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La mascherina, la cornice del nostro sguardo

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

il mondo delle mascherine. Immagini

di Michele Di Donato

Quanto è cambiato il modo di guardarsi, di accorgersi dell’altro in questi giorni di pandemia?

Guardarsi negli occhi era diventato un atto ostile, generava imbarazzo. A volte erano sufficienti la fretta, lo stress, il ruolo per impedirci di vedere che gli occhi del nostro interlocutore stavano per mettersi a piangere o esplodere in un sorriso.

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

La fastidiosa mascherina apre un nuovo orizzonte. Se vogliamo dialogare con qualcuno o sapere chi abbiamo davanti, quegli occhi dobbiamo guardarli per forza. E potrebbe bastare per fare la rivoluzione: al supermercato, in farmacia e, se diventa un’abitudine, persino nella vita privata. Dove ci togliamo le mascherine, ma gli occhi restano.

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

La mascherina è un pezzo della battaglia per riprenderci le nostre vite e bisogna fare pace con il fatto che tiene caldo, impedisce il riconoscimento facciale dal cellulare, appanna gli occhiali, segna il viso e limita alcune nostre libertà.

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

Però è indispensabile perché è un impegno sociale; protegge gli altri da noi stessi, innesca una nuova coscienza civica. È un gesto che serve a creare una protezione di gruppo ma solo se tutti lo facciamo correttamente.

La comunicazione affidata agli occhi ci obbliga a una maggiore attenzione verso l’altro a metterci più sensibilità, a cominciare dal riconoscerlo. La comunicazione non si interrompe con la mascherina, tanto più che non è un bavaglio e le parole restano fondamentali.

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

L’empatia verso “l’altro da se” persiste nella capacità di coinvolgere con lo sguardo. Se non è visibile un sorriso, saranno gli occhi a farlo, rassicurando o misurandosi con la persona che si ha di fronte.

La mascherina è diventata la cornice del nostro sguardo. Con le labbra possiamo sorridere anche se siamo tristi, ma con gli occhi no, perché sono la rappresentazione immediata di tutte le emozioni che ci attraversano.

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

La mascherina, mettendo in risalto lo sguardo, in realtà ci mette più a contatto con gli altri rispetto a prima.

È un’esperienza nuova per i popoli dell’Occidente. Ma, se ci pensiamo, per altri popoli come gli arabi, fa addirittura parte del loro abbigliamento; o, ancora, in Giappone e in Corea del Sud la usano da molti anni a causa dell’inquinamento atmosferico. Ma questo non ha impedito loro di continuare a vivere serenamente la loro vita.

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

L’uso della mascherina e il distanziamento sociale che ci è stato imposto hanno attivato una serie di canali di vicinanza in un momento di traumatizzazione collettiva. Sentirci solidali con gli altri, infatti, mette in moto dei meccanismi che, fino ad ora, avevamo messo da parte. Si esaltano la postura, la mimica degli occhi; gli abbracci arrivano attraverso il nostro tono di voce.

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Face-masks Covid 19 (ph. Di Donato)

La pandemia ci lascerà ferite, pensieri ed emozioni. E laddove ci sono questi sentimenti, ci sono cambiamenti. Questi dipenderanno da come ciascuno di noi avrà elaborato questa crisi e da come la integrerà nella sua storia.

Di una cosa sono veramente sicuro: questa pandemia e l’uso dei dispositivi di contenimento, ci sta insegnando che il “gioco di squadra” è fondamentale nella conservazione e nell’evoluzione del genere umano.

Dialoghi Mediterranei, n. 45, settembre 2020

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Michele Di Donato, di origini pugliese, vive e lavora in Sicilia da circa vent’anni. Dopo gli studi di economia aziendale lavora come formatore PNL e Analisi Transazionale e come consulente di marketing e comunicazione per aziende vitivinicole.  Si occupa di fotografia sin da piccolo; è un autodidatta. Svolge regolarmente workshop, in diversi contesti formativi, sulla percezione visiva, sulla comunicazione e composizione fotografica e sulla lettura delle immagini. Dal 2018 entra a far parte del progetto ISP Italian Street Photography, per il quale svolge esperienze formative di Street Photography in qualità di master. Ha ricevuto premi e apprezzamenti a livello nazionale e internazionale. Le sue immagini sono state pubblicate su magazines come Reflex, Foto CULT, Click Magazine, Die Angst Munich, L’Oeil de la Photographie Paris, Gente di Fotografia, Spectrum, Edge of Humanity Magazine e fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private. Attualmente è rappresentato dalle seguenti gallerie d’arte: Singulart (Parigi), Saatchi Art (New York), Blank Wall Gallery (Atene).

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