il centro in periferia
di Marco Leonetti
Premessa
Mai come negli ultimi mesi, complice la pandemia, i territori marginalizzati sono stati al centro del dibattito pubblico. La crisi pandemica agisce come un terremoto: sembra cambiare il volto dei luoghi in un istante, ma in realtà non fa altro che accelerare processi di cambiamento già in atto da tempo. Come testimoniato dai contributi ospitati in questo spazio “Il centro in periferia” le aree interne, i luoghi lasciati indietro dalle magnifiche sorti e progressive dello sviluppo moderno, sono infatti da anni al centro di un ampio movimento – di azione e di pensiero – che guarda ad essi in modo molto diverso da quanto sia stato fatto nel corso del Novecento. Proprio l’inversione dello sguardo è ciò che caratterizza l’azione della Strategia Nazionale per le Aree Interne, così come la riflessione confluita in Riabitare l’Italia [1].
Le aree interne, luoghi dello spopolamento e dell’abbandono, possono essere visti, invece, come luoghi di opportunità per sperimentare pratiche di vita (e di governo del territorio) in grado di offrire un’alternativa ad un modello di sviluppo competitivo, centrato sui grandi agglomerati urbani, giudicato ingiusto nei suoi presupposti ed insostenibile nei suoi esiti. Affinché, però, da uno sguardo diverso possa generarsi un territorio diverso, è necessario che azioni diverse siano intraprese nei luoghi: azioni pubbliche, strategiche, orientate al cambiamento ma costruite a partire da una visione condivisa tra chi i luoghi li vive. La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) ha destinato, a partire dal 2014, risorse finanziare ed umane a questo obbiettivo, scontrandosi con ampie resistenze in tutti i livelli politici ed amministrativi. Con 72 aree progetto selezionate e oltre mille piccoli comuni coinvolti, rappresenta la più rilevante esperienza di politica pubblica per i territori marginalizzati, un’esperienza a mio avviso preziosa, da non disperdere, ma da conoscere per comprenderne potenzialità e difetti, apprendendo lezioni utili al proseguimento di uno sforzo i cui esiti non potranno che essere valutati sui tempi lunghi.
Una esperienza con la Strategia Nazionale Aree Interne
Quanto qui presentato è frutto della mia prima esperienza di ricerca e di lavoro. L’esperienza è cosa umana, fatta con il corpo e con il cuore, oltre che con la ragione. A partire dalla fine del 2017 ho vissuto per un inverno nel borgo di Petrella Salto, partecipando attivamente al percorso di elaborazione della strategia per l’area Monti Reatini e ricavando riflessioni poi confluite nella tesi di laurea magistrale. È stata un’esperienza fatta di incontri e di entusiasmi, ma anche di delusioni e frustrazioni di fronte ad una complessità apparentemente impossibile da ridurre in un quadro razionalmente definito. Se infatti nell’esperimento scientifico le variabili sono sotto controllo, nell’esperienza di fatti sociali – come sono le politiche pubbliche – conseguenze inattese scaturiscono dal disegno originario, lasciando spazio al dubbio più che alla certezza.
Affascinato dalla razionalità complessa del policy design della SNAI [2], e ancor più dalle riflessioni che ne costituiscono i presupposti teorici (Barca, 2009) [3], ho quindi osservato la Strategia per i Monti Reatini come esperienza umana collettiva, orientata sì da un disegno teorico, ma in realtà caratterizzata da limiti e peculiarità sue proprie. Assumendo tale prospettiva, è evidente come il processo di implementazione di una politica pubblica vada inteso come percorso di apprendimento (Pressman&Wildavsky, 1984) [4]. Molte sarebbero, a mio avviso, le lezioni da apprendere dalle 72 esperienze che SNAI ha innescato in tutta la penisola. Se è vero che sbagliando si impara, guardiamo quindi, per una volta, alle worst practices: senza annunciare fallimenti, ma esercitando il dubbio e la critica di fronte alla complessità dell’esperienza, per trarne lezioni utili a migliorare le azioni future.
L’Area Interna Monti Reatini
La perimetrazione dell’Area ha incluso 31 dei 73 Comuni della Provincia di Rieti, articolati in una struttura a tridente, con le tre valli del Salto, del Turano e del Velino che si diramano dalla Piana Reatina. Comune capofila dell’Area è Petrella Salto. I 31 Comuni amministrano una superficie territoriale di 1623 Km2 ed ospitano una popolazione residente di 34.853 abitanti (ISTAT, censimento 2011), risultando in una densità abitativa media di 21,5 ab/Km2. Dei 31 Comuni, 22 hanno popolazione inferiore alle 1000 unità. La carta restituisce la classificazione dei 31 Comuni secondo il metodo SNAI, basato sull’analisi della presenza di – e della distanza da – servizi pubblici essenziali (mobilità, istruzione, sanità) [5].
L’area Monti Reatini ben rappresenta le caratteristiche tipiche del paesaggio dell’Appennino centrale. Le tre valli sono caratterizzate da una straordinaria ricchezza di risorse ambientali, ma le dinamiche demografiche di lungo periodo evidenziano una condizione critica, con una diminuzione di circa un quarto della popolazione residente tra il 1971 e il 2011. A fronte di un apporto insufficiente di nuovi residenti stranieri, la diminuzione si concentra nelle fasce di età inferiori, con un sostanziale invecchiamento della popolazione. Questa struttura demografica determina una generale debolezza del tessuto economico e una forte dipendenza della popolazione dal welfare pubblico. Agli aspetti di debolezza strutturale si sono poi aggiunte le conseguenze del sisma del 2016-17, con un effetto moltiplicativo [6].
I fenomeni di spopolamento e di depauperamento delle attività economiche si accompagnano ad un generale peggioramento dell’offerta dei servizi pubblici essenziali. I sistemi di mobilità, istruzione e sanità pubblici, oltre che di infrastrutturazione digitale, presentano infatti le carenze tipiche riscontrabili in molti territori interni. Come noto, l’integrazione tra le dimensioni dello sviluppo locale e dei servizi pubblici essenziali è fattore caratterizzante l’impostazione SNAI [7]. Proprio a partire dal quadro territoriale qui sinteticamente tracciato, i Monti Reatini sono stati selezionati come area-progetto.
La nascita dell’area progetto: governance locale e contesto di policy
Il territorio non è mai un foglio bianco: non si parte mai da zero. I Comuni dell’area partecipano a diverse forme di associazionismo comunale: le tre Comunità Montane del Salto-Cicolano, del Turano e del Velino sono interamente comprese nell’area, mentre lo sono solo alcuni dei comuni delle CM del Montepiano Reatino, dei Monti Sabini, e dell’Unione dei Comuni dell’Alta Sabina. Il processo di selezione SNAI nella Regione Lazio [8] si è articolato in una analisi desk attraverso un set di indicatori, e in una successiva fase di confronto con i sindaci del territorio. Come riportato nella time line del grafico, il percorso ha da subito intercettato il favore dei comuni delle Valli del Salto e del Turano, accomunati da un sentimento di maggior affinità territoriale e concordi nel supportare la leadership del sindaco di Petrella Salto e presidente della CM Salto-Cicolano, già attiva nel coordinamento di un progetto Interreg per la valorizzazione dei laghi.
Il confronto con la compagine locale ha però portato all’allargamento dell’area inizialmente candidata, con l’inclusione della Valle del Velino. La decisione dell’allargamento, seppur inizialmente condivisa, ha mostrato ben presto le sue conseguenze in termini di maggiori difficoltà di coordinamento tra un numero elevato di comuni. Inoltre, è apparso chiaro come la leadership del sindaco di Petrella Salto non fosse pienamente supportata da Comuni, come Amatrice, storicamente abituati ad un maggior protagonismo nell’ambito della sola Valle del Velino. È importante sottolineare questi aspetti perché rendono chiaro come la formazione dell’area progetto non vada intesa come una perimetrazione, su una mappa, da compiersi una volta per tutte, quanto come un processo di continua negoziazione, influenzata da questioni di fiducia, oltre che di equilibri politici e di reciproco riconoscimento. Alla luce delle difficoltà riscontrate, appare lecito supporre che una perimetrazione limitata alle Valli del Salto e del Turano avrebbe reso l’interazione trai soggetti dell’area ben più facile di quanto sia stata in un’area oggettivamente molto estesa, oltre che territorialmente disomogenea.
Inoltre, bisogna tener presente che l’avvio di una politica, anche se strategica ed integrata come SNAI, non frena né congela altre iniziative che in parallelo si dispiegano sul territorio e che SNAI avrebbe dovuto appunto integrare. Nel caso dei Monti Reatini tale integrazione si è rivelata estremamente difficoltosa. Non è sembrata possibile l’integrazione con la programmazione dei GAL, sia per asincronia nei tempi dei rispettivi ambiti di programmazione, che per generale difficoltà nell’armonizzare percorsi nati e sviluppati secondo proprie autonome direzioni e già segnati da proprie debolezze e difficoltà. Inoltre, resta ancora da verificare in che modo le nuove forme di gestione associata di servizi e funzioni imposte dalla SNAI sotto forma di prerequisito [9], riusciranno ad armonizzarsi con il quadro delle gestioni associate nell’ambito delle singole Comunità Montane. Infine, decisivo è stato l’impatto delle politiche di ricostruzione post-sisma. Trai 14 Comuni della Regione Lazio compresi nel cratere sismico (DL 189 del 17 ottobre 2016 e s.m.i.) ben 11 sono inclusi nell’area Monti Reatini. Gli eventi sismici hanno determinato per i comuni colpiti l’apertura di una rilevante finestra di policy [16] e gli elementi di forza e di attrattività politica del percorso SNAI sono impalliditi a confronto con quanto mobilitato, in termini di risorse relazionali e finanziarie, dalle politiche post-sisma.
L’elaborazione della strategia d’area
Il metodo SNAI porta alla costruzione partecipata di un piano strategico per lo sviluppo locale ed il potenziamento dei servizi pubblici essenziali: la “Strategia di area-progetto” [10]. Attraverso l’interlocuzione diretta trai diversi attori istituzionali coinvolti nella struttura di governance multilivello (sindaci dei comuni dell’area – amministrazione regionale – amministrazioni centrali riunite nel Comitato Tecnico Aree Interne, CTAI) ed il confronto aperto ed informato con i soggetti rilevanti del territorio, si elaborano i documenti propedeutici alla Strategia (Bozza e Preliminare) e si definiscono le forme di associazionismo intercomunale poste a prerequisito per l’approvazione della Strategia. Nel Grafico è schematizzato il percorso di elaborazione della Strategia per i Monti Reatini. Evidente la difficoltà nei tempi della programmazione: a cinque anni dall’avvio del percorso si conta di giungere alla sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro (APQ) entro il 31 dicembre 2020 (Delibera CIPE n° 72 del 21 novembre 2019).
Le tappe di approvazione della Bozza, del Preliminare, delle gestioni associate e della Strategia, assumono i connotati di punti decisionali (Dente, 2011) [11] rispetto ai quali è opportuno strutturare l’analisi del percorso. Il processo di definizione della Bozza sembra essersi articolato coerentemente a quanto stabilito dal disegno SNAI, attraverso due cicli di confronto tra sindaci, strutture regionali e CTAI. L’esito di tale processo – la bozza di strategia [12] – sembra invece scontare le conseguenze di un approccio olistico, incapace di far emergere chiaramente tanto gli ambiti più critici, che un tema catalizzatore – un’idea guida – attorno a cui delineare la strategia di intervento.
Il lavoro di elaborazione del Preliminare di strategia [13] è proceduto contestualmente all’apertura del processo decisionale secondo il metodo di scouting territoriale impostato dalla SNAI (Tantillo, 2015) [14]. La fase partecipativa si è articolata in quattro momenti di confronto, con tavoli di discussione dedicati a Scuola e Trasporti (15/03/2017), Turismo e Agricoltura (25/07/2017) e Sanità (22/09/2017). Gli incontri hanno visto un coinvolgimento di attori decrescente nel tempo e stimabile nel complesso in circa cento partecipanti tra amministratori e portatori di interesse locali. A tal proposito appare evidente la debolezza di modalità di coinvolgimento tradizionali che faticano ad intercettare soggetti esterni alle relazioni consolidate che ruotano attorno alle amministrazioni comunali. È da evidenziare poi come la partecipazione dei 31 sindaci dell’area non sia mai stata né costante né completa, forse anche e soprattutto in ragione della scarsa omogeneità della perimetrazione individuata.
La sovrapposizione tra attività di partecipazione e di elaborazione progettuale del Preliminare ha visto queste ultime soffrire di un minor coinvolgimento del CTAI. A differenza di quanto avvenuto per la Bozza, il Preliminare non è stato raffinato attraverso successivi cicli di osservazioni da parte del CTAI e della Regione. Il documento non appare strutturato secondo un’articolazione maneggevole, proponendo 23 interventi, spesso composti da numerose diverse azioni e comunque non uniformemente dettagliati. Se infatti alcune proposte sono chiaramente identificabili, altre sembrano vaghe ed indeterminate, mentre è sostanzialmente impossibile rintracciare la definizione di un ordine prioritario. In generale, come osservato dal CTAI: «rimane il dubbio che sebbene ci si muova in una logica coerente, in linea di principio, con le problematiche dell’area, si siano invece individuate a priori le forme specifiche di intervento» [15]. In questa fase, quindi, il processo decisionale sembra configurarsi secondo un modello garbage can [16].
La definizione delle modalità di assolvimento del prerequisito associativo ha sofferto della complessità dell’area e della scarsa compattezza della compagine dei sindaci. Nonostante il supporto dei consulenti FormezPA [17], si è osservato come le risorse umane a disposizione del capofila non fossero in grado di confrontarsi con la produzione di atti complessi come sono le convenzioni tra comuni. È necessario rilevare come i segretari comunali non abbiano fondamentalmente preso parte al processo (ironia della sorte: il segretariato comunale è proprio una funzione gestita in forma associata da molti comuni dell’area). Il sistema di gestioni associate approvato dalla maggioranza dei comuni non appare configurarsi come vero e proprio sistema intercomunale permanente. In generale, gli schemi convenzionali approvati si configurano più come convenzioni quadro che non come strumenti immediatamente esecutivi ed operativi, rendendone al momento difficile una più solida valutazione. In ogni caso, nonostante il disegno elaborato appaia per certi versi poco ambizioso, è indubbio che rappresenterà comunque uno stimolo nella direzione di una maggiore integrazione amministrativa ed istituzionale tra i comuni dell’Area.
Il percorso di definizione della Strategia d’Area [18] è apparso discostarsi maggiormente dal disegno SNAI. A fronte di una notevole difficoltà nella comprensione del metodo e degli obiettivi SNAI, soprattutto da parte dell’assistenza tecnica locale, sono state adottate modalità operative in netto contrasto con i criteri della programmazione strategica. Ad esempio, sono stati sollecitati i comuni ad inviare schede progettuali ma le schede raccolte sono risultate spesso incoerenti rispetto al disegno del Preliminare, rivelando profondi fraintendimenti nel senso del percorso condiviso. Nella disarticolazione del disegno strategico, l’individuazione delle priorità non è stata quindi dettata dal confronto allargato con la comunità locale, ma dalle disponibilità finanziarie e dallo stato di definizione progettuale degli interventi. In questa fase la SNAI nei Monti Reatini è stata interpretata, da molti attori locali, proprio come quegli strumenti di finanziamento a pioggia da cui ha inteso differenziarsi, orientandosi verso interventi più facilmente cantierabili e non verso quelli effettivamente in grado di assicurare il raggiungimento di obiettivi strategici. Basti citare come l’ipotesi di realizzare un polo unico scolastico per la bassa Valle del Velino sia poi tramontata in favore dell’attivazione di laboratori formativi da attivare nei singoli istituti comprensivi.
In questa fase, ruolo centrale è stato giocato dalla Regione, a cui la SNAI affida il compito di affiancare il livello locale nelle attività di progettazione. La Regione è però sembrata assumere spesso, nei confronti dell’area, un atteggiamento paternalistico tanto sul piano politico che su quello tecnico, senza peraltro riuscire sempre a dare efficace seguito a quanto promesso ed intrapreso. Il CTAI, nei momenti in cui è riuscito ad intervenire direttamente ha impresso svolte decisive, ma nel complesso non è apparso sufficientemente presente da comprendere appieno le dinamiche locali per condizionare positivamente il percorso.
Gli interventi previsti dalla Strategia d’Area
L’Accordo di Programma Quadro, in attesa di definitiva approvazione da parte dell’Agenzia per la Coesione Territoriale e dei ministeri competenti, finanzierà quarantuno interventi per un totale di circa 27 milioni di euro. In particolare, tre milioni e settecento mila euro sono messi a disposizioni dalla Strategia Nazionale Aree Interne per gli interventi sui servizi pubblici essenziali, a cui si aggiungono per i Trasporti anche risorse regionali (circa un milione di euro dalla LR 30/98 e circa ottantamila euro da Cotral Spa). I fondi strutturali europei contribuiscono per circa undici milioni di euro agli interventi contro il dissesto idrogeologico (Fondo Europeo Sviluppo Regionale – FESR) e per circa sei milioni di euro alla realizzazione del Piano Banda Ultra Larga Regione Lazio (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale – FEASR). Infine, gli interventi a supporto dello sviluppo locale sono finanziati dalla Regione Lazio tramite riprogrammazione di circa cinque milioni di euro da fondi di precedenti periodi di programmazione (Fondo Sviluppo e Coesione FSC 2000 – 2006). Di seguito una sintetica illustrazione per punti degli interventi previsti.
Per quanto riguarda la mobilità, si progetterà e realizzerà un nuovo assetto del sistema TPL dell’Area, con un potenziamento dei servizi Cotral sulle direttrici principali e l’implementazione di nuovi servizi intercomunali. Saranno realizzati tre nodi di scambio (Torrita, Antrodoco e Cittaducale) e sviluppati sistemi di bigliettazione elettronica ed infomobilità, con nuove pensiline dotate di paline intelligenti. Sarà avviato un servizio sperimentale di minibus a chiamata, in grado di servire gli spostamenti non sistematici, come quelli turistici.
Si realizzeranno poi due interventi di sistemazione stradale (Vallecupola di Rocca Sinibalda – Castel di Tora/Diga Salto – Offeio – SR 578 Salto Cicolana) con l’obbiettivo di mettere in sicurezza tratti ad oggi inadeguati, realizzando un collegamento trasversale trai laghi del Turano, del Salto, e la SR578 Salto Cicolana.
Per quanto riguarda l’Istruzione, i sette istituti comprensivi dell’Area (Petrella Salto, Amatrice, Antrodoco, Borgorose, Cittaducale, Leonessa, Torricella in Sabina), riuniti nel coordinamento degli istituti scolastici dei Monti Reatini, beneficeranno di finanziamenti per il potenziamento delle strutture e delle attività didattiche in riferimento ad una serie di progetti laboratoriali autonomamente sviluppati secondo le esigenze delle singole comunità scolastiche. Le attività previste spaziano nei campi dell’informatica, delle lingue straniere, della musica e del teatro, dello sport, della riscoperta delle tradizioni locali e del territorio montano.
Nel campo della Sanità, la ASL di Rieti avvierà dei servizi sperimentali di prossimità, in cui operatori specializzati (assistenti sociali, fisioterapisti, psicologi, ostetriche e infermieri) dotati di automobili dedicate ed attrezzati di strumentazione per la telemedicina, possano partire dalle attuali sedi sanitarie territoriali per raggiungere ed intercettare direttamente nel territorio il bisogno di salute della cittadinanza, con particolare riferimento ai profili di utenza deboli come gli anziani.
Rispetto ai servizi di connettività digitale, il Piano Banda Ultra Larga regionale si propone di portare entro il 2020 la connettività ultraveloce nelle aree bianche (in cui cioè gli operatori privati non hanno interesse ad investire), con una velocità di almeno 100 mbps per il 70% del territorio regionale e per tutte le sedi delle pubbliche amministrazioni del Lazio, incluse scuole e presidi sanitari, e di 30mbps per il resto del territorio.
Per contrastare il dissesto idrogeologico, saranno realizzati interventi nei comuni che hanno presentato alla Regione Lazio richiesta di finanziamento per interventi urgenti: Varco Sabino, Cittaducale, Collalto Sabino, Collegiove, Leonessa, Micigliano, Nespolo, Turania, Posta, Pescorocchiano.
Per quanto riguarda lo Sviluppo Locale sono stati elaborati interventi: nel campo della filiera del bosco, con il progetto di una scuola di formazione dedicata alle attività forestali; nella gestione sostenibile dei laghi Salto e Turano, con progetti di ricerca scientifica e miglioramento ambientale oltre che di regolamentazione delle attività e di miglioramento della fruibilità turistica; in ambito agroalimentare, con interventi a supporto delle filiere dei prodotti tipici locali; nel settore turistico, con la valorizzazione della rete sentieristica d’area e la realizzazione di un museo archeologico diffuso.
È evidente quanto la mole di interventi elaborati possa davvero rappresentare un’occasione significativa per territori che attendono da decenni investimenti nei servizi pubblici essenziali e nei settori economici tradizionali. È altrettanto evidente che l’implementazione di tali interventi richiederà sforzi mai richiesti a strutture amministrative indebolite, quali sono quelle dei piccoli comuni dell’Area. Per questo motivo appare indispensabile che, anche e soprattutto nella fase attuativa, le comunità locali possano contare sul supporto attivo e competente di tutti i livelli amministrativi coinvolti, a partire da quello regionale, ma non solo.
Lezioni apprese e riflessioni conclusive
Il paradigma place-based, alla base del disegno teorico della Strategia Nazionale per le Aree Interne, attribuisce ampi margini di libertà ai singoli territori, per dare spazio alle energie positive in essi latenti: nel caso dei Monti Reatini appare assai complesso distinguere il limite tra libertà e mancanza di adeguato controllo e supporto. Al contrario, si è invece osservato come nella fase di perimetrazione dell’area non sia stata riconosciuta l’autonoma iniziativa del territorio, imponendo di fatto una perimetrazione poco coerente, che ha condizionato negativamente il positivo sviluppo del percorso progettuale.
È poi proprio nella fase strettamente progettuale che sembrano evidenziarsi le maggiori difficoltà in termini di efficacia ed efficienza dell’azione pubblica. Se da un lato le rappresentanze politiche locali sono state chiamate ad una difficile sfida di condivisione strategica (nei confronti della quale non erano e non sono pronte, perché disabituate), dall’altro lato ad apparire mancante è una capacità amministrativa adeguata, a tutti i livelli di governance. In particolare, a livello locale restano marginali e non riconosciute le attività proprie della programmazione strategica, così come le figure professionali in esse specializzate. Di fronte a tali difficoltà è sembrato quasi inevitabile che la dimensione partecipativa del percorso sia in qualche modo finita in secondo piano. Ad ogni modo, di fronte alle innegabili debolezze locali, è doveroso riconoscere come l’azione del livello regionale non sia comunque apparsa indenne da distorsioni e difficoltà. Ad emergere con maggior chiarezza è però la congenita debolezza del CTAI, attore costitutivamente garante della corretta implementazione SNAI. A tal proposito, appare infatti indispensabile un rafforzamento delle strutture centrali di coordinamento, affinché siano rese davvero in grado di supportare ed accompagnare le comunità impegnate nella realizzazione degli interventi.
In conclusione, sembra doveroso porre in evidenza quanto SNAI sia politica complessa e indissolubilmente legata ai singoli contesti territoriali di implementazione. Per apprendere dal processo di implementazione, evitando di ripetere gli errori compiuti, appare quindi indispensabile guardare con maggiore attenzione alle singole esperienze attivate da SNAI nelle diverse aree progetto. Occorre comprendere ed analizzare i singoli processi nelle loro dinamiche particolari, e da queste saperne trarre sintesi per immaginare tanto il proseguimento della stessa SNAI, che l’avvio di nuove politiche di sviluppo locale. In tal senso, appare necessario ribadire, e non dare mai per scontata, la dimensione sperimentale della Strategia Nazionale. Proprio nella prospettiva sperimentale assume valore l’impegno di chi ha portato avanti il percorso SNAI nei Monti Reatini, e non solo. Un impegno, un’esperienza da non disperdere, ma da alimentare collettivamente mettendo a frutto le lezioni raccolte e supportando il processo lungo, di apprendimento e consapevolezza, che potrà garantire alle aree interne il protagonismo che meritano nel quadro territoriale nazionale.
Dialoghi Mediterranei, n. 46, novembre 2020
Note
[1] De Rossi A., (a cura di), (2018), Riabitare l’Italia: le aree interne tra abbandoni e riconquiste, Donzelli, Roma.
[2] Barca F. Lucatelli S. Casavola P. e altri (2014), Strategia nazionale per le aree interne. Definizione, obiettivi, strumenti e governance, Materiali UVAL, Roma.
[3] Barca F. (2009), An agenda for a reformed cohesion policy, A place-based approach to meeting European Union challenges and expectations, Independent Report prepared at the request of Danuta Hubner, Commissioner for Regional Policy.
[4] Pressman J. L. & Wildavsky A. (1984), Implementation: How great expectations in Washington are dashed in Oakland; Or, why it’s amazing that federal programs work at all, this being a saga of the Economic Development Administration as told by two sympathetic observers who seek to build morals on a foundation, University of California Press, Berkeley.
[5] Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica Presidenza del Consiglio dei Ministri (2014), Le Aree Interne: di quali territori parliamo? Nota esplicativa sul metodo di classificazione delle aree.
[6] Emidio di Treviri, Gruppo di Inchiesta sul post-sisma del Centro Italia (2018), Sul fronte del sisma. Un’inchiesta militante sul post-terremoto dell’Appennino Centrale (2016-2017), Derive Approdi, Roma.
[7] Calvaresi C. (2015), “Una strategia nazionale per le aree interne: diritti di cittadinanza e sviluppo locale”, in Territorio, n. 74, Franco Angeli, Milano: 78-79.
[8] https://www.agenziacoesione.gov.it/wp-content/uploads/2020/07/Istruttoria_Lazio_15_07_2015_DEF. pdf
[9] Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica Presidenza del Consiglio dei Ministri (2017), Il prerequisito generale della gestione di servizi comunali nella Strategia Nazionale per le Aree Interne.
[10] Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica Presidenza del Consiglio dei Ministri (2014), Linee guida per costruire una “Strategia di area-progetto”.
[11] Dente B. (2011), Le decisioni di policy, Il Mulino, Bologna.
[12] Area Interna Lazio 2 Monti Reatini, Bozza di Strategia d’Area: http://old2018.agenziacoesione.gov.it/opencms/export/sites/dps/it/documentazione/Aree_interne/STRATEGIE_DI_AREA/Bozza_della_strategia/Bozza_strategia_Monti_Reatini.pdf
[13] Area Interna Lazio 2 Monti Reatini, Preliminare di Strategia d’Area: http://old2018.agenziacoesione.gov.it/opencms/export/sites/dps/it/documentazione/Aree_interne/STRATEGIE_DI_AREA/Preliminare_di_strategia/Preliminare_di_Strategia_Monti_Reatini.pdf
[14] Tantillo F. (2015), “La co-progettazione locale e la strategia d’area: il metodo di lavoro e le missioni di campo”, in Territorio, n. 74, Franco Angeli, Milano: 97-101
[15] CTAI, Osservazioni al Preliminare di Strategia Monti Reatini, dalla nota di approvazione del medesimo, 25/10/2017.
[16] Giuliani M. & Capano G. (2005), Dizionario di Politiche Pubbliche, Roma: Carocci.
[17] Progetto del Dipartimento della Funzione Pubblica: La Strategia Nazionale per le Aree Interne e i nuovi assetti istituzionali, finanziato dal PON Governance 2014-2020
[18] Area Interna Lazio 2 Monti Reatini, Strategia d’Area https://www.agenziacoesione.gov.it/wp-content/uploads/2020/10/Strategia-Monti-Reatini.pdf
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Marco Leonetti, laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, ha preferito rivolgere la sua attenzione più alle persone e ai luoghi che alle strutture e agli spazi. La laurea magistrale in Pianificazione e Politiche per l’Ambiente, è stata l’occasione per approfondire l’analisi delle politiche pubbliche per il territorio, e per lo sviluppo locale in particolare. Reduce dall’esperienza Erasmus alla Drexel University di Philadelphia, ha trovato nelle aree interne italiane radici ed interessi profondi. Il coinvolgimento nell’elaborazione della strategia per l’area SNAI “Monti Reatini” ha rappresentato l’esperienza alla base del lavoro di tesi magistrale, ed il punto di partenza per un nuovo percorso di ricerca, ora in corso presso il Dottorato in Ingegneria dell’Architettura e dell’Urbanistica dell’Università di Roma La Sapienza – Dipartimento di Ingegneria Civile Edile Ambientale. Continua a collaborare con l’Area Interna “Monti Reatini” ed è socio giovane dell’Associazione Riabitare l’Italia, di cui cura la segreteria.
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