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di Lorenzo Ingrasciotta
Nell’elegante e sobria hall del Hotel De France anche il silenzio è musica, che piano piano, passo dopo passo, diventa valzer. Donne bellissime salgono le scale, fanno frusciare i loro preziosi vestiti come mazzi di rose al vento.
Fuori l’aria è ancora calda e inquieta e si appresta ad infuocare anche la magica atmosfera della sera. La gente sembra dirigersi tutta in un’unica direzione, come un richiamo cui è difficile sottrarsi, comincia ad affollare le strade del centro di Vienna.
Tutti i vicoli all’interno del Ringstrasse profumano la capitale di Sacher, cioccolata e confettura di albicocca che si accoppiano con lussuriosa passione per stuzzicare, irrimediabilmente, le mie curiose papille gustative.
Attraverso quasi tutta la Herrengasse. Il Café Central mi invita ad entrare nel suo regale, monumentale ed accogliente salotto dal soffitto affrescato e sorretto da una foresta di colonne di marmo sormontate da capitelli finemente decorati stile Fin de Siècle.
Elegante quanto prestigioso, il Café Central fu uno degli storici caffè viennesi che più di altri diffuse l’arte del servire il caffè, nonostante fosse già molto conosciuto l’uso fin dal 1685. Intorno al 1890, il Café Griensteidl (prima denominazione del locale) divenne il luogo di incontro popolare tra un gruppo di autori viennesi chiamato Jung-Wien, la Giovane Vienna.
Frequentato sin da allora da celebri personaggi del calibro di Sigmund Freud, Andy Warhol, Gustav Klimt o Arthur Schnitzler, il Café Ristorant mi regala l’onore di sedermi al tavolo con una rinomata, seducente, nobile viennese: Sua Maestà la Sachertorte!
Molti consiglierebbero quella prodotta nella storica pasticceria dell’Hotel Sacher. Buonissima e indimenticabile. Ma godersi l’esclusiva sensazione di essere sedotto da una signora torta, nel più tranquillo e colto Café della città, non mi fa rimpiangere la più succulenta e turistica esperienza del Café Sacher.
L’offerta della storica pasticceria è molto ricca ed ammiccante; il salone è ben frequentato, più da indigeni che da frettolosi turisti. Molte le coppie romantiche. Bocche che sorridono guardandosi negli occhi, eppure attente a non perdersi il piacere della gola.
Non ci saranno più i personaggi storici di una volta, ma il garbo e il rispetto, il culto e il piacere di starsene comodamente seduto tra i cimeli di fine ‘800, si respira e mi accarezza come se stessi vivendo in un tempo ormai lontano.
Intanto fuori Vienna vive. Apre le sue porte alla globalizzazione. Accoglie lingue ed etnie esotiche serenamente integrate. Turisti dell’ultima ora si dispongono ordinatamente in coda per gustarsi la più grande “Viennese” (cotoletta gigante che a Milano direbbero alla milanese, rivendicandone la paternità).
Giovani coppie siedono ancora ai tavoli dei bar più di tendenza, perpetuando l’eterno piacere della condivisione. Tutto intorno, l’antico e il moderno passeggiano nelle strade del centro, tenendosi per mano. Romanticismo e passione si fondono nelle calde ed appiccicose sere di agosto.
Vienna che si dispera e Vienna che s’innamora…… mentre anche il vecchio e pigro “Danubio Blu” continua il suo eterno percorso.
Dialoghi Mediterranei, n. 55, maggio 2022
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Lorenzo Ingrasciotta, originario di Castelvetrano, inizia a fotografare con una reflex, a Palermo, appena iscritto all’Università. Appassionato di viaggi, fa il primo reportage in Thailandia; una delle foto parteciperà ad un concorso fotografico e vince il primo premio. Ha realizzato servizi pubblicitari ed è stato premiato con menzione al secondo concorso nazionale indetto dall’AGFA. Sue foto sono pubblicate su quotidiani e riviste.
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