatica a parlare, è venuta su un barcone e ce l’ha fatta, oggi fa la domestica e ha una vita.

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Palermo (ph. Bognanni)

L’ascolto e ammiro i piedi decorati con l’hennè. Quanti anni avrà? 30, 40?  Non saprei dire, sia per lei sia per tante altre donne che, leggere, incrocio fra bancarelle e vocìo di Ballarò o del Capo. Sono volti resi ingannevoli dalla passata vita difficile. Maria mi guarda e si offre di decorare i miei. Sono a disagio, come potrei ringraziarla senza arrecarle offesa?

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Palermo, Lady Africa (ph. Bognanni)

Provo incanto per i vicoli del mercato di Ballarò, nel cuore dell’Albergheria, forse il più antico, sicuramente il più vivo. Negozietti, bancarelle, commercianti palermitani, ma anche indiani, tunisini, ganesi e di tante altre etnie in una grande mescolanza che non crea disagi: è tutto al suo posto.

Il venditore di pesce che “abbannìa” e il mercante di spezie orientali proprio al suo fianco. La voglia di fotografare tutto è tanta ma anche di acquistare tutto, perché la frutta, il pesce sembrano migliori. E poi c’è la gentilezza, i grandi sorrisi: un modo a parte nella città, ma forse lo è, un’isola che appare felice pur nell’evidente degrado e povertà.

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Palermo, festino dfi S. Rosalia (ph. Bognanni)

E il festino? La comunità tamil più numerosa d’Italia vestita a festa, con gli abiti più belli e i gioielli più vistosi, partecipa con devozione ai festeggiamenti in onore di Santa Rosalia: un tripudio di colori, stoffe, sete, capelli neri e lucenti. Indiani che partecipano alla Santa Messa al santuario di Monte Pellegrino.

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Palermo (ph. Bognanni)

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Mazara (ph. Bognanni)

Così attenti, tutto nella loro postura è un inno sacro, qualcosa che noi nel tempo abbiamo perduto. Come non restare affascinati da questi scampoli di umanità bellissima?

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Mazara (ph. Bognanni)

Torno sempre volentieri a Mazara del Vallo. Il suo porto, le stradine decorate con ceramiche di un bel blu orientale, murales e insegne in arabo, il profumo del cuscus, testimonianze delle dominazioni nei secoli. Il Conte Ruggero e il condottiero Mokarta, per esempio, hanno “firmato” un pezzo di storia della città.

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Mazara (ph. Bognanni)

Sulla facciata della Cattedrale c’è un bassorilievo: “Sugnu risortu a farivi sintiri/ a zoccu fici lu Conti Ruggeri,/ amurusu di Cristu e di la fidi,/ unitu a quattrucentu cavaleri./ Cc’era a Mazara tanti saracini,/ Muarta sulu arzava li banneri./ Cci fu ‘na guerra, sintistivu diri./ Persi Muarta, e cu vincìu? Ruggeri» (Sono tornato a farvi sentire/ cosa fece il Conte Ruggero,/ che adorava Cristo e la Sua fede,/ insieme a quattrocento cavalieri./ C’erano a Mazara tanti saraceni,/ solo Mokarta alzava gli stendardi./ Ci fu una guerra, l’avete sentito dire./ Perse Mokarta, e chi vinse? Ruggero).

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Mazara (ph. Bognanni)

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Mazara (ph. Bognanni)

Pensare che Mazara sia soltanto il porto dei pescatori non le rende giustizia: qui si è realizzata, decenni orsono, il modello di città senza frontiere, dove i popoli possono trovare casa e lavoro, amore e relazioni, cultura e pace. Si vive forse il fascino della multicultura.

Dialoghi Mediterranei, n. 44, luglio 2020

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Emanuela Patrizia Bognanni, rimasta vedova pensionata, nel 2011 acquistò la sua prima reflex, iniziando una grande e meravigliosa relazione con la fotografia. Vanta diverse partecipazioni a collettive, una personale sul padre e i segni dell‘Alzheimer, un lavoro nel tempo che l’ha impegnato molto emotivamente. Ama il bianco e nero e i ritratti al volo per strada. Un po’ turista straniera nella sua terra, con entusiasmo fotografa nella consapevolezza che in ogni scatto c’è la sua storia più intima.

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