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Ci incontravamo al Largo Argentina

Roma, Minette a largo Argentina

Roma, Minette a Largo Argentina

per minette

di Piero Di Giorgi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti

(Cesare Pavese)

Ognuno sta solo sul cuore della terra

trafitto da un raggio di sole:

  ed è subito sera 

                                    (Salvatore Quasimodo)                                  

                                         Prenditi tempo per pensare                                           

perché questa è la vera forza dell’uomo

                             Prenditi tempo per leggere,                                

perché questa è la vera base della saggezza.

Prenditi tempo per pregare,

perché questo è il maggior potere sulla terra.

Prenditi tempo per ridere,
perché il riso è la musica dell’anima.

Prenditi tempo per donare,
perché il giorno è troppo corto per essere egoisti.

Prenditi tempo per amare ed essere amato,
è il privilegio dato da Dio.

Prenditi tempo per essere amabile,
questo è il cammino della felicità.

Prenditi tempo per vivere!

(Pablo Neruda)

È bello essere parte di una vita, che sia per una stagione o tutta la vita

(Paulo Coelho)

Ogni qualvolta muore una persona a noi cara ci interroghiamo sul senso dell’essere. Ho voluto iniziare questo scritto in memoria di Minette (così la chiamavamo gli amici) con i versi di Pavese, di Quasimodo e di Pablo Neruda. I primi due, perché soltanto i grandi poeti riescono, in pochi versi, a rappresentare l’essenza della vita e della morte. Concetti che si trovano pressoché uguali anche in Essere e tempo di Martin Heidegger, il quale sostiene che in ogni istante incombe la morte e che l’esistenza autentica è l’accettazione della finitezza della situazione in cui sono stato gettato. Il futuro che io progetto è ciò che è già definito dalla mia morte, perché noi siamo “esseri per la fine”, vivere è un “essere per la morte”, l’angoscia è la presenza della morte in ogni istante della nostra vita.  Pablo Neruda si sofferma sulla dimensione tempo e ci indica, in qualche modo, che la vita è breve e che bisogna spenderla nel modo migliore.

La morte ha uno stretto legame con il tempo. Infatti, il tempo, come noi lo percepiamo, è collegato alla morte. Come ci ha insegnato Albert Einstein, il tempo, a livello fondamentale, non esiste. Una macchina che viaggiasse alla velocità della luce annullerebbe il tempo ed è per questo che egli parla di una dimensione spazio-temporale. Noi, invece, percepiamo il tempo come una freccia che corre dal passato al futuro, perché, come ci spiegano gli scienziati, in particolare il fisico italiano Carlo Rovelli, abbiamo una visione sfocata della realtà, in quanto conosciamo soltanto circa il 5% dell’universo ma ci mancano anche molte variabili relativamente a ciò che percepiamo.

Il nostro tempo personale è il tempo della nostra vita, che varia da soggetto a soggetto e che comincia a scorrere sin da quando veniamo al mondo. Poi subentra la morte che, come recita Pavese, ha uno sguardo per tutti. Perciò c’è una connessione stretta tra lo scorrere del tempo e la morte. Il tempo, nel suo fluire, corrode e travolge tutto ciò che incontra, è come una macchina con una grande falce che attraversa il campo di grano della vita. Il tempo è portatore di nostalgia e di dolore. Nostalgia per il tempo passato e per i ricordi e dolore per gli eventi luttuosi che si affollano nella nostra mente. Poiché noi, come l’universo in cui tutto è interconnesso, siamo fatti di relazioni, queste, soprattutto quelle più coinvolgenti come l’amore e l’amicizia, producono e lasciano in noi una scia di dolore interminabile quando perdiamo una persona con la quale abbiamo vissuto esperienze comuni, condiviso valori e siamo stati bene insieme. Più avanziamo negli anni, più il piccolo universo intorno a noi viene scomparendo e rimaniamo sempre più soli.

scuola-1Minette Macioti è stata per me parte di questo microcosmo di relazioni speciali. Mi legava a lei un’amicizia di quasi cinquanta anni senza mai uno sgarbo o un’ombra. Ci eravamo conosciuti tramite Gerard Lutte che, dopo l’espulsione dall’Ateneo salesiano perché impegnato nelle lotte accanto agli ultimi, era stato chiamato a insegnare presso la facoltà di psicologia dell’Università di Roma- La Sapienza e si era insediato come abitazione al quartiere Magliana, dove aveva aperto un Centro di Cultura Proletaria. Gerard aveva fatto sorgere un doposcuola, una scuola serale popolare, una scuola estiva autogestita, un collettivo di donne, un circolo per anziani e un circolo giovanile. Per promuovere la partecipazione dei giovani, alcuni insegnanti hanno proposto l’intervento di docenti dell’università di Roma-La Sapienza. Gerard, a seguito della proposta degli insegnanti della scuola della Magliana, ha coinvolto un gruppo interdisciplinare formato da docenti della facoltà di psicologia, lui e io, che già collaboravamo insieme, di sociologia, rappresentata da Maria Immacolata Macioti, e di antropologia, rappresentata da Danila Visca.

Si è trattato di una ricerca i cui protagonisti sono stati i giovani, che ci ha fatto comprendere che una scuola diversa è possibile, una scuola che rende i ragazzi protagonisti del loro apprendimento. La ricerca è stata pubblicata con il titolo Scuola alla Magliana dalla Cooperativa Centro di Documentazione di Pistoia e Centro di Cultura Proletaria della Magliana nel 1977. Ma soprattutto, tutti noi abbiamo fatto una straordinaria esperienza condivisa. Un’esperienza che ha creato legami affettivi con i colleghi e con gli insegnanti, che sono durati nel tempo. Da quella esperienza è nata una collaborazione stabile con la cattedra di sociologia, diretta da Franco Ferrarotti, di cui Minette era l’allieva prediletta, dopo essersi laureata in Filosofia con 110 e lode presso l’Università di Roma-La Sapienza e dove è sempre rimasta fino all’ordinariato in Sociologia dei processi culturali e comunicativi. Facevamo delle ricerche interdisciplinari sulla raccolta di storie di vita e da allora ho cominciato anche a scrivere su La critica sociologica, la rivista fondata da Franco Ferrarotti, della quale Minette è stata sempre il factotum.

413chsochxl-_sx296_bo1204203200_Gli interessi di M. Immacolata Macioti erano molteplici. Si è occupata soprattutto di Sociologia generale, materia che ha insegnato per anni, di Sociologia urbana, tra cui studi e ricerche su borgate e periferie. È stata docente di Sociologia delle religioni e, dal 2013, dirigeva per l’editrice Aracne la collana “Religioni”.

Oltre al tempo dedicato all’università e alla rivista La critica sociologica, si interessava dei processi migratori e dei rifugiati ed era responsabile dell’Osservatorio Permanente Rifugiati e Vittime di Guerra. Il suo impegno nell’attività dell’ANRP (Associazione Nazionale Reduci della Prigionia), di cui era un prezioso punto di riferimento per il suo apporto culturale sulle tematiche legate non solo alla Memoria, ma soprattutto alla tutela dei diritti umani, si è tradotto anche in diverse pubblicazioni con Laterza. È stata direttrice del Master Immigrati e rifugiati e del Centro di Formazione, comunicazione e integrazione sociale della Sapienza. Recentemente aveva assunto anche il ruolo di coordinatrice della collana “La Memoria e le Fonti. Identità e socialità” dell’ANRP, d’intesa con la casa editrice Novalogos. È stata anche coordinatrice del Dottorato in Teoria e ricerca sociale della Sapienza e ha studiato e scritto intorno al Buddismo.

Innumerevoli sono le sue pubblicazioni con le più importanti case editrici, relative ai molteplici interessi che aveva e di cui, in questo contesto, posso citare soltanto alcune e, in particolare quelle che ho recensito sulla nostra rivista “Dialoghi Mediterranei”: Genocidi e stermini di massa. Il Novecento a confronto; Libertà e oppressione. Storie di donne del XX secolo; Maria Michetti. Volevo un mondo migliore; poi le edizioni relative al suo insegnamento di sociologia generale, sui processi sociali nelle società industriali avanzate, poi quelle sull’interesse religioso e ancora quelle riguardanti l’approccio qualitativo alla ricerca, che il lettore attento potrà trovare su Google. Inoltre, innumerevoli sono gli articoli in volumi e riviste, tra cui la nostra a cui collaborava con assiduità. Minette era appassionata anche di cinema ed era sovente invitata alla trasmissione notturna di Gigi Marzullo per commentare i film.

Minette a Mazara (

Minette a Mazara (11 novembre 2017)

Anche dopo il mio trasferimento all’università di Palermo nel 1992, con Minette siamo rimasti sempre in comunicazione e ci vedevamo anche spesso perché io, avendo vissuto trent’anni a Roma e avendoci un figlio e tanti amici, mi reco frequentemente nella capitale e ogni volta incontravo Minette. Spesso andavo a trovarla al suo istituto sotto il porticato di Piazza Esedra, dove incontravo anche Maria Michetti e talvolta anche Franco Ferrarotti. Ma dopo la pensione mia e sua ci incontravamo, ogni qualvolta andavo a Roma, a Largo Argentina nel bar sopra la libreria Feltrinelli oppure in quello accanto all’edicola o nella sua vicina casa di via Plebiscito. È venuta anche a Mazara del Vallo per una conferenza organizzata dall’Istituto Euroarabo ed è stata ospite a casa mia. L’ultima volta l’avevo incontrata ai primi di giugno, insieme a mia moglie, in un bar di Largo Argentina a prendere un caffè insieme.

Quando il mio amico sociologo Roberto Cavarra mi ha comunicato la triste notizia, poi confermatami da un altro collega, Roberto Cipriani, ero incredulo e sono stato invaso da una grande tristezza. Minette è stata per me una cara amica e mi coinvolgeva sempre in tante iniziative.  Alla mia età, mi capita ormai molto spesso di perdere cari amici con cui ho condiviso anni e momenti importanti della vita. La mia mente si affolla sempre più di morti e con loro se ne va una parte importante della mia vita.

La morte, indifferente, sorda e malvagia, ha posato il suo sguardo su una persona gentile, garbata, sensibile, speciale. Non ha avuto rispetto per Minette, l’ha strappata ai suoi cari e ha impoverito tutti noi che le volevamo bene. Sono davvero triste e indignato mentre scrivo queste note. Ci mancherà la sua vivacità intellettuale, che l’ha sempre indotta a stare al passo con i tempi, ci mancherà anche la sua sensibilità personale e sociale. 

Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021
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Piero Di Giorgi, già docente presso la Facoltà di Psicologia di Roma “La Sapienza” e di Palermo, psicologo e avvocato, già redattore del Manifesto, fondatore dell’Agenzia di stampa Adista, ha diretto diverse riviste e scritto molti saggi. Tra i più recenti: Persona, globalizzazione e democrazia partecipativa (F. Angeli, Milano 2004); Dalle oligarchie alla democrazia partecipata (Sellerio, Palermo 2009); Il ’68 dei cristiani: Il Vaticano II e le due Chiese (Luiss University, Roma 2008), Il codice del cosmo e la sfinge della mente (2014); Siamo tutti politici (2018).

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