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Il Bazaar di Aleppo

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

immagini

di Eugenio Grosso

Nel giugno 2019 mi sono recato ad Aleppo per affiancare una formatrice che prepara gli operatori sociali che lavoreranno nei campi profughi. Il mio compito era quello di illustrare il metodo della documentazione fotografica affinché gli operatori potessero utilizzarlo come strumento di lavoro nella loro attività con i ragazzi.

Dopo aver spiegato brevemente in cosa consiste la realizzazione di un set di fotografie e aver assegnato dei compiti agli operatori mi restava molto tempo a disposizione per visitare la città.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

Ho deciso di iniziare le mie esplorazioni dai luoghi che qualsiasi altro turista avrebbe visitato prima della guerra: il bazaar, la moschea, i giardini, la piazza dell’orologio e le numerose chiese dei quartieri cristiani.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

I segni del conflitto erano spesso evidenti attorno a me ma, allo stesso tempo, si notava chiaramente la voglia di rinascita che pervade la città. Le persone che ho incontrato e con cui sono riuscito a comunicare hanno rafforzato questa mia sensazione dimostrando una tenacia e un desiderio di rinascita che solo un conflitto può generare.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

Il bazaar di Aleppo, una delle città più antiche del mondo, la più antica secondo i suoi abitanti, ha accolto nei secoli generazioni di viaggiatori. Agatha Christie aveva la sua stanza al Baron hotel, a pochi passi da qui. Chissà quante volte ha passeggiato nei vicoli, tra le urla dei venditori e i riflessi degli ori esposti in vetrina.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

Il bazaar era un caleidoscopio, le merci più pregiate giungevano da ogni angolo del Medio Oriente e dall’Asia, nel loro transito lungo la Via della Seta. Colori, suoni, profumi e sapori si mescolavano in questa metropoli del Medio Oriente. Adesso è solo oscurità e macerie. Per lungo tempo, durante gli anni feroci di scontri nella città divisa tra ribelli e forze governative, il bazaar è stato troppo vicino alla linea del fronte per non subìre danni ingenti.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

Tutti i negozi sono stati svuotati, chi ha potuto ha portato via la propria merce chi non è riuscito si è visto derubare di anni di lavoro.

Il Bazaar e la sua moschea sono stati distrutti ma i lavori per riportarli alla luce sono già cominciati dopo l’annuncio del dicembre 2016 della totale riconquista del controllo della città da parte delle forze governative di Damasco.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

I larghi viali coperti all’interno del vecchio mercato sono oggi completamente vuoti così come i vicoli che si diramano in labirintici percorsi all’interno del mercato. Le pietre antiche che reggevano le spesse mura sono coperte di fuliggine. I segni delle esplosioni si alternano ai fori di proiettile che fanno filtrare la luce cocente del sole siriano attraverso le lamiere sul tetto.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

Sembrerebbe la volta stellata di un planetario e invece è il ricordo di una battaglia durata più di quattro anni che è costata la vita a più di trentamila (30.000) persone.

Il silenzio regna sovrano solo, di tanto in tanto, il rumore lontano di uno scalpellino che sostituisce le vecchie pietre distrutte dalla bombe con nuove lastre per il pavimento.

Cani e gatti randagi sono diventati padroni di quello che era il cuore pulsante di una delle città più moderne e esuberanti del Medio Oriente. Era nell’aria, quando le primavere arabe hanno iniziato a soffiare nella regione e poi, come un incendio, la guerra è divampata.

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Aleppo, 2018 (ph.Eugenio Grosso)

Oggi Aleppo è una città sicura ma non ancora guarita dalle ferite che le sono state inferte in questi anni di guerra civile. La sera i caffé attorno alla città vecchia sono pieni di giovani e adulti che si rinfrescano bevendo succo di menta e fumando il narghilé ma le macerie circondano ancora la piazza e in lontananza si sentono le esplosioni di una battaglia che non è ancora finita.

Dialoghi Mediterranei, n. 46, novembre 2020

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Eugenio Grosso, fotogiornalista italiano che si occupa di temi sociali e di conflitto. Nel 2015 ha realizzato diversi servizi nei Balcani e in Nord Europa seguendo le rotte dei migranti attraverso Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e infine Francia. Tra il 2016 e il 2017 ha vissuto in Iraq durante la campagna per liberare la città di Mosul dall’occupazione di ISIS. Nel 2018 ha pubblicato un libro fotografico sulla sua esperienza di quel periodo.

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