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L’equilibrio della parola. In ricordo di Luca Serianni (1947-2022)

 

Luca Serianni

Luca Serianni

 di Marina Castiglione

Quando si parla di Maestri, questi si contano sulle dita di una mano. Risulta difficile concepire, per il mondo dell’Università e della scuola, un inizio imminente d’anno scolastico senza Luca Serianni, perché è come ripartire con un dito in meno: l’indice che controlla l’equilibrio della penna.

Ancora non strutturato nei ranghi universitari come professore di Storia della Lingua italiana, la sua bibliografia ha inizio nel 1972, con un articolo di filologia sul dialetto aretino del XIII e XIV secolo, e si chiude nel 2021 con un volume sulle espressioni dantesche che spesso entrano nel nostro discorso quotidiano come se fossero modi di dire comuni (Parola di Dante, il Mulino). Certamente altro arriverà, magari curato dai suoi allievi, ma postumo.

Mancherà, dunque, quel modo di presentare l’universo delle parole e dei fatti di lingua affabile, documentato senza essere pedante, aperto al cambiamento, mai perentorio. E quell’idea che ciascuna conoscenza in più in ambito linguistico sia lievito per un pensiero più chiaro, un ragionamento più strutturato, una capacità di guardare il mondo più analitica.

71s1zvoksrlNel suo percorso di studioso e di accademico scuola e università non sono mai stati mondi differenti, ma hanno proceduto l’una a braccetto con l’altra, come anelli che insieme costruiscono e reggono l’intera impalcatura culturale e sociale della Nazione. L’equilibrio di Luca Serianni era innanzitutto frutto del profondo rispetto per l’Istituzione che incarnava e che, come ebbe a ribadire nel suo discorso di commiato dai ruoli attivi de La Sapienza di Roma del 14 luglio 2017, si fonda su una scommessa con il futuro e con i giovani, perché chi ha scelto l’insegnamento «non può prendersi il lusso di essere pessimista». Vi fu un lungo applauso quando, in chiusura di quel discorso disse: «Proprio ai miei studenti di quest’anno ho ricordato il secondo comma dell’articolo 54 della Costituzione, che mi piace interpretare andando oltre la lettera, e ho chiesto loro: Sapete cosa rappresentate per me? Immagino che non lo sappiate. Voi rappresentate lo Stato». 

Un Maestro cresciuto alla scuola di uno dei più importanti filologi italiani, Arrigo Castellani, e alla cui scuola tanti altri si sono formati: Giuseppe Patota (suo primo laureato nel 1982), Riccardo Gualdo, Massimo Palermo, Giuseppe Antonelli, Fabio Rossi, Laura Ricci, Enzo Caffarelli, Gianluca Lauta, Lucilla Pizzoli, Stefano Telve, Francesco Sestito, Luigi Matt, Daniele Baglioni, Maria Silvia Rati, ecc. Personalità scientifiche con approcci linguistici diversi, in alcuni casi più lessicografici, in altri casi più grammaticali, in altri ancora più testuali, in altri più filologici. Questo ventaglio era quello che naturalmente procedeva dal suo insegnamento, aperto ai più diversi aspetti della lingua. 

unnamed-13Tra i tanti incarichi pre-ruolo, un breve passaggio si registra anche presso l’Università degli Studi di Messina, ma anche dopo il pensionamento (che spesso, per un professore universitario, consente di dedicarsi ancor di più alla ricerca) non ha mai fatto mancare i suoi interventi presso i diversi Congressi nazionali e internazionali, nelle più eminenti Accademie (quella dei Lincei, ad esempio) o associazioni (la Dante Alighieri di cui era Vicepresidente nazionale). È stato, inoltre, direttore delle riviste «Studi linguistici italiani» e «Studi di lessicografia italiana». L’attenzione per la divulgazione di un alto sapere linguistico lo ha portato a curare la mostra “Dove il Sì suona”, realizzata alla Galleria degli Uffizi di Firenze nel 2003 e inaugurata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il lavoro è poi proseguito nel Mundi (Museo Nazionale dell’italiano), a Firenze, grazie ad un gruppo di lavoro coordinato dallo stesso Serianni. L’inaugurazione del 7 luglio 2022 è stata l’ultima e importante realizzazione del suo impegno per lo studio e la promozione della lingua italiana (http://musei.beniculturali.it/notizie/notifiche/apre-a-firenze-il-mundi-il-museo-nazionale-dellitaliano).

71nrokib3olSua una delle più note grammatiche italiane che sin dal titolo rivela una posizione non prescrittiva: Grammatica italiana: italiano comune e lingua letteraria (UTET 1989). E, infatti, due sono i poli verso cui si rivolge prioritariamente il suo magistero: il rapporto tra usi linguistici letterari e comuni; il rapporto tra scrittura e oralità. Ma non mancano altri germogli fruttiferi: il linguaggio della medicina; l’analisi di testi in prosa e in poesia, anche di tipo funzionale; la riforma linguistica manzoniana (a sua firma due importanti volumi della «Storia della lingua italiana» dell’edizioni il Mulino, dedicati all’Ottocento e proprio a Manzoni); la lingua del melodramma; la lingua romanesca; i dialetti toscani medievali. La vastità dei suoi interessi lo ha portato a occuparsi di età medievale e di Elsa Morante, di testi rinascimentali e di manuali scolastici, di Pietro Metastasio e di Biancamaria Fabbrotta. 

9788815354013_0_536_0_75Durante il Convegno dell’ASLI (Associazione storici della lingua italiana) che si svolse a Genova nel 2018, l’ultimo in presenza, ebbe un malore: fu come se tutti restassimo con il fiato sospeso in attesa di notizie tranquillizzanti che lo avrebbero restituito alla comunità scientifica, ma soprattutto alla cultura italiana. Anche quest’anno, quando sapemmo dell’incidente stradale, abbiamo sperato, ma è stata una speranza subito spenta e che soltanto in parte possiamo accendere rivolgendoci alla sua ricca produzione scientifica. Perché in un uomo mite e affabile come Luca Serianni, si celava una persona propositiva, curiosa, ricca di consigli, perbene, la cui voce personale possiamo tentare di recuperare nella conversazione con Giuseppe Antonelli, Il sentimento della lingua (il Mulino 2019) nelle interviste con Emiliano Ceresi [1] e nelle tante lezioni oggi scaricabili in rete [2] . Oppure proseguendo umilmente sul suo cammino.

Dialoghi Mediterranei, n. 57, settembre 2022
Note
[1] https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/percorsi/percorsi_335.htmlhttps:
//www.minimaetmoralia.it/wp/poesia-italiana/in-serbo-cose-chiare-intervista-a-luca-serianni-per-luscita-de-il-verso-giusto/ 
[2] https://www.raicultura.it/speciali/lucaserianni.

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Marina Castiglione, professoressa ordinaria di Linguistica italiana e Coordinatrice del Dottorato di ricerca in Studi umanistici presso l’Università degli Studi di Palermo, ha svolto corsi di Filologia della letteratura italiana, Dialettologia, Storia della lingua, Pragmatica e testualità. Fa parte del Comitato scientifico del Bollettino del Centro di Studi Filologici e Siciliani e della Rivista di studi “Il nome nel testo”.  Curatrice della collana editoriale Diàlektos, Piccola Biblioteca per la scuola con Luisa Amenta e Iride Valenti, che si occupa della divulgazione del patrimonio linguistico regionale per la Legge 9/2011. Direttrice del progetto DASES (Dizionario Atlante dei soprannomi etnici in Sicilia) che compone la sezione onomastica dell’Atlante linguistico della Sicilia (ALS), è impegnata nella ricerca sui lessici settoriali, sulla onomastica letteraria, sulla linguistica testuale. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra cui: L’incesto della parola. Lingua e scrittura in Silvana Grasso (2009); Parole e strumenti dei gessai in Sicilia. Lessico di un mestiere scomparso (2012); L’identità nel nome. Profili antroponimici in Sicilia (2019). Nel 2020 è uscita la curatela, insieme ad Elena Riccio, del volume Leonardo Sciascia (1821-1989). Letteratura, critica, militanza civile, CSFLS e Dipartimento di Scienze umanistiche.
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