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di Gianfranco Jannuzzo
Sono convinto che gli Italiani, soprattutto agli occhi degli altri, siano così interessanti proprio perché così diversi tra loro.
Se proviamo a mettere insieme un Campano con un Piemontese, un Calabrese con un Altoatesino, un Siciliano con un Lombardo verrà spontaneo chiederci: cosa c’entrano l’uno con l’altro?
Eppure li accomuna quel nobilissimo sogno pagato a caro prezzo, se non addirittura con il sangue, dai nostri bisnonni, di unire la miriade di staterelli che componevano la nostra penisola in un unico Stato, che li includesse tutti.
E d’altra parte tutti noi siamo orgogliosi di dirci Veneti o Pugliesi o Marchigiani, Umbri, Sardi o Toscani.
Ci anima un sano campanilismo che ci porta poi, alla fine, a sentirci orgogliosamente Italiani. Questa è una verità incontrovertibile.
In ogni caso, è evidente che ci siano importanti peculiarità in ciascuna delle nostre regioni. Caratteristiche che rendono uniche ai nostri occhi la nostra gente.
Per questo, vorrei che descrivendo la mia gente, ognuno potesse ritrovare la sua. Vediamola allora, com’è la “mia gente”.
Ci capiamo con gli occhi. Basta uno sguardo. Siamo talmente allenati a confrontarci con gli altri che a volte le parole non servono.
Anche se ci piace tantissimo parlare. E conversare, discutere, ragionare. Penso a quella metafora cui ricorro spesso durante i miei spettacoli per raccontare la Sicilia e i Siciliani, tutti avrebbero voluto conquistare questo giardino incantato e non si può certo dire che non ci abbiano provato: Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi (anche Turchi e Saraceni), Normanni, Aragonesi, Svevi, Angioini …fino ai Borbone.
Ma a pensarci bene nessuno ci è davvero riuscito. Siamo stati capaci di prendere il meglio dalle varie “dominazioni”, senza mai rinunciare alla nostra identità di popolo.
Anzi credo che quella identità si sia costruita nei secoli, strato su strato, e che sia costituita da quelle culture così diverse tra loro.
Fino a comprenderle tutte. Quelle violente “imposizioni” si sono trasformate nei secoli in confronto, curiosità, accettazione, crescita, condivisione. E ricchezza. E bellezza.
Per questo siamo così meravigliosamente complicati! Anche geneticamente…Quanti bambini biondi con gli occhi azzurri (evidentemente Normanni) e donne dagli occhi verdi con i capelli corvini (profondamente Arabe), nasi regolari degni di comparire su un cammeo o su una moneta (cosiddetto profilo greco), quanti uomini e donne dagli zigomi alti e sopracciglia foltissime (incredibilmente Saraceni).
Ma lo siamo anche caratterialmente: un po’ arabi, orgogliosi e fieri, eppure suscettibili e permalosi. E un po’ spagnoli: pigri e fatalisti ma anche impulsivi e passionali. E siamo intimamente e magnificamente Greci. Avvertiamo il senso del limite “kata metrón” secondo misura…. e perciò non abbiamo paura della morte… è quello il limite!
Non ce ne sono altri…. Ma noi lo sappiamo. E non c’è nessuna tristezza in questo. Quando ne parliamo non è mai paura della morte… è attaccamento alla vita.
Cito ancora (perdonatemi, Vi prego) me stesso e Angelo Callipo in Girgenti Amore mio: «…com’è irragionevole che tutto possa finire anche sotto questa luce così intensa… come può il sole prima brillare e poi ridurre in pezzi lo specchio su cui ha brillato?».
Dialoghi Mediterranei, n. 56, luglio 2022
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Gianfranco Jannuzzo, attore teatrale e commediografo, attivo anche nel cinema e nella tv, è nato ad Agrigento e, nonostante il trasferimento della famiglia a Roma, ha sempre mantenuto un rapporto molto stretto con la Sicilia e con la città natale in particolare. È da questo rapporto che nascono lo spettacolo “Girgenti amore mio” e il libro di fotografie “Gente mia”. Ha frequentato il Laboratorio di esercitazioni sceniche diretto da Gigi Proietti e partecipato a numerosi varietà televisivi della Rai con la regia di Antonello Falqui nonché a commedie musicali e opere teatrali con la regia di Gabriele Lavia. Negli ultimi anni si è dedicato anima e corpo al teatro portando le opere pirandelliane sui palcoscenici di tutta Italia. È stato insignito più volte di premi prestigiosi.
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