di Giuseppe Salluzzo
Un museo: conserva, protegge e valorizza gli oggetti legati alla tradizione e alla memoria storica, culturale o sociale di un popolo. Un singolo museo spesso non riesce bene ad ottenere i risultati prefissati sia in termini di promozione sia in numero di presenze, quasi sempre esigue.
Nel Belìce, già dal 2009, si pensa di creare un sistema capace di offrire nel territorio un’offerta museale ricca ed eterogenea. A tale proposito, sono stati organizzati diversi incontri, promossi da Legambiente Sicilia, che hanno favorito la costituzione di un gruppo di lavoro impegnato nella valorizzazione dei musei della Valle del Belìce, attraverso la sottoscrizione di un accordo interpartenariale. Strumento, quest’ultimo, che ha permesso alla giovane rete dei musei belicini di presentarsi all’esterno in modo univoco e così gestire ulteriormente un processo di costituzione di un nuovo soggetto giuridico: l’associazione Rete Museale e Naturale Belicina.
La Rete Museale e Naturale Belicina è stata costituita nel marzo del 2012 e, allo stato attuale, comprende tutti i musei dei comuni della Valle del Belìce: Camporeale, Castelvetrano, Contessa Entellina, Gibellina, Giuliana, Menfi, Partanna, Poggioreale, Roccamena, Salaparuta, Salemi, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belìce, Santa Ninfa, Vita e, insieme a questi, l’Azienda Foreste Demaniali di Trapani, la Fondazione Orestiadi di Gibellina, il CRESM di Gibellina, le Riserve naturali della Grotta di Santa Ninfa e della Grotta di Entella e dei parchi archeologici di Segesta e di Selinunte e Cave di Cusa.
Con modalità analoghe alle diverse iniziative portate avanti anni fa in quest’area da Danilo Dolci, Lorenzo Barbera e Ludovico Corrao, oggi gli amministratori locali con i loro musei civici, i direttori delle riserve e delle strutture museali private e le associazioni di volontariato hanno deciso di fare squadra, orientando ogni sforzo verso un concreto piano di ricostruzione, di sviluppo e di riqualificazione territoriale.
La Rete sostiene ogni centro abitato del Belìce, di cui i musei sono espressione, affinché si possa strutturare un sistema a scala territoriale. Nella Valle del Belìce, il museo può essere inteso non come contenitore di una collezione da mostrare, ma come spazio aperto, in quanto inquadrabile in un ambito territoriale – ricco di risorse naturali, archeologiche, artistiche ed architettoniche – unitario e di particolare interesse.
La Rete nasce, infatti, dalla consapevolezza della necessità di un nuovo percorso comune, a fronte dell’attuale fragilità delle strutture museali, che, oltre a dovere operare con fondi esigui, scontano la mancanza di un preciso progetto culturale e di sviluppo. Si è pertanto consapevoli che l’identità di ogni luogo del Belìce, di cui i musei sono espressione, ha la possibilità di consolidarsi solo in un sistema integrato a scala territoriale e di raccontare, quindi, una storia, che non è solo quella dei singoli luoghi, ma quella della Valle del Belìce considerata nel suo insieme. Questo ci induce a riflettere sul concetto di appartenenza e di comunità che attraversa la storia delle arti antiche, del suo territorio e paesaggio, delle sue modificazioni geologiche, dei grandi maestri del contemporaneo, già documentata in alcuni musei fortemente strutturati e storicizzati e in altri di recente formazione.
Sorge, oggi, l’esigenza di far conoscere e valorizzare questa nuova realtà museale che interessa le provincie di Agrigento, Palermo e Trapani, con la consapevolezza che solo attraverso una rete dei musei si possano superare i limiti, per una significativa valorizzazione dell’intera area geografica.
Alla Rete concorrono strutture con storie diverse (alcuni musei sono già adeguatamente organizzati, altri ancora in fase di organizzazione perché di recente formazione) e rimane costantemente aperta a nuove realtà museali da mettere a sistema.
La creazione della Rete, l’impegno delle amministrazioni, delle istituzioni e delle associazioni, il bisogno di incontrarsi e di discutere sui temi legati ai musei delle città, lo sforzo comune per superare difficoltà gestionali, sono già il preludio di un grande risultato. E l’impegno, da parte di chi crede fermamente in questo grande progetto collettivo, non è mai venuto meno: si pensi, a tale proposito, al recente incontro con l’Assessore Regionale ai Beni Culturali, Mariarita Sgarlata, tenutosi a Palermo lo scorso mese di giugno, che ha visto coinvolti tutti i diretti responsabili della Rete.
L’offerta turistica della Rete comprende, quindi, oltre i canonici percorsi museali, anche una serie di nuovi itinerari capaci di emozionare non solo il visitatore ma anche chi in questi luoghi ha sempre vissuto senza aver fatto, però, esperienza fino in fondo della loro bellezza e della loro ricchezza storica e culturale. Questo avviene, già da alcuni anni, con la consueta settimana della cultura “Il Viaggio nella Memoria del Belìce”, una visita dei musei che raccontano il sisma e le vicende della ricostruzione e dei ruderi delle città distrutte nel 1968 e nei luoghi del sisma.A questo si aggiunga la possibilità di incontrare i protagonisti delle vicende della ricostruzione: sindaci, ex sindaci, coordinatori di gruppi di azione locali (tra questi Lorenzo Barbera, del CRESM, Giuseppe Bellafiore, storico sindaco di Santa Ninfa, ecc.) e, perché no, anche gli abitanti che furono testimoni del sisma del ’68 e delle battaglie per i diritti civili che ad esso fecero seguito.
La didattica museale, il merchandising che apre i musei alle strutture produttive e artigianali del Belìce, il rapporto tra scuole e musei, l’ingresso delle nuove tecnologie nei musei, sono alcune delle possibili direzioni di lavoro che la Rete dei Musei della Valle del Belìce vuole percorrere, insieme alle strutture istituzionali locali, provinciali e regionali, per offrire una nuova risorsa ricca ed eterogenea, capace di coinvolgere trasversalmente turisti, i cittadini legati alla storia di questi luoghi e, in generale, tutti coloro i quali credono ancora nella possibilità di trasfigurare l’atavico dramma di queste comunità in un singolare canto di bellezza.
Mi permetto di ricordare che il sindaco di Santa Ninfa nel 1968 e’ stato Vito Bellafiore.