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Politiche culturali, umanizzazione integrale e sviluppo sostenibile. Un’esperienza accademica

fig-1di Olimpia Niglio 

L’adozione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e la conferenza mondiale sulle politiche culturali [1] che avrà sede a Città del Messico dal 28 al 30 settembre 2022, hanno favorito la programmazione di numerosi eventi a livello globale con l’obiettivo di rimettere al centro il valore della cultura, l’integrazione degli aspetti culturali attraverso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e la condivisione partecipata delle comunità locali.

Al fine di valorizzare il dialogo tra cultura e obiettivi comunitari nel 2021 è stato anche pubblicato il rapporto “Culture in the Localization of the SDGs: An Analysis of Voluntary Local Reviews” [2] che ha analizzato le azioni intraprese dai singoli Stati in merito all’attuazione degli SDGs e fornendo anche specifiche raccomandazioni su come affrontare consapevolmente questo tema strutturando opportune politiche di governo locale. In particolare, questo rapporto ha inteso valutare le differenti prospettive culturali dei singoli Stati, fornendo suggerimenti sull’attuazione degli SDGs e come questi vanno implementati nel presente e nel prossimo futuro in relazione ad un programma di democrazia globale. 

Intanto dall’analisi dei singoli contesti geografici è emersa una diversificata modalità di implementazione dell’Agenda 2030 all’interno delle politiche di sviluppo e seppure una buona maggioranza – circa il 54% – degli Stati a livello mondiale hanno incluso nel proprio programma l’attuazione della sostenibilità, sostanzialmente questa non trova concrete applicazioni operative e quindi non sono ancora visibili benefici a favore delle comunità locali.

Non c’è dubbio che a livello governativo molti Stati hanno messo in atto commissioni e buoni propositi per l’attuazione di “piani culturali” ma ad oggi le azioni sostanziali sono ancora molto scarse. L’analisi delle politiche locali rivela un quadro ancora non sufficientemente favorevole tanto che “la cultura come quarta dimensione”, trova chiari riferimenti attuativi soltanto in una quota pari al 13% dei programmi promossi a livello sociale, economico, culturale e ambientale in ambito internazionale. Soltanto il 5% è concentrato attivamente sui temi inerenti i diritti umani, la conoscenza, l’istruzione e le strutture culturali, il tutto a favore di una corretta gestione dell’economia della cultura a livello mondiale.

Nonostante l’impegno dei leader locali sia incentrato sulle azioni della sostenibilità e del welfare, presentando anche con orgoglio programmi di qualità per lo sviluppo dei territori, siamo ancora lontani da corrette pratiche attuative incentrate sul concetto di “cultura” quale fattore determinante per lo sviluppo di progetti in grado di mettere al centro la partecipazione dei cittadini.

Non c’è dubbio che la cultura è considerata elemento fondamentale per un approccio consapevole allo sviluppo delle comunità ma la quarta dimensione richiede l’incorporazione degli SDGs nelle strategie urbane a breve e lungo termine, nelle politiche e negli strumenti di pianificazione culturali, nei programmi educativi e professionalizzanti. Gli strumenti di “cultural policy” devono infatti affrontare sempre più i temi dell’accessibilità alla cultura, all’educazione, all’osservanza dei diritti culturali ed umani, al rispetto delle diversità, alla valorizzazione del patrimonio locale, alla conoscenza della cultura indigena, all’interculturalità, alla pace, e quindi a tutti quei valori che guidano la società nel suo evolversi.

Così per dare inizio a politiche culturali attuative sui territori è fondamentale rimettere al centro il valore dell’educazione e della formazione delle comunità attraverso progetti in grado di far conoscere il patrimonio culturale locale, favorendone la sua conservazione, e quindi sensibilizzando il cambiamento comportamentale e procedurale della governance verso nuovi paradigmi culturali rispettosi della nostra eredità. Si avverte, infatti, sempre più la necessità di superare schemi e metodi che hanno dimostrato di non rispettare gli interessi comuni e le necessità delle comunità se non favorendo tornaconti di pochi, ancora arroccati a difendere posizioni e prassi che non hanno più alcuna validità in dialogo con lo sviluppo del capitale umano ed economico.

Tutto questo dimostra che le politiche di sviluppo territoriale devono essere sempre più in coesione con i progetti di inclusione sociale, favorire la valorizzazione del capitale umano, rendere la cultura accessibile a tutti aumentando gli standard di qualità e di quantità dei servizi educativi. Proprio questi servizi educativi devono essere parte attiva delle strategie connesse alle politiche territoriali e alla democratizzazione della cultura per lo sviluppo economico. La simbiosi tra cultura ed economia, infatti, non può perseguire obiettivi positivi se si esclude il tema dell’educazione e della formazione delle comunità.

Anche la Carta di Tokyo (2021) [3] all’art.2 afferma che 

«Ogni località e comunità nel mondo ha la sua cultura e il suo patrimonio che deve essere conservato, protetto, condiviso e curato. Questo dà origine alla ricca diversità di culture e patrimoni che esistono in tutto il mondo e in ogni regione geografica del mondo. Creare e coltivare gli approcci metodologici e le tecniche adeguate a conoscere e comprendere queste culture e questi patrimoni non è solo la chiave per rispettarli e apprezzarli così come le loro differenze culturali e storiche, ma anche la soluzione per raggiungere “l’unità nella diversità” e il rispetto per la varietà delle espressioni culturali e patrimoniali in tutto il mondo». 

Migliorare e sviluppare i territori significa prima di tutto preservare e promuovere il patrimonio della città – culturale e naturale, materiale e immateriale – che è un tema prioritario in quanto supporta il dialogo interculturale, l’inclusione e l’equità. Altra connessione fondamentale è anche quella tra cultura e ambiente (natura) al fine di abbracciare politiche per la conservazione della bio-culturalità, dell’agro-ecologia, per il sostegno allo sviluppo rurale, tutte tematiche fondamentali che gli effetti della pandemia mondiale hanno rimesso giustamente in primo piano e su cui ora è fondamentale lavorare a livello interdisciplinare con il contributo di tante professionalità.

Sono questi tutti i temi che sono stati messi a punto anche nel più recente documento approvato lo scorso 20 maggio 2022 dalla Commissione dei Ministri presso il Consiglio d’Europa, “Recommendation CM/Rec (2022) 15 of the Committee of Ministers to member States on the role of culture, cultural heritage and landscape in helping to address global challenges” [4] che sin dall’articolo 1 consolida l’importanza di promuovere azioni a livello governativo volte a sviluppare ulteriormente una nuova comprensione delle risorse culturali, del patrimonio culturale e del paesaggio – e quindi nuove politiche – come elementi strategici per aiutare ad affrontare le sfide globali e come motori di trasformazione sociale, con l’obiettivo di creare uno spazio culturale diversificato e un ambiente sicuro e sostenibile, accessibile a tutti, come base per le società democratiche. Tutto questo contribuirà a favorire la promozione delle risorse culturali locali, del patrimonio culturale e paesaggistico e l’uso delle conoscenze e delle pratiche tradizionali, al fine di contribuire all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e così mappare le minacce attuate dal cambiamento climatico. 

Percorsi di umanizzazione integrale per l’educazione al patrimonio culturale 

L’obiettivo dell’umanizzazione integrale, elaborata anche dall’architetto tedesco Walter Gropius (1883-1969) in molti suoi scritti, è finalizzata a promuovere approcci incentrati sulle persone, sulle connessioni delle comunità con il patrimonio e i luoghi, sul dialogo e la comprensione interculturale, sulla sostenibilità e sul benessere, affrontando così politiche e pratiche locali per la conservazione e la valorizzazione delle eredità culturali. Solo in questo modo si realizzerà al meglio la trasmissione del patrimonio culturale alle future generazioni, nel rispetto di processi finalizzati a rafforzare lo sviluppo delle comunità, promuovendo al contempo una giusta transizione verso un futuro sostenibile.

Intanto analizzando le realtà dei diversi Paesi del mondo, dall’Oriente all’Occidente, si avverte la necessità di attivare un nuovo “umanesimo” e per questo è necessario che la Cultura partecipi attivamente nella sua totalità a tutta la progettazione e proiezione del nuovo e dell’innovazione su cui è importante concentrarsi d’ora in avanti. Per fare tutto questo, però, è necessario partire dai programmi educativi e dalle giovani generazioni e così piantare nuovi semi per ottenere un buon frutto e con esso un buon raccolto nel prossimo futuro. Pertanto, dobbiamo essere in grado di progettare percorsi educativi che possano costruire un mondo migliore, un ambiente educativo in cui le giovani generazioni non solo si sentano attuatori di nuove conoscenze, ma assumano anche un ruolo creativo, essendo artefici, essi stessi, dei propri processi educativi e considerando la collettività come fonte primaria di conoscenza nel campo della cultura e del patrimonio.

Nell’attuale contesto in cui vive l’umanità si sono finalmente aperte posizioni al vero cambiamento, in cui tutti hanno l’opportunità di apportare innovazioni, grazie ad un dialogo interdisciplinare, al fine di superare quegli ostacoli ideologici ancorati ad un passato che non sta più funzionando nel migliore dei modi e soprattutto in sincronia con politiche volte ad abbracciare la natura e il benessere di tutte le forme viventi.

Per realizzare questo importante e costruttivo cambiamento, è importante comprendere le responsabilità che ognuno di noi ha nell’attuare le proprie azioni e di come queste forgeranno il prossimo futuro. Infatti, è fondamentale accrescere la consapevolezza che solo grazie all’educazione alla cultura è possibile affrontare un costruttivo cambiamento e guidare così lo sviluppo delle nazioni del mondo che verrà.

Proprio su queste finalità nel 2020 è nato il programma pedagogico “Reconnecting With Your Culture”, attivo in oltre 50 Paesi del mondo e che ha rimesso al centro la consapevolezza dei giovani nella costruzione del futuro grazie alla valorizzazione delle proprie radici culturali. Infatti, senza conoscere e preservare la nostra storia non possiamo costruire il futuro. E sulla base di questo programma pedagogico presso l’Università di Pavia, il corso di Restauro Architettonico ha sperimentato un interessante progetto che per la prima volta ha messo in dialogo l’accademia con numerose istituzioni cittadine: dalla municipalità alle istituzioni culturali, alle associazioni e ai collegi professionali.

Pavia, Cripta di Sant’Eusebio attraverso immagini dell’archivio Chiolini deli Musei Civici del Comune di Pavia e immagini attuali (Archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV).

Pavia, Cripta di Sant’Eusebio:  immagini dell’archivio Chiolini deli Musei Civici del Comune di Pavia e immagini attuali (Archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV).

Il progetto è stato finalizzato al restauro dell’antica cripta di Sant’Eusebio, attualmente isolata in piazza Leonardo da Vinci, che testimonia ciò che è rimasto di una chiesa di probabile fondazione longobarda. È, infatti, riconosciuta come la cattedrale ariana della città, ricordata da Paolo Diacono negli anni del re Rotari (636-652) e ridedicata a sant’Eusebio, fiero nemico dell’eresia ariana, dopo la conversione della popolazione longobarda all’ortodossia cattolica, nella seconda metà del VII secolo. L’edificio di culto, ricostruito in forme protoromaniche nell’XI secolo, variamente rimaneggiato tra Cinque e Seicento, poi ricostruito nel Settecento, fu raso al suolo nel 1923 per fare spazio al Palazzo della Posta e di tutto questo, oggi si conserva solo l’antica cripta. 

Nonostante vari restauri a partire dagli anni ’30 del XX secolo abbiano fortemente compromesso la sua struttura e le opere d’arte in essa custodite, la cripta oggi rappresenta una eredità fondamentale all’interno del centro storico della città di Pavia, tanto da essere stata individuata quale patrimonio da conservare in dialogo anche ad un progetto di valorizzazione della piazza Leonardo da Vinci, circondata da importanti edifici dell’università.

 Pavia. Incontri con la comunità accademica e cittadina per condividere il progetto di restauro della Cripta di Sant’Eusebio (aprile 2022, archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV)

Pavia, Incontri con la comunità accademica e cittadina per condividere il progetto di restauro della Cripta di Sant’Eusebio (aprile 2022, Archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV)

È stato così sviluppato un progetto educativo nell’ambito del corso di restauro architettonico della Facoltà di ingegneria dell’Ateneo pavese al fine di riavvicinare i giovani ai percorsi di conoscenza e al dialogo con la comunità locale. Il corso ha avuto come finalità quello di rimettere al centro i valori culturali locali, aprendo proficui dialoghi con le istituzioni e i cittadini per meglio comprendere le modalità ed i criteri attuativi di politiche volte alla preservazione e valorizzazione del bene oggetto di studio. 

In dettaglio, nell’ambito del programma di “umanizzazione integrale” il corso di Restauro Architettonico dell’Università di Pavia ha inteso rivolgere una particolare attenzione allo studio del patrimonio culturale religioso del centro storico della capitale pavese, in gran parte dismesso e anche in disuso, al fine di comprendere le cause dell’attuale stato di un’eredità che merita di essere preservata, valorizzata e rigenerata all’interno di un progetto di restauro urbano. Oggetto di studio è stata la cripta di Sant’Eusebio, un esempio di archeologia urbana di straordinario valore storico, artistico e architettonico che attualmente versa in una condizione non adeguata rispetto ai valori culturali che questa rappresenta e custodisce da oltre mille anni.

Università di Pavia, Seminario internazionale e mostra dei progetti per il restauro della cripta di Sant’Eusebio e valorizzazione della piazza Leonardo da Vinci a cura degli allievi del corso di restauro architettonico (archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV)

Università di Pavia, Seminario internazionale e mostra dei progetti per il restauro della cripta di Sant’Eusebio e valorizzazione della piazza Leonardo da Vinci a cura degli allievi del corso di restauro architettonico (archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV)

A conclusione del corso di Restauro Architettonico, che ha avuto principio a marzo 2022, una mostra, organizzata dagli studenti del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile-Architettura, ha offerto al visitatore l’opportunità di conoscere proposte progettuali per la valorizzazione e rigenerazione dell’antica cripta di Sant’Eusebio e di condividere con la comunità accademica e la cittadinanza soluzioni progettuali finalizzate al restauro della cripta e della piazza Leonardo da Vinci. La mostra è a cura degli studenti del corso, Riccardo Bellati e Alberto Pettineo.

I risultati dei lavori svolti sono stati poi condivisi nell’ambito di un seminario internazionale “Archeologia Urbana. Patrimonio Culturale Religioso a Pavia” che ha visto l’attiva partecipazione di studiosi provenienti da diverse istituzioni accademiche sia nazionali che internazionali e i cui temi sono stati raccolti in un documento disponibile online [5].    

Questa esperienza trova così attuazione nell’ambito delle iniziative educative che le scuole e le università devono implementare sempre più al fine di promuovere ed incentivare attive politiche culturali centrate sulle comunità locali. Siamo infatti al principio dell’ultimo decennio di azione per l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, concordati dalla comunità internazionale come una tabella di marcia comune, e non dobbiamo sottrarci a questo impegno.

4.Università di Pavia, Mostra dei progetti per il restauro della cripta di Sant’Eusebio e valorizzazione della piazza Leonardo da Vinci a cura degli allievi del corso di restauro architettonico (Archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV)

Università di Pavia, Mostra dei progetti per il restauro della cripta di Sant’Eusebio e valorizzazione della piazza Leonardo da Vinci a cura degli allievi del corso di restauro architettonico (Archivio corso di Restauro Architettonico, UNIPV)

Infatti, l’UNESCO invita i suoi Stati membri e la comunità internazionale a intraprendere una riflessione continua sulle politiche culturali per affrontare le sfide globali e delineare le priorità immediate e future. Pertanto il progetto di restauro della cripta di Sant’Eusebio ha inteso porre le basi per importanti riflessioni che d’ora in avanti è fondamentale incentivare e sviluppare anche in accordo a quanto già la Mexico City Declaration on Cultural Policies World Conference on Cultural Policies (1982) ha stabilito nei suoi propositi affermando che è solo la cultura che dà all’uomo la capacità di riflettere su se stesso. 

«[…] È la cultura che ci rende specifici esseri umani, razionali, dotati di giudizio critico e senso di impegno morale. È attraverso la cultura discerniamo i valori e facciamo delle scelte. È attraverso la cultura che l’uomo esprime sé stesso, prende coscienza di sé, riconosce la propria incompletezza, interroga le proprie conquiste, ricerca instancabilmente nuovi significati e crea opere attraverso le quali trascende i suoi limiti». 

Così, oggi, esattamente dopo quarant’anni (1982-2022) tornano a riecheggiare quanto mai attuali queste finalità che dobbiamo rielaborare in relazione alle contemporanee necessità delle comunità e rimettendo al centro le persone e i rispettivi valori culturali, sociali, economici e politici fondamentali per un corretto sviluppo sostenibile dei territori. 

Dialoghi Mediterranei, n. 56, luglio 2022 
Note
[1]  MondiaCult  https://www.unesco.org/en/mondiacult2022
[2] #culture2030goal, https://culture2030goal.net/
[3]https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/tokyo-charter-reconnecting-with-your-culture-education-culture-heritage-and-children/
[4] https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectID=0900001680a67952 
[5] vd. http://www.esempidiarchitettura.it/sito/journal_pdf/
PDF%202022/9.%20ABSTRACTS_International%20Seminar_PAVIA_2022_06_21-22.pdf
Riferimenti bibliografici e sitografici
Mexico City Declaration on Cultural Policies World Conference on Cultural Policies (1982)
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000052505 
Recommendation CM/Rec (2022)15 of the Committee of Ministers to member States on the role of culture, cultural heritage and landscape in helping to address global challengeshttps://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectID=0900001680a67952 
Culture in the Localization of the SDGs: An Analysis of Voluntary Local Reviews (2021)
https://culture2030goal.net/ 
Tokyo Charter. Reconnecting With Your Culture (RWYC) Education, Culture, Heritage, And Children (2021)
http://esempidiarchitettura.it/sito/rwyc-tokyo-charter/ 
Olimpia Niglio (2021), “Towards a Humanist Education: Understanding Cultural Heritage to Redesign the Future”, Academia Letters, Article 3223. https://doi.org/10.20935/AL3223 
Olimpia Niglio (2022), Walter Gropius, Carocci editore, Roma. 
Video realizzati dagli allievi del corso di Restauro Architettonico AA. 2021-2022, Università di Pavia 
Sacred Heritage in Pavia. Crypt Sant’Eusebio (VII century)
https://youtu.be/ZcrmKJVme00 
Corso di Restauro Architettonico, UNIPV. Educazione, Cultura e Comunità.
https://youtu.be/zth6RE40Bc8 
Mostra del Corso di Restauro Architettonico. 21–22 Giugno 2022, Aula Forlanini, UNIPV
https://youtu.be/2wn2q-ClrDs

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Olimpia Niglio, architetto, PhD e Post PhD in Conservazione dei Beni Architettonici, è docente di Restauro e Storia dell’Architettura comparata. È Professore presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Pavia. Dal 2012 a tutto il 2021 è stata Professore presso la Hosei University (Tokyo), la Hokkaido University, Faculty of Humanities and Human Sciences e presso la Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies in Giappone. È Visiting Professor in numerose università sia americane che asiatiche. Dal 2016 al 2019 è stata docente incaricato svolge i corsi di Architettura sacra e valorizzazione presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum ISSR, con sede in Vicenza, Italia. È membro ICOMOS – International Council on Monuments and Sites – e ACLA – Asian Cultural Landscape Association. È Vice Presidente dell’ISC PRERICO, Places of Religion and Ritual, ICOMOS – International Council on Monuments and Sites – e Vice Presidente ACLA – Asian Cultural Landscape Association.  È President RWYC.

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