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Immaginare il passato come risorsa per il futuro: il Museo etnografico “Sa Domu de is Ainas” ad Armungia

Armungia. Il Museo etnografico Sa Domu de is Ainas.

Armungia. Il Museo etnografico Sa Domu de is Ainas

il centro in periferia

di Alberto Cabboi 

Il Museo etnografico “Sa Domu de is Ainas” è allestito negli spazi del vecchio palazzo comunale di Armungia, edificato intorno alla metà dell’Ottocento a ridosso del nuraghe che ancora oggi s’innalza all’interno dell’abitato, inglobato nel tessuto urbano. Eretto a presidio del Flumendosa, che doveva costituire già in epoca nuragica un’importante via fluviale di comunicazione, il monumento si conserva per un’altezza residua di dieci metri e mezzo, costituendo una chiara testimonianza delle origini protostoriche dell’insediamento. Al suo interno, una cisterna per l’acqua intonacata in coccio pesto ne attesta il riutilizzo nei secoli della dominazione bizantina in Sardegna.

La centralità mantenuta dall’area nel corso dei secoli è documentata dalla successiva edificazione, a poca distanza dal nuraghe, della chiesa di San Giovanni, citata dall’abate Vittorio Angius nel 1833. L’edificio di culto fu demolito nei primi decenni del Novecento, quando doveva apparire ormai irrimediabilmente in rovina, in favore di un ampliamento della chiesa parrocchiale dedicata all’Immacolata, il cui impianto originario risale alla fine del XVI secolo. Il palazzo del municipio ospitò a lungo anche il Monte Granatico e le prime scuole elementari del paese.

Il centro conserva diversi esempi di abitazioni costruite nella pietra locale, tipiche di un’economia agropastorale. Di particolare rilievo sono alcune dimore storiche come la casa Lussu, ancora oggi abitata e sede dell’associazione omonima, e la casa del segretario Dessì, destinata, dopo il recupero, a sede del Museo storico “Emilio e Joyce Lussu”.

Fuori dal paese, rilievi e profonde vallate si aprono sul corso del Flumendosa, l’antico Saeprus romano. Il fiume separa lo spazio dell’abitato dalla zona dei grandi boschi di Murdega, storicamente importante per attività come l’allevamento caprino, la caccia e la produzione del carbone di legna. Quasi a frapporsi tra l’abitato e la foresta, nell’oltre fiume s’incontra poi l’altopiano di Sa Perda Lada, un vasto tavolato eocenico di roccia arenaria modellato nei millenni dall’azione degli agenti atmosferici.

Le distanze e l’isolamento caratterizzano fortemente il territorio, impervio e scarsamente popolato, e tuttavia non mancano segni profondi di un’antropizzazione capace talvolta di lasciare tracce durature e ancora ben leggibili. Se per secoli le nostre comunità non avevano conosciuto altro che pastorizia e agricoltura, nella seconda metà dell’Ottocento il paese e l’intera area del Gerrei vissero l’importante novità dell’apertura di diverse miniere che in quel periodo cominciarono l’attività estrattiva.

Armungia. Il Nuraghe visto dal Museo etnografico.

Armungia. Il Nuraghe visto dal Museo etnografico

“Sa Domu de is Ainas” nasce come esposizione nei primi anni Ottanta, in un momento di grande partecipazione alla vita democratica del paese. La raccolta degli oggetti del lavoro femminile, contadino e pastorale, che ancora oggi costituisce il fulcro dell’esposizione, fu realizzata su base volontaria da un gruppo di ragazze guidate dalla maestra elementare Mariuccia Usala. Il primo allestimento fu inaugurato il 4 dicembre 1982, novantadue anni esatti dopo la nascita di Emilio Lussu, che partendo da Armungia aveva vissuto da protagonista le vicende del Novecento, con la Grande Guerra nella Brigata “Sassari”, la fondazione del Partito Sardo d’Azione, la lotta antifascista, l’impegno dentro l’Assemblea costituente e l’attività parlamentare da senatore socialista. Alla sua biografia fu dedicata già allora una prima mostra fotografica, presentata da Joyce Lussu, grande compagna di vita, e Giuseppe Caboni, membro dell’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia. In quegli anni, dopo la scomparsa di Emilio, Joyce guardava con entusiasmo alla realtà di un paese gestito in primo luogo da giovani donne, protagoniste della sua amministrazione e del suo risveglio culturale.

L’allestimento attuale del Museo etnografico, inaugurato nel 2000, è il frutto del progetto realizzato negli anni da Maria Gabriella Da Re con la collaborazione di Felice Tiragallo, per l’archivio delle immagini e dei suoni, Gian Giacomo Ortu, per la sezione della storia del territorio, Giovanni Dore, per la sezione dell’artigianato del ferro, Giuseppe Caboni e Luisa Maria Plaisant, per la sezione fotografica e multimediale dedicata alla biografia di Emilio Lussu. Questi ultimi contributi hanno successivamente costituito il nucleo principale del nuovo Museo storico, la cui inaugurazione ha portato nel 2009 alla separazione delle due sezioni espositive.

Grazie al lavoro dei curatori e alle attività proseguite nel tempo, oggi il Museo etnografico custodisce un patrimonio di circa seicento oggetti, oltre mille fotografie, un insieme di documentari sulla tessitura, la panificazione, il lavoro del fabbro maniscalco e la pastorizia. Il percorso si articola in sezioni tematiche, dedicate all’abbigliamento, ai lavori delle donne, alle risorse del territorio, all’artigianato del ferro e all’agricoltura. L’esposizione è arricchita da un insieme di pannelli esplicativi, contenenti foto d’epoca, illustrazioni, testimonianze e approfondimenti. Vengono documentati in particolare il lavoro tessile, la produzione del pane “pistocu”, l’allevamento caprino, l’organizzazione dell’abitato e delle tipologie abitative tipiche.

Nella sala dell’agricoltura è posizionato il calendario agrario, riprodotto su una grande pedana lignea, dedicato alla descrizione delle diverse fasi di lavoro della terra in relazione ai mesi dell’anno e alle principali tipologie di coltura. La sala dell’artigianato del ferro rimanda alla Bottega del fabbro, visitabile attraverso un percorso che dal vecchio municipio si snoda per le vie del centro storico. Ritornano, in più punti dell’esposizione, passaggi evocativi dei racconti di Emilio Lussu sul paese, tratti da scritti come Il Cinghiale del diavolo e l’Oratio pro ponte. Nell’ultima sala, due espositori richiamano simbolicamente il nome del museo – la “casa degli attrezzi da lavoro” – offrendo al visitatore la possibilità di vedere nella sua interezza la collezione dei manufatti concessi negli anni dagli abitanti del paese. Il primo è dedicato agli oggetti d’uso domestico e del mondo della scuola, il secondo a quelli dei mestieri artigiani, della pastorizia e dell’agricoltura.

3. Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Le case minime.

Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Le case minime

Alla struttura espositiva si collegano le “case minime”, tre piccole abitazioni in pietra collegate internamente tra loro in fase di recupero, nelle quali, oltre a una sezione multimediale sulla panificazione, è allestito il laboratorio di tessitura a mano dell’Associazione Casa Lussu. In questi spazi l’associazione studia e produce tessuti con telai di diverse provenienze, organizzando laboratori e attività di formazione. Ai visitatori del museo è offerta così anche la possibilità di visitare gli ambienti di un laboratorio artigiano attivo, concepito innovando la tradizione. Per la sua vicinanza al nuraghe, il museo si configura infine come porta d’accesso per la visita al sito archeologico.

Dal 2002, il Nuraghe Armungia, il Museo etnografico e la Bottega del fabbro, con l’aggiunta successiva del Museo Lussu, sono inseriti in un progetto di gestione integrata affidato alla società cooperativa Agorà Sardegna, attiva dal 1989 nel settore dei beni e delle iniziative culturali. Il nostro gruppo di lavoro svolge attività di cura e custodia delle collezioni e degli spazi espositivi, nonché del verde, della promozione, dell’accoglienza dei visitatori e delle visite guidate, offrendo specifici percorsi rivolti alle scolaresche e ai gruppi organizzati.

La volontà di valorizzare il patrimonio archeologico, storico e culturale del centro ha rappresentato, e continua a rappresentare vent’anni dopo l’avvio del progetto, una sfida per il paese. Per abitanti, Armungia è il Comune più piccolo della provincia del Sud Sardegna, situato in un’area marginale come il Gerrei, con una densità demografica tra le più basse di tutta l’isola. A partire dagli anni Sessanta, l’emigrazione, il gravitare sui centri maggiori, la denatalità, il persistere di un tessuto economico fragile e arretrato hanno prodotto disgregazione sociale, disoccupazione e spopolamento. I dati Istat attestano il passaggio dai 1.314 residenti nel 1951 ai 424 residenti nel 2021, con una riduzione del 68 per cento. La consistenza del patrimonio zootecnico si è notevolmente ridotta mentre quasi del tutto scomparso appare il comparto agricolo.

Il calo demografico ha portato alla chiusura della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, causando inoltre la drastica riduzione dei servizi e degli esercizi commerciali. L’estrema debolezza del tessuto d’impresa, la distanza dai centri maggiori e dalle località turistiche costiere, la mancanza di un’offerta culturale strutturata per l’intero territorio del Gerrei hanno inciso negativamente anche sulle possibilità di sviluppo di attività nel settore ricettivo. La gestione del Sistema Museale, come tante altre rientranti nell’ambito della legge regionale n.4 del 2000, ha dovuto negli anni far fronte all’incertezza dei finanziamenti, garantiti spesso mediante proroghe annuali incapaci di fornire un orizzonte di stabilità al lavoro.

Nonostante questi elementi possano apparire irrimediabilmente avversi, continuiamo ad operare con entusiasmo e a guardare al futuro con fiducia. Quella di Armungia, ai nostri occhi, è una comunità partecipe e progettuale. Possiede un patrimonio fatto di architetture e paesaggio, monumenti e spazi culturali, saperi e conoscenze, legami e senso civico. La sua identità è il prodotto di una storia locale che comincia da lontano, da un passato nuragico, e che, confrontandosi con la più generale storia italiana ed europea, arriva ai giorni nostri cercando di proiettarsi verso il futuro. Ed è di buon auspicio il fatto che il paese sia vitale nel campo dell’associazionismo, abbia conosciuto negli ultimi anni l’apertura di quattro bed and breakfast, di un nuovo bar caffè gestito da giovani e di una locanda per la ristorazione. Guardiamo inoltre con favore a un insieme di interventi avviati dall’Amministrazione comunale. Tra questi riveste al momento particolare importanza la pulizia del sito archeologico del Nuraghe Turrigas, situato ad est dell’abitato, ben visibile dal centro e raggiungibile a piedi in pochi minuti. Auspichiamo infatti che l’intervento possa anticipare una campagna di scavo e un progetto di valorizzazione del sito.

4. Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Gioielli del vestiario femminile dell'ultimo ventennio dell800.

Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Gioielli del vestiario femminile dell’ultimo ventennio dell’800

Animato dalla convinzione della centralità del lavoro culturale, nell’ultimo decennio il nostro gruppo ha curato la realizzazione di mostre temporanee e nuovi progetti espositivi legati ai contenuti del Museo etnografico e del Museo Lussu, ha collaborato all’organizzazione di eventi estivi negli spazi museali e di mostre e conferenze promosse da altri istituti fuori dalla Sardegna. Dal 2019 partecipiamo inoltre al Festival Premio Emilio Lussu con interventi e contributi di ricerca.

Il Sistema Museale ha avuto nel tempo il conforto dell’incremento costante dei biglietti emessi e delle presenze, anche grazie ad accordi di collaborazione raggiunti con operatori turistici per l’organizzazione di visite rivolte principalmente ad utenti di lingua francese. Assumendo come riferimento il periodo compreso tra il 2009, anno di inaugurazione del Museo Lussu, e il 2019, ultimo anno prima dell’inizio della pandemia, abbiamo registrato il passaggio dalle 902 presenze del 2009 alle 3.301 presenze del 2019, tenendo conto degli ingressi nei consueti orari di apertura ed escludendo le presenze per aperture serali straordinarie legate ad eventi.

Tali dati possono sembrare di scarso rilievo ma acquisiscono un valore significativo se rapportati al contesto di una realtà isolata e segnata dallo spopolamento, priva di collegamenti pubblici adeguati, debolissima nel settore della ricettività, lontana dalle grandi arterie di comunicazione oltre che dai principali centri dell’isola. L’incremento più che proporzionale degli incassi rispetto ai visitatori testimonia peraltro un maggiore interesse verso l’offerta culturale complessiva, con l’emissione di un numero maggiore di biglietti cumulativi per la visita all’intero Sistema e, in proporzione, di un numero inferiore di biglietti per i singoli musei e il nuraghe. Sulla nostra attività, come per tutte le gestioni museali e il mondo della cultura in genere, ha inciso negli ultimi anni l’emergenza epidemiologica. Le continue chiusure al pubblico hanno condizionato la possibilità di lavorare a una programmazione duratura, causando una drastica diminuzione del numero degli ingressi, crollati a 647 nel 2020 e a 987 nel 2021. Il riavvicinamento alle 2.000 presenze del 2022 testimonia una ripresa ma anche una difficoltà nel ritorno ai livelli pre-pandemici.

Le possibilità di crescita dei visitatori risentono negativamente delle difficoltà che incontriamo nei tentativi di costruire reti di offerta e promozione integrata con altri Comuni del territorio dotati di siti di indubbia rilevanza. Un tentativo importante è stato fatto nel 2014, con la creazione, nel periodo estivo, di un “pass culturale” per collegare con un unico biglietto il Sistema Museale di Armungia al Museo archeologico e alla Fortezza Vecchia del Comune di Villasimius. Ma la distanza e le profonde differenze esistenti tra le realtà dei due centri hanno impedito al progetto di avere successo e di protrarsi nel tempo. Al momento, guardiamo con fiducia alla recente apertura di un nuovo spazio museale dedicato al Flumendosa all’interno del Centro Documentazione Studi Acque realizzato dal Comune di Ballao. Il Centro può infatti rappresentare il punto di partenza per la valorizzazione di altri siti di interesse archeologico e naturalistico presenti nel territorio di Ballao, e soprattutto dell’area del tempio a pozzo di Funtana Coberta, situata a pochi chilometri dall’abitato. L’affidamento temporaneo della gestione alla nostra società ci sembra possa rappresentare una dimostrazione di come il Sistema Museale di Armungia sia diventato un piccolo modello per il Gerrei.

5. Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Sala del territorio.

Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Sala del territorio

Da circa un decennio, il nostro impegno si è stabilmente concentrato anche sulla progettazione culturale, con un lavoro sviluppato in sinergia con la Amministrazione comunale. La volontà di configurare i nostri spazi come una porta verso l’ambiente che circonda l’abitato ci sta portando a lavorare per la valorizzazione del Sentiero Italia CAI, che attraversa una parte significativa del territorio comunale, passando per l’altopiano di S’Ilixi Durci e Sa Perda Lada, la valle del Flumendosa, il paese e il vecchio percorso per la miniera di Su Suergiu, a Villasalto. Pensiamo che il Sentiero Italia, per la sua importanza a livello nazionale, possa costituire la chiave migliore per favorire lo sviluppo di un turismo diverso, sostenibile, mosso dal desiderio della scoperta del patrimonio ambientale della nostra isola. Abbiamo così pensato a un insieme di piccoli percorsi bidirezionali di andata e ritorno dal Sentiero, dotati di segnaletica e privi di impatto ambientale, funzionali a consentire il raggiungimento di un insieme di punti panoramici, luoghi di interesse naturalistico o siti archeologici ubicati a poca distanza dal tracciato. Partendo dalle nostre indicazioni e con la nostra collaborazione, il Comune di Armungia ha inserito la proposta nel progetto per la “Valorizzazione di sentieri, itinerari, cammini nel GAL SGT”, Bando Azione Chiave 1.4, Intervento 1 del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Sardegna 2014-2020.

Nel 2018 abbiamo lavorato al progetto presentato dal Comune di Armungia e finanziato all’interno dei Programmi integrati di riqualificazione urbanistica di aree a valenza ambientale caratterizzate dalla presenza di elementi infrastrutturali e insediativi (Programmi Integrati per il Riordino Urbano, Legge Regionale n. 8 del 23 aprile 2015). Nel 2022, abbiamo poi contribuito al raggiungimento di importanti risultati nell’ambito dei finanziamenti concessi dall’Unione Europea con il Next Generation EU. In relazione alla Missione 1 del PNRR, “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, Component 3 – Cultura 4.0, le due proposte progettuali presentate dal Comune di Armungia sono state infatti entrambe finanziate. La prima è relativa alla Misura 2 “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale”, Intervento 2.1 “Attrattività dei borghi storici”. La seconda attiene invece alla Misura 1 “Patrimonio culturale per la prossima generazione”, Intervento 1.2 “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura”.

Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Tavolo multimediale

Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Tavolo multimediale

Queste proposte progettuali prevedono nel loro insieme interventi di riqualificazione di aree verdi, recupero di edifici in stato di abbandono, realizzazione di nuovi spazi espositivi, riqualificazione per attività e servizi culturali di locali pubblici in disuso, potenziamento dei servizi culturali legati alla gestione del Sistema Museale, realizzazione di nuovi progetti di studio e ricerca sulla storia locale, promozione di soggiorni di studio per studenti universitari, attivazione di servizi di supporto alla ricettività, iniziative per l’incremento dell’attrattività residenziale, creazione di un ecosistema digitale per l’accesso ai servizi e la loro gestione, sviluppo di nuovi itinerari tra i luoghi della cultura del centro e i principali sentieri escursionistici del suo territorio. È prevista inoltre la creazione di un contenitore capace di unire attività formative e di animazione sociale, creazione artistica e partecipazione culturale. Percorrendo questa strada, riteniamo possibile contribuire a rivitalizzare il tessuto sociale del paese, arricchendolo di contributi esterni, e a rinsaldare i legami intergenerazionali della comunità, rendendola partecipe della progettazione del suo futuro e di nuove occasioni di fruizione dei suoi spazi.

Il Next Generation EU ha rappresentato una sfida inedita sotto molti punti di vista. L’abbiamo affrontata immaginando Armungia come luogo di cultura e innovazione, incontro e socialità, studio e ricerca, formazione e trasmissione del sapere. Mettendo insieme musei, biblioteca e spazi per l’arte, aree archeologiche e percorsi naturalistici, eventi e servizi culturali, attività di studio ed esperienze formative, crediamo che il paese possa diventare attrattivo soprattutto per i giovani, offrendo cultura, ospitalità e prospettive di futuro, rafforzando i legami della comunità, favorendo lo sviluppo di nuove modalità di fruizione sostenibile. Nello sviluppo delle nostre proposte abbiamo assunto come riferimenti fondamentali la Carta di Siena su Musei e Paesaggi culturali di ICOM Italia, la Convenzione di Faro e il Quadro d’azione europeo per il patrimonio culturale, mettendo al centro il patrimonio della cultura materiale e immateriale locale.

In tutte le idee progettuali, “Sa Domu de is Ainas” ha assunto una rilevanza centrale. Nella sua gestione, ci siamo posti continuamente negli anni il problema della necessità di sottrarre i suoi spazi a un’esclusiva funzione di conservazione di oggetti, al destino per alcuni ineluttabile della staticità e della scarsa rilevanza che ha fatto seguito al proliferare delle esposizioni etnografiche nell’ultimo trentennio del Novecento. Al periodo in questione, considerato come l’epoca d’oro della museografia demoetnoantropologica italiana, si contrappone un momento come quello attuale in cui i musei etnografici scontano un disinteresse generale o, peggio, finiscono nel dimenticatoio e chiudono i battenti, anche in relazione alla mancanza di fondi e progetti di gestione strutturati.

8. Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Telaio nel laboratorio di tessitura a mano delle case minime.

Museo etnografico Sa Domu de is Ainas. Telaio nel laboratorio di tessitura a mano delle case minime

Per sfuggire a questo destino, grazie alle riflessioni sviluppate insieme all’Associazione Casa Lussu, nel 2014 abbiamo collegato il laboratorio di tessitura e la sua attività agli ambienti espositivi, immaginando il museo anche come luogo di ideazione, creazione e trasmissione di un sapere dinamico. Pensando a un museo capace di rinnovarsi, grazie al contributo ottenuto nel 2022 nell’ambito del Fondo per il funzionamento dei piccoli musei (di cui all’articolo 1, comma 359, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo n. 62 del 28 gennaio 2021), abbiamo arricchito e digitalizzato la nostra collezione di foto d’epoca, acquisito e digitalizzato la collezione del fotografo armungese Fausto Ascedu, nonché quella del fotografo senese Marcello Stefanini. Abbiamo poi realizzato una nuova postazione multimediale dedicata alle immagini e ai documentari dell’archivio, allestita nella prima sala del museo. Abbiamo infine cominciato a organizzare serate dedicate alle fotografie, capaci di consentire alla comunità di ritrovarsi nei suoi volti, nei suoi spazi, nelle sue pratiche.  

Il nostro museo può e deve quindi continuare ad assolvere al compito fondamentale di raccolta, custodia e valorizzazione delle testimonianze antropologiche del territorio che rappresenta e di cui costituisce espressione, cercando di configurarsi sempre più come uno spazio aperto e innovativo. Per perseguire questi obbiettivi, crediamo sia di fondamentale importanza costruire nuovi momenti di incontro, valorizzare le attività di trasmissione del sapere artigiano, sviluppare modalità di esposizione e fruizione capaci di porre l’oggetto in interazione con le nuove tecnologie multimediali. È infatti importante anche cogliere le opportunità offerte dai nuovi processi digitali per l’educazione e la valorizzazione del patrimonio culturale. Riteniamo che il Museo etnografico possa non soltanto preservare e tramandare la memoria della cultura contadina e pastorale della nostra comunità, ma proiettare anche lo sguardo sul paesaggio di oggi e fornire strumenti per guardare alle prospettive del domani. Condividiamo infatti il pensiero di George Henri Rivière, innovatore della museologia etnografica francese, per il quale «il Museo etnografico è uno specchio in cui una comunità può riconoscersi, leggendo la propria origine, la propria identità, il proprio futuro, ed è lo strumento con cui essa può comprendere i problemi del suo avvenire».

Attorno a queste idee ruotano i diversi interventi inseriti per il Museo etnografico nelle proposte finanziate dall’Unione Europea con il Next Generation EU. Con la proposta progettuale per la rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici (PNRR M1C3, Intervento 2.1) abbiamo infatti previsto l’allestimento di una nuova quadreria fotografica e la creazione di uno spazio dedicato alla memoria della comunità, con un’esposizione multimediale immersiva capace di raccontare Armungia e i suoi abitanti mediante ritratti, immagini di vita quotidiana e occasioni di festa, architetture, paesaggi e testimonianze audiovisive. Con l’utilizzo di immagini provenienti anche dal Museo storico, pensiamo che l’esposizione possa poi guidare il visitatore dal microcosmo della cultura agropastorale espressa nei secoli dalle comunità del territorio alle grandi vicende del Novecento, seguendo il filo di una biografia – quella di Emilio Lussu – che comincia da Armungia per aprirsi all’Europa e al mondo.

9. Armungia. Visitatori davanti ad uno dei murales del centro.

Armungia. Visitatori davanti ad uno dei murales del centro

Con la proposta progettuale per la rimozione delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali dei musei e luoghi della cultura pubblici non appartenenti al Ministero della Cultura (PNRR M1C3-3, Intervento 1.2), abbiamo progettato un museo inclusivo, capace di rispondere a specifiche esigenze di fruizione e di articolare la propria offerta di esperienze e iniziative didattiche nell’ottica della massima accessibilità fisica, sensoriale, cognitiva e culturale. Abbiamo così previsto la realizzazione di un percorso esterno verso il museo con segnali e icone comunicanti i servizi per l’accessibilità, l’ammodernamento del sito internet in modo da renderlo accessibile a una vasta gamma di utenti con disabilità, la realizzazione di un servizio di bigliettazione e prenotazione con sistema software creato ad hoc, la dotazione di audio e video guide con applicazione e contenuti appositamente realizzati anche nelle principali lingue straniere, la esecuzione di mappe e percorsi tattili e di un sistema LOGES (Linea di Orientamento Guida e Sicurezza), l’adozione di una piattaforma di esperienza didattica digitale tale da offrire la possibilità di visitare gli spazi museali da remoto. È stata inoltre prevista l’installazione di un ascensore panoramico esterno, funzionale a consentire il superamento delle barriere architettoniche tra i due piani del museo e ad offrire al contempo un nuovo punto di osservazione sull’abitato e sul nuraghe. Abbiamo infine pensato alla realizzazione di un evento di presentazione del progetto, concepito anche come avvio di un percorso di sensibilizzazione sul tema delle barriere architettoniche, culturali e percettive.

Partendo dal passato, il Museo vuol dunque continuare ad essere spazio di conservazione ed esposizione ma anche di inclusione e partecipazione, ideazione e progettazione culturale, guardando avanti e rivolgendosi al futuro. 

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023

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Alberto Cabboi, nel 2011 ha conseguito la laurea specialistica in Scienze Politiche, con tesi di ricerca in Storia della Sardegna contemporanea. Dal 2006 lavora presso il Sistema Museale di Armungia, comprendente l’area archeologica del Nuraghe Armungia, il Museo etnografico “Sa Domu de is Ainas”, la Bottega del fabbro e, dal 2009, il Museo storico “Emilio e Joyce Lussu”. Si occupa in particolare della realizzazione di visite guidate e percorsi di approfondimento, attività divulgative, laboratori didattici, nuovi progetti legati alle esposizioni dei musei. È coordinatore del progetto che ha portato, nel 2014, alla creazione del nuovo Archivio multimediale del Museo Lussu. Per questo museo ha inoltre curato la mostra “Storia di un popolo in divisa: la Brigata Sassari nella Grande Guerra”, realizzata tra il 2015 e il 2016. Dal 2017 lavora inoltre all’interno dell’organizzazione del Comitato dei Comuni della Sardegna aderenti ai progetti di recupero dei siti storici della Brigata “Sassari”.

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